Che cosa si inala con il fumo di sigaretta? In che modo le sostanze contenute nel fumo favoriscono lo sviluppo dei tumori?

 

Ogni volta che si accende una sigaretta si introducono oltre 4.000 sostanze chimiche, almeno un’ottantina delle quali, secondo l’International Agency for Research into Cancer, sono anche cancerogene. Con ogni boccata si inala:

  1. monossido di carbonio, lo stesso gas responsabile degli avvelenamenti da gas di scarico delle auto e delle stufe, che riduce l’afflusso di sangue ai tessuti;
  2. nicotina, responsabile degli effetti sul cervello del fumo e quindi anche della dipendenza fisica;
  3. catrame, che contiene molte sostanze cancerogene come benzopirene e altri idrocarburi aromatici;
  4. acetone, come quello usato per togliere lo smalto dalle unghie;
  5. ammoniaca;
  6. arsenico;
  7. formaldeide;
  8. acido cianidrico;
  9. nitrosamine;
  10. sostanze radioattive e molte altre.

Si ritiene che i costituenti del fumo con maggiore potenziale cancerogeno siano l’1,3-butadiene, l’arsenico, il benzene e il cadmio. Il primo è meno potente di altre sostanze, ma è considerato il più importante perché presente nel fumo di sigaretta in grandi quantità; l’arsenico è particolarmente pericoloso anche perché tende ad accumularsi nell’organismo; il benzene è responsabile di una quota significativa (dal 10 al 50 per cento) delle leucemie provocate dal fumo; il cadmio introdotto fumando sigarette è in quantità tali da superare la capacità dell’organismo di neutralizzarne l’azione tossica.

Tra le sostanze radioattive è di particolare rilievo il polonio 210: una recente analisi del contenuto di polonio radioattivo in sigarette di diverse marche diffuse in Italia ha dimostrato che in un anno, in media, chi fuma circa un pacchetto al giorno corre lo stesso rischio biologico che se si sottoponesse a 25 radiografie del torace. Depositandosi nei polmoni, infatti, questa sostanza li espone ad altissime dosi di radiazioni ad alta energia che possono indurre mutazioni potenzialmente cancerogene nel DNA.

Come le radiazioni, anche molte sostanze chimiche contenute nel catrame di sigaretta danneggiano il DNA delle cellule, provocando mutazioni che possono spingere la cellula verso una crescita incontrollata. Il benzopirene, uno degli idrocarburi policiclici aromatici più studiati, tende per esempio a mettere fuori uso il gene che codifica per la proteina p53, uno dei meccanismi fondamentali per proteggere l’organismo dal cancro.

La miscela delle varie sostanze inalate con il fumo di sigaretta potenzia gli effetti negativi sull’organismo, rispetto a quelli che avrebbe ciascuna molecola presa singolarmente.. Un esempio di questo effetto sinergico si ha, per esempio, con il cromo che, agendo come una colla, fa aderire più saldamente gli idrocarburi al DNA, favorendo le mutazioni che questi possono provocare. Altri esempi sono l’arsenico e il nichel, che interferiscono con i normali meccanismi di riparazione del DNA, deputati a correggere gli errori a mano a mano che si verificano. In questo modo le interazioni fra le diverse sostanze amplificano i danni provocati sul materiale genetico.

Le sostanze cancerogene contenute nel fumo possono infine favorire lo sviluppo dei tumori in maniera indiretta: ostacolando i meccanismi di rimozione di altre tossine, per esempio distruggendo le ciglia delle cellule che rivestono le vie respiratorie, come fanno ammoniaca e acido cianidrico; o bloccando gli enzimi che le trasformano in sostanze meno pericolose, come fa il cadmio.

http://www.airc.it/prevenzione-tumore/fumo/tabagismo-smettere-fumare/

Cane cade nel catrame, nessuno interviene

Proteste delle associazioni animaliste e dell’ex ministro Michela Brambilla per il mancato soccorso: “ucciso dall’indifferenza”

13:31 – Probabilmente stava saltando da un muretto ed è finito in un barile di catrame. Un cane di taglia media, venerdì sera, è rimasto imprigionato dalla melma nera nella frazione di Sambatello a Reggio Calabria. Guaendo e abbaiando il cucciolo ha attirato l’attenzione di vari cittadini che, con numerose chiamate, hanno chiesto l’intervento di autorità, Asl e forze dell’ordine. Nessuna risposta.

Solo dopo diverse ore, a causa dell’insistenza dei presenti, un veterinario dell’Asp è arrivato a verificare la situazione. Appena il medico si è accorto dell’assenza di microchip dell’animale, capito che si trattava di un randagio, ha deciso di lasciarlo lì tra lo stupore dei cittadini che hanno voluto raccontare il fatto. L’animale alla fine è morto.

Immediate le reazioni della Federazione Italiana Associazione Diritti Animali e Ambiente alla quale aderiscono le associazioni animaliste Enpa, Lav, Lega del cane e altre che chiedono perché nessuna autorità sia intervenuta. Nella nota si legge: “Colpisce la sostanziale indifferenza con cui le autorità preposte dalla legge a intervenire quando i cittadini segnalano la presenza di un animale in difficoltà, hanno lasciato morire questo povero cane. Se è mancato il senso del dovere, che fine ha fatto il buon cuore? Fatti simili non sono accettabili e denotano la totale mancanza di civiltà e di sensibilità”.

Sul dibattito, come rappresentante della Federazione dei diritti degli animali è intervenuta anche l’onorevole Michela Vittoria Brambilla che ha chiesto 

L’onorevole Michela Vittoria Brambilla, in rappresentanza della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, ha chiesto l’intervento della magistratura per individuare i responsabili ed accertare eventuali estremi di reato nel mancato intervento di Asl e polizia locale.

“Chi ha sbagliato, deve pagare – ha concluso l’on. Brambilla – non si può tollerare una simile indifferenza: in un paese civile la vita di tutte le creature è un valore assoluto e un simile grado di arretratezza morale non rispecchia il grande cuore del paese. E noi non daremo più tregua a chi svolge con superficialità e pressapochismo il proprio lavoro, causando la morte di animali indifesi.”

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