DIETRO AI MURI FATISCENTI, TOPI E SPORCIZIA: VIAGGIO NELLA CORTE DEL DEGRADO

Dietro ai muri fatiscenti, topi e sporcizia: viaggio nella corte del degrado
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SESTO SAN GIOVANNI –  ”Aprite, polizia!” il comando imperativo spacca l’ultimo sonno della notte, lascia andare i sogni. La porta si apre mostrando che cosa si nasconde dietro a quei muri scrostati e fatiscenti, percorsi da crepe e topi vaganti.
Siamo nella casa a corte tra via Marconi e via Bergomi: qui qualche mese fa è stato sgominato nelle cantine un vero e proprio “fortino” della droga, ma le proteste dei residenti del quartiere non sono finite: al problema dell’illegalità, si aggiunge da tempo quello delle difficili condizioni di chi vive qui, immerso nel degrado, ambientale e umano.
Ora il labirinto sotterraneo, rifugio di criminali e tossici, è stato murato; rimangono le vite zoppicanti degli abitanti in affitto tra queste pareti, vite precarie in tutto: nel sostentamento come nell’igiene.
Negli appartamenti minimi e sovraffollati, il degrado è pungente: cumuli di vestiti, cibo sparpagliato e odori nauseabondi, persino piccioni dentro una cucina, tenuti forse per essere allevati. Immagini che ricordano i film sugli immigrati in America nei primi decenni del Novecento.
Ieri mattina, in un blitz coordinato tra Polizia Locale e Polizia di Stato, sono stati eseguiti controlli minuziosi, appartamento su appartamento. Ogni locatario è stato identificato  e registrato; quattro persone, risultate immigrati irregolari, sono state portate in commissariato. I tecnici del Comune hanno fotografato dentro e fuori dalle abitazioni per censire tutti gli elementi critici in quanto a sicurezza edilizia, salubrità e igiene.
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Il direttore del settore Urbanistica ha emesso poiun’ordinanza che obbliga la proprietà dello stabile, che è un privato, ad eseguire entro un mese lavori di manutenzione, pulizia e risanamento,derattizzazione e sistemazione della pattumiera. In più sarà chiesto ai proprietari di eseguire interventi ciclici per garantire la sicurezza e l’idoneità abitativa di tutto lo stabile.
Al provvedimento del Comune si aggiungono una relazione dell’Asl che il mese scorso ha sottolineato l’urgenza di un risanamento e le centinaia di firme raccolte dai residenti della zona. Ancora solo pochi giorni fa, pare ci fosse un movimento sospetto di prostituzione al piano terra, con gente esterna che accedeva direttamente alzando la saracinesca del vecchio circolo, per scomparire, nella notte, dietro a quei muri spessi e logori.
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Il misterioso caso della Rana-Toro

Nell’estate di 45 anni fa tutti i giornali italiani ed esteri si interessarono di un fatto di cronaca che portò per mesi la città di Sesto San Giovanni alla ribalta. Pubblichiamo il servizio che il quotidiano “Libero” realizzò il 7 luglio 2005.

Per quelli che forse si ricorderanno del curioso episodio, che tanto agitò gli animi in quel lontano 1966, riportiamo l’intervista al giornalista Giuseppe Gallizzi da parte della collega Cristiana Lodi.
Invitiamo chi ha vissuto quei momenti ad esporre la loro impressione e fornire ulteriori particolari sulla vicenda.
 
Nel 1966, tra pecore e cani sgozzati, l’ululato di un grosso batrace scosse la palude di Sesto San Giovanni. Si fermò l’Italia e partì la caccia al mostro. Ma la verità era che…
All’epoca i corrispondenti dalle province venivano pagati 35 lire a riga. Chi più scriveva più intascava. E quell’estate i cronisti erano riusciti a campare alla grande, nonostante la calma piatta ( e feriale) di notizie. Il successo fu dovuto al mostro misterioso che allignava sul fondo di un’angusta palude. A Sesto San Giovanni, dietro le fabbriche della Falk. Era il 1966, si stampava col piombo e internet era ancora di là da venire. La cronaca si metteva insieme facendo il giro delle stazioni dei carabinieri e dei commissariati di polizia. Niente telefono, si usava andare di persona a suonare il campanello al brigadiere. Mattino, pomeriggio e alla sera tardi, prima che le rotative cominciassero a girare. Il brigadiere Zanotti, in servizio a Sesto, quell’estate fu artefice senza accorgersene, della fortuna dei corrispondenti della zona e non soltanto di loro. La grande notizia partì proprio dalla sua caserma e fece il giro dell’Italia. Titoli a nove colonne sui giornali nazionali, che schierarono gli inviati speciali. Protagonista sempre lui: ” Il mostro della palude di Sesto”. Un mistero mai svelato, del quale oggi ci racconta volentieri Giuseppe Gallizzi, 32 anni al Corriere della Sera, come cronista e poi come redattore capo. Fu l’autore dello scoop, e il mostro lo vide ” nascere”. In quegli anni stava all’Informatore, settimanale di Sesto San Giovanni, ma era anche attivissimo corrispondente ( dalla zona) per il quotidiano di via Solferino. Dice Gallizzi: « È successo tutto durante il giro del pomeriggio. Mi aprì il portone il solito Zanotti. Che portava la divisa perfettamente stirata. ” Novità brigadiere?”, domandai. ” Niente, tutto a posto per oggi”, fu la risposta. Tutto a posto un corno, pensai io » , ricorda il giornalista, « mi ostinai e tornai alla carica: ” Proprio niente signore?”. E lui: ” C’è la carogna di una pecora giù alla palude e la gente da quelle parti già dice che la notte sente ululare” » . È fatta, pensò il cronista. E andò di corsa allo stagno, che era fondo quasi 5 metri nel punto più alto ed era grande come un campo di pallone. La carcassa ovina era là, a 10 centimetri dalla riva, in via Della Pace. Due metri più avanti c’era pure un cane. Sgozzato, sussurrò qualcuno. Luigi Rossi, capo della Protezione animali ( si chiamava così), particolarmente versato in anfibiologia, guardò la povera bestia e sentenziò: « Il caso è misterioso, il meticcio presenta squarci alla gola, come fosse stato azzannato o finito a unghiate » . Non c’è dubbio: il mostro si nasconde nella palude. Bastò un titolo sul giornale del mattino, e la psicosi fu generale. « La gente di Sesto, centro notoriamente operoso e quindi uso a lunghi e pacifici sonni riparatori, la notte non chiude più occhio » , scriveva il grande Dino Buzzati. Stando alle cronache, il terrificante ululato saliva dalle acque melmose appena il buio calava. Un innocuo ranocchione (ululone), in fondo a un fiume? Macché, Giuseppe Gallizzi ricorda le parole della gente che ormai passava le notti in bianco: « Non è un gracidare, il verso assomiglia di più a un lungo muggito ( così: muuuhmuuuh…) e si sente anche sei- sette volte in una notte » . Arrivarono i pompieri, la polizia, i carabinieri e i battitori con i gambali alti. Armati di mazze di ferro e retini, cominciarono la caccia. Il postino Ernesto Bottoli, che veniva da Mantova, diede subito il suo parere: « Secondo me è una ranagolia, detta anche ranatoro. Quattro anni fa ne trovarono cinque o sei nel lago Inferiore di Mantova; sono anfibi che rivano dalla California, a zampe distese arrivano fino a 70 centimetri di lunghezza. Alcuni mesi fa ne hanno uccisa una anche nel Cremonese, con una bomba a mano » . Ma un mostro è sempre un mostro, se attacca si può anche sparare. E un tale decise di mettergli una taglia di 50 mila lire sulla testa. « A quel punto fu guerra dichia-arrata » , dice Gallizzi, « c’era la folla in via Della Pace e la fila di macchine fino a Monza, la gente veniva da tutta la Lombardia per assistere alle battute. Gli ambulanti avevano portato in riva all’acquitrino le bancarelle, con le bibite e i panini col salame. Pagine e pagine sui giornali, io ero diventato amico del brigadiere e così il mio giornale aveva sempre qualche ululato in più, rispetto agli altri. Si campò così due mesi » . Alla fine i pompieri svuotarono lo stagno, e sul fondo i pescatori Francesco Panchieri e Antonio Martinelli, trovarono una rana-toro che pesava 7 etti e 80 grammi. Il mostro fu catturato con una rete e la storia finì. Ma a Sesto, quando arriva l’estate qualcuno sente ancora ululare.
Cristiana Lodi

Gas CS, l’arma anti-manifestanti e i suoi effetti tossici

di Massimo Zucchetti 

Il composto chimico gas CS (orto-cloro-benziliden-malononitrile), utilizzato contro i dimostranti inVal Susa ripetutamente nel 2011 e 2012, e a Genova nel 2001, viene sintetizzato facendo reagire due composti chimici: 2-clorobenzaldeide e malononitrile: 

cs gas

 

 

 

 

 

Vediamo le caratteristiche degli ingredienti. Il malononitrile ha una scheda preoccupante

  • Tossico per inalazione, contatto con la pelle e per ingestione.
  • Altamente tossico per gli organismi acquatici
  • Non respirare i gas/fumi/vapori/aerosoli
  • Togliersi di dosso immediatamente gli indumenti contaminati.
  • In caso di incidente o di malessere consultare immediatamente il medico
  • Questo materiale e il suo contenitore devono essere smaltiti come rifiuti pericolosi.
  • Non disperdere nell’ambiente.
  • Classificazione di pericolosità: Corrosivo, provoca ustioni cutanee e gravi lesioni oculari.

La Clorobenzaldeide ha una scheda anch’essa inquietante:

  • Non respirare la polvere/i fumi/i gas/ la nebbia/ i vapori/gli aerosol
  • Togliersi di dosso immediatamente gli indumenti contaminati
  • Contattare immediatamente un Centro Antiveleni e un medico 

Allora, l’unione di queste due sostanze tossiche e pericolose, provocherebbe la nascita di una sostanza innocua? In realtà, il CS ha tutte le caratteristiche tipiche dei composti urticanti e tossici, pericolosi per uomo e ambiente. 

In base alla legge 18 aprile 1975, n.110 i gas CS sono classificati come armi da guerra di terza categoria, ossia “armi chimiche”. Per quanto riguarda l’uso bellico, la Convenzione di Parigi, ratificata dall’Italia nel 1997, proibisce l’utilizzo del CS in ogni scenario bellico. “…e ovviamente in tempo di pace su dimostranti civili”, sarebbe la logica conseguenza. Purtroppo, questo “e ovviamente” non è scritto esplicitamente, e infatti il gas CS fa parte dell’equipaggiamento delle forze di polizia italiane dal 1991

Gli effetti del gas sono i seguenti: 

  • Occhi. Effetto lacrimogeno e urticante
  • Apparato respiratorio. Irritazione delle prime vie aree. Ma anche laringite, tracheite, irritazione bronchiale con tosse e catarro copioso. In casi severi la laringite può comportare laringospasmo1 e l’irritazione delle basse vie aeree può comportare ARDS2. Nella letteratura medica vengono inoltre riportati numerosi casi di soggetti pluriesposti che hanno manifestato disturbi come tosse prolungata e difficoltà respiratorie per molti mesi.
  • Pelle. Il contatto provoca sensazione di bruciore e, in casi di esposizioni prolungate, si può giungere a vere e proprie ustioni.
  • Tratto Gastrointestinale. Nausea, vomito, inappetenza, diarrea, dolori addominali, epatopatia acuta. 

Benché classificata come un’arma non letale per il controllo delle rivolte, sono stati dimostrati quindi effetti tossici3. Molti studi hanno poi associato l’esposizione al CS con aborti spontanei; la metabolizzazione del CS rende possibile riscontrare cianuro all’interno dei tessuti4.

Amnesty International ritiene necessaria una revisione indipendente dell’ impiego di agenti chimici da parte delle forze dell’ordine. Se l’esposizione a Genova 2001 è stata massiccia ma singola, l’esposizione prolungata in Valsusa potrebbe essere più pericolosa: 

  • Per gli operatori di polizia i gas CS sono strumento di lavoro e quindi il contatto continuato potrebbe avere, nel lungo periodo, effetti oggi sconosciuti5

  • Per i manifestanti della Valsusa potrebbe esserci lo stesso scenario di esposizione ripetuta. Ricorre ora un anno dal primo uso, e le esposizioni sono state decine e decine, con migliaia di lacrimogeni. 

L’esposizione prolungata e a dosi massicce, in sostanza, potrebbe trasformare sia i poliziotti che i manifestanti in un gruppo di alto-esposti al gas CS, cavie involontarie, potenzialmente rendendo palesi sull’uomo gli effetti anche a lungo termine. Credo che tutto ciò sia assolutamente da evitare. 

1 Il laringospasmo è una condizione patologica delle vie aeree superiori, dovuta alla contrazione spasmodica dei muscoli della laringe, che blocca di fatto la possibilità di respirazione inducendo panico e paura da soffocamento.
2ARDS (sindrome da distress respiratorio) rappresenta un danno diffuso dei capillari alveolari determinante grave insufficienza respiratoria con ipossiemia arteriosa refrattaria alla somministrazione di ossigeno. E’ una condizione molto grave, una vera emergenza clinica che se non trattata può portare a morte il paziente.
3I. Solomon ed altri, Arch. Toxicol. 77 (2003) 601-604. E. Karaman ed altri, Eur. Arch. Otorhinolaringol. 266 (2009) 301-304.
4H. Howard ed altri, “Tear Gas: Harassing Agent or Toxic Chemical Weapon?” Journal of the American Medical Association 4 agosto 1989.
5 Nell’articolo Watson, K. and Rycroft, R. (2005), Unintended cutaneous reactions to CS spray. Contact Dermatitis, 53: 9–13 si illustrano I casi di 7 poliziotti inglesi con gravi reazioni cutanee in seguito ad esposizione a CS.

2 Febbraio 2007 – Durante il derby Catania-Palermo di Serie A, avvengono tragici scontri tra tifosi e forze dell’ordine, in cui perde la vita Filippo Raciti

Filippo Raciti

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

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L’Ispettore capo di Polizia Filippo Raciti

Filippo Raciti (Catania17 gennaio 1967 – Catania2 febbraio 2007) è stato un poliziotto italiano.

Ispettore capo della Polizia di Stato, è morto in servizio durante gli incidenti scatenati da una frangia diultras catanesi contro la Polizia intervenuta per sedare i disordini alla fine del derby siciliano di calcioCatania – Palermo[1][2].


Nato a Catania, Raciti entrò nella Polizia di Stato nel giugno del 1986 come allievo agente ausiliario. Svolse la maggior parte della sua carriera in servizi esterni di ordine pubblico, per i quali era istruttore. Dopo aver prestato servizio, per quasi due anni, presso la Questura di Catania, all’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, dal dicembre 2006 era stato trasferito al X Reparto Mobile. Aveva servito per quasi vent’anni nella Polizia di Stato, proprio al X Reparto Mobile. Viveva ad Acireale con la moglie Marisa Grasso e i figli Fabiana e Alessio[3].
Biografia

Una settimana prima della sua morte, Raciti testimoniò circa i fatti riguardanti un tifoso fermato per intemperanze, ma lo stesso venne poi rilasciato dal magistrato inquirente. Secondo quanto raccontato da uno dei suoi colleghi, il teppista, appena rilasciato, andò a ridere in faccia all’ispettore in segno di scherno.[4]

Raciti morì a Catania il 2 febbraio 2007, due ore circa dopo il termine della partita, a seguito di un trauma epatico[5] causato dall’impatto di un corpo contundente non individuato, sul quale sono tutt’ora in corso delle indagini[6], e non, come detto subito dopo il decesso, per le esalazioni dello scoppio di una bomba carta lanciata all’interno della vettura in cui si trovava.[7]

mass-media rivelarono la possibilità che Raciti fosse stato investito dallo sportello del fuoristrada (Land Rover Discovery) dei colleghi che si muoveva in retromarcia, e da cui era disceso a causa del denso fumo che aveva invaso il veicolo. Le immagini della emittente televisiva SKY che ritraevano tale momento hanno attestato la infondatezza di questa ipotesi, visto che il Land Rover ha indietreggiato a velocità insignificante .[8]

La morte di Raciti suscitò forte emozione in tutto il paese e causò l’interruzione di tutti i campionati di calcio in Italia per una settimana e l’annullamento di un’amichevole della Nazionale.[9] Un intenso dibattito sulla messa a norma degli stadi è scaturito dopo l’incidente ed ha causato la disputa degli incontri di calcio a porte chiuse fino al completamento dei lavori necessari alla messa in sicurezza degli impianti non a norma.

Raciti è stato insignito della medaglia d’oro al valor civile alla memoria, consegnata alla moglie l’11 maggio 2007, in occasione del 155º anniversario della Polizia di Stato[10].

Il 17 febbraio 2007 gli è stato intitolato lo stadio di Quarrata, in provincia di Pistoia.

Tra il 28 febbraio e il 1º marzo 2009 è stata fatta una maratona in suo onore, che partiva dallo Stadio Angelo Massimino di Catania ed arrivava allo Stadio Renzo Barbera di Palermo. L’iniziativa ha visto protagonista l’ex atleta Salvatore Antibo.[11]

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor civile alla memoria - nastrino per uniforme ordinaria

Medaglia d’oro al valor civile alla memoria

«Con spiccata professionalità, non comune determinazione operativa e consapevole sprezzo del pericolo si prodigava nel fronteggiare e respingere un gruppo di facinorosi tifosi catanesi, rimanendo mortalmente ferito nel corso dei violentissimi scontri. Luminosa testimonianza di elevato senso civico, encomiabile altruismo ed eccezionale spirito di servizio, spinti sino all’estremo sacrificio.»

— Catania2 febbraio 2007

Note

  1. ^ (EN«Italian league halted by violence»BBCURL consultato in data 03/02/2007.
  2. ^ (EN«Italian football suspended after police fatality»Guardian UnlimitedURL consultato in data 03/02/2007.
  3. ^ Polizia di stato – un giorno triste. URL consultato il 03/02/2007.
  4. ^ (EN«Italian football rocked by new troubles»The TelegraphURL consultato in data 05/02/2007.
  5. ^ (EN«Hooligans kill a policeman, throwing Italy soccer into a void»International Herald TribuneURL consultato in data 08/02/2007.
  6. ^ «Discovery fatale»L’espressoURL consultato in data 05/04/2007.
  7. ^ «Raciti ucciso da corpo contundente»AdnkronosURL consultato in data 04/02/2007.
  8. ^ «Discovery fatale»L’espressoURL consultato in data 06/08/2008.
  9. ^ «Dalla Bbc alla Cnn: la notizia degli scontri dilaga sui siti web»Il Sole 24 OreURL consultato in data 05/02/2007.
  10. ^ Orgoglio e commozione alla cerimonia d’apertura. URL consultato il 11/05/2007.
  11. ^ Staffetta Memoria Raciti: il resoconto Mediagol.it

Voci correlate

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