Recuperare voce, gusto e olfatto dopo l’intervento si può

 

Quando un tumore interessa zone delicate come bocca, naso, gola: strategie per ritrovare una buona qualità di vita

 

MILANO – La riabilitazione dopo le cure per un tumore è un passo spesso indispensabile per recuperare una buona qualità di vita. Quando ad essere toccate dalla malattia sono zone delicatissime, come quelle del viso, è comprensibile ce la faccenda sia ancora più delicata. Gli organi colpiti dai tumori della testa e del collo (bocca, lingua, gengive, faringe, laringe, naso, seni paranasali e ghiandole salivari), infatti, sono coinvolti in processi vitali, oltre ad essere molto importanti nella percezione estetica che ogni persona ha di se stessa. Negli ultimi 20 anni la ricerca medico-scientifica ha cercato di individuare le strategie terapeutiche più adatte a conservare l’integrità e le funzioni di questi organi, oltre alla possibilità di preservare le capacità sensoriali dell’individuo. Molto può però essere fatto anche con una buona riabilitazione, «ma in Italia è ancora troppo alta la percentuale di pazienti che non la fanno, per motivi personali, per la lontananza dai centri che la fanno o perché neppure ne conoscono l’esistenza» dice Umberto Tassini, consigliere nazionale dell’Ailar, l’Associazione Italiana Laringectomizzati.

 

IL PRIMO PASSO, PRESERVARE L’ORGANO – La chirurgia, associata o meno alla radio o alla chemioterapia, ha sempre rappresentato il trattamento standard di questi tumori, a cui in anni più recenti si è aggiunta l’integrazione con i nuovi farmaci biologici. Grazie ai miglioramenti delle terapie negli ultimi anni si è potuto ricorrere sempre meno agli interventi chirurgici più radicali (che purtroppo comportano l’asportazione di parti del corpo come lingua, gola, trachea, corde vocali) mantenendo in molti pazienti le funzioni degli organi colpiti, con le stesse probabilità di sopravvivenza. Dopo le cure (a seconda del tipo di intervento effettuato) è spesso importante seguire programmi di riabilitazione respiratoria, fisica, fonatoria o di rieducazione del gusto e dell’olfatto. «Secondo le statistiche, però – prosegue Tassini -, su un totale di circa 5mila nuovi pazienti all’anno che subiscono una laringectomia totale, se l’uno per cento riesce in maniera autonoma a riprendere la capacità comunicativa, soltanto il 5 per cento utilizza le apposite protesi. Invece, ben l’85 per cento dei pazienti che si recano presso centri di riabilitazione completa l’iter con successo. C’è poi un restante 13 per cento che usa il laringofono (erogato dalle ASL) e un due per cento che rinuncia alla riabilitazione per motivi personali: fattori fisiologici, mancanza di spinta volitiva, isolamento familiare, depressione».

COSA SI PUÒ FARE – Per capire quanto sia vasto il mondo della riabilitazione è bene fare innanzitutto chiarezza sui termini: «Per riabilitazione si intende la ripresa, ovvero il ristabilire in maniera diversa (vicariante) una funzione che è stata permanentemente offesa o eliminata – spiega Maurizio Magnani, direttore dell’Otorinolaringoiatria a Cremona, presidente nazionale di Ailar e Fialpo (Federazione Italiana delle Associazioni di Laringectomizzati e dei Pazienti Oncologici della testa e del collo) -. La rieducazione, invece, riguarda funzioni ancora presenti e che devono essere opportunamente ripristinate in maniera ottimale. Infine, per riadattamento si intende la ripresa delle abitudini di una persona nell’ambito familiare, sociale e, quando possibile, lavorativo. Oggi sono molti, oltre cento, i nostri centri gestiti da volontari e sono presenti in tutta Italia».

RIABILITAZIONE RESPIRATORIA E FISICA – Nel caso di laringectomia con tracheostoma definitivo, il percorso tra ingresso nell’aria e i polmoni risulta molto ridotto e privo di resistenza. La conseguenza è un aumento del ritmo respiratorio rendendo meno facili le azioni di sforzo (salire le scale, camminare a passo sostenuto, praticare uno sport). «Occorrerà quindi praticare opportuni e semplici esercizi ginnici per mantenere un buon mantice polmonare – dice Magnani -. La mancanza di un opportuno filtraggio dell’aria ispirata può provocare una serie di problemi tracheali e bronchiali con complicanze non indifferenti. A tale scopo, se si pongono degli elementi filtranti davanti al tracheostoma e tali di che provochino anche una resistenza all’ingresso dell’aria, si ottengono due risultati: il primo è il filtraggio, umidificazione, e riscaldamento dell’aria respirata ed il secondo è quello di richiedere un maggior sforzo in fase inspiratoria con il vantaggio di far esercitare il mantice polmonare».

RECUPERARE LA VOCE – «La riabilitazione fonatoria è la parte più impegnativa della riabilitazione dei soggetti laringectomizzati e tracheostomizzati: i pazienti devono utilizzare metodi diversi dalla voce naturale per potersi esprimere e comunicare» prosegue l’esperto. Nei casi di preservazione d’organo, invece, la funzione fonatoria avviene ancora per la spinta dell’aria proveniente dai polmoni e quindi si procede alla rieducazione di una «voce soffiata». C’è poi la riabilitazione alla voce esofagea, un sistema per ottenere una voce vicariante autonoma che il soggetto deve produrre in condizioni di apnea, e quella con protesi tracheo-esofagea (che, in casi selezionati, permette di ottenere una fluidità fonatoria molto simile a quella naturale). Il laringofono, invece, è un dispositivo elettronico (utilizzato da pazienti non in grado di essere riabilitati con modi diversi) che produce la vibrazione di una membrana che, quando premuta sulla cute sottostante la faringe (sotto la zona del mento) mentre il paziente articola, viene modulata dalle minime vibrazioni faringee, dando luogo ad un suono articolato comprensibile come parole.

RIEDUCAZIONE DI GUSTO E OLFATTO – «La respirazione anomala attraverso la tracheostomia esclude naso e bocca e quindi non consente più una corretta stimolazione dell’epitelio olfattivo – conclude Tassini -. Con opportune metodiche inspiratorie, però, la funzione olfattiva viene mantenuta e, quando possibile, anche riattivata. In parallelo anche il senso del gusto viene opportunamente stimolato tramite degustazione di dolce, salato, aspro e amaro».

Vera Martinella
(Fondazione Veronesi)

http://www.corriere.it/salute

Il sesso orale causa il tumore orofaringeo

 

24 MAGGIO 2012 di MARIA LUISA CHIARENZA in BREAKINGDAYLIFE con NESSUNA RISPOSTA

Fellatio e Cunnilingus, due pratiche amate che portano troppi rischi.HPV, il Papillomavirus umano è la causa principale dell’incremento dei tumori alla bocca e alla gola. Si trasmette alle vie orali tramite il sesso orale

Sesso orale? Piace? Non piace? Comunque sia sempre meglio usare il preservativo, magari al gusto di frutta. Perché?

Recenti studi americani e inglesi hanno portato alla luce una scomoda verità. Il sesso orale può provocare il tumore orofaringeo, bocca e gola.  La causa? Il papilloma virus. Il contatto tra le mucose orali e il virus avviene con la pratica del sesso orale e dal virus alla formazione del tumore, il passo è breve. Gli studio sono stati resi noti dal Times, dal British Medical Journal,  e sul The Journal of Clinical Oncology.

Il tumore della bocca , riporta uno studio  dell’Omceo  , si trova all’ottavo posto per gli uomini e all’undicesimo per le donne, tra i tumori più comuni al mondo, con un’incidenza annuale stimata intorno ai 275000 nuovi casi, due terzi dei quali si presentano nei Paesi in via di sviluppo.

È si, la principale causa del tumore al collo dell’utero. La Ohio State University di Columbus (Usa) ha portato avanti la ricerca dimostrando che il Papillomavirus umano (HPV) è trasmissibile anche con questa pratica sessuale, nonché il numero è in esponenziale rialzo. Dal 1974 al 2007 negli USA  è stato registrato un incremento del 225% in più nei casi di tumore orale, ma ciò che stupisce è il fatto che diminuiscono i tumori in cui  le cause sono fumo e alcool.

Maura Gillison, esperta, ha sottolineato che i più a rischio sono le persone che nella vita hanno più di sei partner sessuali, sempre riguardanti il sesso orale, e che se  già è avvenuta  una prima infezione orale  il rischio di sviluppare un tumore è 32 volte maggiore  “Quando si confrontano le persone che hanno un’infezione orale o no,  il singolo fattore più importante è il numero di partner su cui la persona ha praticato sesso orale. Quando aumenta il numero di partner aumenta anche il rischio. Il rialzo si ha più nei casi maschili, tanti ragazzi sono stati colpiti negli ultimi anni, ecco perché è giunto il momento  di avere una discussione più approfondita sui benefici della vaccinazione contro l’HPV per i ragazzi. Le evidenze scientifiche non confermano ancora se il vaccino possa proteggere dal contagio da HPV per via orale, ma gli esperti del settori sono ottimisti. Finora, infatti, i prodotti disponibili si sono dimostrati efficaci al 90% in tutte le parti anatomiche in cui sono stati studiati” ha poi concluso “Comunque vale la pena di ricordare che questi tumori sono rari e che infettarsi con il virus non vuol dire andare necessariamente incontro alla malattia. Anzi chi si ammala rappresenta una percentuale molto piccola” infine ha aggiunto che “Se un mio paziente mi chiede se è necessario vaccinare il proprio figlio, io rispondo sì, certamente”.

L’associazione britannica Cancer Research Uk ha definito questa malattia un “epidemia emergente”, nel Regno Unito ogni anno muoiono circa 1.800 persone di cancro orale, negli ultimi 20 anni questa malattia è aumentata del 50 % tra gli uomini e , solo negli ultimi 12 mesi, del 3% tra le donne. Anche l’associazione ha notato che è in diminuzione il cancro alla gola dovuto al fumo o all’alcool, mentre è in forte aumento esponenziale il tumore a causa del sesso orale.

Lesley Walker , direttrice del Cancer Research Uk, ha commentato “ È chiaro che le persone hanno maggiori possibilità di essere colpite da questa malattia se hanno tanti partner sessuali e se praticano il sesso orale, siano essi uomini o donne. Inoltre la vaccinazione delle ragazze contro l’HPV potrebbe ridurre il livello di infezione, ma il miglior consiglio da suggerire è quello di usare il preservativo durante i rapporti sessuali, anche quello orali

Purtroppo i progressi scientifici e clinici compiuti nel settore della terapia del carcinoma orale sono stati poco significativi: i tassi di mortalità restano elevati. Per salvaguardare la propria salute, si raccomanda sempre l’uso del preservativo e del Dental Dam , il lenzuolino di lattice utilizzato come barriera tra l’ano o la vagina e la bocca.

Sull’argomento si è espresso anche il professor Luciano Mariano, ginecologo oncologo dell’Istituto Regina Elena di Roma, “Bisogna comunque essere cauti anche se è vero che sono in atto molte ricerche per verificare lo sviluppo del papilloma virus umano in molte neoplasie, come ad esempio quelle della bocca”.

Secondo i dati della Fondazione Veronesi, i tumori a testa e collo sarebbero circa 640mila ogni anno (più di 6mila solo in Italia, con un tasso di mortalità a cinque anni di oltre il 70%) e i più colpiti sarebbero gli uomini fra i 50 e i 70 anni.

Alessandra Graziottin, direttore del centro di Ginecologia e Sessuologia medica del San Raffaele Resnati di Milano, ha spiegato “Questi numeri sono senz’altro preoccupanti, se non si fa sesso orale protetto. È stato, infatti, dimostrato che il 48% dei casi di tumore alla laringe potrebbe essere collegato proprio al Papilloma Virus umano. Ecco perché è necessario l’utilizzo del preservativo, come pure del vaccino, utile in questo caso a prevenire molte patologie genitali, che registrano il picco nella fascia 15-24 anni”.

In effetti un vaccino anti-Papillomavirus c’è, ma è solo preventivo e ancora non è stato testato per il tumore orofaringeo, o sui maschi. Attualmente la ricerca dell’HPV viene aggiunta al Pap test negli screening per il tumore della collo dell’utero, ma non ci sono screening per i tumori del cavo orale, a parte l’ispezione durante le visite odontoiatriche di routine. E del resto gli esperti ritengono che sia ancora troppo presto per raccomandare un test. In futuro si potrebbe pensare di metterne a punto uno per la ricerca dell’HPV nella saliva.

A proposito del vaccino, la dottoressa Graziottin si è espressa in merito spiegando che  “Il vaccino è di due tipi: bivalente, ossia, protegge contro l’HPV 16 e 18, responsabili del 70% dei carcinomi del collo dell’utero, e quadrivalente, cioè oltre al 16 e al 18, protegge anche contro il 6 e l’11. In entrambi i casi ha solo una funzione preventiva: in altre parole, agisce solo se l’organismo non è ancora entrato in contatto con l’HPV di quei ceppi. Oltre al cancro dell’utero, l’HPV causa anche patologie non tumorali ma molto diffuse, come ad esempio le lesioni di basso grado al collo dell’utero e i condilomi genitali. Gli HPV oncogeni causano, invece, lesioni cellulari evolutive che possono essere definite come “l’anticamera” del tumore, tra cui le lesioni precancerose al collo dell’utero, alla vulva, alla vagina, all’ano e al cavo orofaringeo. Oltre al cancro invasivo del collo dell’utero, i Papillomavirus causano altri tumori, che si localizzano su vulva, vagina, ano, pene e cavo orofaringeo, quando le lesioni precancerose progrediscono, iniziando l’invasione vascolare”.

Non ancora accertato da studi medici è il contagio attraverso il bacio. Il virus è ubiquitario: si ritiene che una buona fetta della popolazione mondiale, uomini e donne indifferentemente, si infettino nel corso della vita, ma nella maggior parte dei casi l’infezione si risolve con pochi sintomi.

Innegabile l’utilizzo di questa pratica sessuale, piacevole per i più, ma molto pericolosa. Di sicuro tra i rischi non vi sono gravidanze inaspettate, ma la possibilità di avere un tumore è molto più paurosa di una gravidanza.

Unico consiglio. Usate il preservativo, intanto vi protegge finché non si trovi un vaccino efficace per uomini e donne.

Mal di gola, tutti i rimedi Il mal di gola è un male comune, ed esistono molti rimedi naturali efficaci per combatterlo; eccone alcuni

Mal di gola, tutti i rimedi - Il mal di gola è un male comune, ed esistono molti rimedi naturali efficaci per combatterlo; eccone alcuni
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Il mal di gola è un fastidio molto frequente, soprattutto nei mesi freddi dell’anno; si tratta di un’infezione della laringe o della faringe infiammate, spesso a causa di un colpo di freddo o di uno stato febbrile, e per quanto non sia grave, è comunque un fenomeno doloroso. Per curare questo piccolo male esistono diversi rimedi naturali, a cui si può ricorrere se si vuole fare a meno dei prodotti chimici.

Ecco il primo: fate bollire 200 ml di acqua in un pentolino, aggiungendovi un cucchiaino di cannella in polvere e un pizzico di pepe; versate in una tazza e zuccherate con due cucchiai di miele. Se vi piace la liquirizia, vi consigliamo un tipico rimedio della nonna: portate a ebollizione un litro d’acqua, e poi immergetevi sei bastoncini della radice; abbassate il fuoco e fate bollire per cinque minuti. A questo punto aggiungete sei foglie d’alloro e lasciate bollire altri cinque minuti. Quest’infuso si può bere sia caldo che tiepido, due-tre volte al giorno.

Se provate dolore nel deglutire e avete le placche alla gola, abusate del succo di limone spremuto in un bicchiere d’acqua, anche quattro volte al giorno: quest’agrume ha un’efficace azione antisettica sulle pareti orofaringee; se volete, potete addolcire questa limonata con un cucchiaio di miele, ancora meglio se all’eucalipto.

Il miele allevia il fastidio ed è utile anche in caso di tosse; spesso per la gola infatti bastano le classiche caramelle al miele. Le api però oltre al miele ci regalano anche un altro rimedio per il mal di gola: la propoli! Questa sostanza resinosa ha eccellenti proprietà antinfiammatorie e antivirali, ed è altamente balsamica; nelle erboristerie si può trovare sotto forma di gocce da sciogliere in acqua. La gola irritata si disinfetta anche con i gargarismi, in particolare quelli effettuati con infusi di salvia, basilico o con la radice della pianta di Karkantari ( da lavare con cura).

Come vedete, i rimedi sono proprio tanti, in grado di soddisfare i gusti di chiunque: le proprietà di tutte questi elementi naturali poi non si riducono all’eliminazione del fastidio causato dal mal di gola, ma senza dubbio contribuiscono anche ad un generale miglioramento delle funzioni del nostro organismo.
FONTE

Bocca, laringe e faringe bersagli dei tumori

 

 

tumori di testa e collo bocca laringe faringe cellule squamose fumo alcol rischioI tumori di testa e collo sono rari e poco conosciuti, colpiscono la bocca, lalaringe e la faringe e l’80’% dei pazienti arriva alla diagnosi con uno stadio della patologia localmente avanzato. Per capire meglio che cosa sono e come sia possibile proteggersi e prevenirli, Dica33 ha intervistato Laura Locati, del reparto di Oncologia medica dei tumori testa e collo dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano.

 

Dottoressa Locati, che tipo di tumori sono quelli che colpiscono queste aree?
Nel 90% dei casi sono tumori di tipo spinocellulare (o squamocellulare n.d.r.) che colpiscono le mucose del cavo orale, della faringe e della laringe e in percentuali minori, anche ghiandole salivari e naso. Sono di per sé malattie rare cioè arrivano a colpire ogni anno meno di sei persone ogni 100 mila, e tra questi i più frequenti sono quelli della bocca e dell’orofaringe cioè l’area della gola situata posteriormente alla bocca che comprende il palato molle, l’ugola, la base della lingua e le tonsille.

 

Quali sono i fattori che aumentano il rischio di svilupparli?
In primo luogo, il fumo e l’alcol. I forti fumatori, che fumano almeno un pacchetto di sigarette al giorno, ma anche chi ne fuma meno ma da molti anni, sono sicuramente più a rischio. Recentemente è stato anche riscontrato un aumento di rischio, soprattutto per i tumori del cavo orale e dell’orofaringe, associato all’infezione da Papillomavirus che si può prevenire con rapporti sessuali protetti. Anche l’esposizione professionale alle polveri del legno e ai collanti del cuoio aumenta il rischio ma per forme più rare di neoplasie come gli adenocarcinomi dei seni paranasali.

 

Quali sono i sintomi che devono sollevare il dubbio?
Intanto chi fuma dovrebbe sottoporsi a controlli più frequenti. In ogni caso, dolori o fastidi alla bocca o lesioniche crescono o che non guariscono devono attirare l’attenzione del paziente, a volte anche del dentista che può avere un ruolo importante nella prevenzione. Anche un abbassamento di voce duraturo deve insospettire, perché anche le corde vocali sono interessate dalla patologia.

 

Quali esami bisogna fare?
Innanzitutto, serve un esame clinico specialistico per controllare eventuali lesioni o anomalie del cavo orale o del collo. Se si riscontra la presenza di anomalie o di una massa sospetta si esegue il prelievo di un campione di tessuto per eseguire l’esame istologico che chiarisca la natura della lesione. In seguito si possono prescrivere esami radiologici come la risonanza magnetica o la Tac.

 

Come si curano?
La terapia viene decisa in base alla localizzazione e all’estensione del tumore, e può essere di tipo conservativo con chemioterapia e radioterapia o con la chirurgia. Spesso i due approcci sono combinati. La chirurgia è oggi più conservativa e quindi permette di mantenere intatte le strutture, ma non è da escludere la necessità di demolire alcune parti e questo può richiedere una riabilitazione più importante.

 

 

In che cosa consiste la riabilitazione?
I pazienti trattati devono essere seguiti da un’equipe multidisciplinare, che includa oltre al chirurgo, l’oncologo medico e il radioterapista anche il nutrizionista e il logopedista, soprattutto quando sono coinvolte le corde vocali. Nei pazienti laringectomizzati si procede durante l’intervento, all’apertura di una fistola che serve per l’inserimento di una protesi fonatoria che permetterà loro di parlare. Ma serve un’educazione per imparare a usarla nel modo ottimale.

Aerosmith: combattere il cancro bassista

Aerosmith bassista Tom Hamilton, ha dovuto fare di più un intervento chirurgico per aiutare a combattere il cancro della gola e della lingua, che è stato diagnosticato nel 2006.

A quel tempo, e grazie alla radioterapia, il musicista appena seguito il tour. Alla fine del 2006, Hamilton ha annunciato che era libero di malattia, ma all’inizio di quest’anno, il cancro e diffondere al ritorno della laringe.Secondo il sito KSAT , Hamilton fatto la chirurgia laser settimana scorsa e finora nessuno avuto effetti collaterali sulla voce o la respirazione. Aerosmith sono attualmente in studio a lavorare sul loro quindicesimo album in studio, che sarà il primo dopo “Strombazzante ‘On Bobo”, 2004. Registrazione di questo disco è già stata rinviata più volte. ‘S

Rimedi naturali contro il mal di gola

Miele e latte contro il mal di golaOgni anno torna a trovarci e a volte anche più spesso. Stiamo parlando del mal di gola, uno dei nemici della nostra salute più frequenti e fastidiosi. Si tratta per lo più di un’infiammazione della faringe o della laringe, causata da un colpo di freddo o dalle conseguenze di un attacco febbrile. In questo periodo specialmente, può essere indotto anche da un cattivo utilizzo dei condizionatori d’aria. Attenzione anche quando ci si reca in centri commerciali o grandi magazzini, dove di frequente si trovano temperature troppo basse rispetto all’esterno. Qualora non fossimo riusciti a evitarlo, vediamo ora come affrontare questo scomodo imprevisto con alcuni semplici rimedi naturali.

La cannella è senza dubbio uno degli strumenti utili per risolvere il problema. Basta prenderne qualche pezzetto e ridurlo in polvere, bollire il tutto in un bicchiere d’acqua e infine aggiungere un po’ di pepe e due cucchiaini di miele. Un impatto leggermente minore, a fronte di un gusto sicuramente più gradevole, hanno alcune miscele di tè aromatizzati alla cannella appositamente preparate in erboristeria o in alcuni negozi specializzati.

Rimanendo tra gli infusi, particolarmente indicato il ricorso al timo. È un forte disinfettante, disponibile in tisane, capsule, sciroppi e oli essenziali. La tisana è probabilmente il rimedio più gustoso e si prepara lasciando in infusione un cucchiaino di foglie e fiori per 10-15 minuti in una tazza di acqua bollente. Da bere tre o quattro volte al giorno.

Molto utilizzata in India per le sue proprietà calmanti è la liquirizia. Basta masticarne un piccolo pezzo per ottenere una rapida riduzione dell’infiammazione alla gola. Da consumare pura per mantenere intatte le sue qualità. Attenzione a non eccedere con il quantitativo, poiché ha anche effetti lassativi e aumenta la pressione sanguigna. Cautela quindi in particolare nei soggetti affetti da ipertensione.

Impossibili da dimenticare sono il miele e la tintura di propoli. Questi due energizzanti naturali hanno straordinarie caratteristiche benefiche utili a diminuire il fastidio provocato dal mal di gola. Il miele possiede effetti calmanti per la tosse e l’irritazione mentre i propoli rappresentano un ottimo antibiotico naturale, grazie alla loro azione antibatterica e immunostimolante. Tre gocce di tintura di propoli unite a un cucchiaino di miele saranno sicuramente d’aiuto.

Un altro valido aiuto viene dal limone. Due di questi agrumi spremuti in un bicchiere d’acqua per 4 volte al giorno porteranno notevoli benefici, specialmente se il fastidio è accompagnato da placche alla gola. Può essere impiegato anche in coppia con il miele, preferibilmente di eucalipto. Spremere un limone e aggiungere a esso un cucchiaino di miele, consumandone poi un cucchiaino ogni tre ore.

Utili sotto forma di preparati per i gargarismi sono le foglie di salvia, di basilico e di karkantari. Per le prime due basta portare a ebollizione mezzo litro d’acqua e mettere in infusione una decina di foglie per circa 10 minuti. La radice di erba di karkantari deve essere invece lavata con cura e successivamente fatta bollire in due litri d’acqua. In generale il consiglio è come sempre la prevenzione. Ricordarsi di assumere sempre molta vitamina C, disponibile in vari alimenti, evitando al contempo di sottovalutare i repentini cambi di temperatura tipici dei periodi primaverili e autunnali.

http://www.greenstyle.it/rimedi-naturali-contro-il-mal-di-gola-3596.html

Elton John Principe al piano 25 marzo 1947

Elton John

Timidissimo, inconsapevole e devastato da un terribile rapporto con il padre: così si presentava nel lontano 1968 il ventunenne Reginald Kenneth Dwight, famoso con lo pseudonimo di Elton John. Nato a Londra il 25 marzo 1947, con la musica classica nel cuore, il giovanissimo compositore affiancato dal capace paroliere Bernie Taupin (partnership che, tra alti e bassi, non si scioglierà mai), si stava appena affacciando sulla scena con i singoli “Lady Samantha” e “It’s me that you need” (quest’ultima poi ripresa in Italia da Maurizio Vandelli con il titolo “Era lei”). 
Di lì a pochi anni, il ragazzo schivo avrebbe lasciato il posto al rutilante e coloratissimo pianista capace di infiammare stadi interi con la sua presenza e le sue acrobazie allo strumento amato. 

Dotato di una voce irripetibile e spontanea, Reginald imparò a suonare il pianoforte a 3 anni, ad orecchio; ad 11 anni vinse una borsa di studio che gli aprì le porte della prestigiosa Accademia Reale di Musica di Londra. Dopo un periodo di gavetta in una band londinese, i Blueslogy, Reginald decise di adottare il nome d’arte con il quale si sarebbe imposto ? da Elton Dean, sassofonista del gruppo, e da “Long” John Baldry, leader della formazione ? e di tentare una carriera solista. 
Ben presto, riuscì a realizzare il proposito: lodato da John Lennon, venne salutato come quarto fenomeno rock dopo (cronologicamente parlando) Elvis PresleyBeatlesBob Dylan

Gli anni ’70 furono lastricati da perle in 7 note, quali “Your song”, “Tiny dancer”, “Rocket man” e molte altre ancora; il suo primo insuccesso commerciale si registrò nel 1978 con l’album (pur interessante) “A single man”, ed il tonfo si ripeté l’anno seguente con il rinnegato “Victim of love”. 
L’immagine eccessiva che accompagnava Elton John non rifletteva affatto la sua personalità, in realtà riservata fino all’esasperazione, e capace di liberarsi solo grazie alla musica. 
Durante i suoi concerti Elton John si dimostrò in grado di coniugare il suo grande talento artistico a travestimenti inverosimili, invenzioni scenografiche e soprattutto alle celeberrime quanto assurde montature di occhiali, di cui è tuttora un collezionista. 

Nel 1976 in un’intervista a “Rolling Stone” l’ormai famosissimo Elton John dichiarò al mondo la propria omosessualità suscitando non poco scandalo; nei rampanti anni ’80 cominciò ad abusare pesantemente di alcol e di stupefacenti. Nel 1985 partecipò al Live Aid (in occasione del quale non mancò di complimentarsi con i Queen capitanati dal suo grande amico Freddie Mercury) e nel 1986, in seguito ad un’esportazione tumorale alla gola, la sua voce mutò radicalmente, ponendo fine per sempre al primo e più rilevante capitolo della sua lunga parabola artistica. 

La carriera ultratrentennale di Elton John ne ha viste di tutti i colori: ha inscenato un finto matrimonio con una donna, ha riscosso dal settimanale inglese “The sun” un ingente risarcimento per calunnia, ha allestito un’asta nel 1988, ha ammesso di essere stato tossicodipendente, alcolista e bulimico disintossicandosi nel 1990, ha partecipato al “Freddie MercuryTribute” nel 1992, ha pianto la scomparsa dell’amico Versace, ha cantato ai funerali della Principessa Lady Diana Spencer una nuova versione di “Candle in the wind” (divenuto il singolo più venduto nella storia), è stato nominato Baronetto dalla Regina d’Inghilterra, si è dedicato alla beneficenza, in particolare alla sensibilizzazione nei confronti dell’AIDS… 

Poi qualcosa è cambiato. Negli anni ’90, continuando un processo di declino in atto già da qualche tempo, Elton John si è sempre più distanziato dalla musica per trasformarsi in un personaggio mondano, una macchietta da rotocalco; i suoi album pur mantenendo discrete qualità hanno perduto impatto ed imprevedibilità. Non è stato sufficiente il bel disco del 2001 “Songs from the West Coast” per risollevare la testa e rinverdire i fasti del passato; basti ricordare la versione di “Sorry seems to be the hardest word”, una delle sue composizioni più struggenti, cantata con una boyband! 

Per chi lo conosceva com’era un tempo, per chi aveva imparato ad amare intensamente un piccolo genio, resta il riconoscimento del 1997, quando l’Accademia Reale di Musica ha accolto Reginald Dwight come membro onorario (un simile privilegio era stato concesso in precedenza solo a StraussLisztMendelssohn). 

I suoi massimi capolavori, forse oggi un po’ dimenticati, rimangono: “Elton John” e “Tumbleweed connection” (1970), “Madman across the water” (1971), “Honky chateâu” (1972), “Goodbye, yellow brick road” (1973), “Captain Fantastic & The Brown Dirt Cowboy” (1975) e “Blue Moves” (1976). 
Forse è bello ricordare la grandezza di un impacciato musicista che nonostante tutto rimane indimenticabile con la copertina dell’album “Captain Fantastic…”: Elton sorridente, insieme al suo più vero, controverso ed imprescindibile compagno di vita: il pianoforte. 

Il 21 dicembre 2005, primo giorno utile in Inghilterra per le registrazioni delle unioni di partenariato civile, il mondo dello spettacolo ha festeggiato l’unione di Sir Elton John con il fidanzato (da 12 anni) David Furnish.

Il mal di gola

Ennio De Felice

Il mal di gola è forse il dolore più frequente insieme al mal di testa.
Ma cosa intendiamo quando diciamo mal di gola?
In realtà la cosa che fa male è la faringe che costituisce la zona di passaggio tra naso e laringe, della quale parleremo in seguito. La faringe però è anche il primo tratto della via digestiva posta tra la bocca e l’esofago, quindi è una zona in comune tra via respiratoria e via digestiva. Non rappresenta un vero e proprio “tubo” come sono la laringe e trachea ma ha dei limiti piuttosto sfumati e di difficile individuazione.
Come già detto quando abbiamo parlato delle tonsille, anche la faringe è ricca di piccole stazioni linfatiche e sono proprio queste che vengono principalmente attaccate dagli agenti esterni. Si crea così uno stato di infiammazione che si estrinseca in un’iperemia (arrossamento) iperplasia (rigonfiamento della mucosa) ed eventuale presenza di essudato (catarro). Questo quadro si traduce in una sintomatologia dolorosa spontanea e, soprattutto, accentuata dalla deglutizione anche della semplice saliva. La febbre non è sempre presente mentre la tosse è molto frequente.
Questo descritto è il quadro di una faringite acuta.
È difficile che una faringite acuta si presenti da sola mentre più spesso si associa a raffreddore e/o ad interessamento delle vie respiratorie più basse come laringe e trachea. Quando dovesse essere coinvolta la laringe, per la presenza nel suo contesto delle corde vocali, si presenterà un ulteriore sintomo: la disfonia ovverosia l’alterazione della voce. Delle malattie della laringe e delle disfonie in particolare parleremo più diffusamente nei capitoli successivi.
Se la faringite acuta, pur essendo frequentissima, non rappresenta un gran disagio, differenti saranno i sintomi arrecati dalle forme croniche che sono meno eclatanti ma più fastidiosi per la caratteristica di essere presenti praticamente durante l’intero anno con miglioramento solo nei periodi più caldi.
Ma quali sono i sintomi di una faringite cronica?
Innanzitutto la necessità di “raschiare” spesso la gola e schiarire la voce; il bruciore di gola pressoché costante soprattutto al risveglio; la presenza di poca ma perenne secrezione catarrale; sensazione di costrizione faringea come presenza di boccone non deglutito bene (bolo isterico); tosse non imponente ma secca e stizzosa; frequenti episodi di faringite acuta.
I soggetti più a rischio sono ovviamente i fumatori e coloro che sono esposti per motivi lavorativi a fumi, gas o ad escursioni termiche ripetute. Non mancano a questa lista anche coloro che fanno uso costante della voce che però si caratterizzano maggiormente per la presenza contemporanea e dominante della disfonia. La faringite cronica colpisce piuttosto frequentemente anche i “tonsillectomizzati” cioè quei pazienti sottoposti ad intervento di asportazione delle tonsille soprattutto in età adulta probabilmente perché la faringe si trova senza la forte difesa esercitata dalle tonsille stesse ed è quindi costretta a fare gli “straordinari”. Un buon medico deve sempre valutare l’evenienza della presenza di un reflusso gastro-esofageo che pure può essere alla base di una sintomatologia molto simile a quella descritta.
La terapia è ovviamente esclusivamente medica e difficilmente risolve il problema ma riesce solo ad attenuarlo. Le cure termali soprattutto con acque sulfuree danno spesso buoni risultati ma è impensabile che un solo ciclo possa dare benefici che durino un intero anno. Gli aerosol “casalinghi” tendono a seccare troppo la mucosa creando spesso un fastidio maggiore. Meglio i vecchi sulfumigi (fomenti) con sostanze balsamiche (in commercio ce ne sono diverse) o con sostanze naturali come il bicarbonato. Gli spray di varia natura saranno utili nel diminuire i sintomi delle riacutizzazioni che necessiteranno comunque quasi sempre del supporto della terapia antibiotica che risulterà invece inutile, in quanto improponibile per lunghi periodi,  nel migliorare la sintomatologia della fase cronica.
Come si sarà compreso, la completa guarigione da una faringite cronica è praticamente impossibile ma si possono ottenere più che discrete riduzioni della sintomatologia con le terapie sopra esposte e con l’allontanamento delle eventuali concause (fumo !) .

Ennio De Feliceennio.defelice@gmail.com

tratto da http://www.termolionline.it

Diagnosi del carcinoma della testa e del collo

Lo specialista vi porrà alcune domande in merito ai sintomi ed all’anamnesi e vi sottoporrà ad una visita che prevede:

  • l’introduzione di uno specchio fino alla parte posteriore della bocca al fine di ispezionare la bocca stessa e la gola
  • l’introduzione di un sottile telescopio flessibile (rinoendoscopio) all’interno del naso per ispezionare il naso stesso o, attraverso il naso, i seni (rinofaringoscopia)
  • il prelievo di un campione di tutte le zone che potrebbero essere un carcinoma (biopsia)

I primi due esami possono richiedere alcuni minuti ed essere fastidiosi. Potreste dover assumere un anestetico locale (pastiglia da sciogliere in bocca) al fine di anestetizzare la bocca per alcuni minuti. Per anestetizzare la parte posteriore della gola, viene solitamente utilizzato uno spray anestetizzante. E’ importante non mangiare o bere nulla per circa un’ora dalla somministrazione dello spray, fino a quando la gola non riacquista sensibilità. Mentre la gola è anestetizzata, il cibo o la bevanda potrebbe scendere lungo la trachea e soffocarvi.

Solo facendo una biopsia, prelevando quindi un campione di cellule dalla zona interessata, ed esaminandolo al microscopio è possibile fare una diagnosi definitiva. Il medico curante può decidere se sia possibile fare la biopsia in ambulatorio. Per anestetizzare la zona da cui verrà prelevato il campione, si utilizza un anestetico locale. Mediante un ago sottilissimo o speciali pinzette si preleva un piccolo campione di tessuto anormale. Tuttavia, è più probabile che la biopsia debba essere effettuata sotto anestesia generale. In questo caso, l’esame avviene in day-hospital e, a volte, è prevista una notte di degenza. Prima della biopsia, può essere eseguita una tomografia (assiale) computerizzata (CT o CAT) o una risonanza magnetica per immagini (MRI) al fine di identificare le zone interessate