4 febbraio Giornata Mondiale contro il Cancro

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Sensibilizzare e mobilitare la comunità internazionale nella ricerca e nella prevenzione del cancro. È l’obiettivo con cui oggi, martedì 4 febbraio 2020, si celebra il 20esimo World Cancer Day, la Giornata mondiale contro il cancro che venne istituita nel 2000 dalla UICC (Union for International Cancer Control)

Finite le terapie, chemio e radio, arriva la fatigue, il down fisico e mentale.

Finite le terapie, chemio e radio, arriva la fatigue, il down fisico e mentale.

La chiamano “fatigue” ed è il senso di sfinimento fisico e psichico causato dal tumore e dalle terapie chemioterapiche. Talvolta può protrarsi per anni e non abbandonarci mai del tutto. Ma combatterla e prevenirne gli effetti è possibile. A dimostrarlo è uno studio condotto da oncologi e psicologi dell’Istituto Tumori Regina Elena di Roma. Si tratta di una patologia molto comune fra i pazienti malati di cancro: quasi il 90% di coloro che si sottopongono alla chemioterapia e alla radioterapia ne sono affetti.

Ma cos’è davvero la fatigue e come si può curare?

La stanchezza è quel senso di sopraffazione che ci coglie quando, anche a distanza dalla malattia, alla mattina capita di svegliarsi senza alcuna voglia di uscire di casa o di scendere dal letto. Spesso mi capita di parlare con molte donne che hanno difficoltà a parlare di quello che non è strettamente connesso alla malattia.

Invece la stanchezza, così come la malattia, va sconfitta con le giuste armi.

L’ansia e la paura possono assumere mille volti differenti, diversi da persona a persona, perché ciascuno è unico nelle emozioni e nelle reazioni, non solo fisiche ma anche emotive. Tuttavia la paura è un sentimento che fa parte della condizione del malato oncologico, sin dalla diagnosi del cancro, e che lo accompagna in tutto il suo percorso. Perchè quella della malattia è una storia drammatica, che pesa ancora molto sulle emozioni profonde delle persone perché radicata alla paura della morte e all’ansia di non potercela fare.

Dopo le terapie e gli interventi comincia il lungo percorso delle visite di controllo: esami periodici, all’inizio molto vicini uno all’altro e poi via via più distanti. Il follow-up, come molti chiamano il periodo successivo alla conclusione della terapia, è un periodo difficile per il paziente: ci si sente spesso terribilmente soli a confrontarsi con sé stessi, con una vita che è cambiata inesorabilmente e con un corpo che non è più lo stesso. E’ proprio a questo punto che può subentrare la stanchezza, una vera e propria sindrome psico-fisica, che solo in parte è dovuta ai trattamenti anti-tumorali e che presenta una forte componente mentale.

Identificarne i sintomi è fondamentale per evitare che i pazienti affetti subiscano pesanti ripercussioni sulla vita sociale, affettiva, emotiva: il mio compito, come cancer coach, è quello di darvi tutti gli strumenti per prevenire la malattia, trovando dentro voi stessi, le risorse per curare la persona, non solo la malattia.

Il mio ruolo consiste appunto nel guidarvi in un percorso di consapevolezza e di auto-guarigione che inizia col prendervi per mano facendo emergere in voi la conoscenza di ciò che siete e di ciò che potete fare con le vostre forze.

Per quanto, dunque, possa rappresentare un’esperienza dolorosa, il cancro non è la fine, ma, per citare il titolo del mio ultimo libro “Cancro, la linea di partenza per la rinascita”, può diventare un momento di rinascita e grande cambiamento.

Un nuovo inizio, da affrontare con tutte le risorse che si hanno a disposizione. Un’incredibile opportunità per portare alla luce aspetti che nemmeno conoscevate di voi stessi.

Per darvi, comunque, qualche spunto pratico, potrebbe essere utile rispondere a queste domande :

  • Quali sono le mie vere passioni ? da quanto tempo non le metto in pratica?
  • Quanto tempo dedico a me stessa in una singola giornata ? come lo faccio ? cosa faccio e perché?
  • Quali sono le relazioni che mi danno energia positiva ? quali sono le notizie e le informazioni che mi fanno bene?
  • Quali sono i miei sogni o semplicemente I miei progetti per il futuro ?
  • Quali programmi ho nel breve e nel medio lungo termine?
  • Quali sono I contesti dove mi trovo a mio agio e mi sento libera di esprimermi?

Sono tutte domande utili a risvegliare le risorse pratiche e non, che sono dentro di noi e che se ripetute con una certa costanza, possono abbassare lo stato di ansia e di paura, distraendo la mente e allenandosi a vedere cose nuove, e che abbasseranno lo stato di stanchezza mentale che molto spesso influisce inevitabilmente sulla stanchezza fisica.

In fondo come disse William Shakespeare “Siamo della materia di cui sono fatti i sogni.”

Se invece senti di essere davvero troppo stanca, senza stimoli e senza energia, ti consiglio vivamente di chiedere aiuto a qualcuno di esterno, che avrà la lucidità e la capacità di farti vedere nuovi orizzonti e di esserti a fianco in un percorso di sostegno.

Oppure potresti trovare 48 motivi per stare meglio, dentro al mio diario, fatto di immagini, frasi motivazionali e 48 liste da scrivere, per riscoprire la bellezza che sta dentro di te. Vuoi saperne di più sul libro? Clicca qui.

Sigarette elettroniche, ancora vittime in Usa

Sigarette elettroniche, ancora vittime in Usa: sotto accusa i liquidi. Pacifici (Iss): ‘E-cig da considerare al pari di quelle tradizionali’

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Finora negli Stati Uniti sono stati cinque i decessi legati all’utilizzo, mentre sono saliti a 450 i casi di malattia polmonare riscontrati. Il direttore del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità: “Non esistono studi in merito. Per questo dobbiamo avere un atteggiamento di massima prudenza”

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Prima di morire lascia regali a figlia

Treviso: Elisa muore a 40 anni e lascia 18 anni di regali alla figlia

Elisa Girotto, di Spresiano, malata di tumore, ha deciso di lasciare alla sua bambina Anna un regalo per ogni Natale e ogni compleanno fino alla maggiore età

di Annalisa Grandi

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Tumori testa-collo, troppe le diagnosi tardive

 

 

Quarta Settimana di Sensibilizzazione sul Tumore Testa-Collo

Tumori testa-collo, troppe le diagnosi tardive

Si è celebrata dal 19 al 23 settembre la Quarta Settimana di Sensibilizzazione sul Tumore Testa-Collo, organizzata dalla European Head and Neck Society (EHNS).

Tumori testa-collo, troppe le diagnosi tardive© Thinkstock

Sanihelp.it – L’iniziativa punta ad aumentare la conoscenza dei tumori della testa e del collo, tramite una campagna che ha coinvolto 16 Paesi europei, Italia inclusa. Nel nostro Paese ogni anno vengono diagnosticati 16 nuovi casi di tumore testa-collo ogni 100.000 abitanti, dei quali il 24% in persone oltre i 70 anni.

I tumori della testa e del collo sono quei carcinomi che originano dalle cellule epiteliali di cavità nasali e seni paranasali, faringe (rinofaringe, orofaringe e ipofaringe), ghiandole salivari, cavo orale e laringe. Laringe, cavo orale e faringe sono gli organi maggiormente colpiti.

I principali fattori di rischio dei tumori della testa e del collo sono il tabacco (sigarette, sigari, pipa, tabacco da masticare, tabacco da fiuto) e il consumo di alcolici. Influiscono poi l’età, con una maggiore incidenza dopo i 40 anni; una dieta povera di vitamina A (molto presente in frutta e verdura fresche); una scorretta igiene orale; l’infezione da Papilloma virus umano.

Nella fase iniziale i sintomi della malattia sono poco incisivi e possono essere confusi con quelli di patologie infiammatorie. Questo spesso comporta che nella grande maggioranza dei pazienti, la diagnosi arrivi in fase avanzata, con conseguenti maggiori difficoltà di cura, soprattutto se il tumore si è diffuso ad altri organi. Il riconoscimento dei sintomi e la diagnosi precoce sono fondamentali perché offrono ai pazienti una possibilità di guarigione che si attesta intorno al 90%.

Le opzioni terapeutiche sono diverse e dipendono dalla localizzazione del tumore, dall’estensione, dalla velocità con cui si è diffuso, dalle condizioni generali del paziente, dalla sua preferenza. A seconda dei casi, è possibile ricorrere a rimozione chirurgica del tumore, a radioterapia, a chemioterapia, a terapie mirate che hanno come bersaglio i geni difettosi o le proteine che sono presenti in eccesso nelle cellule di questo tipo di tumore, contribuendone alla crescita e allo sviluppo. In questi tumori è fondamentale un approccio di tipo multidisciplinare, che coinvolga diversi specialisti per il raggiungimento del miglior risultato possibile. A chirurgo, oncologo medico, radioterapista, radiologo e anatomo-patologo si affiancano il logopedista, il terapista del dolore, l’odontoiatra, lo psicologo e l’assistente sociale.

«L’identificazione di protocolli condivisi ed evidence based per la gestione dei pazienti affetti da tumori della testa e del collo rappresenta una strategia di ottimizzazione delle risorse destinate alla cura di queste patologie nonché uno strumento per migliorare l’equità di accesso a cure appropriate sul territorio nazionale», afferma il Professor Piero Nicolai, Presidente AIOCC – Associazione Italiana di Oncologia Cervico-Cefalica.

AIOCC ha intrapreso, in collaborazione con l’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (ALTEMS) – Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, un percorso per la definizione di percorsi diagnostico terapeutico-assistenziali (PDTA) di alcuni dei tumori del distretto testa-collo (cavo orale, orofaringe, ipofaringe, laringe, rinofaringe, naso e seni paranasali). Si è utilizzato l’approccio dell’evidence based medicine, che combina la migliore evidenza scientifica all’esperienza dei professionisti.

FONTE - CONFLITTO DI INTERESSI FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:
Comunicato stampa AIOCC – Associazione Italiana di Oncologia Cervico-Cefalica
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SANITA’, OTORINO: AD AVEZZANO UTENTI DA PUGLIA E CAMPANIA PER LA CHIRURGIA COMPLESSA: PER IL CANCRO DELLA LARINGE SERVONO 7 ORE DI SALA OPERATORIA.

Le ultime dalla Asl 1 Avezzano Sulmona L’Aquila | 12 agosto 2015. AVEZZANO, – Ci vogliono fino a 7 ore di sala operatoria per asportare il cancro della laringe e svuotare nei due lati i linfonodi del collo mentre, se si tratta di tumore alla ghiandola della parotide, occorre un bisturi di grande esperienza per non danneggiare il nervo ed evitare la paralisi permanente della faccia. E’ quanto viene riportato in un comunicato diramato, poco fa, dal servizio informazione della Asl 1 Avezzano – Sulmona – L’Aquila. La notizia, qui riportata secondo il testo completo del comunicato diffuso, e’ stata divulgata, alle ore 19, anche mediante il sito internet della Asl, attraverso il quale e’ stata rilanciata la notizia. L’ospedale di Avezzano, ormai da molti anni, è l’habitat naturale di operazioni complesse che riguardano (anche) parti anatomiche come viso e cavità orale che hanno forte impatto estetico e comportano delicati riflessi psicologici sul paziente. Si tratta di una chirurgia ad alto coefficiente di difficoltà che richiede al chirurgo di ‘smontare’ intere parti del collo; a questo tipo di chirurgia si affiancano altre attività in sala operatoria, altrettanto importanti perché riguardano patologie più diffuse e strutture delicate (orecchio, naso ecc.). Una mole di lavoro di 310 interventi l’anno che il reparto otorino esegue con successo da oltre 15 anni, successo documentato dalla mobilità attiva (utenti da fuori regione) che continua ad aumentare: dal 10,22% del 2013 al 13% dello scorso anno. Pazienti da Puglia e Campania (oltreché dal Lazio) che, per le operazioni più difficili, si spostano per diverse centinaia di chilometri, rinunciando a utilizzare strutture sanitarie che pure non mancano nella regioni di residenza. Peraltro, nel reparto dell’ospedale di Avezzano, diretto dal dr. Fulvio Carluccio, si adottano anche tecniche mininvasive, quanto mai importanti per ridurre l’impatto del bisturi. In particolare, per il cancro alla laringe, quando il tumore non è in fase avanzata, si ricorre al laser con cui si evita la tracheotomia e quindi l’apertura della trachea, risparmiando al paziente operazioni invasive. Sono invece 80 l’anno gli interventi chirurgici sulla tiroide, necessari per rimuovere gozzi o neoformazioni. mer 12 ago, 2015 | A cura della Redazione giornalistica AN24. Fonte: comunicato stampa diramato dalla Asl 1 Avezzano – Sulmona – L’Aquila. In SecondaPagina su AN24.

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Nasce con un tumore alla gola, ma lotta per sopravvivere! (ATTENZIONE IMMAGINI FORTI)

Alla piccola Jenna Smith è stato diagnosticato un tumore al collo quando era ancora nel grembo materno, ma grazie ai medici ora è in via di guarigione.

bambina con tumore


 

Unimamme, ci è già capitato di parlarvi di parti difficili e situazioni in cui genitori alle prime armi hanno dovuto affrontare drammi riguardanti i loro bambini appena nati e la storia della piccola Jenna, fortunatamente a lieto fine, è una di queste.

Due anni prima di Jenna, la sua mamma Lisa, un trentottenne inglese, aveva dovuto subire un drammatico aborto.

Rimasta nuovamente incinta Lisa è stata sopraffatta dalla gioia, anche perché fino alla 32°esima settimana i medici le avevano assicurato che andava tutto bene.

È stato in quel periodo che, dopo un’ulteriore ecografia, Lisa e suo marito sono rimasti devastati dalla notizia che la loro bimba aveva un problema molto grave: un’enorme massa nel collo che sembrava proprio un tumore.

 

neonata intubataneonata malata in ospedale


Purtroppo, ulteriori analisi hanno confermato la diagnosi e così la gravidanza di Lisa si è trasformata in un susseguirsi di preoccupazioni e ansie per la salute della sua bambina.  “È stato tremendo, non sapevamo se la nostra bimba sarebbe sopravvissuta” ha aggiunto Lisa ricordando quei drammatici momenti.

Alla 34°esima settimana le si sono rotte le acque ed è stata portata d’urgenza in ospedale.

 


Il parto è stato traumatico, i dottori infatti han dovuto praticare un buco nella gola della piccola per consentirle di respirare.

Lisa ricorda: “è stato spaventoso, stavano operando Jenna mentre lei non era ancora completamente venuta al mondo.

genitori e neonata


 

Inizialmente i medici hanno pensato che si trattasse di tumore benigno e così i genitori della bimba si sono sentiti un po’ sollevati credendo di poterla portare a casa di lì a poco, ma ulteriori analisi hanno dimostrato il contrario e così per loro e Jenna è cominciato un duro iter.

“Quando ho visto quanto era grande il suo tumore sono rimasta sconvolta” ha affermato la mamma della bimba.

bimba con tutina


La piccina ha dovuto quindi affrontare cicli di chemioterapia per impedire che il tumore al collo si espandesse. “Jenna era sempre stanca ed esausta per via della chemioterapia ma nonostante ciò sorrideva” ha aggiunto Lisa.

Ora la bimba ha nove mesi e, dopo la rimozione del tumore grande come una palla da tennis, prosegue le cure in ospedale, ma il tumore è in remissione.

neonata sorride


 

“Noi siamo molto orgogliosi di lei, per fortuna una volta cresciuta non si ricorderà quello che ha passato” dichiara il padre.

famiglia


 

Certamente i genitori troveranno il mondo di spiegarle quanto sia stata fortunata a sopravvivere al cancro.

Unimamme, e voi non trovate che sia bellissima questa piccola guerriera?

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