Come proteggere gli animali dal caldo estivo

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Non solo solo gli esseri umani a soffrire il caldo: temperature molto elevate sono pericolose anche per i nostri amici animali. Acqua fresca, luoghi freschi, alimentazione leggera: questi tra i consigli generali che chi ha un animale dovrebbe seguire. L’ENPA ha poi pubblicato un vademecum con delle regole da seguire per salvaguardare la salute dei nostri animali; vediamole.

 

1) Non dimenticare” mai un animale incustodito dentro l’auto: questa pessima abitudine potrebbe condannarli a morte visto che anche con i finestrini aperti le temperature possono arrivare a 70° ) Se si dovesse vedere un animale all’interno di un’automobile prestare attenzione ai sintomi di un colpo di calore come ad esempio problemi di respirazione e spossatezza generalizzata e cercare di attuare un intervento immediato (rintracciando i proprietari della macchina o nei casi più estremi rompere il finestrino)
3) Se la pelle dell’animale dovesse scottare cercate di abbassargli la temperatura bagnandolo con dell’acqua fredda

4) Cercate di evitare che i cani facciano sforzi eccessivi; inoltre non bisogna farli uscire durante le ore più calde
5) Forse poi non tutti sanno che anche gli animali possono scottarsi: ecco perchè le loro parti più delicate come le parti bianche andrebbero sempre protette con una crema
6) Se avete dei pesci ricordatevi di non esporli alla luce diretta del sole e cambiate spesso l’acqua; stessa accortezza anche per canarini e criceti da non lasciarli mai sul balcone alla luce diretta del sole
7 ) Prestate molta attenzione ai parassiti: è bene usare un antiparassitario adatto sia alla specie che alla taglia dell’animale
8) Attenzione anche ai parassiti per quanto riguarda conigli e cavie

Se avete dubbi ricordatevi di consultare sempre il vostro veterinario.

Per approfondire l’argomento cliccate all’interno del sito enpa.

 

Via| enpa

http://www.mondobenessereblog.com

L’Enpa rinnova l’appello: Capodanno “silenzioso”

Enormi rischi per gli animali domestici e selvatici
Molte amministrazioni hanno deciso per il divieto, altre ignorano il problema

Nuovo appello Enpa contro i botti (Foto L.Gallitto)
di Lorenzo Gallitto
Roma, 24 dicembre 2012 – L’Enpa torna alla carica contro i botti di fine d’anno. Dopo le campagne e le prese di posizione dei giorni scorsi, l’Ente nazionale protezione animali ha deciso di rinnovare l’appello all’Anci, Associazione nazionale comuni italiani. Carla Rocchi, presidente Enpa, ha chiesto all’associazione di farsi interprete, presso i singoli comuni, dei rischi connessi all’utilizzo di questi strumenti sia per gli umani che per gli animali.
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Molte grandi città, comprese Torino, Milano, Bologna, Venezia, Bari, Modena, hanno già emanato ordinanze specifiche per bloccare i fuochi di Capodanno. Altre amministrazioni hanno, sin qui, ignorato il problema o, al massimo, si sono limitate a introdurre divieti per i cani nelle piazze. Catania, nei giorni scorsi, ha apertamente criticato le ordinanze di divieto affermando che si tratta di provvedimenti ipocriti destinati a non essere rispettati. Però l’Enpa non demorde e torna a chiedere lo stop agli spettacoli pirotecnici organizzati dai Comuni per celebrare il Capodanno.
. I fuochi d’artificio – spiega – determinano un fortissimo stato di stress con grande disagio e stati d’ansia che, a volte, possono determinare la morte per infarto di cani o gatti. C’è anche un altro problema sottolineato da Rocchi nell’appello rivolto ai Comuni: gli animali selvatici.
.
.
. C’è ancora tempo, almeno qualche giorno, per tramutare l’appello in realtà e restituire agli italiani, e ai loro amici pelosi, un Capodanno sereno e di tranquillità. Senza rischi per nessuno, siano umani o animali.
Lorenzo Gallitto
Per contatti con la nostra redazione: animali@quotidiano.net

Cane cade nel catrame, nessuno interviene

Proteste delle associazioni animaliste e dell’ex ministro Michela Brambilla per il mancato soccorso: “ucciso dall’indifferenza”

13:31 – Probabilmente stava saltando da un muretto ed è finito in un barile di catrame. Un cane di taglia media, venerdì sera, è rimasto imprigionato dalla melma nera nella frazione di Sambatello a Reggio Calabria. Guaendo e abbaiando il cucciolo ha attirato l’attenzione di vari cittadini che, con numerose chiamate, hanno chiesto l’intervento di autorità, Asl e forze dell’ordine. Nessuna risposta.

Solo dopo diverse ore, a causa dell’insistenza dei presenti, un veterinario dell’Asp è arrivato a verificare la situazione. Appena il medico si è accorto dell’assenza di microchip dell’animale, capito che si trattava di un randagio, ha deciso di lasciarlo lì tra lo stupore dei cittadini che hanno voluto raccontare il fatto. L’animale alla fine è morto.

Immediate le reazioni della Federazione Italiana Associazione Diritti Animali e Ambiente alla quale aderiscono le associazioni animaliste Enpa, Lav, Lega del cane e altre che chiedono perché nessuna autorità sia intervenuta. Nella nota si legge: “Colpisce la sostanziale indifferenza con cui le autorità preposte dalla legge a intervenire quando i cittadini segnalano la presenza di un animale in difficoltà, hanno lasciato morire questo povero cane. Se è mancato il senso del dovere, che fine ha fatto il buon cuore? Fatti simili non sono accettabili e denotano la totale mancanza di civiltà e di sensibilità”.

Sul dibattito, come rappresentante della Federazione dei diritti degli animali è intervenuta anche l’onorevole Michela Vittoria Brambilla che ha chiesto 

L’onorevole Michela Vittoria Brambilla, in rappresentanza della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, ha chiesto l’intervento della magistratura per individuare i responsabili ed accertare eventuali estremi di reato nel mancato intervento di Asl e polizia locale.

“Chi ha sbagliato, deve pagare – ha concluso l’on. Brambilla – non si può tollerare una simile indifferenza: in un paese civile la vita di tutte le creature è un valore assoluto e un simile grado di arretratezza morale non rispecchia il grande cuore del paese. E noi non daremo più tregua a chi svolge con superficialità e pressapochismo il proprio lavoro, causando la morte di animali indifesi.”

fonte

Bocconi avvelenati: a rischio cani e bimbi. Le associazioni insorgono

Lav, Enpa e Lega nazionale per la difesa del cane hanno inviato una lettera al ministro della Salute, Renato Balduzzi, chiedendo la reiterazione dell’ordinanza riguardante le “Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati”.

 

cane esca

i dati

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la legge

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Mancano solo pochi giorni e poi, il prossimo 10 febbraio, scadranno i termini dell’ordinanza del 14 gennaio 2012 (proroga e modifica dell’ordinanza 18 dicembre 2008 poi variata dall’ordinanza 19 marzo 2009) recante «Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati».

In pratica, con l’estinzione di questo provvedimento animali ed esseri umani sarebbero maggiormente soggetti al rischio di venire in contatto con i prodotti avvelenati. Un problema da non sottovalutare, considerando che, secondo quanto risulta dai dati di Aidaa – Associazione italiana difesa animali & ambiente, nel corso del 2011 solo nei giardini e spazi condominali si sono registrati oltre 1.250 intossicazioni di cani e 2.000 di gatti (+7% rispetto al 2010) e di questi, 450 cani e oltre 1.300 gatti sono morti.

È per questo che Lav, Enpa e Lega nazionale per la difesa del cane hanno inviato una lettera al ministro della Salute, Renato Balduzzi, chiedendo la reiterazione dell’ordinanza che, si legge nella nota, «è stata negli anni di grande aiuto ai cittadini, ai Sindaci, ai medici veterinari, alle Forze di Polizia, per prevenire e contrastare questo triste e pericolosissimo fenomeno di attentato alla vita e alla salute pubblica. Sia per tutela degli animali, in particolare i cani, che delle persone che vivono con loro, così come- solo per fare un esempio – dei bambini che incautamente possono portare alla bocca tali sostanze».

Il passo successivo sarà una legge in materia, ma nel frattempo, l’ordinanza rappresenta un «riferimento normativo efficace per prevenire e contrastare gli avvelenamenti. A conferma dell’importanza degli strumenti forniti, ma anche purtroppo di una difforme applicazione delle disposizioni previste, il 15 novembre scorso il ministero della Salute ha diffuso le Linee guida per standardizzare le procedure e uniformarle sul territorio nazionale, segno questo di come se effettivamente ben applicata l’ordinanza sia uno strumento indispensabile per combattere il fenomeno della preparazione, utilizzo e spargimento di esche e bocconi avvelenati».

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