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Dora Ratjen
Bundesarchiv Bild 183-C10379, Hermann Ratjen alias "Dora Ratjen".jpg
Dora Ratjen nel luglio 1937.
     
Dati biografici
Nome Heinrich Ratjen
Nazionalità Germania Germania
Atletica leggera Atletica leggera
Dati agonistici
Specialità Salto in alto
Record
Alto 1,70 m (1938)
Società VfB Komet
Carriera
Nazionale
1936-1938 Germania Germania  
 

Dora Ratjen, all’anagrafe Heinrich Ratjen – da alcuni indicato come Hermann Ratjen o Horst Ratjen[1] (Brema, 20 novembre 1918Brema, 22 aprile 2008), è stato un atleta tedesco, che prese parte alle gare femminili di salto in alto durante le Olimpiadi del 1936 a Berlino, classificandosi al quarto posto.

Biografia

Heinrich Ratjen, presentandosi come Dora, ha gareggiato nel salto in alto femminile durante le Olimpiadi di Berlino nel 1936, classificandosi al quarto posto.[1] L’atleta ha dichiarato nel 1957 di averlo fatto su richiesta della Gioventù hitleriana,[2] “per amore dell’onore e la gloria della Germania”.[1]

La sua vicenda si intreccia con quella di un’altra atleta tedesca: Gretel Bergmann, nata nel 1914 in una famiglia ebrea e tuttora vivente (residente negli Stati Uniti e su cui è stato girato un film dal titolo Berlin 36, nel quale compare anche lui, sebbene con un nome diverso).[3] Gretel Bergmann, promettente saltatrice ebrea, si trasferì nel 1933 in Inghilterra quando, dopo la presa del potere di Hitler, le fu impedito di gareggiare in Germania.[1]

Nel 1934 tuttavia fu richiamata in patria, convinta a tornare attraverso minacce di ritorsioni nei confronti dei suoi parenti lì rimasti. Il Comitato Olimpico Internazionale, infatti, aveva imposto come condizione per lo svolgimento a Berlino dei Giochi olimpici del 1936 che fossero reintegrati gli atleti ebrei nella rappresentativa tedesca.[1] Ad ogni modo, non le fu consentito di gareggiare. Una volta che la nazionale statunitense era in viaggio per l’Europa (e non poteva più boicottare i giochi, dunque), le fu comunicato di aver esibito prestazioni al di sotto delle aspettative[1] e fu sostituita dalla sua compagna di squadra e di stanza, Dora.[4] Secondo alcune interpretazioni degli eventi, ciò avvenne per evitare che un’atleta ebrea potesse vincere una medaglia d’oro e recare pertanto imbarazzo ad Hitler.[1]

Gretel Bergmann ha dichiarato, in seguito, di non aver mai sospettato che la propria compagna di stanza fosse in realtà un uomo, sebbene lei e le altre compagne la ritenessero strana e misteriosa (weird).[1] A posteriori, si è spiegata come mai fosse stata scelta come sua compagna di stanza: Heinrich sarebbe potuto essere tentato dalla vicinanza di una ragazza tedesca ed avrebbe potuto rivelare la propria mascolinità, ma sapeva che se avesse avvicinato una ragazza ebrea sarebbe stato imprigionato – le relazioni tra Ebrei e Gentili, infatti, erano proibite e severamente punite in Germania durante il regime nazista.[4]

Il salto della vittoria da 1,63 m di Ratjen ai campionati tedeschi di atletica leggera del 1937.

Dora Ratjen partecipò ai Campionati europei di Vienna nel 1938, dove stabilì un nuovo record mondiale nella specialità del salto in alto femminile,[4] raggiungendo la misura di 1,70 m.[3] Tuttavia, durante il ritorno in Germania due donne ne individuarono la barba. Riconosciuto come un uomo, fu arrestato per frode e la sua medaglia d’oro confiscata;[3] ciò pose fine alla sua carriera sportiva.[4]

Nel 1957 Heinrich Ratjen ha rilasciato un’intervista in cui ha ammesso di aver gareggiato come Dora.[1] Si è trattato del primo caso (accertato) di “imbroglio sessuale olimpionico”. È morto il 22 aprile 2008.[5]

Ricerche anagrafiche condotte dopo la sua morte, tuttavia, sembrano suggerire una vicenda notevolmente diversa. Heinrich avrebbe presentato sin dalla nascita caratteri sessuali dubbi, tanto che vi fu incertezza nell’identificarlo come maschio o femmina.[3] Registrato all’anagrafe come Dora Ratjen, avrebbe solo successivamente manifestato i caratteri sessuali maschili, purtuttavia continuando a comportarsi come una donna.[3]

Intrapresa la carriera sportiva, si rivelò una strabiliante saltatrice vincendo i campionati regionali della Bassa Sassonia nel 1934. Chiamata a far parte della squadra olimpionica, qui conobbe le altre due stelle del salto in alto tedesco: Gretel Bergmann e Elfriede Kaun. Ad ogni modo, Gretel Bergmann fu effettivamente allontanata poco prima dell’inizio delle competizioni perché ebrea. Non risulta tuttavia che i nazisti sapessero che Dora Ratjen fosse in realtà un uomo.[3]

Quando, nel 1938, Heinrich fu scoperto, fu per lui un sollievo. Lo vide come la fine di un incubo, come sembrano suggerire le sue dichiarazioni al poliziotto che lo arrestò, che riferì: «Ratjen ammise apertamente di essere contento che ‘il gatto fosse uscito dalla borsa’».[3] Risultano in questa circostanza le prime comunicazioni al Reich sul sesso di Ratjen.[6] Fu in seguito sottoposto ad esami medici, di cui non sono disponibili i risultati. Da allora in poi, condusse la propria vita lontano dai giornali e non rilasciò altre dichiarazioni pubbliche se non quella del 1957.

Palmarès

Anno Manifestazione Sede Evento Risultato Prestazione Note
1936 Giochi olimpici Germania Berlino Salto in alto 1,58 m  
1938 Europei Germania Vienna Salto in alto sq [7]

Note

  1. ^ a b c d e f g h i (EN) The Jewish jumper and the male impostor, BBC News, 9 settembre 2009. URL consultato il 19 settembre 2009.
  2. ^ (EN) Sally Lehrman, Sex police, Salon.com, 5 aprile 1999. URL consultato il 19 settembre 2009.
  3. ^ a b c d e f g (EN) Stefan Berg, How Dora the Man Competed in the Woman’s High Jump, Spiegel online international, 15 settembre 2009. URL consultato il 19 settembre 2009.
  4. ^ a b c d (EN) Christopher Hilton, Amazing tale of man called Hermann who finished fourth in women’s high jump, The Independent, 20 luglio 2008. URL consultato il 19 settembre 2009.
  5. ^ (DE) Wenn Männer bei den Frauen gewinnen, Tages Anzeiger, 20 agosto 2009. URL consultato il 19 settembre 2009.
  6. ^ «La campionessa europea nel salto in alto Ratjen, primo nome Dora, non è una donna, ma un uomo. Prego notificare subito al Ministro dello Sport del Reich. Si attendono ordini via radio.»
  7. ^ Dora Ratjen vinse inizialmente la medaglia d’oro, ma fu squalificata dopo essere stata riconosciuta di sesso maschile.

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In Germania la gente lavora. Parola di Polillo

Incalzato da Landini sulle scelte di altri governi per il mercato dell’auto, Polillo torna a dire che noi non lavoriamo. Twitter lo sbertuccia con l’hashtag #Polillodimettiti

 

Polillo vs. Landini (da You Tube)
polillo,landini,germania,ballaròCi mancava una polemica sugli italiani fannulloni, ma non arriva dalla Bild o dallo Spiegel, bensì dal sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo, quello convinto che una settimana di ferie in meno faccia bene al Pil e che in media gli italiani abbiano tre mesi di pausa l’anno. Chissà in che mondo vive. 

 

E’ invece Polillo ad accusare Maurizio Landini, il segretario Fiom che piace anche a Flavio Briatore (quando gli opposti si attraggono), di vivere in un mondo diverso. Nel corso di Ballarò, Landini chiede conto a Polillo delle scelte di altri governi che erano riusciti a trovare i soldi necessari per far rimanere in vita le industrie dell’auto, differentemente dalla Fiat. Al che, Polillo gli risponde: “Mi dica qual è il suo modello di riferimento: la vecchia Unione Sovietica, la Cina? Lei vive fuori dal mondo“. Landini ribatte: “Perché Obama è fuori dal mondo? Perché Hollande, che quando la Peugeot ha detto chiudo uno stabilimento ha trovato lui 7 miliardi di finanziamenti agevolati alle banche per fare l’auto elettrica in Francia, è fuori dal mondo?“. 

Polillo tace, ma sbuffa tipo un toro che vede rosso. Landini prosegue e fa la domanda fatidica: “La Germania perché ha le aziende che vanno meglio?“. Risposta: “Perché la gente lavora!“. Lo studio si inalbera e Floris cerca, invano, di riportare la calma. Landini chiosa, sarcastico: “Forse perché qui quelli che lavorano li mettiamo al governo, se la mette su quel piano lì”. 

VIDEO Polillo: “Tagli alla Sanità? Sono sostenibili”

Polillo torna quindi a far parlare (male) di sé. La Rete si ribella e su Twitter l’hashtag#Polillodimettiti diventa in poco tempo trend topic. In molti collegano le sue esternazioni a quelle di Elsa Fornero, che un giorno dice che i giovani non devono essere choosy e l’altro che sono viziatelli. E in molti, forse sempre più, si chiedono perché le uscite del governo tecnico siano sempre giustificabili, in nome del sogno di Monti di vedere lo spread a quota 287. L’unica cosa che sembra fargli palpitare il cuore. 

http://elezioni.myblog.it/archive/2012/12/05/germania-gente-lavora-polillo-landini-ballaro.html#more

Sanità: Italia tra gli ultimi in Europa per risorse destinate alla protezione sociale dei disabili

Dalla ricerca Fondazione Cesare Serono/Censis, per i servizi il Bel Paese spende ogni anno 438 euro pro-capite, meno della media europea (€531) e del Regno Unito (€754). Il modello rimane assistenzialistico con responsabilità scaricate sulle famiglie

Fonte: Immagine dal web

 

Italia fanalino do coda nel confronto europeosui servizi messi in campo nella gestione e l’assistenza dei bisogni delle persone con disabilità. Con 438 euro pro-capite annui, infatti, l’Italia si colloca molto al di sotto della media dei Paesi dell’Unione europea (531 euro). In Francia si arriva a 547 euro per abitante all’anno, in Germania a 703 euro, nel Regno Unito a 754 euro, e solo la Spagna (395 euro) si colloca più in basso del Bel Paese. I dati arrivano dalla ricerca di Censis e Fondazione Cesare Serono, che dopo aver studiato e approfondito le esigenze assistenziali e i problemi socio-economici dei malati di Parkinson, Down, autismo e sclerosi multipla, in questo quarto appuntamento del progetto ‘Centralità della persona’ si concentrano ora sull’analisi dell’offerta di servizi per cronici e disabili da parte della sanità italiana.

Così, scorrendo le pagine del dossier, si scopre che ancora più grande è la sproporzione tra lemisure erogate sotto forma di benefici cash, ossia di prestazioni economiche, e quelle in natura, ossia sotto forma di beni e servizi. In quest’ultimo caso il valore pro-capite annuo in Italia non raggiunge i 23 euro, cioè meno di un quinto della spesa media europea (125 euro), un importo lontanissimo dai 251 euro della Germania e pari a meno della metà perfino della spesa rilevata in Spagna (55 euro). 

SOSTEGNO ECONOMICO EROGATO DALL’INPS E ASSISTENZA DELEGATA ALLE FAMIGLIE.Secondo gli ultimi dati disponibili, in Italia le misure economiche erogate dall’Inps in favore di persone che hanno una limitata o nessuna capacità lavorativa sono pari a circa 4,6 milioni di prestazioni pensionistiche, di cui 1,5 milioni tra assegni ordinari di invalidità e pensioni di inabilità e 3,1 milioni per pensioni di invalidità civile, incluse le indennità di accompagnamento, per una spesa complessiva di circa 26 miliardi di euro all’anno. Ma il modello italiano rimane fondamentalmente assistenzialistico e incentrato sulla delega alle famiglie, che ricevono il mandato implicito di provvedere autonomamente ai bisogni delle persone con disabilità, di fatto senza avere l’opportunità di rivolgersi a strutture e servizi che, sulla base di competenze professionali e risorse adeguate, potrebbero garantire non solo livelli di assistenza migliori, ma anche la valorizzazione delle capacità e la promozione dell’autonomia delle persone con disabilità.

IL RITARDO ITALIANO SU INSERIMENTO LAVORATIVO DEI DISABILI. L’Italia è ancora molto indietro sul fronte dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, come dimostrano i dati sui tassi di occupazione. Le differenti definizioni di disabilità in uso nei diversi Paesi europei rendono difficile il confronto. Ma ad esempio in Francia, dove il 4,6 per cento della popolazione (una quota simile a quella italiana) ha un riconoscimento amministrativo della propria condizione di disabilità, si arriva al 36 per cento di occupati tra i 45-64enni disabili, mentre in Italia il tasso si ferma al 18,4 per cento tra i 15-44enni e al 17 per cento tra i 45-64enni. Anche i dati prodotti dalle ricerche della Fondazione Cesare Serono e del Censis evidenziano le enormi difficoltà che queste persone incontrano, sia a trovare un lavoro una volta completato il percorso formativo (è il caso delle persone con sindrome di Down e degli autistici), sia a mantenere l’impiego a fronte di una malattia cronica che causa una progressiva disabilità (è il caso delle persone con sclerosi multipla). Meno di una persona Down su 3 lavora dopo i 24 anni, e il dato scende al 10 per cento tra gli autistici con più di 20 anni. Meno della metà delle persone con sclerosi multipla tra i 45 e i 54 anni è occupata, a fronte del 12,9 per cento di disoccupati e del 23,5 per cento di pensionati.

DISABILI A SCUOLA: SE LE ATTIVITÀ DI SOSTEGNO SONO SCARSE O INADEGUATE.L’inclusione scolastica occupa un posto centrale nel panorama delle politiche di inserimento sociale delle persone con disabilità. In Italia però sono poche le scuole speciali dedicate ad alunni con problematiche sanitarie complesse. Ma la legge obbliga tutte le scuole pubbliche e private ad accettare l’iscrizione degli alunni con disabilità. Se è vero che l’esperienza italiana rappresenta un’eccellenza, le risorse dedicate alle attività di sostegno e di integrazione degli alunni con disabilità nella scuola appaiono spesso inadeguate. Nell’anno scolastico 2010-2011 circa il 10 per cento delle famiglie degli alunni con disabilità ha presentato un ricorso al Tribunale civile o al Tribunale amministrativo regionale per ottenere un aumento delle ore di sostegno.

LA METODOLOGIA DI INDAGINE E I DATI DELLE ASL SUI SERVIZI. Per fornire una mappa dell’offerta sanitaria e socio-sanitaria su cui possono contare i disabili italiani è stata realizzata un’indagine nazionale che ha coinvolto tutte le 147 Asl e che si basa sulle risposte di 35 di esse. Con riferimento ai servizi disponibili per le persone Down, 19 Asl su 24 indicano la presenza di servizi di neuro e psico-motricità dell’età evolutiva e di logopedia, 16 segnalano l’attivazione di progetti di educazione all’autonomia e 17 di altri servizi. Per quel che riguarda i pazienti affetti da disturbi dello spettro autistico, 21 Asl su 24 segnalano l’offerta di servizi di logoterapia e 18 su 24 garantiscono la terapia per la psicomotricità. Per quanto riguarda i servizi per i pazienti affetti da sclerosi multipla, l’offerta delle Asl si concretizza soprattutto in riabilitazione motoria e logopedia, la prima garantita praticamente dalla totalità delle Asl, la seconda dalla metà. Per i pazienti con la malattia di Parkinson, tutte le Asl hanno segnalato di garantire la riabilitazione motoria, la metà quella del linguaggio, un terzo la terapia occupazionale.
 http://www.nannimagazine.it/

Olimpiadi: scandalo doping per l’Italia. Il Coni caccia Schwazer: “Ho sbagliato, mia carriera finita” Alex Schwazer positivo al doping

Uno clamoroso scandalo doping scuote l’Olimpiade dell’Italia.
 
Il Coni ha infatti escluso dai Giochi di Londra 2012 per doping  il marciatore azzurro Alex Schwazer, l’unico che avrebbe potuto darci un oro nell’atletica leggera.
 
Il bolzanino, primo quattro anni fa a Pechino nella 50 km, è stato bloccato in Italia, poco prima che partisse per Londra. E’ risultato positivo all’Epo ad un controllo antidoping effettuato a fine luglio in Germania. Schwazer non era ancora arrivato a Londra: aveva rinunciato alla gara di marcia dei 20 km, per disputare soltanto quella sui 50. Schwazer è fidanzato con la pattinatriceCarolina Kostner.
 
“HO SBAGLIATO” – “Ho sbagliato, adesso la mia carriera è finitaVolevo essere più forte per questa Olimpiade, ho sbagliato...” queste le prime dichiarazioni dell’atleta italiano all’Ansa confermando di fatti di essere lui

IL COMUNICATO DE CONI – Questo il comunicato del CONI: “Il Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, Giovanni Petrucci, sentito il capo delegazione, Raffaele Pagnozzi, ha disposto l’esclusione immediata dalla squadra olimpica di un atleta che non è ancora giunto a Londra. Per tale atleta infatti il CONI ha ricevuto nel primo pomeriggio di oggi una notifica di esito avverso per un controllo antidoping disposto precedentemente dalla WADA. Il Capo Gruppo della disciplina interessata è stato prontamente informato dal CONI per gli adempimenti di conseguenza”.
 
INSULTI SU FACEBOOK – Il profilo di Facebook del marciatore italiano è stato preso di mira daimessaggi di delusioni dei suoi tanti fans e anche da quelli di insulti di molti altri.
 
 

Quanto zucchero (occulto) c’è nel cibo che mangi?


Quanto zucchero (occulto) c’è in tutto quello che mangiamo tutti i giorni? E’ una domanda alla quale dovremmo dare una risposta leggendo le etichette di tutto ciò che buttiamo in corpo, dalla colazione fino a dopo cena. Il boom dello zucchero presente negli alimenti dagli inizi del secolo scorso è certamente una delle principali cause dell’impennata dei tassi di insulina e di IGF (fattore di crescita insulino-simile che stimola la crescita cellulare) e della conseguente epidemia di cancro. Il medico tedesco Otto Warburg fu premiato con il Nobel per aver scoperto che il metabolismo dei tumori dipende in gran parte dal loro consumo di zucchero (glucosio). Tutto confermato da altri studi, anche uno del 2007 dell’Università di Wurzburg in Germania, dove si dimostra che l’inibizione della fermentazione del glucosio è una nuova strada per la terapia oncologica. Queste sono le conclusioni del lavoro di ricerca:

 
 
zucchero, cibo,indice glicemico, cancro,tumori,insulina,igf“The modern western lifestyle is characterized by a dramatic decrease in physical activities as well as by the ingestion of food displaying a high glycaemic index, which results in an intermittent fast and strong increase in blood glucose level, massive secretion of insulin, and extensive glycogen storage. In parallel, the incidence of pathological metabolic conditions such as obesity, type 2 diabetes, and the metabolic syndrome is rising continuously. These metabolic disturbances are associated with increased incidence and/or mortality for a number of cancers”.
E cioè: “Il moderno stile di vita occidentale è caratterizzato da una diminuzione drammatica in attività fisiche, come pure l’ingestione di cibo, sintomatica di un alto indice glicemico, che si traduce in un aumento intermittente, veloce e forte, nel livello di glucosio nel sangue, la secrezione massiccia di insulina, e lo stoccaggio di glicogeno. In parallelo, l’incidenza di condizioni patologiche metaboliche quali obesità, diabete di tipo 2, e la sindrome metabolica è in aumento continuo. Questi disturbi metabolici sono associati con una maggiore incidenza e/o mortalità per un numero di tumori” (Fonte).
Insomma le cellule cancerose si nutrono di zucchero ed hanno estrema necessità di questo per crescere. Si pensi che nel paleolitico si consumavano solo 2 Kg per persona in un anno; nel 1830 siamo passati a 5 Kg di zucchero, e 70 Kg per persona all’anno alla fine del novecento! L’assunzione di zucchero raffinato sottrae vitamina C all’organismo, uccide alcuni batteri simbionti che nel nostro organismo producono vitamine del complesso B e altera il ciclo di regolazione glicemica. Favorisce invece i funghi come la Candida. Il pancreas reagisce allo zucchero puro con una ipersecrezione di insulina, cui segue da una parte una ipoglicemia, dall’altra a lungo andare il surplus di lavoro del pancreas può portare al diabete. L’assunzione di zucchero inoltre causa sonnolenza post pranzo, altera il metabolismo e influisce sugli ormoni, decalcifica le ossa e può portare alle carie dentarie. I popoli che non conoscono ancora lo zucchero non conoscono nemmeno il cancro. Gli orientali, che seguono una dieta a basso apporto di zucchero, hanno una probabilità da 5 a 10 volte inferiore di sviluppare un cancro ormono-dipendente (Fonte).


Attenzione quindi alla pubblicità, a frasi come “il cervello ha bisogno di zucchero”, “lo zucchero è un’ottima fonte di energia”, e così via, frasi che sono state metabolizzate dai nostri cervelli prima ancora dei dolci! Dietro al business dello zucchero ci sono le solite 4 o 5 multinazionali che ne controllano il mercato. Per informazioni in merito consiglio la lettura del libro Sugar blues di W. Dufty che svela impietosamente tutti i danni connessi all’assunzione dello zucchero e le manovre delle multinazionali per insabbiare tali informazioni (Fonte).

 

Infine, come potersi difendere dallo zucchero occulto? L’immagine che accompagna il post mostra una sequenza di alimenti con a fianco l’equivalente in zollette di zucchero che questi contengono. Notate bene: alimenti come la frutta, naturalmente costituiti da zuccheri di vario tipo, ne contengono un equivalente (attenzione parliamo di zuccheri semplici, non carboidrati, che sono una cosa un pò diversa) decisamente minore rispetto ad alimenti insospettabili, come per esempio le varie bibite! L’immagine e altre informazioni preziose si trovano su questo blog dal quale ho preso spunto, http://www.sugarstacks.com/ e dove gli autori utilizzano un semplice metodo di comparazione:
“We’ve used regular sugar cubes (4 grams of sugar each) to show how the sugars in your favorite foods literally stack up, gram for gram. Compare foods, find out where sugar is hiding, and see how much of the sweet stuff you’re really eating. Abbiamo utilizzato zollette di zucchero regolari (4 grammi di zucchero ciascuno) per mostrare come gli zuccheri nei tuoi cibi preferiti letteralmente si accumulano, grammo per grammo. Confrontate i cibi, scoprite dove si nasconde lo zucchero, e vedete quanta roba dolce veramente mangiate”.
Occhio quindi, tutti gli alimenti ad alto indice glicemico, dal cucchiaino di zucchero nel caffè, i dolci, il pane bianco con la marmellata, le bibite di tutti i tipi, anche yogurt spesso, e merende varie, provocano infiammazioni e potrebbero nutrire eventuali cellule malate dormienti.
E voi? Sapete quanto zucchero c’è in ciò che mangiate? Avete mai fatto caso che molti alimenti (soprattutto creme, marmellate, merende) nella lista degli ingredienti presentano l’ingrediente “zucchero” al primo o secondo posto?




fonte

“Anche le leucemie sono tumori da amianto”

“Anche le leucemie
sono tumori da amianto”

Parla Franco Mandelli

presidente dell’Ail

Si apre una nuova frontiera scientifica nella lotta contro l’amianto e le malattie collegate alla fibra killer. «Alcuni studi clinici hanno dimostrato che esiste una maggiore incidenza del mieloma e delle leucemie in alcune popolazioni che sono state esposte all’amianto»: parola di Franco Mandelli, autorità nel campo delle leucemie e presidente dell’Ail durante un convegno che si è tenuto lunedì a San Felice al Circeo (provincia di Latina) organizzato dall’Avis e con la presenza di Legambiente e dell’Osservatorio nazionale amianto.

Le parole di Mandelli hanno spalancato le porte a nuove prospettive scientifiche: è la prima volta che la fibra killer viene indicata come responsabile di malattie che colpiscono altri apparati rispetto ai polmoni e ai bronchi. «Una ricerca italo-tedesca ha preso in esame sei zone della Germania e due della Sardegna, Nuoro e Cagliari: è stata trovata una correlazione tra l’amianto e l’insorgere di linfomi. E c’è una correlazione anche con alcuni tumori dei testicoli e nel midollo di alcuni pazienti leucemici sono state trovate fibre di amianto. Per cui in quei casi possiamo dire che la leucemia è stata provocata dall’amianto che funziona da immunodepressore». 
«È necessaria, indispensabile – ha continuato il prof. Mandelli – che la comunità scientifica lavori per ottenere una diagnosi più precoce possibile, per permettere un intervento tempestivo».

L’intervista

“In tribunale si aprono scenari nuovi”

Fino ad oggi c’era un punto fermo nella giurisprudenza: laddove c’è un mesotelioma pleurico, c’è stata una contaminazione da amianto. Un “vantaggio”, se così si può dire, in sede di prova, per la fibra killer rispetto ad altri agenti patogeni. L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, ha al suo attivo centinaia di cause di risarcimento ma anche penali relative all’amianto.
Avvocato, cosa cambia con questa scoperta?
Molto, lo spettro di indagine diventa molto più ampio. Sappiamo che l’amianto è un immunodepressore e che è colpevole anche di danni molecolari del Dna. Occorre lavorare insieme all’Ail per poter portare il massimo aiuto alle vittime.
Sì ma in tribunale sarà difficile dimostrare che una leucemia è dovuta all’amianto.
Diciamo che sarà meno immediato di altre malattie che storicamente sono ricondotte all’inalazione delle fibre. In questi altri casi l’onere della prova cadrà sulle vittime, ma trovando le fibre nell’organismo saremo in grado di dimostrare la natura professionale delle malattie.

(Stefania Divertito)