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Giovedì, 29 Aprile 2010
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Addio Federica

Per me è una prova di coraggio continuare a lottare contro la brutta bestia anche quando si è spacciati,perché ogni giorno,ogni ora,ogni minuto e secondo che si vive è una piccola vittoria di una battaglia anche se poi la guerra si perde.

Sentirsi chiamare da un dottore che ti dice di avere un tumore,solo chi l’ha passato sa cosa passa per la testa in quei secondi che sembrano un eternità,mentre guardi dietro alle spalle del dottore sperando in un cartello con la scritta sei su “scherzi a parte” .

Per tornare a casa aspettando la chiamata per essere ricoverati per essere operati,aspettando sempre una telefonata che ti dica che si erano sbagliati o che non eri te il colpito dal tumore ma un tuo omonimo,non perché si vuole male a gli altri ma perché si pensa che certe cose tocchino sempre agli altri,perché tutti si sentono immortali.

Una notizia del genere ti fa iniziare a concepire la parola fine,che non siamo immortali e che certe volte gli altri possiamo essere noi…

Io sono stato operato nel gennaio 2008 a 41 anni di tiroidectomia e laringectomia totale che mi ha cambiato anche anatomicamente dovendo respirare da un foro,stoma,alla base del collo.

A gennaio sono sei anni dall’operazione ma non si è mai sicuri che la grande bestia è stata sconfitta,perché potrebbe essere ancora nel corpo che dorme aspettando il momento di riattaccare,quando meno te l’aspetti.

Cara Federica Cardia da buon soldatessa ne sei uscita sconfitta ma a testa alta,con l’onore delle armi.

 

Federica R.I.P.

Federica Cardia in un'immagine tratta da Facebook

Federica Cardia in un’immagine tratta da Facebook


Addio a Federica Cardia, la blogger che ha raccontato la sua lotta contro il cancro La 31enne sarda si è spenta giovedì 5 settembre

Federica Cardia non ce l’ha fatta. Dopo due anni di strenua lotta contro un tumore al colon, la blogger sarda che ha emozionato l’Italia con i suoi racconti sul blog www.tantovincoio.it si è spenta giovedì 5 settembre. A soli 31 anni.

La giovane aveva iniziato a raccontare le sue vicende sul web diversi mesi fa, quando il male che la affliggeva si era fatto più invasivo. «Nell’aprile 2011 mi è stato diagnosticato un tumore al colon al quarto stadio e da allora la mia vita è cambiata per sempre», scriveva Federica. «Ho affrontato mesi e mesi di terapie devastanti e due complicatissimi interventi chirurgici, ma ancora non riesco a uscire da questo infinito tunnel».

Federica era affetta da una carcinosi peritoneale. Si tratta di una diffusione incontrollata di cellule timorali nelle pareti del peritoneo, con formazione di noduli difficilmente controllabili  perché, a causa della scarsa vascolarizzazione di questa parte del corpo, i classici chemioterapici riescono a penetrare poco e male. «Purtroppo la situazione si è complicata: l’ultimo chirurgo consultato a Milano si è rifiutato di intervenire, poiché la malattia sembra essersi diffusa a tutti i quadranti dell’addome».

A Federica fu dunque proposto di iniziare una nuova chemioterapia e, contemporaneamente, di sperimentare nuovi metodi farmaceutici. Metodi, però, alquanto costosi. Così Federica, grazie al suo blog, ha lanciato un appello agli italiani affinché la aiutassero economicamente a sostenere le nuove cure. E all’appello hanno risposto in molti, commossi dalla storia della giovane blogger. Giovedì 5 settembre, però, il tumore ha vinto. Accade spesso, accade a molti. Di Federica rimane l’immagine di una ragazza coraggiosa e determinata, che non ha mai smesso di lottare.

Federica Cardia in un'immagine tratta da Facebook

    Federica Cardia in un’immagine tratta da Facebook

I MIEI AMICI Dietro al pallone : il blog di Riccardo Vetere

Dietro al Pallone

       

È il mio BLOGè evidente!

 

Dietro al Pallone blog

Qui potrete trovare tutti i miei lavori, quelli che quotidianamente realizzo per Panorama.it. Non solo. Tante idee e la voglia di scavare sono alla base diDietro al Pallone, nato proprio con l’intento di raccontare quello che non trovi altrove. Ci proverò. Se sarai soddisfatto sarai tu, e tu solamente, a potermelo dire.

Qui potrai trovare anche gli approfondimenti, le analisi, i dossier e i retroscena che realizzerò sul mondo dello sport: calcio, tennis, basket, Formula 1. Nba e Nfl (per saperne di più).

Quello che più mi preme, però, è mettere in risalto quelle sfumature che colorano in lungo e in largo i saloni delle stanze di questo magnifico, quanto contorto, ambiente.

In particolar modo, cercherò di scavare e dissotterrare gli aspetti che spesso restano occultati all’ombra delle fitte trame che esistono tra sport, politica ed economia.

Intrigante vero? Allora partiamo? Via!

riccardo

 

 

La (finta) democrazia della rete

Voler far credere che attraverso internet si possa
permettere alle persone di esercitare la democrazia è una balla ed una bufala
colossale. Almeno un 30% della popolazione è esclusa. Una parte consistente della
società ha grandi difficoltà a barcamenarsi con un pc.

In rete si dice che chiunque abbia diritto di espressione.
Certo, ma il problema è: chi legge un sito non indicizzato? Solito discorso, o
hai i soldi e acquisti traffico oppure il tuo spazio web equivale ad una
scritta su un muro in una via terziaria di un quartiere di periferia. In pochi
la noteranno! Il diritto d’espressione ce l’hai (come ce l’hai nella vita reale
al bar, in strada o con gli amici) e magari anche visibilità se scrivi quello che
fa piacere al proprietario del sito, venendo citato, linkato e messo in
evidenza; se scrivi qualcosa di scomodo, il tuo commento resta in fondo alla
pagina e sprofonda nella miriade di altri interventi con ben poche letture.

Ci risiamo ancora una volta: la rete in fin dei conti è un mezzo attraverso il quale comunicare,
manipolare, informare e non è diverso dagli altri mezzi nella sostanza, ma con
una grande differenza meramente estetica: puoi pubblicare contenuti visibili al
mondo intero, peccato che saranno in pochi del mondo intero ad accorgersi della
tua pagina web sempre che tu non disponga di importanti risorse economiche. Ci
risiamo, l’illusione è servita: basta non crederci troppo.

Come messaggiare con iPad

Stai cercando un modo per mantenerti sempre in contatto con i tuoi amici e messaggiare con loro anche tramite iPad ma hai paura di ingolfare il tuo tablet con troppe applicazioni per la messaggistica istantanea? Allora non pensarci su due volte, apri l’App Store e scarica IM+.

Di che si tratta? IM+ è un’ottima applicazione gratuita per iPad che consente di chiacchierare su diverse piattaforme di IM e social network, come Windows Live, Facebook e Google Talk, da un’unica interfaccia. È estremamente intuitiva e permette di gestire tutti i propri account online in maniera davvero comoda. Ti va di scoprire come messaggiare con iPad utilizzandola?

GUARDA: PROGRAMMI PER IPAD

 

Se vuoi scoprire come messaggiare con iPad, il primo passo che devi compiere è aprire l’App Store e cercare IM+ tramite la barra di ricerca che si trova in alto a destra. Adesso, seleziona il nome dell’applicazione dai risultati della ricerca e, nella pagina che si apre, pigia prima suGRATIS e poi su INSTALLA APP per avviare il download e l’installazione di IM+. Se ti viene richiesto, digita la password del tuo ID Apple e pigia sul pulsante OK per completare lo scaricamento.

Ad installazione effettuata, avvia IM+ tramite la sua icona presente nella home screen di iPad ed autorizza l’applicazione ad inviarti delle notifiche pigiando sul pulsante OK. A questo punto, scegli se sincronizzare o meno i dati della app con iCloud (in modo da avere automaticamente la stessa configurazione su tutti i tuoi iDevice) e metti il segno di spunta accanto ai nomi delle piattaforme IM che intendi utilizzare.

Puoi scegliere fra Windows LiveFacebookGoogle TalkYahoo!AOL Neighbors. Dopo aver selezionato i servizi che intendi integrare in IM+, pigia sul pulsante Prossimo che si trova in alto a destra ed esegui l’accesso a tutte le piattaforme che hai selezionato immettendo le tue credenziali nei moduli che compaiono sullo schermo.

Per Facebook non è sufficiente eseguire il login, devi anche autorizzare IM+ ad accedere al tuo profilo premendo prima il pulsante Connect with Facebook e poi Installa Consenti tutto. Ci vogliono pochissimi secondi, non preoccuparti.

Una volta eseguito l’accesso a tutti i servizi di instant messaging selezionati, puoi cominciare amessaggiare con iPad con IM+ semplicemente selezionando il nome della persona con cui intendi conversare dalla barra laterale di sinistra ed utilizzando il pannello con la chat presente sulla destra. Pigiando sui pulsanti collocati ai due lati del box per la composizione dei messaggi puoi anche selezionare tantissime faccine da usare nelle tue chiacchierate online con gli amici.

Per selezionare le piattaforme a cui vuoi risultare connesso e disconnetterti da altre, non devi far altro che pigiare sull’icona dell’omino che si trova in alto a destra (nella barra nera) e spostare verso sinistra le levette dei servizi IM che vuoi disattivare momentaneamente. Pigiando sull’icona accanto a quest’ultima, puoi inoltre regolare il tuo status attuale impostandolo su Online,OccupatoAssente, ecc..

Insomma, è davvero tutto molto intuitivo. Ci metterai pochissimo a prendere confidenza con tutte le funzioni di questa app e messaggiare in tutta tranquillità dal tuo iPad senza rimpiangere più di tanto il PC di casa. Ti ricordo, inoltre, che è disponibile una versione a pagamento di IM+ denominata IM+ Pro che permette di chattare su un maggior numero di piattaforme. Costa 4,49 euro.

Ti piacerebbe sapere come ricevere SMS su iPad? Leggi la mia guida sull’argomento ed avrai le idee più chiare anche su questo argomento molto ricercato da tutti gli utenti del tablet Apple.

Foto all’inizio dell’articolo: iPad Mini (Product) Red closeup

Pubblicato da Salvatore Aranzulla il 14 dicembre 2012

 

Come localizzare un cellulare acceso

Hai paura di perdere il tuo costoso smartphone di ultima generazione e di non riuscire più a recuperarlo? Purtroppo eventi del genere possono colpire tutti ma sfruttando le caratteristiche dei cellulari più moderni è possibile ridurre anche i rischi di furto e smarrimento. O per meglio dire, è possibile aumentare le possibilità di trovare i telefonini perduti.

Se ti stai chiedendo come, evidentemente non hai ancora impostato sul tuo telefono un servizio di geolocalizzazione capace di rilevare la posizione geografica del dispositivo tramite GPS in caso di necessità. Che dire? Rimedia subito! Attrezza il tuo smartphone contro furti e smarrimenti leggendo questa rapida guida su come localizzare un cellulare acceso e di sicuro non te ne pentirai.

GUARDA: PROGRAMMI PER LOCALIZZARE CELLULARI



Se vuoi scoprire come localizzare un cellulare acceso ed utilizzi uno smartphone Android, puoi usufruire dei servizi offerti da Prey. Si tratta di un’app antifurto gratuita che permette di localizzare geograficamente il telefonino e visualizzarlo su una mappa di Google Maps agendo da qualsiasi PC.

Per usarla, scaricala dal Google Play Store direttamente sul tuo smartphone, avviala e completa la procedura di configurazione iniziale dell’applicazione creando un account gratuito. Gli account gratuiti hanno delle limitazioni rispetto a quelli a pagamento: non si possono monitorare più di tre smartphone simultaneamente e non si possono ricevere più di 10 rapporti sul loro stato in caso di smarrimento.

Una volta completata la procedura di configurazione iniziale, puoi chiudere la app cosciente del fatto che Prey sta svolgendo il suo lavoro “dietro le quinte” e sta controllando il tuo telefonino. In caso di furto o smarrimento, potrai dunque localizzare il tuo smartphone collegandoti al sito Internet di Prey da qualsiasi PC ed effettuando l’accesso usando i dati del tuo account.

Dovrai quindi cliccare sul nome del tuo telefonino, impostare l’opzione Mancante su YES (per indicare che il dispositivo è stato smarrito), l’opzione Geo su ON ed indicare l’intervallo di tempo entro il quale desideri ricevere report sullo stato del tuo smartphone nel campo Frequenza dei reports/azioni. A questo punto, aspetta qualche minuto e nella sezione Report del sito di Prey dovresti trovare la mappa di Google con la posizione geografica del tuo telefono. Se ciò non accade, prova a forzare l’entrata in funzione di Prey inviando un SMS al cellulare smarrito avente come testo GO PREY.

Desideri imparare come localizzare un cellulare acceso e possiedi un iPhone? Allora sappi che non devi installare alcuna applicazione sul tuo smartphone, poiché il “melafonino” di casa Apple include in maniera predefinita il servizio Trova il mio iPhone che permette di rintracciare il dispositivo a distanza in caso di furto o smarrimento.

Se non hai attivato la funzione Trova il mio iPhone durante la procedura iniziale per attivare iPhone, puoi rimediare facilmente recandoti nelle Impostazioni di iOS ed attivando l’opzioneTrova iPhone dal menu iCloud.

Una volta attivata la funzione di localizzazione del dispositivo, puoi rintracciare il tuo iPhone smarrito o rubato collegandoti al sito Internet di iCloud da qualsiasi computer ed effettuando l’accesso ad esso con i dati del tuo ID Apple. A login effettuato, clicca sull’icona Trova il mio iPhone, seleziona il tuo smartphone dall’elenco che compare in alto a sinistra e, nel giro di qualche secondo, vedrai comparire una mappa con la posizione geografica del tuo “melafonino”. Facile, no?

Foto all’inizio dell’articolo: ‘Plaatsbepaling’ Oude Singel Leiden

Il vero grande fratello…

I social network sono ottimi strumenti: ci consentono di comunicare con i nostri amici, conoscerne di nuovi, informarci sugli argomenti che preferiamo in base ai nostri interessi. Permettono di divulgare notizie, stanno dando un contributo importantissimo alla libera informazione. Ma dal punto di vista della privacy e del “controllo” i social network, ed in particolare Facebook che è il più dettagliato, consentono una schedatura minuziosissima; tralasciando il fatto che le conversazioni della chat sono monitorate per prevenire reati e che le forze dell’ordine possono accedere ai profili degli utenti senza necessità di alcun “mandato” da parte della magistratura come avviene per intercettazioni telefoniche e ambientali, con i social network è possibile veramente scoprire praticamente tutto di una persona. E’ possibile capire, in base alle pagine seguite e ai post pubblicati, i gusti e le idee in tutti gli ambiti, farsi un’idea della personalità del soggetto, stabilire con chi è in contatto e quali rapporti ha con una determinata persona. Nella maggioranza dei profili sono presenti foto recenti, e spesso ci sono gli album che forniscono ulteriori elementi sulle nostre vite. Da qualche tempo c’è anche il servizio di “geolocalizzazione”, ma questa funzione è assolta perfettamente dai telefoni: che fino a qualche tempo fa consentivano solo di capire gli spostamenti “a grandi linee”, tramite le “celle” del segnale telefonico, ma l’arrivo del GPS sui cellulari permette di seguire i movimenti di una persona al millimetro. Inoltre se i vecchi modelli permettevano solo di ascoltare le conversazioni telefoniche, gli “smartphone” consentono le intercettazioni ambientali, una vera e propria “microspia” portatile con tanto di telecamera sempre al seguito. Pagando con le carte di credito, sempre più diffuse, lasciamo traccia anche dei nostri acquisti. Stabilito (con lo smartphone) il percorso effettuato da una persona e l’orario, possono essere guardati i filmati registrati dalle telecamere di sorveglianza, pubbliche e private, situate in zona; che ormai sono moltissime…

 

 

Staff nocensura.com 

Lunedì, se il vostro Pc è infetto non potrà collegarsi a Internet

 

Pc con Windows, ma anche Mac, tablet, smartphone. Se il vostro computer è stato colpito potrete avere una brutta sorpresa: il web non esisterà più. Anche per colpa dell’Fbi. Ecco come verificare se siete stati contagiatidal nostro corrispondente ANGELO AQUARO

 

NEW YORK – L’Apocalisse non può più attendere. A partire dalle prime luci di lunedì, centinaia di migliaia di computer di tutto il mondo sono a rischio infezione. Addio Internet: chiunque cercherà di avventurarsi sui siti più famosi di tutto il mondo, da Facebook ad Apple, passando per gli indirizzi perfino dell’Fbi, sarà sbattuto fuori dal world wide web. Www non più: fuori. E la cosa incredibile è che a sbatterci fuori sarà proprio l’Fbi: e per giunta per conto del tribunale di New York.

Sembra la trama di un cyberthriller e invece è realtà. E stavolta neppure la sempre più grande tribù dei Macdotati potrà ritenersi al sicuro. I computer Apple, si sa, sono molto meno esposti dei cugini rivali che girano su Windows agli attacchi dei pirati. E invece stavolta il virus è pronto colpire non solo i pc Windows e i computer della Mela ma perfino gli iPad, gli iPhone e itablet di tutti i tipi. 

La ragione è semplice: il malware ha già preso possesso dei computer infettati e scatterà appena i pc o i tablet tenteranno di collegarsi al web, agendo sull’indirizzo Dns, quello cioè che ci consente di indirizzarci per le autostrade del web. 

Ma come si è arrivati fin qui? E perché dagli Usa all’Europa nessuno può dormire tranquillo? Il Lunedì Nero dei computer arriva da lontano. È il novembre scorso quando l’Fbi annuncia di aver sgominato una pericolossima centrale di hacker che opera dalla Russia agli Stati Uniti, passando per l’Europa. I banditi sono riusciti a impossessassarsi di oltre quattro milioni di computer in tutto il mondo, mettendo su un’associazione criminale da 14 milioni di dollari. 

Non si tratta però di un ‘semplice’ virus che si attacca ai nostri pc trasformandoli in tanti bot, strumenti di una botnet, quella rete appunto di computer infettati che viene orchestrata dai delinquenti web per dirottarli su siti particolari o succhiare informazioni (e denaro). In questo caso il malware viene chiamato DnsChanger perché cambia appunto l’indirizzo Dns: in pratica il computer colpito naviga su un Internet parallelo disegnato dagli hacker in cui i siti non sono quello che appaiono. Cerchi un prodotto Apple? Vieni rimandato su un sito pirata. Vuoi scaricare un film da Netflix? Idem.

Quando scatta l’operazione antihacker l’Fbi è costretta così a ‘ricostruire’ il mondo Internet dei computer infetti mettendo in piedi una serie di server alternativi che impediscono ai pc colpiti di navigare sul web pirata. Naturalmente si tratta di una misura temporanea: decisa appunto dal tribunale di New York perché da qui parte l’operazione anti-pirateria. La misura temporanea finisce però proprio questo lunedì: 9 luglio. Da questo momento in poi, insomma, i nostri computer non saranno più protetti: ma visto che i siti pirata sono già stati bloccati, la conseguenza sarà il blocco totale di Internet. Non riusciremo più a collegarci. Black Out. Buio completo. Che fare? 

Negli Stati Uniti le grandi compagnie come At&T hanno già preannunciato di aver predisposto server di emergenza per ridirigere il traffico dei computer colpiti. E da Facebook a Google si è pure scatenata una campagna di sensibilizzazione. Basta un semplice test su un sito predisposto per l’occasione,www.dcwg.org 1 (la cui pagina italiana è curata da Telecom ed è raggiungibile a quest’indirizzo 2), per scoprire se il pc o il Mac è infetto o meno. Se il sito si illumina di verde vuol dire che il computer è pulito. Altrimenti…

Per la verità gli esperti giurano che in rete sono disponibili una serie di tool e software che permettono di ripulire il computer infetto. Ma nessuno sa ancora calcolare con esattezza quanti pc potranno essere colpiti dal blackout. Una stima della rivista specializzata PcWorld parla di 275mila computer ancora infetti in tutto il mondo. Solo 45mila sarebbero quelli a rischio negli Usa. Il che per noi è naturalmente una brutta notizia: perché molto più pericolosa sarebbe quindi la situazione dall’Asia all’Europa. Certo, insistono gli esperti, poche centinaia di migliaia di computer sono nulla rispetto ai milioni colpiti da Zeus, SpyEye e gli altri virus in giro per il mondo. E certo: saranno anche nulla. Ma sai che sorpresa se lunedì accendi il computer e scopri che l’Apocalisse si è scatenata proprio sulla tua nullità?

VITTORIA! Il Parlamento Europeo ha cestinato l’ACTA, il bavaglio del web


VITTORIA! Il parlamento europeo con una larghissima maggioranza ha votato contro l’ACTA, il bavaglio del web in salsa europea. Una legge molto temuta, in quanto approvandola a livello sovranazionale i governi d’Europa avrebbero “finalmente” tappato la bocca al web senza “metterci la faccia”, senza cioè votare una legge simile nel parlamento nazionale, attirandosi gli strali dei cittadini. La libertà del web è un tema molto sentito in tutto il mondo. 
Per conoscere quali effetti avrebbe potuto avere sulla libertà del web ti suggeriamo la lettura del documento redatto dall’ufficio di Nigel Farage che abbiamo pubblicato alcuni mesi fa.

di Massimo Mazza per Giornalettismo

Con 39 voti a favore e 478 contro, il Parlamento Europeo ha definitivamente cestinato il trattato

 

SCONFITTA TOTALE – Il discusso trattato internazionale sul commercio, un vero cavallo di Troia con il quale s’intendevano far passare norme ad esclusivo vantaggio di alcune corporation detentrici di copyright e altri diritti intellettuali è stato ridotto a brandelli. Umiliati i proponenti, su tutti la Commissione che lo aveva portato fino al voto, dopo anni di negoziati segreti con le controparti americane. 39 a 478 è un risultato che parla da solo e decisamenteall-partisan.
A CHE SERVE – L’ACTA nasce dalla fervida mente dei legislatori statunitensi pungolati da alcune corporation facilmente identificabili e, con la scusa della lotta alla contraffazione, avrebbe posto limiti assurdi alla circolazione delle informazioni e delle idee, oltre a  minacciare conseguenze penali per milioni di persone che nel mondo si scambiano file o pubblicano ogni genere di materiale, dai kitten stupida alla ricerca scientifica. Avrebbe addirittura creato la figura del poliziotto-provider che agisce su impulso del detentore di diritti offeso, una bestialità giuridica oltre al fatto che nessuno ha capito bene perché i provider si dovrebbero mettere a fare i poliziotti, e ad accollarsene i costi, a beneficio di altre industrie.

 

ACTA, SOPA E PIPA – Identiche bestialità ripetute in progetti di legge squisitamente americani e già bocciati dal Congresso, SOPA E PIPA non sono altro che la versione locale di ACTA, che a lungo Washington ha sognato d’imporre come un accordo globale. Con la bocciatura europea e la denuncia del trattato da parte dei parlamenti di Australia, Svizzera e Messico, ACTA resta invece un trattato poco “internazionale”, riducendosi nei fatti a un accordo bilaterale tra Stati Uniti e Marocco, unico paese che l’abbia siglato e completato l’iter legislativo per perfezionarlo.
CI RIPROVERANNO – Inutile sperare che chi ha già speso milioni di dollari e anni di fatica possa restare demotivato dall’insuccesso, la capacità di persuasione degli avvocati che hanno suggerito di percorrere ottusamente una via del genere è sicuramente elevatissima, ancora di più se impatta su soggetti per i quali ogni virgola di articolo di legge potrebbe significare guadagni miliardari. ACTA e suoi facsimili torneranno sicuramente a minacciare i diritti collettivi, ma per ora e per una volta ci si può godere questo trionfo dell’interesse generale contro l’arroganza d’interessi particolari tanto potenti.