Archivio tag: comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel t
GIORNATA MONDIALE CONTRO L’AMIANTO
Ilva:la salute si difende eliminando la nocività
La contrapposizione fra difesa del posto di lavoro e del salario e salute in fabbrica e nel territorio da sempre attraversa il movimento sindacale e operaio.
Negli anni 70’, in un’altra situazione economica, nelle fabbriche di Sesto San Giovanni la contraddizione fu risolta direttamente dagli operai con fermate improvvise, scioperi spontanei di gruppi di lavoratori, in particolare delle lavorazioni a caldo di forgia e fonderia (costretti a lavorare a lavorare pezzi di acciaio dai 1250 ai 1500 gradi centigradi) quando, nei mesi estivi, la temperatura sul posto di lavoro diventava intollerabile provocando continui svenimenti fra gli operai.
Queste lotte contro la nocività – che non delegavano a nessuno il problema della salute in fabbrica, né al padrone né al sindacato, attraverso cortei interni e discussioni con tutti gli operai – costrinsero i sindacati a rincorrere gli operai anche sul problema dell’organizzazione capitalistica del lavoro.
All’Ilva i sindacati confederali, invece di intervenire nel dibattito organizzando assemblee e lotte per la tutela del posto di lavoro e della salute operaia, denunciando i rischi per la salute in fabbrica e nel territorio – da anni hanno sposato la linea del padrone della competitività e della produzione ad ogni costo, ponendosi ora alla testa della mobilitazione reazionaria a favore del padrone e dei suoi leccapiedi.
La giustizia e la legge dello stato dei padroni anche in questo caso usa due pesi e due misure. Arresti domiciliari (nelle loro lussuose case) per Riva e i dirigenti responsabili della morte per cancro di migliaia di operai e cittadini. Galera per i NO TAV e coloro che hanno protestato contro il G8 di Genova.
Il dominio incontrastato del padrone nella fabbrica e nella società si evidenzia con le istituzioni che si schierano sempre col padrone. Come si sapeva da anni ed ora si è evidenziato nelle inchieste, in questi anni politici, sindacalisti, istituzioni, tecnici, erano e sono sul libro paga o usufruiscono delle generose “donazioni” della famiglia Riva. Contributi generosi padron Riva li ha dati a tutti. Dai 245 mila euro a Forza Italia ai 98mila del (futuro segretario del Pd), Pierluigi Bersani. Persino la chiesa e la parrocchia del quartiere Tamburi negli anni 2010 e 2011 hanno goduto di queste “donazioni” in cambio dell’assoluzione. Con l’ultima donazione di 365 mila euro alla chiesa padron Riva, oltre che il paradiso, si è comprato la benevolenza dell’istituzione religiosa che nei suoi sermoni non perde occasione di magnificare la sua generosità.
Delegare il posto di lavoro e la salute al sindacato, alle istituzioni e al padrone, è il modo migliore per perderli.
La difesa del posto di lavoro e della salute si realizza solo nella critica all’organizzazione capitalistica del lavoro, quando gli operai manifestano la loro autonomia di classe concretizzandola con scioperi contro il padrone e i dirigenti responsabili della brutalità delle condizioni di lavoro nocive.
Delegare al padrone e agli istituti specializzati il controllo della nocività e dell’inquinamento ambientale sul lavoro e sul territorio è come legarsi al collo una corda sperando nella buona fede del boia che l’ha in mano.
Lottare oggi contro lo sfruttamento significa rischiare anche di perdere il posto di lavoro e un salario che, per quanto insufficiente alle necessità di vita permette di tirare avanti garantendo il pranzo e la cena, per quanto sempre più magri, in tempo di crisi.
Astenersi dalla lotta o, peggio, lottare per difendere il proprio padrone e i dirigenti accusati della morte di centinaia di operai e migliaia di cittadini, non garantisce in ogni caso né il posto di lavoro né la salute.
Il sistema capitalista, nella sua ricerca del massimo profitto, distrugge gli esseri umani e la natura e non si può accettare di barattare il lavoro di alcuni contro la salute di tutti.
Si lavora per vivere, non per morire! Se i padroni ci vogliono costringere a lavorare per continuare a intascare profitti facendoci rischiare la vita ogni giorno in fabbrica in reparti nocivi e inquinando il territorio, dobbiamo dire chiaramente che noi vogliamo lavorare in sicurezza e che a condizione di morte niente lavoro.
La scelta fra il morire di fame e il morire di cancro non è una scelta. La lotta del movimento operaio è da sempre una lotta contro lo sfruttamento, per eliminarne le cause, la società capitalista basata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
La salute si rivendica e la nocività si elimina. Invece di fare cortei a favore del padrone, noi chiediamo la bonifica immediata dei siti inquinati e la chiusura dei reparti incriminati, con salario pieno per tutti i lavoratori interessati.
E’ questa la lotta che vale la pena di fare.
(*) Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
Sesto San Giovanni, 22 agosto 2012
“Amianto anche causa di ictus e crisi cardiache”
5 aprile 2012. I risultati delle analisi dei ricercatori dell’Health and Safety Laboratory su 94.403 uomini e 4.509 donne esposti alla fibra-killer e seguiti tra il 1971 e il 2005: il campione esaminato ha manifestato più probabilità di morire per una malattia cardiovascolare rispetto alla popolazione generale
ROMA – L’amianto è un “veleno” non solo per i polmoni, con i suoi noti rischi di tumore. Chi è a contatto con questo materiale, infatti, corre anche maggiore pericolo di avere una crisi cardiaca o un ictus: possibilità che aumenta con il prolungarsi dell’esposizione. Un problema che riguarda, tra i lavoratori dell’industria, soprattutto le donne per le quali raddoppia la probabilità di ictus e aumenta dell’89% quella di crisi cardiaca, contro percentuali maschili che si attestano, rispettivamente, al 63% e al 39%. A lanciare il nuovo allarme sono i ricercatori britannici del centro “Health and Safety Laboratory (HSL)” che hanno pubblicato uno studio su “Occupational and environmental medicine”.
A oggi sono ben noti gli effetti oncologici della fibra-killer – responsabile principale di mesoteliomi, tumori polmonari, intestinali e di altre sedi – ma poco si sa sugli effetti cardiovascolari legati alla sua natura di “agente infiammatorio”. Da qui la ricerca degli scienziati inglesi. Lo studio si è basato sull’analisi dei dati medici di 94.403 uomini e 4.509 donne, seguiti tra il 1971 e il 2005, che hanno avuto contatto con l’amianto sia nel lavoro di bonifica che nell’industria. Va rilevato che più della metà del campione era composto da fumatori. Nell’arco di tempo esaminato 15.557 persone sono morte, considerando le diverse cause: 1.053 hanno avuto un ictus e 4.185 di infarto. Considerando il tasso di mortalità standard, spiegano gli esperti, i lavoratori esaminati, avevano più probabilità di morire di una malattia cardiovascolare rispetto alla popolazione generale, anche tenendo conto del maggior rischio legato al fumo.
http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com/2012/05/08/studio-britannico/
SICUREZZA SUL LAVORO E SANZIONI
28 Aprile giornata mondiale contro l’amianto
E’ stato ricordato che dal 1992 con la legge 257 è stato vietata l’estrazione, importazione, l’esportazione, la produzione e la commercializzazione dell’amianto ma, paradossalmente, non il divieto di utilizzo dell’amianto.
28 Aprile giornata mondiale contro l’amianto
28 Aprile giornata mondiale contro l’amianto
L’Amianto è fra noi
MILANO: RINVIATO AL 23 FEBBRAIO 2012 IL PROCESSO AI DIRIGENTI PIRELLI
Ieri 19 dicembre si è tenuta la prima udienza del processo contro gli 11 dirigenti della Pirelli di Milano. Durante l’udienza il nostro comitato ha inoltrato i documenti per la costituzioni di parte civile.
Anche Medicina Democratica, l’Associazione Italiana Esposti Amianto e la CGIL hanno chiesto di costituirsi parte civile.
Queste costituzioni sono avvenute in clima particolare. Proprio in questi giorni il Comune di Casale Monferrato, città simbolo della lotta all’amianto che vanta il triste primato delle vittime e di morti, sembra intenzionato ad accettare l’offerta del miliardario svizzero Stephan Schimidheiny, uno dei padroni della Eternit che gli ha offerto una cifra tra i 18 e i 20 milioni di euro in cambio della revoca della costituzione di parte civile del Comune. Tanti soldi, maledetti e subito, per uscire dal processo. Il nostro comitato nell’esprimere la sua solidarietà alle famiglie delle vittime si associa alle proteste dei cittadini che hanno manifestato contro questo tentativo di corruzione e contro chi si è venduto alla logica del grande capitalista responsabile di tanti lutti.
Dopo aver accumulato enormi profitti sulla pelle delle persone mandandole coscientemente alla morte, oggi grazie ai soldi cercano di comprarsi l’impunità.
Non esiste cifra che possa risarcire i danni e i lutti provocati dagli assassini.
Il nostro Comitato che da sempre si batte contro la monetizzazione della salute e della vita umana, si è presentato parte civile nel processo contro i dirigenti Pirelli, chiedendo un euro di risarcimento per dimostrare ai padroni che non siamo in vendita, e il prossimo 23 febbraio 2012 sapremo se il giudice ci ammetterà o no come parte civile.
La storia dell’amianto è lastricata di enormi profitti per gli industriali che lo impiegavano e di gravi lutti per chi è stato esposto alle fibre killer. Le sostanze cancerogene, uscendo dalle fabbriche hanno inquinato l’aria e le falde acquifere e l’intero territorio circostante.
In Lombardia ci sono ancora 2.800.000 metri cubi di amianto da smaltire.
In Italia ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto sparse sul territorio, una bomba a orologeria da disinnescare al più presto.
Bisogna bonificare i luoghi di lavoro e il territorio: solo così sarà possibile fermare la mattanza che continua a mietere vittime, 4.000 morti l’anno.
Il diritto alla salute ignorato e calpestato ogni giorno da affaristi e sfruttatori può essere difeso solo dal movimento operaio e popolare organizzato.
I lavoratori e i cittadini non hanno di fronte solo degli imprenditori assassini, ma un intero sistema che legittima lo sfruttamento e favorisce la ricerca del massimo profitto a scapito della vita umana e della natura. Istituzioni, come il comune di Casale Monferrato, che davanti al dio denaro sono disposti a mettere sotto i piedi i principi costituzionali e la difesa della salute e della vita umana.