Harry ti presento Laring… Premessa

Premessa

 

Mai dire di quest’acqua non ne bevo,mi suggeriva mia nonna ripetendo un detto tramandato oralmente dall’alba del mondo,e ciò significava che mai bisogna criticare l’azione di una persona o un suo difetto perché un domani potremmo essere noi nella loro situazione.

Io l’ho sempre tenuto in considerazione,sopratutto oggi come oggi che sono nella non invidiabile posizione di laringectomizzato totale,per questo ho preso come titolo del mio diario il titolo del film “Harry ti presento Sally” trasformandola in “Harry ti presento Laring” per rendere un po meno pesante il mio cambiamento anatomico e psicologico e portando un ventata d’ironia.

Lo ammetto sono cambiato dopo l’operazione diventando più tranquillo,più responsabile e sopratutto cambiando il mio modo di vivere passando da “vivere per lavorare” a “lavorare per vivere” e aumentando il mio già alto valore di famiglia,visto che le persone che mi sono trovato vicino sono state mia madre,mia zia,mio padre e il mio fratello e sorelle e non per ultimi i miei nipoti.

Solo ora dopo quasi tre anni riesco a mettere su carta le giornate che hanno preceduto l’operazione e i primi anni dopo.

Sopratutto i giorni prima dell’operazione e nel primo anno,i miei momenti negativi per fortuna pochi e le mie riscoperte e di come è bello il mondo e come tante cose che prima davo per scontate o irrisorie ora mi fanno rimanere a bocca aperta per lo stupore,come alzarsi la mattina e vedere sorgere il sole o la poesia che sprigiona un ‘arcobaleno,

Non posso dimenticare neanche il calore umano che ho trovato cominciando dall’Ospedale di Desio,nell’Ailar dopo, sopratutto la sede di Cinisello Balsamo e Sesto San Giovanni e tutti gli altri laringectomizzati come me che ho incontrato e che incontrerò che mi hanno fatto e mi faranno crescere.

Ancora non so se queste mie memorie le leggero solo io,se anche solo i miei cari o avrò il coraggio di rendere partecipe anche gli altri ma di sicuro mi serviranno a sentirmi più leggero.

Questo volumetto lo dedico a mia Nonna Maria che è morta il 22 gennaio 2007 esattamente un anno prima della diagnosi del mio male e che per me è stata una seconda madre e una grande persona,che fortunatamente è morta prima dell’inizio dell’inizio del mio cammino di laringectomizzato dalla diagnosi a oggi,sicuramente non so come l’avrebbe presa,certamente non bene,anche se religiosissima l’avrebbe visto come un segno che noi semplici mortali non possiamo disporre della nostra vita a nostro piacimento.

Mia nonna una signora tutto di un pezzo,religiosissima nata a Reggio di Calabria,figlia di una terra che ha visto partire in giro per il mondo i suoi figli in ricerca di un lavoro,terra di cui ne era orgogliosa,era orgogliosa di essere Calabrese e per la precisione di Reggio di Calabria.

Sono cresciuto anche grazie a lei che mi teneva tutto il giorno quando i miei lavoravano o quando coi mezzi pubblici partiva da Milano zona Ticinese e attraversava tutta Milano arrivando a Sesto San Giovanni quando eravamo malati per dare una mano a mia madre o solo per venirci a trovare,e poi la veniva a prendere mio nonno Felice.

Il periodo più bello e quando ci trasferimmo il portone prima di lei e i pomeriggi passati assieme a lei e ai miei,o quando la domenica andavo a messa con mio padre e mio fratello incontravo mio nonno all’uscita dell’oratorio dopo la messa e quasi sempre andavo a mangiare da loro anche se dovevamo fare una domenica per uno con mio fratello e poi anche con mia sorella.

Me la ricordo che entravo con mio nonno in casa da lei,indaffarata a preparare la pasta al forno,la casa sempre profumata di pulito lei che andava a messa la domenica alle 6.oo di mattina per preparare il pranzo della domenica.

L’ho vista pian piano invecchiare coi suoi capelli che l’età imbiancava,come i monti che piano piano cambiano colore mentre scende una lentissima nevicata imbiancandoli.

Una faccia sempre con un sorriso per noi nipoti che piano piano spariva,come quando morirono i suoi genitori,o quando morì mio nonno per un brutto male per finire a un ictus che la colpi due anni prima di morire.

Me la ricordo anche dopo l’ictus che cercava di riprendere a vivere,a camminare a parlare e dopo due anni di malattia che gli aveva tolto quello che per lei era importante l’autosufficienza se lasciata andare perché lei donna di un altro secolo non poteva sopportare di non poter badare a se stessa,crocefissa in una sedia a rotelle.

Dal suo compleanno 85 anni a dicembre fino a gennaio 2007 ha iniziato a spegnersi lentamente ma sempre con una compagna che non la mai lasciata la religione.

Anche io la penso così,non ho visto la mia operazione come una punizione divina ma come un segno che mi ha fatto capire che se è successo a me e perché dovevo imparare qualcosa ed incontrare gente come me e altra gente non operata che ringrazio di avermi preso come sono e non come mi volevano.

Giovanni Lanzo

 

 

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