La foto rubata di una bambina down usata per pubblicizzare un test prenatale

Una mamma denuncia l’azienda svizzera che ruba sul blog la foto della figlia down. La pubblicità con il suo volto recita: ” Non permettere che capiti anche a te”.

Una storia che indigna, non solo chi e’ mamma. Deve indignare tutti. Senza esclusione.
E’ la storia di una mamma canadese e della sua piccola bambina, affetta da sindrome Down e malata di tumore.

Una mamma attiva su internet, che ama postare la sua quotidianità e la sua famiglia. Nel suo blog racconta la sua amara scoperta.
Navigando su internet, per puro caso, scopre che la foto rubata di sua figlia minorenne era in bella mostra in un sito per il reperimento di foto ad uso gratuito ma risultava già acquisita e usata dall’azienda medica svizzera Genoma come foto testimonial. La mamma non crede ai suoi occhi quando scopre che la foto rubata è una delle foto che lei considera più belle, a cui è affettivamente legata, e svetta su cartelloni pubblicitari spagnoli per pubblicizzare un test prenatale denominato “Tranquility”. Secondo voi, questa azienda sa esattamente il significato della parola “violazione della privacy“? E chi ha avuto la malsana idea di inserire quella immagine all’interno del cartellone pubblicitario che sarebbe stato poi appeso ovunque?. Ma non basta, c’è altro. Come si dice, oltre il danno la beffa.
La foto rubata della bambina era stata messa lì come un ammonimento, accompagnata dal seguente e tremendo slogan: “Non permettere che capiti anche a te”. Uno slogan che associato all’immagine ha certamente finalità denigratorie. E’ difficile intuire, interpretare, spiegare che la pubblicità intendeva promuovere un test prenatale. Ci vuole tanta immaginazione, ma anche tanto coraggio da parte di chi ha studiato la campagna pubblicitaria.
Se da un lato forse la mamma ha peccato di ingenuità, avendo poca accortezza a divulgare le foto della figlia minorenne sul web, l’azienda ha sbagliato in modo ancora più plateale.
La mamma ha spiegato con parole lucide e profonde la questione della foto rubata e i sentimenti suscitati: “Quando ho visto con i miei occhi il suo viso dolce su quel brutto banner, mi si è spezzato il cuore. Mentre la mia ragazza si batte con coraggio per la vita, questa azienda si chiede se quella stessa vita sia degna di essere vissuta o meno. Come osano?!”
Inizialmente la situazione l’ha così tanto costernata che pensava di cancellare tutti i suoi account su Internet e nascondersi in casa per la vita, ma poi ha capito che era una battaglia che valeva la pena combattere perché si trattava di sua figlia, la cui vita ha un valore inestimabile.
Così e’ scattata immediatamente l’azione legale nei confronti dell’azienda svizzera.
La giovane mamma canadese ha pensato che la campagna fosse denigratoria nei confronti di tutte le persone con la sindrome di Down. La sua azione legale contro l’azienda ha prodotto anche una valanga di reclami da parte dei genitori interessati e degli attivisti per i diritti dei disabili in Spagna.
Nel blog la mamma ha comunicato che, nel frattempo, la foto è stata tolta dall’archivio di foto pubbliche on line e il sito è stato chiuso, l’azienda ha poi ritirato la foto testimonial dalla campagna e ha comunicato di volersi scusare.
Troppo facile scusarsi quando ormai il danno e’ fatto. Un risarcimento milionario non restituirebbe la dignità che e’ stata tolta con quella tremenda azione pubblicitaria. Ogni vita ha il diritto di essere vissuta, senza strumentalizzazioni, senza scopo di lucro. La vita di ogni essere umano non e’ ne può fare business.

fonte

Manovra economica, ecco i veri invalidi che non avranno la pensione

 

 

Il governo eleva la soglia di invalidità per ottenere la pensione dal 74 all’85%: nessun nuovo assegno, fra gli altri, per le persone down, per quelle con disturbi del comportamento e limitate capacità intellettuali, per gli amputati di braccio e spalla

Ci sono le persone con sindrome di Down, gli amputati di braccio e di spalla, le persone sorde, quelle colpite da psicosi ossessive o da tubercolosi polmonare, o quelle con sindrome schizofrenica cronica che abbiano disturbi del comportamento e delle relazioni sociali e limitata conservazione delle capacità intellettuali. E con loro, molte altre. È il piccolo esercito di invalidi che subirà più direttamente le conseguenze della manovra finanziaria varata dal governo: le loro malattie, infatti, secondo le tabelle predisposte dal ministero della Sanità, rientrano fra la soglia minima di invalidità prevista finora per l’assegnazione del beneficio economico della pensione (il 74%) e il nuovo limite definito dal decreto legge dell’esecutivo, l’85%.

Nulla cambia (anche se si dovranno valutare le nuove norme nei casi di eventuali visite di controllo) per quanti già oggi percepiscono la pensione: una somma pari a 256,67 euro al mese per 13 mensilità (una ventina di euro in più, 277,57, per i ciechi civili assoluti). Cifra che – va ricordato – viene effettivamente versata solo se il soggetto non supera il limite di reddito di circa 4.400 euro l’anno se invalido civile parziale o di circa 15.150 euro in caso di invalidi civili totali, ciechi parziali o assoluti e sordi. Nulla cambia per chi ha già la pensione, molto cambia invece per coloro che presenteranno domanda di invalidità a partire da martedì prossimo, 1 giugno: se non raggiungeranno la soglia dell’85% infatti non otterranno infatti alcun beneficio economico. Per farsi un’idea delle categorie interessate, basta dare un’occhiata alle tabelle varate ormai quasi due decenni fa (era il febbraio 1992) con decreto del ministero della Sanità e che contengono le percentuali di invalidità a seconda delle “minorazioni e malattie invalidanti”: è sulla base di queste tabelle che i medici delle commissioni decidono la percentuale di invalidità di ogni singolo richiedente.

Si scopre allora che fra coloro che non potranno più ottenere il beneficio ci sono le persone con “sordità prelinguale da perdita uditiva grave bilaterale con evidenti fonologopatie audiogene” (percentuale fissata: 80%), quelle senza un arto superiore (amputazione di braccio: 75%; assenza congenita dell’arto superiore: 75%; amputazione di spalla: 80%), o quelle con ipoplasia renale bilaterale (una malformazione congenita per cui entrambi i reni sono poco sviluppati e di dimensioni ridotte: percentuale al 75%). Niente pensione per chi soffre di psicosi ossessiva (percentuale fissata dalle tabelle, a discrezione del medico, entro la forbice 71-80%), e nemmeno per chi ha subito una laringectomia totale (l’asportazione della lingua) con tracheostomia definitiva (il posizionamento di una cannula nella trachea per consentire la respirazione): la relativa percentuale di invalidità è fissata all’80%.

Niente da fare per i malati di bronchiectasia (dilatazione irreversibile di una porzione dell’albero bronchiale con incapacità ventilatoria di tipo ostruttivo: 80%), per coloro che soffrono di malattia polmonare ostruttiva cronica con prevalente bronchite (75%), per chi ha una tetraparesi con deficit di forza medio (dal 71 all’80%) e per chi deve fare i conti con miocardiopatie e valvulopatie con insufficienza cardiaca grave (dal 71 all’80%). Cordoni della borsa chiusi anche per le persone con sindrome di Down: la loro percentuale di invalidità è fissata al 75% (sale al 100% solo in presenza di un ritardo mentale grave). E anche in presenza di una sindrome schizofrenica cronica con disturbi del comportamento e delle relazioni sociali e una limitata conservazione delle capacità intellettuali non ci sarà alcun beneficio economico: la fascia prevista (71-80%) è ampiamente al di sotto del nuovo tetto. Resta invece qualche speranza per chi soffre di sindrome nefrosica con insufficienza renale grave e per tubercolosi polmonare con insufficienza respiratoria grave: la percentuale fissata dal ministero è compresa fra l’81 e il 90%: toccherà ai medici decidere se concedere o no la soglia minima dell’85% valida per la pensione.