AMIANTO: APPELLO SENTENZA ETERNIT

 

alcuni rappresentanti del nostro Comitato al processo Eternit il 3 giugno a Torino

alcuni rappresentanti del nostro Comitato al processo Eternit il 3 giugno a Torino

COMUNICATO STAMPA

 3 giugno 2013 Torino

  

CONFERMATA LA SENTENZA DI CONDANNA

 

Ancora una volta la forte partecipazione e presenza dei lavoratori, dei cittadini e delle associazioni solidali che si battono da oltre trent’anni contro l’amianto  ha contribuito ad una nuova vittoria: la conferma della condanna di Schmidheiny.

La corte d’appello di Torino ha condannato l’imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny a 18 anni per disastro doloso e omissione di cautele antinfortunistiche che in primo grado era stato condannato a 16 anni. I giudici hanno esteso la responsabilità dell’imputato anche agli stabilimenti di Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia). 

Il coordinamento delle associazioni considera questo giudizio fortemente positivo in quanto non solo conferma la condanna ma sono stati mantenuti la maggior parte dei risarcimenti e hanno goduto del risarcimento anche diversi abitanti dei comuni interessati all’esposizione all’amianto,  pur senza aver contratto malattie da esso derivate, e le associazioni delle vittime già riconosciute come  parte civile nel processo: AFEVA, AIEA e MEDICINA DEMOCRATICA. Questa sentenza rafforza la determinazione delle associazioni nazionali e internazionali presenti all’ascolto della  sentenza che per l’occasione si sono riunite e hanno ribadito le seguenti decisioni:

 

  1. A sostegno del finanziamento del Piano Nazionale Amianto e della proposta di legge n. 8 del 15 marzo 2013 del Sen. Casson le associazioni presenti oggi hanno deciso di organizzare entro settembre una manifestazione nazionale davanti al Parlamento prima che venga approvata la legge finanziaria.A tale scopo si è deciso di contattare tutte le associazioni e i capigruppo parlamentari chiedendogli di sostenere la proposta di legge del Sen. Casson e tutte le iniziative il cui obiettivo è quello di tutelare la salute dei cittadini.

 

  1. Le associazioni presenti hanno deciso di lanciare una petizione a livello europeo per l’eliminazione definitiva dell’amianto da tutti i paesi e per perseguire i responsabili della catastrofe internazionale prodotta a puro scopo di profitto, cercando di stabilire un legame tra i vari paesi e fare azione comune,sostenendo tutte le cause giudiziarie in corso e promuovendo ulteriori azioni e ricorsi in materia.

 

  1. Le associazioni chiedono con forza che a livello europeo venga acquisita la migliore legislazione in atto sull’amianto. Si rileva che la legislazione francese relativamente al Fondo Vittime dell’amianto ha stanziato una somma di circa dieci volte superiore a quella stanziata dal governo italiano. Inoltre il Fondo francese prevede il risarcimento  a tutti i cittadini che sono stati esposti all’amianto, non solo in ambito professionale ma anche ambientale.

  

  1. Nei vari paesi europei gli Istituti assicurativi hanno il compito di accertare le malattie professionali e di indenizzarle, vedi Inail in Italia. E’ evidente che si manifesta un palese conflitto d’interesse laddove l’ente che dovrebbe accertare la malattia professionale ha tutto l’interesse a non riconoscerla. Si rivendica dunque la necessità di individuare un ente terzo (nello specifico il servizio di prevenzione della A-USL) che accerti  la malattia professionale, evitando le speculazione sulla vita dei lavoratori e dei cittadini vittime dell’amianto.

 

  1. Si rivendica infine l’abolizione della prescrizione del reato, presente nella legiglazione italiana ed europea , che riguarda gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, convinti che non ci possa essere un termine per il diritto alla salute e il risarcimento del danno di qualunque cittadino esposto sia in ambito lavorativo che ambientale all’amianto e altri agenti inquinanti.

  

Le associazioni presenti che fanno parte del Coordinamento Nazionale Amianto:

 

AIEA Onlus

Medicina democratica, Movimento di Lotta per la Salute

Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio

AVANI

COPAL

CAOVA Comitè d’aide et d’orientation des victimes de l’amiante (Suisse)

Ban Asbestos France

ABEVA Bruxelles

Centro Studi Sereno Regis di Torino

 

Per ulteriori comunicazioni ed informazioni si prega di Contattare

Fulvio Aurora 339-2516050

Michele Michelino 335-7850799

Sciopero generale, scontri a Milano, Roma, Torino e Padova Protesta in tutta Europa contro la politica di austerity. Tensione nella capitale con i giovani di estrema destra

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TAV 

polizia 1104 Irruzione No Tav in sede provincia Torino, volto coperto e bastoni

Il presidente: “Intimidazione gravissima”

Roma, 14 nov. (TMNews) – Momenti di tensione e scontri durante i cortei e le manifestazioni che si stanno svolgendo in tutta Italia in occasione della giornata di mobilitazione europea per il lavoro e la solidarietà e contro l’austerità. Incidenti tra polizia e manifestanti si sono verificati a Torino, Padova, Milano e Roma, con diversi contusi tra studenti e agenti.

Nell’atrio della stazione di Porta Genova a Milano momenti di tensione quando un gruppo di studenti al termine della manifestazione ha attraversato il centro cittadino e ha cercato di dirigersi ad occupare i binari. Sono intervenuti i  carabinieri in assetto antisommossa che hanno cercato di bloccare i giovani, i quali gli hanno lanciato contro sassi, bottiglie, fumogeni e petardi. All’interno
della stazione ci sono stati attimi di panico tra le persone in attesa dei treni. La situazione è poi lentamente ritornata alla calma. Altri scontri a corso Magenta dove cinque agenti di polizia sono rimasti contusi. Nel corso della manifestazione che questa mattina ha attraversato il centro cittadino sono state danneggiate anche la filiale della Deutsche Bank di Piazzale Cantore, dove sono state imbrattate le vetrine con scritte e volantini e riversato davanti all’ingresso del letame.

A Padova davanti alla stazione ferroviaria alcuni manifestanti, dopo la fine del corteo, si sono diretti verso la ferrovia per bloccare alcuni treni, ma la polizia gli ha sbarrato l’accesso. Ci sono stati dei tafferugli nei quali due agenti e altrettanti manifestantu sono rimasti feriti.

Momenti di tensione a Roma durante un corteo non autorizzato del Blocco studentesco, la formazione giovanile di CasaPound. In piazza c’erano alcune centinaia di studenti, a Via di Ripetta hanno cercato di “sfondare” verso via del Corso e Palazzo Chigi, ma le forze dell’ordine in assetto antisommossa hanno fatto muro. Tra le forze dell’ordine si contano due poliziotti contusi e un carabiniere con un taglio alla mano. A Torino, invece, gli studenti universitari in corteo dopo una corsa su corso Vittorio hanno dato l’assalto al cantiere del grattacielo in costruzione della nuova sede di Intesa Sanpaolo. Dopo essere entrati nel cantiere, si sono trovati in una sorta di cul de sac e allora hanno deciso di uscire e correre verso le forze dell’ordine che sbarravano via Cavalli. La polizia ha caricato e tra fumogeni e lanci di oggetti c’è stato un momento di scontri tra studenti e forze dell’ordine. Al momento la situazione è tesa e le forze dell’ordine in assetto antisommossa fronteggiano gruppi di studenti sempre davanti al cantiere del grattacielo.

Sempre a Torino corteo di insegnanti e allievi con lanci di uova e di fumogeni contro la sede dell’Agenzia delle entrate che, all’arrivo del corteo studentesco, ha serrato i cancelli. Imbrattati i muri dell’edificio con la scritta “usurai, strozzini”. Un gruppo di manifestanti ha inoltre fatto irruzione alla sede provinciale del ministero dell’Economia e delle finanze. I ragazzi hanno lanciato petardi e fumogeni nell’atrio e hanno preso alcuni tavoli e documenti per portarli fuori dall’edificio. Davanti all’edificio poi hanno dato fuoco alle masserizie prese e si sono riuniti nuovamente al corteo, che ha come obiettivo il grattacielo in costruzione della banca Intesa Sanpaolo.

Uno dei quattro cortei organizzati oggi a Bologna in occasione dello sciopero generale si è “accanito” contro la Cisl e contro diversi istituti di credito della città. I giovani studenti medi, che da questa mattina paralizzano il centro storico di Bologna, si sono diretti verso la sede della Cisl di via Milazzo e hanno lanciato uova contro il portone principale. Un gruppo di ragazzi si è poi introdotto nella sede della Cisl urlando “vergogna! Sciopero subito!”.

Il corteo ha proseguito lungo via Indipendenza per raggiungere via Ugo Bazzi verso le Due Torri. Davanti alla sede della Bnl è stata lanciata della vernice blu, ricordando dai microfoni l’ultima manifestazione dei mesi scorsi contro l’istituto di credito che aveva visto i manifestanti intenti a togliere la bandiera di Bnl dal portone principale. contro la sede di Unicredit, invece, sono state lanciate diverse uova. I giovani studenti medi hanno raggiunto in piazza Santo  Stefano gli altri studenti.

Genova ha raggiunto la fiera, dove è in corso il Salone italiano dell’educazione, per poi imboccare la Soprelevata, che è stata chiusa al traffico in entrambi i sensi di marcia, il corteo di studenti e militanti dei centri sociali genovesi che sono scesi in piazza nel capoluogo ligure per
protestare contro i tagli alla scuola pubblica e la precarietà in occasione dello sciopero europeo contro l’austerità, per la solidarietà e il lavoro.

Non è solo l’Italia a scioperare. La Spagna, quarta economia della zona euro, strozzata da una disoccupazione oltre il 25% e da drastiche politiche di rigore si prepara a vivere il secondo sciopero generale in un anno. Sciopero generale anche in Portogallo dove sono previste manifestazioni in diverse città.

notizie.virgilio.it

Prevenzione ed ecosostenibilità sono sottovalutate dagli italiani che ancora non sanno se schierarsi a difesa della natura

Negli anni Settanta vi furono i casi dell’IPCA di Ciriè, fabbrica di colori dove l’anilina provocava tumori alla vescica, e dell’ICMESA, dalla quale fuoriuscì diossina in quello che è ricordato come il disastro di Seveso (a dire il vero, preannunciato da avvisaglie rimaste senza seguito) cui dovette seguire una bonifica ambientale durata oltre 10 anni. Del febbraio scorso è la sentenza di condanna per i due manager dell’Eternit, ai quali il tribunale di Torino ha contestato più di duemila morti per tumori causati dall’amianto. A fine settimana è esploso il caso Ilva di Taranto, sigillata per disastro ambientale, e con esso la contraddizione fra tutela dell’ambiente e della salute, da una parte, e tutela dei posti di lavoro dall’altra. Una contraddizione insensata eppure drammaticamente inevitabile in tempi di crisi di crisi economica e occupazionale, ma soprattutto di confusione rispetto ai valori. L’antropologo Clyde Kluckhohn scriveva che il “valore” è la concezione del desiderabile, che influenza l’azione con la selezione fra modi, mezzi e fini disponibili. Prevenzione ed ecosostenibilità sono, per nostra miopia, relegati al ruolo di accessori di lusso anziché di opportunità di crescita. Se non sappiamo da quale parte schierarci, le istituzioni ce la mettono tutta per confonderci ancora di più: da ultimo il Consiglio di Stato, che ha sospeso “cautelativamente” il provvedimento che cercava di liberare il centro di Milano dalla congestione del traffico e dall’inquinamento.

Amianto. Eternit: Schmidheiny e de Cartier ricorrono contro la sentenza

 

Stephan Schmidheiny

17 luglio 2012. Il magnate svizzero e il miliardario belga impugnano il verdetto del tribunale di Torino che li ha condannati a 16 anni e oltre 150 milioni di risarcimenti. I legali contano di riaprire il procedimento entro tre/cinque mesi. Il governo italiano, intanto, entro breve procederà all’erogazione dei 25 milioni per le bonifiche di Casale Monferrato

GINEVRA – L’industriale svizzero Stephan Schmidheiny, l’ex proprietario della multinazionale dell’amianto Eternit giudicatocolpevole in primo grado per disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche negli stabilimenti di Casale Monferrato e Cavagnolo, ha inoltrato ricorso contro la sentenza emanata dal tribunale di Torino lo scorso 13 febbraio. A dare la notizia è stato il suo portavoce, Peter Schuermann, che ha detto all’agenzia di stampa elvetica Ats di contare in una riapertura del processo entro tre o cinque mesi. Schmidheiny, secondo quanto deciso dalla corte, dovrà anche pagare oltre 150 milioni di euro di risarcimenti.

La replica a caldo: “Verdetto incomprensibile: solo 17 le vittime”. Subito dopo la sentenza Schmidheiny aveva diffuso un comunicato pubblicato sul proprio sito Internet dove riteneva ilverdetto “incomprensibile”, accusando la giustizia italiana di “gravi violazioni delle procedure legali” che “in Svizzera avrebbero fermato il processo”. Ancora, il miliardario aveva affermato di non avere avuto alcun ruolo esecutivo nelle attività italiane del gruppo” e aveva ridotto a soli 17 – rispetto alle circa tremila vittime citate nel dibattimento – i dipendenti ammalati a causa dell’amianto che, a suo dire, avevano presumibilmente lavorato nelle fabbriche italiane della Eternit durante il periodo rilevante per le accuse formulate (1976-1986).

Obiezione sulla competenza territoriale del tribunale di Torino. Schmidheiny non è stato il solo ad avere scelto di confutare il verdetto. Anche l’altro imputato, il barone belga Louis de Cartier, lo scorso 11 luglio ha presentato ricorso in appello. L’avvocato Cesare Zaccone, che fa parte del suo collegio difensivo, ha anticipato l’intenzione di chiedere “alla Corte la revisione totale della sentenza di primo grado”. Tra i punti focali della strategia difensiva la riconsiderazione della legittimità costituzionale sollevata al processo di primo grado – e respinte dal tribunale – e della competenza territoriale che, a detta di Zaccone, spettava alla corte di Genova (dove Eternit Italia aveva la sede legale).

Il sindaco di Casale Demezzi: “Avanti con le bonifiche”.Intanto, il ministro alla Salute, Renato Balduzzi, ha reso noto che “a breve verranno erogati i 25 milioni di euro stanziati per bonificare dall’amianto il casalese”. A riferirlo è stato il sindaco di Casale Monferatto (Alessandria), Giorgio Demezzi, commentando la riunione di ieri in Prefettura ad Alessandria, con Balduzzi, l’assessore regionale Paolo Monferino e i ricercatori che lavorano per coordinare una rete europea che si occupa di patologie legate all’esposizione da amianto. “L’impegno del Comune di Casale e di tutti gli altri Enti preposti, sta proseguendo con caparbietà per concludere la bonifica del nostro territorio e per dare una speranza a chi, purtroppo, ancora si ammala di mesotelioma”, ha detto il primo cittadino del comune piemontese.

Continua la ricerca sulla prevenzione. Il sindaco ha definito l’incontro positivo e utile anche per la “disponibilità fattiva dimostrata dagli esperti affinché si lavori tutti insieme per debellare le gravi conseguenze che l’amianto ha portato non solo a Casale, ma in tutta Italia. Prova ne è che già mercoledì prossimo con il direttore del Centro Amianto, Massimo D’Angelo, incontrerò, grazie anche all’interessamento del rettore dell’Università del Piemonte Orientale, Paolo Garbarino, uno dei professori coinvolti, Corrado Magnani, per approfondire le tematiche della ricerca e della prevenzione”.

fonte

Atto di voce

Di chi muore, non importa a nessuno, chi resta presto dimentica, va avanti e si rifà una vita.
Ci dicono di pensare ai fatti propri, “vivi e lascia vivere”, che nessuno è indispensabile.
Tale è la volgarità del pensiero comune. Questa parte di mondo che chiamano Occidente corre veloce, non si ferma davanti a niente, assimila tutto ciò che incontra e spesso devasta.
La terra, l’acqua, le persone, le relazioni.
Tutto si tinge di squallore e desolazione.
Essere individui, autonomi, l’inganno di sentirsi liberi. Essere soli.
Frantumati e spezzati nell’affanno della vita quotidiana.
Essere soli e, solo, oggetti del potere, del controllo. Numeri senza storia e macchine, pezzi ricambiabili.
Questo, è un modo di pensare e di agire che mi fa ribrezzo.
Vogliono farci credere che sia l’unico modo possibile di abitare in questo mondo, ma non è così.
Tantissimi i segnali che ci dimostrano l’esatto contrario, quotidianamente, nel silenzio.
Un silenzio, troppo spesso, imposto.
Nel silenzio continuano a spegnersi le vite di donne e uomini che hanno respirato per anni, per varie ragioni e per nessun motivo logico, se non quello dell’interesse politico ed economico di altri, quella letale polvere che s’insinua nei corpi e nelle vite, fatalmente: la polvere di amianto.
La forza del movimento che rivendica giustizia per le migliaia di morti non causate da una cieca e innocente ignoranza e fatalità, sta proprio nel sentire l’urgenza di rompere il silenzio e, insieme, portare avanti una lotta e condividere il dolore.
Casale Monferrato è l’emblema della dignitosa azione collettiva e rivendicazione di giustizia contro la multinazionale svizzera dell’amianto, Eternit.
Molte altre città d’Italia e di altre parti del mondo (in alcune delle quali l’amianto continua ad essere estratto e lavorato), guardano al processo di Torino, iniziato il 6 Febbraio 2009 e che si concluderà il 13 Febbraio 2012, con la speranza che il verdetto finale possa favorire dei cambiamenti a livello internazionale.
Che l’istituzione comunale di Casale M. pensi e si accinga a firmare un accordo con chi ha perpetrato una sciagura umana e ambientale ai danni della città di cui dovrebbe essere portavoce, rappresenterebbe un ulteriore e grave atto di violenza.
La possibilità di contrattare non può e non deve essere sempre garantita: non ci si può liberare dalla responsabilità delle scelte fatte e rinegoziare la propria identità pagando 18 milioni di euro.
Se il Comune di Casale M., firmando l’accordo, rinuncerà a comparire nel processo come parte civile lesa e al diritto di intraprendere azioni giudiziarie future contro Stephan Schmidheiny, l’unica, ma grande, consolazione sarebbe quella che, nonostante l’abbandono istituzionale, i cittadini e tutti gli altri soggetti coinvolti in questa drammatica vicenda, non tornerebbero al silenzio e alla solitudine che rende vulnerabili.
Il silenzio per fortuna è rotto e non è più possibile. 
L’istituzione comunale dovrebbe “solo” avere l’intelligenza di capire l’entità dell’errore che commetterebbe e le conseguenze, non solo simboliche, che potrebbero scaturire dalla violazione del patto di rappresentanza con in suoi cittadini.

Agata Mazzeo
Università di Amsterdam – Master in Antropologia Medica
Studiosa di questioni politiche e sociali
legate all’amianto e familiare di una vittima.

http://www.vittimeamianto.it/

NOSTRA INCHIESTA / BAGNOLI, LA STORIA INFINITA Amianto, la strage continua: picco nel 2020

A Torino è in corso il processo a carico dei proprietari dell’Eternit, accusati di disastro doloso permanente e inosservanza delle misure di sicurezza. Nello stabilimento flegreo 394 operai sono morti di asbetosi. I familiari sono in attesa di giustizia: la sentenza è prevista per fine anno. Ma secondo gli studi eseguiti dal docente della Sun Massimo Menegozzo, i rischi legati alla polvere sottile non sono affatto scongiurati: tra nove anni è previsto il record di malattie tumorali


Forse in pochi si ricordano che Bagnoli prende il nome da “balneolis”, per la sua natura termale. Parte integrante dei Campi Flegrei, ricco di storia e di stufe naturali, il quartiere è diventato nel tempo il simbolo della industrializzazione di Napoli, sede di uno dei più importanti insediamenti industriali del mezzogiorno e in particolare delle acciaierie dell’Ilva, ex Italsider, attive dall’inizio del ’900 e dismesse dagli anni novanta. Parlare di Bagnoli significa raccontare del suo sviluppo industriale e poi della sua crisi, degli operai, che hanno lavorato nelle acciaierie e dei figli che hanno preso il loro posto. Ma significa anche raccontare di una strage silenziosa che ancora oggi si sta consumando. Parliamo dei 394 operai dello stabilimento Eternit, che sono morti di asbestosi, una terribile forma di tumore al polmone, che colpisce chi è stato a contatto con l’amianto, e di altri 190 in fin di vita. I loro familiari sono in attesa finalmente di avere giustizia dopo vent’anni. E non dalla Procura di Napoli. C’è voluto un magistrato torinese, Raffaele Guariniello, per mettere sotto accusa i due proprietari dell’Eternit, il miliardario svizzero Stephan Schmidhaeny e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne. Il reato è pesantissimo: disastro doloso permanente e inosservanza delle misure di sicurezza sui luoghi di lavoro. Un processo storico. Il primo in Europa con un collegio legale internazionale: 3 mila vittime, 4 mila parti civili, la richiesta di 5 miliardi di risarcimento. Un processo anche lampo: iniziato il 10 dicembre 2009, si chiuderà a fine anno.

Le testimonianze
Drammatiche le testimonianza rese al processo dai sopravvissuti. Racconta Bruno Carnevalis, 70enne, operaio alla sfilacciatrice del reparto amianto dal ’69 all’80. “Nel 74 mi venne diagnosticata una bronchite cronica con enfisema. Nel ’77 mi venne riconosciuta l’asbestosi come malattia professionale. L’Inail mi dava 200 mila lire al mese. Ma ho continuato comunque a lavorare nel reparto dell’amianto blu. Il medico di fabbrica mi disse che si trattava di un po’ di bronchite”. “Alla fine – conclude l’ex operaio – me ne sono andato nell’80 perché non ce la facevo più. Avevo l’affanno, non riuscivo più ad alzare i sacchi. Il caporeparto mi disse di firmare le dimissioni. Lo feci. Sapeva che stavo male”. Dalla sua deposizione è emerso che a Bagnoli “l’ambiente era molto polveroso e che si maneggiava l’amianto con le mani”. “Il ricambio d’aria non c’era – precisa Carnevalis – nel reparto non c’erano finestre. Il sabato mattina pulivamo la sfilacciatrice o con la spazzola o con la scopa e la polvere andava tutta a terra. Abitavo a 300 metri dallo stabilimento. Mia moglie mi vedeva rientrare dalla finestra e mi diceva che ero tutto sporco di amianto. Una signora che abitava al secondo piano si è ammalata eppure non ha mai lavorato lì”. Le visite di esterni, anche quelle degli ispettori non erano a sorpresa. “Quando c’era qualche visita bisognava pulire a fondo lo stabilimento”.

I soggetti a rischio
Ma chi pensa che la strage di amianto sia un ricordo lontano si sbaglia. A quanto dicono gli esperti, il picco della malattia deve ancora arrivare. C’è chi continua ad ammalarsi di mesotelioma o di asbestosi. C’è chi continua a morire. Perchè è vero che la fabbrica dell’Eternit è stata chiusa venti anni fa, ma la contaminazione ha riguardato anche chi non vi ha mai lavorato: mogli e figli degli operai, che portavano a casa le tute sporche del lavoro, abitanti della zona che hanno respirato – senza saperlo – le polveri sottili prodotte dallo stabilimento. Secondo uno studio eseguito dal professore Massimo Menegozzo, docente di Medicina del Lavoro alla Seconda Università di Napoli, e responsabile dal 2003 del registro mesoteliomi della Campania, l’amianto è causa non solo del tumore alla pleura e al peritoneo, ma anche del tumore al polmone, della laringe e dell’ovaio. Menegozzo, in qualità di consulente della Procura di Torino nel processo all’Eternit, ha svolto una ricerca epidemiologica su 2.336 ex lavoratori dell’Eternit di Bagnoli. Nel 49 per cento dei deceduti si sono riscontrate patologie correlate all’amianto. E proprio i dati raccolti nel corso del processo dicono che il picco tumorale causato dall’amianto dell’Eternit sia previsto per il 2020. Lo stesso ex sindaco, Rosa Russo Iervolino, sentita a Torino, ha ammesso: “Le operazioni di bonifica sono cominciate nel 2006 ma c’era amianto anche dove non avrebbe dovuto esserci e l’inquinamento era più vasto e profondo del previsto: il materiale era interrato anche di cinque metri, invece dei soliti tre”.“Attendiamo con fiducia la sentenza a fine anno – dice Giovanni Sannino, segretario generale Fillea Campania – ci auguriamo che sia una sentenza esemplare. C’è una grande sete di giustizia da parte degli operai e dei loro familiari. Abbiamo chiesto 300mila euro a testa come risarcimento, nella consapevolezza che niente potrà restituire i propri cari”.

http://denaro.it/blog/2011/09/21/amianto-la-strage-continua-picco-nel-2020/

Torino: il “maxi-processo Eternit” sta per concludersi.

I termini Eternitamianto e asbesto, meno conosciuto, vengono spesso usati in modo indiscriminato, evocando paure ed ansie irrazionali in coloro che ne sentono parlare, soprattutto perché in Italia i problemi e le ricadute sociali correlate alle malattie (soprattutto professionali) provocate dalla respirazione di fibre di asbesto (asbestosi, mesotelioma, carcinomi polmonari, tumori del tratto gastro-intestinale, della laringe e di altre sedi), non vengono quasi mai trattati. Cos’è quindi l’asbesto, e come si collega al famigerato Eternit? L’asbesto, o amianto, già noto a Strabone, Plutarco e Plinio, è in generale un insieme di minerali appartenenti al gruppo dei silicati, mentre l’Eternit è, più specificatamente, un marchio di fibrocementi, il cui brevetto fu registrato nel 1901 da Ludwich Hatschek (il quale brevettò un’ amalgama  di amianto e cemento), prodotto su scala industriale negli anni successivi ed impiegato soprattutto in campo edile come materiale da copertura.

L’inalazione della parte fibrosa dell’amianto provoca la comparsa di diverse patologie, menzionate all’inizio, tutte caratterizzate da un lungo intervallo di tempo fra l’inizio dell’esposizione e la comparsa della malattia. Nel caso dell’asbestosi ad esempio la quantità di asbesto che resta nei polmoni è legata alla quantità totale di fibre inalate, e dunque all’intensità e alla durata dell’esposizione, rappresentando quindi una tipica patologia professionale. Il mesotelioma è un tumore maligno che colpisce la pleura o il peritoneo, e non si manifesta quasi mai in popolazioni non esposte ad amianto o suoi derivati, ma rappresenta il 15% dei tumori che colpiscono persone affette da asbestosi, tenendo di conto il fatto che il tempo di latenza di questa malattia è dell’ordine di decenni e può superare anche i 40 anni dall’inizio dell’esposizione. Inoltre l’esistenza di casi di mesotelioma nei residenti e nei familiari mostra come possano essere pericolose anche esposizioni a basse concentrazioni di asbesto.

Il nesso amianto-mesotelioma è stato stabilito inequivocabilmente da Selikoff nel 1964. Fatto questo doveroso preambolo possiamo iniziare a raccontare la storia di un genocidio silenzioso e lungo, che ha inizio nel 1906, quando la fabbrica del “materiale miracoloso”apre i battenti a Casale Monferrato, piccolo centro presso Alessandria. La famiglia Schmidheiny fino agli ’80 (l’impianto di Casale Monferrato viene chiuso nel 1986) possiede fabbriche Eternit in 16 paesi, e l’ultimo erede è Stephan Schmidheiny, che prende in mano l’intero gruppo nel 1975 all’età di 28 anni. Oggi è uno degli uomini più ricchi della Terra, ha lavorato con Bill Clinton, ed è stato rappresentante dell’ ONU per lo sviluppo sostenibile. Intanto comincia la strage silente dei lavoratori, delle loro mogli e dei loro figli, che respirano polvere di asbesto nelle strade, nei cortili, nelle loro case. Maria Ottone ha 76 anni, ha perduto suo fratello, sua cognata e suo padre, e dice all’indomani della requisitoria contro gli imputati al maxi-processo il 14 giugno 2011: “Mio fratello se n’è andato in 50 giorni: mesotelioma al peritoneo. Sua moglie poco dopo: lavava gli abiti da lavoro di mio padre e di mio fratello. Mio padre si è ammalato di asbestosi.<..> Mi aspetto che vengano condannati e siano costretti a spendere per bonificare il terreno”.

Nel 2004, a seguito di denunce di alcuni ex immigrati italiani in Svizzera per essersi ammalati negli stabilimenti elvetici di Eternit, il procuratore vicario torinese Raffaele  Guariniello, affiancato dai pmSara Panelli e Gianfranco Colace, ha raccolto 200 mila pagine di documenti e le testimonianze di ex dirigenti della multinazionale. Sotto accusa c’è la strategia dei vertici internazionali dell’azienda, nelle persone di Stephan Schmidheiny, miliardario svizzero, nonché novello guru dell’ambientalismo (pubblica un saggio sullo sviluppo eco-sostenibile nel 1992, dal titolo “Cambiare rotta”, stesso anno in cui in Italia viene messo al bando l’amianto,), e del vecchio barone belga Jean Louis Narie Ghislan de Cartier de Marchienne. I due vengono accusati di disastro doloso e omissione volontaria di misure antinfortunistiche, per le morti legate alla lavorazione dell’amianto nelle quattro sedi italiane di Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia), e Bagnoli (Napoli). L’indagine epidemiologica disposta dai pm in questi stabilimenti ha rintracciato 577 lavoratori o cittadini colpiti dall’amianto, anche se i decessi attribuibili ad asbestosi causata dalla lavorazione o dagli scarti delle fabbriche Eternit si riveleranno essere molto maggiori (circa 2000).

Il processo si apre nel 2009 a Torino, con la prima udienza preliminare, durante la quale si apprende che l’INAIL ha speso 246 milioni di euro per indennizzare le vittime di asbestosi, cifra che vorrebbe riavere dai proprietari della multinazionale. Come sempre sono presenti di fronte al tribunale le donne e gli uomini dell’ “Associazione Famigliari Vittime di Amianto” con i loro striscioni “Via l’amianto”, “Giustizia” e “Fermiamo la strage”.

“Pensi che per anni l’Eternit regalava ai dipendenti i sacchi di polverino come una specie di benefit aziendale: per rifare l’aia, coibentare i tetti e proteggere dal freddo. Una sorte di polvere magica che con l’acqua diventa dura come un cementino sottile”, racconta l’ex sindacalista Bruno Pesce, che nel 1995 coordinò il “Comitato Vertenza Amianto”, in prima fila nella battaglia contro l’azienda Eternit, e da sempre a fianco delle vittime e dei loro parenti.

L’undici luglio dell’anno in corso sono iniziate le udienze di conclusione delle parti civili, presso il tribunale di Torino: l’INAIL condanna in solido i due imputati e le società del gruppo per un importo di 185,5 milioni, ovvero il totale degli indennizzi concessi a 1651 lavoratori. L’avvocato Jean-Paul Teissonière alla 54ª udienza del processo Eternit, l’ultima prima della pausa estiva, ha sottolineato la valenza internazionale del processo di Torino esprimendosi in questi termini : “Non è una catastrofe locale, non è dovuta a circostanze impreviste ma è il risultato di organizzazione aziendale finalizzata a profitti eccezionali”.

I processi in Svizzera intanto sono caduti in prescrizione, mentre in Italia si attende la presentazione delle conclusioni  di tutte le parti civili (oltre 6000), per arrivare a settembre alla sentenza definitiva da parte dei giudici. Almeno questa è la speranza.

A. U. 

http://www.newnotizie.it/2011/08/31/torino-il-maxi-processo-eternit-sta-per-concludersi/

TORINO-In corso Vittorio arrivano i semafori per non vedenti

Dopo la riapertura di via Nizza, un’altra grande arteria oggetto di lavori. Sostituiti i classici semafori con altri dotati di segnalatori acustici. Diventerà il più grande percorso cittadino per non vedenti

Sono molti i lavori stradali attualmente “in corso” a Torino e da questo fronte inizia ad arrivare qualche buona notizia. Il cantiere di via Nizza, quello dei lavori per il proseguimento della linea 1 della metropolitana, dopo quattro anni chiuderà. Lavori finiti, o quasi, e il 19 settembre una grande festa per lo smantellamento dell’ultimo tratto di cantiere. I commercianti dei portici iniziano ad esultare perché ora inizieranno il restyling e la riqualifica della zona.

Altri lavori sono però iniziati in quella che potrebbe considerarsi una delle grandi arteriedella città, corso Vittorio Emanuele. Lavori che riguarderanno i semafori e i non vedenti e che saranno strettamente legati, anch’essi, alla metropolitana.

I tecnici di Iride, la municipalizzata dell’energia elettrica, stanno sostituendo i classici semafori con altri adatti per non vedenti, dotati disegnalatore acustico: un segnale indica quando è “rosso”, un altro, differente, segnala il “verde”. I primi sostituiti sono quelli all’incrocio con corso Duca degli Abruzzi e alla fine dei lavori corso Vittorio diventerà il più grande percorso per non vedenti della città. 

Proprio sotto questo corso passa, nel primo tratto, la metropolitana che parte dalla stazione Porta Nuova (e che prosegue appunto in via Nizza) ed è proprio per agevolare l’accesso alla metro dei non vedenti che è stata pensata questa grande sostituzione.