Allarme smartphone Apple sotto attacco, 39 app infettate da un virus cinese

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Icone colorate, simboli divertenti e comodità garantita. Le app dovrebbero essere così, simpatiche e soprattutto innocue. Ma c’è un pericoloso malware cinese, un virus, che rischia di far crollare il mondo incantato di Apple e delle sue application. Secondo quanto segnalato da Palo Alto Network, una società specializzata in sicurezza informatica, almeno 39 application disponibili sull’Apple Store sono state infettate da un malware capace di raccogliere informazioni sui dispositivi attaccati e di intercettare password con la tattica del phishing per poi mandarle a un server remoto.

L’attacco – I responsabili del malefico attacco sono degli sviluppatori molto abili, capaci di elaborare un Xcod modificato per insidiarsi nelle applicazioni iOS. Ma c’è di più. Non si tratta solo di un malware circoscritto alla Cina, come si pensava all’inizio, ma di un virus lanciato a livello internazionale. Sono almeno 39 le app interessate, e alcune sono sotto attacco in ogni parte del mondo perché molto diffuse anche al di fuori della Cina. Fra queste, la più celebre è la popolarissima WeChat, attaccata nella versione 6.2.5, la penultima.

Cosa ruba il virus – E quello che il virus può fare non si limita solo all’intercettazione delle password. Il malware può leggere anche le URL usate dall’utente e mandare messaggi di allerta per convincere chi scarica le app a fornire informazioni personali che tutelino la sua sicurezza informatica. Ma l’intento, nella mente degli hacker cinesi, non è esattamente quello di salvaguardare la privacy degli utenti.

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I cellulari? Solo il 23% degli italiani li usa per telefonare

Con il boom degli smartphone, un utente su tre preferisce attività social su Facebook, Twitter e Instagram o chattare su Whatsapp. In declino gli sms

 

 

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smartphone ap 367Sms in crisi, per la prima volta le chat superano i messaggini

Lo scorso anno gli utenti iscritti alle chat hanno inviato 19 miliardi di messaggi, contro i 17,6 sms. Il sorpasso è certamente dipeso dalla grande diffusione di smartphone

C’erano una volta i telefoni cellulari che servivano per telefonare e – al massimo – mandare e ricevere “messaggini” sms. Oggi infatti meno di un italiano su tre (per la precisione il 23%) usa il telefonino per effetturare chiamate. Complice la sempre maggiore diffusione degli smartphone, un terzo degli utenti dichiara di usare il cellulare principalmente perattività social su Facebook, Twitter, Instagram e via dicendo. C’è poi un 26,4% che lo utilizza per chattare su Whatsapp, mentre solo il 9,7% si limita all’invio di sms.

Sono i numeri che emergono da un sondaggio realizzato da Kingston Technology per far luce come sia cambiato negli ultimi anni l’utilizzo dei “telefonini”. Chissà se Martin Cooper, ingegnere americano di Motorola, quel 3 aprile del 1973, mentre entrava nella storia con la prima chiamata effettuata da un portatile da 1,5kg, si era immaginato che 6 lustri dopo la sua invenzione avrebbe avuto questo tipo di evoluzione. Non a caso, se un tempo lo smarrimento più temuto era quello del portafogli (oggi lo è ancora per il 26,3%), oggi la maggior parte (32,9%) dichiara che la perdita più scioccante sarebbe proprio quella dello smartphone. Al secondo posto troviamo la perdita di un dente (19,7%) e solo al quarto le chiavi (11,8%).

Del resto lo smartphone può rispondere alle esigenze più disparate: tra le loro varie funzioni, vengono sfruttati dal 21,1% per distrarre i figli durante una cena al ristorante, evitando fastidiose scorribande tra i tavoli. Per contro, in alcuni casi possono alimentare le preoccupazioni di chi teme che possano svelare scappatelle e tradimenti: sebbene il 57,9% dichiari di non aver nulla da nascondere (o forse non è completamente sicuro della forma anonima del questionario), il 22,4% ammette, per evitare di essere colto in flagrante, di non lasciare mai il telefono incustodito; il 10,5% invece, mette al riparo le proprie attività telefoniche da occhi indiscreti inserendo un codice d’accesso al telefono.

A sottolineare come in pochi anni il boom degli smartphone abbia cambiato la vita a tanti italiani è il fatto che, solo cinque anni fa, il 41,3% degli intervistati riteneva impensabile che il cellulare avrebbe sostituito il navigatore satellitare, mentre il 26,7% non avrebbe mai pensato di poter identificare lecanzoni trasmesse dalla radio semplicemente aprendo un’app. E se la fotocamera integrata ha da tempo stravolto l’abitudine di scattare foto solo in vacanza, il 13,3% non si sarebbe immaginato di poterle ritoccare o arricchire con effetti speciali direttamente dal dispositivo mobile. In attesa di scoprire quali rivoluzionarie funzioni ci riserveranno i modelli del prossimo futuro: arriverà davvero il telefonino in grado di fare il caffè?

(Affaritaliani.it)

Dipendenza da smartphone: colpite molte donne italiane

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Le donne italiane sono dipendenti da smartphone e tablet; a dirlo i risultati di una ricerca condotta dal sito alfemminile.com realizzata in collaborazione con eBay che ha messo in luce come 4 italiane su 5 non riescano proprio a rinunciare al proprio oggetto tecnologico. Venendo alle percentuali, il il 73% delle italiane ha uno smartphone, mentre il 35% possiede un tablet; pare inoltre che solo il 12% cambia modello ogni anno ma nonostante questo le donne sembrano davvero molto attaccate a questi dispositivi.

Pensate infatti che l’83% delle intervistate dichiara di esserne dipendente contro l’81% della media europea; addirittura un 14% delle donne che hanno preso parte a questa ricerca ha ammesso di controllare il telefono ogni 5 minuti (contro un 9% degli altri stati europei). Donne italiane ossessionate dal telefono anche durante incontri di lavoro (accade al 51% contro il 65% del resto d’Europa) ed udite bene, il 29% lo controlla anche durante un rapporto sessuale.

Già tempo fa nel blog avevamo affrontato in parte il discorso tecnologia e ossessione parlando appunto dell’eccessivo controllo degli sms che è diventata una vera e propria malattia cui gli esperti hanno dato anche un nome: Crackberry. Avevamo anche detto che la dipendenza da cellulare può essere considerato come un disturbo del comportamento, appunto una dipendenza e come tale non deve essere sottovalutato; la tecnologia è in costante evoluzione e forse questa dipendenza continuerà a peggiorare, coinvolgendo un numero sempre più elevato di individui (e non solo giovanissimi come si potrebbe erronemente pensare).

Photo Credits| yuichirock su Flickr

Pannelli solari integrati in iPhone e iPad, la Apple deposita il brevetto

Gli smartphone e i tablet della Mela presto potrebbero auto-ricaricarsi grazie al sole con pannelli integrati direttamente nello schermo touch.

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LA RICARICA “A DONDOLO” 

irock 01Energia recuperata: con una sedia a dondolo iPad e iPhone sempre carichi

In una sola ora iRock, la sedia progettata dal Micasa Lab in Svizzera, è in grado di portare al 35% la batteria dell’iPad.

iPhone e iPad amici dell’ambiente: prestopotrebbero non avere più bisogno delcaricabatterie.

La Apple ha infatti appena depositato un brevetto relativo all’invenzione di celle solari da integrare direttamente nella schermata dei dispositivi per catturare e convertire la radiazione del sole in energia.

Non solo, i pannelli solari sono completati dasensori touch: possono così essere usati sia per ilrilevamento ottico (cioè quello energetico), che per quello capacitivo, tattile.

Anche se la notizia è stata resa nota solo qualche giorno fa, la società ha lavorato su questa tecnologia per oltre quattro anni.

Unica pecca: l’innovazione presenta gravosi costi di produzione quindi potrebbe passare un po’ di tempo prima di vedere sbarcare sul mercato smartphone e tablet della Mela in grado di auto-ricaricarsi grazie al sole.

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Con tablet e smartphone l’ecografia si farà a domicilio

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Fino a qualche tempo fa parlare di ecografia a domicilio sembrava essere solo fantascienza, la nuova frontiera della tecnologia, invece, parla di tablet e smartphoneche renderanno possibile fare l’ecografia a domicilio. Questo renderebbe la vita più facile all’internista, e sarebbe un fondamentale aiuto per quei malati che sono impossibilitati ad essere spostati, per esaminare in tempo reale e con estrema precisione le malattie di collo, torace, cuore e addome con un’ecografia.

Il prototipo del tablet, che potrebbe essere utilizzato per effettuare l’ecografia a domicilio, è stato presentato al 113/o Congresso della Società italiana di medicina interna (Simi) tenutosi a Roma. Dimensioni medie, spesso due centimetri, consentirà al malato di non spostarsi di casa, è permetterà, ad esempio, di verificare un versamento pleurico semplicemente appoggiando la sonda sul torace. In caso di dolori addominali, si potrebbe immediatamente diagnosticare se si è in presenza di una colica biliare o renale.

Vincenzo Arienti, direttore della Medicina Interna dell’Ospedale Maggiore di Bologna, ha spiegato qualcosa in più del dispositivo che si sta sperimentando:

Saremo fra i primi in Europa, e insieme ai giapponesi nel mondo, a usare un dispositivo di questo tipo per l’ecografia. Piccoli ecografi sono già presenti in pronto soccorso e in Emilia Romagna. L’accreditamento regionale prevede la dotazione del mini ecografo nelle Unità Operative di Medicina Interna, che consente inoltre al medico di visitare il malato a domicilio e decidere in modo più appropriato se ricoverare il pazienti.

Le rosee previsioni sono che anche gli infermieri potrebbero utilizzare tablet e smartphone per cercare gli accessi venosi dei pazienti nelle sale operatorie, in rianimazione e quant’altro. Il presidente del congresso ha sottolineato l’importanza di quanto si potrà fare con tablet e smatphone di nuova generazione. Primo fra tutti eviterà il sovraffollamento negli ospedali, con un enorme risparmio di risorse e tempi di degenza e, non ultimo, il paziente non sarà esposto a radiazioni e potrà iniziare subito la terapia. Ed ancora, tablet e smartphone per l’ecografia a domicilio farebbero risparmiare all’assistenza sanitara fino al 70 per cento dei costi di assistenza.

Tablet e smartphone stanno prendendo piede tra gli operatori sanitari sia in Europa che negli Stati Uniti, lo stesso software è già a disposizione dei medici per la compilazione e la consultazione di cartelle mediche. Anche il privato potrà accedere al dispositivo, in vendita negli store, con prezzi abbastanza accessibili. Sarà possibile tenere sotto controllo pressionepeso e calcolare la dose di insulina.

Photo credit: sidduz su Flickr

http://www.mondobenessereblog.com

Il vero grande fratello…

I social network sono ottimi strumenti: ci consentono di comunicare con i nostri amici, conoscerne di nuovi, informarci sugli argomenti che preferiamo in base ai nostri interessi. Permettono di divulgare notizie, stanno dando un contributo importantissimo alla libera informazione. Ma dal punto di vista della privacy e del “controllo” i social network, ed in particolare Facebook che è il più dettagliato, consentono una schedatura minuziosissima; tralasciando il fatto che le conversazioni della chat sono monitorate per prevenire reati e che le forze dell’ordine possono accedere ai profili degli utenti senza necessità di alcun “mandato” da parte della magistratura come avviene per intercettazioni telefoniche e ambientali, con i social network è possibile veramente scoprire praticamente tutto di una persona. E’ possibile capire, in base alle pagine seguite e ai post pubblicati, i gusti e le idee in tutti gli ambiti, farsi un’idea della personalità del soggetto, stabilire con chi è in contatto e quali rapporti ha con una determinata persona. Nella maggioranza dei profili sono presenti foto recenti, e spesso ci sono gli album che forniscono ulteriori elementi sulle nostre vite. Da qualche tempo c’è anche il servizio di “geolocalizzazione”, ma questa funzione è assolta perfettamente dai telefoni: che fino a qualche tempo fa consentivano solo di capire gli spostamenti “a grandi linee”, tramite le “celle” del segnale telefonico, ma l’arrivo del GPS sui cellulari permette di seguire i movimenti di una persona al millimetro. Inoltre se i vecchi modelli permettevano solo di ascoltare le conversazioni telefoniche, gli “smartphone” consentono le intercettazioni ambientali, una vera e propria “microspia” portatile con tanto di telecamera sempre al seguito. Pagando con le carte di credito, sempre più diffuse, lasciamo traccia anche dei nostri acquisti. Stabilito (con lo smartphone) il percorso effettuato da una persona e l’orario, possono essere guardati i filmati registrati dalle telecamere di sorveglianza, pubbliche e private, situate in zona; che ormai sono moltissime…

 

 

Staff nocensura.com 

Lunedì, se il vostro Pc è infetto non potrà collegarsi a Internet

 

Pc con Windows, ma anche Mac, tablet, smartphone. Se il vostro computer è stato colpito potrete avere una brutta sorpresa: il web non esisterà più. Anche per colpa dell’Fbi. Ecco come verificare se siete stati contagiatidal nostro corrispondente ANGELO AQUARO

 

NEW YORK – L’Apocalisse non può più attendere. A partire dalle prime luci di lunedì, centinaia di migliaia di computer di tutto il mondo sono a rischio infezione. Addio Internet: chiunque cercherà di avventurarsi sui siti più famosi di tutto il mondo, da Facebook ad Apple, passando per gli indirizzi perfino dell’Fbi, sarà sbattuto fuori dal world wide web. Www non più: fuori. E la cosa incredibile è che a sbatterci fuori sarà proprio l’Fbi: e per giunta per conto del tribunale di New York.

Sembra la trama di un cyberthriller e invece è realtà. E stavolta neppure la sempre più grande tribù dei Macdotati potrà ritenersi al sicuro. I computer Apple, si sa, sono molto meno esposti dei cugini rivali che girano su Windows agli attacchi dei pirati. E invece stavolta il virus è pronto colpire non solo i pc Windows e i computer della Mela ma perfino gli iPad, gli iPhone e itablet di tutti i tipi. 

La ragione è semplice: il malware ha già preso possesso dei computer infettati e scatterà appena i pc o i tablet tenteranno di collegarsi al web, agendo sull’indirizzo Dns, quello cioè che ci consente di indirizzarci per le autostrade del web. 

Ma come si è arrivati fin qui? E perché dagli Usa all’Europa nessuno può dormire tranquillo? Il Lunedì Nero dei computer arriva da lontano. È il novembre scorso quando l’Fbi annuncia di aver sgominato una pericolossima centrale di hacker che opera dalla Russia agli Stati Uniti, passando per l’Europa. I banditi sono riusciti a impossessassarsi di oltre quattro milioni di computer in tutto il mondo, mettendo su un’associazione criminale da 14 milioni di dollari. 

Non si tratta però di un ‘semplice’ virus che si attacca ai nostri pc trasformandoli in tanti bot, strumenti di una botnet, quella rete appunto di computer infettati che viene orchestrata dai delinquenti web per dirottarli su siti particolari o succhiare informazioni (e denaro). In questo caso il malware viene chiamato DnsChanger perché cambia appunto l’indirizzo Dns: in pratica il computer colpito naviga su un Internet parallelo disegnato dagli hacker in cui i siti non sono quello che appaiono. Cerchi un prodotto Apple? Vieni rimandato su un sito pirata. Vuoi scaricare un film da Netflix? Idem.

Quando scatta l’operazione antihacker l’Fbi è costretta così a ‘ricostruire’ il mondo Internet dei computer infetti mettendo in piedi una serie di server alternativi che impediscono ai pc colpiti di navigare sul web pirata. Naturalmente si tratta di una misura temporanea: decisa appunto dal tribunale di New York perché da qui parte l’operazione anti-pirateria. La misura temporanea finisce però proprio questo lunedì: 9 luglio. Da questo momento in poi, insomma, i nostri computer non saranno più protetti: ma visto che i siti pirata sono già stati bloccati, la conseguenza sarà il blocco totale di Internet. Non riusciremo più a collegarci. Black Out. Buio completo. Che fare? 

Negli Stati Uniti le grandi compagnie come At&T hanno già preannunciato di aver predisposto server di emergenza per ridirigere il traffico dei computer colpiti. E da Facebook a Google si è pure scatenata una campagna di sensibilizzazione. Basta un semplice test su un sito predisposto per l’occasione,www.dcwg.org 1 (la cui pagina italiana è curata da Telecom ed è raggiungibile a quest’indirizzo 2), per scoprire se il pc o il Mac è infetto o meno. Se il sito si illumina di verde vuol dire che il computer è pulito. Altrimenti…

Per la verità gli esperti giurano che in rete sono disponibili una serie di tool e software che permettono di ripulire il computer infetto. Ma nessuno sa ancora calcolare con esattezza quanti pc potranno essere colpiti dal blackout. Una stima della rivista specializzata PcWorld parla di 275mila computer ancora infetti in tutto il mondo. Solo 45mila sarebbero quelli a rischio negli Usa. Il che per noi è naturalmente una brutta notizia: perché molto più pericolosa sarebbe quindi la situazione dall’Asia all’Europa. Certo, insistono gli esperti, poche centinaia di migliaia di computer sono nulla rispetto ai milioni colpiti da Zeus, SpyEye e gli altri virus in giro per il mondo. E certo: saranno anche nulla. Ma sai che sorpresa se lunedì accendi il computer e scopri che l’Apocalisse si è scatenata proprio sulla tua nullità?

UE: App smartphone per assistenza sanitaria all’estero

Il 7 giugno 2012 la Commissione Europea ha lanciato un’applicazione per smartphone che permette di  servirsi della tessera sanitaria (TEAM) durante la permanenza nei Paesi Europei. Sarà possibile, quindi, usufruire del servizio sanitario pubblico nello Stato Europeo in cui ci si trova. Le cure che si possono richiedere non riguardano solo interventi urgenti e salvavita, ma anche necessità comunemente identificate con i codici verdi e gialli.

La nuova applicazione, disponibile in 24 lingue, sarà permetterà di poter usufruire delle cure mediche pubbliche in 31 Stati europei (i 27 membri dell’Ue piu’ Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera). L’applicazione informa anche sugli eventuali costi a carico del paziente e sulle procedure per chiedere il rimborso delle spese sostenute. In aggiunta a questi servizi, è possibile scorrere i numeri per le chiamate d’emergenza, l’elenco delle cure coperte da assicurazione, i numeri utili da contattare in caso di smarrimento della TEAM. In linea generale i titolari della Team hanno diritto, in caso di malattia o infortunio, di accedere all’assistenza sanitaria pubblica al pari dei cittadini del Paese in cui ci si trova.

Per maggiori informazioni vi consigliamo di consultare il sito del Ministero della Sanità www.salute.gov.it