1 Marzo Visita Inps 2° ed ultima parte

Finalmente dopo 5 giorni scrivo l’accaduto del 1 marzo quando sono stato convocato dall’Asl di Sesto San Giovanni per visita di controllo invalidità. Partenza 8.20 assieme a mia cognata e mio nipote rimasto a casa perché dovrà fare una visita medica più tardi. Vogliono venire con me perché nel frattempo devono sbrigare dei documenti all’asl dove io ho la visita,così ne approfittano del passaggio in auto considerato la scarsità dei mezzi pubblici a Sesto San Giovanni dove se perdi una corsa arrivi ad aspettare anche 20 minuti come minimo sempre se la corsa non viene saltata per motivi organizzativi. Arriviamo alle 8.45 fortunati che troviamo il posto proprio di fronte all’entrata ci rechiamo al secondo piano dove avevo passato la visita l’anno prima ma dopo 5 minuti per fortuna un dipendente che passava di la ci chiese a chi aspettavamo e ci dirotto al piano interrato. Ringraziamo e andiamo di corsa,io leggo ancora la lettera di chiamata a a visita e non parla di cambiamento di piano e neanche ci sono indicazioni all’entrata. Arriviamo e c’è già una signora anziana sulla sedie a rotelle con la figlia dopo 5 minuti esce impiegata e ci da i numeri io ho il numero 2.

Alle 9.00 esce un componente della commissione e ci dice che mancano delle persone che arriveranno più tardi perché imbottigliati dal traffico,terzo anno che passo la visita di controllo ed ogni anno succede qualcosa che fa ritardarne i componenti,però ogni anno una causa diversa. Evito di mettere le mie deduzioni, ma certamente non è una deduzione positiva,partendo dal fatto che danno orari di visita per poi darti un numerino facendo saltare orari senza scriverlo nell’invito come se chi è invalido può stare delle mezzore ad aspettare. Io non parlo per me ma per chi ha patologie gravi che escono da casa solo per visite e controlli,comunque alle 9.20 iniziano le visite anche se ci sono solo 3 componenti della commissione.

Per fortuna che non ho rispettato orario visita segnato su invito se no ero il 13esimo…non per il numero ma per il tempo d’attesa anche 5 minuti a testa era un ora abbondante…

Esce la prima e nel frattempo c’è chi cerca di fare il furbo cercando di dare i documenti per avere il numero prima di chi è arrivato prima ma tale manovra non gli riesce per merito mio che avviso la signora che accompagna sua madre a ricordare al “furbo” che era arrivato dopo e anche dall’impiegato che aveva notato la non presenza del sopracitato “furbo” quando era entrata la prima persona.

Io entro alle 9.30 circa e sono ancora in 3 la dottoressa perché penso che siano dottori i componenti della commissione mi chiede documentazione recente ed io rispondo che non ne ho perché avendo subito l’asportazione totale di tiroide,laringe,corde vocali e paratiroidi non ho fatto a suo tempo ne radioterapia e ne chemioterapia faccio solo una ecodoppler al collo ogni 2 anni e che anno passato avevano visto il risultato ottimo.

Alla domanda se ho lo stoma permanente,rimango perplesso e gli ricordo che ho subito una laringectomia totale come scritto nella mia documentazione in loro possesso e quindi è ovvio che ho lo stoma permanente.

Gli dico che anche se parlo benino sono un laringectomizzato totale ma sembra non interessargli e mi continua a chiedere documentazioni,forse voleva la documentazione che non ero stato miracolato e che non mi era ricresciuto nessun organo sopracitato?

Per fortuna il collega accanto smette a queste continue domande di documentazione facendo vedere un tabellario su invalidità e che la mia patologia porta l’80% e che a parte questo ero in salute e mi congeda.

Esco da ambulatorio e vedo mia cognata e mio nipote che avevano da poco finito di sbrigarsi per i loro documenti,usciamo e ce ne andiamo a casa,la visita è durata neanche 5 minuti ma mi è sembrata un eternità.

Eppure sembrerebbe cosi facile per evitare sperse di commissioni varie,basterebbe che le patologie dove si sa che non c’è una guarigione o un miglioramento verrebbero automaticamente confermate anno per anno a meno che l’interessato non chieda aggravamento. Inoltre le visite di controllo farle nell’ospedale più vicino,ma come si sa le cose facile sono le più difficili da farsi.

Saluti Giovanni

Il fondo per le vittime amianto? Lo aspettavamo da tre anni


Michele Michelino annuncia la firma per il Fondo nazionale vittime dell’amianto: sono passati tre anni dall’inizio di questa battaglia: ora il Comitato propone il censimento delle aree da bonificare.
Sesto San Giovanni, 16 gennaio 2011 – L’incontro con il presidente della Repubblica Napolitano, quello con il presidente della Camera Fini e la proposta di legge a nome dell’onorevole Domenico Scilipoti dell’Idv. Dopo tre anni di lotta, come ama definirla Michele Michelino, i lavoratori e le associazioni delle vittime dell’amianto ottengono una prima importante vittoria.
«È stato finalmente firmato dai ministri Sacconi e Tremonti il regolamento per il Fondo nazionale vittime dell’amianto — annuncia soddisfatto il portavoce del Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e del territorio — Aspettavamo questa firma da tre anni». Erano passati oltre 36 mesi, infatti, dal termine fissato dal Parlamento per l’emanazione del regolamento. Previsto dalla Finanziaria 2007 che aveva stanziato 50 milioni, mancava ancora il decreto attuativo che sarebbe dovuto essere emanato entro 90 giorni dall’approvazione. «Non conosciamo il testo definitivo — spiega Michelino — Insieme a tutte le associazioni lo valuteremo e decideremo come andare avanti per ottenere giustizia».
Tra le proposte del Comitato di via Magenta e degli altri gruppi, ci sono infatti «un censimento delle zone a rischio, la completa bonifica dell’amianto, la riduzione del rischio verso lo zero e la messa al bando di tutte le sostanze cancerogene». Oltre alla riapertura dei termini delle domande per chi è stato esposto alle fibre del minerale killer, e alla richiesta che l’inadempimento delle norme di tutela delle condizioni di lavoro costituisca una circostanza aggravante comune del reato. Ormai, solo tra gli ex bredini le vittime sono salite quasi a cento.
La lista nera è iniziata nel 1992 con il primo morto d’amianto: Franco Camporeale, mancato a 45 anni. La cifra non è però completa, come precisa Michelino, perché oltre agli operai sono scomparsi anche molti familiari. Proprio per questo il Comitato vorrebbe chiedere all’Asl di estendere i controlli sanitari anche alle persone più vicine agli ex lavoratori. «Sono molte le moglie ammalate che hanno respirato l’amianto e le altre sostanze cancerogene solo per aver lavato le tute blu dei mariti».
di Laura Lana
Da IL GIORNO del 16 gennaio 2011

MEDICINA, SESTO “RICERCA MONDIALE”, I “NANOTUBI IN CARBONIO” DI MULTIMEDICA PER COMBATTERE I TUMORI

Sesto San Giovanni Dalla nostra città arrivano mportanti novità di livello mondiale per la lotta ai tumori . E più precisamente dall’Ircss Multimedica di Sesto San Giovanni in via Milanese angolo via Rovani, che – secondo quanto riferito dall’agenzia ASCA – ha messo a punto nanotubi di carbonio per la somministrazione in modo mirato di sostanze terapeutiche contro i tumori. L’innovativa terapia, in corso di pubblicazione sulla rivista internazionale Nanomedicine, è stata messa a punto da un team di ricercatori italiani diretto da Adriana Albini, responsabile Ricerca oncologica dell’Ircss Multimedica di Sesto San Giovanni, in collaborazione con Ugo Valbusa e i ricercatori del Centro Biotecnologia Avanzate di Genova e con l’Università dell’Insubria di Varese. L’angiogenesi, la formazione di vasi sanguigni, è un target di grande interesse per la lotta contro il cancro: lo studio ha individuato delle nanoparticelle in grado di interagire con le cellule endoteliali, le “pareti interne” dei vasi sanguigni, bersaglio importante per impedire al crescita della massa tumorale. “Abbiamo scoperto che i nanotubi di carbonio, molto maneggevoli e promettenti, hanno una notevole affinità per le cellule endoteliali dalle quali vengono incorporati, e potrebbero quindi servire per la veicolazione di farmaci antiangiogenici – spiega Albini -. L’uso di nanomolecole o nanoparticelle risulta essere una delle applicazioni più promettenti per la somministrazione mirata di sostanze terapeutiche. La veicolazione ha due scopi principali: diminuire la tossicità dei farmaci e migliorare la penetrazione nella cellula. Le nanoparticelle consentono di trasportare i farmaci al sito dalla malattia”.

Pro Sesto a Passirani


ACCORDO TROVATO PER IL PASSAGGIO DI PROPRIETA’ DAL GRUPPO PASINI A LUCIANO PASSIRANI

Questa mattina alle 11,30 presso gli uffici comunali del comune di Sesto San Giovanni, il Gruppo Pasini, rappresentato da Luca Pasini, ha definito il passaggio della società a Luciano Passirani gia’ manager della societa’ biancoceleste. Grande soddisfazione da parte di tutti per l’accordo, che sarà ratificato domani prima con l’iscrizione al campionato di Seconda Divisione, poi davanti al notaio con il passaggio delle quote societarie. Nel pomeriggio seguiranno ulteriori approfondimenti sulla notizia. Per l’occasione e con rammarico il Presidente Elisabetta Pasini ha rassegnano immediatamente le proprie dimissioni dall’ incarico ricoperto.

la lotta contro l’amianto a Sesto S. Giovanni


Michele Michelino

Daniela Trollio

 

 

Operai, carne da macello

 

la  lotta  contro  l’amianto  a  Sesto  S. Giovanni

 

 

 

 

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

 

Prologo

 

 

La storia: una storia di fatica, sudore, malattie e morti, ma anche lotte, solidarietà, gioia e vittorie.

I luoghi: Sesto San Giovanni, provincia di Milano. La Stalingrado d’Italia, la città operaia delle grandi fabbriche come la Breda, la Marelli, la Falck.

La fabbrica: la Breda Fucine, fondata nel 1886 col nome E.Breda & C. e chiusa nel 1997.

I protagonisti: operai,  lavoratori, cittadini; uomini e donne molto spesso senza nome e senza volto.

Il killer: l’amianto, detto anche asbesto, il  “miglior termodispersore al mondo”. Pratico, economico ma anche mortale. In sé non è pericoloso: lo diventa quando si usura e le piccolissime particelle di cui è composto (nell’ordine di millesimi di millimetro) si disperdono e vengono inalate. Allora vanno a concentrarsi nei bronchi, negli alveoli polmonari e nella pleura e provocano danni irreversibili ai tessuti.

 

Questo libro racconta come un gruppo di operai della Breda Fucine siano riusciti a portare sul banco degli imputati non solo i dirigenti di una fabbrica “di morte” ma un sistema economico che, in nome del profitto, calpesta e uccide uomini e natura.

 

È una storia “vera”, una  storia collettiva come tante altre – magari  sconosciute, ma che  formano la Storia del movimento operaio – di uomini e donne che hanno portato avanti, contro tutto e contro tutti, una battaglia  per la salvaguardia del diritto alla salute di  lavoratori e cittadini.

È a loro, alla loro tenacia e al loro coraggio, che è dedicato questo libro.

 

 

Questa storia collettiva è stata scritta non solo per ricordare.

A Sesto S. Giovanni il veleno si chiama AMIANTO. Ma potrebbe chiamarsi ARSENICO, come a Manfredonia, DIOSSINA come a Seveso o CVM come a Porto Marghera.

Il nome che avrà domani ancora non lo conosciamo.

Vogliamo far conoscere la nostra storia perché non si ripeta.

 

 

Michele Michelino

Daniela Trollio

 

 

Operai, carne da macello

 

la  lotta  contro  l’amianto a  Sesto  S. Giovanni

 

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

 

Il ricavato della vendita di questo libro va interamente

al Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

per continuare le sue battaglie

 

 

Chi volesse approfondire il tema qui trattato può rivolgersi agli autori

presso il Centro di Iniziativa Proletaria “Giambattista Tagarelli” di Sesto S. Giovanni (MI) – cap 20099 – via Magenta n. 88

tel. 0226224099, oppure al cellulare n. 3394435957 o all’ e-mail: michele.mi@inwind.it

 

 

Sesto S. Giovanni, febbraio 2005

 

Indice

Cap.  1.   La condizione di vita e di lavoro in fabbrica

Cap.  2. L’inchiesta operaia

Cap.  3. All’interno di Cascina Novella occupata dai cassaintegrati nel 1994 nasce il “Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio”

Cap.  4. Comincia la battaglia per ottenere giustizia

Cap.  5. Una lapide in ricordo dei nostri morti

Cap.  6. Lo sgombero di Cascina Novella Occupata

Cap.  7. Le prime archiviazioni

Cap.  8. Conquistiamo una nuova sede

Cap.  9. Un blitz in Consiglio comunale

Cap. 10. La strage continua

Cap. 11. Prepariamo i processi

Cap. 12. Un duro colpo per il Comitato: la morte di Giambattista Tagarelli

Cap. 13. La lotta contro le archiviazioni

Cap. 14. Si rompe il muro di omertà

Cap. 15. Una prima vittoria: rinviati a giudizio due dirigenti della Breda

Cap. 16. Provocazioni e solidarietà

Cap. 17. La lotta contro l’INAIL e l’INPS

Cap. 18. Cominciano i processi

Cap. 19. L’assoluzione dei dirigenti Breda

Cap. 20. Non ci siamo arresi: portiamo in tribunale i dirigenti della Breda/Ansaldo

Cap. 21.  La lotta si estende sul territorio

Cap. 22. La condanna dei dirigenti

 

Altri materiali:

. L’amianto nel mondo: una strage lunga un secolo

. Estratto dei rapporti dello SMAL (Servizio di Medicina Preventiva

per gli Ambienti di Lavoro)

. Riflessioni, di Sandro Clementi, avvocato

. Breda, Reparto Aste, testo di E. Partesana

 

Marcia 1 Maggio

Eventi e tempo libero

Eventi a Sesto


MARCIA DEL PRIMO MAGGIO

La grande Marcia di Sesto torna anche quest’anno.
Dal Campo Sportivo “Pino Dordoni” di via Nino Bixio partiranno la gara femminile alle 10.00 e la gara maschile alle 16.00.

I nomi di quest’anno fanno battere il cuore: Alex Schwazer, l’altoatesino medaglia d’oro a Pechino e idolo dei giovanissimi, il noto Ivano Brugnetti che l’anno scorso ha ottenuto il secondo posto, e l’atleta internazionale Francisco Fernandez.
Tra le donne, spiccano sicuramente i nomi di Kjersti Plätzer, la medaglia di bronzo a Pechino Elisa Rigaudo e la romena Claudia Stef.

Scarica il circuito
Le iscritte alla marcia
Gli iscritti alla marcia
Quando: il 01/05/2009
Orario: 10.00 partenza donne – 16.00 partenza uomini
Dove: Campo Sportivo “Dordoni”, sesto San Giovanni
Info: Staff del Sindaco
Costo: gratuito
Guarda tutti gli eventi della categoria: Sport E Tempo Libero

Frankenstein

Frankenstein
titolo: Frankenstein
sottotitolo: Di come trasformare i vivi in morti e i morti in testimoni
genere: prosa (dialogo) con scenografie e coreografie
comparse: 15
durata: 70/80 minuti

Non è un bello spettacolo.

Ciò che voi sentirete è la voce
inascoltata di una generazione di operai bruciati
dall’amianto e
dalla barbarie dei loro padroni.

Quella voce è soffocata.
Quasi inascoltabile,
come nel migliore free jazz…
Eppure impetuosa, coinvolgente,
necessaria.

Nei reparti ‘Aste’ e ‘Forgia’ della Breda di Sesto San Giovanni più di settanta persone sono morte
per leucemia, mesotelioma della pleure e altre forme tumorali. Senza parlare del resto del Paese.
Più che una storia, un inganno: un posto di lavoro voluto a tutti i costi, agognato come un
paradiso, che si è rivelato un inferno. Occorre sapere il come e il perché.

Come nasce l’idea

Dalla necessità di tornare a raccontate la storia degli operai della Breda, in particolar modo di
coloro che lavoravano nei reparti ‘aste’ e ‘forgia’; di come si sono, con il passare degli anni, prima
ammalati e poi visti annientare a causa della continua esposizione a sostanze tossiche, in modo
particolare all’amianto. Sono morti più di settanta solo in quei reparti.
E’ uno spaccato di società che occorre spiegare e narrare, come nel caso di Porto Marghera o di
Bhopal.
Dal disincanto degli inizi fino alla emblematica verità: di lavoro si muore.

Silvestro Capelli

Ex operaio della Breda, laringectomizzato, operato più volte per un tumore da amianto. L’unico
sopravvissuto del suo reparto.
Ha iniziato a quattordici anni a lavorare in fabbrica, esattamente all’età in cui ha iniziato ad
ascoltare e apprezzare la musica jazz.
Ora, a distanza di anni, di quella musica non può più fare a meno, perché è diventata la colonna
sonora della sua esistenza.
Ad ogni autore, ad ogni brano, corrisponde un preciso accadimento, una scena ben impressa nelle
mente.
E’ in grado di raccontare quale autore di jazz stava ascoltando nel periodo della strage di piazza
fontana oppure molti anni dopo, durante il sequestro di Aldo Moro o durante dalla vittoria dell’Italia
ai mondiali di calcio.
Una memoria sonora vivente.
Silvestro Capelli è un omone grande con gli occhi propondi e le mani da lavoratore di fonderia.
Sguardo inequivocabile.
Espressione convincente.
Gli amici dicono di lui che rappresenta una forza della natura, una sorta di terremoto. Ed è così. A
sentirlo parlare – nonostante la sua voce ridotta ad un filo stridente, quasi soffocato – viene voglia
di alzarsi, di non stare a guardare. L’operaio Silvestro è impetuoso, coinvolgente, quasi necessario.

Il jazz di Miles Davis

Lui dice che si è appassionato a questo genere musicale perchè porta con sé più ‘stonature’, più
variazioni improvvise.
Un ciclo ritmico che muta timbro e tono per significare altro, per diventare altro… e nasce il free
jazz.
E la sordina di Miles Davis – a ben vedere – è la cifra per comprendere al meglio la sua voce. Lui
ama ripetere che la sordina gliela hanno messa i dirigenti della Breda: parla così, con un fiato
compresso e rantoloso, perchè qualcuno o gli tappava la bocca o gli mozzava la lingua.
Urla. Silvestro è in grado di urlare. Ma la voce non la può più alzare. Gli rimane una grande fisicità
plastica, piena di vibrazioni, di movimenti. Gli piace il ballo e… ovviamente ballare con le donne.
Poi se ti capita di chiedergli qualcosa sul suo genere musicale preferito, si ferma, scuote il capo,
accenna un sorriso, apre la bocca allargando le braccia e sommessamente dice: “è una storia lunga”
e così si racconta fino ad arrivare ad incupirsi: i giorni fatali della malattia, i compagni che
sgocciolano via come da un rubinetto che perde, il contropiede dei processi, degli inganni di tanti
che avrebbero dovuto, avrebbero potuto ma…, la classe operaia che davvero se ne va in paradiso,
la chiusura progressiva della fabbrica. “Devi sapere….” è la frase-tipo di Silvestro pronuncia
quando guarda fisso negli occhi le persone del pubblico.
Emozioni e certezze si fondano in questo oratorio-testimonianza.

Lo spettacolo-esperienza

La struttura scenica dell’unico atto è piuttosto complessa perchè accanto a Silvestro Capelli, un
gruppo di venti attori allestisce una serie di coreografie e movimenti scenici, vera cornice entro la
quale si inserisce e trova spazio la vicenda narrata.
Densa e avvincente la scena centrale dello spettacolo, dove gli attori, all’interno di una danza
acrobatica, costruiscono la fabbrica con elementi metallici realizzati dal gruppo di artisti-scenografi
Monbotan.

Lungo questo viaggio si ascolteranno diversi brani musicali appartenenti a differenti autori Jazz.
E’ qui che l’autobiografico diventa drammatico. Silvestro di fronte al pubblico ripercorre le fasi della
sua malattia e delle sue lotta contro il silenzio e l’indifferenza, soprattutto dei dirigenti.
Verso la fine, un monologo di Lella Costa ripropone al pubblico il tema dell’amianto in fabbrica in
tutta la sua drammaticità.

Il risultato finale è un oratorio di circa settanta minuti molto toccante ma sobrio, asciutto, per nulla
retorico.

Non si concede uno spunto per un piagnisteo, anzi. E’ esercizio di memoria denso di dignità e di
fermezza nel rispetto delle vittime e della necessità della ferma condanna per chi sapeva, taceva e
tradiva.

A questo spettacolo (che è anche una campagna di sensibilizzazione) hanno aderito numerose
personalità del mondo della cultura:

Michael Moore, Ben Pastor, Giulietto Chiesa, Gianni Cipriani, Domenico Cacopardo, Renato Sarti,
Gianni Vattimo, Massimo Cacciari, Alex Zanotelli, Enrico Solito, Oliviero Diliberto, Daniele Sepe,
Paul de Villepin, Carlos Menez y Contrera, Gianfranco Bettin, Maurizio Dianese, Marco Paolini, Paolo
Crepet, Stefano Benni, Daria Bonfietti, Paolo Giuntella, Antonio Secchia, Giorgio Antonucci, Adolfo
Ceretti, Manlio Milani, Alberto Melis, Laura Ferrante, Marisa Ferrario, Massimo Pozzi, Roberto
Galliani, Roberto La Paglia, Carmen Corona, Stefano Levi Della Torre, Gigi Malabarba, Goty Bauer,
Moni Ovadia, Edoarda Masi, Aldo Giannuli, Adriana Zarri, Leonardo Gori, Cooperativa teatrale QDG,
Leonardo Arena, Paolo Brosio, Giuseppe Gozzini, Sabino Zapparoli, Felicita Salaris, Serena, Marco e
Susanna Sini, Lucia Magda Stern, Gottardo Siniscalchi Zini, Luca Martinelli, Anna Maria Crespi, Luca
Porzio Serravalle, Henry De Corbelle, Massimo ed i Rua, Daria Calzetta, Eleonora Bonfanti, Thomas
Engleton, Silvia Fissi, Susanna Taggi, Elena Sofia Malerba, Frederich De Poissy, Suor Enrichetta,
Gianni Confalonieri, Paolo Pasi, Anna Maria Bernasconi, Marco Fossati, Lucio Angelini, Daniel
Volgelmann, www.dramma.it, Collettivo Bellaciao, Giovanni Arduino, Lina Morselli, Massimo
Carlotto, Paolo Brunelli, Luciana Bressan, Teatro Dei Filodrammatici, Emilio Russo, Gianfelice
D’Accolti, Edizioni Eleuthera, Dino Taddei, Eleonora Bellini, Paola Baratto, Carlo Trotta, Giovanni
Ferrario, Ariodante Marianni.