Alcool cancerogeno, “scrivetelo sulle bottiglie”

Alcool cancerogeno, “scrivetelo sulle bottiglie”

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La scorsa settimana avevo messo da parte un’agenzia. Riportava la seguente notizia: una donna genovese si accorge a 50 anni di avere un cancro al seno. E siccome nella sua famiglia questo tipo tumore è assente, (infatti nella maggioranza delle donne colpite da carcinoma alla mammella non c’è familiarità) ha messo sotto accusa una sua cattiva abitudine: quella di aver bevuto troppi alcolici.

La donna si è rivolta all’ Assoutenti. E l’Associazione consumatori si è impegnata a chiedere alle istituzioni italiane ed europee di far scrivere sulle lattine di birra e sulle bottiglie di vini e liquori che l’alcool è cancerogeno, come avviene per i pacchetti di sigarette.

Sulle prime sono rimasta un po’ perplessa, abbiamo bisogno davvero di queste etichette-che-ci- fanno-da-balia, mi dicevo, lo sanno anche i muri che esagerare fa male…

Poi ho letto le dichiarazioni dell’ epatologo Gianni Testino – parole che mi hanno fatto riflettere – e ho deciso di divulgarvi la notizia.

Testino dirige il centro di alcologia dell’ospedale San Martino di Genova e ha ricordato che “per l’Organizzazione mondiale della sanità c’è un nesso di causa-effetto fra il consumo di bevande alcoliche e il cancro, in particolare il 4,5% dei tumori al seno nelle donne è correlato all’alcool”. Testino ha precisato che la sostanza dannosa è l’etanolo e che “la sua presenza ha portato l’Iarc, organismo dell’Organizzazione mondiale della sanità, a inserire le bevande alcoliche nello stesso gruppo in cui ritroviamo l’asbesto (amianto), l’arsenico, il benzene, il tabacco, le radiazioni. Si invitano le persone a un consumo responsabile di alcool ma nessuno si sognerebbe mai di invitare a consumare moderatamente amianto”.

Per capire quanto l’alcool sia pericoloso, rincara Testino “bisogna sapere che per contrarre una cirrosi epatica bisogna bere tanto ma per ammalarsi di tumore basta il cosiddetto consumo sociale (fissato nell’unità alcolica, pari a 1 bicchiere di vino per la donna e a 2 per l’uomo). In un bicchiere di vino ci sono 12 grammi di etanolo che il nostro corpo trasforma in acetaldeide, sostanza altamente cancerogena. L’acetaldeide si lega al nostro Dna modificandolo e aprendo la strada all’insorgere delle cellule neoplastiche”.

Nel 2010 l’Organizzazione mondiale della sanità ha parlato di nesso causale fra alcool e tumori per i seguenti organi: bocca, faringe, laringe, intestino, esofago e seno.

Oggi è uscita un’altra agenzia sulla stessa lunghezza d’onda. Riporta la preoccupazione di Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcool dell’Istituto Superiore di Sanità. Scafato cita il numero delle morti per tumori maligni attribuibili all’alcool: nel 2008 è stato di 6.356, il 4,4% del totale. Non solo. Del 36% dei tumori alla bocca, oltre uno su tre, è «colpa» dell’alcool, così come lo è il 36% dei tumori al fegato, il 43% dell’esofago e addirittura il 49% dei casi di tumore alla laringe.

“Sono dati allarmanti, se si pensa che in Italia ci sono più di 9 milioni di consumatori a rischio, e che di questi uno su cinque ha meno di 16 anni”.

E ancora, aggiunge Scafato: “Sono anni che abbiamo evidenze scientifiche che correlano l’alcool all’insorgenza del cancro eppure se ne parla poco o niente, soprattutto in Italia, per motivi culturali ma anche economici.

Il 4,5% di tutti i tumori alla mammella è dovuto agli alcolici, ma altri tumori, come quello alla laringe, sono percentualmente ancora più ricollegabili al bere. Nel complesso un caso di tumore su dieci è dovuto non al fumo, allo smog, all’ereditarietà o chissà a cos’altro, ma proprio all’alcool. Tanto che l’istituto americano Iarc ha fissato come limite un bicchiere al giorno per le donne e due per gli uomini: oltre questa soglia aumenta il rischio di cancro”.

A questo punto, si chiede Scafato, “perchè non fare come per i pacchetti di sigarette, e scrivere chiaramente sulle bottiglie che quello che si sta bevendo può causare il cancro?”.

Proposta-provocazione? Giudicate voi, in altri Paesi è già legge: “In Australia è stato approvato l’obbligo di avvertimento sulle bottiglie – spiega Scafato – e in Gran Bretagna per ora è prevista la possibilità di farlo”.

Il direttore dell’Osservatorio conclude: “Il Parlamento europeo ha approvato di recente la legge sull’etichettatura degli alimenti, per tracciarne la provenienza e garantirne la sicurezza, la lista comprende tutto tranne le bevande alcoliche. Questo la dice lunga. Si tocca un giro d’affari di 12 miliardi di euro. Se ci sarà una class action in Italia, dovrebbe essere proprio sull’alcol. Solo così forse cambierà qualcosa”.

E Assoutenti pensa già alle cause alle aziende produttrici di alcolici (ree di non informare sugli effetti cancerogeni e di non specificare gli ingredienti, in particolare la concentrazione di acetaldeide libera) “L’azione civile ci vedrebbe pionieri come lo furono gli Stati Uniti, patria delle class action contro le multinazionali del tabacco”.

 

Bondi “Tumori a Taranto colpa di fumo e tabacco” poi la retromarcia

Lo scorso 27 giugno sul tavolo del Presidente della Regione Nichi Vendola, su quello dell’Arpa Puglia, dell’Ares Puglia e dell’Asl di Taranto, era arrivata la relazione con la quale il commissario straordinario dell’Ilva, Enrico Bondi, già ex amministratore delegato dell’azienda (ergo, lampante caso di conflitto di interessi), aveva studiato i collegamenti tra inquinamento del siderurgico e i migliaia casi di tumore nella città di Taranto.

Secondo quanto riferito da Il Fatto Quotidiano e da La Gazzetta del Mezzogiorno, nella giornata di ieri, Bondi avrebbe escluso qualunque tipo di rapporto tra inquinamento e malattie affermando che “è erroneo e fuorviante attribuire gli eccessi di patologie croniche oggi a Taranto a esposizioni occupazionali e ambientali occorse negli ultimi due decenni”(Il Fatto quotidiano, 14/07). I decessi per tumore, nella città di Taranto, sempre secondo Bondi, sarebbero causati da altri fattori come il “Fumo di tabacco e alcol, nonché difficoltà nell’accesso a cure mediche e programmi di screening” poiché, continua l’ex commissario alla Revisione della Spesa del governo Monti, “è noto che a Taranto, città portuale, la disponibilità di sigarette era in passato più alta rispetto ad altre aree del Sud Italia dove per ragioni economiche il fumo di sigaretta era ridotto fino agli anni ’70″(Larepubblica.it, 14/07)

 

Le reazioni di medici, cittadini e associazioni tarantine, ça va sans dire, sono state furiose: “E i bambini morti di cancro? Anche loro fumavano?” chiede ironicamente l’ambientalista Alessandro Marescotti ed anche il ministro dell’ambiente Andrea Orlando ha convocato Enrico Bondi per saperne di più sulla questione.

 

Nella tarda mattinata di oggi, il commissario straordinario, ha però fatto marcia indietro rimangiandosi le dichiarazioni e sbugiardando la sua stessa relazione. “Non ho mai detto, né scritto che il tabacco fa più male delle emissioni dell’Ilva” ed ha affermato che “il piano di risanamento dell’azienda è già impegnativo e richiede un quadro di riferimento certo e, possibilmente, un clima di lavoro e di collaborazione fra tutti i livelli istituzionali, indispensabile per fare dell’Ilva di Taranto uno degli stabilimenti più rispettosi dell’ambiente d’Europa”.

Speriamo che Orlando risolva al più presto la questione, almeno nel rispetto dei cittadini tarantini che stanno vedendo ricostruire l’azienda da alcuni di coloro che avevano aiutato a distruggerla.

Giacomo Salvini

http://www.termometropolitico.it

Prevenzione tumori: le 12 regole degli oncologi

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La prevenzione dei tumori svolge un ruolo importante nell’ambito della lotta alle neoplasie. Glioncologi raccomandano di seguire alcune regole molto importanti, dirette proprio alla riduzione del rischio di incorrere in una grave patologia. In realtà non è possibile dire con certezza a quanto ammonta la diminuzione del pericolo, perché l’incidenza dei vari tumori è diversa. Tuttavia, secondo gli esperti del Policlinico “Gemelli”, contare su criteri ben precisi è fondamentale, per avere una riduzione pari al 30% circa.

1. Non fumare

Non fumare è molto importante, perché il fumo, anche quello passivo, può essere considerato a tutti gli effetti la prima causa di cancro al polmone. Il tutto va ricollegato alle sostanze che vengono inalate in seguito alla combustione, le quali si rivelano dannose per l’organismo.

2. Evitare l’obesità

L’obesità e il sovrappeso rappresentano un fattore di rischio per l’insorgenza di tumori che riguardano il pancreas o l’apparato gastrointestinale. Gli specialisti fanno notare che circa il 40% delle neoplasie può essere ricondotto a delle scelte alimentari che non si configurano come corrette.

3. Esercizio fisico

Fare esercizio fisico è indispensabile, non soltanto per il benessere corporeo, ma anche per quello mentale e per l’equilibrio psicofisico in generale. Non dimentichiamo che l’attività fisica, se svolta con regolarità, riesce a contrastare i chili di troppo e tutte le malattie ad essi collegate.

4. Consumo di frutta e verdura

Portare avanti un’alimentazione corretta significa innanzi tutto non trascurare il consumo di frutta e verdura, che contengono tutti i sali minerali e le vitamine di cui il nostro organismo ha bisogno per badare al proprio benessere. Allo stesso tempo si devono evitare, per quanto è possibile, i grassi di origine animale.

5. Attenzione all’alcool

L’alcool deve essere bevuto con moderazione. Non si dovrebbe esagerare, ma limitarsi a due bicchieri al giorno per gli uomini e uno per le donne, preferibilmente durante i pasti. In questo modo si evita il rischio di tumore alla faringe, alla laringe, al cavo orale e al fegato.

6. Esposizione ai raggi del sole

L’esposizione ai raggi del sole deve essere moderata. Devono prestare particolare attenzione soprattutto coloro che hanno una pelle chiara, proteggendosi con le creme adatte ed evitando la fascia oraria più calda. Ricordiamoci che i raggi ultravioletti costituiscono un fattore di rischio per lo sviluppo del melanoma.

7. Esposizione alle sostanze ambientali

Spesso nell’ambiente possiamo trovare delle sostanze cancerogene, che vengono disperse senza prestare particolare attenzione alla salute pubblica. L’esposizione a queste sostanze, come le diossine, i pesticidi o l’amianto, deve essere assolutamente limitata.

8. Segnali del corpo

Spesso il corpo ci manda dei segnali, ai quali bisogna prestare attenzione, perché sono degli indizi che indicano delle trasformazioni che inducono ai tumori. Potrebbe essere il caso di un neo che cambia forma, di sanguinamenti e di altri sintomi come tosse, acidità e perdita di peso.

9. Pap-test

Sottoporsi ad uno screening preciso attraverso il pap-test, almeno ogni tre anni, è fondamentale per le donne che vogliono proteggersi dai tumori del collo dell’utero. Soltanto in questo modo si può, infatti, puntare sulla diagnosi precoce come adeguato strumento di prevenzione.

10. Autopalpazione

L’autopalpazione è molto importante per poter avvalersi della diagnosi precoce anche per quanto riguarda il tumore al seno. La maggior parte delle neoplasie di questo tipo viene scoperta proprio attraverso l’autopalpazione, aggiungendo comunque la mammografia.

11. Test per il tumore del colon retto

Il tumore del colon retto viene considerato fra i più pericolosi. Anche in questo caso l’individuazione precoce del problema può rappresentare un punto a vantaggio del paziente. Si devono effettuare il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci e la colonscopia.

12. Epatite

Per evitare l’epatite, ma anche la cirrosi epatica e il carcinoma al fegato, sarebbe auspicabile prevenire l’infezione da alcuni virus come l’Hbv e l’Hcv, responsabili rispettivamente dell’epatite Be della C. In particolare contro la prima forma di epatite il vaccino è obbligatorio per tutti i neonati e per i bambini che non abbiano ancora compiuto 12 anni.

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DAY HOSPITAL /1. Cominciamo dall’otorinolaringoiatra

di Andrea Brivio

LECCO – Inauguriamo con questa prima puntata di “Day Hospital”,  il viaggio di Lecco Notizie all’interno dell’Ospedale Manzoni che ci porterà a conoscere, ogni venerdì, tutti i reparti e il personale medico della struttura ospedaliera lecchese, per scoprire, insieme ai nostri lettori, la realtà sanitaria del nostro territorio.

L’approfondimento prende il via dal reparto di Otorinolaringoiatria: il suo nome, oltre a risultare un vero e proprio scioglilingua per i non addetti ai lavori, nasconde in sé una vasta attività chirurgica, che spazia dai trattamenti medici delle patologie di naso, orecchio e collo, a più complesse operazioni oncologiche per tumori alle vie respiratorie ed alla tiroide.

A farci da guida nel nostro primo tour al Manzoni è il primario dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria di Lecco e Merate, il Dottor Renato Piantanida, 55enne medico di Gallarate.

Da oltre un decennio a capo del struttura medica lecchese, il Dottor Piantanida ha eseguito oltre otto mila interventi tra l’ospedale di Lecco e quello di Circolo di Varese, dove ha lavorato per circa 15 anni prima di giungere al Manzoni. Vice presidente della Società Italiana di Otorinolaringoiatria Pediatrica, è autore e co-autore di oltre novanta pubblicazioni scientifiche, oltre ad essere stato relatore in ben 120 congressi nazionali ed internazionali, inoltre dal 2004 è delegato italiano all’Unione Europea Medici Specialisti.
Ad accompagnarlo nell’attività del reparto ci sono i Dottori Paolo Lovotti, Sergio Valentini, Sebastiano Mininni, Matteo Giovari e le Dottoresse Eleonora Casati e Ida Fuoco.

Il direttore ha conosciuto i cambiamenti affrontati dalla struttura, che da reparto indipendente è confluito nel 2009 in un’area di degenza comune, quella della Chirurgia, a seguito della riorganizzazione in campo sanitario dettata dalla Regione.

Al di la della novità organizzativa, ci sono peculiarità dell’unità operativa che non sono cambiate nel tempo, tra queste le operazioni alle adenoidi e alle tonsille, che tuttora si confermano i trattamenti più richiesti dagli utenti: “Nonostante gli anni passino, la chirurgia otorinolaringoiatria pediatrica resta quella più frequente. Sicuramente c’è stata una limitazione significativa degli interventi, una riduzione di circa un quarto a livello mondiale nell’arco di 20 anni. Ciò non di meno, ci sono delle situazioni oggi ben definite dalle linee guida del ministero nelle quali la procedura chirurgica resta la soluzione più opportuna e queste sono ancora numerose”, spiega il Dottor Piantanida. Solo nei primi cinque mesi del 2012, tra il Manzoni e il Mandic, sono già state eseguite 80 operazioni alle tonsille e alle adenoidi, per una media di mille interventi l’anno.

Il punto di forza dell’otorinolaringoiatria lecchese è però rappresentato dalla Chirurgia Oncologica, che si avvale della collaborazione di radioterapista e oncologo medico per visite ai pazienti, diagnosi e trattamenti post-operatori collegiali. “E’ sicuramente un’offerta che non esiste ovunque – preosegue il Primario – e che qui è attiva dal 2000; un servizio per il quale siamo molto orgogliosi”.

I tumori più diffusi sono quelli delle prime vie respiratorie: cavo orale, bocca, laringe, faringe; un capitolo a parte sono i tumori della tiroide, questi ultimi in aumento vertiginoso; l’anno scorso sono stati compiuti circa 80 interventi, nel 2000 solo quattro”. Nonostante l’allarmante evoluzione del fenomeno, le neoplasie della tiroide riescono ad essere sconfitte con maggiore frequenza rispetto a quelle delle mucose: “Esiste una distinzione notevole tra l’andamento delle due tipologie di tumore – evidenzia Piantanida – in particolare, nei tumori alle prime vie respiratorie la sopravvivenza complessiva si aggira tra il 50 e 70%; i tumori della tiroide invece, se trattati bene chirurgicamente e con il complemento della medicina nucleare, possono raggiungere sopravvivenze del’80-90%. In ogni caso, tali soglie sono ben superiori ad altri tipi di tumori come al polmone e al pancreas, dove i numeri sono ben più drastici”.

Le cause di tali mali vanno ricercati nell’abuso di fumo e alcool, per quanto riguarda le vie respiratorie; ancora incerte nel caso della tiroide, una malattia trasversale che colpisce i bambini quanto soggetti adulti e anziani:

“A lungo si è studiato il legame tra la malattia e l’esposizione alle radiazioni, per questo si ci aspettava una pesante ricaduta con la disgrazia di Chernobyl; i numeri, in quel caso, sono aumentati ma non con l’intensità prospettata. Non c’è, per fortuna, questo tipo di accostamento sicuro, che è risultato più visibile nell’ambito territoriale dell’Ucraina e della Bielorussia; in realtà, l’aumento della malattia c’è stato in tutto il mondo, negli Stati Uniti come in Cina, ma non è possibile rilegarlo a quell’avvenimento. La connessione sicura con il fenomeno era legata alla popolazione degli anni ’50 – evidenzia il dottore – quando l’uso delle radiazioni in campo medico non seguiva norme protezionistiche rigorose quanto quelle odierne. Ciò rimane nei libri come retaggio storico, ma non è più attuale e ad oggi non è possibile affermare con certezza questa relazione”.

L’unità di Otorinolaringoiatria non si occupa solo di patologie curate attraverso la chirurgia, bensì anche di fratture al naso ed altri tipi traumi o patologie che non asseriscono necessariamente in una procedura chirurgica. Tra le principali attrezzature utilizzate per le visite agli utenti, gioca un ruolo fondamentale il fibrolaringoscopio, attrezzato nella sala dell’otomicroscopia e fibroendoscopia, che permette di evidenziare eventuali lesioni della laringe.

Il reparto lecchese offre un ulteriore servizio mirato, grazie alla scelta di mantenere attiva la figura storica dell’audiovestibologo, soppressa in altre realtà ospedaliere: si tratta di un medico otorino specializzato nei disturbi dell’equilibrio e dell’udito, impiegato in particolare nelle prove di adattamento delle protesi acustiche. Un settore in evoluzione con oltre 6 mila visite di audiovestibologia nello scorso anno e 172 prescrizioni di protesi uditive (queste ultime in aumento di 72 unità rispetto al 2010).

Inoltre, da circa otto anni, l’ospedale attua lo screening audiologico universale sui neonati, valutando, attraverso appositi macchinari, la funzionalità uditiva del soggetto. “Questo permette di intercettare in tempi molto precoci le sordità congenite nel piccolo. Procedere tempestivamente alla protesizzazione evita che il bambino diventi sordomuto”. Il servizio è offerto sia al Manzoni che al Mandic così, ad esclusione dei nati in cliniche private, può coprire tutti i bambini concepiti in Provincia di Lecco.

Complessivamente, lo scorso anno, l’unità di Otorinolaringoiatria ha eseguito circa 15 mila prestazioni ambulatoriali a Lecco e 7500 a Merate; mille le operazioni chirurgiche per un totale di 1200 ricoveri ospedalieri. Non pochi i pazienti che hanno deciso di omaggiare i medici del reparto per il loro operato, inviando biglietti di ringraziamento ora affissi in reparto. Non nasconde la soddisfazione il dottor Piantanida: “Lavoriamo per questo – ammette – Siamo orgogliosi di poter offrire e gestire in maniera autonoma un servizio completo all’utente quale non è costretto a cercare in altri presidi ospedalieri ciò che invece può trovare nella nostra struttura. Oltretutto, l’integrazione con l’ospedale di Merate ha permesso di ridurre sensibilmente i tempi di attesa, per cui una patologia minore viene operata entro tre mesi, con una priorità maggiore di 30 giorni per tumori o gravi situazioni nel bambino”.

Cancro della laringe, interventi d’avanguardia a Taormina

L’Unità di otorinolaringoiatria e chirurgia cervico facciale diretta dal dott. Politi ancora protagonista di complesse operazioni che hanno salvato la vita ai pazienti riuscendo a restituire loro anche la voce

il dott. Antonio Politi

L’Unità di Otorinolaringoiatria e chirurgia cervico facciale ad indirizzo oncologico dell’Ospedale San Vincenzo di Taormina, diretta dal dott. Antonio Politi, si conferma sempre più all’avanguardia nella lotta ai tumori.

In particolare viene trattato in questo reparto con tecniche ormai di riferimento assoluto per l’intero Sud Italia il cancro della laringe, la neoplasia più frequente tra i tumori della testa e del collo: le cause sono il fumo, l’alcool, e recentemente si sono aggiunte cause virali legate al “papilloma virus”.

Una volta colpiva quasi solo gli uomini, adesso il gap con le donne va sempre più assottigliandosi. Quando ad un paziente viene diagnosticato il cancro della laringe, non solo si ingenera la paura di soffrire o di morire, ma anche l’eventualità della perdita della voce o di rimanere tutta la vita con il tracheostoma. Nei giorni scorsi, al “San Vincenzo”, è stato eseguita per la prima volta in Sicilia una ricostruzione delle corde vocali tramite muscoli anteriori del collo (sternoioidei), raffinato intervento “inventato” dal prof. Aldo Garozzo, regalando così al paziente una efficace neo-voce.

E sempre di recente è stato eseguito un altro intervento ricostruttivo e sofisticato, essendo asportata parte della laringe dove aveva sede il tumore che infiltrava sia le corde vocali che la regione sottostante – e ricostruendo l’organo fonatorio con la stessa trachea del malato (tracheoioidoepiglottidopessia). Le operazioni di chirurgia ricostruttiva vengono riservate a casi selezionati, e seguiti dalla riabilitazione logopedica, senza la quale tutto verrebbe vanificato.

“Oggi – spiega il dott. Politi – si è nelle condizioni di poter fare una selezione più accurata degli interventi per i pazienti oncologici testa/collo garantendo a tutti la voce: dalla laserchirurgia per tumori cordali allo stadio iniziale, alle laringectomie parziali ricostruttive, ma anche nel caso meno frequente di laringectomie totali, avvalendosi della riabilitazione logopedica o delle protesi fonatorie, piccolo gioiello bioingegneristico.

Il paziente oncologico cervico facciale, per le sue peculiari problematiche deglutitorie, fonatorie, respiratorie, va operato e seguito nel proprio territorio, nella volontà di percorrere un lungo percorso prima di guarigione e poi di controllo insieme al medico ed agli assistenti che lo hanno preso in cura e che a lui si sono dedicati con le tecniche chirurgiche ed assistenziali più moderne”. Al “San Vincenzo”, attorno al paziente oncologico cervico facciale si muove una comunità multidisciplinare composta non solo dai chirurghi Orl, ma anche oncologi, onco radiologi, anestesisti e terapisti del dolore, anatomopatologi, gastroenterologi, radiologi, psicologi, infermieri dedicati, logopedisti.

La voce è la peculiarità del genere umano ed ecco perché vi è la necessità assoluta di “estirpare” una malattia così devastante, e la sfida resta nel non privare il paziente della massima espressione della comunicazione, ciò che rappresenta l’uomo e lo fa riconoscere in società. Oggi si eseguono interventi di laringectomia ricostruttiva, e non più totale come un tempo ed è grande la differenza: anche asportando le corde vocali, si garantisce sia una buona voce che l’affrancamento dalla tracheotomia a permanenza, una tremenda stimmate postoperatoria.

http://www.blogtaormina.it/

ALCOL E GIOVANI ROVIGO Presentato il gioco della Lilt “Che mi combini Tommaso…” rivolto ai bambini delle quinte delle scuole primarie Che bere è un danno si impara dalle elementari

“Che mi combini Tommaso..” è il gioco-racconto ideato dall’associazione Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori) per contrastare l’abuso di alcol e sensibilizzare i bambini, che sarà portato in 29 scuole del Bassopolesine nel nuovo anno scolastico. L’iniziativa, una specie di Monopoli, coinvolgerà 6 mila alunni delle quinte elementari presenti in 11 comuni

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Salute/ Bere più di due alcolici al giorno aumenta rischi cancro

Salute/ Bere più di due alcolici al giorno aumenta rischi cancro

Lo rivela studio del British Medical Journal

Salute/ Bere più di due alcolici al giorno aumenta rischi cancro

Roma, 9 apr. (TMNews) – Bere più di due alcolici al giorno può incrementare significativamente il rischio di contrarre alcuni tipi di cancro: almeno 13mila casi all’anno in Gran Bretagna sono collegati al bere.

Le linee guida del Ministero della Sanità britannica (Nhs) indicano che gli uomini debbano assumere non più di tre o quattro unità alcoliche al giorno (tra i 24 e i 32 grammi), mentre le donne dovrebbero oscillare tra le due e le tre unità alcoliche (tra i 16 e i 24 grammi). La ricerca, pubblicata dal British Medical Journal (Bmj), ha tuttavia riscontrato rischi di tumore anche a livelli inferiori.

“I nostri dati evidenziano che molti tumori avrebbero potuto essere evitati se il consumo di alcol si fosse limitato a due alcolici al giorno per gli uomini e a uno per le donne, che sono le avvertenze di molte organizzazioni sanitarie”, hanno affermato gli autori del rapporto, “Addirittura un numero superiore di neoplasie sarebbe stato scongiurato se le persone avessero ridotto il consumo di alcol sotto le linee guida raccomandate, o avessero addirittura smesso di bere del tutto”.

Tra i tumori più diffusi imputabili all’alcol ci sono quelli alla faringe, all’esofago e alla laringe, seguiti dal fegato. Gli esperti hanno analizzato i dati di otto nazioni europee.

http://www.tmnews.it/web/sezioni/news/PN_20110409_00002.shtml

Tumore della laringe, un intervento salva voce

La prevenzione è la strategia più efficace, ma per chi si ammala le cure puntano a migliorare la qualità di vita evitando l’operazione radicale

 

MILANO – Se nessuno fumasse invece di 100 tumori ce ne sarebbero solo 10: la prevenzione è la strategia migliore, e la più facile, contro il carcinoma della laringe. Le cause più frequenti di questa forma di cancro, infatti, sono proprio il tabacco e l’assunzione di notevoli quantità di alcol. A ricordarlo sono stati i maggiori esperti internazionali, riuniti a Riccione per il congresso della Società italiana di otorinolaringologia e chirurgia cervico – facciale (SIOeChCF), che fanno il punto sulle innovazioni terapeutiche e su un nuovo intervento salva voce.

COLPEVOLI CERTI E PRESUNTI – «Il responsabile principale, come per tutti i tumori delle vie respiratorie, è il fumo di sigaretta che determina un rischio di ammalarsi 10 volte superiore – spiega Giuseppe Spriano, Direttore di Otorinolaringoiatria e chirurgia cervico-facciale all’Istituto tumori Regina Elena di Roma -. Ma anche l’alcol è un importante fattore di rischio e, se associato al fumo, ne potenzia la pericolosità». A essere sospetta, poi, è l’infezione da papilloma virus, già nota come “colpevole” dei tumori del collo dell’utero. Le cause più importanti, però, sono di natura genetica e sarà dalla farmaco-genetica e dalla genetica nutrizionale che, dicono gli esperti, in futuro arriveranno le nuove terapie farmacologiche. E se negli ultimi anni si sono fatti importanti passi avanti grazie all’evoluzione delle tecniche chirurgiche e alle innovazioni in radio e chemioterapia «questo è nulla al confronto di quello che si potrebbe ottenere con la prevenzione primaria, cioè eliminando i fattori di rischio» sottolinea Spriano.

CURE, ECCO LE NOVITÀ – Fino a 30 anni fa l’unica cura possibile era la laringectomia totale, cioè l’asportazione completa della laringe che provocava la perdita della voce e la tracheotomia definitiva per la respirazione. Ma i progressi terapeutici hanno eliminato quasi del tutto la chirurgia radicale, oggi riservata solo a casi in cui il tumore sia molto esteso o alle recidive dopo pregressi trattamenti. Quando la diagnosi è precoce e le dimensioni della lesione sono ridotte, eliminare il carcinoma resta comunque l’obiettivo fondamentale. Soprattutto grazie alla chirurgia endoscopica è però spesso possibile preservare la laringe. E, dunque, le funzioni vocale, deglutitoria e respiratoria. A tal proposito, uno studio pubblicato sulla rivista Laryngoscope (da Giuseppe Rizzotto dell’ospedale di Vittorio Veneto e Giovanni Succo del Martini di Torino) dimostra le potenzialità di un nuovo intervento che, pur asportando gran parte dell’organo, permette la conservazione della voce e l’eliminazione del tracheostoma. Per garantire una migliore qualità di vita ai malati, infine, oggi si tende a risparmiare la laringe anche nel caso di neoplasie avanzate, utilizzando chemio e radio (una volta destinate solo al post-intervento) in prima battuta.

ATTENTI ALLA RAUCEDINE – Oggi, quindi, carcinoma alla laringe è possibile guarire? «Come per molti tumori questo dipende dallo stadio di malattia – conclude l’esperto – e in una fase iniziale la guarigione si ottiene nel 90 per cento dei casi. Ovviamente questa possibilità diminuisce al crescere dell’estensione della lesione, per cui ora globalmente siamo in grado di guarire circa il 60 per cento dei pazienti». Un campanello d’allarme può essere la disfonia, cioè l’abbassamento della voce che diventa rauca, tra i sintomi più evidenti. Il carcinoma alla laringe ogni anno in Italia colpisce circa settemila persone (12 ogni 100mila abitanti), con una frequenza crescente dopo i 50 anni, ed è causa di morte per 1500 malati. Sembra prediligere il sesso maschile (con rapporto di 9 a 1), ma nell’ultimo decennio anche tra le donne si è registrato un leggero aumento, che va di pari passo con la crescita delle fumatrici.

Vera Martinella 
(Fondazione Veronesi)
10 giugno 2010

Cancro laringeo, nuovo intervento Operazione meno invasiva per l’asportazione del carcinoma alla laringe

Il carcinoma alla laringe ogni anno in Italia colpisce circa 7000 persone ed è causa di morte per 1500 malati. Sembra prediligere il sesso maschile (rapporto di 9 a 1), con una frequenza crescente dopo i 50 anni. 
Le cause più frequenti sono rappresentate dall’uso del fumo di tabacco e l’assunzione di notevoli quantità di alcool. Altre cause sembrano essere la prolungata esposizione alle fibre di asbesto (meglio noto come amianto), agli anticrittogamici e ai pesticidi. Un ruolo importante sembra avere, inoltre, il contagio con il Papilloma Virus. Ma le cause più frequenti sono di natura genetica, e sarà dalla farmaco genetica e dalla genetica nutrizionale che in futuro arriveranno le nuove terapie farmacologiche. Questo il tema principale del Congresso nazionale della Società italiana di otorinolaringologia e chirurgia cervico-facciale (SIOeChCF), che si terrà a Riccione dal 19 al 22 maggio, durante il quale si svilupperà proprio il tema delle attualità in oncologia laringea. Tra gli aggiornamenti più importanti sicuramente quello che affronterà il problema, forse ancor oggi più grave e non del tutto risolto, rappresentato dalle gravi mutilazioni che sono la conseguenza della laringectomia totale, intervento altamente mutilante e spesso causa di isolamento e di emarginazione sociale. 
A tal riguardo è stato ideato un intervento che, pur asportando gran parte della laringe, permette la conservazione della voce e l’eliminazione del tracheostoma. Riportato sulla rivista scientifica Laryngoscope, è frutto dello studio di Giuseppe Rizzotto e Giovanni Succo, e in via di introduzione in tutti i più importanti centri oncologici europei. I risultati della ricerca saranno presentati durante il congresso. Ma non solo. “Come è tradizione – spiega Alberto Rinaldi Ceroni, presidente del congresso e presidente Sio – anche quest’anno ospiteremo una faculty italiana ed estera, quest’ultima numerosa e variegata per paesi di origine, entrambe di eccellenza professionale.
Saranno presenti i più autorevoli esponenti in ambito otochirurgico, roncochirurgico – uno per tutti Tucker Woodson, presidente della Società mondiale di chirurgia delle apnee ostruttive nel sonno- della chirurgia endoscopica del naso e dei seni paranasali e della chirurgia pediatrica”. 
Saranno poi trattate le più recenti innovazioni nell’ambito dei vari campi che costituiscono la specialità. “In particolare – prosegue Ceroni – David Terris, docente alla Georgia’s Health Sciences University, terrà una lezione magistrale sull’utilizzo e i vantaggi delle nuove tecnologie applicate alla chirurgia della tiroide”.

http://italiasalute.leonardo.it/Tumori.asp