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San Biagio, a Milano si mangia il panettone. Ecco le feste in Lombardia
Milano, 2 febbraio 2019 – Tra modernità e innovazioni, Milano conserva ancora alcune sue tradizioni contadine. Tra queste, il 3 febbraio si festeggia San Biagio, un vescovo vissuto in Cappadocia tra il III e il IV secolo. Ed è quasi d’obbligo, mangiare un boccone dell’ultimo panettone avanzato fino a febbraio.
IL SANTO PROTETTORE DELLA GOLA – San Biagio è stato un vescovo, specializzato anche in pratiche mediche, imprigionato e decapitato dai romani per non aver rinnegato la sua fede cattolica durante il processo. La Chiesa gli ha riconosciuto diversi miracoli, come il salvataggio di un bambino che stava soffocando a causa di una lisca di pesce. Biagio di Sebaste è quindi diventato Santo e protettore della gola. La sua importanza per Milano (c’è una statua che lo rappresenta nel Duomo, sull’Altare Maggiore) e la Lombardia è dovuta a una leggenda ambientata nel periodo natalizio.
UN PRETE GOLOSO – Si racconta che, pochi giorni prima di Natale, una massaia si recò da un frate molto goloso (il suo nome era Desiderio) con l’obiettivo di far benedire una fetta di panettone. L’uomo accettò e si fece lasciare il dolce per soddisfare la richiesta nei giorni seguenti, ma la donna non tornò più. Frate Desiderio, a questo punto, decise di fare uno strappo alla regola e di mangiare il dolce durante le festività.
UN’APPARIZIONE INASPETTATA – Un paio di mesi dopo, più precisamente il 3 febbraio, la massaia fece un inaspettato ritorno in chiesa, domandando indietro la fetta di panettone. Desiderio si trovò in una situazione di enorme imbarazzo e iniziò a pensare subito a qualche finta scusa, finché non sollevò un involucro posto in un angolino vicino all’altare. Sotto, con grande sorpresa, il prete trovò un panettone molto più grosso rispetto a quello che doveva benedire inizialmente. Il miracolo fu attribuito proprio a San Biagio, che già si celebrava il terzo giorno di febbraio. Ecco perché a Milano, ma anche in Brianza e in altre zone della Lombardia, c’è la particolare usanza di mangiare a colazione un pezzo di panettone avanzato dal Natale.
4 novembre: all’Altare della Patria e in 28 città italiane le celebrazioni per la “Giornata delle Forze armate”
L’Italia oggi celebra il 4 novembre: “Giorno dell’Unità Nazionale” e “Giornata delle Forze Armate”. Tante le iniziative organizzate dal Ministero della Difesa per l’occasione, tra le quali mostre storiche, esibizioni, concerti di fanfare e bande delle Forze armate. Circa 3 mila militari di tutte le Forze armate e della Guardia di Finanza all’Altare della Patria per la cerimonia con il Presidente della Repubblica e il Ministro della Difesa
Anche quest’anno la Difesa celebra la ricorrenza del 4 novembre per ricordare il “Giorno dell’Unità Nazionale” e “Giornata delle Forze armate”.
Per l’occasione tutti i Palazzi del Dicastero, delle Forze armate e dei Comandi Generali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, nonché degli Enti e delle Società già interessate per la celebrazione del 2 giugno, Festa della Repubblica, sono stati coperti dal Tricolore. Su Palazzo Venezia esposti il Tricolore e gli stemmi araldici delle Forze Armate, della Guardia di Finanza mentre sul palazzo delle Assicurazioni Generali, sempre a Piazza Venezia, sono stati esposti due vessilli tricolore.
Cuore della cerimonia, la deposizione di una corona d’alloro al Sacello del Milite Ignoto all’Altare della Patria da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accompagnato dal Presidente del Consiglio, dal Ministro Roberta Pinotti, dalle più alte cariche dello Stato e dal Capo di Stato Maggiore della Difesa Gen. Claudio Graziano.
Un momento solenne che sarà caratterizzato da numerosi elementi di novità rispetto agli anni precedenti. Agli uomini e alle donne in uniforme che punteggiano il percorso dal Quirinale all’Altare della Patria, in Piazza Venezia si sono aggiunti circa 3000 militari di tutte le Forze armate e della Guardia di Finanza, con Banda interforze, alla presenza delle rispettive Bandiere di Guerra/d’Arma. Presenti anche reparti a cavallo e una nutrita rappresentanza di allievi delle varie accademie e scuole militari in cima alla Scalea dell’Altare della Patria.
Durante l’evento, anche il tradizionale passaggio delle Frecce Tricolori che coloreranno di verde, bianco e rosso i cieli di Roma.
In Piazza Venezia il Presidente Mattarella conferirà inoltre l’Ordine Militare D’Italia (OMI) alle bandiere del 6° Reggimento Bersaglieri e del 7° Reggimento Aviazione dell’Esercito “Vega”.
Agli eventi che caratterizzeranno il 4 novembre a Roma se ne aggiungono tanti altri in tutto il Paese.
Dalla deposizione di una corona al Sacrario di Redipuglia ed al Sacrario dei Caduti d’Oltremare di Bari da parte dei presidenti di Senato e Camera in rappresentanza del Presidente della Repubblica, all’esibizione di Bande e Fanfare di Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza.
In 28 città italiane oggi si terranno cerimonie militari e iniziative quali “Caserme Aperte” e “Caserme in Piazza” con il coinvolgimento delle amministrazioni comunali. Coinvolte anche le scuola con la consegna di una bandiera ad un istituto scolastico, possibilmente intitolato ad un caduto, in ognuna delle città, da parte di rappresentativa militare.
Prima Guerra mondiale, il 24 maggio 1915 l’Italia entrò nel conflitto
29.1.2008-29.01.2013 6 anni da laringectomizzato
20 OTTOBRE 1944 PER NON DIMENTICARE ! 200 PICCOLI ANGELI
20 OTTOBRE 1944 PER NON DIMENTICARE ! 200 PICCOLI ANGELI
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20
OTTOBRE
(una brutta “Storia” anche questa !!!)
nei confronti della popolazione civile di Milano.
In tale data appunto – erano le 11,24 – una formazione di circa 96 quadrimotori angloamericani si portò sulla città per colpire gli insediamenti industriali dove si temeva celassero produzioni belliche (BREDA, FALCK, PIRELLI, ALFA ROMEO e altri).
Delle tre squadre che componevano il gruppo d’attacco la prima venne messa fuori gioco per un inconveniente tecnico, la seconda fu la sola che riuscì a colpire la BREDA mentre la terza, non si sa per quale motivo si trovò fuori rotta di 22 gradi; il comandante resosi conto troppo tardi aveva solo due possibilità: o proseguire in quella direzione liberandosi del carico in aperta campagna, oppure sganciare immediatamente sulla città il carico di morte, anche se sotto di lui non c’erano obiettivi militari ma solo abitazioni civili. Decise per la seconda soluzione, che era già cinica come scelta, e il destino volle che un grappolo di bombe centrò in pieno una scuola elementare dove si stavano svolgendo le normali lezioni, e che già al primo allarme le avevano appena interrotte per recarsi ai rifugi.Nel quartiere di Gorla quel giorno si contarono circa 703 vittime, tra questi 200 bambini dai 6 agli 11 anni, dalla prima alla quinta elementare, unitamente ai loro maestri, e alcune mamme che, dopo il primo allarme, apprensive erano accorse con in braccio altri bambini, per condurli nei rifugi.
Su questa triste pagina della nostra storia è stato creato un sito che vi prego di visitare: http://www.piccolimartiri.itdove oltre ad un breve racconto su come si svolsero i fatti, ci sono le immagine della scuola bombardata e, degna di attenzione é la fotografia aerea che fu scattata dal bombardiere pochi istanti prima che lanciasse le bombe. I punti bianchi nella foto sono le bombe che hanno poi colpito Gorla.
Un grande aiuto ci è stato dato dal Dottor Achille Rastelli, uno storico che si sta occupando principalmente dei bombardamenti alleati sulle nostre città ed al quale va il mio ringraziamento.
Date un’occhiata al sito, soprattutto per non dimenticare quei 200 piccoli martiri senza colpa e peccato.
Grazie. – Armando Savoia
LA STORIANEL 1944 DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE FURONO NUMEROSE LE MISSIONI CHE SI SVOLSERO SULLE NOSTRE CITTà: SOPRATTUTTO I BOMBARDAMENTI SU MILANO IN QUANTO CAPITALE INDUSTRIALE DEL PAESE DOVE AVEVANO SEDE LE MAGGIORI FABBRICHE METALMECCANICHE COME LA BREDA, LA FALCK, LA MARELLI, L’ALFA ROMEO E MOLTE ALTRE MINORI.MA QUELLI PRODUTTIVI NON FURONO I SOLI INSEDIAMENTI ATTACCATI, TRA GLI OBIETTIVI COLPITI VI FURONO LA GALLERIA, LA SCALA ED ALTRI TEATRI, SCUOLE, OSPIZI E NORMALI ABITAZIONI.IL FATTOE FU PROPRIO IN UNA DI QUESTE MISSIONI (QUANDO SI DICEVA CHE “LA GUERRA ERA ORMAI FINITA” E CHE PRESTO SAREBBERO ARRIVATI I “LIBERATORI”) IL 20 OTTOBRE DEL ’44, CHE TRE SQUADRE DI BOMBARDIERI PARTITI DA FOGGIA SI DIRESSERO SU MILANO, E PIù PRECISAMENTE SUGLI STABILIMENTI BREDA CHE SI TROVANO AL CONFINE CON SESTO SAN GIOVANNI SULLA DIRETTRICE DEL VIALE MONZA, ANCORA OGGI UNA DELLE PRINCIPALI ARTERIE DELLA CITTà.GLI AEREI DECOLLATI ALLE 7,58 (MENTRE I PRIMI SCOLARI DI GORLA RAGGIUNGEVANO LA SCUOLA) PROCEDEVANO SENZA SCORTA DI CACCIA E, DEL RESTO, NON CE N’ERA BISOGNO: LA REAZIONE CONTRAEREA A MILANO ERA PREVISTA NULLA – COME IN EFFETTI FU – NE’ APPARVERO AEREI NEMICI; QUELLI TEDESCHI, GIA’ DALL’AGOSTO-SETTEMBRE PRECEDENTE, ERANO STATI TUTTI RITIRATI IN GERMANIA E I CACCIA ITALIANI DELLA ANR (REPUBBLICANA) ERANO TROPPO POCHI PER IMPENSIERIRE I PILOTI DEI 38 BOMBARDIERI B-24 DEL 461°, I 29 B-24 DEL 484° E I 36 B-24 DEL 451°, DEL “BOMB GROUP” CHE DOVEVA COMPIERE LA MISSIONE SU MILANO.
GIUNTI VERSO LE ORE 11, 20, DOPO UN LARGO GIRO GLI AEREI SI TROVARONO SULLA VERTICALE DI SARONNO DOVE LA PRIMA SQUADRA PER UN “INCONVENIENTE TECNICO” SI LIBERO’ DEL SUO CARICO PRIMA DEL PREVISTO IN APERTA CAMPAGNA FINENDO “FUORI GIOCO”; MENTRE LE ALTRE DUE SQUADRE ERANO ARRIVATE QUASI SUL BERSAGLIO: LA PRIMA CON UNA ROTTA DI 118 GRADI PUNTO’ SULL’OBIETTIVO E COLPI’ LA BREDA, MENTRE IL COMANDANTE DELLA SECONDA SI RESE CONTO TROPPO TARDI DI ESSERE SULLA ROTTA DI 140 GRADI, UN ERRORE DI 22 GRADI, TROPPI PER CERCARE DI CORREGGERSI ESEGUENDO UNA VIRATA VERSO SINISTRA PER TORNARE SULLA ROTTA E SGANCIARE LE SUE BOMBE SUL BERSAGLIO ASSEGNATO.A QUESTO PUNTO AVEVA DUE SCELTE:CONTINUARE SULLA ROTTA DI 140 GRADI RAGGIUNGENDO LA CAMPAGNA VERSO CREMONA E LI’ AVREBBE POTUTO SGANCIARE LO SCOMODO CARICO NEI CAMPI, OPPURE LIBERARSENE SUBITO, SULLA CITTà’, ANCHE SE SOTTO DI LUI NON C’ERANO OBIETTIVI MILITARI MA SOLO ABITAZIONI CIVILI CHE POTEVA VEDERE BENISSIMO DATE LE FAVOREVOLI CONDIZIONI METEOROLOGICHE DI QUELLA GIORNATA.CINICAMENTE DECISE PER LA SECONDA VIA……SGANCIO’ IL SUO CARICO E SUL QUARTIERE DI GORLA SI SCATENO’ L’INFERNO… FURONO COLPITE CASE, NEGOZI, OFFICINE, SEMINANDO LUTTI E ROVINE (703 MORTI, 481 FERITI, COLPITI 300 STABILI DEI QUALI 250 USO ABITAZIONE).
MA ALCUNE BOMBE PIù DELLE ALTRE PROVOCARONO UNA STRAGE CHE AVREBBE CAMBIATO LA VITA DEL QUARTIERE PER SEMPRE, ED ERANO QUELLE CHE AVEVANO CENTRATO IN PIENO LA SCUOLA ELEMENTARE UCCIDENDO 184 SCOLARI, 20 INSEGNANTI E ALTRI 18 BAMBINI PICCOLI IN BRACCIO ALLE MADRI CHE ERANO ACCORSE AL PRIMO ALLARME.FU IL FINIMONDO, SCOPPI TREMENDI, CROLLI, INCENDI, FUMO, GRIDA LACERANTI PER UN ATTIMO, POI IL SILENZIO AGGHIACCIANTE
.Erano le ore 11,24 del 20 Ottobre 1944
342 bombe da 500 libbre con la “missione” n.138-20
fecero questa “strage degli innocenti”.Leggete i nomi uno per uno o almeno leggete l’età.
Se rabbrividite siete “umani”.
Erano nati – dicevano i loro padri, i loro maestri, i filosofi, i sociologi, i politici, e tutti i saggi del loro tempo- in un mondo “civilizzato” !! senza barbarie !!!
non ebbero il tempo di accertarsene.( non annoiarti a leggere i loro nomi, ti preghiamo di arrivare fino in fondo )
Io credo che le persone scomparse continuino a vivere quando qualcuno le pensa, e questi bambini per il tempo della lettura dei loro nomi, anche se frettolosa, per un attimo è come se li chiamassimo…
Giannina, Lucia, Valter, Stefano, Pierino…
essi rivivono e mentre tu li leggi, sembrano dire: PRESENTE !
I NOMI DEI PICCOLI MARTIRI
( una strage di bambini e di maestri )
ABBONDANTI Ernesta, di anni 7 |
http://cronologia.leonardo.it/mondo35c.htm
2 ottobre 2013 festa dei nonni
26 settembre 1986-arriva nelle edicole il primo numero del fumetto “Dylan Dog”
Proclama Badoglio dell’8 settembre 1943
Il proclama letto alla radio
« Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.
La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza »
Vincenzo Peruggia Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.furto della Gioconda 20 agosto 2011
Vincenzo Peruggia(Dumenza, 11 ottobre 1881– Saint-Maur-des-Fossés, 8 ottobre 1925) è stato undecoratoreitaliano, divenuto famoso per aver trafugato la Giocondadal museo del Louvre nel1911.
Già impiegato del museo, compì il suo furto la notte del 20 agosto. Processato dal Tribunale di Firenze, fu riconosciuto colpevole con le attenuanti, e condannato a un anno e quindici giorni di prigione. Era originario di Trezzino, frazione di Dumenza, un paese del nord della provincia di Varese, vicino al confine con la Svizzera; la sua famiglia abitava nell’attuale via XX settembre.
Morì l’8 ottobre del 1925 a Saint-Maur-des-Fossés e non ad Annemasse come si crede.[1]
Il furto avvenne fra domenica 20 e lunedì 21 agosto 1911, prima di un giorno di chiusura del museo. L’autore del furto, emigrato in Francia giovanissimo, aveva lavorato anche per il Louvre. La collaborazione era cessata da qualche tempo, ma Peruggia aveva partecipato ai lavori per la sistemazione della teca di vetro dove era custodito ildipinto, allora nel Salon Carré, e conosceva bene le abitudini del personale del museo.Il furto della Gioconda [modifica]
Le indagini della gendarmeria francese andarono fuori strada e non portarono ad alcun risultato concreto: la responsabilità del fatto fu via via attribuita all’Impero tedesco, a Guillaume Apollinaire (che aveva dichiarato di voler distruggere i capolavori di tutti i musei per far posto all’arte nuova), e al suo amico Pablo Picasso (subito rilasciato).
Nel frattempo, il posto lasciato vuoto dalla Gioconda sulla parete del Louvre fu preso momentaneamente da un dipinto di Raffaello, il Ritratto di Baldassarre Castiglione.
Il ritrovamento [modifica]
Il dipinto fu rintracciato due anni più tardi, nel dicembre1913, a Firenze.
Peruggia raccontò di aver custodito il dipinto in una valigia, posta sotto il letto di una pensione di Parigi. Successivamente aveva portato il quadro in Italia con l’intenzione di “regalarlo all’Italia”, ottenendo dall’antiquario Alfredo Geri e dal direttore della Galleria degli Uffizigaranzia che il quadro sarebbe rimasto in Italia. Si era trasferito quindi a Firenze.
Quando fu arrestato, ai carabinieri che lo prelevarono disse di aver compiuto il furto per patriottismo, per “restituire il frutto dei saccheggi napoleonici”.
La mite condanna [modifica]
Il processo si svolse il 4 e 5 giugno 1913presso il Tribunale diFirenze, di fronte alla stampa internazionale e ad un pubblico generalmente favorevole a Peruggia per un malinterpretato amor di patria.
La pressione popolare e l’invocazione dell’infermità mentale (confermata dall’indovinello postogli dal medico psichiatra del tribunale: -Su un albero ci sono due uccelli. Se un cacciatore spara ad uno di essi, quanti ne rimangono sull’albero?- -Uno!- rispose Peruggia. -Deficiente!- tuonò il medico. Infatti la risposta alla domanda era zero, perché l’altro sarebbe scappato) sortirono, comunque, l’effetto di indurre la corte a concedergli le attenuanti ed a comminargli una pena assai mite: un anno e quindici giorni di prigione. Quando uscì di prigione, trovò un gruppo di studenti toscani che gli offrirono il risultato di una colletta, a nome di tutti gli italiani: 4.500 lire.
Il ritorno del dipinto in Francia [modifica]
L’atteggiamento delle autorità italiane venne apprezzato inFrancia. I due paesi, d’altra parte, coltivavano da circa dieci anni rapporti sempre più amichevoli. Si poté così evitare che Parigi chiedesse una pena esemplare e concordare un lungo periodo di esposizione del dipinto (prima agliUffizi a Firenze, poi all’ambasciata di Francia di Palazzo Farnese a Roma, infine alla Galleria Borghese, in occasione del Natale), prima del suo definitivo rientro.
La Monna Lisa arrivò in Francia a Modane, su un vagone speciale delle Ferrovie italiane, accolta in pompa magna dalle autorità francesi, per poi giungere a Parigi dove, nelSalon Carré, l’attendevano il Presidente della Repubblica francese e tutto il Governo.
Vicende successive [modifica]
Scarcerato, Peruggia partecipò alla Prima guerra mondialee, dopo Caporetto, finì in un campo di prigionia austriaco. Terminata la guerra emigrò nuovamente in Francia, si sposò e aprì un negozio di vernici nell’Alta Savoia. Morì nel1925: la sua unica figlia, Celestina, che ricordava come in paese da piccola la chiamassero “Giocondina”, è scomparsa nel marzo 2011. Alcuni hanno cercato di indagare le vere ragioni che portarono l’uomo a rubare il dipinto, ipotizzando anche un furto su commissione di un truffatore argentino, il marchese di Valfierno, che ne avrebbe volute vendere sei copie agli americani. In realtà, il furto fu quasi certamente un’idea dello stesso Peruggia, la cui scelta cadde su un’opera dalle dimensioni adatte ad essere nascoste sotto il cappotto.
Filmografia [modifica]
- Il ratto di Monna Lisa (Der Raub der Mona Lisa), film tedesco diretto da Géza von Bolváry nel 1931.
- Il ladro della Gioconda, film italo-francese diretto daMichel Deville nel 1966.
- Il furto della Gioconda, sceneggiato Rai interpretato daEnzo Cerusico e diretto da Renato Castellani, trasmesso nel 1978.
- L’uomo che rubò la Gioconda, sceneggiato per Canale 5, diretto da Fabrizio Costa, trasmesso nel2006, con Alessandro Preziosi nel ruolo di Peruggia.
- Lovers, Liars and Thieves, con Dustin Hoffman edAntonio Banderas, di Jeremy Leven, in produzione nel2009.
Note [modifica]
Altri progetti [modifica]
- Articolo su Wikinotizie: Cent’anni fa il furto della Gioconda