Il numero di malati di tumore in Italia è in aumento, ma di cancro si può guarire di Brigida Stagno
08 ottobre 2012
Il numero di malati di tumore in Italia è in aumento, ma di cancro si può guarire di Brigida Stagno
08 ottobre 2012
Roma, 26 set. (TMNews) – Ogni giorno in Italia si scoprono 1.000 nuovi casi di cancro. I tumoricolpiscono di più le Regioni settentrionali (+30%) rispetto al Sud, ma complessivamente nel nostro Paese migliorano le percentuali di guarigione. Il 61% delle donne e il 52% degli uomini è vivo a cinque anni dalla diagnosi. Particolarmente elevata la sopravvivenza dopo un quinquennio in tumori frequenti come quello del seno (87%) e della prostata (88%). Il merito è da ricondurre alla più alta adesione alle campagne di screening, che consentono di individuare la malattia in uno stadio iniziale, e alla maggiore efficacia delle terapie.
I nuovi casi di cancro nel 2012 saranno 364mila (erano 360mila nel 2011): 202.500 (56%) negli uomini e 162.000 (44%) nelle donne. Il tumore del colon-retto è il più frequente, con oltre 50.000 nuove diagnosi, seguito da quello della mammella(46.000), del polmone (38.000, un quarto nelle donne) e della prostata (36.000). Il cancro del polmone si conferma al primo posto complessivamente per mortalità (34.500 i decessi stimati) ed è il big killer fra gli uomini (27%), quello del seno fra le donne (16%).
È la fotografia scattata dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e dall’Associazione italiana registri tumori (Airtum) nel volume “I numeri del cancro in Italia 2012”, presentato oggi all’Auditorium del ministero della Salute con l’intervento del ministro, Renato Balduzzi.
In questi ultimi tempi era stata messa in dubbio la validità della mammogafia preventiva per il tumore al seno, considerata inutile per diagnosticare la malattia invalidante e, purtroppo, spesso mortale. A mettere fine alle polemiche, ci ha pensato il “Journal of Medical Screening”, che ha accertato che la mammografia salva il doppio delle vite, almeno due donne vengono salvate dal tumore al seno..
Facciamo un passo indietro, Peter Gotzsche, direttore della “Nordic Cochrane Collaboration” di Copenhagen, aveva voluto portare avanti uno studio per verificare se, effettivamente, fosse reale l’efficacia di praticare una mammografia alle donne over 50. Da molti anni si effettuano in tutto il mondo su milioni di donne, Italia inclusa. Il braccio destro danese sosteneva, però, che non fosse utile a salvare vite umane. Inutile l’iniziativa di effetuare screening periodici alle donne over 50.
Le principali critiche ai test mammografici erano di non salvare vite, la maggior parte delle mammografie, erano inutili trattamenti per prevenire un cancro al seno che non si sarebbe sviluppato. Al contrario, è stato accertato che almeno due donne vengono salvate dal tumore al seno. In poche parole, i benefici della mammografia al seno sono doppi mispetto ai rischi di sovradiagni.
Il “Journal of Medical Screening” ha voluto effettuare una revisione europea che ha preso in esame dati relativi a milioni di donne. L’esperto contrario alla mammografia aveva scritto anche un libro che gettava l’ombra sulla validità della prevenzione del tumore al seno: “Screening mammografici: verità, bugie e controversie”. La conclusione alla quale era arrivato diceva che, su duemila donne esaminate, solo una donna su dieci si salvava, altre dieci venivano colpite dal tumore al seno.
Un tumore al seno cambia radicalmente la vita e, fortunatamente, la nuova revisione contraddice nettamente lo studio allarmante. A rassicurare le donne è Stephen Duffy della “Queen Mary Univ
ersity” di Londra, l’ateneo che ha condotto l’indagine: Per ogni mille che vengono controllate ogni 2 anni, dai 50 anni di età ai 68-69, vengono salvate da 7 a 9 vite, contro 4 casi di sovradiagnosi. I risultati di questo studio, l’unico che analizza tutti i dati disponibili dei servizi di screening forniti in Europa, conferma i benefici che ci aspettavamo dalle ricerche condotte anni fa.
All’approfondimento ha partecipato attivamente l’italiano Eugenio Paci, direttore dell’Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica di Firenze:
Con questa analisi che ha ‘pesato’ i pro e i contro dei programmi di screening per la prevenzione del cancro ci auguriamo di garantire alle donne la possibilità di compiere una scelta informata e consapevole.
Regolari mammografie riducono del 49% il rischio di morire di cancro. E’ quanto emerge da uno studio comparso sulla rivista Cancer Epidemiology, Biomarkers and Prevention che ha dimostrato definitivamente come lo screening previene i decessi. Analizzando il tasso di screening effettuati dal campione di 4000 donne selezionato di età tra i 50 e i 70 anni, infatti, la frequenza è molto più bassa in coloro poi decedute a causa del cancro.
Con l’estate che volge al termine, attenzione ai segnali di disturbi tiroidei. Lo stress da rientro infatti può provocare, soprattutto nelle donne, un’accentuazione di questo disturbo. I segni sono pelle lucida, nervosismo, variazioni del peso corporeo. Sono tutti segnali che fanno da spia ai problemi alla tiroide.
Lo ha detto il prof. Adriano Redler, preside della Facoltà di Medicina e Odontoiatria e direttore del Dipartimento Assistenziale Integrato di Chirurgia Generale “R. Paolucci” del Policlinico Umberto I di Roma, nell’ambito del programma di prevenzione ”Pass rosa”.
Solo nell’ultimo anno, ha detto Redler, ”abbiamo visitato oltre 1200 donne, scoprendo che l’80% di loro soffre di disturbi della tiroide: non vere e proprie patologie di distiroidismo, ma disomogeneità del parenchima tiroideo. L’80% del totale significa 3 donne su 4 in età fertile, un numero elevatissimo su un campione preso a caso di lavoratrici tra i 25 e 50 anni, chiamate ad eseguire questo screening”.
E la vacanza può giocare un ruolo nei disturbi alla tiroide. Una vacanza ‘sbagliata’ infatti per il paziente ipertiroideo, può causare disturbi, ad esempio con l’assunzione di troppo iodio che moltiplica l’attività di questa ghiandola.
“Il paziente ipertiroideo, quindi, andando al mare e respirando iodio – sottolinea Redler – getta benzina sul fuoco. Questo provoca eccitazione, porta a soffrire di più il caldo, a sviluppare un senso di allerta continuo di panico e angoscia, e il cuore batte più forte. Questo genere di paziente, dunque, è meglio che per le ferie si rechi in collina o in montagna, dove domina il verde, colore più tranquillo e rilassante dell’azzurro del mare e del cielo”.
L’ipotiroideo, al contrario, secondo Redler deve andare al mare, svolgere attività sportiva moderata. Deve prendere il sole, consumare cibi ricchi di iodio, appunto la ‘benzina’ per far produrre l’ormone tiroideo, che si assume anche consumando più pesce. Sarebbe anche meglio limitare il consumo di carboidrati come pasta, pizza e pane, e bere tanta acqua naturale.
Consiste nella diagnosi precoce, cioè in esami volti a individuare formazioni pretumotali o tumori allo stadio iniziale. L’obiettivo è ridurre la mortalità, migliorare la qualità della vita del malato oncologico e l’invasività degli interventi. La LILT è impegnata nella prevenzione secondaria con:
La Prevenzione e sinonimo di volersi bene. La salute e un bene prezioso e il nostro comportamento puo diventare la prima e piu importante arma di difesa in nostro possesso per difenderla efficacemente.
Diagnosi precoce vuol dire tempestivita, ossia la possibilita di individuare la malattia (o una lesione che ne precede l’insorgenza) nella sua fase iniziale, offrendo il vantaggio di garantire cure efficaci, terapie poco aggressive e un’elevatissima probabilita di completa guarigione. Fare Prevenzione secondaria e semplice. E sufficiente ascoltare il proprio corpo, comunicando subito al proprio medico qualsiasi sintomo anomalo e partecipare ai previsti programmi di screening oncologici previsti. In cambio avremo tanta sicurezza e la serenita di una vita migliore, piu lunga e libera dal cancro.
Screening è un termine inglese che significa “selezione”. Gli esami di screening oncologici sono semplici test, accurati e non invasivi, che consentono di poter perseguire una vita serena e più salutare.
Il loro obiettivo è individuare la malattia nella sua fase iniziale, al fine da poterla sconfiggere facilmente. Oggi esistono 3 programmi di screening oncologici rivolti alle fasce di popolazione considerate a rischio: lo screening del tumore della mammella, della cervice uterina e del colon retto.
Il tumore della mammella è la neoplasia più frequente nel sesso femminile, colpendo 1 donna su 10. Ma è anche la forma di tumore che può essere scoperta precocemente, grazie alla mammografia, e quindi curata più efficacemente. Si prevede che la mammografia venga eseguita ogni 2 anni, a partire dai 50 anni (sino a 69), e consiste in una radiografia alle mammelle. L’esame dura pochi minuti, può essere fastidioso e poco invasivo, ma presenta il vantaggio di diagnosticare il tumore quando è ancora di piccole dimensioni. Il regolare ricorso allo screening del tumore della mammella consente di ridurre del 30% il tasso di mortalità da questa forma tumorale.
Oltre alla mammografia, eventualmente associata ad un’ecografia, è importante che ogni donna, a partire dai 25 anni, effettui almeno una volta l’anno l’autoesame del seno:
Il tumore della cervice uterina è una forma tumorale in netto calo negli ultimi anni, sia per frequenza che per mortalità (-75%) e ciò grazie soprattutto alla diagnosi precoce ed alla coscienziosa sensibilità della donna. Oggi interessa 10 donne su 100.000.
Lo screening oncologico di questa neoplasia riguarda le donne comprese tra i 25 e i 64 anni di età e consiste in un esame semplice e non doloroso da effettuarsi (a giudizio del medico) anche ogni 3 anni: il pap-test.
L’esame consiste nel prelevare, con una spatola e uno spazzolino, un campione di poche cellule dal collo dell’utero, per essere in seguito analizzato in laboratorio.
Al fine di assicurare risultati attendibili, il test va eseguito:
Il tumore del colon retto è una forma tumorale che colpisce, ogni anno, in Italia, oltre 30.000 persone (uomini e donne) e interessa l’ultima parte dell’intestino (colon retto).
Non presenta particolari sintomi e per questo la Prevenzione è estremamente importante per questa neoplasia. Ecco perché con la diagnosi precoce si può guarire in un’altissima percentuale di casi. Lo screening consiste in un esame volto alla ricerca di sangue occulto nelle feci, cioè non visibili ad occhio nudo e l’esecuzione di un esame endoscopico (al colon, a partire dai 50 anni).
07/07/11 Fano (Pesaro Urbino)- Un successo raccontato dai numeri, esattamente 44 visite, ma soprattutto dal raggiungimento del vero obiettivo: individuare la neoplasia allo stadio iniziale “per partire con i trattamenti precoci e mirati”. Ed è proprio quello che è successo con la campagna di screening alla laringe promossa dall’unità Otorinolaringoiatrica del presidio Santa Croce degli Ospedali Riuniti Marche Nord che per quattro settimane, dalla metà di marzo alla metà di aprile, ha effettuato visite gratuite con la nuova colonna endoscopica Olympus, unico strumento presente in tutto il territorio marchigiano, donato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fano. Quarantaquattro visite effettuate con l’apparecchiatura munita di sistema Nbi (Narrow Band Imaging) che consente di rilevare alterazioni neoplastiche non visibili con l’illuminazione endoscopica standard.
Grazie a questa iniziativa del Santa Croce e all’uso di questa tecnologia avanzata, unica nelle Marche, Giuseppe Migliori, il primario dell’otorino fanese e promotore della campagna, ha potuto diagnosticare una neoplasia “che con la tecnica standard non si sarebbe vista. E’ stata una grande soddisfazione – spiega Migliori – per tutto il personale medico ed infermieristico dell’otorino di Fano. Aver individuato questa neoplasia in modo estremamente precoce, ci ha permesso di aiutare adeguatamente il nostro paziente cominciando subito un trattamento efficace”.
E continua: “Abbiamo voluto promuovere questa campagna proprio per far conoscere al grande pubblico l’innovativo strumento e sensibilizzare le persone verso una patologia oncologica (il tumore laringeo e delle prive vie aeree) di cui si parla poco ma che in realtà, negli ultimi trent’anni, ha mostrato un trend di crescita con una interessamento pari al 54% per gli uomini e il 22% per le donne (il rapporto tra uomini e donne è passato da 15 a 1 a 5 a 1). E’ doveroso precisare – continua il primario – che l’esame video endoscopico con NBI, non è un accertamento ordinario ma di terzo livello, indirizzato quindi a quei pazienti che, secondo il giudizio dello specialista otorinolaringoiatra, mostrano particolari situazioni meritevoli di un approfondimento”.
E’ stata proprio la crescita nell’ultimo trentennio dei tumori alla laringe a spingere la struttura di Otorino di Fano all’acquisizione della nuova apparecchiatura, unica nelle Marche: “Per sensibilizzare l’opinione pubblica – chiude Migliori -, l’azienda Marche Nord aveva promosso la campagna di screening. E tra i 44 utenti che si sono sottoposti all’esame abbiamo avuto un riscontro positivo alla neoplasia. Subito è stato attivato il percorso di trattamento oncologico”.
Redazione Fanoinforma.it
Nonostante ci siano molti dati che mostrano frequenti ritardi nella diagnosi dei tumori maligni del cavo orale e faringe e un’influenza sfavorevole di questo fenomeno sull’esito del trattamento, non è chiaro se un programma di screening sia fattibile ed efficace. Screening per i tumori maligni del cavo orale sono stati condotti in molte centinaia di migliaia di individui in alcuni paesi poveri (India e Cuba) ed in migliaia di soggetti ad alto rischio (forti fumatori e bevitori) in paesi sviluppati (Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia). È stato possibile in tal modo identificare alte percentuali (intorno al 10%) di soggetti con lesioni sospette, per lo più leucoplachie. Le maggiori difficoltà sono state incontrate nel follow-up di questi soggetti e nello stabilire un intervallo realistico tra gli esami di screening, tenuto conto che la fase preinvasiva sembra essere abbastanza rapida (intorno a un anno). Ovviamente, l’organizzazione di screening sarebbe sostanzialmente favorita dalla scoperta di un test capace di identificare la fase preclinica prima della semplice ispezione visiva del cavo orale. Inoltre, a causa della frequente multicentricità delle lesioni preneoplastiche, il controllo chirurgico della malattia sarebbe più difficile per i tumori maligni del cavo orale e faringe che per quelli del collo dell’utero e mammella.
Per quanto concerne il carcinoma della laringe, le esperienze di screening sono minori che per cavo orale e faringe, ma minore è anche il fenomeno del ritardo diagnostico. Infatti alcuni sintomi, quali la disfonia, portano più precocemente all’osservazione i tumori maligni della laringe di quelli del cavo orale.
Bibliografia di riferimento
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