DIETRO AI MURI FATISCENTI, TOPI E SPORCIZIA: VIAGGIO NELLA CORTE DEL DEGRADO

Dietro ai muri fatiscenti, topi e sporcizia: viaggio nella corte del degrado
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SESTO SAN GIOVANNI –  ”Aprite, polizia!” il comando imperativo spacca l’ultimo sonno della notte, lascia andare i sogni. La porta si apre mostrando che cosa si nasconde dietro a quei muri scrostati e fatiscenti, percorsi da crepe e topi vaganti.
Siamo nella casa a corte tra via Marconi e via Bergomi: qui qualche mese fa è stato sgominato nelle cantine un vero e proprio “fortino” della droga, ma le proteste dei residenti del quartiere non sono finite: al problema dell’illegalità, si aggiunge da tempo quello delle difficili condizioni di chi vive qui, immerso nel degrado, ambientale e umano.
Ora il labirinto sotterraneo, rifugio di criminali e tossici, è stato murato; rimangono le vite zoppicanti degli abitanti in affitto tra queste pareti, vite precarie in tutto: nel sostentamento come nell’igiene.
Negli appartamenti minimi e sovraffollati, il degrado è pungente: cumuli di vestiti, cibo sparpagliato e odori nauseabondi, persino piccioni dentro una cucina, tenuti forse per essere allevati. Immagini che ricordano i film sugli immigrati in America nei primi decenni del Novecento.
Ieri mattina, in un blitz coordinato tra Polizia Locale e Polizia di Stato, sono stati eseguiti controlli minuziosi, appartamento su appartamento. Ogni locatario è stato identificato  e registrato; quattro persone, risultate immigrati irregolari, sono state portate in commissariato. I tecnici del Comune hanno fotografato dentro e fuori dalle abitazioni per censire tutti gli elementi critici in quanto a sicurezza edilizia, salubrità e igiene.
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Il direttore del settore Urbanistica ha emesso poiun’ordinanza che obbliga la proprietà dello stabile, che è un privato, ad eseguire entro un mese lavori di manutenzione, pulizia e risanamento,derattizzazione e sistemazione della pattumiera. In più sarà chiesto ai proprietari di eseguire interventi ciclici per garantire la sicurezza e l’idoneità abitativa di tutto lo stabile.
Al provvedimento del Comune si aggiungono una relazione dell’Asl che il mese scorso ha sottolineato l’urgenza di un risanamento e le centinaia di firme raccolte dai residenti della zona. Ancora solo pochi giorni fa, pare ci fosse un movimento sospetto di prostituzione al piano terra, con gente esterna che accedeva direttamente alzando la saracinesca del vecchio circolo, per scomparire, nella notte, dietro a quei muri spessi e logori.
controlli polizia e vigili
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controlli polizia e vigili
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Gli negano l’accompagnamento, lui denuncia medico e Asl

Ferroviere in pensione, 58 anni, ha subito due interventi chirurgici per un tumore, con l’asportazione di laringe e corde vocali
RENATO BALDUCCI
DOMODOSSOLA
«E’ un’ingiustizia. Sono invalido al cento per cento e nonostante le mie condizioni non mi è stato riconosciuto il sussidio di accompagnamento». Franco Viscomi, 58 anni, ferroviere in pensione, che ha subito due interventi chirurgici per un tumore alla gola, ha deciso di denunciare Carola Vanoli, uno dei medici che lo hanno visitato durante la pratica istruita per chiedere all’Inps l’assegno di accompagnamento.

Viscomi è un laringectomizzato dopo l’asportazione della laringe con le corde vocali. La scoperta del tumore nel 2008, due interventi chirurgici, una trentina di radioterapie: oggi, dopo essere stato costretto ad andare in pensione, riesce a parlare solo grazie a una valvola che ha in gola. «Sono a rischio tutti i giorni poiché la fistola, e questo è stato certificato dai medici, è più larga del dovuto – spiega -. Posso beccarmi una polmonite in ogni momento; devo stare attento a lavarmi perché l’acqua potrebbe finire nei polmoni; per bere devo piegare la testa in avanti. Una vita difficile: ho bisogno dell’aiuto di una persona. Non riesco a farmi assistere sempre dagli amici. Quando ho chiesto l’assegno di accompagnamento mi è stato negato».

L’ex ferroviere ha anche sporto querela per falso contro Vanoli, della medicina legale dell’Asl, che faceva parte della commissione e successivamente è stata nominata consulente del giudice del lavoro che ha esaminato la pratica. «Non mi ha visitato; neppure il mio medico legale di fiducia si è premurato di entrare con me durante le visite; la sua presenza sarebbe stata importante per ribattere alla tesi della dottoressa» dice Viscomi.
La dottoressa Vanoli dice che valuterà le dichiarazioni di Viscomi e poi deciderà se tutelarsi legalmente contro chi cerca di diffamarla. «Sulla vicenda medica non parlo per ovvi motivi di riservatezza professionale – dice -. Posso confermare che durante la prima visita medica facevo solo parte di una commissione, ma non ero la sola dottoressa coinvolta. Nella seconda era presente anche il suo medico di fiducia, che ha poi ricevuto la mia relazione sulla quale ha concordato. Sulla visita medica confermo che io mi sono basata sulla documentazione che era particolarmente dettagliata».

Sanità: ecco i pagellini ma nessun premio agli ospedali milanesi

 

Il punteggio più alto va al Maggiore di Crema. Tra le prestazioni peggiori quelle del San Paolo

 

Sorpresa, tra gli ospedali più efficienti della Lombardia non c’è nessun big milanese. La Regione Lombardia ha diffuso i pagellini dei direttori generali, ovvero le valutazioni relative al 2012 con le quali vengono certificate le prestazioni di chi ha guidato Aziende ospedaliere, Asl della Lombardia e l’Azienda regionale di emergenza-urgenza (Areu).

Operazione in ospedale

I punteggi (con un massimo fissato a 100) sono in particolare assegnati in base al raggiungimento di obiettivi che riguardano l’efficacia e la qualità dei servizi e la corretta gestione amministrativa. Nell’attribuire le valutazioni è stato coinvolto l’Organismo indipendente di valutazione, ossia un giurì di esperti esterni alla Regione.
«Come ogni anno – commenta il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni – esprimiamo una valutazione sul grado di raggiungimento degli obiettivi assegnati ai manager della sanità attraverso i provvedimenti assunti dalla giunta.
Il coinvolgimento, per il secondo anno, di un ente terzo, composto da esperti indipendenti, in maniera non formale ma sostanziale, conferma la scelta della meritocrazia e della massima trasparenza come criterio e metodo».
Per quanto riguarda le Asl, il punteggio più alto (96,65) va a Mara Mazzi di Bergamo, seguita da Carmelo Scarcella di Brescia (96,08). All’estremo più basso della classifica, ma con un voto comunque molto alto, c’è Alessandro Mauri dell’Asl di Pavia (92,88).
Negli ospedali, invece, la valutazione più alta va a Luigi Ablondi dell’Ospedale Maggiore di Crema (95,30), seguito da Giuseppe Rossi dell’Azienda Ospedaliera della Provincia di Lodi (94,82). I voti più bassi toccano a Cesare Ercole dell’Ospedale di Treviglio-Caravaggio (89,31) e a Enzo Umberto Brusini (82,94) dell’ospedale San Paolo di Milano mentre il direttore dell’Areu Alberto Zoli registra un 91,48.

http://www.ilgiornale.it/news/milano/sanit-ecco-i-pagellini-nessun-premio-agli-ospedali-milanesi-890963.html

Il linfoma non è più un problema, la “giustizia” sì


Sette anni fa guarisce dal cancro, oggi i giudici decidono che deve restituire i soldi delle terapie: 41 mila 178 euro. Perchè  la sua malattia  ”non si poteva curare” come ha fatto lei e cioè con il metodo Di Bella.

Barbara Bartorelli, quarantenne bolognese, scopre undici anni fa di avere un linfoma di Hodgkin. Si affida alle cure tradizionali, affronta quattro cicli di chemioterapia ma, dopo pochi mesi, la malattia ritorna più aggressiva.

I medici le prospettano la soluzione del trapianto senza però garantirle la guarigione. La donna non vuole rischiare, non se la sente di “farsi ridurre a zero le difese immunitarie e di assumere grandi quantità di antibiotici”, decide di provare con il metodo Di Bella. Dopo pochi mesi migliora. E, piano piano, quei i benefici diventano stabili.

Per pagarsi la terapia, sui duemila euro al mese, chiede soldi ad amici e a parenti e c’è è anche chi, per racimolare la cifra, organizza per lei tornei di calcio.  Passano altri mesi e, d’accordo con gli avvocati, Lorenzo Tomassini e Luca Labanti,  Barbara fa causa alla Asl per ottenere il rimborso.

Due le pronunce a lei favorevoli, un decreto d’urgenza nel 2004 e una sentenza di merito nel 2006. I giudici constatano – grazie anche alle perizie di oncologici incaricati dai magistrati – che Barbara è guarita e che non ha un reddito tale da permetterle di pagarsi le cure. La Asl però impugna la decisione.  E sei anni dopo, ossia a fine agosto di quest’anno, arriva il verdetto della corte d’appello.

Barbara non avrebbe potuto fare quella cura,  perché, recita la sentenza ” una sperimentazione ministeriale stabilì che era inefficace”. Non solo. Poche righe più sotto si legge che ” la malattia di Barbara non era fra quelle oggetto di sperimentazione nel 1998″  ( infatti, non venne testato il suo linfoma, ma un altro, il non Hodgkin).

Non è finita. I tre magistrati, autori della sentenza d’appello, dichiarano che i loro colleghi non avrebbero dovuto affidarsi a esperti, a medici incaricati di esaminare le cartelle cliniche della paziente, visto che nel 1998 la sperimentazione ministeriale stabilì che la terapia Di Bella non era valida.

Testuale: ”All’autorità giudiziaria non compete di accertare, mediante l’ammissione di una consulenza tecnica di uffici, l’efficacia terapeutica del trattamento del prof Di Bella, in relazione alla patologia tumorale in coerenza con il principio dell’ordinamento secondo cui la legge ha attribuito ad appositi organi tecnici il potere di effettuare la sperimentazione…“.

L’avvocato Lorenzo Tomassini è stupefatto: “E’ assurdo, come si può stabilire per legge che è vietato indagare? Oserei dire: vietato guarire. Alla base del diritto civile c’è la possibilità di emettere provvedimenti d’urgenza per tutelare i casi limite. Lo stesso diritto civile prevede che si guardi all’obbiettività della situazione, la signora Bartorelli è guarita. Ha ottenuto un indubbio beneficio da quella terapia, invece non sappiamo quali risultati avrebbe avuto con un trapianto… com’è possibile che un giudice non si curi del fatto che un malato di tumore è guarito? Il diritto alla salute è sacro e inviolabile”.

E il diritto alla  libertà di cura? Barbara Bartorelli annuncia un prossimo ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo:  ”Perchè dobbiamo accettare che lo Stato sia tutore della nostra salute? Perchè la commissione del farmaco deve decidere come si deve curare un malato ? Se le terapie non funzionano, il nostro Stato  – lo stesso che si interroga sull’opportunità del testamento biologico – ci lascia morire. E che colpa avrei io? Di  non aver accettato di andare all’altro mondo a 32 anni? Chiedo la libertà di rivolgermi al medico che scelgo e che sia lui a decidere cosa è meglio per me, non un prontuario stabilito da una azienda farmaceutica!”

 fonte

APPROFONDIMENTI Sanità, non solo «tagli» Stop ai viaggi della speranza

Così Otorino di Barletta riesce ad arginare
l’emigrazione dei pazienti in altre regioni

 

Michele BarbaraMichele Barbara

È inutile negarlo, il piano di Riordino ospedaliero è stato guidato dalla necessità di far quadrare i bilanci. Se l’obiettivo non fosse stato il raggiungimento del risparmio indicato dal Piano di rientro dal deficit, in Puglia non sarebbe stato necessario imporre la chiusura e la riconversione di 18 ospedali (poi saliti a 21 con Nardò, Conversano e Gioia del Colle) e tagliare 2.200 posti letto. Ma il bilancio non è stata l’unica bussola seguita perché, spulciando tra le carte del Piano di riordino, emerge che in un contesto di tagli è possibile trovare qualche reparto in cui i posti letto sono aumentati. E almeno in un caso, quello di Otorinolaringoiatria di Barletta, coincide con un reparto di qualità. Questo, almeno, emerge dai numeri, che ovviamente possono non essere esaustivi ma una indicazione la danno: nel biennio 2010-2011 il coefficiente di complessità della chirurgia oncologica testa-collo dell’ospedale di Barletta è risultato doppio rispetto a quello nazionale. Come dire che, per i casi più gravi, ci si rivolge al Dimiccoli di Barletta.

 

«Siamo l’unico reparto di Otorinolaringoiatria di Puglia — spiega il primario Michele Barbara, che è anche segretario del gruppo otorino pugliese oltre che membro del direttivo dell’Aooi (Associazione ospedaliera otorini italiani) — che con il Piano di riordino ospedaliero ha visto aumentare i posti letto, da 13 a 15». E in una Asl, come quella della Bat, in cui molte strutture da complesse sono diventate semplici, il reparto di otorinolaringoiatria è rimasto «complesso». Valorizzare i reparti che funzionano è un modo anche per far quadrare i bilanci, oltre che una garanzia di maggior tutela e garanzia dei pazienti: si possono infatti arginare i flussi extraregionali. «In Puglia — spiega Barbara — i carcinomi laringei sono circa 250 all’anno. E il 50% dei pazienti va fuori regione per curarsi. Il costo, per l’insieme dei reparti di Otorino pugliesi, è quantificabile in 6-8 milioni all’anno, di cui solo la metà è riconducibile a problemi oncologici. Si va fuori, quindi, anche per patologie a bassa complessità come le adenoidi, per esempio. Se si considerano tutte le specializzazioni e non solo l’Otorino, il costo sale a 180 milioni annui: un saldo troppo salato che viene sottratto ai cittadini pugliesi».

Ecco allora spiegato lo sforzo della Regione, ma anche dei singoli primari, volto ad arginare l’emigrazione sanitaria: «Ed è anche — aggiunge Barbara — lo sforzo in cui siamo impegnati noi a Barletta: nel nord della Puglia siamo gli unici a poter contare su una commissione interdisciplinare testa-collo, una sorta di equipe in cui radioterapia e oncologia sono strettamente collegate con l’otorino: a Bari e Foggia questa sinergia è di più difficile realizzazione». Il risultato principale da raggiungere, però, è la cura del paziente. E la sua soddisfazione. Per questo Barbara tiene a sottolineare il ruolo dell’Associazione pazienti operati, l’Apoc Puglia, un’associazione di volontariato che si è iscritta all’albo aziendale della Asl e del cui comitato consultivo misto Barbara è stato eletto presidente. «Dal 2008 al 2012 abbiamo operato circa 200 pazienti con interventi di chirurgia oncologica testa-collo e ovviamente il nostro impegno non si esaurisce all’intervento: mentre in gran parte delle altre regioni è sovente utilizzata la laringectomia totale, noi ci indirizziamo sulla laringectomia ricostruttiva che quindi comporta la conservazione della voce con impegnativi periodi di riabilitazione».

Michelangelo Borrillo

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/

Tumori testa&collo: sono 133 in Italia le Scuole di Riabilitazione Fonatoria che guidano i pazienti verso la guarigione.

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Nei ricordi d’infanzia una strega cattiva si impossessa del suono della voce di una sirena in cambio di un futuro felice sulla terraferma. Nella realtà di un adulto quel demone ha le sembianze di untumore della testa e del collo, che promette, crudele, una vita senza possibilità di comunicare con gli altri, senza parole, senza canto, senza risate.

La neoplasia del distretto testa e collo è una delle più invalidanti dal punto di vista sociale poiché anche le terapie conservative, quali chemioterapia e radioterapia, che si cerca si sostituire nelle forme meno gravi di patologia ai trattamenti chirurgici demolitivi (asportazioni parziali o totali di laringe –laringectomia- o di lingua –glossectomia-), non sembrano aver scansato le difficoltà e la necessità di riabilitazione del paziente. Queste neoplasie costituiscono circa il 5% di tutti i tumori maligni, e con circa 12mila nuovi casi all’anno (con un lieve preponderanza negli individui maschi, fra i 50 e i 70 anni) si collocano al 5° posto per tasso di frequenza. Sul totale dei nuovi casi, sono almeno 5mila quelli afferenti l’area laringea. È fondamentale una diagnosi tempestiva per poter sottoporre il malato a trattamenti meno invalidanti possibile.

Ma al di là dell’intervento chirurgico e dei possibili effetti collaterali della chemioterapia, la parteprobabilmente più complessa del percorso verso la guarigione è rappresentata dalla riabilitazione. Per riabilitazione si intende il riadattare e rendere nuovamente operante una funzione che è stata offesa o eliminata in maniera permanente dalle cure. Conrieducazione invece si intende il ripristino di funzioni ancora presenti, non definitivamente danneggiate dai trattamenti. Un paziente che è stato sottoposto ai trattamenti per estirpare un tumore testa&collo deve affrontare una riabilitazione respiratoria e fonatoria, e una rieducazione al gusto e all’olfatto. Vuol dire che dopo una vita di parole e sapori, questi pazienti devono re-imparare a respirare, a comunicare, a sentire gusti e odori.

Nell’inimmaginabile grandezza e sofferenza di una situazione del genere, la fortuna –se così la si può chiamare- di questi pazienti è che nella loro fragilità di neofiti della vita non sono soli: in Italia sono attualmente presenti 133 Scuole di Riabilitazione Fonatoria, affidate alle varie Associazioni di Volontariato appartententi a FIALPO (Federazione Italiana Associazioni Laringectomizzati Pazienti Oncologici), in convenzione con le Aziende Ospedaliere o con le ASL. In queste Scuole i pazienti vengono guidati alla riconquista dell’autosufficienza e di un grado soddisfacente di qualità della vita, spronati da unMaestro Riabilitatore che della sua esperienza di ex-paziente fa il lume che rischiara, nonostante la gravità della situazione, scorci di vita possibile successivi alla cura prospettata dal medico. L’accesso alla scuola di riabilitazione è immediato, e preceduto soltanto dalla verifica della situazione post-operatoria per far sì che vengano elaborati il metodo e il livello di riabilitazione adeguati al singolo paziente.

Nella Scuola il primo passo consiste nel far prendere coscienza al paziente della sua nuova condizione e della sua immutata dignità, che prescinde dalla mutilazione subita: vengono insegnati la corretta postura e respirazione ed esercizi per la deglutizione. Dopo di che si passa alla ginnastica per la motilità glosso-labiale e si iniziano gli esercizi per la fonazione, e solo successivamente si alternano esercitazioni per la ripresa olfattiva, del gusto e per scaricare le narici.

La Scuola è un luogo protetto nel quale il paziente, frastornato e spaventato, trova tutte le risposte di cui necessita per poter intraprendere un percorso di riabilitazione globale, che lo restituisca alla società civile. Il contesto comune gli fornisce il necessario sostegno psicologico, ma se il paziente dovesse incorrere in personali difficoltà, si attua una terapia individuale: in ogni caso il soggetto sarà gradualmente capace di ripredere le proprie relazioni interpersonali, così come le aveva lasciate all’entrata dell’ospedale.

Dei 5mila nuovi casi che si registrano all’anno il 10/15% non sopravvive alla malattia e solo l’1% trova autonomamente la capacità di comunicare oralmente; sono invece2mila i pazienti che si sottopongono a riabilitazione fonatoria, con un tasso di successo dell’85%. Ancora tanti però sono i pazienti che non vi si sottopongono per un sentimento di emarginazione, o per depressione grave, o per non conoscenza o lontananza dei centri di riabilitazione. E per i primi due, è la Scuola stessa a essere sia mezzo che metodo riabilitativo.

Condurre un’esistenza normale, e perché no, felice, dopo una malattia così spietata è possibile, basta sapere quali strade percorrere e avere qualcuno al proprio fianco con cui attraversarle. Perché, quando a rubare la voce e la possibilità di comunicare con gli altri non è una strega ma un tumore testa&collo, la risposta alla confusione, allo smarrimento e al dolore di una condizione contro cui si è catapultati senza volerlo, come in fondo aveva fatto la piccola sirena, la si trova nella voglia di vivere, di vivere appieno quella che, per quanto turbata, rimane comunque una vita.

Giulia Virzì

http://corrieresesto.wordpress.com/

News Presentata al Senato mozione sull’accertamento dell’invalidità. Iannelli (Favo): “Una buona notizia per i malati oncologici”

È stata presentata al Senato, ad opera della Senatrice Dorina Bianchi e con la firma di altri 79 senatori di tutti i gruppi parlamentari, una mozione in cui si assumono provvedimenti molto importanti per quanto riguarda le procedure di accertamento dell’invalidità civile, con un focus particolare sui tumori infantili.

La mozione, pone l’accento sulle ancora consistenti difformità da parte delle Commissioni ASL territoriali nell’applicazione dell’art. 6, comma 3, della Legge 9 marzo 2006, n. 80, la quale fissava a quindici giorni il tempo massimo per l’accertamento dell’invalidità civile. Dette difformità persistono nonostante la Legge 102 del 2009 che determinava l’avvio, a partire dal 1 gennaio 2010, della nuova procedura di accertamento dell’invalidità.

Per questi motivi, la mozione appena presentata impegna il Governo ad adottare le misure necessarie per garantire la corretta applicazione delle previsioni della legge 80 nei confronti  di tutti i cittadini affetti da patologia oncologica richiedenti benefici assistenziali a titolo di invalidità civile o handicap,  conferendo all’INPS, allorché siano inutilmente decorsi i 15 giorni, ruolo di sussidiarietà nell’accertamento di prima istanza.

Nella stessa mozione, inoltre, si legge che, considerato che “il ricorrere di patologie oncologiche nei minori costituisce sempre una minorazione  grave che riduce  l’autonomia personale, correlata all’età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione”, il Governo si impegna “ad adottare le misure necessarie per garantire che ai minori con patologia oncologica sia riconosciuto, per il periodo in cui necessitano di trattamento terapeutico e/o di controlli clinici ravvicinati, lo stato di portatore di handicap con connotazione di gravità, di cui all’art. 3 comma 3 della Legge 5 febbraio 1992, n. 104”.

Di seguito il commento di Elisabetta Iannelli, segretario generale FAVO, a margine della Conferenza Stampa di presentazione della mozione:

Iannelli (Favo): “Una buona notizia per i malati oncologici”

27 LUG – I malati oncologici salutano con soddisfazione la mozione per velocizzare i tempi di accertamento dell’invalidità oncologica presentata dalla senatrice Dorina Bianchi e sottoscritta da 79 senatori.
Per Elisabetta Iannelli, Segretario generale Favo (Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) le buone notizie sono almeno due, quella con la quale si chiede l’impegno del Governo ad assicurare la corretta osservanza dei tempi di accertamento della disabilità oncologica da parte delle Asl in difetto della quale si chiede che l’Inps possa essere autorizzato a sostituirsi alle Asl inadempienti, ma anche quella che impegna il Governo ad adottare le misure necessarie per garantire che ai minori con patologia oncologica sia riconosciuto, per il periodo in cui necessitano di trattamento terapeutico e/o di controlli clinici ravvicinati, lo stato di portatore di handicap con connotazione di gravità, di cui all’art. 3 comma 3 della Legge 5 febbraio 1992, n. 104.

“Si tenga presente – spiega Iannelli – che nel 2011 -2012 i verbali telematici definiti con giudizio di handicap grave nei minori sono stati solo 764 (pari al 9% del totale) mentre è chiaro che tutti i bimbi hanno necessità di avere accanto i genitori in unmomento così difficile della loro vita e solo i benefici che discendono dal riconoscimento dell’handicap in stato di gravità possono essere di aiuto per consentire ai genitori oncologici di assentarsi dal lavoro conservando il posto e la retribuzione”.
 
Soddisfazione della Favo anche per l’annuncio di Massimo Piccioni, coordinatore medico legale dell’Inps, che da oggi saranno pubblicate e rese operative le linee guidamedico legali per l’accertamento delle percentuali di invalidità sulla base delle tabelle elaborate dalla commissione congiunta Inps-Aiom (per quanto riguarda le neoplasie) che ha concluso i lavori e consegnato il tutto al ministero della salute nel novembre 2011.

“Il Ministro Balduzzi – ricorda infine Iannelli -, nonostante le sollecitazione da parte della Favo e del volontariato oncologico in rappresentanza dei malati e nonostante una interrogazione parlamentare di poche settimane fa, non ha ancora varato le nuovetabelle che andranno a sostituire quelle contenute nel DM Sanità 5/2/1992 ormai ampiamente superate dai progressi della scienza medica soprattutto in campo oncologico. Piccioni ha formalmente comunicato che domani, indipendentemente dal varo del decreto ministro, le renderà operative come linee guida dell’Inps”.
 
Per Favo, che da tempo sollecita e suggerisce soluzioni adeguate ai bisogni dei malati oncologici e delle loro famiglie, “è motivo di grande gratificazione  perché si tratta di una grande conquista che cambierà la vita di centinaia di migliaia di persone (tra cui tanti minori) affette da patologia oncologica. Ma è ancor più motivo di soddisfazione – conclude Iannelli – constatare che la nostra azione di advocacy del giusto diritto, in uno Stato che si dichiara solidale con i cittadini in difficoltà, risulta trainante anche per le altre patologie invalidanti già contenute nelle vecchie tabelle come anche, e forse soprattutto, per quelle di nuovo inserimento (come ad es. l’endometriosi) che beneficeranno della innovata ed aggiornata classificazione oggetto delle linee guida Inps”.

Fonte: Quotidiano Sanità

 

Leggi il testo della mozione

http://favo.it/

Cane cade nel catrame, nessuno interviene

Proteste delle associazioni animaliste e dell’ex ministro Michela Brambilla per il mancato soccorso: “ucciso dall’indifferenza”

13:31 – Probabilmente stava saltando da un muretto ed è finito in un barile di catrame. Un cane di taglia media, venerdì sera, è rimasto imprigionato dalla melma nera nella frazione di Sambatello a Reggio Calabria. Guaendo e abbaiando il cucciolo ha attirato l’attenzione di vari cittadini che, con numerose chiamate, hanno chiesto l’intervento di autorità, Asl e forze dell’ordine. Nessuna risposta.

Solo dopo diverse ore, a causa dell’insistenza dei presenti, un veterinario dell’Asp è arrivato a verificare la situazione. Appena il medico si è accorto dell’assenza di microchip dell’animale, capito che si trattava di un randagio, ha deciso di lasciarlo lì tra lo stupore dei cittadini che hanno voluto raccontare il fatto. L’animale alla fine è morto.

Immediate le reazioni della Federazione Italiana Associazione Diritti Animali e Ambiente alla quale aderiscono le associazioni animaliste Enpa, Lav, Lega del cane e altre che chiedono perché nessuna autorità sia intervenuta. Nella nota si legge: “Colpisce la sostanziale indifferenza con cui le autorità preposte dalla legge a intervenire quando i cittadini segnalano la presenza di un animale in difficoltà, hanno lasciato morire questo povero cane. Se è mancato il senso del dovere, che fine ha fatto il buon cuore? Fatti simili non sono accettabili e denotano la totale mancanza di civiltà e di sensibilità”.

Sul dibattito, come rappresentante della Federazione dei diritti degli animali è intervenuta anche l’onorevole Michela Vittoria Brambilla che ha chiesto 

L’onorevole Michela Vittoria Brambilla, in rappresentanza della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, ha chiesto l’intervento della magistratura per individuare i responsabili ed accertare eventuali estremi di reato nel mancato intervento di Asl e polizia locale.

“Chi ha sbagliato, deve pagare – ha concluso l’on. Brambilla – non si può tollerare una simile indifferenza: in un paese civile la vita di tutte le creature è un valore assoluto e un simile grado di arretratezza morale non rispecchia il grande cuore del paese. E noi non daremo più tregua a chi svolge con superficialità e pressapochismo il proprio lavoro, causando la morte di animali indifesi.”

fonte

1 Marzo Visita Inps 2° ed ultima parte

Finalmente dopo 5 giorni scrivo l’accaduto del 1 marzo quando sono stato convocato dall’Asl di Sesto San Giovanni per visita di controllo invalidità. Partenza 8.20 assieme a mia cognata e mio nipote rimasto a casa perché dovrà fare una visita medica più tardi. Vogliono venire con me perché nel frattempo devono sbrigare dei documenti all’asl dove io ho la visita,così ne approfittano del passaggio in auto considerato la scarsità dei mezzi pubblici a Sesto San Giovanni dove se perdi una corsa arrivi ad aspettare anche 20 minuti come minimo sempre se la corsa non viene saltata per motivi organizzativi. Arriviamo alle 8.45 fortunati che troviamo il posto proprio di fronte all’entrata ci rechiamo al secondo piano dove avevo passato la visita l’anno prima ma dopo 5 minuti per fortuna un dipendente che passava di la ci chiese a chi aspettavamo e ci dirotto al piano interrato. Ringraziamo e andiamo di corsa,io leggo ancora la lettera di chiamata a a visita e non parla di cambiamento di piano e neanche ci sono indicazioni all’entrata. Arriviamo e c’è già una signora anziana sulla sedie a rotelle con la figlia dopo 5 minuti esce impiegata e ci da i numeri io ho il numero 2.

Alle 9.00 esce un componente della commissione e ci dice che mancano delle persone che arriveranno più tardi perché imbottigliati dal traffico,terzo anno che passo la visita di controllo ed ogni anno succede qualcosa che fa ritardarne i componenti,però ogni anno una causa diversa. Evito di mettere le mie deduzioni, ma certamente non è una deduzione positiva,partendo dal fatto che danno orari di visita per poi darti un numerino facendo saltare orari senza scriverlo nell’invito come se chi è invalido può stare delle mezzore ad aspettare. Io non parlo per me ma per chi ha patologie gravi che escono da casa solo per visite e controlli,comunque alle 9.20 iniziano le visite anche se ci sono solo 3 componenti della commissione.

Per fortuna che non ho rispettato orario visita segnato su invito se no ero il 13esimo…non per il numero ma per il tempo d’attesa anche 5 minuti a testa era un ora abbondante…

Esce la prima e nel frattempo c’è chi cerca di fare il furbo cercando di dare i documenti per avere il numero prima di chi è arrivato prima ma tale manovra non gli riesce per merito mio che avviso la signora che accompagna sua madre a ricordare al “furbo” che era arrivato dopo e anche dall’impiegato che aveva notato la non presenza del sopracitato “furbo” quando era entrata la prima persona.

Io entro alle 9.30 circa e sono ancora in 3 la dottoressa perché penso che siano dottori i componenti della commissione mi chiede documentazione recente ed io rispondo che non ne ho perché avendo subito l’asportazione totale di tiroide,laringe,corde vocali e paratiroidi non ho fatto a suo tempo ne radioterapia e ne chemioterapia faccio solo una ecodoppler al collo ogni 2 anni e che anno passato avevano visto il risultato ottimo.

Alla domanda se ho lo stoma permanente,rimango perplesso e gli ricordo che ho subito una laringectomia totale come scritto nella mia documentazione in loro possesso e quindi è ovvio che ho lo stoma permanente.

Gli dico che anche se parlo benino sono un laringectomizzato totale ma sembra non interessargli e mi continua a chiedere documentazioni,forse voleva la documentazione che non ero stato miracolato e che non mi era ricresciuto nessun organo sopracitato?

Per fortuna il collega accanto smette a queste continue domande di documentazione facendo vedere un tabellario su invalidità e che la mia patologia porta l’80% e che a parte questo ero in salute e mi congeda.

Esco da ambulatorio e vedo mia cognata e mio nipote che avevano da poco finito di sbrigarsi per i loro documenti,usciamo e ce ne andiamo a casa,la visita è durata neanche 5 minuti ma mi è sembrata un eternità.

Eppure sembrerebbe cosi facile per evitare sperse di commissioni varie,basterebbe che le patologie dove si sa che non c’è una guarigione o un miglioramento verrebbero automaticamente confermate anno per anno a meno che l’interessato non chieda aggravamento. Inoltre le visite di controllo farle nell’ospedale più vicino,ma come si sa le cose facile sono le più difficili da farsi.

Saluti Giovanni