Sanità a pezzi Lecce, si rompe la luce in sala operatoria: operano con quella dei telefonini

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I tagli alla sanità hanno messo in ginocchio l’ospedale di Santa Caterina Novella di Galatina. Nelle sale operatorie leccesi manca la luce da quattro anni  e i chirurghi per poter effettuare gli interventi sono costretti a illuminare il tavolo e soprattutto il paziente con l’illuminazione dei telefoni cellulari.  La situazione è stata denunciata dai medici ed è stata segnalata più volte alla direzione ma in una delle tre sale a disposizione, la lampada scialitica, quella usata negli interventi chirurgici in quanto evita la formazione di ombre, non è mai stata riparata. Di non effettuare operazioni chirurgiche proprio non se parla e così si continua mandare sotto i ferri le persone con una media di 50 persone al mese.

L’intervento delle forze dell’ordine – Dopo la denuncia dei sindacati, nelle scorse settimane sono scattati i controlli dei Nas che hanno passato al setaccio le sale operatorie della struttura. ll manager dell’Asl locale di Lecce, Giovanni Gorgoni, ha dichiarato: “I primi risultati evidenziano diverse modeste criticità”.  A riportare la notizia è il Corriere del Mezzogiorno, che ha documentato quanto avviene ogni giorno con una foto scattata durante un’operazione.

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Caso di buona sanità all’Umberto I-Nocera Inferiore

Umberto-I

 

 

 

 

Nocera Inferiore. Un intervento complesso e mai segnalato dalla letteratura scientifica degli ultimi anni è stato effettuato nell’Ospedale Umberto I di Nocera Inferiore dalle equipe di chirurgia vascolare e di otorinolaringoiatria. Il paziente L.S. da. Napoli, è stato operato contemporaneamente di laringectomia totale per tumore della laringe e di tromboendoarteriectomia carotidea destra.
Il paziente aveva un grave tumore della laringe per il quale era necessario un urgente intervento di asportazione della laringe e dei linfonodi del collo ma aveva anche una stenosi grave della biforcazione carotidea destra a rischio di ictus. Vista l’urgenza delle due procedure chirurgiche, le equipe mediche hanno deciso di intervenire contemporaneamente, dopo aver discusso con il paziente ed i familiari delle modalità della operazione.
L’intervento è stato effettuato giovedi scorso dalla equipe ORL diretta da Dottor Remo Palladino e dalla equipe di Chirurgia Vascolare diretta dal Dottor Gennaro Vigliotti insieme alla equipe anestesiologica composta dai dottori Giuseppe Lubrano e Massimo Petrosino. L’intervento, durato circa 5 ore, è perfettamente riuscito sia dal punto di vista oncologico che vascolare ed il paziente è in netta ripresa clinica.
Il Direttore Sanitario Maurizio D’Ambrosio, si è congratulato con i medici e il personale della sala operatoria, ricordando che, grazie alle indicazioni programmatiche della Direzione Generale, il DEA di III livello di Nocera-Pagani è ormai una realtà regionale, in grado di poter effettuare prestazioni mediche complesse e sempre più proiettato nel divenire un centro di riferimento sia per le emergenze che per le patologie di elezione.

Chirurgia mininvasiva: intervento sulla laringe. Un primato al Monaldi

Ancora un’affermazione della chirurgia partenopea: all’ospedale Monaldi, su un paziente affetto da un tumore maligno della laringe, effettuato il primo intervento in tutto il Mezzogiorno con la tecnica mininvasiva. Grazie al robot “Da Vinci”, utilizzato dal direttore della divisione Carlo Antonio Leone, già nella prima giornata il paziente ha recuperato la funzione respiratoria e l’alimentazione per le vie naturali. Otorinolaringoiatria e Chirurgia cervico-facciale è la terza divisione, dopo quella di Chirurgia generale di Francesco Corcione e quella di Urologia di Antonio Testa, a servirsi del robot di ultima generazione, che consente al chirurgo di operare a distanza attraverso una minitelecamera e piccolissimi strumenti collegati a bracci meccanici.
“ Si conferma – sottolinea il direttore generale dell’Azienda Monaldi Antonio Giordano – la straordinaria importanza che il robot ha in campo operatorio. Con il suo utilizzo, le tecniche chirurgiche assicurano risultati davvero all’avanguardia. L’azione congiunta degli specialisti del settore e del Da Vinci riduce al minimo i rischi di complicanze sempre possibili ed accorcia enormemente i tempi di trattamento post-operatorio. Questo strumento potrà rivelarsi nei prossimi mesi di grande utilità per ridurre i cosiddetti viaggi della speranza in altre strutture sanitarie e concorrere ad abbassare i costi con un sensibile aumento della qualità dell’offerta di salute.”
L’operatore si posiziona in una consolle dotata di monitor ad alta definizione e con effetto tridimensionale, che consente di osservare al meglio il campo operatorio. Attraverso un sistema di joystick utilizza quattro mani snodabili con una precisione millimetrica. “In campo otorinolaringoiatrico – dice Leone – l’uso del robot diventerà sempre più indispensabile nelle diverse branche, dalla chirurgia oncologica a quella delle apnee notturne”.

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TUMORI: IN ITALIA AUMENTA LA SOPRAVVIVENZA MA GAP NORD-SUD

(AGI) – Roma, 14 nov. – In Italia la sopravvivenza dei malati di tumore continua ad aumentare, ma al Sud e’ di 4-10 punti percentuali piu’ bassa che al Centro-Nord. Lo rivela il rapporto dell’Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum) 2011, dedicato alla sopravvivenza oncologica e basato sulle informazioni raccolte dai 31 Registri afferenti alla rete Airtum, che complessivamente copre il 38% della popolazione residente nel Paese. Secondo il rapporto, poi, se si considera l’insieme di tutti i tumori (esclusi quelli di vescica e cute), la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi dei malati oncologici e’ pari al 50% per gli uomini e al 60% per le donne, dato superiore alla media europea e simile a quello registrato nei Paesi scandinavi, mentre e’ inferiore a quello degli Stati del Nord America. Inoltre tra il 1990 e il 2007 il periodo di permanenza in vita dei malati di cancro in Italia e’ aumentato del 14% per gli uomini e del 9 per le donne. Miglioramento che permane anche a distanza di 10 e 15 anni dalla diagnosi.
  Tuttavia, si legge nel dossier, la sopravvivenza a 5 anni per i tumori di maggiore impatto sociale mostra che a fianco di neoplasie a buona prognosi permangono ancora tumori a prognosi infausta: la sopravvivenza e’ alta per alcune sedi tumorali quali tiroide (94%), mammella (87%), prostata (89%), cervice uterina (61%) e colon-retto (58%); e’ inferiore al 50% per le leucemie considerate nel loro insieme (43%) e per il tumore dello stomaco (29%); al di sotto del 20% per fegato (14%) e polmone (13%). Inoltre, negli uomini la sopravvivenza a 5 anni e’ di circa 10 punti percentuali piu’ bassa rispetto a quella delle donne. Nella gran parte dei tumori maligni la sopravvivenza appare inversamente proporzionale all’eta’. Le analisi hanno riguardato oltre 1.490.000 casi di tumore diagnosticati tra il 1990 e il 2007, con aggiornamento dello stato in vita al 31 dicembre 2008. “Il dato rassicurante e’ che nel nostro Paese la sopravvivenza dei malati di tumore cresce ancora, quello che fa piu’ riflettere e’ la permanenza di una differenza tra Centro-Nord e Sud che varia tra i 4 e i 10 punti percentuali in relazione ai diversi tumori”, ha spiegato Mario Fusco, direttore del Registro Tumori di popolazione della Campania, coordinatore del Rapporto, “il divario era gia’ noto, ma ora l’affermazione e’ rafforzata dall’accresciuta rappresentativita’ dei registri del Sud”. Le sopravvivenze piu’ basse rilevate al Sud, ha aggiunto l’esperto, “riguardano tumori diversi per prognosi e disponibilita’ d’interventi, tendono a persistere anche tra coloro che sono sopravvissuti al primo anno dopo la diagnosi e tra i malati che sopravvivono per piu’ di 5 anni dalla data di diagnosi. Cio’ significa che la piu’ bassa sopravvivenza non e’ limitata ai casi con malattia intercettata in stadio piu’ avanzato. Quest’ultimo elemento suggerisce che le criticita’ all’interno dei sistemi sanitari delle Regioni meridionali non siano limitate alla fase diagnostica, ma siano presenti anche nelle successive fasi di gestione della malattia”. Lo studio, finanziato dal ministero della Salute tramite il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM), e’ pubblicato come supplemento a Epidemiologia & Prevenzione, la rivista dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, e scaraicabile da www.registritumori.it. (AGI) .

http://www.agi.it/

Trattamento del carcinoma della testa e del collo

Il medico deciderà il trattamento in base al tipo e alle dimensioni del carcinoma, alla presenza o meno di metastasi e in considerazione dell’età e dello stato di salute generale del paziente. Il trattamento inoltre può variare se il paziente è stato già trattato in precedenza per un carcinoma della testa e del collo (nello stesso punto o in un punto diverso).

E’ importante porre tutte le domande che vi vengono in mente sul trattamento a cui sarete sottoposti. Può essere utile stilare un elenco di domande prima di consultare il medico e farsi accompagnare da un parente o da un amico.

I diversi tipi di trattamenti possono essere effettuati singolarmente o in combinazione. Essi comprendono:

Alcuni di questi trattamenti (chirurgia, radioterapia) possono essere utilizzati solo una volta e in un solo punto (quale la bocca o il naso), mentre altri (chemioterapia, terapia fotodinamica) possono essere utilizzati più di una volta.

Potreste scoprire che altre persone con lo stesso carcinoma sono sottoposte a terapie diverse dalla vostra. Questo avviene perché lo stesso tipo di carcinoma può assumere forme diverse, che richiedono trattamenti diversi. Inoltre, i medici hanno le loro idee in merito ai trattamenti. La maggior parte dei medici sarà lieta di farvi visitare da un altro specialista affinché possiate avere un secondo parere, se ritenete che ciò possa aiutarvi a prendere la decisione migliore.

Il carcinoma della testa e del collo può essere curato?

Come diversi altri tumori maligni, alcuni carcinomi della testa e del collo possono essere curati se individuati allo stadio iniziale e se tutte le cellule tumorali possono essere asportate con intervento chirurgico (solitamente abbinato ad un altro trattamento, quale la radioterapia che consente di distruggere tutte le restanti cellule tumorali).

In alcuni pazienti, il carcinoma della testa e del collo è recidivo (ritorna). Questo può accadere perché non tutte le cellule tumorali originarie sono state asportate o distrutte oppure perché si sviluppa un secondo carcinoma. Il periodo tra la cura del primo carcinoma e la recidiva, o lo sviluppo di un secondo carcinoma, è estremamente variabile, ma può arrivare fino a diversi anni.