Alcol e salute: le verità nascoste

Alcol e saluteDi Antonio Floriani *

È frequente sentire pareri discordanti circa gli effetti dell’alcol sulla salute. Infatti, essendo l’alcol una sostanza legale ed ubiquitaria, il cui uso è incentivato in culture come la nostra e costantemente presente in eventi quali feste e cerimonie, l’idea dei danni sulla salute ad esso associati è spesso correlata unicamente alle stragi del sabato sera per guida in stato d’ebbrezza, o tutt’al più alle conseguenze a cui vanno incontro gli alcolisti.

A rinforzare l’idea che l’alcol non sia una sostanza pericolosa per la salute, salvo in casi estremi, molti articoli e pareri di ricercatori che ciclicamente pubblicizzano gli effetti benefici di alcune molecole rinvenute nell’una o nell’altra bevanda alcolica a cui vengono attribuiti poteri antinfiammatori e protettivi il sistema cardiocircolatorio. Si pensi ai polifenoli o al risveratrolo presenti nel vino rosso che, sì sono ottimi antiossidanti, ma contenuti in una quantità talmente esigua nel vino che per avere un qualche effetto realmente efficace sarebbe necessario assumere quantitativi spropositati di alcol. Non è superfluo ricordare che gli interessi commerciali nel campo del vino, della birra ed in generale di tutte le bevande alcoliche sono enormi, così come il conflitto di interessi per i governi che guadagnano sul suo commercio.

Altro pensiero molto diffuso è che le bevande da considerarsi dannose siano quelle ad alta gradazione, quali i superalcolici, e che la birra e il vino non abbiano effetti tossici sulla salute se non a dosaggi elevati. In realtà all’alcol sono associati molti più danni di quelli generalmente immaginati. Infatti l’etanolo e l’acetaldeide, sostanze contenute in tutte le bevande alcoliche, sono fortemente tossiche, cancerogene, ovvero in grado di indurre l’insorgenza e l’evoluzione dei tumori. A conferma di ciò, nel 2009 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (organo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) ha stabilito che l’acetaldeide libera presente nelle bevande alcoliche è cancerogena, inserendola nel Gruppo 1 dove sono presenti le sostanze certamente tossiche per l’uomo. L’etanolo viene metabolizzato dal fegato solo in parte (attraverso un meccanismo di ossidazione da parte dell’enzima alcol-deidrogenasi) ad acetaldeide e quest’ultima ad acetato. Questi prodotti inibiscono il normale metabolismo cellulare provocando sia danni diretti per morte e trasformazione cellulare che favoriscono l’insorgenza di cancro in alcuni siti dell’organismo umano (cavità orale, faringe, laringe, esofago, colon-retto, fegato e mammella), sia danni a più lungo termine consistenti nell’accumulo di grasso nei tessuti (tra cui il fegato con conseguente steatosi, precursore della cirrosi e quindi del carcinoma epatico) e danni  da radicali liberi, con conseguente aumento del rischio di sviluppare il cancro. A questi si aggiungono i danni a livello del sistema nervoso sia centrale (cervello) che periferico (nervi).

I consumatori a maggior rischio sono considerati i minori di 16 anni per i quali le agenzie di sanità pubblica prescrivono la totale astensione da qualsiasi consumo alcolico. Il consumo di alcolici sembra avere inizio soprattutto nel periodo della scuola media. Le ricerche condotte nelle scuole riportano che solo un terzo dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni risulta non essere interessato all’alcol e che un quinto di loro aveva meno di 11 anni quando ha bevuto la prima bevanda alcolica. La Relazione del Parlamento su alcol e problemi alcolcorrelati relativa al biennio 2011-2012 conferma che tra i giovani e i giovani adulti prevale sempre più il consumo occasionale e fuori pasto di bevande alcoliche, con prevalenza di aperitivi, amari, superalcolici e birre, bevuti in situazioni considerate aggregative. Le prevalenze più alte di consumatori fuori pasto si riscontrano nella fascia di età 18-24 anni, seguita dalla fascia 14-17 anni. Il binge drinking, ovvero l’abbuffata alcolica che prevede un consumo di un notevole quantitativo di alcol in un breve arco di tempo, si è diffuso, registrando un costante aumento sopratutto tra i giovani. Questa modalità è considerata tra le più dannose e ad altissimo rischio di danni gravi per la salute.

L’alcol può causare una vasta gamma di problemi, non solo per la salute fisica ma anche per quella mentale. Tra le condizioni cliniche più frequenti del consumo di alcol, si collocano le patologie gastrointestinali, ulcera gastrica e duodenale, esofagite, cirrosi epatica, pancreatite, epilessia, polineuropatia, sindrome di Wernicke-Korsakoff, malattie cardiache, carenze nutrizionali e disfunzioni sessuali. Le complicanze di tali patologie possono portare, in alcuni casi, alla morte. Inoltre l’alcol aumenta fortemente il rischio di sviluppare tumori e malattie cardiovascolari. Patologie assai frequenti associate al consumo di alcol sono i disturbi d’ansia e gli attacchi di panico ed è ampliamente riconosciuta la correlazione tra depressione e alcolismo. Se in alcuni casi l’uso continuativo di alcol provoca un’alterazione dei meccanismi cerebrali con conseguenze sull’umore, sul comportamento e di tipo psicologico, l’abuso di bevande alcoliche può portare a vere e proprie sindromi organiche, conseguenza di danni a livello cerebrale, con l’instaurarsi di stati confusionali e psicosi. Il 10 % dei casi di demenza sono legati al consumo di alcol e non sono rari i casi di gravi problemi cognitivi correlati al suo consumo.

Spesso, i problemi causati dall’alcol vengono erroneamente associati al solo alcolismo, vale a dire una malattia cronica recidivante che prevede la dipendenza dal bere, e non tanto al suo consumo considerato “moderato”. In Italia l’alcolismo riguarda circa 1 milione e mezzo di persone e circa il 90% non viene adeguatamente trattato. In realtà è al “consumo sociale” di alcol, ovvero al “bere moderato”, che sono associati il maggior numero di casi con problemi o patologie alcol-correlate. Se l’abuso alcolico provoca in acuto un insieme di conseguenze facilmente intuibili che vanno dallo stato d’ebbrezza fino al coma etilico, l’uso continuativo di alcol (inteso sia come consumo giornaliero a bassi dosaggi, sia come ripetute intossicazioni acute nel tempo) può causare una serie di situazioni critiche per la salute (fisica e psichica) e dal punto di vista sociale (con ripercussioni sulla famiglia, sulle relazioni e nel lavoro). Tali manifestazioni non vengono spesso riconosciute come conseguenza dell’uso di alcol e vengono piuttosto attribuite ad altri fattori (genetici, ambientali, destino, ecc.). L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che l’alcol provochi ogni anno, il 4% di tutti i decessi. In Europa oltre il 12% dei decessi nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni è attribuibile all’alcol. In Italia sono almeno trentamila i decessi ogni anno per cause alcol-correlate e l’alcol rappresenta la prima causa di morte tra i giovani fino all’età di 24 anni. Nel nostro Paese le spese sociali dovute all’abuso di alcol (mortalità e morbilità, perdita di produttività, assenteismo, disoccupazione, costi sanitari, etc.) rappresentano mediamente il 3,5% del Prodotto Interno Lordo, pari ad un valore di circa 53 miliardi di euro l’anno se rapportato al PIL 2010.

L’alcol è una sostanza tossica e cancerogena per l’uomo; il consumo di bevande alcoliche (vino, birra, aperitivi, superalcolici), anche in quantità moderate, è un comportamento a rischio per la salute. 

* Antonio Floriani è medico psicoterapeuta, Direttore del Centro LiberaMente di Genova. Esperto in dipendenze e comportamenti d’abuso, lavora da molti anni, a diversi livelli, nel settore.

http://www.centroliberamente.it/alcol-e-salute-le-verita-nascoste/

«Evitare fumo, alcol e smog per preservare la laringe»

EDUCAZIONE SANITARIA. Alla Gran Guardia il punto su un tumore che comincia a diffondersi anche fra le donne
Colpisce 50mila italiani l’anno e il Veneto è tra le regioni più esposte «L’abuso sin dalla gioventù aumenta il rischio di ammalarsi»

Il fumo di sigaretta è una delle prime cause di tumore alla laringe, con alcol e smog

Il fumo di sigaretta è una delle prime cause di tumore alla laringe, con alcol e smog

Una malattia che porta via la voce, la capacità di comunicare e per questo è invalidante non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello psicologico. I tumori alla laringe colpiscono ogni anno 50mila persone in Italia, 3mila solo in Veneto, una delle regioni più esposte, e sono in aumento. Se n’è discusso ieri alla Gran Guardia, nel corso del convengo regionale “L’evoluzione del volontariato oncologico nel Veneto a supporto della politica sanitaria”, patrocinato dall’assessorato alla Sanità della Regione Veneto, dal Comune di Verona, dall’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Verona, dalla Scuola triveneta di discipline Otorinolaringoiatre e organizzato dall’Aoi, l’Associazione oncologica italiana mutilati della voce, in occasione dei 40 anni dalla nascita dell’onlus, che si occupa di fornire assistenza ai malati e ai loro familiari nella fase pre e post intervento, garantendo sostegno psicologico e ascolto. «Vogliamo coinvolgere la cittadinanza nella conoscenza di questa patologia», spiega il presidente dell’Aoi, Adriano Zanelli, «l’arma migliore è la prevenzione, per questo organizziamo incontri nelle scuole, per sensibilizzare i ragazzi a cercare di evitare i fattori di rischio, come alcol e fumo». L’abuso di queste sostanze aumenta in modo esponenziale le possibilità di sviluppare queste neoplasie e il Veneto, tradizionalmente legato al consumo di grandi quantità di alcol e sigarette, è tra le regioni italiane con il numero di casi più alto. Dal momento che l’età in cui si comincia a fare la conoscenza con alcolici e fumo si sta abbassando (si parla di dipendenza già dai 12 anni) è importante diffondere un messaggio di allerta tra le fasce più giovani e per questo il volontariato può fare molto. «Il piano socio-sanitario dedica attenzioni anche al sociale e, da questo punto di vista, un grande contributo lo danno le associazioni di volontariato», ammette l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, «se così non fosse, sarebbe difficile per la sanità sostenere i pazienti nei percorsi di cura e riabilitazione post intervento, che sono una necessità ineludibile, tanto quanto lo è il supporto durante la cura». I tumori della laringe rappresentano il 19 per cento di tutte le neoplasie in Italia e anche se i più colpiti sono uomini tra i 60 e i 70 anni, si sta assistendo ad un abbassamento dell’età e a un aumento tra le donne. «Iniziano a insorgere spesso già intorno ai 50 anni», spiega Maurizio Magnani, primario di Otorinolaringoiatria dell’ospedale di Cremona, «mentre l’incremento dell’incidenza è quantificabile tra i 7 e il 10 per cento. I fattori di rischio principali sono fumo, alcol e inquinamento atmosferico ed è bene ricordare che anche dopo che si è smesso di fumare gli effetti tossici permangono all’interno dell’organismo per altri 20 anni. Il miglior tipo di prevenzione rimane la diagnosi precoce, che consente interventi di chirurgia conservativa e migliori speranze di guarigione». Se preso in tempo si ha circa il 90 per cento di possibilità di guarigione, contro solo il 50 se viene diagnosticato in fase già avanzata. «Per questo bisogna prestare molta attenzione ai sintomi», conclude il dottor Magnani, «come abbassamenti di voce, difficoltà a deglutire o la sensazione di avere un corpo estraneo in gola. In questi casi consigliamo di rivolgersi al medico».

Elisa Innocenti

Bere alcol è dannoso anche se con moderazione

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L’abuso di alcol è sicuramente un attentato alla nostra salute, si diceva però che un bicchiere di vino al giorno facesse bene alla salute cardiovascolare. Ma un nuovo studio direbbe l’esatto contrario: bere alcol è dannoso anche se con moderazione, sarebbe dannoso per il cervello adulto poichè ne intacca la plasticità strutturale.

A dirlo è un nuovo studio della ‘Rutgers University’, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica ‘Neuroscience’. Il danno cerebrale consiste nella riduzione del 40 per cento della produzione di cellule nelle persone che durante la settimana bevono poco, per poi eccedere nei fine settimana. Abitudine che dilaga fra i giovani che iniziano a bere molto presto.

La scoperta allarmante porta la firma di Tracey J. Shors, professoressa di neuroscienze comportamentali e sistemi presso la Rutgers University e la dottoressa Megan Anderson, che hanno collaborato a loro volta con Miriam Nokia della University of Jyvaskyla in Finlandia.

La spiegazione arriva dalla dottoressa Megan Anderson che commenta come bere alcol è dannoso anche se con moderazione smentendo dunque che un bicchiere di vino al giorno faccia bene:

Anche bere con moderazione può trasformarsi in binge drinking [bere compulsivo] senza che la persona se ne accorga. A breve termine potrebbero esserci danni motori o funzionali impercettibili, ma a lungo termine questo tipo di comportamento potrebbe avere effetti molto negativi su apprendimento e memoria.

Negli Stati Uniti ed in altri paesi, il limite consentito dalla legge quanto a uso di alcol è dello 0,08 per cento. Partendo da questo, gli scienziati hanno condotto dei test su modello animale. La dose è stata adattatta a quella del consumo umano, vale a dire 3-4 bevande per le donne e 5 per gli uomini.

I risultati degli esperimenti hanno evidenziato la riduzione del 40 per cento delle cellule nervose prodotte nell’ippocampo, dove nascono i nuovi neuroni nel cervelllo che consentono, in modi diversi, le funzioni di apprendimento:

Se questa area del cervello è colpita ogni giorno per molti mesi e anni, alla fine si potrebbe non essere in più grado di ottenere nuove abilità o imparare qualcosa di nuovo nella vostra vita. E’ qualcosa di cui si potrebbe anche non essere a conoscenza che si sta verificando.

Naturalmente, ogni persona è un mondo sè, se per qualcuno un bicchiere di una qualsiasi bevanda alcolica potrebbe essere eccessivo, per altri berne almeno tre è come fare un passeggiata di salute. Resta evidente il fatto che la moderazione è fondamentale per la nostra salute e, sapendo che bere alcol è dannoso anche se con moderazione, sarebbe opportuno pensare di accantonare l’idea delle grandi bevute con gli amici nei fine settimana solo per ‘sballarsi’, non ne vale davvero la pena.

Photo credit: Mark Birkle su Flickr

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Prevenzione tumori fra i giovani con la campagna Non fare autogol

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Al via la terza edizione della campagna ‘Non fare autogol’, per la prevenzione dei tumori fra i giovani, promossa dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna è rivolta agli adolescenti, ed ha coinvolto il mondo dello sport, per spiegare loro che la prevenzione dei tumori parte da un corretto stile di vita che va adottato fin da giovanissimi.

Sotto accusa soprattutto il fumo, i ragazzi cominciano a ricorrere alla sigaretta soprattutto in giovane età, basti pensare che il 16 per cento dei ragazzi e il 22 per cento delle ragazze iniziano a fumare tra i 14 e i 15 anni, non sapendo che il fumo è uno dei fattori di rischio più diffusi. Chi comincia così giovane con le sigarette, triplica il rischio tumori da adulti, soprattutto cancro al polmone, rispetto a chi comincia dieci anni più tardi. Del resto, le ricerche lo dicono, fumo e alcol da giovani, sono altamente dannosi per la salute da adulti.

Per sensibilizzare i teenagers, per insegnar loro come tenersi alla larga dai tumori, sono stati coinvolti anche personaggi del mondo del calcio, l’iniziativa è sostenuta dalla Presidenza del Consiglio, CONI, FIGC e FMSI. Così, Antonio Nocerino, campione rossonero, è salito in cattedra per un giorno all’Istituto Vilfredo Pareto di Milano, per parlare con gli studenti in occasione della prima tappa del progetto ‘Non fare autogol’:

Se si parla di salute non c’è da scherzare, anche per un napoletano verace come me. Quindi ragazzi, non fumate! Non serve a nulla e vi fa solo male. Se sono arrivato fin qui lo devo a una vita di sacrifici e rispetto delle regole. Sono valori che metto in pratica tutti i giorni e che cerco di trasmettere a chi mi sta intorno. Oggi tocca a voi!.

Stefano Cascinu, Presidente AIOM, ha voluto sottolineare l’importanza dell’adozione di un corretto stile di vita:

I tumori sono secondi solo alle malattie cardiovascolari come numero di decessi, ma rappresentano la principale causa di anni di vita persi, poiché insorgono in età più giovane. Si tratta in ogni caso di malattie in cui la prevenzione può fare la differenza. È questo il principale obiettivo della campagna ‘Non fare autogol’, che utilizza il linguaggio universale dello sport per veicolare importanti valori e messaggi di salute.

Il progetto ‘Non fare autogol’ coinvolgerà tutte le 20 squadre del campionato di Serie A, sarà un vero e proprio Tour della prevenzione oncologica che toccherà 16 città italiane, saranno coinvolti i più importanti campioni del nostro torneo, da Nocerino a Chiellini, da Cambiasso a Diamanti, fino a Balzaretti, con il CT della Nazionale Cesare Prandelli.

Photo credit: The Green Odyssey su Flickr

Il numero di malati di tumore in Italia è in aumento, ma di cancro si può guarire

 

Il numero di malati di tumore in Italia è in aumento, ma di cancro si può guarire di Brigida Stagno 

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Maggiore diffusione dei programmi di screening, miglioramento delle diagnosi, cure più efficaci, centri di eccellenza diffusi nella penisola: malgrado l’aumento del numero di malati di tumore in Italia, soprattutto al Nord, queste misure hanno contribuito alle maggiori percentuali di guarigione e al miglioramento della sopravvivenza, in particolare per alcune forme tumorali, come il cancro del colon-retto (il più frequente in assoluto), quello della mammella (prima causa di morte oncologica nella donna) e della prostata. Per altre neoplasie, come quella del polmone (prima causa di morte per tumore nell’uomo), del pancreas e della colecisti, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi non è invece migliorata negli ultimi anni ed è rimasta stabile.

Il cancro è la seconda causa di morte (il 30% di tutti i decessi) dopo le malattie cardiovascolari, ma chi sopravvive 5 anni dalla diagnosi ha per alcuni tumori (testicolo, corpo dell’utero, ma anche melanoma, linfomi di Hodgkin e in misura minore colon-retto) prospettive di sopravvivenza vicine a quelle della popolazione generale, che non ha mai avuto una neoplasia. A vivere oggi con una precedente diagnosi di tumore sono in Italia circa 2.250.000 persone (oltre il 4% della popolazione).

L’analisi precisa delle cifre riferite a quest’anno è contenuta in un censimento ufficiale, una pubblicazione dal titolo “I numeri del cancro in Italia 2012” ( Intermedia Editore), presentata a Roma al Ministero della Salute. L’edizione 2012, frutto del lavoro dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), è indispensabile per conoscere l’impatto dei tumori e pianificare al meglio gli interventi.

L’intervento più efficace resta però sempre la prevenzione e oggi circa il 40% dei tumori è potenzialmente prevenibile, soprattutto il cancro del colon-retto, dello stomaco, della prostata, della mammella, dei polmoni, della pelle, più correlati a stili di vita sbagliati. Ma quali le principali misure da adottare? Innanzitutto è obbligatorio smettere di fumare. Il 25-30% di tutti i tumori è correlato al consumo di tabacco e ogni anno tre milioni di persone muoiono nel mondo a causa del fumo.

Per prevenire i tumori, ma anche le malattie cardiovascolari, è poi raccomandabile seguire la dieta mediterranea: introdurre più frutta e verdura, specie se crude, ha un forte effetto protettivo sul rischio di numerose neoplasie, in particolare a carico dell’apparato digerente, grazie all’alto contenuto di fibre (che favorisce la maggior motilità intestinale, impedendo l’assorbimento di eventuali sostanze cancerogene) e alla presenza elevata di sostanze anti-cancro, gli antiossidanti. Gli esperti consigliano di consumare regolarmente pane, pasta, riso ed altri cereali, olio di oliva, pesce e di aumentare il consumo giornaliero di ortaggi, legumi e frutta fresca (almeno 5 porzioni al giorno tra frutta e verdura), riducendo carne rossa, cibi raffinati e grassi animali.

Altra misura importante è moderare il consumo di alcol, che aumenta il rischio di cancro del cavo orale, della faringe, dell’esofago e della laringe ed è fortemente correlato anche all’insorgenza di tumore del fegato e dell’intestino (in entrambi i sessi) e della mammella nelle donne.

Anche il controllo del peso rappresenta una misura anti-tumore: è dimostrato che persone con un sovrappeso uguale o superiore al 40%, presentano tassi più elevati di mortalità per cancro del colon-retto, della prostata, dell’utero, della cistifellea e della mammella. E’ importante anche praticare con regolarità attività fisica, in quanto i sedentari hanno una probabilità del 20-40% superiore di ammalarsi. Quanto alle lampade solari, la loro pericolosità è ormai dimostrata da diversi studi scientifici: un’esposizione precoce, in particolare prima dei 35 anni, aumenterebbe del 75% il rischio di sviluppare il melanoma. Vanno inoltre tenuti sotto controllo i nei, seguendo la regola dell’ABCDE.

Forse non tutti lo sanno, ma per ridurre l’insorgenza dei tumori è necessario anche proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili: il 15-20% delle neoplasie deriva proprio da infezioni, che possono essere prevenute (con l’uso del profilattico). Fra queste, l’epatite o il papilloma virus possono essere trasmesse attraverso i rapporti sessuali non protetti. Attenzione infine alle sostanze dopanti: gli steroidi anabolizzanti, utilizzati a volte nello sport, determinano un aumento del rischio di tumori, in particolare a livello del fegato, della prostata e dei reni e le probabilità di ammalarsi aumentano con gli anni, soprattutto in chi li ha assunti per molto tempo.

 

DAY HOSPITAL /1. Cominciamo dall’otorinolaringoiatra

di Andrea Brivio

LECCO – Inauguriamo con questa prima puntata di “Day Hospital”,  il viaggio di Lecco Notizie all’interno dell’Ospedale Manzoni che ci porterà a conoscere, ogni venerdì, tutti i reparti e il personale medico della struttura ospedaliera lecchese, per scoprire, insieme ai nostri lettori, la realtà sanitaria del nostro territorio.

L’approfondimento prende il via dal reparto di Otorinolaringoiatria: il suo nome, oltre a risultare un vero e proprio scioglilingua per i non addetti ai lavori, nasconde in sé una vasta attività chirurgica, che spazia dai trattamenti medici delle patologie di naso, orecchio e collo, a più complesse operazioni oncologiche per tumori alle vie respiratorie ed alla tiroide.

A farci da guida nel nostro primo tour al Manzoni è il primario dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria di Lecco e Merate, il Dottor Renato Piantanida, 55enne medico di Gallarate.

Da oltre un decennio a capo del struttura medica lecchese, il Dottor Piantanida ha eseguito oltre otto mila interventi tra l’ospedale di Lecco e quello di Circolo di Varese, dove ha lavorato per circa 15 anni prima di giungere al Manzoni. Vice presidente della Società Italiana di Otorinolaringoiatria Pediatrica, è autore e co-autore di oltre novanta pubblicazioni scientifiche, oltre ad essere stato relatore in ben 120 congressi nazionali ed internazionali, inoltre dal 2004 è delegato italiano all’Unione Europea Medici Specialisti.
Ad accompagnarlo nell’attività del reparto ci sono i Dottori Paolo Lovotti, Sergio Valentini, Sebastiano Mininni, Matteo Giovari e le Dottoresse Eleonora Casati e Ida Fuoco.

Il direttore ha conosciuto i cambiamenti affrontati dalla struttura, che da reparto indipendente è confluito nel 2009 in un’area di degenza comune, quella della Chirurgia, a seguito della riorganizzazione in campo sanitario dettata dalla Regione.

Al di la della novità organizzativa, ci sono peculiarità dell’unità operativa che non sono cambiate nel tempo, tra queste le operazioni alle adenoidi e alle tonsille, che tuttora si confermano i trattamenti più richiesti dagli utenti: “Nonostante gli anni passino, la chirurgia otorinolaringoiatria pediatrica resta quella più frequente. Sicuramente c’è stata una limitazione significativa degli interventi, una riduzione di circa un quarto a livello mondiale nell’arco di 20 anni. Ciò non di meno, ci sono delle situazioni oggi ben definite dalle linee guida del ministero nelle quali la procedura chirurgica resta la soluzione più opportuna e queste sono ancora numerose”, spiega il Dottor Piantanida. Solo nei primi cinque mesi del 2012, tra il Manzoni e il Mandic, sono già state eseguite 80 operazioni alle tonsille e alle adenoidi, per una media di mille interventi l’anno.

Il punto di forza dell’otorinolaringoiatria lecchese è però rappresentato dalla Chirurgia Oncologica, che si avvale della collaborazione di radioterapista e oncologo medico per visite ai pazienti, diagnosi e trattamenti post-operatori collegiali. “E’ sicuramente un’offerta che non esiste ovunque – preosegue il Primario – e che qui è attiva dal 2000; un servizio per il quale siamo molto orgogliosi”.

I tumori più diffusi sono quelli delle prime vie respiratorie: cavo orale, bocca, laringe, faringe; un capitolo a parte sono i tumori della tiroide, questi ultimi in aumento vertiginoso; l’anno scorso sono stati compiuti circa 80 interventi, nel 2000 solo quattro”. Nonostante l’allarmante evoluzione del fenomeno, le neoplasie della tiroide riescono ad essere sconfitte con maggiore frequenza rispetto a quelle delle mucose: “Esiste una distinzione notevole tra l’andamento delle due tipologie di tumore – evidenzia Piantanida – in particolare, nei tumori alle prime vie respiratorie la sopravvivenza complessiva si aggira tra il 50 e 70%; i tumori della tiroide invece, se trattati bene chirurgicamente e con il complemento della medicina nucleare, possono raggiungere sopravvivenze del’80-90%. In ogni caso, tali soglie sono ben superiori ad altri tipi di tumori come al polmone e al pancreas, dove i numeri sono ben più drastici”.

Le cause di tali mali vanno ricercati nell’abuso di fumo e alcool, per quanto riguarda le vie respiratorie; ancora incerte nel caso della tiroide, una malattia trasversale che colpisce i bambini quanto soggetti adulti e anziani:

“A lungo si è studiato il legame tra la malattia e l’esposizione alle radiazioni, per questo si ci aspettava una pesante ricaduta con la disgrazia di Chernobyl; i numeri, in quel caso, sono aumentati ma non con l’intensità prospettata. Non c’è, per fortuna, questo tipo di accostamento sicuro, che è risultato più visibile nell’ambito territoriale dell’Ucraina e della Bielorussia; in realtà, l’aumento della malattia c’è stato in tutto il mondo, negli Stati Uniti come in Cina, ma non è possibile rilegarlo a quell’avvenimento. La connessione sicura con il fenomeno era legata alla popolazione degli anni ’50 – evidenzia il dottore – quando l’uso delle radiazioni in campo medico non seguiva norme protezionistiche rigorose quanto quelle odierne. Ciò rimane nei libri come retaggio storico, ma non è più attuale e ad oggi non è possibile affermare con certezza questa relazione”.

L’unità di Otorinolaringoiatria non si occupa solo di patologie curate attraverso la chirurgia, bensì anche di fratture al naso ed altri tipi traumi o patologie che non asseriscono necessariamente in una procedura chirurgica. Tra le principali attrezzature utilizzate per le visite agli utenti, gioca un ruolo fondamentale il fibrolaringoscopio, attrezzato nella sala dell’otomicroscopia e fibroendoscopia, che permette di evidenziare eventuali lesioni della laringe.

Il reparto lecchese offre un ulteriore servizio mirato, grazie alla scelta di mantenere attiva la figura storica dell’audiovestibologo, soppressa in altre realtà ospedaliere: si tratta di un medico otorino specializzato nei disturbi dell’equilibrio e dell’udito, impiegato in particolare nelle prove di adattamento delle protesi acustiche. Un settore in evoluzione con oltre 6 mila visite di audiovestibologia nello scorso anno e 172 prescrizioni di protesi uditive (queste ultime in aumento di 72 unità rispetto al 2010).

Inoltre, da circa otto anni, l’ospedale attua lo screening audiologico universale sui neonati, valutando, attraverso appositi macchinari, la funzionalità uditiva del soggetto. “Questo permette di intercettare in tempi molto precoci le sordità congenite nel piccolo. Procedere tempestivamente alla protesizzazione evita che il bambino diventi sordomuto”. Il servizio è offerto sia al Manzoni che al Mandic così, ad esclusione dei nati in cliniche private, può coprire tutti i bambini concepiti in Provincia di Lecco.

Complessivamente, lo scorso anno, l’unità di Otorinolaringoiatria ha eseguito circa 15 mila prestazioni ambulatoriali a Lecco e 7500 a Merate; mille le operazioni chirurgiche per un totale di 1200 ricoveri ospedalieri. Non pochi i pazienti che hanno deciso di omaggiare i medici del reparto per il loro operato, inviando biglietti di ringraziamento ora affissi in reparto. Non nasconde la soddisfazione il dottor Piantanida: “Lavoriamo per questo – ammette – Siamo orgogliosi di poter offrire e gestire in maniera autonoma un servizio completo all’utente quale non è costretto a cercare in altri presidi ospedalieri ciò che invece può trovare nella nostra struttura. Oltretutto, l’integrazione con l’ospedale di Merate ha permesso di ridurre sensibilmente i tempi di attesa, per cui una patologia minore viene operata entro tre mesi, con una priorità maggiore di 30 giorni per tumori o gravi situazioni nel bambino”.

Salute: Veronesi, contro stili di vita errati meglio educazione che divieti

Roma, 28 ago. (Adnkronos) – Si dice “favorevole alla educazione dei cittadini in fatto di salute piuttosto che alla repressione”, l’oncologo ed ex ministro della Salute Umberto Veronesi commentando, in una intervista a ‘Il Messaggero’, i contenuti della bozza di ‘decretone’ su salute e sanità che tocca anche i consumi di tabacco e bibite gassate e il gioco d’azzardo, in materia di stili di vita.

“Alla lotta contro il fumo va data la massima priorità, Però sono contrario ad ogni forma di proibizionismo” che “ha dimostrato di non essere uno strumento efficace”, esemplifica Veronesi, dicendosi “favorevole all’approccio educativo-infomativo”. Quanto alle benvande gassate, “come l’acqua minerale, non sono dannose. Su quelle zuccherate sono incerto. Da un lato mi rendo conto che la misura potrebbe ridurre il problema dell’obesità. Ma dall’altra sono cosciente che si tratta di una forma sottilmente coercitiva, che non è parte della mia cultura”.

“Sono convinto che la salute sia un diritto e non un dovere: Credo che lo Stato debba svolgere al massimo la sua funzione di educazione alla salute, informazione e prevenzione”, sottolinea Veronesi, per il quale “il cittadino va prima di tutto reso consapevole dei suoi comportamenti e delle sue scelte di salute per poter esercitare il suo diritto di autodeterminazione”.