Fumo, sono 40 le malattie associate alle sigarette

Sono ben 40 le malattie che i ricercatori hanno ormai collegato al fumo di sigaretta. Non solo i tumori, come quello al polmone o alla laringe, ma anche problemi cardiovascolari. Ora la lista ha raggiunto quaranta diverse malattie riconducibili al tabagismo.

Fumo

Tumore ai polmoni ma anche ictus e infarti, ma la lista delle patologie legate al consumo di sigarette e in continuo aumento. Lo ha detto un gruppo di ricerca che ha pubblicato una nuova ricerca sulla rivista scientifica Surgeon General,  nel suo annuale aggiornamento al primo rapporto sul fumo.

Oltre al cancro ai polmoni, la disfunzione erettile, le malattie respiratorie e simili, ora si sa che anche l’artrite reumatoide, il glaucoma, il tumore al colon e al fegato, il diabete e persino la frattura dell’anca sono collegate al vizio del tabagismo.

L’inquietante ricerca della sanità americana si sofferma anche sul costo per lo Stato del vizio di fumare: ogni anno, il governo Usa spende l’astronomica cifra di 289 miliardi di dollari per contrastare i danni delle sigarette. Danni che non riguardano solo chi fuma, ma anche coloro che sono costretti al fumo passivo, anche noto come fumo di seconda mano, per i quali vi è una crescita dal 20 al 30 per cento dei rischi di infarto e di ictus.

Nonostante questo, ogni giorno circa 3.200 persone, per lo più giovanissimi, iniziano a fumare, dando spesso vita ad una dipendenza nociva per sé e per il prossimo

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IL RAPPORTO Dopo il tumore si vive sempre di più Cresce il numero di tumori diagnosticati, ma aumentano le guarigioni. Decisivi la diagnosi precoce e i nuovi farmaci

 

 

Cresce il numero di tumore diagnosticati ogni anno nel nostro Paese, ma aumentano anche le guarigioni (GUARDA): oggi sono circa 2 milioni e 800 mila gli italiani che vivono con una precedente diagnosi di tumore (erano quasi 1.500.000 nel 1993 e 2.250.000 nel 2006) e le stime per il 2013 contano circa 366 mila nuove diagnosi di cancro (a fronte delle 364 mila del 2012).

IL RAPPORTO – A fotografare la situazione oncologica nel nostro Paese è la pubblicazione “I numeri del cancro in Italia 2013”, opera dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e dall’Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum), presentata durante il Congresso Nazionale Aiom in corso a Milano. La sopravvivenza a cinque anni (indicatore tradizionale per valutare i progressi compiuti in oncologia) è cresciuta notevolmente rispetto a quella dei casi diagnosticati nei lustri precedenti sia per gli uomini (57% nel 2004-2007 contro il 39% del 1990-1992) che per le donne (rispettivamente 63% contro 53%). Merito soprattutto del miglioramento della sopravvivenza per alcune delle sedi più frequenti dei tumori, come colon-retto (64%), seno (87%) e prostata (91%).
«La sopravvivenza dopo la diagnosi di tumore è uno dei principali indicatori che permette di valutare l’efficacia del Sistema sanitario nei confronti della patologia tumorale – spiega Stefano Cascinu, presidente Aiom -. La sopravvivenza è fortemente influenzata da diagnosi precoce e terapia. La prima dà una maggiore probabilità di essere efficacemente curati (obiettivo che si raggiunge sempre di più grazie all’ampliamento e alla crescente partecipazione degli italiani ai programmi di screening per seno, colon-retto e cervice uterina). Ma l’incremento della sopravvivenza è imputabile in gran parte anche agli sviluppi delle cure, soprattutto per alcuni tipi di tumore».

CANCRO COLON-RETTO – Oggi, il cancro del colon-retto è il più frequente, con quasi 55 mila nuove diagnosi annue, seguito da quello del seno (48 mila), del polmone (38 mila, con sempre più casi fra le donne, quasi il 30%) e della prostata (36 mila). Il cancro del polmone si conferma al primo posto per mortalità, seguito da colon, seno, stomaco e pancreas.
«Dall’esame dei dati disponibili – aggiunge Emanuele Crocetti, segretario Airtum – appare chiara una riduzione della mortalità molto significativa per la totalità delle neoplasie, in entrambi i sessi. Inoltre emerge come la prospettiva di sopravvivere cambi notevolmente nel corso del tempo trascorso dalla diagnosi: dopo cinque anni, rispetto al primo anno, si ha un aumento di oltre 10 punti percentuali in entrambi i sessi per tutti i tumori. Così, chi supera questa soglia ha per molte sedi tumorali (testicolo, utero, melanoma, linfomi di Hodgkin e, in misura minore, colon-retto) prospettive di sopravvivenza che si avvicinano a quelle di chi non si è mai ammalato».

STATISTICHE – Statistiche e cifre costantemente aggiornate sono indispensabili per le istituzioni e tutti gli operatori impegnati in oncologia, perché forniscono indicazioni sui risultati delle azioni di prevenzione e sulle terapie. «Inoltre i dati sono fondamentali per la programmazione sanitaria – conclude Carmine Pinto, segretario nazionale Aiom -. Siamo consapevoli che, in tempi di crisi, la progressiva contrazione delle risorse disponibili impone scelte precise e razionali. I risparmi devono provenire da appropriatezza e uso razionale delle risorse, partendo dall’effettiva realizzazione delle reti oncologiche regionali, non da tagli indiscriminati».


Vera Martinella

Inquinamento. Cancro: più 9% negli uomini e più 7% nelle donne nei siti a rischio

Questi gli ultimi dati dello studio Iss-Airtum che saranno presentati domani a Siracusa. Nel corso della prima fase dello studio, diagnosticati 57.391 casi di tumore negli uomini e 49.058 nelle donne. Numeri in eccesso, in ambedue i casi, rispetto alla media dell’incidenza dei tumori in Italia.
 
08 MAG – Secondo i dati prodotti nel corso della prima fase di questo studio, nei Siti d’interesse nazionale (Sin) sono stati diagnosticati 57.391  casi di tumore negli uomini e 49.058 nelle donne. Questo dato, confrontato con quello previsto in base all’incidenza del pool dei Registri italiani distinti per macro-area (Registri dell’Italia Centrosettentrionale e Centromeridionale), mostra un eccesso del 9% negli uomini e del 7% nelle donne. A questo dato contribuiscono in particolare, in entrambi i generi, i tumori maligni di esofago, colon-retto, fegato, colecisti e vie biliari, pancreas, laringe, polmone, pelle (melanomi), rene e vie urinarie, vescica e linfoma non Hodgkin. Negli uomini, inoltre, si osservano eccessi di mesotelioma e tumori maligni di prostata, testicolo ed encefalo; fra le donne, tumori maligni della mammella, del sistema linfoemopoietico nel suo complesso e, in particolare, della leucemia mieloide cronica. Si osserva in entrambi i generi un deficit di tumori gastrici. Fra gli uomini si rileva un deficit di leucemie totali, linfoidi, anche croniche; fra le donne, deficit di tumori della tiroide, del corpo dell’utero e dei tessuti molli.

Questi dati preliminari emersi dalla prima fase dello studio sull’incidenza dei tumori nei Sin condotto dal Dipartimento Ambiente e connessa Prevenzione Primaria dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e dall’Associazione italiana registri tumori (Airtum), verranno presentati domani a Siracusa nel corso della XXXVIII Riunione del Gruppo per la Registrazione e l’Epidemiologia del cancro nei paesi di Lingua Latina (Grell).

Compito del gruppo di lavoro Iss-Airtum è ora capire quale sia il contributo dell’inquinamento ambientale all’incremento specifico osservato. “Infatti – ha  spiegato Pietro Comba del Dipartimento Ambiente e connessa Prevenzione Primaria dell’Iss – tutti i tumori considerati possono essere causati da numerosi e diversi agenti attinenti sia all’ambiente, sia all’alimentazione e agli stili di vita. Quindi, per comprendere a fondo il significato di questi dati, è necessario confrontarli con altre due variabili: i dati di caratterizzazione ambientale, che indicano il livello di contaminazione delle diverse matrici (aria, acqua e suolo), e quelli cosiddetti di esposizione, che esprimono quanto la popolazione sia stata esposta a possibili fattori di rischio”.

“Entrambe queste analisi sono in corso di elaborazione – ha aggiunto Emanuele Crocetti, Segretario dell’Airtum – e solo quando tutte queste informazioni saranno complete sarà possibile valutare pienamente quanto le condizioni ambientali incidano realmente sia sull’aumento del rischio di ammalarsi di alcuni tipi di tumore, sia sulla diminuzione dell’incidenza di altri, per esempio, nel caso dei tumori gastrici”.

L’attività del Gruppo di Lavoro procede ora su diverse direttrici: la caratterizzazione ambientale dei Sin, la valutazione delle evidenze disponibili nella letteratura scientifica sul nesso causale intercorrente fra le esposizioni presenti nei siti contaminati e l’incidenza delle sedi tumorali analizzate, le tecniche di analisi dei dati, le questioni connesse allo studio dei tumori infantili ed adolescenziali (700 casi individuati complessivamente in questo studio), il tema specifico dei mesoteliomi da amianto e l’applicazione di metodi d’indagine innovativi.

L’obiettivo del progetto collaborativo è chiarire quale sia la quota di casi di tumore in eccesso nei Sin e quali possano essere gli agenti chimici e le vie di esposizione responsabili, con la finalità di meglio mirare gli interventi di risanamento ambientale per perseguire un’efficace prevenzione. Per valutare in futuro l’auspicata riduzione dell’incidenza dei tumori nei siti contaminati, sarà opportuno che il progetto evolva in un sistema di osservazione permanente.
Entro la fine del 2013 è prevista la pubblicazione di un documento contenente le analisi definitive.

 
08 maggio 2013

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La sigaretta brucia anche l’intestino

Che fumare fa male, ormai lo sanno tutti. Ma mentre di solito si pensa che aumenti il rischio di un tumore del polmone, o tutt’al più di un infarto, pochi sanno che le sostanze cancerogene contenute nelle esalazioni del tabacco, attraverso il circolo sanguigno, possono raggiungere anche organi molto lontani dalle vie aeree. Il colon, per esempio, è uno di questi. Per l’International Agency for Research on Cancer ci sono ormai prove sufficienti per affermarlo.

Introduzione

SigarettaFino a poco tempo fa era solo un sospetto. Ora a sbilanciarsi è l’International Agency for Research on Cancer, che ha cambiato la sua posizione ufficiale sullegame tra fumo e cancro al colon: mentre le prove a sostegno di questa tesi prima erano considerate “limitate”, oggi si possono ritenere “sufficienti”.

Negli anni passati era già stato lanciato l’allarme, dopo che tra i fumatori era stato osservato un numero di tumori dell’ultimo tratto dell’intestino maggiore rispetto a quello riscontrato in chi non fumava. Ma le modalità con cui erano condotti questi studi non permettevano di formulare un giudizio risolutivo, perché c’erano molti altri fattori a confondere le acque: chi fuma di più può essere meno attento a un’alimentazione sana e ricca di frutta e verdura oppure può fare meno attività fisica o ancora, statisticamente, eccede più spesso con l’alcol, solo per fare degli esempi.

Tre epidemiologi dell’American Cancer Society hanno quindi deciso di fare chiarezza, seguendo per 13 anni più di 184.000 persone che inizialmente non avevano alcun segno della malattia, con uno studio pubblicato sul numero di dicembre 2009 di Cancer Epidemiology Biomarkers& Prevention, tutto dedicato ai danni del tabacco. Nell’indagine, Michael J. Thun e i suoi collaboratori hanno tenuto conto non solo del fatto che i partecipanti fossero o no fumatori, ma anche di come e quanto mangiavano, di cosa e quanto bevevano, se si sottoponevano ai controlli periodici e di altri possibili fattori di rischio, 13 in tutto, aggiornandoli periodicamente.

Alla fine dell’osservazione è risultato evidente che, anche tenendo conto di tutte le variabili, chi fumava aveva una probabilità maggiore del 27 per cento di sviluppare un tumore del colon rispetto a chi non aveva mai preso questa abitudine; tra chi era riuscito a smettere, il rischio scendeva un po’, ma restava del 23 per cento superiore a quello dei non fumatori. A fare la differenza è il tempo: più a lungo l’organismo è stato esposto alle sostanze nocive e maggiore è il rischio (38 per cento in più il massimo, per chi fuma da almeno 50 anni).

Vale comunque sempre la pena di smettere, e di farlo il prima possibile: il rischio infatti scende progressivamente quanto più tempo passa dall’ultima sigaretta e quanto più si è giovani al momento in cui si prende la saggia decisione di spegnerla. Se lo si fa prima dei 40 anni, ogni pericolo per il colon sembra svanire. Se ci si riesce più tardi, secondo i calcoli dei ricercatori statunitensi, bisogna aspettare una trentina di anni per vedere tornare le proprie probabilità di tumore dell’intestino al livello di chi non ha mai fumato.

Diffusione in Italia per uomini e donne

donnaIn Italia nel 2009 fumavano 17 donne su 100

 

uomoIn Italia nel 2009 fumavano 29,5 uomini su 100

 

Domande e risposte

Le risposte alle domande più frequenti su fumo e tumore del colon.

Esiste un tumore per il quale non è dimostrato un legame con il fumo di sigaretta?

È vero che il fumo è la maggiore causa di morte in tutto il mondo?

La celiachia può essere provocata o favorita dal fumo?

È possibile ridurre il rischio di ammalarsi di tumore del colon?

Non dimenticare: indicazioni utili

In inglese si chiamano take-home messages. Noi diciamo: da non dimenticare!

  1. Il fumo non provoca solo il cancro del polmone, ma una lunga serie di malattie, tumorali e non. Ora anche il tumore del colon si è aggiunto alla lista.
  2. Ci sono infinite buone ragioni per non fumare. Se avete altri fattori di rischio per il tumore del colon, ricordate che la sigaretta li può rinforzare.
  3. Il tumore del colon si previene soprattutto a tavola: non fate mai mancare la frutta e la verdura.
  4. Dopo i 50 anni sottoponetevi ai controlli periodici che possono fare la differenza, individuando precocemente polipi che si possono asportare in ambulatorio prima che si trasformino in una malattia grave.

Che cosa succede a chi smette di fumare?

Spesso a disincentivare i fumatori a smettere è la paura di ingrassare o di non riuscire a gestire lo stress senza l’aiuto della sigaretta. In effetti, è esperienza comune che chi smette tende ad accumulare qualche chilo. Il fenomeno può però essere facilmente evitato se si presta attenzione a non sostituire la sigaretta con snack ipercalorici, ma piuttosto si contrasta il desiderio di fumare con un po’ di attività fisica. In ogni caso, dal punto di vista della salute, le conseguenze negative di un piccolo aumento di peso non sono nemmeno paragonabili con quelle positive prodotte dalla rinuncia al fumo.

I vantaggi per il cuore e i polmoni sono i più immediati, ma dopo cinque anni anche il rischio di sviluppare un tumore della cavità orale, della gola, dell’esofago e della vescica si dimezzano e le probabilità di avere un tumore al collo dell’utero ritornano pari a quelle di chi non ha mai fumato. Dopo dieci anni diminuisce anche il rischio di avere un cancro al pancreas e alla laringe, e la mortalità per cancro al polmone si dimezza rispetto a quella di chi continua a fumare.

Meglio ancora non aspettare troppo a prendere questa sana decisione: chi smette prima dei 35 anni, secondo l’American Cancer Society, annulla al 90 per cento le conseguenze negative del fumo ed entro i 50 anni si può ancora dimezzare la mortalità nei 15 anni successivi rispetto a chi insiste. Anche chi smette a 60 anni od oltre, comunque, vive più a lungo più di chi continua.

Infine, dalla decisione di smettere derivano molti altri vantaggi forse meno importanti, ma più immediati: le attività quotidiane possono essere svolte con meno affanno, si tornano a gustare l’aroma e il gusto dei cibi, le dita e i denti smettono di ingiallirsi, si risparmia denaro che si potrà utilizzare in altro modo. Chi fuma in media un pacchetto al giorno spende infatti circa 120 euro al mese, che in un anno diventano più di 1.400 euro: una cifra con cui ci si può fare davvero un gran bel regalo.

http://www.airc.it/

Smettere di fumare allunga la vita di dieci anni Le donne che smettono di fumare guadagnano 10 anni di vita: pubblicati i risultati della ricerca “Million Women”

Sono stati resi noti i risultati di una delle più grandiricerche scientifiche in tema di effetti del fumo sulla salute: le conclusioni dello studio sono a dir poco sorprendenti e rafforzano ancor di più le convinzioni sugli effetti deleteri del fumo che derivano da numerose ricerche precedenti, ma pongono anche l’attenzione sulla possibilità di ridurre i rischismettendo di fumare.

Lo studio è stato condotto esclusivamente su un campione di donne: dal 1996 al 2001 ne sono state monitorate ben 1,3 milioni, dai 50 ai 65 anni di età. Le partecipanti allo studio, denominato “Million Women”, erano per il 20% fumatrici, per il 28% ex-fumatrici e per il restante 52% non fumatrici. La pubblicazione sulla rivista “Lancet” è avvenuta in occasione del centesimo anniversario della nascita di Sir Richard Doll, lo studioso che ha identificato per primo il legame tra cancro del polmone e vizio del fumo.

Ed ecco i risultati dello studio: 

– Chi smette di fumare intorno ai 30 anni diminuisce del 97% il rischio di morte prematura
– Chi smette verso i 40 anni dimezza la mortalità
– Le fumatrici sono 3 volte più a rischio di vita delle non fumatrici e i due terzi delle morti del totale dei fumatori dai 50 ai 70 anni sono dovute a patologie derivanti dal fumo.
– I rischi salgono in proporzione al numero di sigarette fumate, ma anche chi fuma una sola sigaretta al giorno ha un tasso di mortalità doppio rispetto ai non fumatori.
– I fumatori che smettono prima di arrivare a metà della loro vita guadagnano in media 10 anni in più.

Gli studiosi ipotizzano che i risultati potrebbero essere validi anche per gli uomini, ma per ora il modello è valido solo per le donne, visto che la ricerca ha preso in considerazione solo un campione di sesso femminile. Dunque le donne non hanno scuse: è proprio ora di rinunciare alla sigaretta.

http://donne.virgilio.it/benessere/salute-in-pratica/smettere-di-fumare-allunga-vita-di-dieci-anni.html

Prevenzione tumori fra i giovani con la campagna Non fare autogol

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Al via la terza edizione della campagna ‘Non fare autogol’, per la prevenzione dei tumori fra i giovani, promossa dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna è rivolta agli adolescenti, ed ha coinvolto il mondo dello sport, per spiegare loro che la prevenzione dei tumori parte da un corretto stile di vita che va adottato fin da giovanissimi.

Sotto accusa soprattutto il fumo, i ragazzi cominciano a ricorrere alla sigaretta soprattutto in giovane età, basti pensare che il 16 per cento dei ragazzi e il 22 per cento delle ragazze iniziano a fumare tra i 14 e i 15 anni, non sapendo che il fumo è uno dei fattori di rischio più diffusi. Chi comincia così giovane con le sigarette, triplica il rischio tumori da adulti, soprattutto cancro al polmone, rispetto a chi comincia dieci anni più tardi. Del resto, le ricerche lo dicono, fumo e alcol da giovani, sono altamente dannosi per la salute da adulti.

Per sensibilizzare i teenagers, per insegnar loro come tenersi alla larga dai tumori, sono stati coinvolti anche personaggi del mondo del calcio, l’iniziativa è sostenuta dalla Presidenza del Consiglio, CONI, FIGC e FMSI. Così, Antonio Nocerino, campione rossonero, è salito in cattedra per un giorno all’Istituto Vilfredo Pareto di Milano, per parlare con gli studenti in occasione della prima tappa del progetto ‘Non fare autogol’:

Se si parla di salute non c’è da scherzare, anche per un napoletano verace come me. Quindi ragazzi, non fumate! Non serve a nulla e vi fa solo male. Se sono arrivato fin qui lo devo a una vita di sacrifici e rispetto delle regole. Sono valori che metto in pratica tutti i giorni e che cerco di trasmettere a chi mi sta intorno. Oggi tocca a voi!.

Stefano Cascinu, Presidente AIOM, ha voluto sottolineare l’importanza dell’adozione di un corretto stile di vita:

I tumori sono secondi solo alle malattie cardiovascolari come numero di decessi, ma rappresentano la principale causa di anni di vita persi, poiché insorgono in età più giovane. Si tratta in ogni caso di malattie in cui la prevenzione può fare la differenza. È questo il principale obiettivo della campagna ‘Non fare autogol’, che utilizza il linguaggio universale dello sport per veicolare importanti valori e messaggi di salute.

Il progetto ‘Non fare autogol’ coinvolgerà tutte le 20 squadre del campionato di Serie A, sarà un vero e proprio Tour della prevenzione oncologica che toccherà 16 città italiane, saranno coinvolti i più importanti campioni del nostro torneo, da Nocerino a Chiellini, da Cambiasso a Diamanti, fino a Balzaretti, con il CT della Nazionale Cesare Prandelli.

Photo credit: The Green Odyssey su Flickr

Ilva, ministero dell’ambiente parte civile

Clini: “Il ministero si costituirà parte civile nel processo mirato a individuare responsabilità per l’inquinamento”

Luca Romano

Taranto si registra un aumento della mortalità del 10% nel periodo 2003-2008.

 

Il dato emerge dallo studio “Sentieri” dell’Istituto Superiore di Sanità, che verrà presentato domani dal ministro della Salute Renato Balduzzi.

Il trend conferma le precedenti analisi, relative al periodo 1995-2002, che parlavano di un aumento di mortalità generale e per tumori che oscilla tra il 10 e il 15%, e un aumento del 30% in particolare per il tumore al polmone sia negli uomini sia nelle donne. Un aumento di oltre 50% di decessi permalattie respiratorie acute.

I dati riconoscono un nesso sospetto ma non accertato di causalità con le emissioni degli stabilimenti di Taranto, come quello dell’Ilva. La ricerca fa parte del progetto che ha studiato il profilo di mortalità delle popolazioni residenti nei siti di interesse nazionale per le bonifiche (circa 60 in Italia) misurando l’impatto sulla salute di quelli contaminati come appunto l’area di Taranto.

Intanto, “il ministero dell’Ambiente si costituirà parte civile nel processo mirato a individuare responsabilità per l’inquinamento di Taranto”. Ad affermarlo è stato il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini su twitter. 

E sul caso Ilva, i custodi giudiziari degli impianti dell’Ilva sequestrati hanno notificato all’azienda una direttiva con la quale ordinano di rifare completamente sei batterie delle cokerie degli altiforni, spegnere 6 torri e 2 altoforni, fermare l’acciaieria 1, adeguare l’acciaieria 2, e il rifacimento del reparto “Gestione materiali ferrosi”.

Controlliamo il nostro respiro

di Luigi Cucchi

 

Le malattie dell’apparato respiratorio rappresentano in Italia la terza causa di morte. Sono 35mila le persone che ogni anno perdano la vita a causa di problemi dell’apparato respiratorio, ben il 6,5% di tutti i decessi registrati. Il tasso d’incidenza di questa emergenza sanitaria preoccupa tutti i pneumologi che si sono riuniti a Roma per il convegno nazionale organizzato – in occasione della Giornata Mondiale della Spirometria – dall’ Associazione italiana pneumologi ospedalieri (Aipo)e dalla Società italiana di medicina respiratoria (Simer). Tra gli obiettivi fornire informazioni sull’importanza della diagnosi pneumologica mediante esame spirometrico. I disturbi più frequenti del sistema respiratorio vengono erroneamente sottovalutati dalle persone che ne soffrono. Dietro sintomi quali tosse cronica, catarro, difficoltà respiratoria e frequenti bronchiti, si possono celare malattie che, se non diagnosticate e curate in tempo, possono provocare conseguenze rischiose per la salute. La superficialità va bandita. 

 

Tra i disturbi respiratori più diffusi, l’asma colpisce oltre cinque milioni di italiani e si conferma quale malattia cronica più diffusa nell’infanzia. Sono 2,5 milioni i cittadini che soffrono invece di broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco)), quarta causa di morte in Italia, un fenomeno che, a livello globale, risulta ancora più grave, collocando le malattie respiratorie al secondo posto nel mondo tra le cause di decesso. Concorrono ad aggravare ulteriormente questo preoccupante scenario le previsioni degli specialisti, secondo i quali la prevalenza di tali patologie è destinata ad aumentare a causa di vari fattori, tra cui i poco corretti stili di vita ed alcune abitudini nocive, soprattutto la cattiva alimentazione e il fumo di sigaretta, le gravi conseguenze che derivano da una diagnosi tardiva e il costante processo d’invecchiamento della popolazione italiana.

 

Secondo quanto emerge dai dati italiani estratti dalle schede di dimissione ospedaliera, nel 2010 si sono registrati 585.542 ricoveri per malattie respiratorie, di cui l’8,5% dovuti a tumore polmonare, il 9,1% ad asma e bronchite e l’11,5% a Bpco. Secondo i dati dello European Mortality Database (MDB), gestito dall’ufficio per l’Europa dell’OMS, emerge che nell’ultimo decennio si è registrata una riduzione dei tassi di mortalità per le malattie respiratorie, quali il tumore polmonare (laringe, trachea, bronchi e polmoni), le malattie croniche delle vie aeree inferiori (bronchite, enfisema, asma) e l’asma, a livello europeo e a livello italiano. 

 

É con l’obiettivo di contribuire ad una sempre maggiore diffusione dell’informazione su un tema, quello delle malattie respiratorie, troppo spesso sottovalutato, che è stato promosso il «Mese della Spirometria», i cittadini hanno la possibilità di sottoporsi ad esami spirometrici gratuiti presso numerosi Centri specializzati della Penisola per un riscontro specifico sulla salute dei propri polmoni. «La probabilità di essere colpiti da patologie polmonari è correlata a numerosi aspetti tra i quali età, abitudine al fumo, condizioni ambientali, esposizione lavorativa a polveri, sostanze chimiche, gas e vicinanza dell’abitazione a fonti di inquinamento atmosferico», afferma il professor Giuseppe Di Maria, presidente Simer. «Di fronte a patologie di natura multifattoriale, appare quindi ancora più significativa l’adozione di uno strumento come la Roadmap Respiratoria Europea, sistema in grado di favorire lo scambio di proposte e soluzioni utili a fronteggiare questo dilagante fenomeno, mediante il costante confronto tra gli specialisti europei in ambito respiratorio».

 

Un dato allarmante: una malattia delle vie aeree viene diagnosticata, in media, soltanto nella sesta decade della vita di un individuo, dopo i 50 anni, quando la funzione respiratoria della persona è già in buona parte compromessa. Con la spirometria si può facilitare una diagnosi corretta e tempestiva.

I più colpiti sono gli operai che lavorano la fibra Amianto fuori legge in Italia dal 1992. Killer silenzioso miete tremila vittime ogni anno

Torino – (Adnkronos) – L’impiego di questo minerale è stato bandito dal nostro Paese da quasi due decenni, ma ne restano nell’ambiente cinque quintali per ogni cittadino. Secondo l’Agenzia dell’Oms per la ricerca sul cancro provoca tumori della pleura (mesoteliomi), del polmone, della laringe e dell’ovaio.

Torino, 17 dic. (Adnkronos) – Un killer che si nasconde in tubature, rotaie, rivestimenti di tetti e garage. E’ l’amianto, che miete circa 3.000 vittime ogni anno in Italia, 1.200 per mesotelioma, il tumore ‘marker’ dell’esposizione a questo minerale. L’impiego dell’amianto è stato bandito dal nostro Paese da quasi vent’anni, ma ne restano nell’ambiente cinque quintali per ogni cittadino. L’Italia è stata il secondo Paese produttore europeo e tra i principali consumatori di amianto. Secondo le stime del Cnr e di Ispesl ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto sparse per il territorio nazionale e un miliardo circa di metri quadri di coperture in eternit sui tetti.Secondo il Registro Nazionale Mesioteliomi i più colpiti sono gli operai che lavorano la fibra, seguiti dai familiari e dagli abitanti delle zone vicine ai grandi centri di pericolo, come Casale Monferrato. L’Agenzia dell’Oms per la ricerca sul cancro (Iarc) classifica l’amianto come sicuramente cancerogeno per l’uomo, capace di provocare tumori della pleura (mesoteliomi), del polmone, della laringe e dell’ovaio.

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Amianto-fuori-legge-in-Italia-dal-1992-Killer-silenzioso-miete-tremila-vittime-ogni-anno_312759252441.html