SANITA’, OTORINO: AD AVEZZANO UTENTI DA PUGLIA E CAMPANIA PER LA CHIRURGIA COMPLESSA: PER IL CANCRO DELLA LARINGE SERVONO 7 ORE DI SALA OPERATORIA.

Le ultime dalla Asl 1 Avezzano Sulmona L’Aquila | 12 agosto 2015. AVEZZANO, – Ci vogliono fino a 7 ore di sala operatoria per asportare il cancro della laringe e svuotare nei due lati i linfonodi del collo mentre, se si tratta di tumore alla ghiandola della parotide, occorre un bisturi di grande esperienza per non danneggiare il nervo ed evitare la paralisi permanente della faccia. E’ quanto viene riportato in un comunicato diramato, poco fa, dal servizio informazione della Asl 1 Avezzano – Sulmona – L’Aquila. La notizia, qui riportata secondo il testo completo del comunicato diffuso, e’ stata divulgata, alle ore 19, anche mediante il sito internet della Asl, attraverso il quale e’ stata rilanciata la notizia. L’ospedale di Avezzano, ormai da molti anni, è l’habitat naturale di operazioni complesse che riguardano (anche) parti anatomiche come viso e cavità orale che hanno forte impatto estetico e comportano delicati riflessi psicologici sul paziente. Si tratta di una chirurgia ad alto coefficiente di difficoltà che richiede al chirurgo di ‘smontare’ intere parti del collo; a questo tipo di chirurgia si affiancano altre attività in sala operatoria, altrettanto importanti perché riguardano patologie più diffuse e strutture delicate (orecchio, naso ecc.). Una mole di lavoro di 310 interventi l’anno che il reparto otorino esegue con successo da oltre 15 anni, successo documentato dalla mobilità attiva (utenti da fuori regione) che continua ad aumentare: dal 10,22% del 2013 al 13% dello scorso anno. Pazienti da Puglia e Campania (oltreché dal Lazio) che, per le operazioni più difficili, si spostano per diverse centinaia di chilometri, rinunciando a utilizzare strutture sanitarie che pure non mancano nella regioni di residenza. Peraltro, nel reparto dell’ospedale di Avezzano, diretto dal dr. Fulvio Carluccio, si adottano anche tecniche mininvasive, quanto mai importanti per ridurre l’impatto del bisturi. In particolare, per il cancro alla laringe, quando il tumore non è in fase avanzata, si ricorre al laser con cui si evita la tracheotomia e quindi l’apertura della trachea, risparmiando al paziente operazioni invasive. Sono invece 80 l’anno gli interventi chirurgici sulla tiroide, necessari per rimuovere gozzi o neoformazioni. mer 12 ago, 2015 | A cura della Redazione giornalistica AN24. Fonte: comunicato stampa diramato dalla Asl 1 Avezzano – Sulmona – L’Aquila. In SecondaPagina su AN24.

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Caso di buona sanità all’Umberto I-Nocera Inferiore

Umberto-I

 

 

 

 

Nocera Inferiore. Un intervento complesso e mai segnalato dalla letteratura scientifica degli ultimi anni è stato effettuato nell’Ospedale Umberto I di Nocera Inferiore dalle equipe di chirurgia vascolare e di otorinolaringoiatria. Il paziente L.S. da. Napoli, è stato operato contemporaneamente di laringectomia totale per tumore della laringe e di tromboendoarteriectomia carotidea destra.
Il paziente aveva un grave tumore della laringe per il quale era necessario un urgente intervento di asportazione della laringe e dei linfonodi del collo ma aveva anche una stenosi grave della biforcazione carotidea destra a rischio di ictus. Vista l’urgenza delle due procedure chirurgiche, le equipe mediche hanno deciso di intervenire contemporaneamente, dopo aver discusso con il paziente ed i familiari delle modalità della operazione.
L’intervento è stato effettuato giovedi scorso dalla equipe ORL diretta da Dottor Remo Palladino e dalla equipe di Chirurgia Vascolare diretta dal Dottor Gennaro Vigliotti insieme alla equipe anestesiologica composta dai dottori Giuseppe Lubrano e Massimo Petrosino. L’intervento, durato circa 5 ore, è perfettamente riuscito sia dal punto di vista oncologico che vascolare ed il paziente è in netta ripresa clinica.
Il Direttore Sanitario Maurizio D’Ambrosio, si è congratulato con i medici e il personale della sala operatoria, ricordando che, grazie alle indicazioni programmatiche della Direzione Generale, il DEA di III livello di Nocera-Pagani è ormai una realtà regionale, in grado di poter effettuare prestazioni mediche complesse e sempre più proiettato nel divenire un centro di riferimento sia per le emergenze che per le patologie di elezione.

Smentita la notizia shock dei greci che si autoinietterebbero il virus dell’Aids

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il 50% delle nuove infezioni da Hiv in Grecia sarebbero state autoinflitte per ricevere il sussidio statale da 700 euro
La notizia era questa: “Circa il 50% delle nuove infezioni da Hiv in Grecia sono state autoinflitte per ricevere il sussidio statale da 700 euro”. A diffondere l’accusa nei confronti dei nuovi malati ellenici di Aids è stato nientemeno che un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che riportava l’impennata di casi di Hiv causati dalla diffusione della dipendenza da eroina. La notizia ha circolato a lungo, mettendo in croce i greci per l’ennesima volta, descritti come responsabili dei mali che li affliggono, e molti media non hanno esitato a riportare la cosa senza chiedersi se si trattasse di una bufala o meno. Ci sono cascati i grandi network che a loro volta hanno ispirato giornali e siti di informazione di medie e piccoli dimensioni (anche molti di quelli che si vantano di fare ‘controinformazione’): Fox News, Al Jazeera, Skynews.
Che fosse una bufala è emerso solo nel pomeriggio di martedì. L’Oms, infatti, ha citato una ricerca della rivista medica Lancet del 2011 in cui si parla di alcuni individui che volontariamente si sarebbero iniettati il virus dell’Aids. Ma la svista non è stata da poco, visto che gli ‘alcuni’ di cui parlava Lancet sono diventati addirittura “il 50% dei nuovi casi di Aids” nel rapporto dell’istituzione internazionale. Una svista tale da obbligare l’agenzia dell’Onu per la sanità a diffondere una contrita smentita, ma solo dopo che un sito, The Press Project, aveva contattato l’organizzazione internazionale per chiedere chiarimenti. Ciò che avrebbero dovuto fare i ‘grandi’ ma evidentemente poco professionali e animati da un pregiudizio antigreco. A sua giustificazione Gregory Haertl, il portavoce dell’Oms, ha affermato che l’errore era involontario, dovuto semplicemente ad “un errore di editing”. Gli altri dati forniti dal rapporto, invece, sono veri: dal 2007 al 2009 il tasso dei suicidi è aumentato del 17% e di un altro 25 nel 2010 (a che punto sarà arrivato in tre anni con l’esplodere di povertà e degrado sociale?), sono raddoppiati omicidi e furti, sono cresciuti il consumo di droghe e la prostituzione mentre negli stessi anni è crollato lo stanziamento pubblico per la sanità, l’istruzione, l’assistenza sociale
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Ospedali, le regioni affilano i bisturi: la spending review vuole tagli per 30mila posti letto

Entro il 31 dicembre le regioni devono mettere a punto il piano deciso dal Ministero: si passerà dai 4,2 letti ogni mille abitanti al rapporto di 3,7. Ampiamente sotto la media europea

spending review ospedali

 

Fonte: Dreamstime

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spending review bisSpending review, non è finita. A settembre nuove misure: le anticipazioni. E intanto lo Stato vende palazzi per 1,5 miliardi

Allo studio nuove misure per abbattere la montagna del debito pubblico. Tra queste la vendita di immobili pubblici e la tassazione al 25% dei capitali in Svizzera

Negli ospedali italiani ci saranno 30mila posti letto in meno. Si sta delineando la portata dei tagli, effetto della spending review messa a punto dal Governo la scorsa estate. Entro il 31 dicembre le Regioni, loro malgrado, dovranno indicare dove e come effettueranno la riduzione. In pratica, si dovrà passare nel prossimo triennio 2013-2015 dalla media nazionale attuale che prevede 4,2 letti ogni mille abitanti (di cui 3,6 per mille dei letti per acuti e 0,6 per mille per le lungodegenze), al rapporto di 3,7.

Non bisogna dimenticare, inoltre, che i recenti tagli si sommano alle “diete” già inflitte al comparto Sanità dell’ultimo decennio: in tutto quasi 45 mila posti letto tagliati dal 2000 al 2009, partendo dal rapporto posti letto/abitanti pari al 5,1 ogni mille abitanti di 12 anni fa.

E qual è l’offerta ospedaliera presente nel nostro Paese in termini di posti letto, in rapporto al livello europeo? La riduzione è stata attuata anche negli altri Paesi dell’UE, ma non in misura così pesante come in Italia, che rimane costantemente sotto la media dell’Europa a 27.
Nel 2000 la media italiana per posti per acuti(escluse dunque le lungodegenze) era infatti pari a4,70 posti per 1000 abitanti, mentre la media UE era di 6,39. E, dieci anni, dopo nel 2009, si registrano le stesse proporzioni con l’Italia su una media di 3,6 letti per mille e l’Europa a quota 5,5 per mille.
Poco più della metà dei letti a disposizione inFrancia, che nel 2009 segnano una media di 6,60e meno della metà rispetto alla Germania, con8,22 posti letto per acuti ogni 1000 abitanti (dati Eurostat).

Alcune regioni, come Emilia RomagnaVeneto,Toscana Lombardia, si sono portate avanti e avendo già avviato una ristrutturazione della Sanità locale; mentre per altre si parte da zero. E sono quelle che già lamentano alti deficit di bilancio a dover fare i conti con gli interventi più drastici: i governatori di Lazio (-19,9%), Trentino (-20,9%) eMolise (-33,2%) dovranno affilare il bisturi.

In realtà, il documento redatto dal ministero della Salute parla soprattutto di “riconversione”, nell’intenzione di alleggerire le spese elevate dei posti letto, trasferendo ove possibile le prestazioni ai servizi territoriali.  Lo 0,7% dei posti disponibili serviranno per le terapie di lungodegenza e per i servizi di assistenza agli anziani.  
I tagli non vogliono essere indiscriminati, nel progetto di riduzione della spesa sanitaria si parla anche diabolire primariati-doppione, di tutelare le strutture con più esperienza, di occupare al meglio i letti di un reparto, arrivando almeno a un tasso di riempimento del 90%

Ma gli effetti dei tagli sulle piccole strutture, ancorché di primaria importanza per i cittadini, non saranno indolori. Le proteste non mancano. E’ il caso, ad esempio, dell’ospedale di Portoferraio, sull’Isola d’Elba, che in base alle misure della spending review dovrebbe chiudere i battenti. Il sindaco Roberto Peria non ci sta e annuncia le proprie dimissioni: la chiusura dell’ospedale lede “diritti costituzionalmente garantiti“. Le dimissioni diventeranno esecutive tra venti giorni. Il sindaco le revocherà solo se “vi saranno mutamenti sostanziali”.
Secondo il segretario nazionale dell’Anaao Assomed (Associazione medici dirigenti), Costantino Troise, il nuovo parametro di 3,7 per mille abitanti fissato per la determinazione dei posti letto, comprensivo non solo di quelli per acuti, ma anche di quelli nelle residenze socio sanitarie, “ci relegatra gli ultimi posti in Europa e suona una campana a morte per le liste di attesa e per il ruolo dei Pronto soccorso destinati a trasformarsi in reparti di ricovero inappropriati, insicuri e, non di rado, non dignitosi”. 

Sanità: Italia tra gli ultimi in Europa per risorse destinate alla protezione sociale dei disabili

Dalla ricerca Fondazione Cesare Serono/Censis, per i servizi il Bel Paese spende ogni anno 438 euro pro-capite, meno della media europea (€531) e del Regno Unito (€754). Il modello rimane assistenzialistico con responsabilità scaricate sulle famiglie

Fonte: Immagine dal web

 

Italia fanalino do coda nel confronto europeosui servizi messi in campo nella gestione e l’assistenza dei bisogni delle persone con disabilità. Con 438 euro pro-capite annui, infatti, l’Italia si colloca molto al di sotto della media dei Paesi dell’Unione europea (531 euro). In Francia si arriva a 547 euro per abitante all’anno, in Germania a 703 euro, nel Regno Unito a 754 euro, e solo la Spagna (395 euro) si colloca più in basso del Bel Paese. I dati arrivano dalla ricerca di Censis e Fondazione Cesare Serono, che dopo aver studiato e approfondito le esigenze assistenziali e i problemi socio-economici dei malati di Parkinson, Down, autismo e sclerosi multipla, in questo quarto appuntamento del progetto ‘Centralità della persona’ si concentrano ora sull’analisi dell’offerta di servizi per cronici e disabili da parte della sanità italiana.

Così, scorrendo le pagine del dossier, si scopre che ancora più grande è la sproporzione tra lemisure erogate sotto forma di benefici cash, ossia di prestazioni economiche, e quelle in natura, ossia sotto forma di beni e servizi. In quest’ultimo caso il valore pro-capite annuo in Italia non raggiunge i 23 euro, cioè meno di un quinto della spesa media europea (125 euro), un importo lontanissimo dai 251 euro della Germania e pari a meno della metà perfino della spesa rilevata in Spagna (55 euro). 

SOSTEGNO ECONOMICO EROGATO DALL’INPS E ASSISTENZA DELEGATA ALLE FAMIGLIE.Secondo gli ultimi dati disponibili, in Italia le misure economiche erogate dall’Inps in favore di persone che hanno una limitata o nessuna capacità lavorativa sono pari a circa 4,6 milioni di prestazioni pensionistiche, di cui 1,5 milioni tra assegni ordinari di invalidità e pensioni di inabilità e 3,1 milioni per pensioni di invalidità civile, incluse le indennità di accompagnamento, per una spesa complessiva di circa 26 miliardi di euro all’anno. Ma il modello italiano rimane fondamentalmente assistenzialistico e incentrato sulla delega alle famiglie, che ricevono il mandato implicito di provvedere autonomamente ai bisogni delle persone con disabilità, di fatto senza avere l’opportunità di rivolgersi a strutture e servizi che, sulla base di competenze professionali e risorse adeguate, potrebbero garantire non solo livelli di assistenza migliori, ma anche la valorizzazione delle capacità e la promozione dell’autonomia delle persone con disabilità.

IL RITARDO ITALIANO SU INSERIMENTO LAVORATIVO DEI DISABILI. L’Italia è ancora molto indietro sul fronte dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, come dimostrano i dati sui tassi di occupazione. Le differenti definizioni di disabilità in uso nei diversi Paesi europei rendono difficile il confronto. Ma ad esempio in Francia, dove il 4,6 per cento della popolazione (una quota simile a quella italiana) ha un riconoscimento amministrativo della propria condizione di disabilità, si arriva al 36 per cento di occupati tra i 45-64enni disabili, mentre in Italia il tasso si ferma al 18,4 per cento tra i 15-44enni e al 17 per cento tra i 45-64enni. Anche i dati prodotti dalle ricerche della Fondazione Cesare Serono e del Censis evidenziano le enormi difficoltà che queste persone incontrano, sia a trovare un lavoro una volta completato il percorso formativo (è il caso delle persone con sindrome di Down e degli autistici), sia a mantenere l’impiego a fronte di una malattia cronica che causa una progressiva disabilità (è il caso delle persone con sclerosi multipla). Meno di una persona Down su 3 lavora dopo i 24 anni, e il dato scende al 10 per cento tra gli autistici con più di 20 anni. Meno della metà delle persone con sclerosi multipla tra i 45 e i 54 anni è occupata, a fronte del 12,9 per cento di disoccupati e del 23,5 per cento di pensionati.

DISABILI A SCUOLA: SE LE ATTIVITÀ DI SOSTEGNO SONO SCARSE O INADEGUATE.L’inclusione scolastica occupa un posto centrale nel panorama delle politiche di inserimento sociale delle persone con disabilità. In Italia però sono poche le scuole speciali dedicate ad alunni con problematiche sanitarie complesse. Ma la legge obbliga tutte le scuole pubbliche e private ad accettare l’iscrizione degli alunni con disabilità. Se è vero che l’esperienza italiana rappresenta un’eccellenza, le risorse dedicate alle attività di sostegno e di integrazione degli alunni con disabilità nella scuola appaiono spesso inadeguate. Nell’anno scolastico 2010-2011 circa il 10 per cento delle famiglie degli alunni con disabilità ha presentato un ricorso al Tribunale civile o al Tribunale amministrativo regionale per ottenere un aumento delle ore di sostegno.

LA METODOLOGIA DI INDAGINE E I DATI DELLE ASL SUI SERVIZI. Per fornire una mappa dell’offerta sanitaria e socio-sanitaria su cui possono contare i disabili italiani è stata realizzata un’indagine nazionale che ha coinvolto tutte le 147 Asl e che si basa sulle risposte di 35 di esse. Con riferimento ai servizi disponibili per le persone Down, 19 Asl su 24 indicano la presenza di servizi di neuro e psico-motricità dell’età evolutiva e di logopedia, 16 segnalano l’attivazione di progetti di educazione all’autonomia e 17 di altri servizi. Per quel che riguarda i pazienti affetti da disturbi dello spettro autistico, 21 Asl su 24 segnalano l’offerta di servizi di logoterapia e 18 su 24 garantiscono la terapia per la psicomotricità. Per quanto riguarda i servizi per i pazienti affetti da sclerosi multipla, l’offerta delle Asl si concretizza soprattutto in riabilitazione motoria e logopedia, la prima garantita praticamente dalla totalità delle Asl, la seconda dalla metà. Per i pazienti con la malattia di Parkinson, tutte le Asl hanno segnalato di garantire la riabilitazione motoria, la metà quella del linguaggio, un terzo la terapia occupazionale.
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SANITÀ L’ospedale assume due labrador «Fiutano i tumori prima dei test» Addestrati a identificare le cellule malate in campioni di urine. Dalla Gran Bretagna a Trento, usati come supporto

MILANO – «Ho un cane come dottore». Lucy e Glenn non si offendono. Sono i primi «medici a quattro zampe» a lavorare in Italia. Due labrador addestrati nel Regno Unito sbarcati in Trentino, a Pergine Valsugana. «Laboratori d’analisi» viventi, dai nasi che non sbagliano un colpo. Fiutano i tumori prima anche dei test scientifici. Non solo. Sono attenti anche al calo di zucchero nel sangue di diabetici di tipo 1 (senza alcun test sul sangue) e possono diagnosticare il raro morbo di Addison (ghiandole surrenali in tilt) o la narcolessia. E chissà quant’altro. E come i loro «colleghi» che fiutano droghe o esplosivi, sembrano non sbagliare un colpo. Con un vantaggio economico non indifferente per i servizi sanitari in rosso. Gli inglesi sono stati i primi ad approfittarne, studiando scientificamente le doti di questi nasi da laboratorio e cominciando ad utilizzare questi «doc» scodinzolanti dopo una sorta di laurea-addestramento.

 

I LABRADOR – La nera Lucy ha sei anni, è una veterana e stupisce gli italiani invitati per metterla alla prova. Glenn è un cucciolone di 18 mesi, sta completando il suo addestramento proprio a Pergine Valsugana dove entrambi i cani sono ospitati. Lucy è il primario e Glenn lo specializzando. Lucy è capace di diagnosticare carcinomi alla vescica, prostata, polmoni e reni. Glenn sta imparando. La sperimentazione è curata dal Medical Detection Dogs Italia (Mdd), una onlus che si occupa di ricerca medica con l’utilizzo dei cani in svariati ambiti, da quello della ricerca delle cellule tumorali nelle urine a quello «d’allarme» per un pericoloso calo di zucchero nei diabetici di tipo 1. Il loro lavoro è di supporto a medici e laboratoristi, nei casi dubbi oppure quando i pazienti rivelano dei sintomi che le analisi non confermano. Spiega Diego Pintarelli, presidente della onlus: «In Inghilterra dove da anni si svolge questa attività è stato dimostrato come riescano a individuare cellule tumorali soprattutto negli stadi precoci della malattia».

L’OPERAZIONE – Lucy si «esibisce» in una sala appositamente allestita nella residenza sanitaria assistenziale di Pergine. È il suo nuovo ambulatorio. Dei supporti in alluminio contengono urine congelate e appositamente trattate in modo da rilasciare alcune particelle volatili attraverso delle aperture. Lucy annusa con attenta professionalità, due volte nei casi dubbi, tutti i campioni e si siede (o si sdraia) solo di fronte a quello in cui fiuta la malattia, le cellule malate. Quando il campione è negativo il labrador resta in piedi e fissa insistentemente il conduttore. Si cambiano i campioni e Lucy riparte con le analisi. L’attendibilità di questi cani supera il 90% in tumori agli stadi iniziali. E si sono rivelati utili anche per scoprire l’innalzamento o l’abbassamento improvviso di alcuni valori nel sangue – commenta il medico inglese Claire Guest -. Sono più di 15 anni che facciamo ricerca e addestriamo cani per questo scopo e forse la conclusione più importante è che se le cellule tumorali hanno un odore allora anche virus o batteri ne hanno uno e quindi possono essere individuati dagli amici a quattro zampe».

OLFATTO PREZIOSO – I dati pubblicati in uno studio della rivista scientifica British Medical Journal nel 2006 indicavano addirittura il 98% di attendibilità. Il primo caso riconosciuto è del 1989: un dalmata, dopo aver ostinatamente annusato per mesi un neo sulla gamba della padrona, ha permesso che se ne riconoscesse la natura maligna. Il caso descritto sulla rivistaLancet ha aperto la strada alla validazione scientifica dell’olfatto dei cani. Che supera di centomila volte quello umano. E i tessuti cancerosi, a causa del loro particolare metabolismo (che produce idrocarburi ed elevate concentrazioni di composti azotati), hanno un odore particolare che si manifesta precocemente anche nel fiato e nelle urine dei pazienti. I cani, con gli oltre 250 milioni di sensori olfattivi del loro naso, possono per esempio individuare un cancro al polmone quando non è ancora diagnosticabile.

APPROFONDIMENTI Sanità, non solo «tagli» Stop ai viaggi della speranza

Così Otorino di Barletta riesce ad arginare
l’emigrazione dei pazienti in altre regioni

 

Michele BarbaraMichele Barbara

È inutile negarlo, il piano di Riordino ospedaliero è stato guidato dalla necessità di far quadrare i bilanci. Se l’obiettivo non fosse stato il raggiungimento del risparmio indicato dal Piano di rientro dal deficit, in Puglia non sarebbe stato necessario imporre la chiusura e la riconversione di 18 ospedali (poi saliti a 21 con Nardò, Conversano e Gioia del Colle) e tagliare 2.200 posti letto. Ma il bilancio non è stata l’unica bussola seguita perché, spulciando tra le carte del Piano di riordino, emerge che in un contesto di tagli è possibile trovare qualche reparto in cui i posti letto sono aumentati. E almeno in un caso, quello di Otorinolaringoiatria di Barletta, coincide con un reparto di qualità. Questo, almeno, emerge dai numeri, che ovviamente possono non essere esaustivi ma una indicazione la danno: nel biennio 2010-2011 il coefficiente di complessità della chirurgia oncologica testa-collo dell’ospedale di Barletta è risultato doppio rispetto a quello nazionale. Come dire che, per i casi più gravi, ci si rivolge al Dimiccoli di Barletta.

 

«Siamo l’unico reparto di Otorinolaringoiatria di Puglia — spiega il primario Michele Barbara, che è anche segretario del gruppo otorino pugliese oltre che membro del direttivo dell’Aooi (Associazione ospedaliera otorini italiani) — che con il Piano di riordino ospedaliero ha visto aumentare i posti letto, da 13 a 15». E in una Asl, come quella della Bat, in cui molte strutture da complesse sono diventate semplici, il reparto di otorinolaringoiatria è rimasto «complesso». Valorizzare i reparti che funzionano è un modo anche per far quadrare i bilanci, oltre che una garanzia di maggior tutela e garanzia dei pazienti: si possono infatti arginare i flussi extraregionali. «In Puglia — spiega Barbara — i carcinomi laringei sono circa 250 all’anno. E il 50% dei pazienti va fuori regione per curarsi. Il costo, per l’insieme dei reparti di Otorino pugliesi, è quantificabile in 6-8 milioni all’anno, di cui solo la metà è riconducibile a problemi oncologici. Si va fuori, quindi, anche per patologie a bassa complessità come le adenoidi, per esempio. Se si considerano tutte le specializzazioni e non solo l’Otorino, il costo sale a 180 milioni annui: un saldo troppo salato che viene sottratto ai cittadini pugliesi».

Ecco allora spiegato lo sforzo della Regione, ma anche dei singoli primari, volto ad arginare l’emigrazione sanitaria: «Ed è anche — aggiunge Barbara — lo sforzo in cui siamo impegnati noi a Barletta: nel nord della Puglia siamo gli unici a poter contare su una commissione interdisciplinare testa-collo, una sorta di equipe in cui radioterapia e oncologia sono strettamente collegate con l’otorino: a Bari e Foggia questa sinergia è di più difficile realizzazione». Il risultato principale da raggiungere, però, è la cura del paziente. E la sua soddisfazione. Per questo Barbara tiene a sottolineare il ruolo dell’Associazione pazienti operati, l’Apoc Puglia, un’associazione di volontariato che si è iscritta all’albo aziendale della Asl e del cui comitato consultivo misto Barbara è stato eletto presidente. «Dal 2008 al 2012 abbiamo operato circa 200 pazienti con interventi di chirurgia oncologica testa-collo e ovviamente il nostro impegno non si esaurisce all’intervento: mentre in gran parte delle altre regioni è sovente utilizzata la laringectomia totale, noi ci indirizziamo sulla laringectomia ricostruttiva che quindi comporta la conservazione della voce con impegnativi periodi di riabilitazione».

Michelangelo Borrillo

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La nuova sanità Ecco cosa cambia

Un medico durante una visita (Foto by BEPPE BEDOLIS)

Medici di famiglia 7 giorni su 7 e H24 più vicini alle necessità dei cittadini e più organizzati sul territorio per evitare intasamenti al pronto soccorso; nomine dei manager della sanità e dei primari più trasparenti limitando l’invasione della politica nelle scelte dei tecnici; attività libero professionale dei medici ospedalieri ‘tracciabilè; aggiornamento del prontuario dei farmaci introducendo quelli più innovativi e levando quelli inutili; limiti per gioco d’azzardo e più informazione ai cittadini sui rischi del pesce crudo (sushi) e latte crudo. Ecco come cambierà la sanità con il decreto Balduzzi. 

MEDICI DI BASE ASSOCIATI E H24: assistenza 7 giorni su 7 con l’integrazione tra medici di medicina generale, pediatri di e specialisti ambulatoriali, secondo modelli individuati dalle Regioni. Possibilità di fare accertamenti clinici con la presenza di infermieri e sviluppo dell’informatizzazione. 

CAMICI BIANCHI INTRAMOENIA : Le aziende sanitarie devono fare una definitiva ricognizione degli spazi disponibili per le attività libero-professionali e possono, con un sistema informatico speciale, utilizzare spazi presso strutture sanitarie esterne o autorizzare i singoli medici a operare nei propri studi. Attività in rete per tracciare i pagamenti, controllo del numero delle prestazioni svolte dal medico in regime ordinario e intramoenia. 

MEDICINA DIFENSIVA: Per valutare la responsabilità dei medici si terrà conto se hanno operato secondo linee guida e buone pratiche elaborate dalla comunità scientifica. Viene costituito un Fondo per garantire idonee coperture assicurative finanziato con il contributo di professionisti e assicurazioni, in percentuale sui premi incassati, non superiore al 4%. 

NOMINE PRIMARI E MANAGER: Più spazio al merito. Le Regioni dovranno nominare i direttori generali attingendo ad un elenco regionale di idonei costituito dopo una selezione fatta da una commissione di esperti indipendenti. Pubblicità sul web di bandi, nomine e valutazioni. I primari saranno scelti da primari della stessa disciplina, ma non della stessa asl, sorteggiati a livello nazionale. Il dg dovrà scegliere necessariamente entro la rosa dei primi tre candidati. 

NUOVI LEA: Si aggiornano i livelli essenziali di assistenza per malattie croniche, rare e ludopatia. 

FUMO: Vietata la vendita dei prodotti da fumo ai minori di 18 anni con sanzioni da 250 a 1000 euro, che passano da 500 a 2000 euro e sospensione della licenza per 3 mesi in caso di recidiva. 

SPORT: Linee guida per fare certificato medico a chi fa sport non agonistico o amatoriale, e defibrillatori automatici nelle società sportive professionistiche e dilettantistiche. 

SLOT MACHINE: Nella pubblicità si dovrà esplicitare le probabilità di vincita e il rischio di dipendenza dal gioco. Vietato l’accesso dei minori alle sale gioco. Rivedere, per le nuove concessioni, la dislocazione di punti gioco evitando la vicinanza a scuole, università, ospedali, luoghi di culto, anche su indicazione dei Comuni. 

ALIMENTAZIONE: Più informazione sui rischi del consumo di pesce crudo (sushi) e latte crudo; quest’ultimo vietato nella ristorazione collettiva, anche scolastica. Si aumenta al 20% il contenuto di succo naturale di frutta nelle bevande analcoliche. 

FARMACI: I farmaci innovativi riconosciuti dall’AiFa rimborsabili dal Ssn devono essere tempestivamente messi a disposizione delle strutture sanitarie di tutte le Regioni. Le Regioni potranno sperimentare modalità antispreco di confezionamento dei farmaci. All’Aifa vanno tutte le competenze di sperimentazione clinica dei medicinali, limitando il proliferare di comitati etici, con una gestione interamente telematica della documentazione sugli studi clinici. 

EDILIZIA OSPEDALI: Più collaborazione tra privato e azienda sanitaria pubblica. Facilitato l’uso di risorse per trasferire i pazienti degli ospedali psichiatrici giudiziari. 

MEDICINA POVERTÀ E MIGRANTI: L’Istituto nazionale migrazioni e povertà svolgerà programmi d’intervento interregionali per situazioni di disagio sanitario legate a povertà e migrazioni.

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Sanità, medici di base 7 giorni su 7 Ambulatori sempre aperti

Riunione-fiume a palazzo Chigi, via libera nella notte al decreto: niente tassa sulle bibite, nei succhi di frutta ingredienti naturali. No ai videopoker vicino a scuole e ospedali

di Michele Di Branco

ROMA – Dopo un Consiglio dei ministri-fiume che si è prolungato fino a tarda sera, il decreto sulla Sanità è stato infine approvato.«La tutela della salute è un vero e proprio asset produttivo per il Paese», ha chiosato Mario Monti presentandosi in conferenza stampa intorno alla mezzanotte. Il premier ha voluto precisare che in tutto il settore della sanità si premia il merito e si allontana la politica. Il provvedimento (16 articoli al posto dei 27 messi nero su bianco a fine agosto) è stato asciugato. La tassa sulle bibite gassate evapora e la stretta sui videopoker viene un po’ allentata rispetto alle intenzioni della prima ora. Ma non affonda affatto, come si pensava fino a qualche giorno fa. Il ministro Balduzzi è riuscito dunque a salvare gran parte del suo lavoro.

Certo, la «battaglia della gazzosa» è stata persa. Ed è saltato anche l’articolo 6 che riformava il piano sull’autosufficienza che puntava ad estendere la tutela sanitaria a categorie (anziani e malati) oggi escluse. Ma partono riforme importanti come i cosiddetti ambulatori 24 ore su 24 che mandano in pensione il medico di base e restano salve le sanzioni per chi vende fumo ai minori. Inoltre non scompare il giro di vite nei confronti delle pubblicità che spingono i ragazzi verso il gioco d’azzardo compulsivo.

La riforma, spiegano dal ministero della Sanità, è una necessità perché, oltre a tutelare «corretti stili di vita», risponde all’esigenza di contenere i costi. Il servizio sanitario nazionale, già colpito da una riduzione di fondi di 5 miliardi a partire dal 2014 (manovra Tremonti 2011 ), ha infatti ricevuto, con la spending review, un ulteriore taglio da 4,7 miliardi per il prossimo triennio.

Nel dettaglio, rispetto alle indiscrezioni delle ultime ore, la novità più importante è la disposizione che impone una distanza minima di 200 metri da scuole, ospedali e luoghi di culto per le nuove sale scommesse, bingo e slot machine. Un passo indietro rispetto a una prima stesura che introduceva 500 metri di distanza per tutti questi esercizi, vecchi e nuovi. Ma un passo in avanti rispetto a chi prevedeva la totale cancellazione della restrizione. Nel decreto è comunque evidente il contrasto ai fenomeni di ludopatia, che viene inserita tra le patologie protette dal servizio sanitario nazionale. Sono previste «chiusure temporanee» di attività con giochi in denaro «in presenza di fenomeni estesi di ludopatia, anche su segnalazione dei sindaci». 

Inoltre vengono vietate le «comunicazioni commerciali audiovisive e radiofoniche, dirette o indirette, che inducano all’acquisto di prodotti o alla partecipazione ad attività di gioco con vincita di denaro, quali lotterie, concorsi a premio, scommesse sportive, newlot o ad attività, anche online, finalizzate alla riscossione di somme di denaro, la cui vincita sia determinata esclusivamente dal caso, all’interno di programmi radiotelevisivi rivolti ai minori nei venti minuti precedenti e successivi alla trasmissione degli stessi e nell’intera fascia oraria dalle 16 alle 19.30». 

Per i concessionari di pubblicità che sgarrano, multe da 10mila a 50mila euro
 e in caso di recidiva «si applica una sanzione da euro 50mila a euro 100mila». Alla terza violazione la concessione viene sospesa per due anni. «Qualora l’attività di gioco, anche online, avvenga in mancanza delle prescritte autorizzazioni o concessioni governative – si legge ancora nel provvedimento – la violazione del divieto è punita con la sanzione pecuniaria da euro 150mila a euro 300mila e comporta l’impossibilità per tutti i soggetti coinvolti di ottenere autorizzazioni o concessioni per 5 anni». 

Fra le altre novità, lo stralcio dal provvedimento delle norme sul fascicolo elettronico, che saranno inserite nel decreto sull’agenda digitale a cui sta lavorando il ministro Corrado Passera. Come era emerso nei giorni scorsi, salta la tassazione sulle bibite gassate. Resta invece l’obbligo, dal primo gennaio 2013, della presenza di almeno il 20% di succo naturale nelle bevande analcoliche con frutta. Innalzata dunque la soglia minima del 12% con conseguente aumento del consumo di arance di 200 milioni di tonnellate. Il decreto Balduzzi prevede anche la riforma dell’ attività professionale intramoenia dei medici Tra le novità che li riguardano il pagamento della prestazione, che dovrà avvenire direttamente a servizio sanitario nazionale, con mezzi di pagamento che «assicurino la tracciabilità di qualsiasi importo».

Medici di base 7 giorni su 7. Conferma anche per la «costituzione di reti di poliambulatori territoriali dotati di strumentazione di base, aperti al pubblico per tutto l’arco della giornata, nonché nei giorni prefestivi e festivi con idonea turnazione, che operano in coordinamento e in collegamento telematico con le strutture ospedaliere». Insomma, sparisce il medico di base e arriva l’assistenza h24 affidata a un pool di professionisti che lavoreranno in equipe.