Torino: il “maxi-processo Eternit” sta per concludersi.

I termini Eternitamianto e asbesto, meno conosciuto, vengono spesso usati in modo indiscriminato, evocando paure ed ansie irrazionali in coloro che ne sentono parlare, soprattutto perché in Italia i problemi e le ricadute sociali correlate alle malattie (soprattutto professionali) provocate dalla respirazione di fibre di asbesto (asbestosi, mesotelioma, carcinomi polmonari, tumori del tratto gastro-intestinale, della laringe e di altre sedi), non vengono quasi mai trattati. Cos’è quindi l’asbesto, e come si collega al famigerato Eternit? L’asbesto, o amianto, già noto a Strabone, Plutarco e Plinio, è in generale un insieme di minerali appartenenti al gruppo dei silicati, mentre l’Eternit è, più specificatamente, un marchio di fibrocementi, il cui brevetto fu registrato nel 1901 da Ludwich Hatschek (il quale brevettò un’ amalgama  di amianto e cemento), prodotto su scala industriale negli anni successivi ed impiegato soprattutto in campo edile come materiale da copertura.

L’inalazione della parte fibrosa dell’amianto provoca la comparsa di diverse patologie, menzionate all’inizio, tutte caratterizzate da un lungo intervallo di tempo fra l’inizio dell’esposizione e la comparsa della malattia. Nel caso dell’asbestosi ad esempio la quantità di asbesto che resta nei polmoni è legata alla quantità totale di fibre inalate, e dunque all’intensità e alla durata dell’esposizione, rappresentando quindi una tipica patologia professionale. Il mesotelioma è un tumore maligno che colpisce la pleura o il peritoneo, e non si manifesta quasi mai in popolazioni non esposte ad amianto o suoi derivati, ma rappresenta il 15% dei tumori che colpiscono persone affette da asbestosi, tenendo di conto il fatto che il tempo di latenza di questa malattia è dell’ordine di decenni e può superare anche i 40 anni dall’inizio dell’esposizione. Inoltre l’esistenza di casi di mesotelioma nei residenti e nei familiari mostra come possano essere pericolose anche esposizioni a basse concentrazioni di asbesto.

Il nesso amianto-mesotelioma è stato stabilito inequivocabilmente da Selikoff nel 1964. Fatto questo doveroso preambolo possiamo iniziare a raccontare la storia di un genocidio silenzioso e lungo, che ha inizio nel 1906, quando la fabbrica del “materiale miracoloso”apre i battenti a Casale Monferrato, piccolo centro presso Alessandria. La famiglia Schmidheiny fino agli ’80 (l’impianto di Casale Monferrato viene chiuso nel 1986) possiede fabbriche Eternit in 16 paesi, e l’ultimo erede è Stephan Schmidheiny, che prende in mano l’intero gruppo nel 1975 all’età di 28 anni. Oggi è uno degli uomini più ricchi della Terra, ha lavorato con Bill Clinton, ed è stato rappresentante dell’ ONU per lo sviluppo sostenibile. Intanto comincia la strage silente dei lavoratori, delle loro mogli e dei loro figli, che respirano polvere di asbesto nelle strade, nei cortili, nelle loro case. Maria Ottone ha 76 anni, ha perduto suo fratello, sua cognata e suo padre, e dice all’indomani della requisitoria contro gli imputati al maxi-processo il 14 giugno 2011: “Mio fratello se n’è andato in 50 giorni: mesotelioma al peritoneo. Sua moglie poco dopo: lavava gli abiti da lavoro di mio padre e di mio fratello. Mio padre si è ammalato di asbestosi.<..> Mi aspetto che vengano condannati e siano costretti a spendere per bonificare il terreno”.

Nel 2004, a seguito di denunce di alcuni ex immigrati italiani in Svizzera per essersi ammalati negli stabilimenti elvetici di Eternit, il procuratore vicario torinese Raffaele  Guariniello, affiancato dai pmSara Panelli e Gianfranco Colace, ha raccolto 200 mila pagine di documenti e le testimonianze di ex dirigenti della multinazionale. Sotto accusa c’è la strategia dei vertici internazionali dell’azienda, nelle persone di Stephan Schmidheiny, miliardario svizzero, nonché novello guru dell’ambientalismo (pubblica un saggio sullo sviluppo eco-sostenibile nel 1992, dal titolo “Cambiare rotta”, stesso anno in cui in Italia viene messo al bando l’amianto,), e del vecchio barone belga Jean Louis Narie Ghislan de Cartier de Marchienne. I due vengono accusati di disastro doloso e omissione volontaria di misure antinfortunistiche, per le morti legate alla lavorazione dell’amianto nelle quattro sedi italiane di Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia), e Bagnoli (Napoli). L’indagine epidemiologica disposta dai pm in questi stabilimenti ha rintracciato 577 lavoratori o cittadini colpiti dall’amianto, anche se i decessi attribuibili ad asbestosi causata dalla lavorazione o dagli scarti delle fabbriche Eternit si riveleranno essere molto maggiori (circa 2000).

Il processo si apre nel 2009 a Torino, con la prima udienza preliminare, durante la quale si apprende che l’INAIL ha speso 246 milioni di euro per indennizzare le vittime di asbestosi, cifra che vorrebbe riavere dai proprietari della multinazionale. Come sempre sono presenti di fronte al tribunale le donne e gli uomini dell’ “Associazione Famigliari Vittime di Amianto” con i loro striscioni “Via l’amianto”, “Giustizia” e “Fermiamo la strage”.

“Pensi che per anni l’Eternit regalava ai dipendenti i sacchi di polverino come una specie di benefit aziendale: per rifare l’aia, coibentare i tetti e proteggere dal freddo. Una sorte di polvere magica che con l’acqua diventa dura come un cementino sottile”, racconta l’ex sindacalista Bruno Pesce, che nel 1995 coordinò il “Comitato Vertenza Amianto”, in prima fila nella battaglia contro l’azienda Eternit, e da sempre a fianco delle vittime e dei loro parenti.

L’undici luglio dell’anno in corso sono iniziate le udienze di conclusione delle parti civili, presso il tribunale di Torino: l’INAIL condanna in solido i due imputati e le società del gruppo per un importo di 185,5 milioni, ovvero il totale degli indennizzi concessi a 1651 lavoratori. L’avvocato Jean-Paul Teissonière alla 54ª udienza del processo Eternit, l’ultima prima della pausa estiva, ha sottolineato la valenza internazionale del processo di Torino esprimendosi in questi termini : “Non è una catastrofe locale, non è dovuta a circostanze impreviste ma è il risultato di organizzazione aziendale finalizzata a profitti eccezionali”.

I processi in Svizzera intanto sono caduti in prescrizione, mentre in Italia si attende la presentazione delle conclusioni  di tutte le parti civili (oltre 6000), per arrivare a settembre alla sentenza definitiva da parte dei giudici. Almeno questa è la speranza.

A. U. 

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Torino: il “maxi-processo Eternit” sta per concludersi.ultima modifica: 2011-09-01T15:42:02+02:00da admin
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