Ferie Sezione AILar Sesto San Giovanni

La Sezione Ailar di Sesto San Giovanni rimarrà chiusa fino a tutto agosto.
Riapriremo il 2 settembre
SEZIONE FRANCO FUGAZZA
Via Rovani,217 – 20099 Sesto San Giovanni (MI)
tel. 338/4541683 – mail :
Presidente:VADORI Luigi
Rieducatore:CAPELLI Silvestro
                    LANZO Giovanni
orario centro:martedì-giovedì ore 14,00/16,00

Malato d’amianto, carattere di ferro

>
Malato d’amianto, carattere di ferro: “Sono un sopravvissuto alla fabbrica”
Commenti

image
Silvestro Capelli ha 70 anni ed è uno dei pochi lavoratori a cui è stata riconosciuta l’esposizione all’amianto. Sabato pomeriggio c’era anche lui alla sede di via Magenta del “Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio”
di Laura Lana
Silvestro Capelli, operato nel ’96 per un tumore alla laringe: ha recuperato la voce grazie a una grande forza di volontà (Spf)

Sesto San Giovanni, 28 aprile 2014 – Un lavoro che debilita, che può anche uccidere e di cui ci si ammala. E giornate come queste, in cui si ricordano i compagni scomparsi, che diventano le più lunghe. Silvestro Capelli ha 70 anni, «71 tra 20 giorni, per la precisione», ed è uno dei pochi lavoratori a cui è stata riconosciuta l’esposizione all’amianto. Sabato pomeriggio c’era anche lui alla sede di via Magenta del «Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio», dopo il tradizionale corteo fino alla lapide di via Carducci dedicata ai caduti in fabbrica.

«Mi si chiude la gola. È troppo difficile ricordare. Quanti amici persi. Io sono uno dei sopravvissuti», racconta seduto vicino al suo cane, Barry White, in omaggio alla sua passaione per il jazz. Nostalgia e mito negli anni si sono sedimentati nel raccontare l’ex Stalingrado d’Italia. Eppure per loro, per gli ex bredini, la fabbrica è stata altro. «Un luogo di fatica e dolore, un ambiente malsano, un posto anche di morte e di malattia. La fabbrica per noi rappresenta tutto questo». Per Silvestro la fabbrica è anche quel buco che ha in gola e quello sforzo non immaginabile che deve fare per pronunciare ogni parola, anche se la sua voce corre spedita. In Breda c’è stato 17 anni. Ha lavorato «in un ambiente pieno di amianto» e nel 1992 si è ammalato. Quattro anni dopo è stato operato di tumore alla laringe e dopo due mesi di riabilitazione è tornato a parlare. «C’è voluta una grandissima forza di volontà per ottenere questi risultati. Non è stato per niente facile. Da 16 anni, gratuitamente, aiuta i pazienti che hanno subìto interventi simili. Dei miei allievi non c’è nessuno che non sia tornato a parlare. Ne sono molto orgoglioso».

Silvestro è arrivato a Sesto dal Mantovano nel 1952, dopo che suo padre aveva già iniziato a lavorare in città. «Era il 24 maggio, un sabato. Ho visto questa miriade di tute blu, che sembravano tante formichine che lavoravano. Sesto mi è apparsa come una città medievale, solo che le mura erano quelle degli stabilimenti e non di un forte. Eravamo divisi da Monza dalla Falck, da Milano dalla Pirelli e in mezzo c’erano tutte le altre fabbriche: la Osva, la Campari, la Garelli, la Breda». Vita di fabbrica, dove ci ammalava. «Franco Camporeale è stata la prima vittima, ormai vent’anni fa. Era il mio compagno di turno, saldavamo le aste. Aveva 45 anni quando è morto. Sotto questi capannoni immensi, i reparti erano divisi da strisce gialle pitturate a terra. Tutti abbiamo mangiato l’amianto, ma solo ad alcuni è stata confermata l’esposizione». Silvestro è tra questi. «Però per lo Stato sono un invalido civile, così costo meno. Continuerò a lottare perché mi venga riconosciuta l’invalidità da lavoro».

laura.lana@ilgiorno.net

Progetto Interno Voce

Progetto Interno Voce

Prova
di Laboratorio
12 Ottobre 2013

 

Premessa

Il progetto “Interno Voce” nasce presso il servizio di riabilitazione logopedica dell’ospedale Sandro Pertini di Roma da una proposta avanzata da alcuni pazienti oncologici  con esiti di laringectomia totale e parziale. Per la specificità dell’intervento la loro voce attuale risulta molto diversa dalla precedente e in alcuni di loro è nato il desiderio di sperimentare  le possibilità artistiche di questa nuova vocalità.
Il  presente progetto  si caratterizza come  un’esperienza di “teatro sociale”  in cui  i racconti e le riflessioni  delle persone coinvolte nel   percorso di cura vengono condivise e si intrecciano a formare un tessuto sonoro che diventa testo teatrale, sperimentato poi attivamente con il corpo e la voce,  in  un laboratorio aperto a pazienti, familiari ed operatori sanitari, condotto  per la parte artistica da un gruppo di esperti (regista/attori) e coadiuvato, per gli obiettivi riabilitativi interni all’esperienza teatrale, dai  logopedisti,   attuabile con la collaborazione di alcune associazioni, di settore e territoriali.
Descrizione breve del progetto:
L’attività teatrale vissuta all’interno di un gruppo  nell’esperienza laboratoriale rappresenta un’occasione preziosa  per relazionarsi, sperimentare i propri limiti e le proprie possibilità. In questo caso dove il testo  teatrale nasce dal racconto degli attori coinvolti il laboratorio rappresenta anche  uno spazio “aperto”dove poter esprimere le emozioni legate al proprio percorso di vita e all’incontro con la malattia oncologica. Nel gruppo, costituito da persone diversamente coinvolte nello stesso evento (pazienti, familiari, operatori sanitari),  emergono diversi punti di vista, diverse prospettive  che qui  possono in-teragire per arrivare ad esprimere un contenuto narrativo condiviso  in cui  l’emozione dell’uno possa risuonare in quella dell’altro, aggiungendo significato all’esperienza vissuta e alle relazioni sperimentate durante i vari momenti della malattia: la diagnosi, il ricovero, l’intervento, la riabilitazione, il reinserimento sociale.
L’attività teatrale è  sempre rappresentabile come un processo educativo perché implica un lavoro del soggetto su se stesso che può condurre  alla scoperta della propria, originale, individualità  ma in questo progetto  costituisce anche uno spazio terapeutico e riabilitativo specifico per la conoscenza e lo sviluppo di abilità espressive e comunicative che hanno un’elevata rilevanza in un gruppo in cui è presente una disabilità vocale conseguente agli interventi di laringectomia subiti.

Durata del progetto:
Da marzo 2013 ad aprile 2014:un anno di tempo per ideare e pianificare l’esperienza, avviare gli incontri tra pazienti, operatori ,familiari e il team di conduzione,  il regista teatrale Antonello  Belli e l’attrice/cantante Laura Pierantoni, raccogliere le testimonianze autobiografiche dei partecipanti agli incontri con cui poi comporre il testo da teatralizzare, dare inizio agli incontri laboratoriali, fino alla realizzazione effettiva   di uno spettacolo replicabile in  luoghi adatti con materiale tecnico di supporto.
Luoghi  di realizzazione  del progetto:
Nella prima fase d’ideazione e pianificazione, gli incontri tra i conduttori, i pazienti e gli operatori sanitari interessati si sono svolti presso l’ambulatorio di Logopedia dell’ospedale Pertini di Roma, dove ha sede anche  una delle associazioni di partneriato del progetto , l’AILAR (Associazione Italiana LARingectomizzati iscritta all’albo della FAVO Federazione Associazioni Volontariato Oncologico), all’interno della quale gravitano alcuni dei pazienti interessati alla realizzazione del  laboratorio teatrale; altra  Associazione coinvolta attivamente nel progetto è l’Associazione di Promozione Sociale OndArmonica di cui Laura Pierantoni è Presidente ed il regista Antonello Belli è socio
. Anche la raccolta del materiale autobiografico degli operatori sanitari coinvolti (logopedisti, fisioterapisti,infermieri, medici) e quello dei pazienti e dei loro familiari ha avuto come punto di connessione l’ambulatorio di Logopedia , nella figura della logopedista Gabriella Bachiorrini, per i rapporti che la legano al  gruppo di conduzione,  per la gestione dei momenti collettivi di riabilitazione con i pazienti  e per i contatti  con gli operatori sanitari della UOC ORL dell’ospedale Pertini, dott. Massimo Ducci e  dott.ssa Lorenza Ferrante.
Nella seconda fase di realizzazione degli incontri laboratoriali  sono state  individuate  sedi differenti dislocate sul territorio del V Municipio legate alle attività dell’altra associazione coinvolta, Spazio Tempo per la Solidarietà ( Spaziotemposolidale ) con incontri programmati una volta alla settimana per la durata di quattro mesi( presso la Biblioteca  Vaccheria Nardi, dove sono presenti spazi possibili per il laboratorio teatrale / presso l’aula magna dell’ospedale Pertini per la presentazione del progetto/presso la sede dell’AILAR  per  gli incontri programmatici con la FAVO).  L’Associazione OndArmonica,   terrà, per i partecipanti di Interno Voce, una attività laboratoriale finalizzata all’approfondimento delle “pratiche teatrali” emerse durante le prove, attività  incentrata sull’ascolto, sul ritmo, sul  Corpo Sonoro (Body Percussion) ed il movimento espressivo sulla scena. A condurre queste attività sarà Laura Pierantoni
Nella terza fase della rappresentazione vera e propria si pensa di distribuire le repliche dello spettacolo presso le varie strutture istituzionali coinvolte:  ospedale S. Pertini, Teatro Biblioteca Quarticciolo / Biblioteca Vaccheria Nardi /  altri spazi proposti dalle associazioni coinvolte nel partneriato.

Il Laboratorio  teatrale e la Rappresentazione

Destinatari del laboratorio
L’azione teatrale che ispira il progetto “Interno Voce” si configura come il risultato del lavoro svolto durante gli incontri laboratoriali  previsti da Ottobre 2013 a Gennaio 2014 previsto in circa 20 incontri di 3 ore ciascuno con cadenza settimanale. Tali incontri si svolgeranno tenendo conto della diversità e delle specificità dei partecipanti. Nel gruppo ci saranno:
le persone  che direttamente  hanno vissuto e vivono la pena e il travaglio dell’esperienza dolorosa derivata dalla malattia e dal percorso di cura, che portano sul  loro corpo  i segni indelebili derivanti dagli interventi e dalle terapie praticate, necessari  a contenere i rischi della malattia oncologica ma  fortemente  invalidanti,  soprattutto sul piano comunicativo con difficoltoso reinserimento nella società: (7)  pazienti con laringectomia parziale e totale
i loro familiari  che li hanno accompagnati in questa avventura di vita e che hanno condiviso tutti i problemi quotidiani legati alle varie fasi del percorso, dalla diagnosi al recupero della normalità (2)
i diversi operatori sanitari che hanno seguito i pazienti nel loro percorso di cura e hanno contribuito, ognuno nella sua specificità, al superamento della malattia e delle sue conseguenze,  vivendo con queste persone un’intensa esperienza umana di partecipazione nell’esercizio professionale  quotidiano del prendersi cura (2 logopedisti/1 infermiere/1 medico/altro)
eventuali  cittadini interessati al tema e aderenti alle associazioni coinvolte nella programmazione e nella realizzazione del progetto
“Interno Voce” non cercherà di rappresentare le  scene quotidiane di queste esperienze, non ci saranno personaggi teatrali in senso stretto, non  si avrà un ambientazione scenica legata alla realtà ordinaria ma  si propone di raccogliere  e restituire, in un testo teatralizzato e continuo, il flusso delle sensazioni, delle emozioni, dei frammenti di parole  e di gesti  tratti  dal racconto  dell’esperienza  quotidiana dei partecipanti   e astratti nel racconto teatrale,  arricchiti  da contributi sonori, musicali e visivi, in modo da immergere lo spettatore in una sorta di atemporalità e  acronicità che lo portano a riconoscere  e a riconoscersi  nelle situazioni evocate sulla scena.

Il metodo: dal testo alla rappresentazione

La stesura del testo prevede tre momenti:
la raccolta  del materiale autobiografico: tutti i partecipanti portano  la  testimonianza scritta di un  ricordo, di una  sensazione, di un aneddoto  tratto dalla loro esperienza  durante il percorso di cura   come paziente,  come familiare, come  operatore  sanitario
l’ ordinamento sequenziale del materiale presentato: i partecipanti al laboratorio, dopo un primo momento dedicato al rilassamento  con tecniche respiratorie, si siedono in circolo e leggono, uno alla volta, in un luogo deputato dello spazio,  il proprio testo ai presenti.
L’ordine delle letture risponderà ad una logica casuale dettata dalla circuitazione energetica del gruppo. Lo scopo della lettura casuale è in primo luogo la spersonalizzazione  e la perdita della scansione temporale dell’esperienza,  per giungere  alla percezione  del  gruppo come un organismo unico  composto da diverse parti che imparano ad integrarsi, a co-agire nel racconto di se stesso. In secondo luogo la valorizzazione alla pari delle diverse esperienze conduce  alla comprensione del valore specifico di ognuno  in una circolarità energetica in cui ogni persona  ha un ruolo decisivo nella realizzazione della performance teatrale.
adattamento del testo alla recitazione.  E’ fondamentale in questa fase l’individuazione dei tratti caratteriali del proprio racconto per arrivare alla definizione di un “personaggio”, da intendersi in senso lato, che sia in grado di rappresentare l’esperienza descritta. Dopo un’opportuno periodo di rilassamento ognuno si concentrerà sul proprio testo senza pensare a come interpretarlo ma soltanto lasciandosi trasportare dalla forza delle  parole che ha scelto e le leggerà  non necessariamente nell’ordine logico con cui le ha scritte ma nella forza rappresentativa   percepita in questa seconda lettura, individuando insieme al regista il tipo di sensazione provata e le parole che la descrivono  meglio.  Le parole così ri-scelte diventeranno la condensazione emozionale e significativa del testo che ne  risulterà  inevitabilmente contratto e meno discorsivo ma più teatralizzato. Al testo così strutturato si assocerà  il movimento o il gruppo di movimenti che il testo stesso ispira. Questa operazione va fatta per ogni partecipante e per ogni racconto previlegiando i pazienti oncologici a cui l’intero progetto è dedicato.

Alla fine di questi tre momenti si avrà il testo, l’interpretazione, il movimento corporeo e la gestualità,  tutti suggeriti dal racconto personale e  dalle immedesimazioni guidate e condivise.

Costruzione dell’azione teatrale
Gli attori occuperanno con il loro peso energetico la scena in modo equilibrato lasciando però vuoti due luoghi che saranno gli spazi deputati al racconto. In base all’ordine stabilito si alterneranno o concerteranno i loro interventi. Gli altri parteciperanno con movimenti su immaginari assi geometrici ispirati dal testo che al momento si sta rappresentando (tale partecipazione non ha il carattere della controscena ma lascia in gioco tutti gli attori presenti) e secondo  le indicazioni registiche. Nella fase finale della costruzione teatrale vanno previsti  7 incontri, se possibile quotidiani, della durata  di tre ore,  a ridosso della prima rappresentazione.

Interventi sonori e visivi
Ribaltando i concetti per i quali  le musiche, i canti e i  suoni nascono insieme agli attori mentre si crea lo spettacolo oppure vanno a creare una sottolineatura didascalica alla scena, abbiamo pensato che, una volta montato lo spettacolo,  i musicisti, i cantanti e il video-maker,  presenti solo  negli ultimi 5 incontri,  assistono alla presentazione  teatrale e scelgono l’inserimento del proprio intervento  in base alle loro sensazioni percettive immediate e alla loro storia personale  concordando il proprio contributo con  le altre presenze sonore , con il fonico e  con il regista.
L’intero lavoro sarà rappresentato nei luoghi e nelle sedi atte ad accoglierlo (teatri, associazioni, biblioteche, ecc) ma per la diversità degli spazi e per la specificità vocale dei partecipanti dovrà essere supportato da materiale e personale  tecnico.

Obiettivi
Valorizzare l’esperienza autobiografica vissuta nel percorso di cura dal paziente oncologico, dai suoi familiari e dal personale sanitario che interagisce con loro negli spazi istituzionali preposti
Utilizzare il racconto della propria esperienza di malattia e/o di cura come strumento terapeutico per se stessi e l’esperienza teatrale come strumento terapeutico per una vocalità disabile
Dare vita ad un laboratorio teatrale integrato (pazienti oncologici, familiari, operatori sanitari) in cui i soggetti si incontrino alla pari per imparare insieme a dar vita ad una attività  per tutti nuova
Connettere diverse associazioni nel progetto incrementando le potenzialità specifiche di ogni soggetto associativo e  condividendo le loro  reti di riferimento istituzionale
Inserire l’attività teatrale all’interno delle associazioni di partneriato con la possibilità di richiedere ed ottenere finanziamenti specifici per le attività programmate e messe in atto con un incremento di opportunità per le attività di visibilità dei soggetti associativi (formazione/convegni/rassegne teatrali)
Presentare il gruppo,  il laboratorio e lo spettacolo alle istituzioni di riferimento (ministero salute/regione/comune) rendendo  visibile l’esperienza del malato e dei suoi familiari e  quella del personale  sanitario  e  rappresentando l’esperienza della malattia e della cura da un punto di vista condiviso.

Risultati
Verifica degli obiettivi stabiliti nel progetto.

fonte

 

Aiuta AILAR

Chi aiuta AILAR aiuta le persone che hanno subito un intervento di laringectomia a tornare a

parlare, sorridere, vivere

ECCO UN MODO PER AIUTARE ailar

Associazione Italiana Laringectomizzati

  • All’atto della compilazione della dichiarazione annuale IRPEF, nella sezione relativa alla destinazione del CINQUE-PER-MILLE  è sufficiente apporre la propria firma sul riquadro in cui è scritto

“Sostegno al volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di promozione sociale, delle associazioni e delle fondazioni”

  • Inserire il codice fiscale dell’ Associazione Italiana Laringectomizzati 

80129830156

L’operazione è fattibile con tutti i modelli

730

UNICO PERSONE FISICHE

CUD

Attenzione!!!

Il 5 per 1000 non è alternativo all’ 8 per 1000  e quindi possono essere scelti entrambi.

 1feb13