No Tobacco Day: e se tutti smettessero di fumare?

In Italia i fumatori diminuiscono: nel 2011 erano il 22,7% degli ultra 15enni, il 20,8% nel 2012. Ma sono sempre tanti: 10,8 milioni. E se smettessero? Sarebbero più longevi e più fertili. E più belli!

 

Come smettere di fumare? In gruppo, aiutati dagli esperti di uno dei 380 centri anti-fumo, è più facile. I vantaggi per la salute sarebbero veramente enormi. Abbiamo calcolato la riduzione dei tumori incrociando i dati epidemiologici dell’Associazione italiana registri tumori con la stima dei tumori da fumo pubblicata nel 2011 dai ricercatori londinesi della Queen Mary University. Ecco come cambierebbero umore e stato di salute dei fumatori se smettessero di fumare. Oggi.
Da una campagna anti-fumo del 2011, in Inghilterra: nonostante la crudezza della comunicazione, che parla direttamente all'ego maschile, i produttori di tabacco non sono riusciti a bloccare la campagna.

Da una campagna anti-fumo del 2011, in Inghilterra: nonostante la crudezza della comunicazione, che parla direttamente all’ego maschile, i produttori di tabacco non sono riusciti a bloccare la campagna.

 

Cervello, umore, pelle e occhi. Si ridurrebbero: l’incidenza della depressione, la mortalità (-5.611 casi) e le disabilità per malattie cerebrovascolari come ictus e aterosclerosi (-819 casi).
Occhi. Calerebbe del 40% il rischio di cataratta e di 3 volte quello di degenerazione maculare. Per non parlare dei vantaggi estetici: la pelle del viso invecchierebbe più lentamente, l’irsutismo si ridurrebbe del 5,6%, si appianerebbero le rughe intorno alla bocca e sparirebbe il reticolo venoso superficiale delle gote e del naso. 
 
Bocca, gola, denti e alitosi. Scenderebbero (-6.000) i decessi per tumori di labbra, bocca, faringe e laringe. Si risparmierebbero impianti e dentiere: la piorrea (espulsione dei denti dovuta alla placca batterica) è infatti agevolata dal fumo che riduce le difese immunitarie.
Piorrea. Il rischio di piorrea espulsiva sarebbe ridotto di 3 volte per chi fumava fino a 10 sigarette al giorno; di 6 per chi superava le 30. Inoltre la dentina sarebbe più bianca, il sorriso più gradevole e l’alito non saprebbe di posacenere.

 

Bronchi, polmoni, cuore e sangue. Ogni anno ci si risparmierebbe la maggior parte dei decessi per tumore al polmone (-32.956), quelli per bronchiti acute ed enfisemi (-12.935), polmoniti e influenze (-1.592), oltre ai decessi per Bpco o broncopneumopatia cronica ostruttiva (-2.244), patologia sviluppata da un fumatore su due.
Cuore. Ma si ridurrebbero anche i decessi per ipertensione (-2.135), malattie cardiache (-18.000) e 477 persone non si ammalerebbero di leucemia. 
 
Stomaco, colon, pancreas, fegato… Si ridurrebbero i tumori dello stomaco (-3.000), del colonretto (-4.000), del pancreas (-3.300), del fegato (-3.000), della vescica (-9.000), del rene (-1.976). Calerebbero i decessi per rottura degli aneurismi dell’aorta addominale (-2.033 morti), la dilatazione a palloncino di un’importantissima arteria la cui rottura è più frequente nei fumatori.
Diabete. Si ridurrebbe inoltre il rischio di insufficienza renale cronica, e di diabete, aumentato (79%) nei fumatori anche leggeri.

Questo articolo è tratto da Focus Extra 60 (primavera 2013), un numero speciale di Extra tutto dedicato agli "e se..." più curiosi e sorprendenti.

Questo articolo è tratto da Focus Extra 60 (primavera 2013), un numero speciale di Extra tutto dedicato agli “e se…” più curiosi e sorprendenti.

 

Riproduzione femminile.Calerebbero i tumori della cervice uterina (-158) e dell’ovaio (-4.900); non sarebbero necessarie molte fecondazioni artificiali perché il fumo è associato nella donna a un aumento dell’infertilità del 60%.
Gravidanza. Meno intoppi anche in gravidanza: al fumo sono correlati il 70% delle morti fetali; il 60-90% dei parti prematuri; la riduzione del peso alla nascita dei neonati (in media -200 g). Inoltre, il fumo causa un’anticipazione di 3 anni della menopausa. 
 
Riproduzione maschile. Nell’uomo smettere di fumare riduce del 15% il rischio di disfunzione erettile (impotenza): il fumo infatti favorisce la formazioni di ateromi non solo nei vasi del cuore, ma anche in quelli del pene impedendo la congestione necessaria per l’erezione.
Seme. Inoltre il fumo riduce il volume, la densità dello sperma oltre il numero e la motilità degli spermatozoi. Ma danneggia anche la morfologia e, direttamente o indirettamente, il Dna dello spermatozoo. 
 
Apparato scheletrico. Il fumo riduce la densità ossea e favorisce l’osteoporosi; le fumatrici 60enni hanno un rischio maggiore di frattura del collo del femore del 17%; nelle 70enni aumenta del 41%; nelle 80enni del 71%: quindi è sempre l’età giusta per smettere. Circa una frattura di anca su 8 è oggi attribuita al fumo.
Mortalità. Inoltre poiché in Italia la frattura del femore è correlata a una mortalità del 6% nel mese successivo al ricovero, il fumo è responsabile di circa 500 decessi precoci fra le donne anziane. 
 
Benefici anche per i bambini. Gli under 14 esposti al fumo passivo dei genitori sono circa 4 milioni. Si risparmierebbero i danni ai polmoni in sviluppo.
Conseguenze. Se tutti smettessero di fumare, inoltre, i bambini oggi figli di fumatori avrebbero una riduzione del rischio di otiti dell’orecchio medio, cioè fra il timpano e l’orecchio interno (-48%), di asma (-21%) e di dispnea, cioè di respirazione difficoltosa con fame d’aria (-24%) e di sindrome catarrale, cioè un eccesso di produzione di catarro (-35%). 
 
Fumo passivo e incidenti. In Italia i fumatori passivi sono 15 milioni, pari al 26,5% della popolazione. Ci si risparmierebbero i tumori al polmone da fumo passivo (-4.000 casi), ma anche quelli alle vie aeree superiori.
Al volante. Anche gli incidenti stradali si ridurrebbero della quota attribuita a distrazione per accensione o spegnimento della sigaretta, stimata nel 15% (cioè -32.000) del totale; in proporzione si ridurrebbero anche i morti (-600) e gli infortuni (-45.000) con i danni permanenti che derivano.

Inquinamento. Cancro: più 9% negli uomini e più 7% nelle donne nei siti a rischio

Questi gli ultimi dati dello studio Iss-Airtum che saranno presentati domani a Siracusa. Nel corso della prima fase dello studio, diagnosticati 57.391 casi di tumore negli uomini e 49.058 nelle donne. Numeri in eccesso, in ambedue i casi, rispetto alla media dell’incidenza dei tumori in Italia.
 
08 MAG – Secondo i dati prodotti nel corso della prima fase di questo studio, nei Siti d’interesse nazionale (Sin) sono stati diagnosticati 57.391  casi di tumore negli uomini e 49.058 nelle donne. Questo dato, confrontato con quello previsto in base all’incidenza del pool dei Registri italiani distinti per macro-area (Registri dell’Italia Centrosettentrionale e Centromeridionale), mostra un eccesso del 9% negli uomini e del 7% nelle donne. A questo dato contribuiscono in particolare, in entrambi i generi, i tumori maligni di esofago, colon-retto, fegato, colecisti e vie biliari, pancreas, laringe, polmone, pelle (melanomi), rene e vie urinarie, vescica e linfoma non Hodgkin. Negli uomini, inoltre, si osservano eccessi di mesotelioma e tumori maligni di prostata, testicolo ed encefalo; fra le donne, tumori maligni della mammella, del sistema linfoemopoietico nel suo complesso e, in particolare, della leucemia mieloide cronica. Si osserva in entrambi i generi un deficit di tumori gastrici. Fra gli uomini si rileva un deficit di leucemie totali, linfoidi, anche croniche; fra le donne, deficit di tumori della tiroide, del corpo dell’utero e dei tessuti molli.

Questi dati preliminari emersi dalla prima fase dello studio sull’incidenza dei tumori nei Sin condotto dal Dipartimento Ambiente e connessa Prevenzione Primaria dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e dall’Associazione italiana registri tumori (Airtum), verranno presentati domani a Siracusa nel corso della XXXVIII Riunione del Gruppo per la Registrazione e l’Epidemiologia del cancro nei paesi di Lingua Latina (Grell).

Compito del gruppo di lavoro Iss-Airtum è ora capire quale sia il contributo dell’inquinamento ambientale all’incremento specifico osservato. “Infatti – ha  spiegato Pietro Comba del Dipartimento Ambiente e connessa Prevenzione Primaria dell’Iss – tutti i tumori considerati possono essere causati da numerosi e diversi agenti attinenti sia all’ambiente, sia all’alimentazione e agli stili di vita. Quindi, per comprendere a fondo il significato di questi dati, è necessario confrontarli con altre due variabili: i dati di caratterizzazione ambientale, che indicano il livello di contaminazione delle diverse matrici (aria, acqua e suolo), e quelli cosiddetti di esposizione, che esprimono quanto la popolazione sia stata esposta a possibili fattori di rischio”.

“Entrambe queste analisi sono in corso di elaborazione – ha aggiunto Emanuele Crocetti, Segretario dell’Airtum – e solo quando tutte queste informazioni saranno complete sarà possibile valutare pienamente quanto le condizioni ambientali incidano realmente sia sull’aumento del rischio di ammalarsi di alcuni tipi di tumore, sia sulla diminuzione dell’incidenza di altri, per esempio, nel caso dei tumori gastrici”.

L’attività del Gruppo di Lavoro procede ora su diverse direttrici: la caratterizzazione ambientale dei Sin, la valutazione delle evidenze disponibili nella letteratura scientifica sul nesso causale intercorrente fra le esposizioni presenti nei siti contaminati e l’incidenza delle sedi tumorali analizzate, le tecniche di analisi dei dati, le questioni connesse allo studio dei tumori infantili ed adolescenziali (700 casi individuati complessivamente in questo studio), il tema specifico dei mesoteliomi da amianto e l’applicazione di metodi d’indagine innovativi.

L’obiettivo del progetto collaborativo è chiarire quale sia la quota di casi di tumore in eccesso nei Sin e quali possano essere gli agenti chimici e le vie di esposizione responsabili, con la finalità di meglio mirare gli interventi di risanamento ambientale per perseguire un’efficace prevenzione. Per valutare in futuro l’auspicata riduzione dell’incidenza dei tumori nei siti contaminati, sarà opportuno che il progetto evolva in un sistema di osservazione permanente.
Entro la fine del 2013 è prevista la pubblicazione di un documento contenente le analisi definitive.

 
08 maggio 2013

© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.ilfarmacistaonline.it/studi-e-rapporti/articolo.php?articolo_id=14791

Che cosa succede a chi smette di fumare?

Spesso a disincentivare i fumatori a smettere è la paura di ingrassare o di non riuscire a gestire lo stress senza l’aiuto della sigaretta. In effetti, è esperienza comune che chi smette tende ad accumulare qualche chilo. Il fenomeno può però essere facilmente evitato se si presta attenzione a non sostituire la sigaretta con snack ipercalorici, ma piuttosto si contrasta il desiderio di fumare con un po’ di attività fisica. In ogni caso, dal punto di vista della salute, le conseguenze negative di un piccolo aumento di peso non sono nemmeno paragonabili con quelle positive prodotte dalla rinuncia al fumo.

I vantaggi per il cuore e i polmoni sono i più immediati, ma dopo cinque anni anche il rischio di sviluppare un tumore della cavità orale, della gola, dell’esofago e della vescica si dimezzano e le probabilità di avere un tumore al collo dell’utero ritornano pari a quelle di chi non ha mai fumato. Dopo dieci anni diminuisce anche il rischio di avere un cancro al pancreas e alla laringe, e la mortalità per cancro al polmone si dimezza rispetto a quella di chi continua a fumare.

Meglio ancora non aspettare troppo a prendere questa sana decisione: chi smette prima dei 35 anni, secondo l’American Cancer Society, annulla al 90 per cento le conseguenze negative del fumo ed entro i 50 anni si può ancora dimezzare la mortalità nei 15 anni successivi rispetto a chi insiste. Anche chi smette a 60 anni od oltre, comunque, vive più a lungo più di chi continua.

Infine, dalla decisione di smettere derivano molti altri vantaggi forse meno importanti, ma più immediati: le attività quotidiane possono essere svolte con meno affanno, si tornano a gustare l’aroma e il gusto dei cibi, le dita e i denti smettono di ingiallirsi, si risparmia denaro che si potrà utilizzare in altro modo. Chi fuma in media un pacchetto al giorno spende infatti circa 120 euro al mese, che in un anno diventano più di 1.400 euro: una cifra con cui ci si può fare davvero un gran bel regalo.

http://www.airc.it/

È meglio scegliere sigarette “leggere”? Pipa e sigaro fanno meno male?

È meglio scegliere sigarette “leggere”? Pipa e sigaro fanno meno male?

Il termine “leggere” (o light, o mild, o low tar) riferito alle sigarette è fuorviante, perché la differenza con quelle normali, in termini di effetti sulla salute, è irrilevante. L’idea che facciano meno male spinge invece a fumarne di più e soprattutto riduce le probabilità che il fumatore decida di smettere. Inoltre, diversi studi scientifici hanno dimostrato che chi utilizza le cosiddette sigarette “leggere” fa boccate più lunghe e profonde. Di conseguenza, il dosaggio delle sostanze tossiche nel sangue non è in queste persone inferiore a quello che si ritrova nei fumatori di sigarette più “forti”, né il loro rischio di ammalarsi nel tempo appare ridotto. Per questo l’Unione Europea nel 2003, e la Food and Drug Administration americana nel 2010, hanno imposto di eliminare dalle confezioni le definizioni di “leggere” (mild,light o low tar) che potevano trarre in inganno il consumatore. Studi condotti dopo l’introduzione di questi provvedimenti, hanno tuttavia mostrato che, nonostante queste espressioni non fossero riportate esplicitamente sui pacchetti, il consumatore tende ingenuamente a pensare che i marchi “gold” o “silver”, o le confezioni con colori più chiari corrispondano a formulazioni meno dannose. In alcuni Paesi, come l’Australia, si sta quindi considerando l’ipotesi di una nuova legislazione che renda uniforme (e poco appetibile) l’aspetto delle confezioni.

Se le sigarette leggere non rappresentano una scorciatoia, neppure il sigaro e la pipa sono alternative più sicure, come molti erroneamente credono, anche se portano a inalare il fumo meno profondamente: ciò riduce leggermente il rischio di tumore al polmone rispetto a quello di chi fuma sigarette, ma le probabilità di sviluppare la malattia sono comunque molto più alte che non tra i non fumatori. Inoltre, fumare sigaro e pipa favorisce lo sviluppo di tumori della bocca, della gola, dell’esofago e di altri organi come il pancreas.

Tumori più frequenti

sezione tumori più frequenti

Tumori più frequenti

In Italia i tumori che colpiscono maggiormente la popolazione sono quelli al colon retto, al polmone, al seno, alla prostata. Ma questo non significa che le altre forme tumorali non incidano in modo rilevante sulla salute (e sulla qualità della vita) dei cittadini.
Questa pagina raccoglie le 14 forme di tumore più diffuse: per ciascuna, una scheda monografica che comprende i fattori di rischio, le strategie di prevenzione, sintomi, diagnosi e trattamenti terapeutici.

5x1000 alla LILT
i love lilt
s.o.s. lilt

Gli organi della digestione: bocca, denti, fegato, pancreas, intestino e stomaco.


L’organismo, per crescere, rinnovare le cellule e recuperare le energie impiegate nel suo funzionamento, ha bisogno di nutrizione. Il nutrimento si ricava attraverso l’alimentazione, l’ingestione di cibi. Gli alimenti poi devono essere assimilati e trasformati chimicamente per poter attraversare le pareti dell’intestino tenue e giungere al sangue: questo complesso procedimento è compito degli organi della digestione. L’apparato digerente è costituito da un tubo lungo circa 10 metri, con dilatazioni nel suo corso e aperto alle due estremità: inizia dalla bocca e prosegue nella faringe, nell’ esofago, nello stomaco e termina nell’intestino tenue e cito. Le ghiandole annesse sono le ghiandole salivari, il pancreas e il fegato.

La bocca
II primo tratto del tubo digerente è costituito dalla bocca, una cavità che esternamente è delimitata dalle labbra. Al suo interno vi sono il muscolo della lingua, il palato, i denti. Interiormente la bocca comunica con la faringe mediante l’istmo delle fauci. Al centro delle fauci si trova l’ugola e poco prima le due tonsille.

I denti
I denti hanno il compito di triturare il cibo (funzione meccanica): sono piantati negli alveoli dentari con la radice, rivestita di cemento; il colletto è la parte ricoperta dalla gengiva e la parte visibile è la corona il cui strato più superficiale è costituito dallo smalto, la sostanza più dura di tutto l’organismo (per il 95% è di sostanza inorganica). Subito sotto lo smalto ha sede la dentina o avorio, composta da sali di calcio precipitati (circa 70%) e per il rimanente composta da acqua e sostanza organica. All’interno della dentina vi è la polpa dentale, formata da una zona periferica con cellule cilindriche (odontoblasti) e una zona. Nella polpa sono anche contenuti i vasi e i nervi che provvedono alla nutrizione e alla sensibilità del dente. L’elemento che fissa il dente nella sua cavità è il parodonto, formato da cemento, gengiva, legamento alveolo dentale e alveolo. Nell’uomo si hanno due dentature una decidua, con 20 denti e l’altra permanente con 32. La dentatura decidua o da latte scompare tra i 7 e gli 11 anni. La dentatura completa è costituita, per ogni arcata dentaria, da 4 incisivi, 2 canini, 4 premolari, 6 molari. Ogni dente possiede una conformazione adatta alla funzione: gli incisivi sono a forma di scalpello e servono a tagliare il cibo; i canini sono appuntiti e servono a lacerare: i molari e i premolari, ampi e spianati, servono a triturare.

La faringe
La faringe è un lungo tubo che comunica sia con la bocca sia con l’esofago. Dalla laringe è separata dalla linguetta mobile cartilaginea detta epiglottide che impedisce il passaggio di qualche particella solida o liquida del bolo nell’apparato respiratorio.

L’esofago
L’esofago è lungo circa 25 cm e sbocca nello stomaco. E un tubo dotato di movimenti involontari costituiti da contrazioni e rilassamenti, detti nel complesso peristalsi, che spingono il bolo nello stomaco.

Lo stomaco
Lo stomaco comunica con l’esofago mediante il cardias e con l’intestino mediante il piloro. È una sacca situata sotto il diaframma, della capacità di circa 1300 cm . Lo stomaco è costituito da tre tuniche: quella più esterna si chiama peritoneo, la più interna è tappezzata dalle ghiandole che secernono il succo gastrico.

Il fegato
Il fegato insieme al pancreas è una delle due ghiandole fondamentali per il processo digestivo. Si può definire il fegato come un potente filtro per tutte le sostanze introdotte con l’alimentazione e come il più importante laboratorio chimico di tutto l’organismo. Il fegato è all’altezza della VII e VIII costola all’interno della cavità addominale e nel lato destro. È di colore rosso scuro ed è la ghiandola più grossa di tutto l’organismo umano: pesa infatti circa 1500 g. Si suddivide in tre parti, dette facce: una superiore, convessa, subito sotto il diaframma, una inferiore o viscerale, piana e con tré solchi a forma di h (in quello più a destra vi è la vescica biliare), la posteriore, concava, che si assottiglia alle estremità, II fegato è rivestito sia dal peritoneo sia da una sua protezione detta capsula di Glisson. Il fegato riceve sangue dalla vena porta e dall’arteria epatica (un ramo dell’aorta). La vena porta (nella faccia inferiore) convoglia il sangue che viene dall’intestino, dallo stomaco e dalla milza: il fegato lo elabora prima di riversarlo nella vena cava inferiore. Le funzioni del fegato sono innumerevoli: innanzitutto quella di secernere la bile che viene concentrata in una piccola vescica (cistifellea o colecisti) per poi passare nel duodeno durante la digestione intestinale ed ha importanti compiti come quello di neutralizzare l’azione dell’acido cloridrico del chimo o di facilitare l’assorbimento dei grassi. La bile deve il suo colore giallo oro alla presenza di pigmenti biliari come la bilirubina e la biliverdina. Tra le altre funzioni del fegato ricordiamo quella di fabbricare il glicogeno (zucchero di riserva) e di accumularlo. Lo trasforma poi in glucosio (la fonte principale della energia delle cellule) che distribuisce al sangue. Anche i grassi vengono trasformati dal fegato in modo da esse Anche i grassi vengono trasformati dal fegato in modo da essere resi assimilabili dalle cellule. Con gli aminoacidi poi fabbrica le albumine o proteine semplici del plasma, l’urea e le nucleoproteine. Il fegato è Inoltre la sede di deposito di gran parte del ferro essenziale per l’emoglobina fabbricata dal midollo osseo. Il fegato è il deposito di alcune vitamine: la B12 (presente negli alimenti animali come rosso d’uova e latte), la A (presente nel latte e nei derivati), la PP (presente sia nel regno animale sia in quello vegetale, specialmente nel grano, nell’orzo, nei legumi) e la K (presente in grande quantità nei cavoli, negli spinaci, in genere nelle parti verdi delle piante). Servendosi della vitamina K produce la protrombina, essenziale alla coagulazione del sangue.

Il pancreas
II pancreas è una ghiandola situata nella porzione medio superiore dell’addome il cui peso raggiunge i 100 g e la cui lunghezza è compresa tra i 16 e i 20 cm. In stato di riposo il pancreas è di colore bianco grigio, ma nella fase attiva della digestione diventa rosea per il maggiore afflusso di sangue. Dal punto di vista anatomico il pancreas viene suddiviso in testa, corpo e coda e ogni parte è in contatto con altri organi: la testa, anteriormente, con lo stomaco e l’intestino, posteriormente con vari vasi sanguigni. Il pancreas inoltre è costituito da una porzione esocrina e una endocrina. La prima è formata da gruppi (acini) di 4 o 6 cellule piramidali, responsabile di circa 14 enzimi digestivi (proenzimi). La parte endocrina è costituita dagli isolotti di Langerhans. formazioni sferoidali di cellule che producono l’insulina. Gli acini producono il succo pancreatico che esercita l’azione più potente nel processo digestivo: contiene infatti un enzima, la tripsina che completa il lavoro iniziato dallo stomaco di demolizione delle grosse molecole proteiche; contiene anche la lipasi che trasforma i grassi in modo da renderli assimilabili; infine con l’amilasi completa la riduzione dell’amido in zuccheri semplici. L’insulina, prodotta dagli isolotti di Langerhans, è un ormone che permette l’utilizzazione del glucosio da parte delle cellule dei muscoli, delle cellule adipose e di quelle del fegato. Se per una disfunzione il pancreas non produce insulina, possono nascere danni gravissimi per l’organismo (quadro patologico del diabete). La gravita di queste disfunzioni e delle carenze di insulina non si nota con immediatezza ma in tempi lunghi.

La funzione della saliva
La prima fase della digestione avviene nel cavo orale ad opera della saliva: essa agisce sia in senso meccanico impastando e lubrificando il bolo, sia in senso chimico, ad opera di alcuni enzimi (ptialina, maltasi ec.) che attaccano l’amido cotto e il maltosio, provocandone la prima scissione. La saliva ha dunque funzione digestiva per la presenza dell’analisi salivare; ma ha anche la funzione, di formazione del bolo alimentare, perché i cibi, triturati dai denti, vengono insalivati e trasformati in una massa umida lubrificata che facilmente viene spinta nello stomaco; ha funzione escretoria perchè molte sostanze organiche sono scerete con la saliva, come il mercurio, il piombo, l’urea; ha la funzione di regolazione del bilancio idrico, perché se l’organismo perde molti liquidi, le ghiandole salivari frenano la secrezione e si ha essiccamento delle mucose orali con conseguente senso di sete. La sete è un avvertimento che le riserve idriche dell’organismo sono esaurite. Ai lati della bocca sono situate le 3 coppie di ghiandole salivari (dette acinose per la caratteristica struttura microscopica ad acino d’uva), le parotidi, le sottomandibolari e le sottolinguali. Esse sono responsabili della produzione e dell’immissione della saliva, un liquido fondamentale per la masticazione, la deglutizione e la lubrificazione dell’esofago (funzione chimica). Durante un pasto le ghiandole producono quasi mezzo litro di saliva; a digiuno molto meno, ma in maniera continua; una secrezione abbondante può aversi anche senza la presenza del cibo, ma con il semplice ricordo o desiderio o il profumo di un cibo; durante il sonno non ne producono. La saliva è costituita di acqua per il 98% e per il rimanente di sostanze quali la mucina e la ptialina. La ptialina è un enzima il cui compito è quello di disgregare chimicamente il cibo.

La deglutizione
Triturati e masticati dai denti, insalivati e ridotti a bolo alimentare i Cibi passano, con la deglutizione, nella faringe. Il movimento della deglutizione è all’inizio volontario, poi diventa un riflesso involontario; nell’atto del passaggio si ha un momentaneo arresto della respirazione: se il ritmo non è preciso, qualche frammento di cibo può penetrare nella laringe provocando violenti colpi di tosse e senso di soffocamento (il popolare andare di traverso). La digestione nello stomaco II bolo penetra nello stomaco dall’esofago e vi si depone a strati: su di esso interviene il succo gastrico. Il succo gastrico contiene acqua, acido cloridico e tré enzimi, la pepsina, la chimosina, la lipasi. L’acido cloridico serve a distruggere i germi presenti nel cibo, gli enzimi trasformano le sostanze ingerite in composti più semplici. La mucosa delle pareti interne protegge lo stomaco dai suoi stessi terribili succhi fra cui il potente acido cloridico. Nessun alimento quindi può irritare lo stomaco, capace di tollerare l’acido cloridico. I movimenti e i succhi gastrici dello stomaco riducono il bolo in chimo: ora è pronto a passare nell’intestino.

La digestione nell’intestino
Nell’intestino tenue si compie la parte più importante di tutto il processo digestivo in quanto esso possiede tutti gli enzimi necessari, molti dei quali sono prodotti dal fegato e dal pancreas. La funzione dei villi intestinali, che nell’ileo sono numerosissimi (fino a 3500 per cm2), è quella di procedere all’assorbimento; le Sostanze assimilate infatti penetrano nei vasi sanguigni attraverso i villi e dai vasi sono quindi, con il sangue, trasportate all’intero organismo. L’intestino crasso è privo di villi e pertanto non ha funzione digestiva ma depurativa, grazie alla flora batterica in esso residente. È suddiviso in cieco, colon, sigma e retto. Tutte le sostanze non assimilate e non digerite si concentrano nel crasso e verranno espulse come feci attraverso lo sfintere anale con un movimento volontario.

http://www.medicina33.com/articolo-747-organi-digestione-bocca-denti-fegato-pancreas-intestino-stomaco.html