Esplora il significato del termine: LO STUDIO Un bicchiere di vino da adolescenti aumenta il rischio di cancro al seno Nel decennio che segue il menarca un eccesso di alcol può significare una propensione del 34 per cento maggiore ad ammalarsi di tumore

MILANO – L’ennesimo motivo per contenersi con gli alcolici arriva da una ricerca americana che riguarda le teenager e il loro stile di vita, talmente importante da poter condizionare nel futuro patologie gravi come il cancro al seno. Basta un bicchiere medio di vino al giorno (circa 15 grammi) infatti per aumentare di ben un terzo la possibilità di ammalarsi.

 

LO STUDIO – Uno studio guidato da Ying Liu dellaWashington University School of Medicine di St Louis e appena pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute ha dimostrato come le donne che in adolescenza hanno consumato un bicchiere al giorno correrebbero un rischio del 34 per cento maggiore di contrarre cancro al seno rispetto a chi invece non ha fatto abuso di alcol nei 10 anni seguenti l’arrivo del menarca. Mentre chi in giovinezza ha consumato un piccolo bicchiere quotidiano (circa 10 grammi) ha un rischio dell’11 per cento maggiore.

UN COLLEGAMENTO GIA’ NOTO – Il link tra alcol e neoplasia mammaria è in realtà noto da tempo, come fa notare anche Paul Pharaoh, professore di epidemiologia tumorale allaUniversity of Cambridge, e precedenti studi sostengono che le bevitrici (ovvero chi consuma circa due dosi giornaliere di alcolici) hanno in media un 24 per cento di chance in più di soffrire in futuro di questa patologia. Ora la ricerca americana non fa che rinforzare questo collegamento, evidenziando come in giovanissima età, come spesso succede, un comportamento sbagliato può nuocere ancora più alla salute.

91MILA STORIE DI DONNE – Gli studiosi hanno esaminato la storia di 91 mila donne tra i 15 e i 40 anni, riscontrando che l’alcol consumato precedentemente rispetto alla prima gravidanza ha un’incidenza molto più alta sulle possibilità di ammalarsi di cancro al seno. E stesse conclusioni sono state registrate per quanto riguarda le neoplasie benigne, studiate dagli scienziati attraverso un sottogruppo. Come fa notare Liu prima di avere un figlio il tessuto del seno è più vulnerabile e questo elemento potrebbe giocare un ruolo importante nell’eziologia della malattia.

UN PERIODO DELICATISSIMO – In particolare i ricercatori considerano cruciale il periodo che va dalla prima mestruazione alla prima gravidanza, il più delicato in assoluto, e se è vero che l’età in generale fa sì che alcuni comportamenti di vita abbiano un differente impatto, è ancor più vero che a questo riguardo esiste un periodo di particolare peso. Gli studiosi non a caso hanno diviso il campione femminile di riferimento in vari segmenti anagrafici, per poi esaminare per ogni fascia d’età i rischi dei bicchieri di troppo. Le classi di età distinte dai ricercatori americani sono state rispettivamente dai 15 ai 17, dai 18 ai 22, dai 23 ai 30 e dai 31 ai 40. Giova specificare che i fattori di rischio nel tumore al seno sono molti e riguardano chiaramente sia lo stile di vita che la storia famigliare, ma è chiaro che avere un comportamento corretto, soprattutto negli anni della giovinezza, può essere considerato un’ottima strategia di prevenzione.

MAMMA BEVE

mamma beve

MAMMA BEVE

Maggio 2010. Un feto immerso in uno spritz, l’aperitivo più in voga fra i giovani del nord-est: è l’immagine-choc scelta dall’Asl di Treviso per lanciare una campagna di sensibilizzazione delle donne in gravidanza sui danni dell’alcol per il nascituro. La campagna si intitola “Mamma beve, bimbo beve” ed è nata analizzando alcuni dati statistici secondo i quali in Europa circa un bambino su 100 nasce con problemilegati all’uso di alcol della madre, sia in gestazione che durante l’allattamento, ma in Italia il 65% delle donne in gravidanza non cambia le proprie abitudini con le bevande alcoliche. Il Veneto, con il 66,5% delle donne (dagli 11 anni in su) che consuma alcol ogni giorno, è al secondo posto fra le regioni italiane (foto Ansa)

http://notizie.virgilio.it/gallery/pubblicita_shock.html

ALCOL E GIOVANI ROVIGO Presentato il gioco della Lilt “Che mi combini Tommaso…” rivolto ai bambini delle quinte delle scuole primarie Che bere è un danno si impara dalle elementari

“Che mi combini Tommaso..” è il gioco-racconto ideato dall’associazione Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori) per contrastare l’abuso di alcol e sensibilizzare i bambini, che sarà portato in 29 scuole del Bassopolesine nel nuovo anno scolastico. L’iniziativa, una specie di Monopoli, coinvolgerà 6 mila alunni delle quinte elementari presenti in 11 comuni

fonte

Bere da morire: l’alcol accresce il rischio di sviluppare tumori

L'abuso di alcol aumenta il rischio di morire per tumore

ROMA – L’abuso di alcol è associato a più alti tassi di mortalità generale, e in particolare per il cancro. Sono i risultati di uno studio al quale ha partecipato anche l’Ispo, l’Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica di Firenze, e che nel mese di febbraio verrà pubblicato su «Alcoholism: clinical and experimental research», autorevole rivista scientifica internazionale.

I dati. «Il consumo di alcol causa circa il 4% di tutti i decessi nel mondo, ed è responsabile di circa il 5% di tutte le malattie. L’abuso di alcol può compromettere la struttura e la funzionalità di diversi organi, aumentando la mortalità generale di circa 5 volte – informa il dottor Domenico Palli, responsabile dello studio per l’Ispo – Il nostro studio ha evidenziato che l’abuso di alcol aumenta in modo significativo il rischio di morte per numerose cause in confronto alla popolazione generale, anche in un Paese mediterraneo». Gli alcolisti risultano a maggio rischio di morte per malattie come diabete, infezioni, malattie del sistema nervoso, respiratorio, digestivo e cardiovascoalre, e anche per le cause violente. «Ed emerge in modo evidente – precisa ancora Palli – anche il ruolo dell’alcol come cancerogeno: infatti per i forti bevitori risulta aumentato in modo significativo il rischio di sviluppare alcuni tumori, in particolare quelli a carico della faringe, della cavità orale, della laringe e del fegato. Oltre che per questi tumori, tradizionalmente associati al consumo eccessivo di alcol, si rileva un aumento del rischio anche per alcuni tumori tra i più frequenti nella popolazione generale, come quelli dell’intestino e della mammella nelle donne».

Risultati. I ricercatori dell’Ispo, in collaborazione con i colleghi del Centro alcologico della Asl 10 di Firenze, coordinati dal dottor Gabriele Bardazzi, hanno raccolto i dati di 2.272 alcolisti (1.467 uomini e 805 donne), residenti in Toscana, soprattutto nella provincia di Firenze, con un’età media di 43 anni, trattati presso il Centro alcologico dopo un primo accesso nel periodo aprile 1985-settembre 2001. I risultati dello studio hanno evidenziato che le donne alcoliste hanno tassi di sopravvivenza maggiori rispetto ai maschi alcolisti. Probabilmente – osservano i ricercatori – le donne tendono a beneficiare più degli uomini dei programmi di trattamento, e si rivolgono ai centri alcologici in una fase più precoce rispetto agli alcolisti maschi, che invece si presentano in una fase più avanzata, o quando sono evidenti sintomi clinici più severi. Le alcoliste seguite in questo studio vivono comunque più a lungo degli uomini: un risultato interessante, se si considera l’ipotesi molto diffusa di una maggiore tossicità dell’alcol per il sesso femminile. Dai dati Istat 2009, risulta che in Toscana ci sono 392.000 bevitori a rischio. E dallo studio Edit 2011 sui comportamenti dei giovani tra 14 e 19 anni, il 23,6% dei guidatori abituali ha dichiarato che nei 12 mesi precedenti l’indagine ha guidato almeno una volta dopo aver bevuto troppo. E i giovani bevitori a rischio risultano essere più di 15.000. Nel 2010 gli alcolisti in carico ai servizi pubblici della sanità toscana sono stati 4.822.

FONTE

Alcol e alcoldipendenza-Dati epidemiologici

 

Il consumo dannoso di alcol si conferma importante fattore di rischio per malattie croniche, incidentalità stradale, domestica e lavorativa, violenza e omicidi. In particolare esso risulta essere la principale causa di cirrosi epatica nonché di 60 malattie e condizioni patologiche, compresi alcuni tipi di cancro.

In Europa l’alcol causa 195.000 morti l’anno e costituisce la terza causa di morte prematura, dopo l’ipertensione e il consumo di tabacco, con costi altissimi sul piano sanitario, sociale ed economico.
Pertanto i consumi alcolici e i modelli di consumo rappresentano un importante indicatore della possibile evoluzione delle condizioni di salute e sicurezza della popolazione e dei relativi costi evitabili in termini umani, sociali ed economici.

I dati sui consumi alcolici e i modelli di consumo confermano il progressivo allontanamento del nostro Paese dal tradizionale modello di consumo mediterraneo.
E’ cresciuta nell’ultimo decennio la quota di coloro che consumano bevande alcoliche al di fuori dei pasti, con un incremento particolarmente significativo tra le donne.

Il binge drinking, modalità di bere di origine nordeuropea che implica il consumo di numerose unità alcoliche in un breve arco di tempo, ha riguardato nel 2009 il 12,4% degli uomini e il 3,1% delle donne ed è ormai abitudine stabilmente diffusa, soprattutto nella popolazione maschile di 18-24 anni (21,6,1%) e di 25-44 anni (17,4%). Pratica il binge drinking anche una buona percentuale di donne fra i 18 e i 24 anni (7,9%) e fra le giovanissime di 11-15 anni esso appare più diffuso che fra i coetanei maschi.

In generale il consumo a rischio riguarda il 15,8% degli italiani al di sopra degli 11 anni, per un totale di quasi 8 milioni e mezzo di persone. Tra esse in particolare circa 475.000 minori al di sotto dei 16 anni (il 18,5% tra i ragazzi e il 15,5% tra le ragazze), in cui il consumo dovrebbe essere pari a 0; e circa 3 milioni di anziani over 65 (il 44,7% dei maschi e l’ 11,3% delle femmine) in cui il consumo a rischio coincide prevalentemente con il consumo giornaliero non moderato, soprattutto durante i pasti.

La tipologia di consumo a rischio prevalente tra i giovani è il consumo fuori pasto, che ha riguardato nel 2009 il 34,4% dei maschi e il 22,8% delle femmine di età  compresa fra gli 11 e i  25 anni.
Già a 18-19 anni la quota dei consumatori è vicina a quella media della popolazione e la percezione della disponibilità di bevande alcoliche è tra i giovani italiani fra le più alte in Europa.
Quasi la metà (45,4 %) delle diagnosi ospedaliere per patologia totalmente alcolcorrelata riguarda persone di oltre 55 anni, ma da alcuni anni  la percentuale di diagnosi alcolcorrelate appare in aumento nella classe di età 36-55 anni, mentre continua a diminuire nella fascia di età 15-35 anni.

La percentuale di diagnosi ospedaliere per cirrosi epatica alcolica si presenta in crescita da qualche anno in rapporto alle altre diagnosi di ricovero alcolcorrelato, passando tra il 2000 e il 2008 dal 26,30 % al  35,00 % del totale di tali diagnosi.

Gli alcoldipendenti in trattamento nei servizi pubblici sono in costante aumento dal 1996 e nel 2008 ne sono stati rilevati 66.548. Fra essi in particolare la percentuale dei giovani al di sotto dei 30 anni rappresenta il 10,2% del totale, con un valore in crescita rispetto a quello della precedente rilevazione(10%), soprattutto tra i nuovi utenti.

Risulta ancora bassa rispetto agli altri Paesi europei la diffusione di conoscenze sul tasso legale di alcolemia per la guida e sui limiti di consumo con esso compatibili.
Il 2,12% di tutte le cause di incidente stradale rilevate nel 2008, per un totale di 5.920 casi, riguarda l’ebbrezza da alcol, con una percentuale in aumento rispetto all’anno precedente.

Nonostante la quota importante di popolazione esposta a una vasta gamma di rischi alcolcorrelati si segnala anche qualche positiva tendenza nella evoluzione di alcuni indicatori di rischio, in relazione sia alla popolazione più giovane (diminuzione dei consumi fuori pasto tra i maschi di 14-17 anni, diminuzione degli atteggiamenti di tolleranza nei confronti dell’ubriachezza tra da i giovani studenti di 15-19 anni, diminuzione della quota di giovani studenti che si ubriacano) che a quella anziana di oltre 65 anni (lieve diminuzione  del consumo a rischio in entrambi i sessi).

Inoltre si presentano in costante calo il tasso nazionale di mortalità per cirrosi epatica  e  quello di ricovero ospedaliero per patologie totalmente alcolcorrelate; appare in lieve calo da qualche anno la percentuale dei nuovi utenti al di sotto dei 20 anni in trattamento nei servizi alcologici; resta ferma infine la minore diffusione tra i nostri giovani, rispetto ai coetanei europei, di consumi a rischio quali i consumi frequenti, ilbinge drinking e le ubriacature.

Fonte: Relazione al Parlamento Alcol 2010 – dati 2008-2009

Uso dannoso di alcol

 

Pur rappresentando una sostanza giuridicamente legale, l’alcol è una sostanza psicotropa che, se assunta a dosi elevate, può portare alla dipendenza. L’assunzione di bevande alcoliche in quantità o modalità dannose, inoltre, è causa di varie patologie, traumi gravi, incidenti, turbe mentali e del comportamento. L’alcol ha un effetto psicoattivo (è in grado cioè di modificare il funzionamento del cervello) e la sua assunzione protratta nel tempo induce assuefazione (per ottenere lo stesso effetto bisogna aumentare la dose).

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Global status report on alcohol and health) definisce “uso dannoso di alcol “ un consumo di bevande alcoliche che avviene in quantità e/o modalità tali da implicare danni alla salute e/o  conseguenze sociali negative.

L’alcol è causa di morte di 2,5 milioni di persone ogni anno nel mondo, ma anche di patologie, di danni ad altri e interessa sempre più le fasce più giovani e Paesi in via di sviluppo. Non va dimenticato che il consumo nocivo di alcol rappresenta ormai uno dei quattro fattori di rischio, assieme a fumo, dieta scorretta e sedentarietà, per i principali gruppi di patologie non trasmissibili: malattie cardiovascolari, tumore, malattie polmonari croniche e diabete.

Per valutare correttamente il rischio connesso all’assunzione di bevande alcoliche, oltre a considerare la frequenza e le quantità assunte dagli individui, si deve tener conto di alcuni stili di vita come:

  • il bere lontano dai pasti o il bere quantità di alcol eccessive in una singola occasione
  • il consumo in occasioni o contesti che possono esporre a particolari rischi, quali la guida o il lavoro
  • la capacità di smaltire l’alcol rispetto al genere e all’età della persona.

Un consumo considerato moderato può essere indicato entro il limite di:

  • 2-3 unità alcoliche al giorno per l’uomo
  • 1-2 unità alcoliche per le donna
  • una sola unità alcolica per gli anziani

da consumarsi durante i pasti.

L’unità alcolica corrisponde alla quantità di alcol contenuta in:

  • un bicchiere piccolo (125 ml) di vino di media gradazione
  • una lattina (330 ml) di birra di media gradazione
  • un bicchierino (40 ml) di superalcolico.

Per gli adolescenti fino a 15 anni, l’OMS raccomanda l’astensione totale dal consumo di alcol.

I consumi che eccedono tali soglie sono dunque da considerarsi a rischio. Inoltre è da considerare che la tollerabilità all’alcol può essere compromessa anche da particolari condizioni di salute, da assunzione di farmaci o altri fattori individuali.

Consulta la Tabella dei principali sintomi correlati ai diversi livelli di concentrazione alcolemica

Giornata Internazionale di Sensibilizzazione sulla FASD

 

Questa giornata si celebra ogni anno il 9 settembre per ricordare quali sono le conseguenze dell’assunzione di alcolici durante la gravidanza.

Il Disturbo dello spettro fetale alcolico – FASD, indica l’insieme delle patologie che possono colpire il bambino nel caso in cui la mamma assume sostanze alcoliche durante la gravidanza.

La data dell’iniziativa è stata scelta non a caso: è il nono giorno del nono mese dell’anno, un modo in più per rimarcare la necessità dell’astinenza dall’alcol nei nove mesi di gravidanza.

 

Vasco: “Le leggi che puniscono chi guida ubriaco sono una vergogna”

Altra polemica in arrivo per il rocker più amato d’Italia

Non si sono ancora spenti gli echi dell’ultimapolemica con Morgan (“Vasco è morto a 27 anni, almeno musicalmente”, cui Rossi ha ribattuto “Morgan? poverinoo…per un barlume di popolarità… cosa non si fa”) che un’altra è già bella e pronta per il rocker di Zocca.


La rivista Panorama di questa settimana, infatti, rilancia alcune recenti, inedite dichiarazioni diVasco. Prima del concerto a San Siro del 16 giugno, il musicista ha tenuto un mezzo comizio sulla libertà: in particolare la libertà di ubriacarsi
Secondo il settimanale, in quell’occasione Vasco si è espresso assai criticamente nei confronti delle norme che prevedono sanzioni nei confronti di chi venga trovato ubriaco al volante: «Sono leggi sulle intenzioni» ha detto il cantante, una «vergogna», una cosa fatta dallo Stato «per fotterci».


E c’è da scommettere che le reazioni non tarderanno ad arrivare. Presumibilmente da parte di quelle associazioni vittime della strada che da anni si battono per una maggiore informazione ed educazione relativa al fenomeno. Forse stavolta il cantore della Vita spericolata ha esagerato. 

http://musica.virgilio.it/news/rock/vasco-leggi-che-proibiscono-di-guidare-ubriachi-sono-vergogna.html

«Bere fa bene? Falso» 13 giugno 2011 | Gianni Testino *

 

Gianni Testino

Mi e’ stato segnalato da alcuni pazienti e colleghi un articolo online del Secolo XIX intitolato “Bere con moderazione fa bene alla salute”.

 

Mi permetto di segnalare che il consumo di alcol e’ un comportamento a rischio e che l’Organizzazione Mondiale della Sanita’ preferisce non utilizzare piu’ i termini uso e abuso, ma banalmente di consumo. All’interno di qualsiasi tipo di bevanda alcolica e’ presente una sostanza tossica che si chiama etanolo. L’etanolo viene poi trasformato dall’organismo in una sostanza che si chiama acetaldeide. L’acetaldeide e’ una sostenza tossica e cancerogena. Peraltro, e’ possibile trovare nelle bevande alcoliche acetaldeide libera.

 

E’ difficile, quindi, per un operatore della sanita’ identificare una dose moderata e responsabile di una bevanda alcolica al cui interno sono presenti due sostanze nocive per l’organismo umano.

 

Al di la’ delle varie valutazioni scientifiche relative al consumo di alcol in rapporto alle singole patologie, recentemente l’agenzia IARC (International Agency for Cancer Research – Organizzazione Mondiale della Sanita’) ha inserito il consumo di etanolo e acetaldeide nel gruppo 1 dei cancerogeni per alcuni settori del nostro organismo (cavita’ orale, faringe, laringe, esofago, fegato, intestino e mammella). Peraltro, molti Autori e molte agenzie del settore sostengono che non puo’ essere definito un dosaggio sicuro e che vi e’ una risposta dose dipendente.

 

Recentemente la stampa ha divulgato l’allarme dei telefonini: pensate che l’Organizzazione Mondiale della Sanita’ ha inserito tale pericolo nel gruppo 2, quindi ad un livello inferiore rispetto ad etanolo e acetaldeide! L’obiettivo che si prefiggono gli operatori della salute non e’ ovviamente quello di proibire, ma quello di dare informazioni scientifiche, soprattutto nei confronti dei nostri giovani.

 

Alcol e salute e’ una scelta individuale: pero’, quando uno assume una bevanda alcolica deve essere consapevole che introduce nell’organismo etanolo e acetaldeide. Tali sostanze non sono certo l’elisir di lunga vita!

 

* Epatologo Resp.le Alcologia Osp.San Martino di Genova 

Vice-Presidente Nazionale – Societa’ Italiana di Alcologia

 

Bere con moderazione fa bene alla salute

http://www.ilsecoloxix.it/p/magazine/2011/06/13/AOxnx3b-bere_falso_bene.shtml

Nove consigli per prevenire il tumore

Circa il 40% dei tumori è potenzialmente prevenibile. Ecco le principali misure illustrate dall’Osservatorio sulla condizione assistenziale dei malati oncologici per ridurre il rischio di sviluppare una neoplasia.

No al fumo
Il 25-30% di tutti i tumori è correlato al consumo di tabacco. Ogni anno, nel mondo, tre milioni di persone perdono la vita per questa causa: si calcola che i fumatori muoiano mediamente otto anni prima. Numerose e autorevoli ricerche confermano la pericolosità anche del fumo passivo, corresponsabile di un aumentato rischio di neoplasie broncopolmonari e, soprattutto nei bambini, di disturbi allergici e respiratori.

Moderare il consumo di alcol
Il consumo di bevande alcoliche aumenta il rischio di cancro del cavo orale, della faringe, dell’esofago e della laringe. È inoltre fortemente correlato anche all’insorgenza di tumore del fegato e dell’intestino (in entrambi i sessi) e della mammella nelle donne. L’assunzione è assolutamente sconsigliata prima dei 15 anni, in quanto l’organismo non è in grado di digerirle in maniera efficace.

Seguire la dieta mediterranea
È dimostrato che il maggior apporto di frutta e verdura, specie se crude, ha un forte effetto protettivo sul rischio di numerose forme tumorali, in particolare a carico degli apparati digerente e respiratorio. L’azione positiva è legata in particolare all’alto contenuto di fibre (che favorisce la maggior motilità intestinale, impedendo l’assorbimento di eventuali sostanze cancerogene) e all’elevata presenza di agenti antitumorali quali le vitamine antiossidanti. In Europa meridionale, dove ancora si segue la dieta mediterranea, povera di grassi animali e carne e ricca invece di pesce, olio di oliva, verdura, frutta, fibre e cereali, si ha una minor frequenza di neoplasie degli apparati respiratorio e digerente. Gli esperti consigliano di consumare regolarmente pane, pasta, riso ed altri cereali e di aumentare il consumo giornaliero di ortaggi, legumi e frutta fresca.

Controllare il peso
L’obesità e l’elevata assunzione di grassi costituiscono importanti fattori di rischio da evitare. È dimostrato che persone con un sovrappeso uguale o superiore al 40%, presentano tassi più elevati di mortalità per cancro del colon-retto, della prostata, dell’utero, della cistifellea e della mammella. In particolare, studi epidemiologici dimostrano come sia importante assumere pochi grassi di origine animale per ridurre il rischio di tumori e malattie cardiovascolari.

Praticare attività fisica
Lo sport riduce in modo notevole le possibilità di sviluppare un cancro. I sedentari hanno una probabilità del 20-40% superiore di ammalarsi. L’effetto protettivo dell’attività fisica praticata in giovane età dura nel tempo, ma è buona norma restare in movimento a tutte le età.

No alle lampade solari e attenzione a nèi e noduli
La pericolosità delle lampade abbronzanti è ormai dimostrata oltre ogni dubbio e sono considerate cancerogene al pari delle sigarette. Un’esposizione precoce, in particolare prima dei 35 anni, incrementa del 75% il rischio di sviluppare melanoma. La presenza di nèi è inoltre indice di una maggiore predisposizione allo sviluppo di neoplasie della pelle, vanno quindi tenuti sotto controllo, seguendo la regola dell’ABCDE :
•    A asimmetrie, quando un neo presenta una metà diversa dall’altra
•    B bordi, più a rischio quelli irregolari
•    C colore, se cambia, si sfuma o “sbiadisce”
•    D dimensioni, se il diametro è maggiore di 6 mm
•    E evoluzione, nell’arco di poco tempo sia in dimensioni, sia se diventa in rilievo

Proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili
Il 15-20% dei tumori deriva da infezioni che possono essere prevenute; fra queste alcune, come l’epatite o il papilloma virus, possono venire trasmesse attraverso i rapporti sessuali. Per proteggersi è bene utilizzare sempre il preservativo. È infatti l’unica barriera efficace contro questo rischio. Per usarlo correttamente va indossato fin dall’inizio del rapporto e per tutta la sua durata.

Evitare l’uso di sostanze dopanti
Gli steroidi anabolizzanti comportano un aumento del rischio di tumori, in particolare a fegato, prostata e reni. Le probabilità di ammalarsi aumentano con gli anni, soprattutto in chi li ha assunti per molto tempo. Il GH/IGF1 (ormone della crescita) può causare cancro a mammella, colon, prostata, linfoma e le eritropietine (EPO) – disordini ematologici (del sangue).

Tra gli organi maggiormente sensibili allo sviluppo di neoplasie correlate agli stili di vita si trovano il colon-retto, lo stomaco, la prostata, il seno, i polmoni, la pelle.

http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?tipo=approfondimento&&approfondimento_id=909&&cat=6