Sigarette elettroniche, ancora vittime in Usa

Sigarette elettroniche, ancora vittime in Usa: sotto accusa i liquidi. Pacifici (Iss): ‘E-cig da considerare al pari di quelle tradizionali’

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Finora negli Stati Uniti sono stati cinque i decessi legati all’utilizzo, mentre sono saliti a 450 i casi di malattia polmonare riscontrati. Il direttore del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità: “Non esistono studi in merito. Per questo dobbiamo avere un atteggiamento di massima prudenza”

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L’alimentazione e i tumori: le domande più frequenti

Dieci storie di pazienti e di coloro che li assistono nel difficile cammino della malattia, tratte dalle oltre 4.000 testimonianze della Campagna “Viverla Tutta”, prendono vita grazie a dieci grandi fumettisti italiani e internazionali in un volume che incarna il cuore pulsante della medicina narrativa

Dieci voci di persone che hanno visto la loro vita o quella di coloro che amano travolta da una grave malattia. Dieci storie di vita vissuta che narrano in modo diverso del dolore, della sofferenza, della paura. Ma che, inaspettatamente, si fanno anche portatrici di un messaggio di riscatto, di coraggio, di voglia di dimostrare a se stessi e agli altri di potercela fare. Grazie al talento artistico di alcuni tra i più grandi autori italiani e internazionali del fumetto, da una selezione delle oltre 4.000 testimonianze raccolte online dalla Campagna Viverla Tutta è nato “La vita inattesa” (nelle librerie dal 3 settembre), un graphic novel che attraverso le immagini e i colori – a volte vividi, a volte delicati, a volte cupi – dà anima e corpo al vissuto e alle emozioni dei singoli, rendendoli patrimonio comune. Dieci affermati disegnatori (Silvia Ziche, Paolo Bacilieri, Nate Powell, Thomas Campi, Massimo Carnevale, Laura Scarpa, Tuono Pettinato, Marco Corona, Vincenzo Filosa e Giuseppe Palumbo), sulle sceneggiature di Micol Beltramini, Tito Faraci e Alessandro Q. Ferrari, hanno prestato le loro matite e i loro pennelli per affrontare temi delicati e complessi come quelli della malattia, della medicina, del rapporto medico-paziente, con un linguaggio del tutto inusuale.

Un libro che vuole anche essere un ringraziamento speciale a tutte quelle persone che hanno donato le loro storie, mettendo a nudo gli aspetti più intimi e dolorosi di una fase drammatica della loro vita per trasformarla in una “lezione di vita”, preziosa per sé e per gli altri. Denominatori comuni di tutte le esperienze condivise sono infatti la forte determinazione ad affrontare la malattia a testa alta, così come la capacità di trasformare la rabbia in energia e di accettare la vita per quello che ti offre, giorno per giorno, convivendo con la malattia e continuando a lottare senza mai perdere la speranza.

 

Le pagine de “La vita inattesa” esemplificano straordinariamente il cuore pulsante dellamedicina narrativa: la malattia non è un mero insieme di sintomi, cause e rimedi, come la società di oggi è spesso abituata a considerarla, e alla base del percorso di guarigione non ci sono solo farmaci. L’utilizzo di competenze narrative consente piuttosto di porre al centro dell’analisi il singolo individuo e di interpretare la sua particolare storia di malattia, la sua cornice esistenziale, la sua maggiore o minore capacità di reagire alla sofferenza, la delicata ragnatela di interazioni sociali che lo circonda. L’ascolto diventa così il punto di partenza per costruire, insieme ai pazienti, un percorso di diagnosi e cura.

“I malati sono libri. Che chiedono di essere letti con passione, perché animati dalla voglia di confidare al mondo oscurità e speranze di una vita inattesa. In attesa di essere ascoltata”.

dalla prefazione di Edoardo Rosati

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Tumori testa e collo: 4 pazienti su 10 iniziano tardi le cure

Sono forme di cancro che crescono in fretta, il tempo è prezioso. Ritardi dovuti in parte alle scelte dei malati, in parte a un’inadeguata organizzazione sanitaria

di Vera Martinella

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Più di quattro pazienti su dieci colpiti da tumore della testa e del collo iniziano in Italia il trattamento con ritardo, cioè dopo più di un mese dalla diagnosi istologica. Inoltre, la metà dei malati che necessita di radioterapia post-operatoria perde ulteriormente tempo e la inizia solo oltre le otto settimane dopo l’intervento chirurgico. Infine, accade troppo di frequente che lo stadio clinico di malattia, indispensabile per la corretta scelta terapeutica, non sia chiaramente riportato in cartella clinica. Sono i risultati preliminari di due progetti, uno supportato dal Ministero della Salute italiano (surveillance of Rare cancers in Italy – RITA) e l’altro dalla Comunità Europea (Information network on rare cancers – RARECAREnet) e presentati al Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Cervico – Cefalica (AIOCC) tenutosi nei giorni scorsi a Genova.

 

Per il tumore al seno ritardi molto inferiori

I tumori di testa e collo interessano naso, labbra, lingua, interno della bocca, ghiandole salivari, laringe e faringe. Nel nostro Paese colpiscono ogni anno 12mila persone (oltre 10mila uomini e quasi 2mila donne) e sono, nella stragrande maggioranza dei casi, riconducibili al consumo di tabacco e all’eccesso di alcolici. «Statistiche alla mano, per molti pazienti si perde troppo tempo e, quel che è peggio, spesso queste malattie crescono rapidamente – dice Renzo Corvò, presidente AIOCC e direttore dell’Oncologia Radioterapica dell’IRCCS San Martino Istituto Tumori di Genova -. Questi dati sono estremamente preoccupanti: intervenire in tempi rapidi significa favorire la guarigione e definire correttamente lo stadio clinico della malattia serve per scegliere il miglior trattamento possibile per i pazienti». Inoltre, «c’è spesso una grande differenza tra l’iter diagnostico e terapeutico per una forma di cancro dell’area testa collo e quanto accade per altri tipi di neoplasie – aggiunge Lisa Licitra, responsabile della struttura di Oncologia Medica Tumori Testa & Collo all’Istituto Tumori di Milano e Vice Presidente AIOCC – : basti pensare, ad esempio, che solo il 17 per cento delle pazienti con un tumore del seno inizia la terapia troppo tardi. E per la mammella difficilmente intercorrono poi tempi eccessivamente lunghi per cominciare i trattamenti radio o chemioterapici».

 

 

 

Tumori che crescono velocemente

Le ragioni del ritardo possono essere molteplici, ma sono per lo più riconducibili a due categorie di «responsabili»: da un lato i pazienti stessi, che dopo aver avuto la diagnosi di tumore non di rado cercano un secondo parere; dall’altro l’organizzazione sanitaria, che deve prevedere una migliore pianificazione per queste patologie. «E’ bene che malati e familiari sappiano che di fronte a un tumore testa è collo bisogna fare in fretta, perché si tratta generalmente di neoplasie che evolvono velocemente – spiega Corvò -. Se è corretto informarsi, e magari chiedere una seconda opinione, prima di iniziare le terapie ed è normale volersi accertare di essere in cura presso un centro preparato, per queste neoplasie bisogna anche tenere presente l’importanza del tempo che passa». In alcuni casi, quindi, se tra la diagnosi e il primo trattamento (che sia radioterapia, chemioterapia o chirurgia) passa più di un mese è perché il paziente cambia struttura, talvolta città op comunque temporeggia un po’ troppo a lungo fissando appuntamenti con specialisti diversi. «In altri casi però i malati non c’entrano – continua l’esperto – e ad incepparsi è l’iter interno agli ospedali: c’è un ritardo degli anatomopatologi che impiegano troppi giorni a dare l’esito dell’esame istologico, indispensabile per stabilire la cura adeguata. E anche le liste d’attesa in radioterapia vanno gestite meglio dagli operatori (iniziando magari a prenotare un paziente già dal momento dell’intervento chirurgico, se si sa che dovrà poi sottoporsi a cura radiante). Soprattutto è indispensabile avere la classificazione TNM, ovvero quella che indica lo stadio clinico di malattia, perché senza questa informazione non si fa la scelta terapeutica più adeguata in base al singolo tumore. Ad oggi, però, non tutti la fanno: per avere la classificazione servono molti esami, parecchi specifici, è particolarmente complicato. E così si finisce per iniziare una cura senza».

 

Team multidisciplinari e diagnosi precoce per guarire

Più in generale, sul fronte ospedaliero, per porre rimedio a ritardi e problemi organizzativi servono team multidisciplinari specializzati, in grado di offrire ai malati l’esperienza e tutte le competenze indispensabili per curare queste neoplasie, e centri in cui i vari specialisti per questi tumori prendano decisioni confrontandosi fra loro. «Dai tumori di testa e collo si può guarire, ma solo se presi in tempo – conclude Licitra -. Purtroppo però anche in quest’ambito ci sono dei ritardi e la maggior parte delle volte queste neoplasie vengono diagnosticate in fase avanzata: e questo avviene perché il paziente stesso, il medico di base, il dentista, non hanno saputo riconoscere i sintomi della malattia e quindi diagnosticarla in modo tempestivo. In caso di male alla gola o raucedine persistente per settimane, bruciore alla lingua, deglutizione faticosa o dolorosa, ulcere o placche rosse o bianche in bocca, naso chiuso da una narice o sangue da naso bisogno farsi vedere da un medico, che deve valutare l’eventuale necessità di una visita con uno specialista otorino».

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L’esplosione dei tumori in un Paese da bonificare

Il rapporto del Ministero della Salute e Istituto superiore di Sanità incrocia i dati di mortalità, incidenza oncologica e ricoveri ospedalieri. Svelando l’ovvio: vicino alle bombe ambientali ammalarsi è più facile

di Michele Sasso L'esplosione dei tumori in un Paese da bonificare

I siti contaminati italiani provocano tumori mortali. E vanno bonificati il prima possibile. È la conclusione del progetto “Sentieri”, lo studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento, un progetto finanziato dal Ministero della salute e coordinato dall’Istituto superiore di sanità.

Dai fumi di Taranto ai veleni della ex fabbrica chimica Caffaro di Brescia il rapporto aggiunge due parametri che raccontano il rischio per chi vive vicino a discariche, aree contaminate, ex zone industriali diventate bombe ambientali: i ricoveri ospedalieri e l’incidenza dei tumori.

Sotto osservazione il rischio dei cosiddetti “Sin”, i siti di interesse nazionale per la gravità dell’inquinamento.
Sono 18 le aree che necessitano bonifiche urgenti e nel rapporto vengono passate sotto la lente dei dati di mortalità, l’analisi dell’incidenza oncologica e i casi di ricovero in ospedale. Ovunque risultati preoccupanti.

PIU’ MALATTIE PER TUTTI
«Abbiamo fatto un passo un più con l’incrocio dei dati sanitari. Ogni sito ha una sua vita propria e anche malattie diverse» spiega Roberta Pirastu dell’Università di Roma, coordinatrice del progetto sentieri: «L’analisi, in aggiunta alla mortalità, dei dati riguardanti l’incidenza oncologica e i ricoveri ospedalieri è cruciale. Quando si ha a che fare con patologie ad alta sopravvivenza, infatti, lo studio della sola mortalità porterebbe a sottovalutarne l’impatto effettivo».

Si scopre quindi che per il tumore della tiroide in alcuni siti sono state rilevate vere esplosioni: a Brescia-Caffaro più 70 per cento per gli uomini e più 56 per le donne; nei Laghi di Mantova, dove il polo chimico-industriale si estende su 260 ettari di ciminiere e torce: più 74 per cento. E ancora alla raffineria della cittadina siciliana di Milazzo: un balzo del 40 per cento per le donne.

Sempre grazie alle analisi dell’incidenza oncologica e dei ricoverati, a Brescia-Caffaro sono stati osservati eccessi per quelle sedi tumorali che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro associa al melanoma o al tumore della mammella e per i linfomi non-Hodgkin con i pericolosi policlorobifenili, le sostanze prodotte qui e sversate nei terreni che hanno contaminato tutta la catena alimentare. L’incidenza di melanoma rivela un eccesso del 27 per cento tra gli uomini e del 19 per cento tra le donne, mentre i ricoveri ospedalieri per la medesima malattia fanno registrare un eccesso rispettivamente del 52 per cento e del 39 per cento.

INCUBO AMIANTO
Capitolo a parte per l’esposizione ad amianto subita dalle popolazioni residenti e che risulta evidente, per gli uomini, dai dati relativi al mesotelioma, il terribile cancro che colpisce i polmoni di chi ha respirato le microparticelle. Schizzano verso l’alto nei Sin siciliani di Biancavilla (Catania) e Priolo (a pochi chilometri da Siracusa), dove è documentata la presenza di asbesto e fibre asbestiformi.

Stessa sorte nelle aree portuali di Trieste, Taranto, Venezia e con attività industriali a prevalente vocazione chimica (Laguna di Grado e Marano, Priolo, Venezia) e siderurgica (Taranto, Terni, Trieste): un dato, questo, che conferma la diffusione dell’amianto nei siti contaminati anche al di là di quelli riconosciuti in base alla presenza di cave e fabbriche di eternit.

Dall’analisi del profilo di rischio oncologico risulta anche una maggiore incidenza di tumore del fegato in entrambi i generi riconducibile, in termini generali, a un diffuso rischio chimico nei pressi di ex industrie chimiche, raffinerie, acciaierie e discariche.

Ma non si tratta solo di tumori. Nel territorio del Basso bacino del fiume Chienti, nelle Marche, sono emersi eccessi per le patologie del sistema urinario, in particolare le insufficienze renali, che inducono a ipotizzare un ruolo causale dei solventi alogenati dell’industria calzaturiera.

A Porto Torres (Sassari) si registrano eccessi in ambedue i sessi e per tutti gli esiti considerati (mortalità, incidenza oncologica, ricoveri ospedalieri) per patologie come le malattie respiratorie e il tumore del polmone, per i quali si suggerisce un ruolo delle emissioni di raffinerie e poli petrolchimici. Stesse patologie rilevate a Taranto dove anni di emissioni degli stabilimenti metallurgici hanno inciso sui polmoni di chi vive a pochi centinaia di metri dalle ciminiere.

Questo è il quadro che emerge: un Paese da bonificare per abbassare il numero di uomini e donne che ogni anno si ammalano di tumore.

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Il male del secolo – III puntata -La Terra dei Fuochi

C’è un’area che comprende la maggior parte dei comuni delle province di Caserta e Napoli,questa area viene chiamata Terra dei Fuochi. Tale nome è dovuta ai roghi,fuochi,nelle campagne di qualsiasi tipo di materiale partendo dalla semplice spazzatura fino a rifiuti industriali e speciali.

Questi roghi provocano fumi tossitissimi provocando inquinamento nell’aria e nel terreno arrivando alle falde acquifere sottostanti,provocando all’intera catena alimentare una contaminazione.
In Campania e nella Terra dei Fuochi non furono eliminati solo i rifiuti dei residenti cittadini private o industrie,ma arrivarono da altre parti d’Italia e dall’estero rifiuti anche scorie nucleari e piombo.
Dietro questa organizzazione capillare dello smaltimento dei rifiuti speciali e no quale grande compagnia poteva gestire tutto nell’omertà politica se non la camorra che avevano come progetto per la Campania,farla diventare una discarica a cielo aperto.
Certo anche la camorra aveva sottovalutato cosa avrebbe portato lo smaltimento di rifiuti speciali senza precauzioni e in modo non controllato,perché hanno provocato malattie tumorali non solo ai residenti ma anche ai loro affiliati della zona e ai propri figli…
Abbiamo in quella zona aria,terreni con relative colture e falde acquifere inquinate che sono diventate agenti di comandamento dei tumori colpendo tutte le fasce d’età e di ceto della popolazione locale.
Tutto questo tenuto nascosto dai politici che usavano i rifiuti per non avere rifiuti dentro la cabina elettorale,dalla camorra che aumentava i loro guadagni a discapito della popolazione che solo gli studi degli ultimi anni hanno fatto alzare il tappeto dove tutto veniva nascosto.
Studi che hanno dimostrato che l’incremento dei tumori nella zona è strettamente e correlato ai roghi della Terra dei Fuochi.
L’area più esposta, è quella compresa tra il litorale domizio-flegreo e l’agro aversano, praticamente quasi tutta le provincia di Napoli e Caserta. Si tratterebbe, quindi, dei comuni di Acerra, Arienzo, Aversa, Bacoli, Brusciano, Caivano, Camposano, Cancello ed Arnone, Capodrise, Capua, Carinaro, Carinola, Casagiove, Casal di Principe, Casaluce, Casamarciano, Casapesenna, Casapulla, Caserta, Castelvolturno, Castello di Cisterna, Cellole, Cervino, Cesa, Cicciano, Cimitile, Comiziano, Curti, Falciano del Massico, Francolise, Frignano, Giugliano in Campania, Grazzanise, Gricignano di Aversa, Lusciano, Macerata Campania, Maddaloni, Marcianise, Mariglianella, Marigliano, Melito di Napoli, Mondragone, Monte di Procida, Nola, Orta di Atella, Parete, Pomigliano d’Arco, Portico di Caserta, Pozzuoli, Qualiano, Quarto, Recale, Roccarainola, San Cipriano d’Aversa, San Felice a Cancello, San Marcellino, San Marco Evangelista, San Nicola la Strada, San Paolo Bel Sito, San Prisco, San Tammaro, San Vitaliano, Santa Maria a Vico, Santa Maria Capua Vetere, Santa Maria la Fossa, Sant’Arpino, Saviano, Scisciano, Sessa Aurunca, Succivo, Teverola, Trentola- Ducenta, Tufino, Villa di Briano, Villa Literno, Villaricca e Visciano.

Fumo, sono 40 le malattie associate alle sigarette

Sono ben 40 le malattie che i ricercatori hanno ormai collegato al fumo di sigaretta. Non solo i tumori, come quello al polmone o alla laringe, ma anche problemi cardiovascolari. Ora la lista ha raggiunto quaranta diverse malattie riconducibili al tabagismo.

Fumo

Tumore ai polmoni ma anche ictus e infarti, ma la lista delle patologie legate al consumo di sigarette e in continuo aumento. Lo ha detto un gruppo di ricerca che ha pubblicato una nuova ricerca sulla rivista scientifica Surgeon General,  nel suo annuale aggiornamento al primo rapporto sul fumo.

Oltre al cancro ai polmoni, la disfunzione erettile, le malattie respiratorie e simili, ora si sa che anche l’artrite reumatoide, il glaucoma, il tumore al colon e al fegato, il diabete e persino la frattura dell’anca sono collegate al vizio del tabagismo.

L’inquietante ricerca della sanità americana si sofferma anche sul costo per lo Stato del vizio di fumare: ogni anno, il governo Usa spende l’astronomica cifra di 289 miliardi di dollari per contrastare i danni delle sigarette. Danni che non riguardano solo chi fuma, ma anche coloro che sono costretti al fumo passivo, anche noto come fumo di seconda mano, per i quali vi è una crescita dal 20 al 30 per cento dei rischi di infarto e di ictus.

Nonostante questo, ogni giorno circa 3.200 persone, per lo più giovanissimi, iniziano a fumare, dando spesso vita ad una dipendenza nociva per sé e per il prossimo

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Tumore a laringe, faringe e bocca: prevenzione e alimentazione

1 Introduzione

La percentuale di casi dei tumori a bocca e faringe si è abbassata nel tempo, il picco massimo si è avuto tra il 1950 e il 1980, mentre i tumori della laringe sono in numero stabile o lievemente in calo dal 1970.

L’incidenza del cancro alla bocca è di 20-40 casi su 100.000 persone in Asia centrale, Europa, Oceania e regioni sudafricane, mentre risultano meno di 3 casi su 100.000 persone in Centro America, Estremo Oriente e Africa nord-occidentale.

Il cancro alla faringe segue un andamento simile a quello della bocca, tranne che per la diffusione nel sud del continente africano e nell’Europa occidentale, che è di 10 casi su 100.000 persone, fino a meno di 1 su 100.000 in Nordafrica.

Il cancro alla laringe raggiunge i 10 casi su 100.000 persone in Sud America, in Asia e nell’Europa occidentale, mentre arriva a 1 caso su 100.000 in Africa.

Gli uomini soffrono di queste patologie tre volte più delle donne, inoltre l’età oltre i 50 anni è un fattore importante nello sviluppo della malattia.

La sopravvivenza risente del fatto che oltre il 60% delle persone colpite da questi tumori non cominciano le cure se non a stadi molto avanzati, in questi casi la speranza di vita è molto bassa. In USA il 60% delle persone arriva a una sopravvivenza di 5 anni, il 50% in Gran Bretagna.

Incidenza dell’alimentazione

Verdure non amidacee

Le verdure non amidacee sono quelle verdure che hanno un contenuto di amido trascurabile o nullo, vengono quindi esclusi i cereali, i legumi, le patate e tutti gli altri prodotti amidacei.

Esistono molti studi che mettono in evidenza la correlazione e un ipotetico meccanismo d’azione dose-dipendente: le verdure non amidacee probabilmente proteggono dal cancro alla bocca, alla faringe e alla laringe.

Frutta

Esistono molti studi che mettono in evidenza la correlazione e un ipotetico meccanismo d’azione dose-dipendente: la frutta probabilmente protegge dal cancro alla bocca, alla faringe e alla laringe.

Cibi contenenti carotenoidi

I carotenoidi sono composti di origine vegetale, tipicamente danno un colore giallo, arancione o rosso all’alimento (ne sono particolarmente ricchi la zucca, la carota, l’anguria, il peperone, il pomodoro, l’albicocca ed il melone).

Esistono molti studi che mettono in evidenza la correlazione e un ipotetico meccanismo d’azione dose-dipendente: i cibi contenenti carotenoidi probabilmente proteggono dal cancro alla bocca, alla faringe e alla laringe.

Maté

Il Maté è un infuso di erbe originario dell’oriente, viene consumato caldo.

Gli studi sono pochi e non concordanti, è ragionevole dire che è solo possibile che il Maté sia causa di cancro alla bocca, alla faringe e alla laringe.

Bevande alcoliche

Gli studi sono numerosi e molto ampi, le prove sono concordanti, l’alcol è una causa certa di cancro alla bocca, alla faringe e alla laringe. Inoltre, il fumo e l’alcol contemporanei amplificano questo effetto e il rischio aumenta in maniera più che additiva.

Altri alimenti

Per altri tipi di alimenti non è possibile stabilire una correlazione chiara tra questo tipo di tumori e il loro consumo.

Conclusioni

  • L’alcol è una causa certa di questo tipo di tumori,
  • il Maté è un fattore possibile di aumento del rischio,
  • mentre il consumo di alimenti vegetali ne riduce la possibilità di insorgenza.

Questo articolo è tratto dal capitolo 7.1 del WCRF-AICR Diet and Cancer Report

Dott. Giuliano Parpaglioni
Biologo nutrizionista, Master internazionale di II livello in nutrizione e dietetica
Riceve a Brescia, Milano e Desenzano del Garda
340 418.93.93
http://www.nutrizionistabrescia.com
g.parpaglioni@gmail.com

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Limone: anticancro e curativo. Ecco 10 buoni motivi per sceglierlo

Contrasta l’insorgere dei tumori e disintossica l’organismo mentre riequilibria il Ph del nostro corpo e aiuta ossa e fegato

 

FOTOGALLERYI cibi anti-cancro

Fin dai tempi più antichi il limone è stato considerato come un vero e proprio farmaco e un ottimo alleato per il benessere e la salute del corpo. Iniziare la giornata bevendo una tazza di acqua tiepida e limone è un gesto semplice ma con moltissimi esiti salutari.

Vediamo quali sono tutti gli effetti positivi e i motivi per inserire il limone nella nostra alimentazione:

1) recenti studi hanno dimostrato che con i suoi 22 componenti il limone contrasterebbe l’insorgere di tumori, oltre a disintossicare e rimineralizzare l’organismo

2) riequilibra il PH corporeo: grazie alle reazioni alcalinizzanti che innesca
I limoni sono alcalinizzanti e l’acido citrico in essi contenuto invece di creare acidità nel nostro organismo ha una azione contraria – alcalina – che contribuisce a ridurre i livelli di acidità nel sangue e creare un ambiente basico, utile al nostro corpo

3) combatte raffreddori e influenze 
grazie all’alto contenuto di Vitamina C e flavonoidi, che lavorano sinergicamente, i limoni sono ottimi alleati per sconfiggere le infezioni

4) contribuisce a dissolvere i calcoli biliari e i calcoli renali
è l’acido citrico contenuto nei limoni che aiuta a sciogliere i calcoli biliari, i depositi di calcio e i calcoli renali

5) ostacola l’insorgere dell’osteoporosi
sempre l’acido citrico che favorisce l’assorbimento e l’impiego di calcio da parte del nostro organismo, evitando il pericolo per le ossa di diventare fragili

6) contrasta l’acido urico e depura il fegato
l’acqua e limone ha un effetto depurativo per il fegato e un effetto diuretico stimolando la diuresi che libera l’organismo dalle tossine. L’acido citrico contribuisce anche a migliorare la funzione degli enzimi che stimolano il fegato e aiutano il corpo a disintossicarsi

7) rafforza i vasi sanguigni, grazie alla vitamina P
protegge dalle malattie di origine neurologica e allevia i problemi respiratori, aiuta a sbarazzarsi da infezioni polmonari

8) migliora la digestione e favorisce il transito intestinale
il sapore acidulo del limone gli dona la capacità di stimolare la peristalsi – una contrazione dell’intestino – che aiuta a liberarci dalle scorie e a migliorare laregolarità intestinale

9) contrasta i radicali liberi, e combatte l’invecchiamento cellulare dell’organismo
vitamina C e antiossidanti aiutano a contrastare i danni provocati dai radicali liberi e la formazione delle rughe. La vitamina C uccide alcune tipologie di batteri responsabili dell’acne, ringiovanisce quindi la pelle agendo dall’interno dell’organismo

10) possiede proprietà antibatteriche
i limonoidi, presenti nei limoni, oltre ad essere efficaci contro l’influenza, hanno effetti antibatterici o antivirali su altri tipi di virus.

Altre proprietà non sono provate scientificamente ma si narra che qualche goccia di succo di limone su frutti di mare crudi riduce del 90% i batteri presenti. E lavorare in un ambiente che profuma di limone permette di fare meno errori al computer. Grazie all’olio essenziale di limone che favorisce la concentrazione. Infine frizionare il cuoio capelluto con una lozione a base di olio di oliva e succo di limone contrasta la caduta dei capelli. Le infinite virtù del limone.

 

 

http://www.dilei.it

Scoperta la proteina che porta al cancro

Scoperta la proteina che porta al cancro
Milano – I ricercatori dell’Università Statale di Milano in collaborazione con i colleghi di Harvard hanno scoperto una proteina che facilita la trasformazione delle cellule in tumori. 
Sarebbe la proteina NF-Y, che regola l’utilizzo del Dna all’interno delle cellule, a portare il cancro nell’organismo. 
Lo scopo degli esperti è quello di isolare la proteina in questione per frenare il processo di sviluppo del tumore, per arrivare a una nuova strategia di cura della malattia.

IL PUNTO TUMORI DA ALCOL: LE SOCIETÀ PRODUTTRICI CHIAMATE A RISPONDERE IN TRIBUNALE

Al via a giugno a Genova tre cause per tumori a seno, laringe e fegato, per proseguire la battaglia per etichette informative sui prodotti alcolici. Testino (Sia): “Portiamo in tribunale la questione accantonata dalla Commissione Ue a causa delle lobby”

alcolici

GENOVA – “Il rapporto causale tra alcol e cancro è certo e i tre casi di tumori che stiamo per portare in tribunale lo provano”. Il professore Gianni Testino, vice presidente nazionale della Società italiana di alcologia (Sia), Coordinatore del Centro Oncologico della Regione Liguria e Direttore dell’Unità operativa Alcologia dell’Istituto Scientifico per la Ricerca sul Cancro dell’Ospedale San Martino di Genova, insieme all’Associazione nazionale utenti di servizi pubblici (Assoutenti) e allo studio di avvocati “Conte e Giacomini” di Genova, sta portando in tribunale la sua battaglia per l’inserimento sulle etichette delle bevande alcoliche, sia della dicitura “favorisce il cancro”, sia dell’indicazione delle sostanze contenute nella bevanda.

I tre casi di tumore che saranno portati in tribunale a giugno (“abbiamo già tradotto le evidenze scientifiche in documenti giuridici, dobbiamo solo completare la raccolta dei testimoni”) proseguono la battaglia di Testino iniziata con una petizione al Parlamento Europeo sull’inserimento per legge dell’obbligo di etichettatura dettagliata per i prodotti alcolici, così come per gli altri prodotti alimentari. “Nonostante la petizione sia stata ritenuta ricevibile dal Parlamento Europeo, la richiesta è stata di fatto accantonata quando la questione è passata alla Commissione con l’incarico di effettuare un’indagine specifica sul problema, afferma Testino, di fatto le lobby dell’alcol, con le loro immense risorse economiche hanno avuto la meglio”.

“Eppure i dati dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) parlano chiaro – afferma Testino – : sono attribuibili all’alcol circa 40 per cento tumori del fegato, 18 per cento di quelli alla mammella, 20 per cento dell’intestino”. “Inoltre, in alcune regioni italiane circa il 60 per cento tumori vie aereo-digestive superiori è da alcol”. “Secondo l’Ocse invece – sottolinea Testino -, ogni anno in Italia ci sono 310 nuovi casi di cancro ogni 100.000 abitanti con una media superiore agli altri paesi dell’Ue e di questi 35 per cento sono da alcol, e 2 per cento da amianto”.

Testino, insieme ad Assoutenti aveva portato in tribunale, per la prima volta in Italia, un caso di tumore nel 2011, “nonostante la causa stesse andando bene abbiamo però dovuto interromperla per motivi legati a ragioni di salute della donna – afferma il vice presidente della Società Italiana di Algologia -, con questi nuovi casi intendiamo concludere il processo”. La richiesta che Testino rivolge ai produttori di bevande alcoliche ma soprattutto al Ministero della Salute è che sulle confezioni di vino, birra e superalcolici sia indicato che l’etanolo (contenuto in tutti i prodotti alcolici) è causa di cancro e siano segnalate le sostanze conteute, così come richiesto per altri alimenti. In particolare si fa riferimento a Arsenico, Benzene, Acrilamide, Nitroderivati, Formaldeide, Crilamide, Etilcarbamato (tutte sostanze del gruppo 1, ovvero con massima potenza cancerogena sull’umano, dell’Oms), che possono essere contenute o meno nelle bevande alcoliche. Testino sottolinea come queste informazioni sono fondamentali nella scelta consapevole del prodotto da parte del consumatore.