Tutte le risposte alle tue domande sul cancro

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LE FAQ SUI TUMORI

Tutte le risposte alle tue domande sul cancro


Qual è la causa di un tumore?
Le cause della maggior parte dei tipi di tumore possono essere suddivise in due categorie: fattori esterni e interni. I primi includono il fumo di sigaretta, il forte consumo di alcol, l’esposizione a radiazioni e ad agenti chimici. I fattori interni comprendono abnormi livelli ormonali, mutazioni genetiche, condizioni alterate di immunità. Alcuni tipi di neoplasie possono essere causati da infezioni virali. L’esempio più noto è il papilloma virus umano (HPV), che provoca il cancro della cervice. Tuttavia le cause di molti tumori sono ancora sconosciute.


Chi è a rischio di sviluppare un tumore?
Tutti possono essere considerati a rischio, alcuni più di altri. Il fattore più significativo è l’età. In Italia oltre il 50% delle neoplasie solide (mammella, prostata, polmone, colon) è diagnosticato in pazienti d’età superiore ai 65 anni. Anche i tumori emolinfopoietici presentano questo andamento: il 55,9% delle persone affette da queste neoplasie è anziano.


Si può prevenire?
È possibile ridurre di molto il rischio seguendo stili di vita sani: praticare regolarmente esercizio fisico, seguire un’alimentazione adeguata (pochi grassi animali, tanta frutta e verdura), abolire il fumo e l’alcool, evitare prolungate esposizioni al sole.


Lo screening oncologico può aiutare? Quali opzioni sono disponibili?
Il tumore può essere curato con maggiore successo se è individuato o diagnosticato nelle fasi iniziali, prima delle metastasi. Per questo è importante sottoporsi regolarmente agli screening. Attualmente si possono effettuare screening per il cancro della mammella, del colon, del retto, della cervice, della prostata, del testicolo, della cavità orale e della cute. Si stanno inoltre valutando screening per altre tipologie, ad esempio per il cancro delle ovaie. In alcuni casi, come per il tumore della mammella, del testicolo e della cute, è consigliato l’auto-esame. Chi è ad alto rischio dovrebbe inoltre consultare il proprio medico per programmare uno screening personalizzato.


Come si fa a sapere se esiste una predisposizione genetica?
Attualmente sono disponibili test genetici che possono indicare una predisposizione individuale ad alcuni tipi di tumore, come quello della mammella, dell’ovaio e del colon. Oggi i medici sono in grado di verificare la presenza in una donna di uno o due geni – chiamati BRCA1 e BRCA2 – associati ad un elevato rischio di sviluppare un cancro della mammella. Lo scopo degli esami è fornire un accurato controllo del rischio, di migliorare la diagnosi precoce ed effettuare i giusti interventi per evitare che si sviluppi il tumore. Tuttavia l’utilizzo di questi test solleva questioni importanti, inclusi la privacy medica e gli effetti psicologici che possono avere su una persona e sui suoi familiari.


Quale medico deve consultare chi ha una diagnosi di cancro?
In presenza di diagnosi di cancro, il medico di famiglia indicherà al paziente un oncologo, vale a dire un medico formato nello specifico per la cura dei tumori. A seconda della malattia e della terapia necessaria, si può essere curati da un oncologo medico (specializzato nella cura del cancro con farmaci chemioterapici), da un chirurgo oncologo (formato soprattutto negli aspetti chirurgici della cura del cancro, inclusi biopsia e asportazione chirurgica del tumore) e/o da un radioterapista (uno specialista della cura oncologica con radiazioni terapeutiche). Oltre ai medici, il team include infermieri e operatori specializzati in oncologia.


Come si cura il cancro?
Per la cura del cancro esistono vari approcci: chirurgia, radioterapia e chemioterapia, utilizzati singolarmente o in combinazione. L’oncologo sceglie il piano terapeutico più appropriato a seconda dello stadio in cui si trova il tumore. La chirurgia si utilizza per l’asportazione della massa tumorale. La radioterapia è usata per uccidere o danneggiare le cellule cancerose mediante raggi X ad elevata energia. La chemioterapia si effettua con la somministrazione di farmaci per via endovenosa, oppure orale per distruggere le cellule tumorali, interferendo con la loro crescita e prevenendone la riproduzione. In alcuni casi si utilizza l’immunoterapia, per aiutare il sistema immunitario del paziente a combattere la malattia. I ricercatori stanno attualmente valutando opzioni terapeutiche più avanzate, come la terapia genica, la terapia ormonale e le terapie rivolte a bersagli molecolari. Solo la consultazione di un oncologo, comunque, può determinare la cura più opportuna.


QUALI SONO GLI EFFETTI COLLATERALI DEI TRATTAMENTI?

La chirurgia
Gli effetti collaterali della chirurgia dipendono principalmente dalle dimensioni e dalla localizzazione del tumore e dall’estensione dell’intervento. Anche se i pazienti possono accusare fastidi nei primi giorni del periodo postoperatorio, il dolore può essere controllato con la somministrazione di farmaci: l’argomento deve essere affrontato con il medico. È altrettanto normale sentirsi deboli o stanchi per un po’ di tempo, in seguito all’operazione. La durata della convalescenza varia da paziente a paziente.


La chemioterapia
Gli effetti collaterali della chemioterapia dipendono principalmente dai farmaci e dalle dosi somministrate. Può causare la caduta dei capelli e altri problemi quali: inappetenza, nausea, vomito, riduzione dei globuli bianchi e rossi e delle piastrine. La maggior parte degli effetti collaterali della chemioterapia scompare una volta concluso il trattamento, anche se alcuni possono persistere anche dopo la conclusione del trattamento.
 La radioterapia
Gli effetti collaterali della radioterapia dipendono dalla quantità di dose irradiata e dall’area sottoposta a irradiazione. Le principali conseguenze sono fatigue e alopecia nell’area irradiata. Nella maggior parte dei casi sono temporanei.


Durante le terapie posso stare a contatto con gli altri, con donne in gravidanza e con i bambini?
Non c’è nessuna ragione per evitare i contatti con le donne in gravidanza o in bambini. In caso di esecuzione di esami particolari, come la scintigrafia ossea o la PET (Tomografia ad emissione di positroni), per le 48 ore successive all’esame si consiglia di evitare il contatto stretto con i bambini più piccoli e le donne incinte. Per il resto, né la radioterapia né il trattamento chemioterapico, e tantomeno l’immunoterapia e la terapia target, sono pericolosi per le persone che ci sono accanto.


Cosa posso fare per la stanchezza?
L’affaticamento è un sintomo molto comune in chi è stato trattato per un tumore. Di solito, non è un vero e proprio sentore di stanchezza ma piuttosto un senso di pesantezza e malessere che non scompare nemmeno con il riposo. Per alcuni, quest’affaticamento dura per molto tempo dopo il trattamento e può scoraggiare dall’intraprendere attività fisiche. Tuttavia, l’esercizio può in qualche maniera aiutare a ridurre il senso di affaticamento. Studi hanno dimostrato che i pazienti che seguono un programma di esercizio fisico pensato su misura, si sentono più in forma e possono affrontare meglio il trattamento.


Durante le terapie posso avere rapporti sessuali?
In generale non ci sono controindicazioni in tal senso. Tuttavia è sempre buona norma chiedere al proprio oncologo, che conosce lo stato di salute generale ed eventuali controindicazioni. Qualora si faccia parte di studi clinici, bisogna ricordarsi che molte di queste sperimentazioni prevedono l’utilizzo di metodi e mezzi contraccettivi. Spesso infatti per i farmaci sperimentali non è ben valutata l’eventuale azione teratogena (che induce cioè malformazioni sul feto).


Posso viaggiare? Andare in alta quota? Anche in aereo?
Non ci sono controindicazioni generali. Tuttavia è sempre buona norma chiedere al proprio oncologo, che conosce lo stato di salute generale ed eventuali controindicazioni.
 Posso fare la tintura per capelli?
È preferibile  evitare trattamenti che presuppongono l’uso di prodotti chimici aggressivi (ad esempio permanente e colore) durante la terapia e per i successivi tre mesi. Se si ha l’abitudine di tingere i capelli, chiedere al parrucchiere di usare prodotti vegetali.


Cos’è un trial clinico?
Un trial clinico è uno studio di ricerca con lo scopo di valutare nuovi metodi di cura e/o prevenzione del cancro. Gli studi clinici testano nuove cure e metodi di prevenzione, per verificare che siano sicuri, efficaci e migliori delle cure standard somministrate in quel momento. I metodi possono includere nuovi: farmaci, combinazioni di terapie esistenti, approcci alla radioterapia e/o alla chirurgia, metodi di cura come i farmaci a bersaglio molecolare e/o la terapia genica, sistemi di prevenzione. I trial clinici rappresentare la migliore opzione di cura per i malati di cancro e di solito riservano ai pazienti la qualità terapeutica più elevata. Gli studi svolgono un ruolo fondamentale nella lotta al cancro, perché permettono di identificare e testare nuovi e migliori trattamenti. Per saperne di più sull’arruolamento in un trial clinico si può consultare il medico di famiglia e/o l’oncologo.
 Mi hanno detto che parteciperò ad un protocollo sperimentale, che significa?
Molti pazienti affetti da cancro partecipano a studi clinici. I medici conducono queste sperimentazioni per valutare l’efficacia e gli effetti collaterali di nuove metodiche terapeutiche. In alcuni studi, tutti i pazienti ricevono il nuovo trattamento. In altri i medici mettono a confronto terapie diverse, somministrando la nuova cura su un gruppo e quella tradizionale su un altro, oppure possono metterne a confronto due tradizionali. La ricerca ha fatto compiere progressi notevoli nella lotta al tumore. Ogni risultato ottenuto è per i ricercatori un ulteriore passo avanti verso la sconfitta della patologia. I pazienti che partecipano agli studi clinici hanno la prima opportunità di trarre vantaggio dai trattamenti, che hanno evidenziato risultati promettenti nel corso di studi precedenti. Inoltre, in questo modo offrono un contributo importante al progresso scientifico.
 Come posso partecipare a uno studio clinico?
L’Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei Medicinali è uno strumento messo a punto dall’Agenzia Italiana Del Farmaco (AIFA) per monitorare tutte le sperimentazioni farmacologiche condotte nel nostro Paese. Tra gli obiettivi dell’Osservatorio c’è quello di fornire garanzie a cittadini e pazienti migliorando trasparenza, credibilità e accesso alla ricerca clinica. Nella sezione dati è possibile effettuare una ricerca sulle sperimentazioni cliniche in corso in Italia, sia per area geografica che per patologia. L’accesso agli studi viene però deciso dagli specialisti, sulla base di alcune caratteristiche (criteri di reclutamento) a cui il paziente deve rispondere. Se il medico ritiene che si possa partecipare, sottoporrà un’informativa dettagliata e un modulo in cui verrà chiesto di dare il consenso all’arruolamento. Prima di aderire è comunque opportuno leggere attentamente l’informativa e consultarsi con l’oncologo, l’epatologo o con il medico di famiglia per chiarire tutti gli eventuali dubbi. Si ha comunque il diritto di ritirarsi dallo studio in qualsiasi momento.


Quali controlli eseguire dopo il trattamen
to?
Le persone trattate per un cancro presentano il rischio di subire una ripresa evolutiva della malattia, variabile in funzione delle caratteristiche del tumore primario e dell’eventuale presenza di metastasi in altre sedi. Pertanto, devono essere sottoposte a controlli periodici, la cui frequenza è definita dal chirurgo che ha eseguito l’intervento o dall’oncologo.

 

Fumo, sono 40 le malattie associate alle sigarette

Sono ben 40 le malattie che i ricercatori hanno ormai collegato al fumo di sigaretta. Non solo i tumori, come quello al polmone o alla laringe, ma anche problemi cardiovascolari. Ora la lista ha raggiunto quaranta diverse malattie riconducibili al tabagismo.

Fumo

Tumore ai polmoni ma anche ictus e infarti, ma la lista delle patologie legate al consumo di sigarette e in continuo aumento. Lo ha detto un gruppo di ricerca che ha pubblicato una nuova ricerca sulla rivista scientifica Surgeon General,  nel suo annuale aggiornamento al primo rapporto sul fumo.

Oltre al cancro ai polmoni, la disfunzione erettile, le malattie respiratorie e simili, ora si sa che anche l’artrite reumatoide, il glaucoma, il tumore al colon e al fegato, il diabete e persino la frattura dell’anca sono collegate al vizio del tabagismo.

L’inquietante ricerca della sanità americana si sofferma anche sul costo per lo Stato del vizio di fumare: ogni anno, il governo Usa spende l’astronomica cifra di 289 miliardi di dollari per contrastare i danni delle sigarette. Danni che non riguardano solo chi fuma, ma anche coloro che sono costretti al fumo passivo, anche noto come fumo di seconda mano, per i quali vi è una crescita dal 20 al 30 per cento dei rischi di infarto e di ictus.

Nonostante questo, ogni giorno circa 3.200 persone, per lo più giovanissimi, iniziano a fumare, dando spesso vita ad una dipendenza nociva per sé e per il prossimo

fonte

«Evitare fumo, alcol e smog per preservare la laringe»

EDUCAZIONE SANITARIA. Alla Gran Guardia il punto su un tumore che comincia a diffondersi anche fra le donne
Colpisce 50mila italiani l’anno e il Veneto è tra le regioni più esposte «L’abuso sin dalla gioventù aumenta il rischio di ammalarsi»

Il fumo di sigaretta è una delle prime cause di tumore alla laringe, con alcol e smog

Il fumo di sigaretta è una delle prime cause di tumore alla laringe, con alcol e smog

Una malattia che porta via la voce, la capacità di comunicare e per questo è invalidante non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello psicologico. I tumori alla laringe colpiscono ogni anno 50mila persone in Italia, 3mila solo in Veneto, una delle regioni più esposte, e sono in aumento. Se n’è discusso ieri alla Gran Guardia, nel corso del convengo regionale “L’evoluzione del volontariato oncologico nel Veneto a supporto della politica sanitaria”, patrocinato dall’assessorato alla Sanità della Regione Veneto, dal Comune di Verona, dall’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Verona, dalla Scuola triveneta di discipline Otorinolaringoiatre e organizzato dall’Aoi, l’Associazione oncologica italiana mutilati della voce, in occasione dei 40 anni dalla nascita dell’onlus, che si occupa di fornire assistenza ai malati e ai loro familiari nella fase pre e post intervento, garantendo sostegno psicologico e ascolto. «Vogliamo coinvolgere la cittadinanza nella conoscenza di questa patologia», spiega il presidente dell’Aoi, Adriano Zanelli, «l’arma migliore è la prevenzione, per questo organizziamo incontri nelle scuole, per sensibilizzare i ragazzi a cercare di evitare i fattori di rischio, come alcol e fumo». L’abuso di queste sostanze aumenta in modo esponenziale le possibilità di sviluppare queste neoplasie e il Veneto, tradizionalmente legato al consumo di grandi quantità di alcol e sigarette, è tra le regioni italiane con il numero di casi più alto. Dal momento che l’età in cui si comincia a fare la conoscenza con alcolici e fumo si sta abbassando (si parla di dipendenza già dai 12 anni) è importante diffondere un messaggio di allerta tra le fasce più giovani e per questo il volontariato può fare molto. «Il piano socio-sanitario dedica attenzioni anche al sociale e, da questo punto di vista, un grande contributo lo danno le associazioni di volontariato», ammette l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, «se così non fosse, sarebbe difficile per la sanità sostenere i pazienti nei percorsi di cura e riabilitazione post intervento, che sono una necessità ineludibile, tanto quanto lo è il supporto durante la cura». I tumori della laringe rappresentano il 19 per cento di tutte le neoplasie in Italia e anche se i più colpiti sono uomini tra i 60 e i 70 anni, si sta assistendo ad un abbassamento dell’età e a un aumento tra le donne. «Iniziano a insorgere spesso già intorno ai 50 anni», spiega Maurizio Magnani, primario di Otorinolaringoiatria dell’ospedale di Cremona, «mentre l’incremento dell’incidenza è quantificabile tra i 7 e il 10 per cento. I fattori di rischio principali sono fumo, alcol e inquinamento atmosferico ed è bene ricordare che anche dopo che si è smesso di fumare gli effetti tossici permangono all’interno dell’organismo per altri 20 anni. Il miglior tipo di prevenzione rimane la diagnosi precoce, che consente interventi di chirurgia conservativa e migliori speranze di guarigione». Se preso in tempo si ha circa il 90 per cento di possibilità di guarigione, contro solo il 50 se viene diagnosticato in fase già avanzata. «Per questo bisogna prestare molta attenzione ai sintomi», conclude il dottor Magnani, «come abbassamenti di voce, difficoltà a deglutire o la sensazione di avere un corpo estraneo in gola. In questi casi consigliamo di rivolgersi al medico».

Elisa Innocenti

Fumo: le domande più frequenti Perché si insiste tanto sui rischi del fumo?

Perché si insiste tanto sui rischi del fumo?

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità il fumo di sigaretta è la più importante causa di morte evitabile nella nostra società. Il Rapporto annuale sul fumo presentato all’Istituto superiore di sanità il 31 maggio 2011 stima che in Italia ogni anno circa 70.000 persone perdono la vita a causa di questa abitudine.

Per fortuna il numero delle vittime, che solo dieci anni fa sfiorava gli 80.000, oggi è in calo. Il dato, confortante seppure ancora molto alto, è associato alla riduzione costante del numero di sigarette vendute nel nostro Paese. Il fenomeno è dovuto in parte a un diverso clima culturale, che non valorizza più il fumo come atteggiamento “alla moda”, e in parte a una maggiore consapevolezza da parte delle persone dei rischi e degli svantaggi che il fumo comporta. Ma molto dipende certamente dai provvedimenti che, in Italia prima che altrove, hanno proibito le sigarette nei luoghi pubblici e sui posti di lavoro.

Ancora oggi tuttavia l’Istituto superiore di sanità stima che il fumo di tabacco sia responsabile di un terzo delle morti per cancro e del 15 per cento circa di tutti i decessi che avvengono per qualunque causa. Molti studi scientifici hanno infatti dimostrato che chi fuma tabacco rischia più degli altri di sviluppare oltre 50 gravi malattie, non solo tumorali: il fumo aumenta di 10 volte il rischio di morire di enfisema, raddoppia quello di avere un ictus e aumenta da due a quattro volte quello di essere colpiti da un infarto, danneggia la circolazione del sangue al cervello e agli arti e può favorire la comparsa di una disfunzione erettile nell’uomo.

Le sostanze cancerogene contenute nel fumo favoriscono poi lo sviluppo di tumori al polmone, che in nove casi su 10 possono essere ricondotti a questa cattiva abitudine; ma stimolano anche in diversa misura i tumori del cavo orale e della gola, del pancreas, del colon, della vescica, del rene, dell’esofago e di alcune leucemie. Infine, non bisogna trascurare l’impatto economico del fumo: per curarne le conseguenze, nel 2010 in Italia sono stati spesi (solo in costi sanitari, per non parlare di quelli sociali e umani) circa 7,5 miliardi di euro.