Ospedali, le regioni affilano i bisturi: la spending review vuole tagli per 30mila posti letto

Entro il 31 dicembre le regioni devono mettere a punto il piano deciso dal Ministero: si passerà dai 4,2 letti ogni mille abitanti al rapporto di 3,7. Ampiamente sotto la media europea

spending review ospedali

 

Fonte: Dreamstime

LEGGI L’ARTICOLO 

spending review bisSpending review, non è finita. A settembre nuove misure: le anticipazioni. E intanto lo Stato vende palazzi per 1,5 miliardi

Allo studio nuove misure per abbattere la montagna del debito pubblico. Tra queste la vendita di immobili pubblici e la tassazione al 25% dei capitali in Svizzera

Negli ospedali italiani ci saranno 30mila posti letto in meno. Si sta delineando la portata dei tagli, effetto della spending review messa a punto dal Governo la scorsa estate. Entro il 31 dicembre le Regioni, loro malgrado, dovranno indicare dove e come effettueranno la riduzione. In pratica, si dovrà passare nel prossimo triennio 2013-2015 dalla media nazionale attuale che prevede 4,2 letti ogni mille abitanti (di cui 3,6 per mille dei letti per acuti e 0,6 per mille per le lungodegenze), al rapporto di 3,7.

Non bisogna dimenticare, inoltre, che i recenti tagli si sommano alle “diete” già inflitte al comparto Sanità dell’ultimo decennio: in tutto quasi 45 mila posti letto tagliati dal 2000 al 2009, partendo dal rapporto posti letto/abitanti pari al 5,1 ogni mille abitanti di 12 anni fa.

E qual è l’offerta ospedaliera presente nel nostro Paese in termini di posti letto, in rapporto al livello europeo? La riduzione è stata attuata anche negli altri Paesi dell’UE, ma non in misura così pesante come in Italia, che rimane costantemente sotto la media dell’Europa a 27.
Nel 2000 la media italiana per posti per acuti(escluse dunque le lungodegenze) era infatti pari a4,70 posti per 1000 abitanti, mentre la media UE era di 6,39. E, dieci anni, dopo nel 2009, si registrano le stesse proporzioni con l’Italia su una media di 3,6 letti per mille e l’Europa a quota 5,5 per mille.
Poco più della metà dei letti a disposizione inFrancia, che nel 2009 segnano una media di 6,60e meno della metà rispetto alla Germania, con8,22 posti letto per acuti ogni 1000 abitanti (dati Eurostat).

Alcune regioni, come Emilia RomagnaVeneto,Toscana Lombardia, si sono portate avanti e avendo già avviato una ristrutturazione della Sanità locale; mentre per altre si parte da zero. E sono quelle che già lamentano alti deficit di bilancio a dover fare i conti con gli interventi più drastici: i governatori di Lazio (-19,9%), Trentino (-20,9%) eMolise (-33,2%) dovranno affilare il bisturi.

In realtà, il documento redatto dal ministero della Salute parla soprattutto di “riconversione”, nell’intenzione di alleggerire le spese elevate dei posti letto, trasferendo ove possibile le prestazioni ai servizi territoriali.  Lo 0,7% dei posti disponibili serviranno per le terapie di lungodegenza e per i servizi di assistenza agli anziani.  
I tagli non vogliono essere indiscriminati, nel progetto di riduzione della spesa sanitaria si parla anche diabolire primariati-doppione, di tutelare le strutture con più esperienza, di occupare al meglio i letti di un reparto, arrivando almeno a un tasso di riempimento del 90%

Ma gli effetti dei tagli sulle piccole strutture, ancorché di primaria importanza per i cittadini, non saranno indolori. Le proteste non mancano. E’ il caso, ad esempio, dell’ospedale di Portoferraio, sull’Isola d’Elba, che in base alle misure della spending review dovrebbe chiudere i battenti. Il sindaco Roberto Peria non ci sta e annuncia le proprie dimissioni: la chiusura dell’ospedale lede “diritti costituzionalmente garantiti“. Le dimissioni diventeranno esecutive tra venti giorni. Il sindaco le revocherà solo se “vi saranno mutamenti sostanziali”.
Secondo il segretario nazionale dell’Anaao Assomed (Associazione medici dirigenti), Costantino Troise, il nuovo parametro di 3,7 per mille abitanti fissato per la determinazione dei posti letto, comprensivo non solo di quelli per acuti, ma anche di quelli nelle residenze socio sanitarie, “ci relegatra gli ultimi posti in Europa e suona una campana a morte per le liste di attesa e per il ruolo dei Pronto soccorso destinati a trasformarsi in reparti di ricovero inappropriati, insicuri e, non di rado, non dignitosi”. 

La Grecia non paga e la tedesca Merck sospende le consegne di farmaci antitumorali agli ospedali

La tedesca Merck Serono non fornisce più l’erbitux agli ospedali greci, a causa dei mancati pagamenti da parte dello Stato. Ne da’ notiziaReuters. Il farmaco è attualmente somministrato a persone colpite da diversi tipi di cancro e, nel solo 2010, ha portato nelle casse dell’azienda tedesca una cifra superiore agli 1,3 miliardi di euro ai quali vanno ad aggiungersi i quasi 900milioni fatturati nel 2011. D’ora in poi, fanno sapere dal quartier generale di Bonn, chi ne ha bisogno potrà comprarlo direttamente nelle farmacie, glissando sul fatto che la cura può arrivare a costare anche 4mila euro al mese.
La Merck non è la prima azienda farmaceutica ad adottare misure tanto drastiche. Un anno fa la stessa decisione è stata adottata dalla svizzera Roche e, nel 2010, è stata la danese Novo Nordisk a sospendere le forniture, questa volta di insulina, dopo una diatriba sui prezzi di vendita, conclusasi con l’invio di prodotti di costo (e qualità) inferiore.
 
Si tratta quindi dell’effetto visibile di un male i cui sintomi si protraggono da tempo: durante tutto il 2010 e i primi sei mesi del 2011 la Repubblica Ellenica ha pagato solo un terzo dei 2miliardi di euro di medicinali acquistati per i propri ospedali e, all’inizio del 2012, ha saldato parte del debito residuo con titoli di Stato. Ironia della sorte: la sanità greca è messa in ginocchio proprio da un’azienda che batte bandiera della nazione che ne sta guidando il risanamento.
Tali estreme decisioni non costituiscono più neppure un precedente, giacché sembrano essere “armi di ricatto” usate con discreta disinvoltura dalle farmaceutiche. Nonostante ciò la Merck comunica che non ci sono altri Paesi oltre alla Grecia da inserire nell’elenco dei cattivi pagatori.



fonte:.ilsole24ore.com

Ospedali, tagliato un reparto su 10 L’assessore Bresciani : «via gli sprechi»italia,sanità

Nuovo giro di vite. «Basta primari per soli 30 posti letto» 
Alfieri (Pd) «Scelta preoccupante, in vista nuovi ticket»

(Fotogramma)(Fotogramma)

MILANO – In tempi di crisi la Lombardia non può più permettersi di avere un primario per soli 30 letti. Gli incarichi dirigenziali si sono moltiplicati negli anni, spesso per non far litigare sulle nomine l’università e gli ospedali. Così adesso il Pirellone dice basta: e nelle linee guida per il 2012 impone il taglio del 10 per cento delle unità ospedaliere. Si tratterà, in pratica, di ridurre il numero dei reparti, con accorpamenti che fanno presagire anche la perdita di posti letto per i malati.
Soprattutto nei poli universitari, i posti al vertice che possono superare i 100 mila euro l’anno si sono spesso sdoppiati, con la nomina di un primario ospedaliero e di uno universitario.

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_novembre_22/ospedali-tagli-regione-reparti-1902257530510.shtml