Usa, via libera all’alcool in polvere ma scoppia la polemica

Via libera alla vendita del Palcohol. Preoccupazione per i minorenni che potrebbero consumarlo come bibita, ma anche di sniffarlo

 – Sab, 14/03/2015 – 15:38

Alcool in polvere da mescolare alle bevande per ottenere un drink in pochi secondi: è la novità che ha ottenuto l’approvazione da parte dell’autorità regolatoria federale americana.

Il prodotto, denominato Palcohol (ossia “powdered alcohol”, alcol in polvere), aveva ricevuto il semaforo verde dall’Alcohol and Tobacco Tax and Trade Bureau, ma poi l’ufficio aveva fatto marcia indietro, spiegando che c’erano stati dei problemi con le etichette.

Problemi che sono stati ora risolti, come riportano i media d’Oltreoceano, e dunque quattro varietà di Palcohol (Cosmopolitan, Margarita, vodka e rum, e a breve anche limone) sono state regolarmente autorizzate. È facoltà dei singoli stati, comunque, regolare o vietare la vendita di alcol in polvere all’interno dei loro confini.

E così hanno già fatto diversi stati, preoccupati per il possibile abuso da parte dei minorenni, che potrebbero trovare il modo non solo di consumarlo come bibita, ma anche di sniffarlo: il peso leggero di una bustina di Palcohol renderebbe facile nasconderlo alle autorità. In particolare hanno proibito il Palcohol Louisiana, South Carolina, Vermont, Alaska e proposte simili sono in discussione in Michigan, Minnesota, New Jersey, New York e Ohio. La compagnia che lo produce punta comunque a mettere in commercio il nuovo prodotto entro l’estate.

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Cancro alla laringe: otto casi su dieci provocati da alcol e sigarette

Chi assume alcol corre un rischio tre volte maggiore di cancro al cavo orale, faringe ed esofago rispetto a un astemio; e purtroppo, nel nostro Paese è in aumento il consumo di alcolici, soprattutto tra i giovanissimi: oggi il 44% degli under 25 italiani beve regolarmente fuori dai pasti; erano il 34% dieci anni fa. L’abuso di alcol è, insieme al fumo, una tra le principali cause dei tumori alla laringe, neoplasia dalla quale oggi si può guarire nel 60% dei casi; e addirittura nove volte su dieci se viene diagnosticata allo stadio iniziale. Nei primi anni Novanta, invece, solo la metà dei pazienti riusciva a sconfiggerla.

«Si tratta della più diffusa e frequente forma di tumore della testa-collo. Ogni anno – ricorda Giuseppe Spriano, presidente della Società italiana di otorinolaringologia e chirurgia cervico-facciale (Sioechcf) – queste neoplasie colpiscono 12 mila italiani e il loro numero è in aumento a causa anche di comportamenti scorretti sempre più diffusi».

È possibile prevenire queste forme di cancro intervenendo sugli stili di vita e sottoponendosi a visite dallo specialista. «L’80% dei tumori della testa-collo – precisa il presidente Sioechcf – sono riconducibili ad alcol e sigarette. Per evitare la malattia è fondamentale seguire stili di vita sani e quindi niente fumo, limitare il più possibile gli alcolici, seguire una dieta sana ed equilibrata e svolgere attività fisica tutti i giorni. Un accanito bevitore o un forte fumatore invece dovrebbe sottoporsi a visite otorinolaringoiatriche periodiche, magari una volta l’anno a partire dall’età dei 50 anni in su».

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SESTO SAN GIOVANNI Emergenza sbronze tra gli adolescenti. Il medico dell’Ospedale di Sesto Chiara Liverani scioccata dopo una notte da volontaria davanti a un locale milanese

In un’indagine pubblicata dal Corriere della Sera in merito al fenomeno dell’alcolismo tra adolescenti è intervenuta anche Chiara Liverani, 47 anni, medico rianimatore dell’ospedale di Sesto San Giovanni, che dopo una notte di volontariato davanti agli spazi East end di via Mecenate, periferia Est della città, si dice scioccata: «Mi sono imbattuta in adolescenti ammassati a terra – racconta al Corriere della Sera – . E non erano casi isolati. Li ho trovati in ogni angolo. Piuttosto che un’altra notte del genere preferisco una settimana non stop in ospedale. Certo, anche qui arrivano adolescenti messi male che rischiano il coma etilico. Un esempio? Una 14enne che si è ubriacata alle sei del pomeriggio durante una festa in casa dove si è scolata un’intera bottiglia di vodka». Infatti l’articolo del Corriere è intitolato “Le sbronze (sottovalutate) degli adolescenti”. Emergenza soprattutto tra i giovanissimi. Migliala di ragazzi soccorsi in strada nei weekend. Si beve di più e in meno tempo. Vino sostituito da prodotti ad altissima gradazione.

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Alcool cancerogeno, “scrivetelo sulle bottiglie”

Alcool cancerogeno, “scrivetelo sulle bottiglie”

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La scorsa settimana avevo messo da parte un’agenzia. Riportava la seguente notizia: una donna genovese si accorge a 50 anni di avere un cancro al seno. E siccome nella sua famiglia questo tipo tumore è assente, (infatti nella maggioranza delle donne colpite da carcinoma alla mammella non c’è familiarità) ha messo sotto accusa una sua cattiva abitudine: quella di aver bevuto troppi alcolici.

La donna si è rivolta all’ Assoutenti. E l’Associazione consumatori si è impegnata a chiedere alle istituzioni italiane ed europee di far scrivere sulle lattine di birra e sulle bottiglie di vini e liquori che l’alcool è cancerogeno, come avviene per i pacchetti di sigarette.

Sulle prime sono rimasta un po’ perplessa, abbiamo bisogno davvero di queste etichette-che-ci- fanno-da-balia, mi dicevo, lo sanno anche i muri che esagerare fa male…

Poi ho letto le dichiarazioni dell’ epatologo Gianni Testino – parole che mi hanno fatto riflettere – e ho deciso di divulgarvi la notizia.

Testino dirige il centro di alcologia dell’ospedale San Martino di Genova e ha ricordato che “per l’Organizzazione mondiale della sanità c’è un nesso di causa-effetto fra il consumo di bevande alcoliche e il cancro, in particolare il 4,5% dei tumori al seno nelle donne è correlato all’alcool”. Testino ha precisato che la sostanza dannosa è l’etanolo e che “la sua presenza ha portato l’Iarc, organismo dell’Organizzazione mondiale della sanità, a inserire le bevande alcoliche nello stesso gruppo in cui ritroviamo l’asbesto (amianto), l’arsenico, il benzene, il tabacco, le radiazioni. Si invitano le persone a un consumo responsabile di alcool ma nessuno si sognerebbe mai di invitare a consumare moderatamente amianto”.

Per capire quanto l’alcool sia pericoloso, rincara Testino “bisogna sapere che per contrarre una cirrosi epatica bisogna bere tanto ma per ammalarsi di tumore basta il cosiddetto consumo sociale (fissato nell’unità alcolica, pari a 1 bicchiere di vino per la donna e a 2 per l’uomo). In un bicchiere di vino ci sono 12 grammi di etanolo che il nostro corpo trasforma in acetaldeide, sostanza altamente cancerogena. L’acetaldeide si lega al nostro Dna modificandolo e aprendo la strada all’insorgere delle cellule neoplastiche”.

Nel 2010 l’Organizzazione mondiale della sanità ha parlato di nesso causale fra alcool e tumori per i seguenti organi: bocca, faringe, laringe, intestino, esofago e seno.

Oggi è uscita un’altra agenzia sulla stessa lunghezza d’onda. Riporta la preoccupazione di Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcool dell’Istituto Superiore di Sanità. Scafato cita il numero delle morti per tumori maligni attribuibili all’alcool: nel 2008 è stato di 6.356, il 4,4% del totale. Non solo. Del 36% dei tumori alla bocca, oltre uno su tre, è «colpa» dell’alcool, così come lo è il 36% dei tumori al fegato, il 43% dell’esofago e addirittura il 49% dei casi di tumore alla laringe.

“Sono dati allarmanti, se si pensa che in Italia ci sono più di 9 milioni di consumatori a rischio, e che di questi uno su cinque ha meno di 16 anni”.

E ancora, aggiunge Scafato: “Sono anni che abbiamo evidenze scientifiche che correlano l’alcool all’insorgenza del cancro eppure se ne parla poco o niente, soprattutto in Italia, per motivi culturali ma anche economici.

Il 4,5% di tutti i tumori alla mammella è dovuto agli alcolici, ma altri tumori, come quello alla laringe, sono percentualmente ancora più ricollegabili al bere. Nel complesso un caso di tumore su dieci è dovuto non al fumo, allo smog, all’ereditarietà o chissà a cos’altro, ma proprio all’alcool. Tanto che l’istituto americano Iarc ha fissato come limite un bicchiere al giorno per le donne e due per gli uomini: oltre questa soglia aumenta il rischio di cancro”.

A questo punto, si chiede Scafato, “perchè non fare come per i pacchetti di sigarette, e scrivere chiaramente sulle bottiglie che quello che si sta bevendo può causare il cancro?”.

Proposta-provocazione? Giudicate voi, in altri Paesi è già legge: “In Australia è stato approvato l’obbligo di avvertimento sulle bottiglie – spiega Scafato – e in Gran Bretagna per ora è prevista la possibilità di farlo”.

Il direttore dell’Osservatorio conclude: “Il Parlamento europeo ha approvato di recente la legge sull’etichettatura degli alimenti, per tracciarne la provenienza e garantirne la sicurezza, la lista comprende tutto tranne le bevande alcoliche. Questo la dice lunga. Si tocca un giro d’affari di 12 miliardi di euro. Se ci sarà una class action in Italia, dovrebbe essere proprio sull’alcol. Solo così forse cambierà qualcosa”.

E Assoutenti pensa già alle cause alle aziende produttrici di alcolici (ree di non informare sugli effetti cancerogeni e di non specificare gli ingredienti, in particolare la concentrazione di acetaldeide libera) “L’azione civile ci vedrebbe pionieri come lo furono gli Stati Uniti, patria delle class action contro le multinazionali del tabacco”.

 

Prevenire il tumore si può:ecco le regole anticancro

Prevenire il cancro si può, osservando poche e semplici regole vitali:
1)NON FUMARE: il fumo di sigaretta è ritenuto il fattore causale più importante del tumore polmonare, la 1° causa di morte nei Paesi industrializzati. Il rischio aumenta in relazione al numero di sigarette fumate (più sono, più sale il rischio), all’età di inizio dell’abitudine al fumo (più si è giovani, più rischi si corrono), all’assenza di filtro nelle sigarette ( i prodotti della combustione, come i catrami, contribuiscono in modo rilevante alla patologia).
2) ESEGUIRE REGOLARMENTE LO SCREENING, in modo da individuare il cancro a volte anche molto prima che si formino le cellule tumorali, aumentando le possibilità di cura e riducendo il rischio di morte. Riguardo al tumore del colon-retto, la colonscopia è un metodo sicuro ed efficace per esaminare il rivestimento interno del colon e del retto, utilizzando un lungo e flessibile strumento tubulare (endoscopio). Essa è raccomandata a tutti i soggetti dai 50 anni di età in su, come programma di screening dei tumori del colon-retto e andrebbe ripetuta, in caso di normalità dell’ultimo esame, ogni 5 anni. I pazienti con una storia familiare di cancro del colon o del retto, invece, dovrebbero eseguire la colonscopia a 40 anni. Riguardo al tumore al seno, la mammografia è attualmente l’esame più efficace per la sua diagnosi precoce. E’ raccomandata a tutte le donne tra i 50 e i 69 anni, ogni due anni. In molti casi essa permette di scoprire il tumore nelle fasi iniziali, quando è ancora asintomatico, con maggiori possibilità di trattamento e di guarigione. Per diagnosticare il tumore alla prostata, si procede con esplorazione digitorettale, con l’esame del sangue che determina il livello dell’antigene prostatico specifico (PSA), in genere confermato con la biopsia prostatica. I tumori della cervice uterina vengono diagnosticati con un Pap test che, se negativo, verrà ripetuto dopo 3 anni mentre, se sono riscontrate delle anomalie, il medico potrà prescrivere ulteriori esami , come la ricerca del Dna di HPV o la colposcopia. Una volta effettuata la diagnosi di cancro della cervice possono essere prescritti esami come tomografia computerizzata (TC), risonanza magnetica o tomografia a emissione di positroni (PET) per determinare con precisione l’estensione del tumore. Questi sono solo alcuni dei metodi di screening più utilizzati.
3) LEGAME ALCOL-CANCRO: Le bevande alcoliche rappresentano un fattore di rischio per il cancro alla bocca, alla faringe, alla laringe, all’esofago, al colon-retto, alla mammella e al pancreas; oltre che essere causa della cirrosi epatica, possibile anticamera del cancro al fegato. Senza bandire vino, birra, grappa dalla tavola, bisogna semplicemente entrare nell’ottica del rispetto delle regole alimentari, considerando fattori quali: l’età e il sesso per il differente metabolismo dei soggetti.
4) OSSERVARE LA PELLE: Se si trova sulla pelle una lesione che non ha l’aspetto di un neo, ma di un nodulo o di una piccola ulcera che non passa, rivolgersi comunque al medico o al dermatologo che deciderà se farla togliere e analizzare. Per prevenire gli altri tumori della pelle basta comunque seguire le stesse raccomandazioni che si ripetono per i melanomi, cioè non esporsi al sole nelle ore più calde, proteggersi con cappelli e filtri solari, controllarsi o farsi controllare periodicamente tutta la superficie cutanea.
5)MUOVERSI E ADOTTARE UNO STILE DI VITA ATTIVO: migliora la qualità della propria vita, diminuendo il rischio di alcuni tipi di tumore, soprattutto quelli al seno e al colon. Camminare, ballare, andare in bici e dedicarsi ai lavori domestici, spostarsi a piedi, preferire le scale all’ascensore… questi semplici gesti influiscono positivamente sulla nostra salute.
6) CURARE LA PROPRIA ALIMENTAZIONE: mangiare sano aiuta a prevenire e trattare numerose malattie croniche come obesità e sovrappeso, ipertensione arteriosa, le malattie dell’apparato cardiocircolatorio e quelle metaboliche, il diabete di tipo 2 e alcune forme di tumori. La dieta mediterranea protegge dallo sviluppo di tumori dello stomaco e del colon. Gli esperti raccomandano di basare la propria alimentazione prevalentemente sui cibi di provenienza vegetale, con un’ampia varietà di verdure non amidacee e frutta.

 

Esplora il significato del termine: LO STUDIO Un bicchiere di vino da adolescenti aumenta il rischio di cancro al seno Nel decennio che segue il menarca un eccesso di alcol può significare una propensione del 34 per cento maggiore ad ammalarsi di tumore

MILANO – L’ennesimo motivo per contenersi con gli alcolici arriva da una ricerca americana che riguarda le teenager e il loro stile di vita, talmente importante da poter condizionare nel futuro patologie gravi come il cancro al seno. Basta un bicchiere medio di vino al giorno (circa 15 grammi) infatti per aumentare di ben un terzo la possibilità di ammalarsi.

 

LO STUDIO – Uno studio guidato da Ying Liu dellaWashington University School of Medicine di St Louis e appena pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute ha dimostrato come le donne che in adolescenza hanno consumato un bicchiere al giorno correrebbero un rischio del 34 per cento maggiore di contrarre cancro al seno rispetto a chi invece non ha fatto abuso di alcol nei 10 anni seguenti l’arrivo del menarca. Mentre chi in giovinezza ha consumato un piccolo bicchiere quotidiano (circa 10 grammi) ha un rischio dell’11 per cento maggiore.

UN COLLEGAMENTO GIA’ NOTO – Il link tra alcol e neoplasia mammaria è in realtà noto da tempo, come fa notare anche Paul Pharaoh, professore di epidemiologia tumorale allaUniversity of Cambridge, e precedenti studi sostengono che le bevitrici (ovvero chi consuma circa due dosi giornaliere di alcolici) hanno in media un 24 per cento di chance in più di soffrire in futuro di questa patologia. Ora la ricerca americana non fa che rinforzare questo collegamento, evidenziando come in giovanissima età, come spesso succede, un comportamento sbagliato può nuocere ancora più alla salute.

91MILA STORIE DI DONNE – Gli studiosi hanno esaminato la storia di 91 mila donne tra i 15 e i 40 anni, riscontrando che l’alcol consumato precedentemente rispetto alla prima gravidanza ha un’incidenza molto più alta sulle possibilità di ammalarsi di cancro al seno. E stesse conclusioni sono state registrate per quanto riguarda le neoplasie benigne, studiate dagli scienziati attraverso un sottogruppo. Come fa notare Liu prima di avere un figlio il tessuto del seno è più vulnerabile e questo elemento potrebbe giocare un ruolo importante nell’eziologia della malattia.

UN PERIODO DELICATISSIMO – In particolare i ricercatori considerano cruciale il periodo che va dalla prima mestruazione alla prima gravidanza, il più delicato in assoluto, e se è vero che l’età in generale fa sì che alcuni comportamenti di vita abbiano un differente impatto, è ancor più vero che a questo riguardo esiste un periodo di particolare peso. Gli studiosi non a caso hanno diviso il campione femminile di riferimento in vari segmenti anagrafici, per poi esaminare per ogni fascia d’età i rischi dei bicchieri di troppo. Le classi di età distinte dai ricercatori americani sono state rispettivamente dai 15 ai 17, dai 18 ai 22, dai 23 ai 30 e dai 31 ai 40. Giova specificare che i fattori di rischio nel tumore al seno sono molti e riguardano chiaramente sia lo stile di vita che la storia famigliare, ma è chiaro che avere un comportamento corretto, soprattutto negli anni della giovinezza, può essere considerato un’ottima strategia di prevenzione.

Bondi “Tumori a Taranto colpa di fumo e tabacco” poi la retromarcia

Lo scorso 27 giugno sul tavolo del Presidente della Regione Nichi Vendola, su quello dell’Arpa Puglia, dell’Ares Puglia e dell’Asl di Taranto, era arrivata la relazione con la quale il commissario straordinario dell’Ilva, Enrico Bondi, già ex amministratore delegato dell’azienda (ergo, lampante caso di conflitto di interessi), aveva studiato i collegamenti tra inquinamento del siderurgico e i migliaia casi di tumore nella città di Taranto.

Secondo quanto riferito da Il Fatto Quotidiano e da La Gazzetta del Mezzogiorno, nella giornata di ieri, Bondi avrebbe escluso qualunque tipo di rapporto tra inquinamento e malattie affermando che “è erroneo e fuorviante attribuire gli eccessi di patologie croniche oggi a Taranto a esposizioni occupazionali e ambientali occorse negli ultimi due decenni”(Il Fatto quotidiano, 14/07). I decessi per tumore, nella città di Taranto, sempre secondo Bondi, sarebbero causati da altri fattori come il “Fumo di tabacco e alcol, nonché difficoltà nell’accesso a cure mediche e programmi di screening” poiché, continua l’ex commissario alla Revisione della Spesa del governo Monti, “è noto che a Taranto, città portuale, la disponibilità di sigarette era in passato più alta rispetto ad altre aree del Sud Italia dove per ragioni economiche il fumo di sigaretta era ridotto fino agli anni ’70″(Larepubblica.it, 14/07)

 

Le reazioni di medici, cittadini e associazioni tarantine, ça va sans dire, sono state furiose: “E i bambini morti di cancro? Anche loro fumavano?” chiede ironicamente l’ambientalista Alessandro Marescotti ed anche il ministro dell’ambiente Andrea Orlando ha convocato Enrico Bondi per saperne di più sulla questione.

 

Nella tarda mattinata di oggi, il commissario straordinario, ha però fatto marcia indietro rimangiandosi le dichiarazioni e sbugiardando la sua stessa relazione. “Non ho mai detto, né scritto che il tabacco fa più male delle emissioni dell’Ilva” ed ha affermato che “il piano di risanamento dell’azienda è già impegnativo e richiede un quadro di riferimento certo e, possibilmente, un clima di lavoro e di collaborazione fra tutti i livelli istituzionali, indispensabile per fare dell’Ilva di Taranto uno degli stabilimenti più rispettosi dell’ambiente d’Europa”.

Speriamo che Orlando risolva al più presto la questione, almeno nel rispetto dei cittadini tarantini che stanno vedendo ricostruire l’azienda da alcuni di coloro che avevano aiutato a distruggerla.

Giacomo Salvini

http://www.termometropolitico.it

Alcool cancerogeno, “scrivetelo sulle bottiglie”

La scorsa settimana avevo messo da parte un’agenzia. Riportava la seguente notizia: una donna genovese si accorge a 50 anni di avere un cancro al seno. E siccome nella sua famiglia questo tipo tumore è assente, (infatti nella maggioranza delle donne colpite da carcinoma alla mammella non c’è familiarità) ha messo sotto accusa una sua cattiva abitudine: quella di aver bevuto troppi alcolici.

La donna si è rivolta all’ Assoutenti. E l’Associazione consumatori si è impegnata a chiedere alle istituzioni italiane ed europee di far scrivere sulle lattine di birra e  sulle bottiglie di vini e liquori che l’alcool è cancerogeno, come avviene per i pacchetti di sigarette.

Sulle prime sono rimasta un po’ perplessa, abbiamo bisogno davvero di queste etichette-che-ci- fanno-da-balia, mi dicevo, lo sanno anche i muri che esagerare fa male…

Poi ho letto le dichiarazioni dell’ epatologo Gianni Testino – parole che mi hanno fatto riflettere – e ho deciso di divulgarvi la notizia.

Testino dirige il centro di alcologia dell’ospedale San Martino di Genova e ha ricordato che “per l’Organizzazione mondiale della sanità c’è un nesso di causa-effetto fra il consumo di bevande alcoliche e il cancro, in particolare il 4,5% dei tumori al seno nelle donne è correlato all’alcool”. Testino ha precisato che la sostanza dannosa è l’etanolo e che “la sua presenza ha portato l’Iarc, organismo dell’Organizzazione mondiale della sanità, a inserire le bevande alcoliche nello stesso gruppo in cui ritroviamo l’asbesto (amianto), l’arsenico, il benzene, il tabacco, le radiazioni. Si invitano le persone a un consumo responsabile di alcool ma nessuno si sognerebbe mai di invitare a consumare moderatamente amianto”.

Per capire quanto l’alcool sia pericoloso, rincara Testino “bisogna sapere che per contrarre una cirrosi epatica bisogna bere tanto ma per ammalarsi di tumore basta il cosiddetto consumo sociale (fissato nell’unità alcolica, pari a 1 bicchiere di vino per la donna e a 2 per l’uomo). In un bicchiere di vino ci sono 12 grammi di etanolo che il nostro corpo trasforma in acetaldeide, sostanza altamente cancerogena. L’acetaldeide si lega al nostro Dna modificandolo e aprendo la strada all’insorgere delle cellule neoplastiche”.

Nel 2010 l’Organizzazione mondiale della sanità ha parlato di nesso causale fra alcool e tumori per i seguenti organi: bocca, faringe, laringe, intestino, esofago e seno.

Oggi è uscita un’altra agenzia sulla stessa lunghezza d’onda. Riporta la preoccupazione di Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcool dell’Istituto Superiore di Sanità. Scafato cita il numero delle morti per tumori maligni attribuibili all’alcool: nel 2008 è stato di 6.356, il 4,4% del totale. Non solo. Del 36% dei tumori alla bocca, oltre uno su tre, è «colpa» dell’alcool, così come lo è il 36% dei tumori al fegato, il 43% dell’esofago e addirittura il 49% dei casi di tumore alla laringe.

“Sono dati allarmanti, se si pensa che in Italia ci sono più di 9 milioni di consumatori a rischio, e che di questi uno su cinque ha meno di 16 anni”.

E ancora, aggiunge Scafato: “Sono anni che abbiamo evidenze scientifiche che correlano l’alcool all’insorgenza del cancro eppure se ne parla poco o niente, soprattutto in Italia, per motivi culturali ma anche economici.

Il 4,5% di tutti i tumori alla mammella è dovuto agli alcolici, ma altri tumori, come quello alla laringe, sono percentualmente ancora più ricollegabili al bere. Nel complesso un caso di tumore su dieci è dovuto non al fumo, allo smog, all’ereditarietà o chissà a cos’altro, ma proprio all’alcool. Tanto che l’istituto americano Iarc ha fissato come limite un bicchiere al giorno per le donne e due per gli uomini: oltre questa soglia aumenta il rischio di cancro”.

A questo punto, si chiede Scafato, “perchè non fare come per i pacchetti di sigarette, e scrivere chiaramente sulle bottiglie che quello che si sta bevendo può causare il cancro?”.

Proposta-provocazione? Giudicate voi, in altri Paesi è già legge: “In Australia è stato approvato l’obbligo di avvertimento sulle bottiglie – spiega Scafato – e in Gran Bretagna per ora è prevista la possibilità di farlo”.

Il direttore dell’Osservatorio conclude: “Il Parlamento europeo ha approvato di recente la legge sull’etichettatura degli alimenti, per tracciarne la provenienza e garantirne la sicurezza, la lista comprende tutto tranne le bevande alcoliche. Questo la dice lunga. Si tocca un giro d’affari di 12 miliardi di euro. Se ci sarà una class action in Italia, dovrebbe essere proprio sull’alcol. Solo così forse cambierà qualcosa”.

E Assoutenti pensa già alle cause alle aziende produttrici di alcolici (ree di non informare sugli effetti cancerogeni e di non specificare gli ingredienti, in particolare la concentrazione di acetaldeide libera) “L’azione civile ci vedrebbe pionieri come lo furono gli Stati Uniti, patria delle class action contro le multinazionali del tabacco”.

http://blog.ilgiornale.it/locati/2011/07/19/lalcool-e-cancerogeno-si-alle-scritte-sulle-bottiglie/

Prevenzione tumori: le 12 regole degli oncologi

prevenzione tumori regole oncologi

 

La prevenzione dei tumori svolge un ruolo importante nell’ambito della lotta alle neoplasie. Glioncologi raccomandano di seguire alcune regole molto importanti, dirette proprio alla riduzione del rischio di incorrere in una grave patologia. In realtà non è possibile dire con certezza a quanto ammonta la diminuzione del pericolo, perché l’incidenza dei vari tumori è diversa. Tuttavia, secondo gli esperti del Policlinico “Gemelli”, contare su criteri ben precisi è fondamentale, per avere una riduzione pari al 30% circa.

1. Non fumare

Non fumare è molto importante, perché il fumo, anche quello passivo, può essere considerato a tutti gli effetti la prima causa di cancro al polmone. Il tutto va ricollegato alle sostanze che vengono inalate in seguito alla combustione, le quali si rivelano dannose per l’organismo.

2. Evitare l’obesità

L’obesità e il sovrappeso rappresentano un fattore di rischio per l’insorgenza di tumori che riguardano il pancreas o l’apparato gastrointestinale. Gli specialisti fanno notare che circa il 40% delle neoplasie può essere ricondotto a delle scelte alimentari che non si configurano come corrette.

3. Esercizio fisico

Fare esercizio fisico è indispensabile, non soltanto per il benessere corporeo, ma anche per quello mentale e per l’equilibrio psicofisico in generale. Non dimentichiamo che l’attività fisica, se svolta con regolarità, riesce a contrastare i chili di troppo e tutte le malattie ad essi collegate.

4. Consumo di frutta e verdura

Portare avanti un’alimentazione corretta significa innanzi tutto non trascurare il consumo di frutta e verdura, che contengono tutti i sali minerali e le vitamine di cui il nostro organismo ha bisogno per badare al proprio benessere. Allo stesso tempo si devono evitare, per quanto è possibile, i grassi di origine animale.

5. Attenzione all’alcool

L’alcool deve essere bevuto con moderazione. Non si dovrebbe esagerare, ma limitarsi a due bicchieri al giorno per gli uomini e uno per le donne, preferibilmente durante i pasti. In questo modo si evita il rischio di tumore alla faringe, alla laringe, al cavo orale e al fegato.

6. Esposizione ai raggi del sole

L’esposizione ai raggi del sole deve essere moderata. Devono prestare particolare attenzione soprattutto coloro che hanno una pelle chiara, proteggendosi con le creme adatte ed evitando la fascia oraria più calda. Ricordiamoci che i raggi ultravioletti costituiscono un fattore di rischio per lo sviluppo del melanoma.

7. Esposizione alle sostanze ambientali

Spesso nell’ambiente possiamo trovare delle sostanze cancerogene, che vengono disperse senza prestare particolare attenzione alla salute pubblica. L’esposizione a queste sostanze, come le diossine, i pesticidi o l’amianto, deve essere assolutamente limitata.

8. Segnali del corpo

Spesso il corpo ci manda dei segnali, ai quali bisogna prestare attenzione, perché sono degli indizi che indicano delle trasformazioni che inducono ai tumori. Potrebbe essere il caso di un neo che cambia forma, di sanguinamenti e di altri sintomi come tosse, acidità e perdita di peso.

9. Pap-test

Sottoporsi ad uno screening preciso attraverso il pap-test, almeno ogni tre anni, è fondamentale per le donne che vogliono proteggersi dai tumori del collo dell’utero. Soltanto in questo modo si può, infatti, puntare sulla diagnosi precoce come adeguato strumento di prevenzione.

10. Autopalpazione

L’autopalpazione è molto importante per poter avvalersi della diagnosi precoce anche per quanto riguarda il tumore al seno. La maggior parte delle neoplasie di questo tipo viene scoperta proprio attraverso l’autopalpazione, aggiungendo comunque la mammografia.

11. Test per il tumore del colon retto

Il tumore del colon retto viene considerato fra i più pericolosi. Anche in questo caso l’individuazione precoce del problema può rappresentare un punto a vantaggio del paziente. Si devono effettuare il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci e la colonscopia.

12. Epatite

Per evitare l’epatite, ma anche la cirrosi epatica e il carcinoma al fegato, sarebbe auspicabile prevenire l’infezione da alcuni virus come l’Hbv e l’Hcv, responsabili rispettivamente dell’epatite Be della C. In particolare contro la prima forma di epatite il vaccino è obbligatorio per tutti i neonati e per i bambini che non abbiano ancora compiuto 12 anni.

http://www.tantasalute.it/

IL PUNTO TUMORI DA ALCOL: LE SOCIETÀ PRODUTTRICI CHIAMATE A RISPONDERE IN TRIBUNALE

Al via a giugno a Genova tre cause per tumori a seno, laringe e fegato, per proseguire la battaglia per etichette informative sui prodotti alcolici. Testino (Sia): “Portiamo in tribunale la questione accantonata dalla Commissione Ue a causa delle lobby”

alcolici

GENOVA – “Il rapporto causale tra alcol e cancro è certo e i tre casi di tumori che stiamo per portare in tribunale lo provano”. Il professore Gianni Testino, vice presidente nazionale della Società italiana di alcologia (Sia), Coordinatore del Centro Oncologico della Regione Liguria e Direttore dell’Unità operativa Alcologia dell’Istituto Scientifico per la Ricerca sul Cancro dell’Ospedale San Martino di Genova, insieme all’Associazione nazionale utenti di servizi pubblici (Assoutenti) e allo studio di avvocati “Conte e Giacomini” di Genova, sta portando in tribunale la sua battaglia per l’inserimento sulle etichette delle bevande alcoliche, sia della dicitura “favorisce il cancro”, sia dell’indicazione delle sostanze contenute nella bevanda.

I tre casi di tumore che saranno portati in tribunale a giugno (“abbiamo già tradotto le evidenze scientifiche in documenti giuridici, dobbiamo solo completare la raccolta dei testimoni”) proseguono la battaglia di Testino iniziata con una petizione al Parlamento Europeo sull’inserimento per legge dell’obbligo di etichettatura dettagliata per i prodotti alcolici, così come per gli altri prodotti alimentari. “Nonostante la petizione sia stata ritenuta ricevibile dal Parlamento Europeo, la richiesta è stata di fatto accantonata quando la questione è passata alla Commissione con l’incarico di effettuare un’indagine specifica sul problema, afferma Testino, di fatto le lobby dell’alcol, con le loro immense risorse economiche hanno avuto la meglio”.

“Eppure i dati dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) parlano chiaro – afferma Testino – : sono attribuibili all’alcol circa 40 per cento tumori del fegato, 18 per cento di quelli alla mammella, 20 per cento dell’intestino”. “Inoltre, in alcune regioni italiane circa il 60 per cento tumori vie aereo-digestive superiori è da alcol”. “Secondo l’Ocse invece – sottolinea Testino -, ogni anno in Italia ci sono 310 nuovi casi di cancro ogni 100.000 abitanti con una media superiore agli altri paesi dell’Ue e di questi 35 per cento sono da alcol, e 2 per cento da amianto”.

Testino, insieme ad Assoutenti aveva portato in tribunale, per la prima volta in Italia, un caso di tumore nel 2011, “nonostante la causa stesse andando bene abbiamo però dovuto interromperla per motivi legati a ragioni di salute della donna – afferma il vice presidente della Società Italiana di Algologia -, con questi nuovi casi intendiamo concludere il processo”. La richiesta che Testino rivolge ai produttori di bevande alcoliche ma soprattutto al Ministero della Salute è che sulle confezioni di vino, birra e superalcolici sia indicato che l’etanolo (contenuto in tutti i prodotti alcolici) è causa di cancro e siano segnalate le sostanze conteute, così come richiesto per altri alimenti. In particolare si fa riferimento a Arsenico, Benzene, Acrilamide, Nitroderivati, Formaldeide, Crilamide, Etilcarbamato (tutte sostanze del gruppo 1, ovvero con massima potenza cancerogena sull’umano, dell’Oms), che possono essere contenute o meno nelle bevande alcoliche. Testino sottolinea come queste informazioni sono fondamentali nella scelta consapevole del prodotto da parte del consumatore.