L’esplosione dei tumori in un Paese da bonificare

Il rapporto del Ministero della Salute e Istituto superiore di Sanità incrocia i dati di mortalità, incidenza oncologica e ricoveri ospedalieri. Svelando l’ovvio: vicino alle bombe ambientali ammalarsi è più facile

di Michele Sasso L'esplosione dei tumori in un Paese da bonificare

I siti contaminati italiani provocano tumori mortali. E vanno bonificati il prima possibile. È la conclusione del progetto “Sentieri”, lo studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento, un progetto finanziato dal Ministero della salute e coordinato dall’Istituto superiore di sanità.

Dai fumi di Taranto ai veleni della ex fabbrica chimica Caffaro di Brescia il rapporto aggiunge due parametri che raccontano il rischio per chi vive vicino a discariche, aree contaminate, ex zone industriali diventate bombe ambientali: i ricoveri ospedalieri e l’incidenza dei tumori.

Sotto osservazione il rischio dei cosiddetti “Sin”, i siti di interesse nazionale per la gravità dell’inquinamento.
Sono 18 le aree che necessitano bonifiche urgenti e nel rapporto vengono passate sotto la lente dei dati di mortalità, l’analisi dell’incidenza oncologica e i casi di ricovero in ospedale. Ovunque risultati preoccupanti.

PIU’ MALATTIE PER TUTTI
«Abbiamo fatto un passo un più con l’incrocio dei dati sanitari. Ogni sito ha una sua vita propria e anche malattie diverse» spiega Roberta Pirastu dell’Università di Roma, coordinatrice del progetto sentieri: «L’analisi, in aggiunta alla mortalità, dei dati riguardanti l’incidenza oncologica e i ricoveri ospedalieri è cruciale. Quando si ha a che fare con patologie ad alta sopravvivenza, infatti, lo studio della sola mortalità porterebbe a sottovalutarne l’impatto effettivo».

Si scopre quindi che per il tumore della tiroide in alcuni siti sono state rilevate vere esplosioni: a Brescia-Caffaro più 70 per cento per gli uomini e più 56 per le donne; nei Laghi di Mantova, dove il polo chimico-industriale si estende su 260 ettari di ciminiere e torce: più 74 per cento. E ancora alla raffineria della cittadina siciliana di Milazzo: un balzo del 40 per cento per le donne.

Sempre grazie alle analisi dell’incidenza oncologica e dei ricoverati, a Brescia-Caffaro sono stati osservati eccessi per quelle sedi tumorali che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro associa al melanoma o al tumore della mammella e per i linfomi non-Hodgkin con i pericolosi policlorobifenili, le sostanze prodotte qui e sversate nei terreni che hanno contaminato tutta la catena alimentare. L’incidenza di melanoma rivela un eccesso del 27 per cento tra gli uomini e del 19 per cento tra le donne, mentre i ricoveri ospedalieri per la medesima malattia fanno registrare un eccesso rispettivamente del 52 per cento e del 39 per cento.

INCUBO AMIANTO
Capitolo a parte per l’esposizione ad amianto subita dalle popolazioni residenti e che risulta evidente, per gli uomini, dai dati relativi al mesotelioma, il terribile cancro che colpisce i polmoni di chi ha respirato le microparticelle. Schizzano verso l’alto nei Sin siciliani di Biancavilla (Catania) e Priolo (a pochi chilometri da Siracusa), dove è documentata la presenza di asbesto e fibre asbestiformi.

Stessa sorte nelle aree portuali di Trieste, Taranto, Venezia e con attività industriali a prevalente vocazione chimica (Laguna di Grado e Marano, Priolo, Venezia) e siderurgica (Taranto, Terni, Trieste): un dato, questo, che conferma la diffusione dell’amianto nei siti contaminati anche al di là di quelli riconosciuti in base alla presenza di cave e fabbriche di eternit.

Dall’analisi del profilo di rischio oncologico risulta anche una maggiore incidenza di tumore del fegato in entrambi i generi riconducibile, in termini generali, a un diffuso rischio chimico nei pressi di ex industrie chimiche, raffinerie, acciaierie e discariche.

Ma non si tratta solo di tumori. Nel territorio del Basso bacino del fiume Chienti, nelle Marche, sono emersi eccessi per le patologie del sistema urinario, in particolare le insufficienze renali, che inducono a ipotizzare un ruolo causale dei solventi alogenati dell’industria calzaturiera.

A Porto Torres (Sassari) si registrano eccessi in ambedue i sessi e per tutti gli esiti considerati (mortalità, incidenza oncologica, ricoveri ospedalieri) per patologie come le malattie respiratorie e il tumore del polmone, per i quali si suggerisce un ruolo delle emissioni di raffinerie e poli petrolchimici. Stesse patologie rilevate a Taranto dove anni di emissioni degli stabilimenti metallurgici hanno inciso sui polmoni di chi vive a pochi centinaia di metri dalle ciminiere.

Questo è il quadro che emerge: un Paese da bonificare per abbassare il numero di uomini e donne che ogni anno si ammalano di tumore.

fonte

Malato d’amianto, carattere di ferro

>
Malato d’amianto, carattere di ferro: “Sono un sopravvissuto alla fabbrica”
Commenti

image
Silvestro Capelli ha 70 anni ed è uno dei pochi lavoratori a cui è stata riconosciuta l’esposizione all’amianto. Sabato pomeriggio c’era anche lui alla sede di via Magenta del “Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio”
di Laura Lana
Silvestro Capelli, operato nel ’96 per un tumore alla laringe: ha recuperato la voce grazie a una grande forza di volontà (Spf)

Sesto San Giovanni, 28 aprile 2014 – Un lavoro che debilita, che può anche uccidere e di cui ci si ammala. E giornate come queste, in cui si ricordano i compagni scomparsi, che diventano le più lunghe. Silvestro Capelli ha 70 anni, «71 tra 20 giorni, per la precisione», ed è uno dei pochi lavoratori a cui è stata riconosciuta l’esposizione all’amianto. Sabato pomeriggio c’era anche lui alla sede di via Magenta del «Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio», dopo il tradizionale corteo fino alla lapide di via Carducci dedicata ai caduti in fabbrica.

«Mi si chiude la gola. È troppo difficile ricordare. Quanti amici persi. Io sono uno dei sopravvissuti», racconta seduto vicino al suo cane, Barry White, in omaggio alla sua passaione per il jazz. Nostalgia e mito negli anni si sono sedimentati nel raccontare l’ex Stalingrado d’Italia. Eppure per loro, per gli ex bredini, la fabbrica è stata altro. «Un luogo di fatica e dolore, un ambiente malsano, un posto anche di morte e di malattia. La fabbrica per noi rappresenta tutto questo». Per Silvestro la fabbrica è anche quel buco che ha in gola e quello sforzo non immaginabile che deve fare per pronunciare ogni parola, anche se la sua voce corre spedita. In Breda c’è stato 17 anni. Ha lavorato «in un ambiente pieno di amianto» e nel 1992 si è ammalato. Quattro anni dopo è stato operato di tumore alla laringe e dopo due mesi di riabilitazione è tornato a parlare. «C’è voluta una grandissima forza di volontà per ottenere questi risultati. Non è stato per niente facile. Da 16 anni, gratuitamente, aiuta i pazienti che hanno subìto interventi simili. Dei miei allievi non c’è nessuno che non sia tornato a parlare. Ne sono molto orgoglioso».

Silvestro è arrivato a Sesto dal Mantovano nel 1952, dopo che suo padre aveva già iniziato a lavorare in città. «Era il 24 maggio, un sabato. Ho visto questa miriade di tute blu, che sembravano tante formichine che lavoravano. Sesto mi è apparsa come una città medievale, solo che le mura erano quelle degli stabilimenti e non di un forte. Eravamo divisi da Monza dalla Falck, da Milano dalla Pirelli e in mezzo c’erano tutte le altre fabbriche: la Osva, la Campari, la Garelli, la Breda». Vita di fabbrica, dove ci ammalava. «Franco Camporeale è stata la prima vittima, ormai vent’anni fa. Era il mio compagno di turno, saldavamo le aste. Aveva 45 anni quando è morto. Sotto questi capannoni immensi, i reparti erano divisi da strisce gialle pitturate a terra. Tutti abbiamo mangiato l’amianto, ma solo ad alcuni è stata confermata l’esposizione». Silvestro è tra questi. «Però per lo Stato sono un invalido civile, così costo meno. Continuerò a lottare perché mi venga riconosciuta l’invalidità da lavoro».

laura.lana@ilgiorno.net

Arriva da Siena la speranza contro il “tumore da amianto”

image
L’amianto è un nemico che l’Italia ha imparato a conoscere troppo tardi, quando ormai fabbriche e case ne erano piene. Non sono pochi, purtroppo, i casi di inquinamento da amianto sparsi per tutto il territorio nazionale, alcuni saliti agli onori della cronaca altri ancora sconosciuti. Le polveri di amianto, se respirate a lungo e senza protezione, attaccano i polmoni e causano uno dei tumori più aggressivi al mondo: il Mesotelioma Pleurico.
La bonifica dei luoghi inquinati, anche se necessaria e dovuta, non porta alcun beneficio in chi è già ammalato, ma la ricerca potrebbe e a Siena si sta forse per arrivare a una possibile speranza di cura per questo tipo di tumore in particolare. E’ quanto emerge da due studi che hanno coinvolto non solo i ricercatori senesi ma anche quelli dell’Istituto Tumori di Napoli-CRom e della Temple University di Philadelphia, coordinati dal genetista italiano Antonio Giordano. Gli studi, dopo averci ricordato che cosa è il Mesotelioma Pleurico (“tumore che ha origine dalla trasformazione neoplastica del mesotelio, il sottile tessuto che avvolge la cavita’ pleurica e altri organi interni“) ci ricorda che esso non si manifesta nell’immediato ma anche dopo dieci o venti anni dall’esposizione all’amianto.
Infine, i ricercatori descrivono il lavoro fatto, ovvero dei test sull’effetto di nuovi agenti antitumorali su cellule di Mesotelioma, in particolare tramite un farmaco che riattiva la proteina onco-soppressore P53, senza la quale i tumori si diffondono rapidamente nell’organismo. Il farmaco si chiama MK-1775 e, in combinazione con il Cisplatino, permetterebbe di trattare il Mesotelioma riducendone l’aggressività e forse permettendone anche una guarigione, o comunque una tolleranza prolungata da parte del corpo. Sarebbe già un grande risultato se si potesse anche solo tramutare una malattia del genere in disturbo cronico, ovvero duraturo ma trattabile. Le prospettive ci sono e gli studi sono in corso per raggiungere al più presto l’obiettivo.
http://benessere.guidone.it/2014/01/11/arriva-da-siena-la-speranza-contro-il-tumore-da-amianto/

AMIANTO: LETTERA AI SENATORI

 

Pubblichiamo la lettera spedita a tutti i singoli capigruppo del Senato della Repubblica da parte del Coordinamento delle Associazioni e Comitati, di cui fa parte anche il nostro il “Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio”.

AL SENATORE

CAPO GRUPPO DEL PARTITO

SENATO DELLA REPUBBLICA

ROMA

 

Oggetto: sostegno al pdl n 8 “Norme a tutela dei lavoratori, dei cittadini e dell’ambiente dall’amianto, nonché delega al Governo per l’adozione di un testo unico in materia di amianto”

 

Il presente Coordinamento nazionale delle associazioni degli ex esposti e delle vittime dell’amianto fa presente che il 15 marzo scorso è stato presentato il PDL n. 8 (Casson e altri): “Norme a tutela dei lavoratori, dei cittadini e dell’ambiente dall’amianto, nonché delega al Governo per l’adozione di un testo unico in materia di amianto”.

Tale progetto di legge è frutto dell’impegno e del lavoro, oltre che dei firmatari, delle associazioni che lottano perchè l’amianto venga eliminato dal territorio nazionale e perché tutti problemi derivati dalla sua presenza vengano affrontati e risolti. Si tratta di problemi di ordine sanitario, ambientale e risarcitorio che sono stati messi particolarmente in luce nei molti processi in corso, in particolare quello contro la multinazionale ETERNIT di cui il 6 giugno è stata pronunciata la sentenza dalla Corte d’Appello di Torino, e di cui si è a lungo dibattuto nella Seconda Conferenza Nazionale, organizzata dal precedente Governo dal 22/24 novembre 2012 a Venezia.

Il progetto di legge 8 è, a nostro avviso, la sintesi di tutti i problemi che riguardano l’amianto ed propone le relative e necessarie soluzioni. Il progetto di legge indica anche i costi degli interventi sanitari, di bonifica e di risarcimento delle vittime e degli ex esposti e le modalità di farvi fronte.

 

Chiediamo pertanto al Vostro Gruppo di prenderlo in seria considerazione e di farlo Vostro sia con la firma di uno o più senatori, sia impegnandoVi a farlo discutere nelle Commissioni competenti per accelerare i tempi della sua approvazione.

 

Vi ringraziamo per l’attenzione e, in attesa di un cortese cenno di risposta, Vi inviamo i nostri migliori saluti

 

Per il Coordinamento Nazionale

Fulvio Aurora

fulvio.aurora@virgilio.it

Tel. 3392516050

 

Milano, 24 giugno 2013

 

Il Coordinamento è formato dalle seguenti associazioni: 

 

A..E.A. – MONFALCONE

A. E.. A. – FVG

E.A.R.A. – TRIESTE

COM.PERM.ESP.AMIANTO–AMBIENTE – MESSINA

A.F.E.V.A. – LA SPEZIA

A.V.A.N.I. – BRONI

COMITATO PER LA . DIFESA DELLA SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO E NEL TERRITORIO S.S.GIOV. – MILANO

CO.P.A.L. – MILANO

A. I. E. A. NAZIONALE – MILANO

COMITATO CAVE ALL’AMIANTO NO GRAZIE – PARMA

http://www.comitatodifesasalutessg.com/2013/06/25/amianto-lettera-ai-senatori/

AMIANTO: APPELLO SENTENZA ETERNIT

 

alcuni rappresentanti del nostro Comitato al processo Eternit il 3 giugno a Torino

alcuni rappresentanti del nostro Comitato al processo Eternit il 3 giugno a Torino

COMUNICATO STAMPA

 3 giugno 2013 Torino

  

CONFERMATA LA SENTENZA DI CONDANNA

 

Ancora una volta la forte partecipazione e presenza dei lavoratori, dei cittadini e delle associazioni solidali che si battono da oltre trent’anni contro l’amianto  ha contribuito ad una nuova vittoria: la conferma della condanna di Schmidheiny.

La corte d’appello di Torino ha condannato l’imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny a 18 anni per disastro doloso e omissione di cautele antinfortunistiche che in primo grado era stato condannato a 16 anni. I giudici hanno esteso la responsabilità dell’imputato anche agli stabilimenti di Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia). 

Il coordinamento delle associazioni considera questo giudizio fortemente positivo in quanto non solo conferma la condanna ma sono stati mantenuti la maggior parte dei risarcimenti e hanno goduto del risarcimento anche diversi abitanti dei comuni interessati all’esposizione all’amianto,  pur senza aver contratto malattie da esso derivate, e le associazioni delle vittime già riconosciute come  parte civile nel processo: AFEVA, AIEA e MEDICINA DEMOCRATICA. Questa sentenza rafforza la determinazione delle associazioni nazionali e internazionali presenti all’ascolto della  sentenza che per l’occasione si sono riunite e hanno ribadito le seguenti decisioni:

 

  1. A sostegno del finanziamento del Piano Nazionale Amianto e della proposta di legge n. 8 del 15 marzo 2013 del Sen. Casson le associazioni presenti oggi hanno deciso di organizzare entro settembre una manifestazione nazionale davanti al Parlamento prima che venga approvata la legge finanziaria.A tale scopo si è deciso di contattare tutte le associazioni e i capigruppo parlamentari chiedendogli di sostenere la proposta di legge del Sen. Casson e tutte le iniziative il cui obiettivo è quello di tutelare la salute dei cittadini.

 

  1. Le associazioni presenti hanno deciso di lanciare una petizione a livello europeo per l’eliminazione definitiva dell’amianto da tutti i paesi e per perseguire i responsabili della catastrofe internazionale prodotta a puro scopo di profitto, cercando di stabilire un legame tra i vari paesi e fare azione comune,sostenendo tutte le cause giudiziarie in corso e promuovendo ulteriori azioni e ricorsi in materia.

 

  1. Le associazioni chiedono con forza che a livello europeo venga acquisita la migliore legislazione in atto sull’amianto. Si rileva che la legislazione francese relativamente al Fondo Vittime dell’amianto ha stanziato una somma di circa dieci volte superiore a quella stanziata dal governo italiano. Inoltre il Fondo francese prevede il risarcimento  a tutti i cittadini che sono stati esposti all’amianto, non solo in ambito professionale ma anche ambientale.

  

  1. Nei vari paesi europei gli Istituti assicurativi hanno il compito di accertare le malattie professionali e di indenizzarle, vedi Inail in Italia. E’ evidente che si manifesta un palese conflitto d’interesse laddove l’ente che dovrebbe accertare la malattia professionale ha tutto l’interesse a non riconoscerla. Si rivendica dunque la necessità di individuare un ente terzo (nello specifico il servizio di prevenzione della A-USL) che accerti  la malattia professionale, evitando le speculazione sulla vita dei lavoratori e dei cittadini vittime dell’amianto.

 

  1. Si rivendica infine l’abolizione della prescrizione del reato, presente nella legiglazione italiana ed europea , che riguarda gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, convinti che non ci possa essere un termine per il diritto alla salute e il risarcimento del danno di qualunque cittadino esposto sia in ambito lavorativo che ambientale all’amianto e altri agenti inquinanti.

  

Le associazioni presenti che fanno parte del Coordinamento Nazionale Amianto:

 

AIEA Onlus

Medicina democratica, Movimento di Lotta per la Salute

Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio

AVANI

COPAL

CAOVA Comitè d’aide et d’orientation des victimes de l’amiante (Suisse)

Ban Asbestos France

ABEVA Bruxelles

Centro Studi Sereno Regis di Torino

 

Per ulteriori comunicazioni ed informazioni si prega di Contattare

Fulvio Aurora 339-2516050

Michele Michelino 335-7850799

Amianto killer alla Breda, contributi negati a 19 operai

Amianto killer alla Breda, contributi negati a 19 operai

La decisione dell’Inail

 

Alla Breda Fucine ci sono stati più di cento morti per malattie derivanti dall’amianto: ex operai ma anche alcuni familiari, soprattutto le mogli che lavavano le tute dei mariti
di Laura Lana

 
Le proteste dei "Bredini" (Spf)

Le proteste dei “Bredini” (Spf)

di Laura Lana

Sesto San Giovanni, 15 maggio 2013 – A due mesi di distanza, gli ex bredini si trovano ancora al punto di partenza. Ancora una volta saranno sotto la sede regionale dell’Inail a manifestare contro il mancato riconoscimento dei contributi previdenziali per gli ultimi ex lavoratori della Breda Fucine che hanno subìto l’esposizione all’amianto. Per tutta la mattina il «Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio» sarà in strada a Milano con una «forte e rumorosa protesta».

«Faremo sentire forte la nostra voce e la nostra presenza anche con forme di lotta eclatanti – annuncia il portavoce Michele Michelino -. Alla Breda Fucine ci sono stati più di cento morti per malattie derivanti dall’amianto: ex operai ma anche alcuni familiari, soprattutto le mogli che lavavano le tute dei mariti». Eppure solo a pochissimi ex lavoratori è stata riconosciuta la malattia professionale e l’esposizione alla fibra killer. «Ad altri che lavoravano nella stessa fabbrica, nello stesso capannone, con la stessa mansione a un metro di distanza l’uno dall’altro, come i saldatori, e che erano divisi solo da una riga gialla che delimitava il reparto, l’Inail continua a negare la certificazione di esposizione all’amianto». Una battaglia fatta di metri lineari di documentazione prodotta e inviata all’Inail e di sentenze già passate in giudicato contro l’Inps che riconoscono l’esposizione al materiale.

«Dopo mesi di proteste e di trattative, in cui l’Inail si era dichiarata disponibile a risolvere il contenzioso sui benefici previdenziali per le ultime 19 ex tute blu, è arrivata la risposta negativa», commenta amareggiato Michelino. Per l’ente, le «sentenze prodotte non sono confortate da atti a valenza probatoria (rilevazioni, indagini ambientali, fatture di acquisto)». «Eppure i diversi processi attivati hanno evidenziato proprio quelle che per l’Inail sono mancanze, riconoscendo le ragioni dei lavoratori», rimarca il portavoce del comitato sestese. Che non si arrende e promette di continuare in quella che è «una battaglia di civiltà, per ristabilire un po’ di equità, portando avanti diritti fino a oggi negati». Chi è stato esposto all’amianto, oltre a rischiare la contrazione di patologie correlate, deve anche fare i conti con un’aspettativa di vita minore di circa dieci anni rispetto al resto della popolazione. Proprio per questo, la legge prevedeva sorveglianza sanitaria gratuita e un «risarcimento»: i benefici previdenziali che permettevano di andare in pensione un po’ prima.

«L’Inail è l’ente che deve riconoscere e indennizzare le malattie professionali derivanti dall’amianto – ricorda Michelino -. È stato stimato che l’ammontare delle disponibilità liquide parcheggiate nella tesoreria di Stato dall’ente sia di 17 miliardi di euro. Il nostro comitato, insieme a tutte le associazioni delle vittime, da anni chiede di istituire un organismo terzo, che possa certificare il danno e le malattie professionali».

laura.lana@ilgiorno.net

GIORNATA MONDIALE CONTRO L’AMIANTO


 

In ricordo di tutti i lavoratori assassinati in nome del profitto

 

contro lo sfruttamento degli esseri umani e la distruzione della natura

 

Sabato 27 aprile 2013 – ore 16.00 corteo

 

partenza dal Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” di via Magenta 88,

Sesto San Giovanni, fino alla lapide di via Carducci


http://www.comitatodifesasalutessg.com/2013/04/25/giornata-mondiale-contro-l-amianto/#permalink