La foto rubata di una bambina down usata per pubblicizzare un test prenatale

Una mamma denuncia l’azienda svizzera che ruba sul blog la foto della figlia down. La pubblicità con il suo volto recita: ” Non permettere che capiti anche a te”.

Una storia che indigna, non solo chi e’ mamma. Deve indignare tutti. Senza esclusione.
E’ la storia di una mamma canadese e della sua piccola bambina, affetta da sindrome Down e malata di tumore.

Una mamma attiva su internet, che ama postare la sua quotidianità e la sua famiglia. Nel suo blog racconta la sua amara scoperta.
Navigando su internet, per puro caso, scopre che la foto rubata di sua figlia minorenne era in bella mostra in un sito per il reperimento di foto ad uso gratuito ma risultava già acquisita e usata dall’azienda medica svizzera Genoma come foto testimonial. La mamma non crede ai suoi occhi quando scopre che la foto rubata è una delle foto che lei considera più belle, a cui è affettivamente legata, e svetta su cartelloni pubblicitari spagnoli per pubblicizzare un test prenatale denominato “Tranquility”. Secondo voi, questa azienda sa esattamente il significato della parola “violazione della privacy“? E chi ha avuto la malsana idea di inserire quella immagine all’interno del cartellone pubblicitario che sarebbe stato poi appeso ovunque?. Ma non basta, c’è altro. Come si dice, oltre il danno la beffa.
La foto rubata della bambina era stata messa lì come un ammonimento, accompagnata dal seguente e tremendo slogan: “Non permettere che capiti anche a te”. Uno slogan che associato all’immagine ha certamente finalità denigratorie. E’ difficile intuire, interpretare, spiegare che la pubblicità intendeva promuovere un test prenatale. Ci vuole tanta immaginazione, ma anche tanto coraggio da parte di chi ha studiato la campagna pubblicitaria.
Se da un lato forse la mamma ha peccato di ingenuità, avendo poca accortezza a divulgare le foto della figlia minorenne sul web, l’azienda ha sbagliato in modo ancora più plateale.
La mamma ha spiegato con parole lucide e profonde la questione della foto rubata e i sentimenti suscitati: “Quando ho visto con i miei occhi il suo viso dolce su quel brutto banner, mi si è spezzato il cuore. Mentre la mia ragazza si batte con coraggio per la vita, questa azienda si chiede se quella stessa vita sia degna di essere vissuta o meno. Come osano?!”
Inizialmente la situazione l’ha così tanto costernata che pensava di cancellare tutti i suoi account su Internet e nascondersi in casa per la vita, ma poi ha capito che era una battaglia che valeva la pena combattere perché si trattava di sua figlia, la cui vita ha un valore inestimabile.
Così e’ scattata immediatamente l’azione legale nei confronti dell’azienda svizzera.
La giovane mamma canadese ha pensato che la campagna fosse denigratoria nei confronti di tutte le persone con la sindrome di Down. La sua azione legale contro l’azienda ha prodotto anche una valanga di reclami da parte dei genitori interessati e degli attivisti per i diritti dei disabili in Spagna.
Nel blog la mamma ha comunicato che, nel frattempo, la foto è stata tolta dall’archivio di foto pubbliche on line e il sito è stato chiuso, l’azienda ha poi ritirato la foto testimonial dalla campagna e ha comunicato di volersi scusare.
Troppo facile scusarsi quando ormai il danno e’ fatto. Un risarcimento milionario non restituirebbe la dignità che e’ stata tolta con quella tremenda azione pubblicitaria. Ogni vita ha il diritto di essere vissuta, senza strumentalizzazioni, senza scopo di lucro. La vita di ogni essere umano non e’ ne può fare business.

fonte

VENDE LAUREA SU EBAY A 1 CENTESIMO: “NON MI SERVE A NULLA!”

laurea ebay

 

Si chiama Giorgio Tedone, 26 anni, e da poco si è laureato in scienze politiche all’universitàLa Sapienza di Roma e ha preso anche un master a Londra. Fin qua tutto bene, ma il motivo che ha fatto parlare di questo ragazzo è un caso che accomuna molti giovani laureati italiani.

 

Giorgio infatti della sua laurea non sa che farsene, non viene assunto da nessuna parte ed è costretto a fare il cameriere a Torino per guadagnare qualcosa. Figlio di un operaio e di una casalinga non vive di certo nell’oro, e se poi si pensano ai sacrifici fatti dai genitori per mantenere gli studi del figlio tra libri e retta Universitaria tutto diventa ancora più complicato.

 

Giorgio ha cosi deciso di mettere in vendita la sua laurea e il suo master su ebay, facendo partire l’asta da 1 centesimo e scrivendo: “Vendesi causa inutilizzo!”. Il web, tra facebook e twitter è dalla sua parte, che sia questo un segnale per muovere qualcosa nell’ambito delle università e dei giovani senza lavoro? Voi che ne pensate?

http://www.notiziario360.it/vende-laurea-su-ebay-a-1-centesimo-non-mi-serve-a-nulla/

Non raccoglie le feci del suo cane e scatta la vendetta

IN RUSSIA

Non raccoglie le feci del suo cane e scatta la vendetta

Dopo la passeggiatina con l’amato fido, la bella russa “dimentica” i bisognini sul marciapiede e una giovane bionda si vendica

Non raccoglie le feci del suo cane La vendetta: le tirano la caccaDal web il video dello scontro tutto al femminile tra le due bellezze russe
Dopo la passeggiatina con il cane, questa bella signora russa si dimentica di raccogliere i bisognini dell’amato fido. Fortunatamente, una ragazza filma tutta la scena e la rimprovera invitandola a pulire il marciapiede dalle feci del cane. La padrona del cagnolino si rifiuta categoricamente e allora scatta la vendetta della giovane bionda che, armata di fazzolettini, raccoglie le deiezioni del cane e le scaglia contro la maleducata. 

Lunedì, se il vostro Pc è infetto non potrà collegarsi a Internet

 

Pc con Windows, ma anche Mac, tablet, smartphone. Se il vostro computer è stato colpito potrete avere una brutta sorpresa: il web non esisterà più. Anche per colpa dell’Fbi. Ecco come verificare se siete stati contagiatidal nostro corrispondente ANGELO AQUARO

 

NEW YORK – L’Apocalisse non può più attendere. A partire dalle prime luci di lunedì, centinaia di migliaia di computer di tutto il mondo sono a rischio infezione. Addio Internet: chiunque cercherà di avventurarsi sui siti più famosi di tutto il mondo, da Facebook ad Apple, passando per gli indirizzi perfino dell’Fbi, sarà sbattuto fuori dal world wide web. Www non più: fuori. E la cosa incredibile è che a sbatterci fuori sarà proprio l’Fbi: e per giunta per conto del tribunale di New York.

Sembra la trama di un cyberthriller e invece è realtà. E stavolta neppure la sempre più grande tribù dei Macdotati potrà ritenersi al sicuro. I computer Apple, si sa, sono molto meno esposti dei cugini rivali che girano su Windows agli attacchi dei pirati. E invece stavolta il virus è pronto colpire non solo i pc Windows e i computer della Mela ma perfino gli iPad, gli iPhone e itablet di tutti i tipi. 

La ragione è semplice: il malware ha già preso possesso dei computer infettati e scatterà appena i pc o i tablet tenteranno di collegarsi al web, agendo sull’indirizzo Dns, quello cioè che ci consente di indirizzarci per le autostrade del web. 

Ma come si è arrivati fin qui? E perché dagli Usa all’Europa nessuno può dormire tranquillo? Il Lunedì Nero dei computer arriva da lontano. È il novembre scorso quando l’Fbi annuncia di aver sgominato una pericolossima centrale di hacker che opera dalla Russia agli Stati Uniti, passando per l’Europa. I banditi sono riusciti a impossessassarsi di oltre quattro milioni di computer in tutto il mondo, mettendo su un’associazione criminale da 14 milioni di dollari. 

Non si tratta però di un ‘semplice’ virus che si attacca ai nostri pc trasformandoli in tanti bot, strumenti di una botnet, quella rete appunto di computer infettati che viene orchestrata dai delinquenti web per dirottarli su siti particolari o succhiare informazioni (e denaro). In questo caso il malware viene chiamato DnsChanger perché cambia appunto l’indirizzo Dns: in pratica il computer colpito naviga su un Internet parallelo disegnato dagli hacker in cui i siti non sono quello che appaiono. Cerchi un prodotto Apple? Vieni rimandato su un sito pirata. Vuoi scaricare un film da Netflix? Idem.

Quando scatta l’operazione antihacker l’Fbi è costretta così a ‘ricostruire’ il mondo Internet dei computer infetti mettendo in piedi una serie di server alternativi che impediscono ai pc colpiti di navigare sul web pirata. Naturalmente si tratta di una misura temporanea: decisa appunto dal tribunale di New York perché da qui parte l’operazione anti-pirateria. La misura temporanea finisce però proprio questo lunedì: 9 luglio. Da questo momento in poi, insomma, i nostri computer non saranno più protetti: ma visto che i siti pirata sono già stati bloccati, la conseguenza sarà il blocco totale di Internet. Non riusciremo più a collegarci. Black Out. Buio completo. Che fare? 

Negli Stati Uniti le grandi compagnie come At&T hanno già preannunciato di aver predisposto server di emergenza per ridirigere il traffico dei computer colpiti. E da Facebook a Google si è pure scatenata una campagna di sensibilizzazione. Basta un semplice test su un sito predisposto per l’occasione,www.dcwg.org 1 (la cui pagina italiana è curata da Telecom ed è raggiungibile a quest’indirizzo 2), per scoprire se il pc o il Mac è infetto o meno. Se il sito si illumina di verde vuol dire che il computer è pulito. Altrimenti…

Per la verità gli esperti giurano che in rete sono disponibili una serie di tool e software che permettono di ripulire il computer infetto. Ma nessuno sa ancora calcolare con esattezza quanti pc potranno essere colpiti dal blackout. Una stima della rivista specializzata PcWorld parla di 275mila computer ancora infetti in tutto il mondo. Solo 45mila sarebbero quelli a rischio negli Usa. Il che per noi è naturalmente una brutta notizia: perché molto più pericolosa sarebbe quindi la situazione dall’Asia all’Europa. Certo, insistono gli esperti, poche centinaia di migliaia di computer sono nulla rispetto ai milioni colpiti da Zeus, SpyEye e gli altri virus in giro per il mondo. E certo: saranno anche nulla. Ma sai che sorpresa se lunedì accendi il computer e scopri che l’Apocalisse si è scatenata proprio sulla tua nullità?

VITTORIA! Il Parlamento Europeo ha cestinato l’ACTA, il bavaglio del web


VITTORIA! Il parlamento europeo con una larghissima maggioranza ha votato contro l’ACTA, il bavaglio del web in salsa europea. Una legge molto temuta, in quanto approvandola a livello sovranazionale i governi d’Europa avrebbero “finalmente” tappato la bocca al web senza “metterci la faccia”, senza cioè votare una legge simile nel parlamento nazionale, attirandosi gli strali dei cittadini. La libertà del web è un tema molto sentito in tutto il mondo. 
Per conoscere quali effetti avrebbe potuto avere sulla libertà del web ti suggeriamo la lettura del documento redatto dall’ufficio di Nigel Farage che abbiamo pubblicato alcuni mesi fa.

di Massimo Mazza per Giornalettismo

Con 39 voti a favore e 478 contro, il Parlamento Europeo ha definitivamente cestinato il trattato

 

SCONFITTA TOTALE – Il discusso trattato internazionale sul commercio, un vero cavallo di Troia con il quale s’intendevano far passare norme ad esclusivo vantaggio di alcune corporation detentrici di copyright e altri diritti intellettuali è stato ridotto a brandelli. Umiliati i proponenti, su tutti la Commissione che lo aveva portato fino al voto, dopo anni di negoziati segreti con le controparti americane. 39 a 478 è un risultato che parla da solo e decisamenteall-partisan.
A CHE SERVE – L’ACTA nasce dalla fervida mente dei legislatori statunitensi pungolati da alcune corporation facilmente identificabili e, con la scusa della lotta alla contraffazione, avrebbe posto limiti assurdi alla circolazione delle informazioni e delle idee, oltre a  minacciare conseguenze penali per milioni di persone che nel mondo si scambiano file o pubblicano ogni genere di materiale, dai kitten stupida alla ricerca scientifica. Avrebbe addirittura creato la figura del poliziotto-provider che agisce su impulso del detentore di diritti offeso, una bestialità giuridica oltre al fatto che nessuno ha capito bene perché i provider si dovrebbero mettere a fare i poliziotti, e ad accollarsene i costi, a beneficio di altre industrie.

 

ACTA, SOPA E PIPA – Identiche bestialità ripetute in progetti di legge squisitamente americani e già bocciati dal Congresso, SOPA E PIPA non sono altro che la versione locale di ACTA, che a lungo Washington ha sognato d’imporre come un accordo globale. Con la bocciatura europea e la denuncia del trattato da parte dei parlamenti di Australia, Svizzera e Messico, ACTA resta invece un trattato poco “internazionale”, riducendosi nei fatti a un accordo bilaterale tra Stati Uniti e Marocco, unico paese che l’abbia siglato e completato l’iter legislativo per perfezionarlo.
CI RIPROVERANNO – Inutile sperare che chi ha già speso milioni di dollari e anni di fatica possa restare demotivato dall’insuccesso, la capacità di persuasione degli avvocati che hanno suggerito di percorrere ottusamente una via del genere è sicuramente elevatissima, ancora di più se impatta su soggetti per i quali ogni virgola di articolo di legge potrebbe significare guadagni miliardari. ACTA e suoi facsimili torneranno sicuramente a minacciare i diritti collettivi, ma per ora e per una volta ci si può godere questo trionfo dell’interesse generale contro l’arroganza d’interessi particolari tanto potenti.

LA CASSAZIONE SALVA I BLOG: “non sono stampa clandestina”

 

La Corte Suprema di Cassazione ha salvato i blog, stabilendo che “I blog non sono soggetti alla legge sull’editoria, quindi non hanno obbligo di registrazione e ancora meno possono essere considerati stampa clandestina.” Se fosse stata confermata la condanna a carico del blogger-giornalista Carlo Ruta – condannato per stampa clandestina perché titolare di un blog non registrato come previsto per le testate giornalistiche – QUANTO STABILITO AVREBBE INFATTI “CREATO UN PRECEDENTE” RIGUARDANDO COSI’ TUTTI I BLOG! 

La Cassazione ha quindi tutelato il DIRITTO DI ESISTERE dei BLOG e con essi la LIBERTA’ DI PENSIERO e di ESPRESSIONE DEI CITTADINI…

Il 29 Aprile, commentando la sentenza della Cassazione che ha sancito che la retta delle R.S.A. per i malati di Alzheimer dovesse essere a carico dei Comuni e non delle famiglie, avevamo elogiato questa Istituzione, rilevando come spesso essa si esprima A FAVORE DEI CITTADINI: anche questa volta non ci ha deluso! 

I blog sono salvi (per ora…) ma la vera minaccia è rappresentata dai partiti e dal governo, tecnici compresi (vedi “La Ministra Severino contro i blog con motivazioni degne di un bambino”)

 

Lo staff del BLOG nocensura.com

– – – – – –

di seguito l’articolo di tomshw.it

La Cassazione ha confermato nuovamente la differenza tra blog e testate giornalistiche. Il caso del sito “Accade in Sicilia” è chiave: il gestore era stato condannato per reato di stampa clandestina solo perché faceva informazione, occupandosi di casi di Mafia.

I blog non sono soggetti alla legge sull’editoria, quindi non hanno obbligo di registrazione e ancora meno possono essere considerati stampa clandestina. Ieri la terza sezione della Cassazione ha messo fine a una querelle legale iniziata quattro anni fa con la condanna per il reato di stampa clandestina a carico del blogger giornalista Carlo Ruta. 

Nel 2008 il tribunale di Modica e nel 2011 la Corte di appello di Catania avevano ritenuto che il blog “Accade in Sicilia”, specializzato nell’occuparsi di notizie di Mafia, avesse superato i confini della legalità. La querela di un Magistrato, tirato in ballo da qualche articolo un po’ troppo pungente, forse aveva contribuito a far peggiorare la situazione.

In ogni caso “il tribunale di Modica aveva ritenuto in primo grado che il blog del saggista fosse una vera e proprio testata giornalistica, e che, pertanto, da un lato dovesse considerarsi prodotto editoriale secondo quanto previsto dalla legge nl. 62/2001 dall’altro, proprio in quanto stampa periodica, dovesse essere registrato presso il Tribunale competente”, come spiega l’avvocato IT Fulvio Sarzana.  

 

La Cassazione è ritornata all’interpretazione della normativa vigente e allo spirito della stessa. Non a caso lo stesso difensore di Ruta ha svelato durante l’arringa “di aver ricevuto una comunicazione dall’On. Giuseppe Giulietti, relatore della norma sull’editoria del 2001, che gli avrebbe confermato che i blog non rientrano, né intendevano essere inclusi, nella nozione di prodotto editoriale”.

L’evidenza era nella stessa relazione preparatoria alla legge sull’editoria, che chiaramente fa differenza tra prodotti editoriali, con tutte le conseguenze giuridiche del caso, e altre forme di espressione. Immaginare che i blog siano equiparabili a testate giornalistiche, insomma, era parsa una cosa illogica fin dai primi passi della vicenda.

“In casi precedenti la Cassazione ha sempre respinto l’equiparazione tra sito internet (sia pure a carattere informativo) e stampa tradizionale, rilevando l’assoluta eterogeneità della telematica rispetto agli altri media”, ha commentato l’avv. Marco Scialdone, responsabile del Team Legale di Agorà Digitale. “C’è poi, secondo la Cassazione, un dato letterale insormontabile: la legge fa riferimento al concetto di stampa, concetto nel quale non può essere ricompresa l’informazione on-line”.

“Purtroppo anche i tribunali sono stati spesso incapaci di applicare ad Internet delle normative che risultano oggettivamente antiquate. Non solo siamo sollevati che la Cassazione abbia respinto l’ennesimo miope tentativo di assoggettare la rete alle regole della carta stampata, ma crediamo che processi come quello di Carlo Ruta dimostrino l’urgenza che la politica italiana realizzi in modo inequivocabile riforme a favore di nuove modalità di creazione, pubblicazione e circolazione di contenuti”, ha aggiunto Luca Nicotra, segretario di Agorà Digitale.

“Non è solo il ritardo della politica a condannare il paese ma anche i tribunali che continuano ad applicare vecchie normative ad Internet hanno una enorme responsabilità in questo senso”.

Itaglia Si, I Tagli No!

ISTRUZIONI DEL GIOCO

 
In un periodo storico in cui ci vengono chiesti sacrifici e ci vengono fatti tagli difficili da sostenere, una parte della classe politica italiana continua a deluderci macchiandosi di appropriazioni indebite, scandali, e mazzette.
Basta, siamo stanchi! Facciamoci giustizia da soli, quanto meno per scaricare un po’ di rabbia! 😀
Tagliate lo stipendio del politico medio italiano riducendolo all’osso. Ma fate attenzione, lui ci tiene al suo malloppo e cercherà di ostacolarvi prendendovi a schiaffoni… quindi non fatevi colpire!

istruzioniPer giocare usate il MOUSE per cliccare il più velocemente possibile sui soldi, e spostate il puntatore quando vi accorgerete che il politico sta per colpirvi.

Top Eleven Football Manager, su Facebook

Top Eleven Football ManagerCome potete notare del bel titolo cari amici oggi si parla di un calcio manageriale, gioco che troviamo su Facebook, il social più popolare di questi tempi. Se siete appassionati del genere non potete farvelo scappare. Sto parlando si Top Eleven Football Manager.


Siete chiamati nel non facile compito digestire una squadra di calcio, allenarla, personalizzarla per renderla imbattibile. Nelle prime fasi del gioco abbiamo una sezione dedicata alla personalizzazione del team, possiamo infatti scegliere il nome della squadra e dello stadio, i colori sociali e della maglia e successivamente potrete inpostare una formazione ed iniziare ad allenarvi sfidando un’amico in una partita amichevole.

Perno focale del gioco è il campionato, con le 14 squadre previste le cui regole nel dettaglio le troviamo all’interno del gioco. Per quanto riguarda gli incontri abbiamo per esempio la possibilità di assisstere “dal vivo” al match decidendo in tempo reale i cambi e le nuove tattiche da adottare. Se il giorno della partita non sarete connessi, potete semplicemente darne disposizione in anticipo.

Altro aspetto campale per quanto riguarda il gioco è la buona gestione delle finanze, con il calcio mercato, la possibilità di siglare accordi con gli sponsor o di ingrandire il nostro stadio per poter vendere un numero maggiore di biglietti. Un manageriale calcistico a tutto tondo che si ramifica in varie direzioni per dare al giocatore la sensazione di guidare il proprio team verso le più alte vette del successo.

Top Eleven Football Manager rimane comunque un gioco di facile utilizzo e molto intuitivo adatto anche a chi non ha mai sentito parlare di calcio manageriale. Il suggerimento principale rimane quindi quello di provare, testare, giocare e passare qualche ora di sano svago con questo titolo. Poi fatemi sapere. Trovate il link per giocare di seguito.

Gioca a Top Eleven Football Manager su Facebook!

fonte


 


Lettera aperta a tutti i cittadini, ed in particolare a chi gestisce blog, pagine, gruppi

Vi chiediamo gentilmente di aiutarci a divulgare l’articolo sui fidi bancari che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi:

http://www.nocensura.com/2012/02/banche-chiunque-ha-avuto-un-fido.html

 

Riguardante il fatto che TUTTI – TUTTI – coloro che hanno avuto fidi bancari possono esigere dalle banche dei risarcimenti, in quanto le banche operano in modo ILLEGALE: 

 

Innanzitutto, come illustrato nell’articolo in questione, nell’ambito dei fidi, le banche applicano un tasso d’interesse SUPERIORE a quanto stabilito dalle normative; inoltre danneggiano i correntisti con l’accredito tardivo di bonifici e assegni, e pretendono interessi sugli interessi, ovvero il cosiddetto “anatocismo”.

 

“Purtroppo” mass media e politici – collusi, succubi e complici delle banche – non proferiscono parola su questo ambito, tuttavia chi si rivolge ad un buon avvocato (sono pochissimi quelli che trattano questo genere di cause) può ottenere un risarciemnto: a patto che “il gioco valga la candela”, nel senso che per importi ridottissimi, le spese da sostenere per le pratiche (ci vuole la trascrizione a video degli estratti conto, diversi “bolli” etc) rendono sconveniente l’azione legale: considerando che il risarcimento è di un importo pari a circa il 10-12% del fido all’anno, chi ha un fido di 1.000€ deve ottenere 100-120€ all’anno… quindi per importi risibili non conviene procedere: ma coloro che hanno avuto un fido di almeno 4-5000€ per qualche anno, – in Italia sono MILIONI le persone/aziende che hanno queste caratteristiche – possono procedere tranquillamente.

 

Di questo tipo di cause si occupa, dal 1987, l’associazione “FermiamoLeBanche” che tra l’altro offre ai propri assistiti condizioni favorevolissime, in quanto gli avvocati dell’associazione non esigono alcun pagamento (ad eccezione di poche “spese vive) prima di aver ottenuto un risarcimento…

 

Mi ha colpito molto il caso di un imprenditore, che illustro nel testo, che dopo aver venduto e consegnato alla banca i proventi della vendita del capannone della sua azienda e dei macchinari, avrebbe dovuto vendere la 1° casa per pagare 50.000€ di debito residuo alla propria banca: questo signore anziché corrispondere quella cifra alla banca, dopo aver fatto ricalcolare secondo i parametri di legge il proprio conto corrente, ha ottenuto dalla banca un rimborso nell’ordine di 150.000€ !!! Ovviamente il caso in questione era quello di un imprenditore che aveva un fido di un importo di una certa rilevanza, tuttavia casi come questo in Italia, ce ne sono molte migliaia, se non MILIONI.

 

Mobilitiamoci tutti per far conoscere questa verità nascosta ai cittadini italiani!

 

Per ottenere maggiori informazioni su questo ambito, è possibile contattare direttamente l’associazione FermiamoLeBanche, che dispone di un team di avvocati con grandissima esperienza in questo ambito, visto che affrontano questi casi da oltre 25 anni.

 

email: info@pas-fermiamolebanche.it

tel: 393/2039457 

 

A questi recapiti vi rispondono i membri dell’associazione, che provvederanno a mettervi eventualmente in contatto con i legali: richieste di informazione sono (ovviamente) gratuite e senza impegno.

 

PS: il portavoce di nocensura.com, Alessandro Raffa, ha affrontato questo argomento anche nell’ambito di una intervista che ho rilasciato giovedì 23 Febbraio a Radio studio 54, disponibile qui: http://www.nocensura.com/2012/02/alessandro-raffa-di-nocensuracom-ai.html