In Francia i lavoratori lottano. In Italia?

Per quello che è visibile le lotte francesi rappresentano l’ultima “resistenza” in Europaal dominante e globalizzato potere neoliberista che vuole imporre le proprie regole di smantellamento dell’architrave storico/a di conquiste di civiltà del movimento dei lavoratori. Dai Lor Signori considerate “stantie”, antitesi delle “mani libere” che hanno come logo di rappresentazione il lavoratore robotizzato, precario, flessibile e sempre più a basso costo.

E’ quello che è avvenuto nel corso del tempo nella gran parte delle realtà territoriali europee. In Italia il percorso è iniziato un bel po’ di anni addietro. La nuove legge sul lavoro (chiamata in maniera bizzarra Jobs Act) in raccordo con la legge di stravolgimento sull’accesso alle pensioni, connesse al nuovo schema che impone l’allungamento (….senza fine) della durata dei contratti di lavoro (salario/stipendi e quant’altro), hanno dato il colpo di grazia.

Nel nostro Paese le Confederazioni sindacali, dopo una tiepida resistenza della Cgil(seconda fase dei governi della destra berlusconiana), hanno ceduto tranquillamente su tutta la linea. La manipolazioni sulle pensioni ebbe solo tre (goffe) ore di sciopero nazionale. Ci fu, poi, il tentativo della Fiom di contrastare il “modello Marchionne” collaborato dalle altre organizzazioni sindacali. Poi, isolata dalla sua stessa casa madre, la Federazione dei metalmeccanici della Cgil è arrivata a più miti consigli. Le altre strutture sindacali, quelle chiamate di base, non hanno capienza ed incisività adeguate.

Chi e come risveglierà in Italia i lavoratori da questo lungo sonno, dove ormai impera: drastica flessibilizzazione d’uso, emigrazione all’estero e una sempre più strutturale crescente povertà diffusa ( specie al Sud)?

In Francia la CGT (Confederazione Generale del Lavoro) intende resistere. Come ampiamente dimostrano le lotte e gli eventi in atto specialmente nelle due settimane.

Certo nei nostrani organi di informazione, dedicati tutti all’esaltazione dello “spettacolo”, sul “merito” (come ancora si usa nel linguaggio sindacale) – le modifiche che vorrebbe inserire il governo “socialista” francese: orario di lavoro, utilizzo dei licenziamenti, retribuzioni (riduzioni), contratti nazionali di lavoro/contratti aziendali, godimento di ferie e permessi, non se ne parla.

I “ dormienti” cittadini italiani si guardano, silenti, le scene delle manifestazioni e dei “tumulti”, o leggono gli scarni resoconti giornalistici, e nulla capiscono riguardo le ragioni della lotta dei lavoratori francesi.

fonte

ALLERTA Allerta tra gli scaffali: solo Auchan, Simply e Carrefour pubblicano on line l’elenco dei prodotti ritirati Pubblicato da Roberto La Pira il 10 settembre 2013

stop cibo allerta

In Francia nei primi quattro giorni di settembre ogni 24 ore è stato ritirato un prodotto alimentare dagli scaffali dei supermercati

Ogni settimana in Francia c’è una catena di supermercati, un’azienda o un ministero che invita i cittadini a non consumare un prodotto alimentare che presenta problemi di qualità, sicurezza, etichettatura o altro ancora. La notizia viene diffusa via internet dalle varie imprese e  ripresa da numerosi siti e organizzazioni di consumatori per raggiungere il maggior numero di persone. Oltre a ciò i punti vendita devono esporre un cartello con la fotografia del prodotto ritirato o all’ingresso del negozio o in corrispondenza dello scaffale in un posto ben visibile.

 

In Francia nei primi quattro giorni di settembre c’è stato un ritiro ogni 24 ore (La ferme Bergerie-Fromageries des Abers ha richiamato diversi lotti di formaggi di capra contaminati da Listeria, la catena di supermercati Carrefour ha ritirato una salsiccia contaminata da Salmonella, mentre Auchan non vende più un dessert confezionato contaminato da Listeria. L’ultimo caso riguarda la società Mossieur Polette che ha ritirato dal commercio delle salsicce.

 

In Italia non succede nulla di tutto ciò. Raramente i supermercati mettono in rete la lista dei prodottialimentari richiamati dal mercato.  Solo Auchan e Simply dal 2 settembre hanno uno spazio sul sito destinato ad ospitare gli avvisi di tutti i prodotti ritirati e difettosi (con il marchio della catena e  con quello dell’impresa). Anche Carrefour propone uno spazio simile ma l’elenco riporta solo i prodotti con il marchio della catena.

In Italia si arriva al paradosso che le aziende implicate in incidenti gravi, come la recente epidemia di frutti di bosco surgelati contaminati dal virus dell’epatite A, rifiutano di pubblicare l’annuncio sul proprio sito, tanto che in un caso non è mai stata diffusa la fotografia della confezione di frutti di bosco contaminata.

 

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Avviso di allerta dei supermercati Auchan in Francia per un tartufo contaminato da Listeria

Il Ministero della Salute raramente diffonde questi comunicati e, quando lo fa, non propone le foto (tranne casi eccezionali come quello sul sospetto di botulino nel pesto, anche se le immagini sono arrivate con un certo ritardo).

 

Tutto ciò è inaccettabile visto che in Italia si fanno più controlli rispetto alla Francia e  vengono ritirati dal mercato diversi prodotti. Ben lo sanno i responsabili delle catene secondo cui almeno 300 referenze l’anno spariscono dai punti vendita per i motivi più svariati. Spesso il ritiro non riguarda problematiche sanitarie, ma interessa comunque i consumatori (lattine di piselli etichettate come chicchi di mais, confezioni di lasagne surgelate etichettate come specialità greca, errori nella data, refusi nelle diciture, presenza di corpi estranei, contaminazione di metalli pesanti…). Ci sono anche decine di ritiri per motivi sanitari (Salmonella, Listeria, Campylobacter…) ma nessuno dice nulla. Perché? Eppure statisticamente una volta ogni 30-45 giorni c’è un’allerta abbastanza serio e una catena di supermercati ritira per motivi sanitari un prodotto dagli scaffali.

 

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Ogni anno 300 referenze spariscono dai punti vendita di una catena di supermercati per i motivi più svariati

Nel mese di luglio abbiamo chiesto a diverse catene come vengono comunicate le allerta alimentari ai clienti. Alcune hanno risposto dicendo di utilizzare mail, altre preferiscono i cartelli (in alcuni casi fogli di carta di formato A4 poco visibili), altri telefonano… ma nessuno allora pubblicava in rete la notizia. Perché?

 

Sono passati due mesi da quando abbiamo chiesto alle catene di informare in modo adeguato i clienti sui prodotti ritirati dal mercato, come si fa all’estero. È vero che per la prima volta in occasione dell’allerta sul pesto al botulino di luglio diversi distributori hanno inserito annunci sui propri siti, ma poi una volta spenti i riflettori lo spazio è sparito. È triste constatare come i supermercati italiani  non abbiano ancora deciso nulla di preciso. Coop in luglio precisava che nel corso dei primi sei mesi del 2013 ci sono sono stati quattro ritiri (11 l’anno precedente) e che il sito è predisposto per pubblicare i richiami dei prodotti a marchio, mentre sta valutando come può essere impiegato per quelli non a marchio.

 

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Perchè i supermercati italiani non diffondono in rete le notizie dei prodotti richiamati come si fa in altri paesi europei?

Esselunga ci ha risposto dicendo che “dispone di procedure specifiche che disciplinano il ritiro e l’eventuale richiamo dei prodotti non conformi ai requisiti di sicurezza, così come previsto dal Reg. CE 178/2002. La procedura specifica è inserita nei Manuali di Autocontrollo dei Centri di Produzione e dei Negozi, quindi approvata anche dalle Autorità preposte ai controlli in ambito di Reg. CE 178/02. In caso di richiamo dal mercato, tali procedure prevedono la valutazione di specifiche modalità di avviso al consumatore, scelte sulla base di un criterio di rapidità ed efficacia.

 

Rivolgiamo nuovamente l’invito a tutte le catene a dedicare uno spazio nel sito a tutti i prodotti ritirati dagli scaffali e ad informare adeguatamente i consumatori. È bene ricordare che quanto stiamo chiedendo è il semplice adempimento di un obbligo previsto dalla legge (1). Il Fatto Alimentare ribadisce la disponibilità a ricevere i comunicati e rilanciarli in rete per diffondere meglio le notizie di ritiro come si fa già nel resto d’Europa.

 

(1) Informare i consumatori è un dovere delle imprese e delle catene distributrici previsto dall’art. 19 del reg. 178/2002 che così recita: “Se un operatore del settore alimentare ritiene o ha motivo di ritenere che un alimento da lui importato, prodotto, trasformato, lavorato o distribuito non sia conforme ai requisiti di sicurezza degli alimenti, e l’alimento non si trova più sotto il controllo immediato di tale operatore del settore alimentare, esso deve avviare immediatamente procedure per ritirarlo e informarne le autorità competenti.” C’è di più, se il prodotto è già stato acquistato dai consumatori, l’operatore deve informare gli acquirenti in maniera efficace e accurata, specificando i motivi del ritiro e, se necessario, richiamare i prodotti già venduti per tutelare la salute. È quindi necessario appendere dei manifesti all’interno del punto vendita per avvisare i clienti che un prodotto è stato ritirato e non va consumato.

 

Roberto La Pira

http://www.ilfattoalimentare.it/

COMMERCIO DI ORGANI: COINVOLTI USA FRANCIA TURCHIA, TESTIMONIANZA REALE

I cittadini di USA, Francia e Turchia insieme ai terroristi d’opposizione sono coinvolti nel contrabbando di organi umani dalla Siria, comunica il canale TV libanese Al-Mayadin .
Fonti turche che hanno familiarità con il movimento dei medici americani e francesi hanno fatto sapere che vi è una rete per il traffico di organi umani di diversi paesi comprende oltre alla Turchia funzionari francesi e degli Stati Uniti, dove i membri di questa rete praticavano uccisioni sistematiche di siriani che vivono nei campi di profughi sul territorio turco.
Barakat Fares scrittore e analista politico turco ha sottolineato in un suo discorso “che il commercio di organi non è una novità in Turchia, e che da anni esiste una rete sionista attiva nel campo del commercio di organi, in particolare i reni e il fegati.”

Fares ha rivelato che “la crisi e la guerra in Siria ha intensificata l’attività di queste reti sul confine turco-siriano, che ora operano più liberamente di quanto non fosse in passato, e ci sono dei siriani che lavorano dall’interno della Siria insieme a medici di diverse nazionalità attraverso dei ospedali mobili con la scusa di soccorre i feriti.”
Secondo i testimoni, la vastità di questo “business” ha nel nord della Siria, dove le operazioni si eseguono non solo sui cadaveri, ma anche sui corpi dei feriti. Gli organi estratti poi vengono portati in Turchia.
Precedentemente è stato comunicato che i terroristi che uccidono i civili in Siria, ricevono grandi somme in cambio di qualsiasi cadavere o ferito che riescono a trasportare dal Paese in modo illegale.

Sanità: Italia tra gli ultimi in Europa per risorse destinate alla protezione sociale dei disabili

Dalla ricerca Fondazione Cesare Serono/Censis, per i servizi il Bel Paese spende ogni anno 438 euro pro-capite, meno della media europea (€531) e del Regno Unito (€754). Il modello rimane assistenzialistico con responsabilità scaricate sulle famiglie

Fonte: Immagine dal web

 

Italia fanalino do coda nel confronto europeosui servizi messi in campo nella gestione e l’assistenza dei bisogni delle persone con disabilità. Con 438 euro pro-capite annui, infatti, l’Italia si colloca molto al di sotto della media dei Paesi dell’Unione europea (531 euro). In Francia si arriva a 547 euro per abitante all’anno, in Germania a 703 euro, nel Regno Unito a 754 euro, e solo la Spagna (395 euro) si colloca più in basso del Bel Paese. I dati arrivano dalla ricerca di Censis e Fondazione Cesare Serono, che dopo aver studiato e approfondito le esigenze assistenziali e i problemi socio-economici dei malati di Parkinson, Down, autismo e sclerosi multipla, in questo quarto appuntamento del progetto ‘Centralità della persona’ si concentrano ora sull’analisi dell’offerta di servizi per cronici e disabili da parte della sanità italiana.

Così, scorrendo le pagine del dossier, si scopre che ancora più grande è la sproporzione tra lemisure erogate sotto forma di benefici cash, ossia di prestazioni economiche, e quelle in natura, ossia sotto forma di beni e servizi. In quest’ultimo caso il valore pro-capite annuo in Italia non raggiunge i 23 euro, cioè meno di un quinto della spesa media europea (125 euro), un importo lontanissimo dai 251 euro della Germania e pari a meno della metà perfino della spesa rilevata in Spagna (55 euro). 

SOSTEGNO ECONOMICO EROGATO DALL’INPS E ASSISTENZA DELEGATA ALLE FAMIGLIE.Secondo gli ultimi dati disponibili, in Italia le misure economiche erogate dall’Inps in favore di persone che hanno una limitata o nessuna capacità lavorativa sono pari a circa 4,6 milioni di prestazioni pensionistiche, di cui 1,5 milioni tra assegni ordinari di invalidità e pensioni di inabilità e 3,1 milioni per pensioni di invalidità civile, incluse le indennità di accompagnamento, per una spesa complessiva di circa 26 miliardi di euro all’anno. Ma il modello italiano rimane fondamentalmente assistenzialistico e incentrato sulla delega alle famiglie, che ricevono il mandato implicito di provvedere autonomamente ai bisogni delle persone con disabilità, di fatto senza avere l’opportunità di rivolgersi a strutture e servizi che, sulla base di competenze professionali e risorse adeguate, potrebbero garantire non solo livelli di assistenza migliori, ma anche la valorizzazione delle capacità e la promozione dell’autonomia delle persone con disabilità.

IL RITARDO ITALIANO SU INSERIMENTO LAVORATIVO DEI DISABILI. L’Italia è ancora molto indietro sul fronte dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, come dimostrano i dati sui tassi di occupazione. Le differenti definizioni di disabilità in uso nei diversi Paesi europei rendono difficile il confronto. Ma ad esempio in Francia, dove il 4,6 per cento della popolazione (una quota simile a quella italiana) ha un riconoscimento amministrativo della propria condizione di disabilità, si arriva al 36 per cento di occupati tra i 45-64enni disabili, mentre in Italia il tasso si ferma al 18,4 per cento tra i 15-44enni e al 17 per cento tra i 45-64enni. Anche i dati prodotti dalle ricerche della Fondazione Cesare Serono e del Censis evidenziano le enormi difficoltà che queste persone incontrano, sia a trovare un lavoro una volta completato il percorso formativo (è il caso delle persone con sindrome di Down e degli autistici), sia a mantenere l’impiego a fronte di una malattia cronica che causa una progressiva disabilità (è il caso delle persone con sclerosi multipla). Meno di una persona Down su 3 lavora dopo i 24 anni, e il dato scende al 10 per cento tra gli autistici con più di 20 anni. Meno della metà delle persone con sclerosi multipla tra i 45 e i 54 anni è occupata, a fronte del 12,9 per cento di disoccupati e del 23,5 per cento di pensionati.

DISABILI A SCUOLA: SE LE ATTIVITÀ DI SOSTEGNO SONO SCARSE O INADEGUATE.L’inclusione scolastica occupa un posto centrale nel panorama delle politiche di inserimento sociale delle persone con disabilità. In Italia però sono poche le scuole speciali dedicate ad alunni con problematiche sanitarie complesse. Ma la legge obbliga tutte le scuole pubbliche e private ad accettare l’iscrizione degli alunni con disabilità. Se è vero che l’esperienza italiana rappresenta un’eccellenza, le risorse dedicate alle attività di sostegno e di integrazione degli alunni con disabilità nella scuola appaiono spesso inadeguate. Nell’anno scolastico 2010-2011 circa il 10 per cento delle famiglie degli alunni con disabilità ha presentato un ricorso al Tribunale civile o al Tribunale amministrativo regionale per ottenere un aumento delle ore di sostegno.

LA METODOLOGIA DI INDAGINE E I DATI DELLE ASL SUI SERVIZI. Per fornire una mappa dell’offerta sanitaria e socio-sanitaria su cui possono contare i disabili italiani è stata realizzata un’indagine nazionale che ha coinvolto tutte le 147 Asl e che si basa sulle risposte di 35 di esse. Con riferimento ai servizi disponibili per le persone Down, 19 Asl su 24 indicano la presenza di servizi di neuro e psico-motricità dell’età evolutiva e di logopedia, 16 segnalano l’attivazione di progetti di educazione all’autonomia e 17 di altri servizi. Per quel che riguarda i pazienti affetti da disturbi dello spettro autistico, 21 Asl su 24 segnalano l’offerta di servizi di logoterapia e 18 su 24 garantiscono la terapia per la psicomotricità. Per quanto riguarda i servizi per i pazienti affetti da sclerosi multipla, l’offerta delle Asl si concretizza soprattutto in riabilitazione motoria e logopedia, la prima garantita praticamente dalla totalità delle Asl, la seconda dalla metà. Per i pazienti con la malattia di Parkinson, tutte le Asl hanno segnalato di garantire la riabilitazione motoria, la metà quella del linguaggio, un terzo la terapia occupazionale.
 http://www.nannimagazine.it/

Vincenzo Peruggia Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.furto della Gioconda 20 agosto 2011

Foto segnaletica di Vincenzo Peruggia,1909.

Vincenzo Peruggia(Dumenza11 ottobre 1881– Saint-Maur-des-Fossés8 ottobre 1925) è stato undecoratoreitaliano, divenuto famoso per aver trafugato la Giocondadal museo del Louvre nel1911.

Già impiegato del museo, compì il suo furto la notte del 20 agosto. Processato dal Tribunale di Firenze, fu riconosciuto colpevole con le attenuanti, e condannato a un anno e quindici giorni di prigione. Era originario di Trezzino, frazione di Dumenza, un paese del nord della provincia di Varese, vicino al confine con la Svizzera; la sua famiglia abitava nell’attuale via XX settembre.

Morì l’8 ottobre del 1925 a Saint-Maur-des-Fossés e non ad Annemasse come si crede.[1]


Il furto avvenne fra domenica
 20 e lunedì 21 agosto 1911, prima di un giorno di chiusura del museo. L’autore del furto, emigrato in Francia giovanissimo, aveva lavorato anche per il Louvre. La collaborazione era cessata da qualche tempo, ma Peruggia aveva partecipato ai lavori per la sistemazione della teca di vetro dove era custodito ildipinto, allora nel Salon Carré, e conosceva bene le abitudini del personale del museo.Il furto della Gioconda
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Le indagini della gendarmeria francese andarono fuori strada e non portarono ad alcun risultato concreto: la responsabilità del fatto fu via via attribuita all’Impero tedesco, a Guillaume Apollinaire (che aveva dichiarato di voler distruggere i capolavori di tutti i musei per far posto all’arte nuova), e al suo amico Pablo Picasso (subito rilasciato).

Nel frattempo, il posto lasciato vuoto dalla Gioconda sulla parete del Louvre fu preso momentaneamente da un dipinto di Raffaello, il Ritratto di Baldassarre Castiglione.

Il ritrovamento [modifica]

Il dipinto fu rintracciato due anni più tardi, nel dicembre1913, a Firenze.

Peruggia raccontò di aver custodito il dipinto in una valigia, posta sotto il letto di una pensione di Parigi. Successivamente aveva portato il quadro in Italia con l’intenzione di “regalarlo all’Italia”, ottenendo dall’antiquario Alfredo Geri e dal direttore della Galleria degli Uffizigaranzia che il quadro sarebbe rimasto in Italia. Si era trasferito quindi a Firenze.

Quando fu arrestato, ai carabinieri che lo prelevarono disse di aver compiuto il furto per patriottismo, per “restituire il frutto dei saccheggi napoleonici”.

La mite condanna [modifica]

Vincenzo Peruggia durante il processo per il furto della Gioconda.

Il processo si svolse il 4 e 5 giugno 1913presso il Tribunale diFirenze, di fronte alla stampa internazionale e ad un pubblico generalmente favorevole a Peruggia per un malinterpretato amor di patria.

La pressione popolare e l’invocazione dell’infermità mentale (confermata dall’indovinello postogli dal medico psichiatra del tribunale: -Su un albero ci sono due uccelli. Se un cacciatore spara ad uno di essi, quanti ne rimangono sull’albero?- -Uno!- rispose Peruggia. -Deficiente!- tuonò il medico. Infatti la risposta alla domanda era zero, perché l’altro sarebbe scappato) sortirono, comunque, l’effetto di indurre la corte a concedergli le attenuanti ed a comminargli una pena assai mite: un anno e quindici giorni di prigione. Quando uscì di prigione, trovò un gruppo di studenti toscani che gli offrirono il risultato di una colletta, a nome di tutti gli italiani: 4.500 lire.[senza fonte]

Il ritorno del dipinto in Francia [modifica]

L’atteggiamento delle autorità italiane venne apprezzato inFrancia. I due paesi, d’altra parte, coltivavano da circa dieci anni rapporti sempre più amichevoli. Si poté così evitare che Parigi chiedesse una pena esemplare e concordare un lungo periodo di esposizione del dipinto (prima agliUffizi a Firenze, poi all’ambasciata di Francia di Palazzo Farnese a Roma, infine alla Galleria Borghese, in occasione del Natale), prima del suo definitivo rientro.

La Monna Lisa arrivò in Francia a Modane, su un vagone speciale delle Ferrovie italiane, accolta in pompa magna dalle autorità francesi, per poi giungere a Parigi dove, nelSalon Carré, l’attendevano il Presidente della Repubblica francese e tutto il Governo.

Vicende successive [modifica]

Scarcerato, Peruggia partecipò alla Prima guerra mondialee, dopo Caporetto, finì in un campo di prigionia austriaco. Terminata la guerra emigrò nuovamente in Francia, si sposò e aprì un negozio di vernici nell’Alta Savoia. Morì nel1925: la sua unica figlia, Celestina, che ricordava come in paese da piccola la chiamassero “Giocondina”, è scomparsa nel marzo 2011. Alcuni hanno cercato di indagare le vere ragioni che portarono l’uomo a rubare il dipinto, ipotizzando anche un furto su commissione di un truffatore argentino, il marchese di Valfierno, che ne avrebbe volute vendere sei copie agli americani. In realtà, il furto fu quasi certamente un’idea dello stesso Peruggia, la cui scelta cadde su un’opera dalle dimensioni adatte ad essere nascoste sotto il cappotto.

Filmografia [modifica]

Note [modifica]

  1. ^ Mio padre, il ladro della Gioconda

Altri progetti [modifica]