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“La sigaretta è quella cosa che da una parte c’è il fumo e dall’altra un cretino.” Oscar Wilde
La sigaretta brucia anche l’intestino
Che fumare fa male, ormai lo sanno tutti. Ma mentre di solito si pensa che aumenti il rischio di un tumore del polmone, o tutt’al più di un infarto, pochi sanno che le sostanze cancerogene contenute nelle esalazioni del tabacco, attraverso il circolo sanguigno, possono raggiungere anche organi molto lontani dalle vie aeree. Il colon, per esempio, è uno di questi. Per l’International Agency for Research on Cancer ci sono ormai prove sufficienti per affermarlo.
- Introduzione
- I numeri: Diffusione in Italia per uomini e donne
- Domande e risposte
- Non dimenticare: indicazioni utili
Introduzione
Fino a poco tempo fa era solo un sospetto. Ora a sbilanciarsi è l’International Agency for Research on Cancer, che ha cambiato la sua posizione ufficiale sullegame tra fumo e cancro al colon: mentre le prove a sostegno di questa tesi prima erano considerate “limitate”, oggi si possono ritenere “sufficienti”.
Negli anni passati era già stato lanciato l’allarme, dopo che tra i fumatori era stato osservato un numero di tumori dell’ultimo tratto dell’intestino maggiore rispetto a quello riscontrato in chi non fumava. Ma le modalità con cui erano condotti questi studi non permettevano di formulare un giudizio risolutivo, perché c’erano molti altri fattori a confondere le acque: chi fuma di più può essere meno attento a un’alimentazione sana e ricca di frutta e verdura oppure può fare meno attività fisica o ancora, statisticamente, eccede più spesso con l’alcol, solo per fare degli esempi.
Tre epidemiologi dell’American Cancer Society hanno quindi deciso di fare chiarezza, seguendo per 13 anni più di 184.000 persone che inizialmente non avevano alcun segno della malattia, con uno studio pubblicato sul numero di dicembre 2009 di Cancer Epidemiology Biomarkers& Prevention, tutto dedicato ai danni del tabacco. Nell’indagine, Michael J. Thun e i suoi collaboratori hanno tenuto conto non solo del fatto che i partecipanti fossero o no fumatori, ma anche di come e quanto mangiavano, di cosa e quanto bevevano, se si sottoponevano ai controlli periodici e di altri possibili fattori di rischio, 13 in tutto, aggiornandoli periodicamente.
Alla fine dell’osservazione è risultato evidente che, anche tenendo conto di tutte le variabili, chi fumava aveva una probabilità maggiore del 27 per cento di sviluppare un tumore del colon rispetto a chi non aveva mai preso questa abitudine; tra chi era riuscito a smettere, il rischio scendeva un po’, ma restava del 23 per cento superiore a quello dei non fumatori. A fare la differenza è il tempo: più a lungo l’organismo è stato esposto alle sostanze nocive e maggiore è il rischio (38 per cento in più il massimo, per chi fuma da almeno 50 anni).
Vale comunque sempre la pena di smettere, e di farlo il prima possibile: il rischio infatti scende progressivamente quanto più tempo passa dall’ultima sigaretta e quanto più si è giovani al momento in cui si prende la saggia decisione di spegnerla. Se lo si fa prima dei 40 anni, ogni pericolo per il colon sembra svanire. Se ci si riesce più tardi, secondo i calcoli dei ricercatori statunitensi, bisogna aspettare una trentina di anni per vedere tornare le proprie probabilità di tumore dell’intestino al livello di chi non ha mai fumato.
Diffusione in Italia per uomini e donne
In Italia nel 2009 fumavano 17 donne su 100
In Italia nel 2009 fumavano 29,5 uomini su 100
Domande e risposte
Le risposte alle domande più frequenti su fumo e tumore del colon.
Esiste un tumore per il quale non è dimostrato un legame con il fumo di sigaretta?
È vero che il fumo è la maggiore causa di morte in tutto il mondo?
La celiachia può essere provocata o favorita dal fumo?
È possibile ridurre il rischio di ammalarsi di tumore del colon?
Non dimenticare: indicazioni utili
In inglese si chiamano take-home messages. Noi diciamo: da non dimenticare!
- Il fumo non provoca solo il cancro del polmone, ma una lunga serie di malattie, tumorali e non. Ora anche il tumore del colon si è aggiunto alla lista.
- Ci sono infinite buone ragioni per non fumare. Se avete altri fattori di rischio per il tumore del colon, ricordate che la sigaretta li può rinforzare.
- Il tumore del colon si previene soprattutto a tavola: non fate mai mancare la frutta e la verdura.
- Dopo i 50 anni sottoponetevi ai controlli periodici che possono fare la differenza, individuando precocemente polipi che si possono asportare in ambulatorio prima che si trasformino in una malattia grave.
Se ho già sviluppato un tumore, che senso ha smettere?
Anche per chi ha già un tumore, vale la pena smettere di fumare. Diversi studi hanno dimostrato che la rinuncia alla sigaretta migliora l’andamento della malattia: un’analisi condotta da ricercatori dell’Università di Birmingham su altre 10 ricerche e pubblicata sul British Medical Journal dimostra, in particolare, che le persone a cui viene diagnosticato un cancro al polmone in fase iniziale, possono raddoppiare le loro chance di sopravvivenza smettendo subito di fumare.
Altre ricerche hanno assodato che il fumo può ridurre la risposta alla chemio e alla radioterapia, ostacolare la guarigione delle ferite chirurgiche, aumentare il rischio di infezioni, soprattutto broncopolmonari, che possono essere molto pericolose in un organismo debilitato dalla malattia o in cui le difese immunitarie sono depresse dalle cure.
Infine, continuando a fumare, si alimenta il rischio che, una volta guariti dalla malattia, questa si ripresenti, oppure che si sviluppi un secondo tumore.
Molto ancora però, in questo campo, potrebbe essere fatto per colmare l’attuale lacuna tra linee guida, organizzazione dei servizi che aiutano a smettere di fumare e la pratica clinica quotidiana.
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Che cosa succede a chi smette di fumare?
Spesso a disincentivare i fumatori a smettere è la paura di ingrassare o di non riuscire a gestire lo stress senza l’aiuto della sigaretta. In effetti, è esperienza comune che chi smette tende ad accumulare qualche chilo. Il fenomeno può però essere facilmente evitato se si presta attenzione a non sostituire la sigaretta con snack ipercalorici, ma piuttosto si contrasta il desiderio di fumare con un po’ di attività fisica. In ogni caso, dal punto di vista della salute, le conseguenze negative di un piccolo aumento di peso non sono nemmeno paragonabili con quelle positive prodotte dalla rinuncia al fumo.
I vantaggi per il cuore e i polmoni sono i più immediati, ma dopo cinque anni anche il rischio di sviluppare un tumore della cavità orale, della gola, dell’esofago e della vescica si dimezzano e le probabilità di avere un tumore al collo dell’utero ritornano pari a quelle di chi non ha mai fumato. Dopo dieci anni diminuisce anche il rischio di avere un cancro al pancreas e alla laringe, e la mortalità per cancro al polmone si dimezza rispetto a quella di chi continua a fumare.
Meglio ancora non aspettare troppo a prendere questa sana decisione: chi smette prima dei 35 anni, secondo l’American Cancer Society, annulla al 90 per cento le conseguenze negative del fumo ed entro i 50 anni si può ancora dimezzare la mortalità nei 15 anni successivi rispetto a chi insiste. Anche chi smette a 60 anni od oltre, comunque, vive più a lungo più di chi continua.
Infine, dalla decisione di smettere derivano molti altri vantaggi forse meno importanti, ma più immediati: le attività quotidiane possono essere svolte con meno affanno, si tornano a gustare l’aroma e il gusto dei cibi, le dita e i denti smettono di ingiallirsi, si risparmia denaro che si potrà utilizzare in altro modo. Chi fuma in media un pacchetto al giorno spende infatti circa 120 euro al mese, che in un anno diventano più di 1.400 euro: una cifra con cui ci si può fare davvero un gran bel regalo.
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Come si fa a smettere di fumare?
Come si fa a smettere di fumare?
Non esiste un sistema per smettere che vada bene per tutti, anche perché diverse sono le motivazioni che spingono i fumatori e le modalità dell’abitudine al fumo, così come le caratteristiche psicologiche e fisiche, gli stili di vita e il tipo di attività professionale, e perfino le varianti genetiche da cui può dipendere una maggiore o minore predisposizione alla dipendenza fisica.
La semplice forza di volontà molte volte non basta, neppure con l’aiuto dei tanti libri in commercio. Se si vuole provare da soli, è importante stabilire degli obiettivi precisi, come ad esempio un giorno adatto a spegnere l’ultima sigaretta, nel quale non si prevedano eventi particolarmente stressanti, non si debbano frequentare ambienti che possono indurre in tentazione e nel quale ci si possa dedicare ad altre attività piacevoli che possano distrarre dal desiderio di fumare. Programmare un’attività fisica che sia congeniale, per esempio, aiuta molto.
Se però il fai-da-te fallisce, non bisogna scoraggiarsi. Conviene rivolgersi al proprio medico di famiglia o a uno dei centri antifumo accreditati, dove si utilizzano metodi per smettere di fumare certificati dalla letteratura internazionale, si può trovare un aiuto competente e un supporto utile nei momenti di difficoltà, ricordando che smettere non è facile, mentre facilissimo è ricadere. La maggior parte degli ex fumatori non è riuscita a liberarsi dalla sigaretta se non dopo ripetuti sforzi, e a ogni nuovo tentativo le probabilità di riuscita aumentano.
Non bisogna temere di ricorrere agli aiuti che si possono acquistare in farmacia. Ai sintomi dell’astinenza provocati dalla dipendenza fisica indotta dalla nicotina (agitazione, stanchezza, irritabilità, insonnia o difficoltà di concentrazione) si può rimediare utilizzando i prodotti sostitutivi (cerotti, inalatori o gomme da masticare), che liberano una quantità di sostanza sufficiente a eliminare i disturbi, riducendone gradualmente la necessità.
Sotto controllo del medico questi mezzi possono essere utilizzati anche in gravidanza, perché i loro possibili effetti negativi sono comunque inferiori a quelli del fumo, che oltre alla nicotina contiene molte altre sostanze tossiche per il feto.
Se questi non bastano, ci si può rivolgere al proprio medico che saprà indicare i medicinali più adatti.
In molti casi si è rivelato utile anche il supporto di uno psicologo adeguatamente formato.
Della validità delle sigarette elettroniche come mezzo per abbandonare il fumo, invece, nonostante i proclami della pubblicità, non ci sono ancora prove. Sono però iniziati studi per verificare se anche questi dispositivi possono sostenere la volontà di smettere.
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Che cosa si inala con il fumo di sigaretta? In che modo le sostanze contenute nel fumo favoriscono lo sviluppo dei tumori?
Ogni volta che si accende una sigaretta si introducono oltre 4.000 sostanze chimiche, almeno un’ottantina delle quali, secondo l’International Agency for Research into Cancer, sono anche cancerogene. Con ogni boccata si inala:
- monossido di carbonio, lo stesso gas responsabile degli avvelenamenti da gas di scarico delle auto e delle stufe, che riduce l’afflusso di sangue ai tessuti;
- nicotina, responsabile degli effetti sul cervello del fumo e quindi anche della dipendenza fisica;
- catrame, che contiene molte sostanze cancerogene come benzopirene e altri idrocarburi aromatici;
- acetone, come quello usato per togliere lo smalto dalle unghie;
- ammoniaca;
- arsenico;
- formaldeide;
- acido cianidrico;
- nitrosamine;
- sostanze radioattive e molte altre.
Si ritiene che i costituenti del fumo con maggiore potenziale cancerogeno siano l’1,3-butadiene, l’arsenico, il benzene e il cadmio. Il primo è meno potente di altre sostanze, ma è considerato il più importante perché presente nel fumo di sigaretta in grandi quantità; l’arsenico è particolarmente pericoloso anche perché tende ad accumularsi nell’organismo; il benzene è responsabile di una quota significativa (dal 10 al 50 per cento) delle leucemie provocate dal fumo; il cadmio introdotto fumando sigarette è in quantità tali da superare la capacità dell’organismo di neutralizzarne l’azione tossica.
Tra le sostanze radioattive è di particolare rilievo il polonio 210: una recente analisi del contenuto di polonio radioattivo in sigarette di diverse marche diffuse in Italia ha dimostrato che in un anno, in media, chi fuma circa un pacchetto al giorno corre lo stesso rischio biologico che se si sottoponesse a 25 radiografie del torace. Depositandosi nei polmoni, infatti, questa sostanza li espone ad altissime dosi di radiazioni ad alta energia che possono indurre mutazioni potenzialmente cancerogene nel DNA.
Come le radiazioni, anche molte sostanze chimiche contenute nel catrame di sigaretta danneggiano il DNA delle cellule, provocando mutazioni che possono spingere la cellula verso una crescita incontrollata. Il benzopirene, uno degli idrocarburi policiclici aromatici più studiati, tende per esempio a mettere fuori uso il gene che codifica per la proteina p53, uno dei meccanismi fondamentali per proteggere l’organismo dal cancro.
La miscela delle varie sostanze inalate con il fumo di sigaretta potenzia gli effetti negativi sull’organismo, rispetto a quelli che avrebbe ciascuna molecola presa singolarmente.. Un esempio di questo effetto sinergico si ha, per esempio, con il cromo che, agendo come una colla, fa aderire più saldamente gli idrocarburi al DNA, favorendo le mutazioni che questi possono provocare. Altri esempi sono l’arsenico e il nichel, che interferiscono con i normali meccanismi di riparazione del DNA, deputati a correggere gli errori a mano a mano che si verificano. In questo modo le interazioni fra le diverse sostanze amplificano i danni provocati sul materiale genetico.
Le sostanze cancerogene contenute nel fumo possono infine favorire lo sviluppo dei tumori in maniera indiretta: ostacolando i meccanismi di rimozione di altre tossine, per esempio distruggendo le ciglia delle cellule che rivestono le vie respiratorie, come fanno ammoniaca e acido cianidrico; o bloccando gli enzimi che le trasformano in sostanze meno pericolose, come fa il cadmio.
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Smettere di fumare allunga la vita di dieci anni Le donne che smettono di fumare guadagnano 10 anni di vita: pubblicati i risultati della ricerca “Million Women”
Sono stati resi noti i risultati di una delle più grandiricerche scientifiche in tema di effetti del fumo sulla salute: le conclusioni dello studio sono a dir poco sorprendenti e rafforzano ancor di più le convinzioni sugli effetti deleteri del fumo che derivano da numerose ricerche precedenti, ma pongono anche l’attenzione sulla possibilità di ridurre i rischismettendo di fumare.
Lo studio è stato condotto esclusivamente su un campione di donne: dal 1996 al 2001 ne sono state monitorate ben 1,3 milioni, dai 50 ai 65 anni di età. Le partecipanti allo studio, denominato “Million Women”, erano per il 20% fumatrici, per il 28% ex-fumatrici e per il restante 52% non fumatrici. La pubblicazione sulla rivista “Lancet” è avvenuta in occasione del centesimo anniversario della nascita di Sir Richard Doll, lo studioso che ha identificato per primo il legame tra cancro del polmone e vizio del fumo.
Ed ecco i risultati dello studio:
– Chi smette di fumare intorno ai 30 anni diminuisce del 97% il rischio di morte prematura
– Chi smette verso i 40 anni dimezza la mortalità
– Le fumatrici sono 3 volte più a rischio di vita delle non fumatrici e i due terzi delle morti del totale dei fumatori dai 50 ai 70 anni sono dovute a patologie derivanti dal fumo.
– I rischi salgono in proporzione al numero di sigarette fumate, ma anche chi fuma una sola sigaretta al giorno ha un tasso di mortalità doppio rispetto ai non fumatori.
– I fumatori che smettono prima di arrivare a metà della loro vita guadagnano in media 10 anni in più.
Gli studiosi ipotizzano che i risultati potrebbero essere validi anche per gli uomini, ma per ora il modello è valido solo per le donne, visto che la ricerca ha preso in considerazione solo un campione di sesso femminile. Dunque le donne non hanno scuse: è proprio ora di rinunciare alla sigaretta.
VIVA IL RESPIRO
VIVA IL RESPIRO
Nel 1994 il regista Sandro Baldoni diresse un film a
tre episodi dal titolo “Strane Storie”. Nel primo episodio
il protagonista (Ivano Marescotti) si sveglia una mattina
con attacchi violenti di tosse e difficoltà a respirare.
Bussano alla porta due uomini in tuta che gli notificano
la “chiusura dell’aria” per non avere pagato in tempo
la bolletta. Proprio così, la bolletta dell’aria.
“Quanto tempo ho?…”, chiede angosciato.
“Se fa in fretta, in venti minuti ce la fa a raggiungere
la centrale dell’aria”, rispondono compunti e distaccati
i funzionari.
L’uomo si veste alla meglio e va, si trascina per
strada, l’autobus tarda, prende un taxi, una manifestazione
lo rallenta, arriva infine a destinazione.
Annaspando raggiunge lo sportello dopo che un signore, morendo, gli cede il
posto nella fila. Con burocratica lentezza l’impiegata di turno verifica che la
pratica sia in ordine, corredata di bolli e timbri. È a posto, ma ha difficoltà a dare
il resto… l’uomo annaspa, l’ossigeno è quasi del tutto esaurito, ma ecco che alla
fine l’aria viene ripristinata in extremis. L’uomo inspira profondamente e rumorosamente
ad occhi sbarrati. Ce l’ha fatta.
Esce dunque in strada, si abbandona ad occhi chiusi appoggiato a un cancello
e, per godere di quell’attimo di felicità, si accende una sigaretta.
Il racconto è paradossale e racchiude tutte le contraddizioni della nostra umanità.
Tutti gli esseri viventi si ritraggono per istinto da qualsiasi fonte di fumo.
L’homo sapiens ha violato questa elementare legge della natura e della conservazione
della Vita. Giunto alla massima evoluzione intellettiva e creativa, contro
ogni legge biologica, è riuscito a ficcarsi del fumo concentrato nelle delicatissime
vie respiratorie definendolo un… piacere.
Questo “piacere” è considerato da decenni, da parte dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità, la prima causa di morte evitabile al mondo. Ogni anno
cancella dal pianeta oltre 5 milioni di persone per malattie gravi e invalidanti che
opprimono il respiro e danneggiano gravemente i bronchi e i polmoni, incapaci
di difendersi in quanto la natura li ha programmati per ricevere aria, non fumo.
VIVA IL RESPIRO
In Italia le morti indotte dal fumo di sigaretta ogni anno sono 80.000, di cui 30.000 solo per
tumori al polmone.
Per questo motivo il tabacco è considerato il principale fattore di rischio per malattie
respiratorie, cardiovascolari e tumorali.
In altri termini, provoca più decessi e invalidità di incidenti stradali, alcol, aids, droghe,
omicidi e suicidi messi insieme.
fonte lilt