Archivio tag: airc
31 Gennaio LE ARANCE DELLA SALUTE
Arance della Salute arancia AIRC
A gennaio AIRC dà il buon anno alla ricerca sul cancro con l’iniziativa “Le Arance della Salute”.
Basta un contributo associativo minimo di 9,00 euro per ricevere in omaggio una reticella da 2,5 kg di arance rosse di qualità e provenienza garantite, contrassegnate dal marchio dell’Associazione.
Questo contributo consente di fare il pieno di vitamine, far del bene alla ricerca e diventare Soci AIRC per un anno.
Un’idea così salutare, visto che le arance sono fra i protagonisti di una corretta alimentazione, viene diffusa da una campagna pubblicitaria e concretizzata dai Comitati Regionali AIRC che, grazie all’impegno dei volontari, animano le piazze di tutta Italia in una giornata di festa e di incontro.
Prossimo appuntamento: gennaio 2014
Visita il sito speciale della manifestazione www.arancedellasalute.it
Il male del secolo – I puntata
Il tumore del cavo orale: sintomi, cause e terapia
Il tumore al cavo orale è diffuso e può colpire maggiormente chi ha il vizio del fumo. L’età media della diagnosi si attesta ai 64 anni, anche se la patologia nel 95% dei casi insorge dopo i 40 anni.
Per tumore al cavo orale si intende un cancro che può colpire i due terzi anteriori della lingua, le gengive, la superficie interna di guance e labbra, il pavimento orale, il palato duro e il trigono retro molare. Se sulle mucose compare una macchia bianco rossastra, che non guarisce in breve tempo come una normale ferita, dobbiamo subito contattare il nostro medico, perché potremmo avere il tumore del cavo orale.
Il 90 per cento dei tumori al cavo orale deriva da cellule epiteliali squamose: la diagnosi deve essere precoce, perché i dati a nostra disposizione ci rivelano che la maggior parte dei casi viene individuata quando ormai il tumore si è diffuso in sedi vicine. La sopravvivenza media a cinque anni dalla diagnosi è del 50 per cento.
Sono diversi i fattori di rischio: il fumo di sigaretta, il consumo di alcol, condizioni di traumatismo nella parte interna della bocca, ma anche scarsa igiene orale, tabacco masticato, protesi dentarie messe male. Anche l’esposizione al sole può essere un fattore di rischio, soprattutto in caso di tumore al labbro.
Il tumore del cavo orale si manifesta con la macchia e la lesione che abbiamo sopra descritto, ma anche con dolore e, in caso si porti la dentiera, difficoltà ad indossarla. Mai sottovalutare i sintomi, perché una diagnosi precoce ci permette di mettere in atto subito le cure ideali per poter guarire bene e in fretta.
Questo tipo di tumore può essere curato con l’asportazione chirurgica del tumore e dei linfonodi circostanti, ma anche con la brachiterapia, un tipo di radioterapia. Radioterapia e chemioterapia possono essere usati dopo l’intervento in caso di tumori avanzati. Per poterprevenire il tumore al cavo orale è bene seguire uno stile di vita sano, privo di vizi come alcol, tabacco e sigaretta, rivolgendosi immediatamente al medico se in bocca notiamo qualcosa che non va.
Foto | da Flickr di jantik
Via | Airc
AIRC e la festa della mamma 12 maggio 2013
L’evento nelle piazze
Domenica 12 maggio torna l’appuntamento con l’Azalea della Ricerca.
Con un contributo di 15 euro riceverai l’Azalea della Ricerca, un regalo speciale per la Festa della Mamma e un gesto concreto a sostegno dei progetti di ricerca sui tumori femminili.
I volontari di AIRC ti aspettano in piazza!
RICERCA TESTUALE
Digita nella casella di ricerca il nome del comune che vuoi trovare.
RICERCA SULLA MAPPA
Fai click sull’azalea in corrispondenza dellaregione che ti interessa; quindi su una provincia e poi su una città per visualizzare l’elenco delle piazze.
In che modo la ricerca scientifica contribuisce alla lotta contro il fumo?
Nell’ultimo secolo la ricerca scientifica ha contribuito a dimostrare e a descrivere l’entità e le modalità dei danni provocati dal fumo a tutto l’organismo, principalmente in relazione allo sviluppo del cancro. Ciò ha spinto il pubblico ad acquisire maggiore consapevolezza e i governi a prendere atto dell’impatto sociale del problema, spingendoli a provvedimenti restrittivi di vario tipo, dall’aumento delle tasse sulle sigarette, alla proibizione del fumo nei locali pubblici e nei posti di lavoro.
Aver provato che la nicotina produce una dipendenza fisica ha poi aiutato a mettere a punto prodotti a rilascio graduale della sostanza e a definire programmi di intervento psicologico.
Le nuove tecniche che permettono di esaminare l’attività del cervello in relazione a diversi stimoli stanno contribuendo al progresso delle ricerche in vista di nuovi approcci che diano un valido supporto a coloro che decidano dismettere di fumare. Secondo un rapporto del National Institute on Drug Abuse statunitense, gli studi sui gemelli mostrano che il rischio di diventare dipendenti dalla nicotina deriva dal 40 al 70 per cento dalle caratteristiche dei propri geni. Per questo molti ricercatori oggi hanno indirizzato in questo senso la loro ricerca. Per esempio, uno studio italiano, sostenuto da AIRC e condotto all’Istituto nazionale dei Tumori di Milano, ha recentemente individuato la variante di un gene che favorisce lo sviluppo di questa dipendenza. Riuscire a bloccarla potrebbe aiutare chi ne è portatore a smettere in maniera più mirata.
Altri studi dello stesso tipo, per esempio relativi ai diversi meccanismi d’azione dei farmaci, potranno forse trovare l’approccio personalizzato migliore perché ciascun fumatore riesca a smettere più facilmente.
Intanto molti gruppi di ricerca sono impegnati sul fronte della prevenzione secondaria, a definire gli strumenti di diagnosi più adatti (siano esse apparecchiature per immagini come la TC spirale o nuovi esami del sangue o analisi delle sostanze contenute nel fiato) per individuare precocemente i tumori indotti dal fumo, principalmente quelli al polmone, al fine di curarli meglio.
La ricerca contro i danni del fumo comunque è e resta interdisciplinare: gli sforzi degli epidemiologi, dei medici, dei farmacologi e dei biologi molecolari è sostenuta anche dagli psicologi, dagli studiosi di neuroscienze e perfino dai pedagogisti, dai sociologi e dagli esperti di comunicazione, tutti uniti per cercare il modo migliore per impedire che i giovani si avvicinino al fumo e per far sì che i fumatori smettano.
http://www.airc.it/
Se ho già sviluppato un tumore, che senso ha smettere?
Anche per chi ha già un tumore, vale la pena smettere di fumare. Diversi studi hanno dimostrato che la rinuncia alla sigaretta migliora l’andamento della malattia: un’analisi condotta da ricercatori dell’Università di Birmingham su altre 10 ricerche e pubblicata sul British Medical Journal dimostra, in particolare, che le persone a cui viene diagnosticato un cancro al polmone in fase iniziale, possono raddoppiare le loro chance di sopravvivenza smettendo subito di fumare.
Altre ricerche hanno assodato che il fumo può ridurre la risposta alla chemio e alla radioterapia, ostacolare la guarigione delle ferite chirurgiche, aumentare il rischio di infezioni, soprattutto broncopolmonari, che possono essere molto pericolose in un organismo debilitato dalla malattia o in cui le difese immunitarie sono depresse dalle cure.
Infine, continuando a fumare, si alimenta il rischio che, una volta guariti dalla malattia, questa si ripresenti, oppure che si sviluppi un secondo tumore.
Molto ancora però, in questo campo, potrebbe essere fatto per colmare l’attuale lacuna tra linee guida, organizzazione dei servizi che aiutano a smettere di fumare e la pratica clinica quotidiana.