Bambini italiani, in bilico tra buone abitudini e sedentarietà. Ecco il decalogo per una vita salutare

Ad un anno dal lancio del progetto triennale di sensibilizzazione ‘Pronti, partenza, via!’ in 10 città sono coinvolti oggi oltre 27mila tra bambini, genitori ed operatori. Neri: “Movimento e socialità sono elementi essenziali per una crescita equilibrata

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Sedentari, pigri, poco interessati al gioco all’aria aperta o allo sport anche quando lo praticano, tutte attività sostituite oramai da tv e videogiochi. È la situazione della maggior parte dei bambini italiani, una fotografia che li vuole in precario equilibrio tra sane abitudini di vita da un lato, come la pratica di attività sportive e motorie, e la sedentarietà e le cattive abitudini dall’altro. Secondo un’accurata ricerca conoscitiva realizzata da Ipsos per Save the Children e Kraft Foods Italia sugli stili di vita di bambini e ragazzi di età compresa tra i 6 e i 17 anni, diffusa nei giorni scorsi insieme al Decalogo per uno stile di vita più salutare per bambini e famiglie , emerge infatti che il 60 per cento passa il proprio tempo libero al chiuso, il 39 per cento mangia quotidianamente davanti alla tv, un quinto non fa abitualmente colazione a casa e soltanto il 25 per cento segue l’importante regola dei 5 pasti al giorno.

BAMBINI E SPORT, UN BINOMIO DIFFICILE DA CONIUGARE…
Quasi un quinto dei bambini e adolescenti italiani, dunque, non pratica alcuna attività motoria nel tempo libero, con un aumento di un punto percentuale rispetto allo scorso anno. La percentuale sale al 24 per cento al Sud e nelle Isole, con dei picchi del 37 per cento a Napoli e del 33 per cento a Sassari. Costo elevato (21 per cento) o assenza sul territorio di strutture adeguate (16 per cento), sono tra le cause segnalate dai bambini, insieme al fatto che i genitori non possono accompagnarli (20 per cento), ma soprattutto al disinteresse nella pratica di un qualsiasi sport o attività motoria (ben il 38 per cento, in aumento del 12 per cento rispetto al 2011).

DALL’AUTO A LL’ASCENSORE, A TUTTA SEDENTARIETÀ. Quando si sposta per qualunque esigenza, anche solo per andare a scuola, il 41 per cento dei bambini e ragazzi lo fa accompagnato in auto (con un incremento del 3 per cento rispetto allo scorso anno, e con percentuali che toccano il 51 per cento a Bari e 50 per cento ad Ancona), e il 68 per cento cammina meno di 30 minuti al giorno (di questi il 23 per cento lo fa per meno di 15 minuti, percentuale che diventa del 35 per cento a Palermo e del 31 per cento a Napoli). Oltre un quarto di loro prende abitualmente l’ascensore, con picchi del 45 e 39 per cento rispettivamente ad Aprilia e nella provincia di Roma e a Palermo. 

SEMPRE PIÙ SOLITARI IN SPAZI AL CHIUSO. 
Secondo il 60 per cento dei genitori italiani, i loro figli passano il tempo libero prevalentemente a casa propria o di amici, percentuale che arriva al 66 per cento al Sud e nelle Isole e al 64 per cento nel nord ovest e che riguarda in misura maggiore la fascia d’età 11-13 anni (66 per cento). Maglia nera per Catania e Bari dove i genitori che dichiarano che i propri figli passano pochissimo tempo all’aperto sono rispettivamente il 73 e il 72 per cento. Di questi, il 26 per cento dichiara che non esistono spazi all’aperto dove i bambini possono incontrarsi con gli amici (che arriva al 46 per cento a Napoli, al 40 per cento a Genova e al 36 per cento a Catania), il 32 per cento dice che nei luoghi di aggregazione non esistono condizioni di sicurezza e pulizia adeguate (con il 46 per cento di Milano, e il 39 per cento di Napoli e Palermo), e infine il 42 per cento afferma di non poterli accompagnare e supervisionare (70 per cento a Sassari, 60 per cento Aprilia e provincia di Roma e 46 per cento ad Ancona). 

TELEVISIONE, UN’AMICA CON CUI PASSARE IL TEMPO. 
La televisione continua ad essere un’amica con cui spendere del tempo: i genitori dichiarano che più di 3 ore di TV al giorno sono la regola per quasi 1 bambino su 5 durante la settimana (la percentuale sale al 28, 26 e 24 per cento rispettivamente a Palermo, Torino e Milano), ma nel weekend lo diventano per più di 1 su 4 (con punte del 43 e 41 per cento a Milano e Palermo). Ore che spesso si sommano a quelle passate su internet (secondo i bambini e ragazzi italiani più di 3 ore al giorno per il 15 per cento di loro, con percentuali del 30 per cento a Milano e del 23 per cento a Palermo) o a giocare ai videogames (più di tre ore al girono per l’8 per cento, con vette del 18 per cento a Bari e del 16 per cento a Palermo). 

GENITORI, TRA IL CONTROLLO DELLA TV…
Un ragazzo su quattro afferma che i propri genitori non controllano per quanto resti incollato agli schermi, percentuali che salgono al 27 per cento per quanto riguarda la navigazione su internet (a Napoli e Aprilia, i genitori che non controllano quanto tempo i bambini passano davanti alla tv sono rispettivamente il 33 per cento e 30 per cento, mentre quelli che non controllano quanto tempo navigano in internet sono il 32 per cento ad Aprilia e il 29 per cento a Milano). Bari è anche la città che ha il record della mancanza di conoscenza delle abitudini dei figli da parte dei genitori: il 15 per cento di essi non sa quantificare il tempo passato dai figli davanti alla tv durante il weekend, mentre l’11 per cento ignora quello passato utilizzando i videogiochi.

…E L’ANSIA DEL GIOCO ALL’APERTA. 
 Per contro, il 57 per cento dei genitori si preoccupa se i figli stanno all’aperto (in leggera flessione rispetto al 59 per cento del 2011), prevalentemente per la paura degli sconosciuti (45 per cento, che sale fino al 68 per cento a Milano, 59 per cento a Sassari e 54 per cento Torino), seguita dal timore del traffico (25 per cento, con picchi del 38 per cento a Bari e del 35 per cento a Catania), che i figli si facciano male (25 per cento), o che frequentino amici pericolosi (3 per cento, che raggiunge però il 12 per cento a Palermo). 

IL DECALOGO PER UNO STILE DI VITA SALUTARE DI SAVE THE CHILDREN. “Benché sembra che la pratica di attività sportive e motorie sia abbastanza diffusa tra i ragazzi italiani, ad un esame più attento – ha spiegato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia -, emergono forti criticità legate al disinteresse in forte aumento rispetto alla pratica di sport e un lieve incremento dei comportamento sedentari, come il più frequente utilizzo dell’auto negli spostamenti ed una maggiore permanenza dei ragazzi a casa nel tempo libero”. “Indicatori preoccupanti, perché il movimento e la socialità sono elementi essenziali per la crescita equilibrata. Come abbiamo cercato di sintetizzare nel Decalogo per uno stile di vita più salutare per bambini e famiglie, esistono dei comportamenti virtuosi che bisogna cercare di innescare: stimolare a camminare per più di 30 minuti al giorno, ad esempio, è fondamentale, se consideriamo che il 68 per cento dei bambini e dei ragazzi italiani non lo fa”.

L’IMPORTANZA DELLA PRIMA COLAZIONE…Nonostante i genitori dichiarino di conoscere in genere le regole per un regime salutare (89 per cento) apprese soprattutto in ambito familiare (42 per cento), o da letture (39 per cento), il 37 per cento di loro non le applica con i propri figli. A partire dalla colazione mai fatta, o solo qualche volta a casa per il 12 per cento dei bambini. In flessione comunque la percentuale dei ragazzi che fa abitualmente colazione al bar, passata dal 5 all’1 per cento, probabile specchio della crisi economica, mentre se si indaga su cosa mangiano i ragazzi, sono latte (65 per cento), biscotti (47 per cento) e cereali (39 per cento) a farla da padroni. Per la maggior parte di essi, pari al 57 per cento, comunque la colazione varia.

…LA DANNAZIONE DELLA MERENDINA FUORI PASTO… La merenda fuori dai pasti principali (intesi come colazione, pranzo e cena) è un’abitudine consolidata solo per il 25 per cento dei bambini italiani, a cui si aggiunge un 43 per cento che lo fa qualche volta alla settimana, e la maggior parte di loro lo fa a metà pomeriggio (65 per cento): la raccomandazione dei pediatri di effettuare 5 pasti nell’arco della giornata è ben lontana dall’essere praticata.

...E L’INCUBO OBESITÀ. Il sovrappeso appare per i genitori un problema consueto che colpisce un cospicuo numero di bambini e ragazzi italiani e che preoccupa quando sfocia in obesità vera e propria: un genitore su quattro, infatti, afferma che riguardi oltre il 30 per cento dei bambini del nostro paese, ed in particolare la fascia d’età dai 6 ai 10 anni (per il 64 per cento di questi). Il sovrappeso è maggiormente presente in famiglie che denunciano qualche problematica o difficoltà relazionale o famiglie mono-reddito, in cui le madri sono casalinghe.

LUCI ED OMBRE DEL PIANETA NUTRIZIONE. “Anche per quanto riguarda il pianeta nutrizione emergono luci ed ombre – ha precisato Valerio Neri -. Se è vero che la maggior parte dei bambini e ragazzi italiani mangiano più o meno abitualmente frutta e verdura, è anche vero che solo un bambino su quattro fa propria la raccomandazione di pediatri e nutrizionisti di fare 5 pasti al giorno, un bambino su 10 decide autonomamente cosa mangiare e aumenta il numero dei genitori che non contesta ai figli il fatto di mangiare di fronte alla tv”. “Tali comportamenti a rischio si registrano soprattutto in contesti socio-economici disagiati e potrebbero estendersi a causa della crisi economica, che secondo la ricerca Ipsos sta mettendo in difficoltà il 29 per cento delle famiglie italiane, con un aumento del 10 per cento rispetto allo scorso anno”. 

ECCO PERCHÉ IL PROGETTO ‘PRONTI, PARTENZA, VIA!’. È questa la sfida che Save the Children ha raccolto più di un anno fa insieme a Kraft Foods Foundation e in partnership con il Centro Sportivo Italiano (CSI) e l’Unione Italiana Sport Per tutti (UISP), lanciando ‘Pronti, partenza, via!’, un progetto triennale per sostenere, con interventi mirati, la pratica motoria e sportiva e l’educazione alimentare dei bambini. L’intervento si propone, infatti, di sensibilizzare, informare e coinvolgere bambini, genitori, insegnanti e operatori del settore per promuovere stili di vita più salutari in aree particolarmente disagiate di 10 città italiane distribuite su tutto il territorio nazionale: Torino, Genova, Milano, Aprilia, Ancona, Sassari, Napoli, Bari, Palermo e Catania. “Oggi possiamo dire di essere sulla buona strada – ha commentato Neri -, con oltre 27mila beneficiari raggiunti, tra ragazzi, genitori e operatori, incidendo sui vari aspetti che compongono lo stile di vita di un bambino come il movimento, la fruizione del tempo libero, l’alimentazione, favorendo un’azione di integrazione sociale a contrasto dei fenomeni di emarginazione diffusi in ampie fasce della popolazione, soprattutto tra i più giovani”. 

MATERIALI
– Decalogo per uno stile di vita più salutare per bambini e famiglie

LINK
– Progetto ‘Pronti, partenza, via!’

Bambini e incidenti mortali: se il pericolo di morte è tra le mura domestiche

La SIPPS non ha dubbi: lo stress e l’ignoranza sono tra le prime cause alla base dei fatali infortuni costati la vita a più di un minore nella ‘tranquillità’ della propria casa. Il dottor Milazzo ha elaborato un elenco di utili accorgimenti da seguire.

Fonte: Immagine dal web

 

Casa dolce casa? Non sembrerebbe proprio, almeno a giudicare dai risultati dell’indagine condotta dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), in cui emerge che “gli incidenti domestici rappresentano la prima causa di morte e di invalidità tra i bambini e gli adolescenti”. (Fonte: Epicentro

Non è infrequente apprendere dalla stampa notizie riguardanti incidenti mortali ai danni di minori tra le mura domestiche. L’ultima, in ordine di tempo, è la notizia del bambino di un anno e mezzo morto a Como a causa di una ferita alla gola provocata da una scheggia di vetro. “È compito primario dei pediatri – ha dichiarato il Dottor Giuseppe Di Mauro, presidente della SIPPS – educare alla prevenzione e alla gestione degli incidenti. Questi infortuni sono quasi sempre una forma di incuria, anche se inconsapevole, e come tale potrebbe essere evitata”.

INCIDENTI DOMESTICI: UN’EPIDEMIA SILENZIOSA. Sulla base dei dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, sono circa 3,3 milioni gli incidenti domestici che, ogni anno, mettono in pericolo la salute delle persone. I bambini al di sotto dei 5 anni sono la categoria maggiormente a rischio, insieme a donne ed anziani. Una vera e propria epidemia silenziosa che minaccia i più piccoli e che spesso viene sottovalutata dagli adulti. “A favorire gli incidenti domestici – ha puntualizzato il dottor Angelo Milazzo, pediatra e componente della segreteria regionale SIPPS-Sicilia – sono cause di natura prevalentemente sociale, quali uno status socio-economico-culturale svantaggiato, problemi psichici e comportamentali e un elevato livello di stress all’interno del nucleo familiare”.

Per tentare di arginare il fenomeno degli incidenti mortali dei minori tra le mura domestiche, il dottor Milazzo ha elaborato una lista di comuni accorgimenti da seguire attentamente, ricordando alle famiglie con bambini di avere sempre a portata di mano i numeri utili in caso di emergenze: quello del pediatra di famiglia, quello del centro antiveleni più vicino e naturalmente il 118. Accorgimenti in casa:

NELLA CAMERA DEI BAMBINI:

    – Controllare che le sponde della culla o del lettino siano di altezza sufficientemente elevata per evitare che il bambino possa sporgersi e che la distanza tra le sbarre sia inferiore ad 8 centimetri;

    – Evitare che i bambini, quando dormono, indossino catenelle, braccialetti, ciondoli;

    –  Non lasciare mai solo un bambino sul fasciatoio o su una superficie elevata;

 NELL’AREA GIOCHI:

    – Togliere dalla portata dei bambini, soprattutto di quelli di età inferiore ai 4 anni, oggetti con diametro inferiore ai 4 centimetri: se ingeriti possono finire nell’albero respiratorio, provocando soffocamenti. In particolare evitare bottoni, spille, biglie, giochi smontabili, parti facilmente staccabili, monete, semi, torsi, noccioline, e altri alimenti che possono andare a finire nelle vie aeree;

    – Mettere sempre una coperta a terra;

    – Acquistare giocattoli sicuri, certificati dal marchio CE sulle etichette;

 IN BAGNO:

    – Regolare la temperatura dell’acqua, sempre inferiore ai 50 gradi;

    – Non lasciare mai i bambini da soli accanto a vasche da bagno piene d’acqua e controllare costantemente i bambini quando giocano vicino a fontane e lavandini;

IN CUCINA:

   – Girare sempre il manico delle pentole verso il muro e utilizzare i fornelli più interni;
    
   – Non lasciare fiammiferi o accendini incustoditi;

   – Non lasciare mai soli i bambini in cucina;

IN TUTTI GLI SPAZI DOMESTICI:

   – Se ci sono scale, fare impiantare cancelletti in cima e in fondo;

   – Le finestre e le porte devono avere chiusure di sicurezza interne;

   – Le ringhiere dei balconi e dei davanzali debbono essere alte e a componenti stretti;

  – Non sistemare vasi, sedie o mobili su cui i bambini potrebbero salire;

  – I sistemi elettrici debbono essere sempre perfettamente a norma, con efficaci impianti salvavita;

  -Tenere sempre lontani i bambini dai fili elettrici e da qualunque elettrodomestico collegato alla rete elettrica.

E INOLTRE:

    – Conservare in luoghi inaccessibili ai bambini: medicinali, prodotti per la pulizia della casa, detersivi, insetticidi, o altre sostanze potenzialmente nocive;

    – Non scambiare mai i contenitori di questi prodotti, ad esempio travasandoli in bottiglie non appropriate, tipo quelle destinate ad acqua minerale, aranciata, etc.;

    – Prestare attenzione agli oggetti taglienti, tipo forbici, coltelli, lamette, vetri, porcellane, etc;

    – Evitare il fumo, prima fonte di inquinamento indoors e anch’esso causa di incendi.

 LINK
 Epicentro:infortuni e  incidenti nei bambini
 Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS)

Bocconi avvelenati: a rischio cani e bimbi. Le associazioni insorgono

Lav, Enpa e Lega nazionale per la difesa del cane hanno inviato una lettera al ministro della Salute, Renato Balduzzi, chiedendo la reiterazione dell’ordinanza riguardante le “Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati”.

 

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i dati

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Mancano solo pochi giorni e poi, il prossimo 10 febbraio, scadranno i termini dell’ordinanza del 14 gennaio 2012 (proroga e modifica dell’ordinanza 18 dicembre 2008 poi variata dall’ordinanza 19 marzo 2009) recante «Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati».

In pratica, con l’estinzione di questo provvedimento animali ed esseri umani sarebbero maggiormente soggetti al rischio di venire in contatto con i prodotti avvelenati. Un problema da non sottovalutare, considerando che, secondo quanto risulta dai dati di Aidaa – Associazione italiana difesa animali & ambiente, nel corso del 2011 solo nei giardini e spazi condominali si sono registrati oltre 1.250 intossicazioni di cani e 2.000 di gatti (+7% rispetto al 2010) e di questi, 450 cani e oltre 1.300 gatti sono morti.

È per questo che Lav, Enpa e Lega nazionale per la difesa del cane hanno inviato una lettera al ministro della Salute, Renato Balduzzi, chiedendo la reiterazione dell’ordinanza che, si legge nella nota, «è stata negli anni di grande aiuto ai cittadini, ai Sindaci, ai medici veterinari, alle Forze di Polizia, per prevenire e contrastare questo triste e pericolosissimo fenomeno di attentato alla vita e alla salute pubblica. Sia per tutela degli animali, in particolare i cani, che delle persone che vivono con loro, così come- solo per fare un esempio – dei bambini che incautamente possono portare alla bocca tali sostanze».

Il passo successivo sarà una legge in materia, ma nel frattempo, l’ordinanza rappresenta un «riferimento normativo efficace per prevenire e contrastare gli avvelenamenti. A conferma dell’importanza degli strumenti forniti, ma anche purtroppo di una difforme applicazione delle disposizioni previste, il 15 novembre scorso il ministero della Salute ha diffuso le Linee guida per standardizzare le procedure e uniformarle sul territorio nazionale, segno questo di come se effettivamente ben applicata l’ordinanza sia uno strumento indispensabile per combattere il fenomeno della preparazione, utilizzo e spargimento di esche e bocconi avvelenati».

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CARTA DI LEDHA

 

Un bambino o una bambina saranno ricoverati in ospedale solo se le cure di cui hanno bisogno non possono essere assicurate, con la stessa efficacia, a casa o in regime di day hospital.

 

Un bambino o una bambina ricoverati in ospedale avranno diritto alla vicinanza dei propri genitori o di altre persone amiche in ogni momento della giornata.

 

I genitori verranno accolti all’interno del reparto e saranno aiutati e incoraggiati a rimanervi. Essi saranno messi in condizione di non dovrer affrontare spese aggiuntive o subire perdite economiche. Per partecipare alla cura del proprio figlio, i genitori saranno informati riguardo ai tempi e ai ritmi della vita del reparto e la loro attiva collaborazione sarà incoraggiata.

 

Bambini e genitori hanno diritto a ricevere informazioni in modo adeguato alle proprie conoscenze e capacità di comprensione. Il personale cercherà di minimizzare lo stress fisico ed emotivo conseguente al ricovero ed alla lunga ospedalizzazione.

 

Bambini e genitori hanno il diritto a partecipare consapevolmente alle decisioni sanitarie che li riguardano. Ad ogni bambino o bambina saranno evitate cure mediche ed esami superflui.

 

Un bambino o una bambina ricoverati saranno curati assieme ad altri bambini che hanno le stesse esigenze di crescita e sviluppo e non saranno inseriti in reparti per adulti. Non viene posto nessun limite all’età dei visitatori dei bambini ricoverati.

 

Un bambino o una bambina ricoverati avranno la possibilità di giocare, divertirsi e lavorare in maniera adeguata alla loro età e condizione medica. Avranno la possibilità di vivere in un ambiente pensato e attrezzato per le loro esigenze in questo senso.

 

Bambini o bambine saranno seguiti da uno staff adeguatamente preparato in grado di affrontare i bisogni fisici, emotivi, e di crescita dell’intero nucleo familiare.

 

Continuità e costanza nelle cure sarà assicurata dall’equipe del reparto.

 

Bambini e bambine ricoverati saranno trattati con tatto e comprensione; la loro privacy sarà rispettata in ogni momento.

fonte: EACH – European Association

for Children in Hospital

www.each-for-sick-children.org

 

 

 

 

Carta dei Diritti dei BAMBINI e delle BAMBINE in OSPEDALE

Uno dei diritti fondamentali, soprattutto dei bambini,

è il diritto alle migliori cure mediche possibili.

(UNESCO)

 

Carta Europea per la tutela educativa di bambini ed adolescenti malati

curati in ospedale o in assistenza domiciliare

 

Ogni bambino o adolescente malato ha diritto a ricevere una educazione, sia a casa che in ospedale.

 

 

Lo scopo di questa attività è quello di far proseguire a bambini ed adolescenti il proprio percorso formativo, consentendo loro di continuare a vivere il proprio ruolo di studenti.

 

 

La scuola in ospedale, creando una comunità di bambini ed adolescenti, favorisce la normalità nella vita quotidiana. L’educazione ospedaliera può svolgersi in gruppi classe, come insegnamento individualizzato e/o direttamente in camera di degenza.

 

 

L’insegnamento domiciliare e quello svolto in ospedale devono adattarsi ai bisogni ed alle capacità di ogni bambino o adolescente e verranno svolti in collaborazione con la scuola di appartenenza.

 

 

L’ambiente di apprendimento deve essere adattato ai bisogni di bambini ed adolescenti malati. Le tecnologie della informazione e della comunicazione potranno esssere usate anche per prevenire forme di isolamento.

 

 

Le attività didattiche faranno uso di una pluralità di risorse e metodi. I contenuti del curricolo formativo tradizionale potranno essere ampliati con aspetti relativi a particolari bisogni che derivano dall’ospedalizzazione o dalla malattia.

 

 

Gli insegnanti che operano in ospedale ed in assistenza domiciliare devono essere pienamente qualificati per questo lavoro e avere accesso ad ulteriori percorsi di formazione in servizio.

 

 

Gli insegnanti di bambini ed adolescenti malati sono a pieno titolo membri dell’équipe multidisciplinare di cura e fungono da collegamento tra il bambino o adolescente malato e la sua scuola di appartenenza.

 

 

I genitori devono essere informati del diritto all’istruzione scolastica e delle opportunità educative per il proprio bambino o adolescente malato. Essi saranno considerati partner responsabili ed attivi di questi progetti.

 

 

L’integrità personale di ogni bambino o adolescente dovrà sempre essere rispettata. Particolare attenzione verrà posta alla tutela delle informazioni mediche e al rispetto di ogni forma di credenza personale.

 

 

 

Promulgata dalla Assemblea Generale di H.O.P.E.

Barcellona, 20 Maggio 2000

www.hospitalteachers.eu

 

 

 

16 dicembre 2004 – La Gazzetta dello Sport cambia il colore rosa in verde solo per un giorno, per promuovere l’uscita nelle sale del film Shrek 2

31 dicembre 2004

Shrek e un regalo da 120.000 euro

Con la Gazzetta verde abbiamo aiutato i bambini dell’ Istituto Tumori di Milano

La bella storia, cominciata giovedì 16 dicembre con l’ edizione della Gazzetta eccezionalmente verde, si è felicemente conclusa. Quel giorno, quando abbiamo comunicato ai lettori di aver accettato la proposta di Shrek2 e del suo distributore, United International Pictures, di cambiare colore (tornando, per un’ edizione soltanto, verde come la Gazzetta fu alla nascita nel 1896), spiegammo che una motivazione forte nell’ aderire a quella proposta era l’ operazione di solidarietà ad essa collegata. Una parte del ricavato sarebbe stata devoluta al reparto pediatrico dell’ Istituto dei Tumori di Milano, ai bambini del settimo piano del palazzo di via Venezian. Il nostro giornale svestiva per un giorno il rosa per promuovere un cartone animato che ha fatto divertire bambini di tutto il mondo, e nello stesso tempo voleva essere vicino a tanti bambini provati dalla malattia. Abbiamo promesso, abbiamo mantenuto. Con il sorriso di Shrek, l’ orco buono, abbiamo consegnato 120.000 euro. E’ venuta a trovarci in Gazzetta la dottoressa Franca Fossati Bellani, direttore dell’ Unità operativa di pediatria dell’ Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori di Milano. A lei Antonio Di Rosa, direttore della Gazzetta dello Sport, ha consegnato ufficialmente la somma. E’ un gesto di affetto, un regalo di Natale che ci ha dato gioia e che sappiamo darà speranza. Non ci fermeremo. In questi giorni la tragedia del Sud Est asiatico scuote le coscienze di tutti. Lo sport nemmeno stavolta starà a guardare.