Fiction Rai 2015: Braccialetti rossi 2, Una grande famiglia 3, Un passo dal cielo 3, L’Oriana

Di Paola Gioia | 03.01.2015 11:34 CET

Grande attesa per le fiction Rai del 2015. Ecco tutte le fiction che vedremo, tra graditi ritorni e nuove produzioni: Braccialetti rossi 2, Un passo dal cielo 3, Una grande famiglia 34, La narcotici 2, Fuoriclasse 3, La catturandi, L’Oriana, Ragion di Stato. I protagonisti saranno i volti più amati del piccolo schermo, da Lunetta Savino a Massimo Ghini, Terence Hill, Luciana Littizzetto, Vittoria Puccini e la new entry Luca Argentero. Procediamo con ordine con la messa in onda, i titoli e il protagonisti delle nuove fiction Rai.

Si inizia l’8 Gennaio con la terza stagione di Un passo dal cielo con Terence Hill, Enzo Salvi, Enrico Ianiello, Katia Ricciarelli, Gabriele Rossi e tutti gli abitanti di San Candido. Seguiranno le messe in onda di Braccialetti Rossi 2, la serie tv campione di ascolti sbarcata anche in altri paesi, e Una grande famiglia 3, con Stefania Sandrelli, Alessandro Gassman e tutti gli altri personaggi.

Dal 12 Gennaio andrà in onda Ragion di stato, con Luca Argentero, nei panni di un agente segreto in missione in Medio Oriente che si innamorerà della moglie di un trafficante d’armi. A Febbraio torna La narcotici 2, dopo il grande successo della prima stagione, e ci sarà spazio per L’Oriana, in onda il 16 e 17 Febbraio 2015, con Vittoria Puccini che racconterà la vita della giornalista Oriana Fallaci.

In primavera, tornerà l’amata Luciana Littizzeto con la terza stagione di Fuoriclasse, dove vestirà ancora i panni della professoressa Isa Passamaglia. Tra le novità della terza edizione la new entry Lunetta Savino, che interpreterà la sorella di Isa. Altra grande fiction attesa del 2015 è La catturandi, con Massimo Ghini, con la lotta tra mafia e Stato ambientata a Palermo.

FONTE: Urbanpost.it

Arriva il “Segreto di Italia” che non piace ai partigiani L’opera racconta gli orrori di Codevigo nel 1945 dove i comunisti uccisero un centinaio di italiani

Nessuno è contento della guerra. Nessuno è tranquillo quando i tedeschi bussano alla porta di casa. Nessuno però sembra felice neanche per l’imminente liberazione.

Una immagine del film “Il segreto di Italia”

Insomma, nella primavera del 1945, a Covedigo, paese della bassa padovana, i sentimenti della popolazione sono contrastanti. È su questo clima, di attesa di un ulteriore cambiamento epocale non voluto ma subito come sempre, nei secoli dei secoli, che si muove il film Il segreto di Italia girato da Antonello Belluco. Che, nel soggetto scritto con Gerardo Fontana, l’ex sindaco di Covedigo a cui il film è dedicato dopo la sua scomparsa lo scorso giugno durante le riprese, registra il momento esatto in cui l’Italia non sapeva che cosa essere esattamente. Così, alle forze che si muovevano correttamente per liberare il paese dal nazifascismo, se ne sono unite altre accecate dall’odio o da vendette personali.

Fatto sta che, come in altre parti di Italia, anche in quelle zone si sono verificati orrori, noti come l’«eccidio di Covedigo», con l’esecuzione da parte dei partigiani comunisti, dopo un processo sommario, di più di un centinaio tra militanti della Guardia Nazionale Repubblicana, delle Brigate Nere e di civili anonimi. Come ha anche documentato Giampaolo Pansa nel suo osteggiato libro Il sangue dei vinti che ritaglia qualche pagina proprio sulla maestra del paese, Corinna Doardo, «una fascista non fanatica, piuttosto un’ingenua», che fu rapata a zero e costretta a camminare per le vie del centro con una coroncina di fiori in testa prima di venire uccisa.

Naturalmente, nel film di Belluco che uscirà nelle sale il 20 novembre, non poteva non mancare anche questo drammatico avvenimento. Cosa che non ha certo aiutato il regista che nella realizzazione del film, parlato in un dialetto veneto reso comprensibile, si è visto chiudere molte porte. Anche oggi che esce in sala: «Qualcuno mi ha detto che il film è bello aggiungendo però che non lo poteva proiettare “perché sono i partigiani a decidere”», svela il regista che ha potuto contare solo su un contributo della Regione Veneto. La cosa curiosa è che l’approccio di Belluco a una materia scottante è di assoluta «laicità». «Non c’è – sottolinea il regista – nessun giudizio politico o storico. Non voglio essere definito “il revisionista del cinema” perché mi sembrerebbe di essere uno che spiega o rivede le cose. Io unicamente racconto gli stati d’animo individuali e i sentimenti di una comunità all’interno di fatti terribili realmente accaduti».

Ecco così l’idea alla base del film. Il segreto di Italia, il nome della protagonista, che affonda le radici in un avvenimento del suo lontano passato e che, per tutta la vita, le ha impedito di tornare nel luogo dove è nata. Ora che però, dopo 55 anni dagli Stati Uniti è volata a Covedigo per il matrimonio della nipote, deve fare i conti con i suoi ricordi. Che hanno il sapore meraviglioso della giovinezza, dell’amore per il diciottenne Farinacci Fontana (Alberto Vetri) fascista un po’ per caso per parte di padre, ma anche della gelosia. Quella per la bella Ada (Maria Vittoria Casarotti Todeschini) giunta da Fiume di cui il ragazzo si innamorerà. Una scintilla, una cattiveria, e l’eccidio farà da sfondo a quest’amore non più innocente.

Ecco l’irrompere dei partigiani della Brigata Garibaldi che era guidata da Arrigo Boldrini ma che nel film ha il nome di Ramon (Andrea Pergolesi) forse anche per evitare guai giudiziari visto che l’avvocato del figlio di Boldrini ha già inviato due raccomandate chiedendo di supervisionare la sceneggiatura.

Nella parte di Italia da adulta c’è Romina Power che torna al cinema dopo parecchi anni: «La conoscevo da tempo, le ho inviato la sceneggiatura a Los Angeles. Lei mi ha chiamato il giorno dopo dicendomi che si era commossa e che era pronta a venire. È una grande professionista, ha imparato da sola e perfettamente le battute in veneto», ricorda il regista che, indomito, sta già lavorando al prossimo progetto, un film sulle foibe: «Qualcuno m’ha detto: “Ma vuoi ancora farti del male?”».

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Ryuichi Sakamoto ha annullato i suoi impegni: un cancro alla gola ha colpito il compositore

 

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Sakamoto, 62 anni, intende sottoporsi alle cure a New York, ma non ha comunicato stadio della malattia e il tipo di cura cui si sottoporrà

Un cancro alla gola, alla faringe, che necessita di trattamento: l’annuncio di Ryuichi Sakamoto dopo che il grande compositore giapponese ha annullato tutti gli impegni del 2014 con una lunga lettera dedicata ai fan e ai collaboratori. Sakamoto scusandosi chiede di avere “pazienza” in seguito ai risultati medici ottenuti a New York su quello che appariva come “semplice fastidio” alla gola. Sakamoto, 62 anni, intende sottoporsi alle cure a New York, ma non ha comunicato stadio della malattia e il tipo di cura cui si sottoporrà, anche se circolano indiscrezioni sulla sua piena contrarieta’ ad accettare le sedute di chemioterapia.

“Sono profondamente dispiaciuto di causare tanti disagi a così tante persone. La prima ricchezza, tuttavia, è la salute e questa doveva essere la mia decisione. Ritornerò con un corpo di nuovo sano”, scrive il compositore della colonna sonora de L’ultimo imperatore (premiata con un Oscar e un Grammy) e de Il tè nel deserto, due grandi lavori di Bernardo Bertolucci, nonchè di Merry Christmas, Mr.Lawrence, diretto dal giapponese Nagisa Oshima in cui interpretò il giovane capitano Yonoi, in un film con David Bowie, Takeshi Kitano e Tom Conti.

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Quel “Sangue sparso” ed una celtica stretta tra le mani

“Mai più ruberete la sua voce, fermerete i suoi passi. Per lui ora parla il vento. Come il mare è il suo cammino”

Quel “Sangue sparso” ed una celtica stretta tra le mani
Francesco Cecchin, 35 anni fa

Piazza Vescovio, Excalibur, estate 2010. Quando incontro Flavio per la prima volta non posso non notare il suo sguardo triste e quel dolore che gli permea l’anima. Siamo seduti ad un tavolo in un angolo, con noi ci sono Bruno, Marco e Fabrizio. Ordiniamo alcune birre. “Ecco, questa l’ho portata per te – mi dice Flavio –  È stata nel mio cassetto per trent’anni”. Mi porge una scatolina, la apro con le mani che già tremano al pensiero di cosa vi troverò dentro. Quando scorgo una catenina sottile, spezzata, con una croce celtica d’argento, una sensazione di gelo mi passa lungo  la schiena. “Me la donò Maria Carla quando Francesco morì: ‘Lui vorrebbe che la tenessi tu’ mi disse”. Un piccolo oggetto che tengo tra le mani come una reliquia, mentre una lacrima scende giù. Penso a quel ragazzo sorridente che l’aveva portata al collo con onore, inconsapevole che la sua giovinezza stava per spezzarsi.

Flavio non parla. Nessuno di noi ci riesce. È difficile spiegare con le parole cosa si prova in certi momenti. Ricordo ogni dettaglio di quelle ore trascorse a quel tavolo con i “ragazzi di Piazza Vescovio”, li conoscevo appena, eppure erano già parte della mia vita. È Flavio a rompere quel silenzio doloroso: “Ti ho portato anche questo” dice, e mi porge un pacchetto avvolto con carta da imballaggio e spago. Contiene un quadretto, con alcuni disegni ed una scritta che riporta una frase di Julius Evola. “Me lo regalò Francesco, e mi disse ‘promettimi una cosa: che non diventerai mai un politicante come tanti di oggi. Promettimelo’. Ed io glielo promisi”. Bruno tira fuori dalla sua borsa di avvocato una busta con alcune foto: una bara con una bandiera tricolore sopra, uno striscione: “Camerata Cecchin presente”, le lacrime e le braccia tese, e quella scritta su quel muretto “Francesco vive nei nostri cuori”, e poi quella targa: “Mai più ruberete la sua voce, fermerete i suoi passi. Per lui ora parla il vento. Come il mare è il suo cammino. Francesco Maria Cecchin caduto per la Rivoluzione. Il popolo lo onora. 16.VI.1979”. Quella targa è ancora lì, dove Francesco cadde in quella sera d’estate di 35 anni fa.

Anche Marco ha portato qualcosa: è un manifesto che ha disegnato con le sue mani, c’è un ritratto di Francesco, la fiaccola del Fronte della Gioventù e la scritta “Lui vive, Lui combatte”.

Si fa sera, a Piazza Vescovio i locali accendono le luci. Usciamo tutti insieme, svoltiamo l’angolo, percorrendo quei pochi metri che ci separano dal teatro di morte di quella notte. Varchiamo il piccolo cancello e portiamo la nostra preghiera a Francesco, lasciamo un fiore. Flavio mi abbraccia e mi ringrazia: “Sangue sparso”, il film che stavo scrivendo, sarebbe stato un piccolo e certamente inadeguato risarcimento alla memoria del suo Francesco, quell’amico perduto troppo presto, ma avrebbe significato iniziare ad uscire dall’oblio a cui tutto un mondo sembrava destinato.

Emma Moriconi

 

Sera di giugno

Quella sera, era di giugno…sei uscito per una passeggiata nel tuo quartiere, insieme a tua sorella. Volevi andare a mangiare un gelato, passare qualche ora senza pensieri. Come tutti i ragazzi della tua età. Ma tu non eri come loro. Non eri un ragazzo come tanti. Eri un militante politico, un giovane fieramente e semplicemente schierato “dalla parte sbagliata”.

Quella sera di giugno eri tranquillo, nonostante l’atmosfera tesa, quasi irreale. Un’atmosfera pesante e cupa, alimentata da quelli per cui “uccidere un fascista non è reato”. Quelli che non sopportavano la presenza di un nucleo forte ed agguerrito che osava fare politica nel “loro” territorio. Quelli che quello stesso pomeriggio ti avevano minacciato pesantemente e duramente. Quelli che, in tre, ti hanno rincorso, picchiato e gettato in un cortile.

Il loro odio ti spingeva dalla vita verso la morte…troppo presto. Troppo presto il destino ti ha presentato il conto. Troppo presto il tuo sangue ha acceso ancora una volta il dolore e la rabbia quasi impotente di chi condivideva la tua scelta di vita.

Era una sera di giugno e ti sei trovato ad affrontare da solo i tuoi assassini. Hai cercato di proteggere tua sorella, di fare in modo che lei non vedesse quello che avevi capito ti sarebbe successo di lì a poco. Hai cercato di difenderti con quello che avevi per le mani…ma non è servito. Un grido, un tonfo sordo e poi silenzio. Un silenzio di morte. Restavano solo il tuo corpo e il tuo sangue sparso in quel cortile, con il pugno stretto intorno ad una chiave piegata.

Il ricordo della tua gioventù, del tuo sorriso, sono chiusi nei cuori di chi ti ha conosciuto e di chi, oggi come ieri, segue il tuo esempio. Sono il carico prezioso di una nave che viaggia oltre il tempo e lo spazio, senza mai affondare, con le vele gonfie di vento e il tuo nome sulla bandiera.

Un vento che spazza le nuvole, che porta via le menzogne e gli imbrogli che in troppi hanno cercato di far passare per realtà. Senza pudore, senza rispetto per niente e per nessuno. I tuoi assassini e chi li ha protetti e difesi non hanno mai pagato per il loro crimine. Ma la vera giustizia non può essere fermata dall’infamia di uomini senza onore.

La tua gioventù è come un fiore, che da quella sera di giugno giace a terra col gambo spezzato. Ma la bandiera che portavi sventola ancora alta e fiera, perché altri come te hanno raccolto il testimone, hanno seguito i tuoi passi che nessuno ormai riuscirà più a fermare.

Eri primavera, eri libertà. Adesso porti in mano una rosa e nell’altra la verità!

Cristina Di Giorgi

 

Frammenti di cuore e ricordi

“Alla fine degli anni 70 Francesco era poco più di un ragazzino. Due caratteristiche fondamentali lo distinguevano fortemente: la sua presenza in qualsiasi occasione militante a Roma ed il suo comportamento silenzioso, composto e serio. Di Francesco va conservato lo spirito che lo distingueva, la presenza continua, l’umiltà, la serenità, la costanza e l’abnegazione”.

“Quella notte la tua vita finiva… il tuo cuore non batteva più. Il tuo braccio non si sarebbe più levato verso il cielo, i tuoi occhi non avrebbero più brillato, la tua voce non avrebbe più gridato.

Ma ora siamo qui noi: saremo i tuoi occhi che guardano il mondo, saremo il tuo braccio, saremo la tua voce… Saremo te!”

“…A volte la nebbia nasconde il cielo, ma poi arriva sempre un soffio di vento che la spazza via. E allora i raggi del sole illuminano coloro che sono rimasti in piedi ad aspettare…”

Emma Moriconi

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