Brasile, il potente esperimento sociale per smettere di fumare

A causa di un tumore alla laringe parla attraverso un dispositivo elettronico, Joao Candido ha deciso di aiutare a smettere altri fumatori parlando della sua storia

12:22 – E’ un brasiliano, padre di tre figlie, lavora in un’università e ora vuole mettere a disposizione la sua storia per aiutare altri tabagisti a smettere di fumare. Joao Candido ha così deciso di mettersi a disposizione e, per un esperimento sociale, iniziare a vendere sigarette e parlare di cosa il fumo gli ha fatto. L’impatto del racconto, a causa di un tumore alla laringe Joao parla attraverso un dispositivo elettronico, ha avuto i suoi effetti positivi sul pubblico.

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fonte

Il fumo uccide una persona ogni 6 secondi

Il fumo uccide una persona ogni 6 secondi, Oms: “Alzate le tasse”

Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, l’aumento delle imposte sul tabacco è l’unica soluzione per risolvere l’annoso problema del fumo. Inutile tentare con la e-cig (le cui vendite sono praticamente crollate).

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Bondi “Tumori a Taranto colpa di fumo e tabacco” poi la retromarcia

Lo scorso 27 giugno sul tavolo del Presidente della Regione Nichi Vendola, su quello dell’Arpa Puglia, dell’Ares Puglia e dell’Asl di Taranto, era arrivata la relazione con la quale il commissario straordinario dell’Ilva, Enrico Bondi, già ex amministratore delegato dell’azienda (ergo, lampante caso di conflitto di interessi), aveva studiato i collegamenti tra inquinamento del siderurgico e i migliaia casi di tumore nella città di Taranto.

Secondo quanto riferito da Il Fatto Quotidiano e da La Gazzetta del Mezzogiorno, nella giornata di ieri, Bondi avrebbe escluso qualunque tipo di rapporto tra inquinamento e malattie affermando che “è erroneo e fuorviante attribuire gli eccessi di patologie croniche oggi a Taranto a esposizioni occupazionali e ambientali occorse negli ultimi due decenni”(Il Fatto quotidiano, 14/07). I decessi per tumore, nella città di Taranto, sempre secondo Bondi, sarebbero causati da altri fattori come il “Fumo di tabacco e alcol, nonché difficoltà nell’accesso a cure mediche e programmi di screening” poiché, continua l’ex commissario alla Revisione della Spesa del governo Monti, “è noto che a Taranto, città portuale, la disponibilità di sigarette era in passato più alta rispetto ad altre aree del Sud Italia dove per ragioni economiche il fumo di sigaretta era ridotto fino agli anni ’70″(Larepubblica.it, 14/07)

 

Le reazioni di medici, cittadini e associazioni tarantine, ça va sans dire, sono state furiose: “E i bambini morti di cancro? Anche loro fumavano?” chiede ironicamente l’ambientalista Alessandro Marescotti ed anche il ministro dell’ambiente Andrea Orlando ha convocato Enrico Bondi per saperne di più sulla questione.

 

Nella tarda mattinata di oggi, il commissario straordinario, ha però fatto marcia indietro rimangiandosi le dichiarazioni e sbugiardando la sua stessa relazione. “Non ho mai detto, né scritto che il tabacco fa più male delle emissioni dell’Ilva” ed ha affermato che “il piano di risanamento dell’azienda è già impegnativo e richiede un quadro di riferimento certo e, possibilmente, un clima di lavoro e di collaborazione fra tutti i livelli istituzionali, indispensabile per fare dell’Ilva di Taranto uno degli stabilimenti più rispettosi dell’ambiente d’Europa”.

Speriamo che Orlando risolva al più presto la questione, almeno nel rispetto dei cittadini tarantini che stanno vedendo ricostruire l’azienda da alcuni di coloro che avevano aiutato a distruggerla.

Giacomo Salvini

http://www.termometropolitico.it

La sigaretta brucia anche l’intestino

Che fumare fa male, ormai lo sanno tutti. Ma mentre di solito si pensa che aumenti il rischio di un tumore del polmone, o tutt’al più di un infarto, pochi sanno che le sostanze cancerogene contenute nelle esalazioni del tabacco, attraverso il circolo sanguigno, possono raggiungere anche organi molto lontani dalle vie aeree. Il colon, per esempio, è uno di questi. Per l’International Agency for Research on Cancer ci sono ormai prove sufficienti per affermarlo.

Introduzione

SigarettaFino a poco tempo fa era solo un sospetto. Ora a sbilanciarsi è l’International Agency for Research on Cancer, che ha cambiato la sua posizione ufficiale sullegame tra fumo e cancro al colon: mentre le prove a sostegno di questa tesi prima erano considerate “limitate”, oggi si possono ritenere “sufficienti”.

Negli anni passati era già stato lanciato l’allarme, dopo che tra i fumatori era stato osservato un numero di tumori dell’ultimo tratto dell’intestino maggiore rispetto a quello riscontrato in chi non fumava. Ma le modalità con cui erano condotti questi studi non permettevano di formulare un giudizio risolutivo, perché c’erano molti altri fattori a confondere le acque: chi fuma di più può essere meno attento a un’alimentazione sana e ricca di frutta e verdura oppure può fare meno attività fisica o ancora, statisticamente, eccede più spesso con l’alcol, solo per fare degli esempi.

Tre epidemiologi dell’American Cancer Society hanno quindi deciso di fare chiarezza, seguendo per 13 anni più di 184.000 persone che inizialmente non avevano alcun segno della malattia, con uno studio pubblicato sul numero di dicembre 2009 di Cancer Epidemiology Biomarkers& Prevention, tutto dedicato ai danni del tabacco. Nell’indagine, Michael J. Thun e i suoi collaboratori hanno tenuto conto non solo del fatto che i partecipanti fossero o no fumatori, ma anche di come e quanto mangiavano, di cosa e quanto bevevano, se si sottoponevano ai controlli periodici e di altri possibili fattori di rischio, 13 in tutto, aggiornandoli periodicamente.

Alla fine dell’osservazione è risultato evidente che, anche tenendo conto di tutte le variabili, chi fumava aveva una probabilità maggiore del 27 per cento di sviluppare un tumore del colon rispetto a chi non aveva mai preso questa abitudine; tra chi era riuscito a smettere, il rischio scendeva un po’, ma restava del 23 per cento superiore a quello dei non fumatori. A fare la differenza è il tempo: più a lungo l’organismo è stato esposto alle sostanze nocive e maggiore è il rischio (38 per cento in più il massimo, per chi fuma da almeno 50 anni).

Vale comunque sempre la pena di smettere, e di farlo il prima possibile: il rischio infatti scende progressivamente quanto più tempo passa dall’ultima sigaretta e quanto più si è giovani al momento in cui si prende la saggia decisione di spegnerla. Se lo si fa prima dei 40 anni, ogni pericolo per il colon sembra svanire. Se ci si riesce più tardi, secondo i calcoli dei ricercatori statunitensi, bisogna aspettare una trentina di anni per vedere tornare le proprie probabilità di tumore dell’intestino al livello di chi non ha mai fumato.

Diffusione in Italia per uomini e donne

donnaIn Italia nel 2009 fumavano 17 donne su 100

 

uomoIn Italia nel 2009 fumavano 29,5 uomini su 100

 

Domande e risposte

Le risposte alle domande più frequenti su fumo e tumore del colon.

Esiste un tumore per il quale non è dimostrato un legame con il fumo di sigaretta?

È vero che il fumo è la maggiore causa di morte in tutto il mondo?

La celiachia può essere provocata o favorita dal fumo?

È possibile ridurre il rischio di ammalarsi di tumore del colon?

Non dimenticare: indicazioni utili

In inglese si chiamano take-home messages. Noi diciamo: da non dimenticare!

  1. Il fumo non provoca solo il cancro del polmone, ma una lunga serie di malattie, tumorali e non. Ora anche il tumore del colon si è aggiunto alla lista.
  2. Ci sono infinite buone ragioni per non fumare. Se avete altri fattori di rischio per il tumore del colon, ricordate che la sigaretta li può rinforzare.
  3. Il tumore del colon si previene soprattutto a tavola: non fate mai mancare la frutta e la verdura.
  4. Dopo i 50 anni sottoponetevi ai controlli periodici che possono fare la differenza, individuando precocemente polipi che si possono asportare in ambulatorio prima che si trasformino in una malattia grave.
  5. http://www.airc.it/prevenzione-tumore/fumo/tumore-colon/#p1

La sigaretta brucia anche l’intestino

Che fumare fa male, ormai lo sanno tutti. Ma mentre di solito si pensa che aumenti il rischio di un tumore del polmone, o tutt’al più di un infarto, pochi sanno che le sostanze cancerogene contenute nelle esalazioni del tabacco, attraverso il circolo sanguigno, possono raggiungere anche organi molto lontani dalle vie aeree. Il colon, per esempio, è uno di questi. Per l’International Agency for Research on Cancer ci sono ormai prove sufficienti per affermarlo.

Introduzione

SigarettaFino a poco tempo fa era solo un sospetto. Ora a sbilanciarsi è l’International Agency for Research on Cancer, che ha cambiato la sua posizione ufficiale sullegame tra fumo e cancro al colon: mentre le prove a sostegno di questa tesi prima erano considerate “limitate”, oggi si possono ritenere “sufficienti”.

Negli anni passati era già stato lanciato l’allarme, dopo che tra i fumatori era stato osservato un numero di tumori dell’ultimo tratto dell’intestino maggiore rispetto a quello riscontrato in chi non fumava. Ma le modalità con cui erano condotti questi studi non permettevano di formulare un giudizio risolutivo, perché c’erano molti altri fattori a confondere le acque: chi fuma di più può essere meno attento a un’alimentazione sana e ricca di frutta e verdura oppure può fare meno attività fisica o ancora, statisticamente, eccede più spesso con l’alcol, solo per fare degli esempi.

Tre epidemiologi dell’American Cancer Society hanno quindi deciso di fare chiarezza, seguendo per 13 anni più di 184.000 persone che inizialmente non avevano alcun segno della malattia, con uno studio pubblicato sul numero di dicembre 2009 di Cancer Epidemiology Biomarkers& Prevention, tutto dedicato ai danni del tabacco. Nell’indagine, Michael J. Thun e i suoi collaboratori hanno tenuto conto non solo del fatto che i partecipanti fossero o no fumatori, ma anche di come e quanto mangiavano, di cosa e quanto bevevano, se si sottoponevano ai controlli periodici e di altri possibili fattori di rischio, 13 in tutto, aggiornandoli periodicamente.

Alla fine dell’osservazione è risultato evidente che, anche tenendo conto di tutte le variabili, chi fumava aveva una probabilità maggiore del 27 per cento di sviluppare un tumore del colon rispetto a chi non aveva mai preso questa abitudine; tra chi era riuscito a smettere, il rischio scendeva un po’, ma restava del 23 per cento superiore a quello dei non fumatori. A fare la differenza è il tempo: più a lungo l’organismo è stato esposto alle sostanze nocive e maggiore è il rischio (38 per cento in più il massimo, per chi fuma da almeno 50 anni).

Vale comunque sempre la pena di smettere, e di farlo il prima possibile: il rischio infatti scende progressivamente quanto più tempo passa dall’ultima sigaretta e quanto più si è giovani al momento in cui si prende la saggia decisione di spegnerla. Se lo si fa prima dei 40 anni, ogni pericolo per il colon sembra svanire. Se ci si riesce più tardi, secondo i calcoli dei ricercatori statunitensi, bisogna aspettare una trentina di anni per vedere tornare le proprie probabilità di tumore dell’intestino al livello di chi non ha mai fumato.

Diffusione in Italia per uomini e donne

donnaIn Italia nel 2009 fumavano 17 donne su 100

 

uomoIn Italia nel 2009 fumavano 29,5 uomini su 100

 

Domande e risposte

Le risposte alle domande più frequenti su fumo e tumore del colon.

Esiste un tumore per il quale non è dimostrato un legame con il fumo di sigaretta?

È vero che il fumo è la maggiore causa di morte in tutto il mondo?

La celiachia può essere provocata o favorita dal fumo?

È possibile ridurre il rischio di ammalarsi di tumore del colon?

Non dimenticare: indicazioni utili

In inglese si chiamano take-home messages. Noi diciamo: da non dimenticare!

  1. Il fumo non provoca solo il cancro del polmone, ma una lunga serie di malattie, tumorali e non. Ora anche il tumore del colon si è aggiunto alla lista.
  2. Ci sono infinite buone ragioni per non fumare. Se avete altri fattori di rischio per il tumore del colon, ricordate che la sigaretta li può rinforzare.
  3. Il tumore del colon si previene soprattutto a tavola: non fate mai mancare la frutta e la verdura.
  4. Dopo i 50 anni sottoponetevi ai controlli periodici che possono fare la differenza, individuando precocemente polipi che si possono asportare in ambulatorio prima che si trasformino in una malattia grave.

Le analisi smentiscono: il tabacco sfuso Pueblo non contiene pesticidi

Sul giornale “Il Salvagente” è arrivata la smentita di un articolo apparso ne ilsalvagente.it sulla presenza di pesticidinel tabacco sfuso “Pueblo”.
Alla base dell’inchiesta c’era stata la segnalazione di un lettore della rivista, che aveva avvertito un “sapore” sospetto all’interno della confezione di tabacco della marca considerata.

A seguito di ciò è così scattata l’analisi scientifica del Dipartimento di Chimica Farmaceutica e Tossicologiadell’Università Federico II di Napoli, riscontrandovi appunto la presenza di 15 diversi pesticidi, tra cui fungicidi, insetticidi e un diserbante. Successivamente è stato esaminato anche un altro campione, che al contrario era risultato privo di inquinanti chimici.

“Allarme cessato”
così titola la rivista d’informazione, che fa un passo indietro spiegando come la Pöschl Tabak, l’azienda produttrice del tabacco in questione, abbia accuratamente analizzato il lotto di tabacco trinciato incriminato (il 75704).
Il processo di verifica chimica, condotto in diversi “laboratori accreditati e certificati” (come si legge sulle pagine de Il Salvagente) ha così evidenziato che i campioni di tabacco, erano del tutto privi di sostanze tossiche per la salute, come pesticidi e additivi.
Così, Il Salvagente conclude dicendo che

Il Pueblo, al di là dei rischi noti derivanti dal consumo di tabacco, non comporta pericoli aggiuntivi per il consumatore.

Fonte: http://www.bloo.it/salute/tabacco-sfuso-pueblo-contenente-pesticidi-arriva-smentita.html?cp


La notizia è stata riportata anche da Adico – Associazione Difesa Consumatori. L’articolo qui

Sigaretta elettronica “dannosa per i polmoni”. Lo studio Una ricerca dell’Università di Atene solleva molti dubbi sulla efficacia della sigaretta elettronica

Sigaretta elettronica sì o no? Vera alternativa alle bionde o minaccia per la salute? Secondo i dati raccolti da una ricerca dell’Università di Atene lasigaretta elettronica sarebbe addirittura dannosa per i polmoni. Questa ricerca presentata al recente Congresso della European Respiratory Society dice senza mezzi termini che anche la e-cig può danneggiare bronchi e polmoni come le tradizionali sigarette di tabacco. Infatti la sigaretta elettronica è come un “aerosol di nicotina”: in pratica, con questo dispositivo la nicotina è diffusa attraverso vapore, piuttosto che fumo. Non c’è combustione come avviene nelle normali ‘bionde’, ma la nicotina contenuta in questo piccolo apparecchio è pur sempre un derivato del tabacco. 

La ricerca dell’universita’ di Atene ha voluto affrontare la questione degli effetti a breve termine delle ‘e-cig’, su persone diverse: ha coinvolto 8 individui che non avevano mai fumato e 24 tabagisti, di cui 11 con funzione polmonare normale e 13 con Broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) o asma. Ogni volontario ha utilizzato una sigaretta elettronica per 10 minuti. I ricercatori greci hanno poi misurato l’aumento della resistenza delle vie aeree (broncocostrizione) mediante una serie di test, compreso quello spirometrico.

I risultati hanno mostrato che, nei soggetti sani, c’è stato un aumento statisticamente significativo della resistenza delle vie aeree in media del 182-206%, che perdura per 10 minuti. Nei fumatori con spirometria normale, l’aumento è risultato in media pari a +176-220%. Nei pazienti con Bpco e asma, l’uso di una e-cig sembra invece non avere un effetto immediato. La comunità medica è quindi più divisa che mai sull’efficacia delle sigarette elttroniche come strumento per combattere la dipendenza dal fumo.

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Decreto sanità: Balduzzi, “per le attività sportive basta l’ok del medico di base”

 

ntervenendo ad una trasmissione radiofonica, il ministro della salute chiarisce i dubbi scatenati da una prima bozza che, dice “aveva fatto pensare alla necessità del medico sportivo”. Ma molte altre sono le novità del documento da esaminare il 31 agosto

Fonte: Immagine dal web

 

Per svolgere un’attività sportiva “basta il vialibera del medico di base. Una prima bozza che era circolata aveva fatto pensare alla necessità del medico sportivo. Quello che è necessario è una certificazione analitica, non solo un certificato di sana e robusta costituzione, ma qualcosa che dica che in ordine a quella specifica attività sportiva c’è una condizione fisica della persona che può giustificare quella attività”. Così il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha fatto chiarezza il 28 agosto dai microfoni di Radio Rai1, sulla norma contenuta nel cosiddetto ‘decretone’ sanità che prevede visite e controlli più stringenti in tema di idoneità alla pratica sportiva.

IL TESTO DELLA PRIMA BOZZA. La norma indicata nella bozza circolata nei giorni scorsi, infatti, stabiliva che “al fine di salvaguardare la salute dei cittadini che praticano un’attività agonistica o amatoriale il ministro della Salute, con proprio decreto emanato di concerto con il ministro per il Turismo, lo sport e gli affari regionali, dispone idonee garanzie sanitarie mediante l’obbligo di certificazione specialistica medico-sportiva”. Lo sportivo amatoriale sarebbe quindi stato costretto a una visita specialistica dal medico dello sport. Anche solo per iscriversi in palestra o in piscina. Il ministro però assicura che non sarà cosi: “Non si cambiano le regole sui certificatori, si chiede solo certificazione più puntuale e precisa”.

NEL DECRETO SANITÀ ANCHE I PROVVEDIMENTI CONTRO FUMO E VIDEOPOKER. Quella relativa ai certificati medici per praticare un’attività sportiva non è, però, l’unica novità contenuta nel decreto sanità che sarà esaminato nel prossimo Consiglio dei ministri. All’interno del documento, infatti, sono state inserite norme e sanzioni che riguardano fumo e videopoker. Sono in arrivo, infatti, una serie di maximulte per chi vende sigarette ed altri prodotti del tabacco ai minorenni. “Chiunque vende o somministra i prodotti del tabacco ai minori di anni diciotto – si legge nella bozza – è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 250 a 1.000 euro. Se il fatto è commesso più di una volta si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 2mila euro e la sospensione, per tre mesi, della licenza all’esercizio dell’attività”.

VIDEOPOKER BANDIDI DAI LUOGHI SRATEGICI PER I GESTORI. Stretta anche  sui videopoker che, secondo le nuove regole “gli apparecchi idonei al gioco d’azzardo – stabilisce il decreto – non possono essere installati all’interno, ovvero in un raggio di 500 metri, da istituti scolastici di qualsiasi grado, centri giovanili o altri istituti frequentati principalmente da giovani, strutture residenziali o semiresidenziali operanti in campo sanitario o socio assistenziale, luoghi di culto”.  Il provvedimento prevede inoltre che “il prefetto, con ordinanza motivata, può disporre l’impignorabilità dei beni del soggetto affetto da gioco d’azzardo patologico” e, proprio per venire incontro ai ‘malati del gioco’, saranno aggiornati i Livelli essenziali di assistenza(Lea) con riferimento proprio alle prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione delle persone con dipendenza da gioco d’azzardo patologico.

LA TASSA SULLE BIBITE GASSATE, ALCOLICHE  E NON. NESSUNA IMPOSTA SUL ‘JUNK FOOD’.
 L’imposta sulle bibite analcoliche con zuccheri aggiunti e con edulcoranti sembra restare invariata. Si tratterebbe, comunque, di un contributo straordinario per tre anni a carico dei produttori bevande analcoliche pari a 7,16 euro per ogni 100 litri immessi sul mercato, e dei produttori di alcolici pari a 50 euro ogni 100 litri. Il testo inoltre stabilisce un contributo a carico di produttori di superalcolici, “in ragione di 50 euro per ogni 100 litri immessi sul mercato”. Nei mesi scorsi, inoltre, il ministro Balduzzi aveva paventato anche l’ipotesi di una tassa sul ‘junk food’, ovvero il cibo spazzatura che, a quanto sembra, non risulta a tutt’oggi contemplata nella bozza del decreto pronto ad essere sottoposto al vaglio del Cdm.


IL FASCICOLO ELETTRONICO (FSE). È l’insieme dei dati e documenti digitali di tipo sanitario e sociosanitario generati da eventi clinici presenti e trascorsi, riguardanti il paziente. Il FSE è istituito da regioni e province autonome, nel rispetto della normativa vigente in materia di protezione dei dati personali, con gli obiettivi di: prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione; studio e ricerca scientifica in campo medico, biomedico ed epidemiologico; programmazione sanitaria, verifica delle qualità delle cure e valutazione dell’assistenza sanitaria.

MATERIALI
– Il decreto con le novità in ambito medico-sanitario

http://www.nannimagazine.it/

 


Salute: Veronesi, contro stili di vita errati meglio educazione che divieti

Roma, 28 ago. (Adnkronos) – Si dice “favorevole alla educazione dei cittadini in fatto di salute piuttosto che alla repressione”, l’oncologo ed ex ministro della Salute Umberto Veronesi commentando, in una intervista a ‘Il Messaggero’, i contenuti della bozza di ‘decretone’ su salute e sanità che tocca anche i consumi di tabacco e bibite gassate e il gioco d’azzardo, in materia di stili di vita.

“Alla lotta contro il fumo va data la massima priorità, Però sono contrario ad ogni forma di proibizionismo” che “ha dimostrato di non essere uno strumento efficace”, esemplifica Veronesi, dicendosi “favorevole all’approccio educativo-infomativo”. Quanto alle benvande gassate, “come l’acqua minerale, non sono dannose. Su quelle zuccherate sono incerto. Da un lato mi rendo conto che la misura potrebbe ridurre il problema dell’obesità. Ma dall’altra sono cosciente che si tratta di una forma sottilmente coercitiva, che non è parte della mia cultura”.

“Sono convinto che la salute sia un diritto e non un dovere: Credo che lo Stato debba svolgere al massimo la sua funzione di educazione alla salute, informazione e prevenzione”, sottolinea Veronesi, per il quale “il cittadino va prima di tutto reso consapevole dei suoi comportamenti e delle sue scelte di salute per poter esercitare il suo diritto di autodeterminazione”.