AMIANTO: APPELLO SENTENZA ETERNIT

 

alcuni rappresentanti del nostro Comitato al processo Eternit il 3 giugno a Torino

alcuni rappresentanti del nostro Comitato al processo Eternit il 3 giugno a Torino

COMUNICATO STAMPA

 3 giugno 2013 Torino

  

CONFERMATA LA SENTENZA DI CONDANNA

 

Ancora una volta la forte partecipazione e presenza dei lavoratori, dei cittadini e delle associazioni solidali che si battono da oltre trent’anni contro l’amianto  ha contribuito ad una nuova vittoria: la conferma della condanna di Schmidheiny.

La corte d’appello di Torino ha condannato l’imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny a 18 anni per disastro doloso e omissione di cautele antinfortunistiche che in primo grado era stato condannato a 16 anni. I giudici hanno esteso la responsabilità dell’imputato anche agli stabilimenti di Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia). 

Il coordinamento delle associazioni considera questo giudizio fortemente positivo in quanto non solo conferma la condanna ma sono stati mantenuti la maggior parte dei risarcimenti e hanno goduto del risarcimento anche diversi abitanti dei comuni interessati all’esposizione all’amianto,  pur senza aver contratto malattie da esso derivate, e le associazioni delle vittime già riconosciute come  parte civile nel processo: AFEVA, AIEA e MEDICINA DEMOCRATICA. Questa sentenza rafforza la determinazione delle associazioni nazionali e internazionali presenti all’ascolto della  sentenza che per l’occasione si sono riunite e hanno ribadito le seguenti decisioni:

 

  1. A sostegno del finanziamento del Piano Nazionale Amianto e della proposta di legge n. 8 del 15 marzo 2013 del Sen. Casson le associazioni presenti oggi hanno deciso di organizzare entro settembre una manifestazione nazionale davanti al Parlamento prima che venga approvata la legge finanziaria.A tale scopo si è deciso di contattare tutte le associazioni e i capigruppo parlamentari chiedendogli di sostenere la proposta di legge del Sen. Casson e tutte le iniziative il cui obiettivo è quello di tutelare la salute dei cittadini.

 

  1. Le associazioni presenti hanno deciso di lanciare una petizione a livello europeo per l’eliminazione definitiva dell’amianto da tutti i paesi e per perseguire i responsabili della catastrofe internazionale prodotta a puro scopo di profitto, cercando di stabilire un legame tra i vari paesi e fare azione comune,sostenendo tutte le cause giudiziarie in corso e promuovendo ulteriori azioni e ricorsi in materia.

 

  1. Le associazioni chiedono con forza che a livello europeo venga acquisita la migliore legislazione in atto sull’amianto. Si rileva che la legislazione francese relativamente al Fondo Vittime dell’amianto ha stanziato una somma di circa dieci volte superiore a quella stanziata dal governo italiano. Inoltre il Fondo francese prevede il risarcimento  a tutti i cittadini che sono stati esposti all’amianto, non solo in ambito professionale ma anche ambientale.

  

  1. Nei vari paesi europei gli Istituti assicurativi hanno il compito di accertare le malattie professionali e di indenizzarle, vedi Inail in Italia. E’ evidente che si manifesta un palese conflitto d’interesse laddove l’ente che dovrebbe accertare la malattia professionale ha tutto l’interesse a non riconoscerla. Si rivendica dunque la necessità di individuare un ente terzo (nello specifico il servizio di prevenzione della A-USL) che accerti  la malattia professionale, evitando le speculazione sulla vita dei lavoratori e dei cittadini vittime dell’amianto.

 

  1. Si rivendica infine l’abolizione della prescrizione del reato, presente nella legiglazione italiana ed europea , che riguarda gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, convinti che non ci possa essere un termine per il diritto alla salute e il risarcimento del danno di qualunque cittadino esposto sia in ambito lavorativo che ambientale all’amianto e altri agenti inquinanti.

  

Le associazioni presenti che fanno parte del Coordinamento Nazionale Amianto:

 

AIEA Onlus

Medicina democratica, Movimento di Lotta per la Salute

Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio

AVANI

COPAL

CAOVA Comitè d’aide et d’orientation des victimes de l’amiante (Suisse)

Ban Asbestos France

ABEVA Bruxelles

Centro Studi Sereno Regis di Torino

 

Per ulteriori comunicazioni ed informazioni si prega di Contattare

Fulvio Aurora 339-2516050

Michele Michelino 335-7850799

Storica sentenza contro l’Eternit: l’amianto però è ovunque

Il 60% delle morti dovute a mesotelioma è causata dall’esposizione ambientale, il 40% da malattia professionale

Paola Tesio- 14 febbraio 2012- Ieri è stata pronunciata una storica sentenza. L’ultima udienza che apre gli occhi al mondo scrivendo pagine di speranza su di un libro di dolore

. Ed apre un capitolo importante, quello della sicurezza sul lavoro, che finalmente non può più essere ignorato. Vengono condannati a sedici anni di carcere i dirigenti dell’azienda Eternit, il novantunenne miliardario svizzero Stephan Schmidheiny ed il sessantacinquenne barone belga Louis de Cartier, per disastro doloso permanente ed omissione dolosa di dispositivi di prevenzione (rispettivamente articoli 434 e 437 del codice penale) .

L’azienda invece è stata condannata al risarcimento 100.000 euro per ogni ente sindacale Cgil, Usr Cisl Piemonte, Usr Cisl Torino, Feneal, Uil Reg, Uil Prov Alessandria, e per l’associazione esposti amianto, 70000 euro per Wwf e Medicina Democratica, quattro milioni per il Comune di Cavagnolo, oltre ad una provvigione all’Inail di 15 milioni di euro. A ciascuno dei parenti delle vittime che si sono costituiti parte civile il risarcimento è di soli 30 mila euro. Al Comune di Casale Monferrato 25milioni mentre 50 milioni a Romana Blasotti Pavesi, presidente dell’associazione famigliari vittime amianto. Nel documento di accusa un lungo elenco di 2.191 morti, 665 malati per patologie causate dall’amianto e 4500 parti civili.

Lacrime di sofferenza e di gioia hanno bagnato i volti dei presenti che hanno assistito al processo. Nelle varie aule, oltre duemila persone, famigliari delle vittime, delegazioni estere provenienti dalla Francia, Inghilterra, Stati Uniti. Perché in molte nazioni questo mortale materiale è ancora in uso e negli stabilimenti meno avanzati viene addirittura movimentato in maniera rudimentale e senza protezioni di sicurezza.

Questa volta l’Italia, il paese che tutti considerato incapace, ha fatto scuola, anche se è dagli anni Settanta che sono iniziate le prime battaglie sociali per sollevare la questione dei danni alla salute. Emblematiche le dichiarazioni del pubblico Ministero Raffaele Guarinello «È un processo storico. Il più grande nella storia e nel mondo in materia di sicurezza sul lavoro che dimostra che un processo si può fare. Bisogna lavorare per dare giustizia e su questo abbiamo avuto aiuto da quasi tutte le istituzioni» sul ruolo dell’amministrazione comunale ha asserito «il sindaco di Casale è stato bravo a non cedere di fronte all’offerta di Stephan Schmidheiny di 18,3 milioni di euro. Poiché un comune rappresenta la sua comunità e questa era contraria»

. Inoltre per il magistrato «siamo di fronte a una grande ingiustizia internazionale: ci sono paesi in cui se si tocca l’amianto bisogna farlo con lo scafandro altri in cui ancora si tocca con le mani».I due imputati non sono in aula, ma la loro assenza è colmata da una folla che ha atteso fiduciosa il verdetto. Un’altra sentenza, che dopo quella della ThyssenKrupp, dimostra che sui luoghi di lavoro la sicurezza deve essere garantita e le leggerezze da parte dei vertici delle aziende sono inaccettabili. Sono troppe le realtà occupazionali in cui si opera senza il rispetto delle norme e in cui di fatto vengono messe a tacere le infrazioni. Un altro esempio è il recente incidente nucleare a Fukushima.

Risparmiare sulla sicurezza, e non provvedere coscienziosamente ad essa, è un atto delittuoso che mette a repentaglio le vite umane e la salvaguardia dei lavoratori, oltre che a distruggere irrimediabilmente l’ambiente. Si tratta di un errore inaccettabile e si spera che questo processo storico, che vede l’Eternit in primo piano, scriva in modo indelebile la parola Giustizia. Il comune di Casale Monferatto rappresenta il simbolo della lotta all’amianto, già negli anni Settanta e Ottanta ci sono state le prime denunce per i rischi di salute dei lavoratori contro l’Eternit. Oltre 2mila presentate da Cgil, Cisl e Uil e dall’Afea (associazione familiari vittime dell’amianto) alla Procura della Repubblica di Torino. Soltanto nel 2004 prende vita l’inchiesta del sostituto procuratore Raffaele Guariniello a carico dei due vertici, Stephan Schmideiny e Louis de Cartier de Marchienne.

Il 22 luglio 2009 il giudice delle udienze preliminari decide il rinvio a giudizio dei responsabili della multinazionale svizzero-belga. L’udienza di primo grado si è svolta a distanza di anni, il 10 dicembre del 2009. Lo stabilimento incriminato aveva chiuso i battenti nel 1986. Nel 1987 il comune di Casale Monferrato aveva emesso un’ordinanza che vietava l’utilizzo dell’amianto nel territorio, anticipando la legge n. 257 del 1992, con cui viene bandito a livello nazionale. Ma è ormai risaputo che il pericolo amianto è una triste realtà, forse ancora troppo ignorata, visto che non vi sono ancora normative restrittive che impongono lo smaltimento di quello usato ampiamente in varie applicazioni, che costituisce comunque un fattore di rischio.

Non si tratta solo delle ex cave di estrazione presenti in vari siti e non sempre correttamente bonificate o a cielo aperto (ad esempio si potrebbe citare quella di Serpentino a Trana, oppure quella nel comune di Balangero) ma gli usi dell’eternit, applicati soprattutto nell’edilizia sono innumerevoli, dalle coperture di amianto-cemento alle tubature, ai rivestimenti delle canne fumarie al linoleum. Secondo l’Institute Cancer Research di Londra, il problema dell’esposizione all’amianto rischia un incremento di ammalati che sfiorerà le 400.000 vittime. Inoltre la regione Piemonte è fra quelle più a rischio. Le patologie da esposizione all’amianto sono l’ asbestosi , il cancro polmonare, il mesotelioma ed altre neoplasie quali quelle gastro-intestinali e della laringe. Nonostante le Asl indichino come rischioso solo l’amianto friabile, uno studio della Clinica del lavoro di Milano ha dimostrato che anche il solido cemento-amianto non è più considerabile integro già dopo un anno di esposizione alle intemperie. Inoltre è stato dimostrato che soltanto il 40% delle morti dovute a mesotelioma sono causate da malattia professionale, il 60% riguarda infatti la popolazione che non ha mai lavorato a diretto contatto dell’amianto. La presenza di questo materiale è stata massicciamente utilizzata in numerosi ambiti per le sue caratteristiche d’isolamento termico ed elettrico , per la resistenza al fuoco, per le capacità fonoassorbenti, per il basso costo e la facilità di lavorazione. Il cemento amianto è stato sfruttato per le coperture dei tetti, e nelle zone montane diffuso né è stato l’uso nelle canne fumarie. In Val di Susa sono state rilevate tracce del materiale nell’aria, nel terreni coltivati, e la procura di Torino ha aperto un’inchiesta evidenziando un’incidenza 2-3 volte superiore, in proporzione, a quella registrata a Casale Monferrato, sede di uno stabilimento Eternit.

In Val Sangone invece da anni si registra un aumento dei tumori all’intestino (che raggiunge picchi del 73% rispetto alla media piemontese). Sebbene una delle cause maggiori è legata alle scorrette abitudini alimentari non sarebbe da sottovalutare l’ipotesi di un’attinenza fra la presenza di amianto e il cancro al colon. Una probabilità che nel nostro paese non è avvalorata dalla lettera medica in materia, ma che all’estero è invece oggetto di ricerche. Infatti corpi di asbesto sono stati rinvenuti in tumori del colon-retto in soggetti asbestosici in uno studio condotto dal professor Ehrlich nel 1985. Ma già nel 1994 Homa ei suoi colleghi avevano evidenziato che le neoplasie del colon-retto risultavano significativamente aumentate in caso di esposizione a fibre anfiboliche esaminate, cosa che non veniva evidenziata tra gli esposti a crisotilo, indicando un diverso effetto cancerogeno a seconda della tipologia di amianto implicata, del resto già documentato per i tumori respiratori.
L’ingestione di fibre di asbesto è stata di recente correlata al rischio di adenocarcinoma esofageo e di diversi altri tumori intestinali come dimostrano due differenti ricerche dell’equipe di Jansson e Kiaerheim effettuate nel 2005. Altri studi epidemiologici più recenti hanno attribuito l’insorgenza dei tumori del tratto gastro-intestinale in zone in cui l’acqua potabile conteneva tracce di amianto. Senza andare troppo lontano, negli anni 90, in Toscana, sono stati fatte verifiche sull’esistenza della sostanza nelle acque potabili, ed ove riscontrata, nel 79% dei casi è stata attribuita al rilascio da parte delle tubazioni in cemento amianto. In Italia l’asbesto non rientra tra i parametri che inficiano la qualità delle acque destinate al consumo umano, e pertanto eventuali residui non sono considerati pericolosi e questa è una superficiale interpretazione che minimizza un fattore di rischio. Non bisogna dunque sottovalutare le gravi ripercussioni sulla salute umana a causa di questo materiale, e si spera che la sentenza di oggi porti non solo a bandire l’utilizzo dell’amianto nel resto del mondo ma anche ad attuare politiche di bonifica mirate a smaltire l’esistente.

Scriveva Primo Levi nel “Sitema Periodico”«C’era amianto dappertutto, come una neve cenerina: se si lasciava per qualche ora un libro su di un tavolo, e poi lo si toglieva, se ne trovava il profilo in negativo; i tetti erano coperti da uno spesso strato di polverino, che nei giorni di pioggia si imbeveva come una spugna, e ad un tratto franava violentemente a terra».

FONTE

 

Eternit: condanna a 16 anni. Quanto amianto c’è ancora?

È arrivata una storica sentenza di reclusione per i responsabili dell’azienda: sono 2.100 i morti per l’amianto. Ma il problema è tutt’altro che risolto

 

Pericolo amianto

 

 

  • Pericolo amianto

    Pericolo amianto

     

Oggi è una data storica per le vittime dell’Eternit, quel pericolosissimo fibrocemento a base di amianto responsabile di milioni di morti in tutto il mondo. È uscita infatti oggi la sentenza che vede come imputati Stephan Schmidheiny, miliardario svizzero di 64 anni, e il barone belga, 90 anni. L’accusa è di disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche. I due, che sono stati alti dirigenti della multinazionale svizzera Eternit, hanno ricevuto una condanna a 16 anni di reclusione. Il processo è durato oltre due anni e si è articolato in 65 udienze. Ai dirigenti vengono contestate le morti di 2.100 persone e le malattie che hanno colpito altre 800 persone nelle zone degli stabilimenti di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Le parti civili che si sono costituite in giudizi sono oltre seimila.

Ma la lettura della sentenza non mette purtroppo la parola fine all’allarme eternit. Le ragioni sono diverse. Prima fra tutte è che ancora oggi non si riesce a fare una valutazione sul numero delle vittime. L’eternit è stato infatti collegato, oltre che alla malattia polmonare cronica nota come asbestosi, anche all’insorgenza del cancro. Siamo quindi di fronte a malattie che hanno un periodo di incubazione molto lungo, che si aggira intorno ai 30 anni. Per cui la lunga lista delle vittime non si può dire chiusa. Purtroppo molti ancora potrebbero pagare il prezzo di esser entrati a contatto con questo materiale tossico.

La seconda ragione che non permette di archiviare definitivamente il problema eternit è che in Italia c’è ancora l’amianto. Secondo le stime del Cnr e di Ispesl ci sono ancora ben 32 milioni di tonnellate di amianto e un miliardo circa di metri quadri di coperture in eternit sui tetti. La stima sui decessi è allarmante: 4mila persone ogni anno perdono la vita a causa dell’amianto. Secondo lo Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio inquinamento (Sentieri) dell’Istituto superiore di sanità, ci sono almeno una quarantina di luoghi di interesse per una bonifica d’amianto. Secondo il Registro nazionale mesioteliomi i più colpiti sono gli operai che lavorano la fibra, seguiti dai familiari e dagli abitanti delle zone vicine ai grandi centri di pericolo, come Casale Monferrato. L’Agenzia dell’Oms per la ricerca sul cancro (Iarc) classifica l’amianto come sicuramente cancerogeno per l’uomo, capace di provocare tumori della pleura (mesoteliomi), del polmone, della laringe, dell’ovaio.

Il materiale killer si nasconde in tubature, rotaie, rivestimenti di tetti e garage. Le condizioni di questi manufatti sono anche precarie per via del deterioramento causato dal tempo. A questo si deve aggiungere il fatto che il processo di bonifica e smaltimento è tutt’altro che concluso. Per legge infatti lo smantellamento di tetti o altri manufatti che contengono amianto è obbligatoria solo se si trovano in uno stato di degrado tale da poter formare delle particelle che possono essere inalate. Secondo la normativa, il lavoro di bonifica e smaltimento può essere effettuato solo da ditte specializzate che possono contare sull’aiuto di personale qualificato. L’elenco delle ditte autorizzate si può trovare sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare: basta cliccare sull’icona “Codice Rifiuto” e compilare i campi richiesti (regione, provincia, ecc.)

La prima operazione che gli operatori della ditta devono eseguire è l’accertamento della presenza di amianto tramite l’analisi storica del sito e attraverso test di laboratorio su un campione del materiale. Una volta determinata la presenza dell’amianto si procede con l’incapsulamento, un’operazione di bonifica transitoria che prevede il trattamento delle superfici delle lastre esposte agli agenti atmosferici con sostanze sintetiche che impediscono il rilascio di polveri tossiche. Per procedere invece allo smaltimento definitivo, il materiale deve essere confezionato, seguendo una serie di misure di sicurezza eccezionali, e poi trasportato in apposite discariche.

Ma anche quando si riuscirà a eliminare definitivamente la presenza di amianto su tutto il territorio nazionale, rimane il problema dei manufatti a rischio che possono essere importati dall’estero. Nonostante infatti l’Europa abbia bandito l’eternit negli anni ’90, ci sono ancora alcuni paesi dove viene utilizzato, come ad esempio la Russia, il Canada, la Cina, l’India, il Brasile e la Thailandia.

(Credit per la foto: MENAHEM KAHANA/AFP/Getty Images)

 

FONTE

NOSTRA INCHIESTA / BAGNOLI, LA STORIA INFINITA Amianto, la strage continua: picco nel 2020

A Torino è in corso il processo a carico dei proprietari dell’Eternit, accusati di disastro doloso permanente e inosservanza delle misure di sicurezza. Nello stabilimento flegreo 394 operai sono morti di asbetosi. I familiari sono in attesa di giustizia: la sentenza è prevista per fine anno. Ma secondo gli studi eseguiti dal docente della Sun Massimo Menegozzo, i rischi legati alla polvere sottile non sono affatto scongiurati: tra nove anni è previsto il record di malattie tumorali


Forse in pochi si ricordano che Bagnoli prende il nome da “balneolis”, per la sua natura termale. Parte integrante dei Campi Flegrei, ricco di storia e di stufe naturali, il quartiere è diventato nel tempo il simbolo della industrializzazione di Napoli, sede di uno dei più importanti insediamenti industriali del mezzogiorno e in particolare delle acciaierie dell’Ilva, ex Italsider, attive dall’inizio del ’900 e dismesse dagli anni novanta. Parlare di Bagnoli significa raccontare del suo sviluppo industriale e poi della sua crisi, degli operai, che hanno lavorato nelle acciaierie e dei figli che hanno preso il loro posto. Ma significa anche raccontare di una strage silenziosa che ancora oggi si sta consumando. Parliamo dei 394 operai dello stabilimento Eternit, che sono morti di asbestosi, una terribile forma di tumore al polmone, che colpisce chi è stato a contatto con l’amianto, e di altri 190 in fin di vita. I loro familiari sono in attesa finalmente di avere giustizia dopo vent’anni. E non dalla Procura di Napoli. C’è voluto un magistrato torinese, Raffaele Guariniello, per mettere sotto accusa i due proprietari dell’Eternit, il miliardario svizzero Stephan Schmidhaeny e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne. Il reato è pesantissimo: disastro doloso permanente e inosservanza delle misure di sicurezza sui luoghi di lavoro. Un processo storico. Il primo in Europa con un collegio legale internazionale: 3 mila vittime, 4 mila parti civili, la richiesta di 5 miliardi di risarcimento. Un processo anche lampo: iniziato il 10 dicembre 2009, si chiuderà a fine anno.

Le testimonianze
Drammatiche le testimonianza rese al processo dai sopravvissuti. Racconta Bruno Carnevalis, 70enne, operaio alla sfilacciatrice del reparto amianto dal ’69 all’80. “Nel 74 mi venne diagnosticata una bronchite cronica con enfisema. Nel ’77 mi venne riconosciuta l’asbestosi come malattia professionale. L’Inail mi dava 200 mila lire al mese. Ma ho continuato comunque a lavorare nel reparto dell’amianto blu. Il medico di fabbrica mi disse che si trattava di un po’ di bronchite”. “Alla fine – conclude l’ex operaio – me ne sono andato nell’80 perché non ce la facevo più. Avevo l’affanno, non riuscivo più ad alzare i sacchi. Il caporeparto mi disse di firmare le dimissioni. Lo feci. Sapeva che stavo male”. Dalla sua deposizione è emerso che a Bagnoli “l’ambiente era molto polveroso e che si maneggiava l’amianto con le mani”. “Il ricambio d’aria non c’era – precisa Carnevalis – nel reparto non c’erano finestre. Il sabato mattina pulivamo la sfilacciatrice o con la spazzola o con la scopa e la polvere andava tutta a terra. Abitavo a 300 metri dallo stabilimento. Mia moglie mi vedeva rientrare dalla finestra e mi diceva che ero tutto sporco di amianto. Una signora che abitava al secondo piano si è ammalata eppure non ha mai lavorato lì”. Le visite di esterni, anche quelle degli ispettori non erano a sorpresa. “Quando c’era qualche visita bisognava pulire a fondo lo stabilimento”.

I soggetti a rischio
Ma chi pensa che la strage di amianto sia un ricordo lontano si sbaglia. A quanto dicono gli esperti, il picco della malattia deve ancora arrivare. C’è chi continua ad ammalarsi di mesotelioma o di asbestosi. C’è chi continua a morire. Perchè è vero che la fabbrica dell’Eternit è stata chiusa venti anni fa, ma la contaminazione ha riguardato anche chi non vi ha mai lavorato: mogli e figli degli operai, che portavano a casa le tute sporche del lavoro, abitanti della zona che hanno respirato – senza saperlo – le polveri sottili prodotte dallo stabilimento. Secondo uno studio eseguito dal professore Massimo Menegozzo, docente di Medicina del Lavoro alla Seconda Università di Napoli, e responsabile dal 2003 del registro mesoteliomi della Campania, l’amianto è causa non solo del tumore alla pleura e al peritoneo, ma anche del tumore al polmone, della laringe e dell’ovaio. Menegozzo, in qualità di consulente della Procura di Torino nel processo all’Eternit, ha svolto una ricerca epidemiologica su 2.336 ex lavoratori dell’Eternit di Bagnoli. Nel 49 per cento dei deceduti si sono riscontrate patologie correlate all’amianto. E proprio i dati raccolti nel corso del processo dicono che il picco tumorale causato dall’amianto dell’Eternit sia previsto per il 2020. Lo stesso ex sindaco, Rosa Russo Iervolino, sentita a Torino, ha ammesso: “Le operazioni di bonifica sono cominciate nel 2006 ma c’era amianto anche dove non avrebbe dovuto esserci e l’inquinamento era più vasto e profondo del previsto: il materiale era interrato anche di cinque metri, invece dei soliti tre”.“Attendiamo con fiducia la sentenza a fine anno – dice Giovanni Sannino, segretario generale Fillea Campania – ci auguriamo che sia una sentenza esemplare. C’è una grande sete di giustizia da parte degli operai e dei loro familiari. Abbiamo chiesto 300mila euro a testa come risarcimento, nella consapevolezza che niente potrà restituire i propri cari”.

http://denaro.it/blog/2011/09/21/amianto-la-strage-continua-picco-nel-2020/