Processo Eternit ultimissime, il difensore di Schmidheiny: responsabilità solo dei dirigenti italiani

Maxi processo Eternit: il pm chiede vent'anni per i due imputati

Nella nuova udienza al maxiprocesso Eternit in corso a Torino contro i ‘signori dell’amianto’ ha continuato oggi la sua arringa il difensore del magnate svizzero Stephan Schmidheiny. L’arringa era iniziata nell’udienza di martedì scorso, durante la quale l’avvocato Astolfo Di Amato aveva sostenuto la tesi della non imputabilità dei reati per il suo assistito, in quanto lui aveva sempre gestito l’azienda nel rispetto delle regole della sicurezza per i lavoratori, stanziando anche ingenti somme per garantirla. Il discorso dell’avvocato Alleva, anche lui legale di Schmidheiny, ha seguito questa linea, scaricando l’intera responsabiltà dei gravi fatti accaduti nelle ‘fabbriche della morte’ sui dirigenti italiani.

L’arringa non è piaciuta alle associazioni dei famigliari delle vittime e ai sindacati, che sostengono come questa linea difensiva voglia semplicemente affossare le responsbilità dei due magnati, facendo a scarica barile sui dirigenti italiani che sono già stati processati, nel ’93, e che hanno subito condane estremamente lievi considerata la gravità della situazione, grazie alle attenuanti e allaprescrizione.

Il processo riprenderà lunedì 7 novembre, con la replica della Procura.

Continuano le arringhe della difesa, anche Schmidheiny non è responsabile dei reati imputatigli

Anche il primo dei legali di Stephan Schmidheiny ha pronunciato la sua arringa difensiva; la linea è stata la stessa dell’avvocato del barone belga De Marchienne, ovvero la non colpevolezza del magnate svizzero riguardo ai reati di disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautela nell’ambiente di lavoro. Al contrario, ha sostenuto l’avvocato Astolfo Di Amato, il gruppo svizzero di cui Schmidheiny era a capo avrebbe stanziato 70 miliardi di lire per la sicurezza negli ambienti di lavoro. Tali dichiarazioni hanno suscitato perplessità nei cittadini intervenuti al processo. Lunedì prossimo Di Amato concluderà la sua arringa, cui farà seguito quella dell’avvocato Alleva, anche lui difensore del magnate svizzero, che si concluderà nella giornata di martedì.

Nel frattempo resta sempre vivo l’impegno dei cittadini di Casale Monferrato, città dell’alessandrino sede dello stabilimento Eternit più importante d’Italia, nella lotta contro l’amianto: una delegazione partita da questa città ha infatti preso parte alla manifestazinoe organizzata dall’Andeva, l’associazione francese dei famigliari delle vittime dell’amianto, a Saint Quentin, a 170 km da Parigi. La manifestazione chiedeva un processo contro la multinazionale come quello di Torino, e si batteva contro la cancellazione del fondo nazionale per le vittime minacciata dal governo Sarkozy.

L’arringa della difesa, De Marchienne dev’essere assolto

Si è conclusa al maxiprocesso Eternit di Torino l’arringa finale dell’avvocato Cesare Zaccone, legale del barone belga Louis De Cartier De Marchienne, indagato insieme allo svizzero Stephan Schmidheiny per disastro ambientale e omissione volontaria di cautela negli ambienti di lavoro. Secondo il parere dell’avvocato Zaccone, il barone ottantanovenne andrebbe assolto, in quanto ‘non ha commesso il fatto‘, e in ogni caso i reati ascrittigli sono ormai caduti inprescrizione. Il barone, fino al ‘71, era semplicemente amministratore di una società che partecipava con l’Eternit solo in una percentuale del 21%, e non esistono prove a conferma del fatto che avesse, a quel tempo, alcun ruolo gestionale. Quando poi, nello stesso anno, divene effettivamente amministratore della Eternit, ‘era solto un componente del cda che peraltro stava a mille chilometri di distanza‘.

Si attendono, dalla prossima udienza, le arringhe dei difensori di Schmidheiny.

Concluse le richieste di parte civile, si riprende il 29 settembre

All’udienza di stamattina del maxiprocesso contro la multinazionale dell’amianto si sono tenute le ultime conclusioni degli avvocati di parte civile: più di cento legali si sono avvicendati in tre udienze rispettando il limite imposto dal giudice Casalbore di non più di un quarto d’ora per ciascuno. Ritmi rispettati così bene al punto da permettere la sospensione delle udienze per la pausa estiva ventiquattro ore prima del previsto.

L’ultimo avvocato di parte civile a parlare è stato Sergio Bonetto, in un discorso che è stato una sorta di sintesi di tutto ciò di cui si è trattato nelle ultime udienze: l’avvocato ha espresso il concetto che in questo processo le parti civili non sono ‘una componente accessoria. Esse rappresentano simultaneamente le vittime e la prova di questa gigantesca tragedia, e il danno morale da esse patito prescinde dal fatto che abbiano subito o meno un danno concreto‘. Proprio come in un caso di tentato omicidio, dice Bonetto, per il quale non si negherebbero mai i danni morali a chi ha avuto la propria vita in pericolo.

La prossima udienza, dopo la pausa estiva, sarà il 29 settembre, quando inizieranno le arringhe finali degli avvocati della difesa.

Il pm Guariniello chiede 20 anni per Schmidheiny e de Marchienne

Dopo cinquanta udienze dalla sua apertura, il 10 dicembre 2009, oggi al maxi processo Eternita Torino, il pm Raffaele Guariniello ha espresso la richiesta di condanna per i due imputati: 12 anni per lo svizzero Stephan Schmidheiny, 64enne, e 12 anche per l’89enne barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne, i padroni della multinazionale che si è resa responsabile della morte di migliaia di persone, non solo lavoratori in fabbrica, a causa del tumore che si sviluppa respirando le sottilissime fibre d’amianto.

Processo Eternit ultimissime: il pm chiede 20 anni per Schmidheiny e de Marchienne

Ai 12 anni chiesti da Guariniello vanno ad aggiungersene ‘automaticamente’ altri 8, poiché il reato è stato continuato nel tempo. In aggiunta ai vent’anni di carcere, il pm ha chiesto per gli imputati l’incapacità per tre anni di trattare con la pubblica amministrazione, la perpetua interdizione dai pubblici uffici e l’interdizione per dieci anni dalla direzione di imprese.

Lunedì prossimo la palla passerà alla difesa.

NOSTRA INCHIESTA / BAGNOLI, LA STORIA INFINITA Amianto, la strage continua: picco nel 2020

A Torino è in corso il processo a carico dei proprietari dell’Eternit, accusati di disastro doloso permanente e inosservanza delle misure di sicurezza. Nello stabilimento flegreo 394 operai sono morti di asbetosi. I familiari sono in attesa di giustizia: la sentenza è prevista per fine anno. Ma secondo gli studi eseguiti dal docente della Sun Massimo Menegozzo, i rischi legati alla polvere sottile non sono affatto scongiurati: tra nove anni è previsto il record di malattie tumorali


Forse in pochi si ricordano che Bagnoli prende il nome da “balneolis”, per la sua natura termale. Parte integrante dei Campi Flegrei, ricco di storia e di stufe naturali, il quartiere è diventato nel tempo il simbolo della industrializzazione di Napoli, sede di uno dei più importanti insediamenti industriali del mezzogiorno e in particolare delle acciaierie dell’Ilva, ex Italsider, attive dall’inizio del ’900 e dismesse dagli anni novanta. Parlare di Bagnoli significa raccontare del suo sviluppo industriale e poi della sua crisi, degli operai, che hanno lavorato nelle acciaierie e dei figli che hanno preso il loro posto. Ma significa anche raccontare di una strage silenziosa che ancora oggi si sta consumando. Parliamo dei 394 operai dello stabilimento Eternit, che sono morti di asbestosi, una terribile forma di tumore al polmone, che colpisce chi è stato a contatto con l’amianto, e di altri 190 in fin di vita. I loro familiari sono in attesa finalmente di avere giustizia dopo vent’anni. E non dalla Procura di Napoli. C’è voluto un magistrato torinese, Raffaele Guariniello, per mettere sotto accusa i due proprietari dell’Eternit, il miliardario svizzero Stephan Schmidhaeny e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne. Il reato è pesantissimo: disastro doloso permanente e inosservanza delle misure di sicurezza sui luoghi di lavoro. Un processo storico. Il primo in Europa con un collegio legale internazionale: 3 mila vittime, 4 mila parti civili, la richiesta di 5 miliardi di risarcimento. Un processo anche lampo: iniziato il 10 dicembre 2009, si chiuderà a fine anno.

Le testimonianze
Drammatiche le testimonianza rese al processo dai sopravvissuti. Racconta Bruno Carnevalis, 70enne, operaio alla sfilacciatrice del reparto amianto dal ’69 all’80. “Nel 74 mi venne diagnosticata una bronchite cronica con enfisema. Nel ’77 mi venne riconosciuta l’asbestosi come malattia professionale. L’Inail mi dava 200 mila lire al mese. Ma ho continuato comunque a lavorare nel reparto dell’amianto blu. Il medico di fabbrica mi disse che si trattava di un po’ di bronchite”. “Alla fine – conclude l’ex operaio – me ne sono andato nell’80 perché non ce la facevo più. Avevo l’affanno, non riuscivo più ad alzare i sacchi. Il caporeparto mi disse di firmare le dimissioni. Lo feci. Sapeva che stavo male”. Dalla sua deposizione è emerso che a Bagnoli “l’ambiente era molto polveroso e che si maneggiava l’amianto con le mani”. “Il ricambio d’aria non c’era – precisa Carnevalis – nel reparto non c’erano finestre. Il sabato mattina pulivamo la sfilacciatrice o con la spazzola o con la scopa e la polvere andava tutta a terra. Abitavo a 300 metri dallo stabilimento. Mia moglie mi vedeva rientrare dalla finestra e mi diceva che ero tutto sporco di amianto. Una signora che abitava al secondo piano si è ammalata eppure non ha mai lavorato lì”. Le visite di esterni, anche quelle degli ispettori non erano a sorpresa. “Quando c’era qualche visita bisognava pulire a fondo lo stabilimento”.

I soggetti a rischio
Ma chi pensa che la strage di amianto sia un ricordo lontano si sbaglia. A quanto dicono gli esperti, il picco della malattia deve ancora arrivare. C’è chi continua ad ammalarsi di mesotelioma o di asbestosi. C’è chi continua a morire. Perchè è vero che la fabbrica dell’Eternit è stata chiusa venti anni fa, ma la contaminazione ha riguardato anche chi non vi ha mai lavorato: mogli e figli degli operai, che portavano a casa le tute sporche del lavoro, abitanti della zona che hanno respirato – senza saperlo – le polveri sottili prodotte dallo stabilimento. Secondo uno studio eseguito dal professore Massimo Menegozzo, docente di Medicina del Lavoro alla Seconda Università di Napoli, e responsabile dal 2003 del registro mesoteliomi della Campania, l’amianto è causa non solo del tumore alla pleura e al peritoneo, ma anche del tumore al polmone, della laringe e dell’ovaio. Menegozzo, in qualità di consulente della Procura di Torino nel processo all’Eternit, ha svolto una ricerca epidemiologica su 2.336 ex lavoratori dell’Eternit di Bagnoli. Nel 49 per cento dei deceduti si sono riscontrate patologie correlate all’amianto. E proprio i dati raccolti nel corso del processo dicono che il picco tumorale causato dall’amianto dell’Eternit sia previsto per il 2020. Lo stesso ex sindaco, Rosa Russo Iervolino, sentita a Torino, ha ammesso: “Le operazioni di bonifica sono cominciate nel 2006 ma c’era amianto anche dove non avrebbe dovuto esserci e l’inquinamento era più vasto e profondo del previsto: il materiale era interrato anche di cinque metri, invece dei soliti tre”.“Attendiamo con fiducia la sentenza a fine anno – dice Giovanni Sannino, segretario generale Fillea Campania – ci auguriamo che sia una sentenza esemplare. C’è una grande sete di giustizia da parte degli operai e dei loro familiari. Abbiamo chiesto 300mila euro a testa come risarcimento, nella consapevolezza che niente potrà restituire i propri cari”.

http://denaro.it/blog/2011/09/21/amianto-la-strage-continua-picco-nel-2020/

Torino: il “maxi-processo Eternit” sta per concludersi.

I termini Eternitamianto e asbesto, meno conosciuto, vengono spesso usati in modo indiscriminato, evocando paure ed ansie irrazionali in coloro che ne sentono parlare, soprattutto perché in Italia i problemi e le ricadute sociali correlate alle malattie (soprattutto professionali) provocate dalla respirazione di fibre di asbesto (asbestosi, mesotelioma, carcinomi polmonari, tumori del tratto gastro-intestinale, della laringe e di altre sedi), non vengono quasi mai trattati. Cos’è quindi l’asbesto, e come si collega al famigerato Eternit? L’asbesto, o amianto, già noto a Strabone, Plutarco e Plinio, è in generale un insieme di minerali appartenenti al gruppo dei silicati, mentre l’Eternit è, più specificatamente, un marchio di fibrocementi, il cui brevetto fu registrato nel 1901 da Ludwich Hatschek (il quale brevettò un’ amalgama  di amianto e cemento), prodotto su scala industriale negli anni successivi ed impiegato soprattutto in campo edile come materiale da copertura.

L’inalazione della parte fibrosa dell’amianto provoca la comparsa di diverse patologie, menzionate all’inizio, tutte caratterizzate da un lungo intervallo di tempo fra l’inizio dell’esposizione e la comparsa della malattia. Nel caso dell’asbestosi ad esempio la quantità di asbesto che resta nei polmoni è legata alla quantità totale di fibre inalate, e dunque all’intensità e alla durata dell’esposizione, rappresentando quindi una tipica patologia professionale. Il mesotelioma è un tumore maligno che colpisce la pleura o il peritoneo, e non si manifesta quasi mai in popolazioni non esposte ad amianto o suoi derivati, ma rappresenta il 15% dei tumori che colpiscono persone affette da asbestosi, tenendo di conto il fatto che il tempo di latenza di questa malattia è dell’ordine di decenni e può superare anche i 40 anni dall’inizio dell’esposizione. Inoltre l’esistenza di casi di mesotelioma nei residenti e nei familiari mostra come possano essere pericolose anche esposizioni a basse concentrazioni di asbesto.

Il nesso amianto-mesotelioma è stato stabilito inequivocabilmente da Selikoff nel 1964. Fatto questo doveroso preambolo possiamo iniziare a raccontare la storia di un genocidio silenzioso e lungo, che ha inizio nel 1906, quando la fabbrica del “materiale miracoloso”apre i battenti a Casale Monferrato, piccolo centro presso Alessandria. La famiglia Schmidheiny fino agli ’80 (l’impianto di Casale Monferrato viene chiuso nel 1986) possiede fabbriche Eternit in 16 paesi, e l’ultimo erede è Stephan Schmidheiny, che prende in mano l’intero gruppo nel 1975 all’età di 28 anni. Oggi è uno degli uomini più ricchi della Terra, ha lavorato con Bill Clinton, ed è stato rappresentante dell’ ONU per lo sviluppo sostenibile. Intanto comincia la strage silente dei lavoratori, delle loro mogli e dei loro figli, che respirano polvere di asbesto nelle strade, nei cortili, nelle loro case. Maria Ottone ha 76 anni, ha perduto suo fratello, sua cognata e suo padre, e dice all’indomani della requisitoria contro gli imputati al maxi-processo il 14 giugno 2011: “Mio fratello se n’è andato in 50 giorni: mesotelioma al peritoneo. Sua moglie poco dopo: lavava gli abiti da lavoro di mio padre e di mio fratello. Mio padre si è ammalato di asbestosi.<..> Mi aspetto che vengano condannati e siano costretti a spendere per bonificare il terreno”.

Nel 2004, a seguito di denunce di alcuni ex immigrati italiani in Svizzera per essersi ammalati negli stabilimenti elvetici di Eternit, il procuratore vicario torinese Raffaele  Guariniello, affiancato dai pmSara Panelli e Gianfranco Colace, ha raccolto 200 mila pagine di documenti e le testimonianze di ex dirigenti della multinazionale. Sotto accusa c’è la strategia dei vertici internazionali dell’azienda, nelle persone di Stephan Schmidheiny, miliardario svizzero, nonché novello guru dell’ambientalismo (pubblica un saggio sullo sviluppo eco-sostenibile nel 1992, dal titolo “Cambiare rotta”, stesso anno in cui in Italia viene messo al bando l’amianto,), e del vecchio barone belga Jean Louis Narie Ghislan de Cartier de Marchienne. I due vengono accusati di disastro doloso e omissione volontaria di misure antinfortunistiche, per le morti legate alla lavorazione dell’amianto nelle quattro sedi italiane di Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia), e Bagnoli (Napoli). L’indagine epidemiologica disposta dai pm in questi stabilimenti ha rintracciato 577 lavoratori o cittadini colpiti dall’amianto, anche se i decessi attribuibili ad asbestosi causata dalla lavorazione o dagli scarti delle fabbriche Eternit si riveleranno essere molto maggiori (circa 2000).

Il processo si apre nel 2009 a Torino, con la prima udienza preliminare, durante la quale si apprende che l’INAIL ha speso 246 milioni di euro per indennizzare le vittime di asbestosi, cifra che vorrebbe riavere dai proprietari della multinazionale. Come sempre sono presenti di fronte al tribunale le donne e gli uomini dell’ “Associazione Famigliari Vittime di Amianto” con i loro striscioni “Via l’amianto”, “Giustizia” e “Fermiamo la strage”.

“Pensi che per anni l’Eternit regalava ai dipendenti i sacchi di polverino come una specie di benefit aziendale: per rifare l’aia, coibentare i tetti e proteggere dal freddo. Una sorte di polvere magica che con l’acqua diventa dura come un cementino sottile”, racconta l’ex sindacalista Bruno Pesce, che nel 1995 coordinò il “Comitato Vertenza Amianto”, in prima fila nella battaglia contro l’azienda Eternit, e da sempre a fianco delle vittime e dei loro parenti.

L’undici luglio dell’anno in corso sono iniziate le udienze di conclusione delle parti civili, presso il tribunale di Torino: l’INAIL condanna in solido i due imputati e le società del gruppo per un importo di 185,5 milioni, ovvero il totale degli indennizzi concessi a 1651 lavoratori. L’avvocato Jean-Paul Teissonière alla 54ª udienza del processo Eternit, l’ultima prima della pausa estiva, ha sottolineato la valenza internazionale del processo di Torino esprimendosi in questi termini : “Non è una catastrofe locale, non è dovuta a circostanze impreviste ma è il risultato di organizzazione aziendale finalizzata a profitti eccezionali”.

I processi in Svizzera intanto sono caduti in prescrizione, mentre in Italia si attende la presentazione delle conclusioni  di tutte le parti civili (oltre 6000), per arrivare a settembre alla sentenza definitiva da parte dei giudici. Almeno questa è la speranza.

A. U. 

http://www.newnotizie.it/2011/08/31/torino-il-maxi-processo-eternit-sta-per-concludersi/

Presentata la Campagna Provincia Eternit Free

In Italia l’amianto è ancora killer, ma oggi si può dire basta. Grazie alla Campagna Provincia Eternit Free , di Legambiente eAzzeroCO2, i cittadini possono scegliere di eliminare l’amianto e passare al fotovoltaico: gruppi territoriali e Conto Energia sono la soluzione per un impianto solare su ogni tetto, per liberarsi dalle coperture in eternit in pochi anni e ridurre le emissioni di gas serra. Se ne è parlato ieri mattina all’incontro “Provincia Eternit Free, opportunità finanziarie per i cittadini. L’accordo Legambiente e Intesa Sanpaolo”, alla Sala Artistica del Seminario Metropolitano di Via XX Settembre a Torino.

“Legambiente e Intesa Sanpaolo hanno sottoscritto un accordo di collaborazione per avviare specifiche iniziative in tema di sostenibilità ambientale e di risparmio energetico”, spiega Sandro Scollato, responsabile nazionale della campagna Eternit Free. “Oltre alla realizzazione di attività di sensibilizzazione e a progetti di formazione, il programma contempla l’individuazione delle principali tipologie di intervento di risparmio energetico e, in forma congiunta, le relative soluzioni finanziarie da proporre ai cittadini”.

A diciotto anni dalla legge 257 del 1992 che lo metteva al bando, l’amianto è ancora molto diffuso in Italia e tanti siti contaminati attendono di essere bonificati. L’amianto è nei tetti, nelle condutture, nei cassoni per la raccolta di acqua potabile, nelle canne fumarie o all’interno dei pavimenti vinilici. L’Italia è stata il secondo paese produttore europeo e tra i principali consumatori di amianto. Secondo le stime del CNR e di Ispesl ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di questo materiale tossico sparse per il territorio nazionale e un miliardo circa di metri quadri di coperture in eternit sui tetti.

La campagna “Provincia Eternit Free” prevede la bonifica delle coperture in eternit e la sostituzione di queste con impianti fotovoltaici: questa soluzione consente di utilizzare oltre agli incentivi del quarto conto energia, entrato in vigore lo scorso 1 giugno, anche un extra incentivo pari a 5 cent di euro per kWh prodotto dall’impianto fotovoltaico installato, per 20 anni. Facciamo un esempio: per una superficie di 200 mq a fronte di una spesa di 100.000€ (tra bonifica e istallazione dell’impianto fotovoltaico) si ha nei 20 anni un vantaggio economico pari a circa 220.000 € (tra incentivi, premio e risparmio in bolletta). Il tempo, inoltre, di ritorno di un investimento per la sostituzione di una superficie in amianto è indicativamente di 12-13 anni. Dopo è addirittura un guadagno!

“Il Piemonte è la Regione che ha subito i maggiori danni causati dall’amianto, molto è già stato fatto ma tanto rimane da fare, soprattutto sui tetti dei privati cittadini – dichiara Marilisa Schellino, direttore Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta –. Questo è il momento di metterci insieme per trasformare una grana in un’opportunità: con gli incentivi, l’aiuto delle istituzioni e del credito, oggi si può. Ad oggi in Piemonte hanno già aderito alla campagna Eternit Free le Province di Torino, Alessandria, Asti e  Vercelli, stipulando un accordo volto a promuovere sul territorio le azioni della campagna. Sono già in molti i piemontesi che hanno inviato le schede di interesse per sostituire i loro tetti in eternit con i pannelli fotovoltaici; ad oggi si tratta di una superficie di circa 400 mila metri quadri di tetti da bonificare. Sono numerosi i cittadini che hanno segnalato piccole metrature e proprio su questi si sta dedicando attenzione nell’organizzare dei gruppi territoriali per far fronte all’impegno spesa di realizzazione”.

Con la campagna “Provincia Eternit Free” Legambiente vuole proporre soluzioni concrete sia per chi è proprietario di un piccolo immobile, sia per chi è proprietario di grandi superfici. Cosa può fare quindi un cittadino che scopre l’amianto sul tetto e vuole sostituirlo con un impianto fotovoltaico? Se si tratta di sostituire una piccola superficie, ad esempio, dal tetto di una casa o di un condominio (fino ai 2000 mq), si compila la scheda di adesione alla campagna Provincia Eternit Free. Il cittadino viene poi indirizzato a uno dei gruppi territoriali già operanti sul territorio e verrà sostenuto nelle procedure economiche e di realizzazione volte alla sostituzione dell’amianto e all’installazione degli impianti fotovoltaici.

Se invece si tratta, ad esempio, del tetto di un capannone industriale dai 2000 mq in su si compila la scheda di adesione alla campagna Provincia Eternit Free e Legambiente comunica i dati della superficie da bonficare ad AzzeroCO2 che provvede al sopralluogo per la valutazione tecnico/economica dell’intervento. Ci sono poi 2 scenari: se il proprietario investe direttamente nella bonifica, AzzeroCO2 sviluppa il progetto e si occupa della realizzazione dell’intervento. Se, invece, il proprietario non investe direttamente, AzzeroCO2 si fa carico delle spese di bonifica, ricopertura e realizzazione e, grazie ai proventi del Conto energia, sviluppa il progetto, realizza l’impianto e lo gestisce per 20 anni.

La riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra rappresenta una priorità delle amministrazioni locali europee impegnate a dare il loro contributo per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal pacchetto energia (+20+20-20). La tecnologia fotovoltaica può sicuramente aiutarci a conseguire in tempi brevi i target prefissati. “Provincia Eternit Free” è quindi un’ottima occasione per attivare sul territorio un programma che coniughi la promozione delle fonti rinnovabili, la bonifica dell’amianto e determini una riduzione della bolletta energetica del territorio, l’eliminazione di sostanze pericolose per la salute pubblica (amianto e composti), la valorizzazione dell’energia fotovoltaica e la valorizzazione del migliore incentivo previsto dal nuovo Conto energia.

L’amianto non rappresenta un rischio per la salute se rimane integro, ma diventa pericoloso se è in cattivo stato di conservazione, usurato o rotto. Secondo l’Istituto Superiore per la Prevenzione (ISPESL), ogni anno si registrerebbero almeno 4000 decessi, dovuti in generale all’esposizione professionale (le modalità di accertamento sono sancite dall’articolo 224 del Decreto Legislativo n.81 del 9 aprile 2008), ambientale e domestica alla fibra killer. L’Agenzia dell’OMS per la ricerca sul cancro (IARC) classifica l’amianto come sicuramente cancerogeno per l’uomo, capace di provocare tumori della pleura (mesoteliomi), del polmone, della laringe, dell’ovaio, dello stomaco e del colon. Non esiste un limite di concentrazione delle fibre al di sotto del quale l’amianto possa considerarsi innocuo. A basse concentrazioni il rischio è minore, ma non diventa mai zero.

Circa il 70 per cento dei tumori deriva da esposizione professionale; per il 15-20 per cento sono colpite le popolazioni che abitano attorno ad un centro di pericolo (un’azienda o una miniera). La malattia, inoltre, può manifestarsi anche quarant’anni dopo l’esposizione; per questo motivo gli epidemiologi prevedono che la mortalità per tumori da amianto (mesotelioma) aumenterà ancora, per raggiungere il picco all’incirca nel 2020. Negli edifici occorre ricercarne la presenza soltanto se sono stati costruiti prima del 1992, anno della messa al bando di produzione e commercio. Gli organismi preposti ai controlli sono ASL e l’ARPA. Il proprietario dell’immobile (in caso di condomìni, l’amministratore) ha il dovere di segnalare alla ASL la presenza di amianto attraverso una scheda di censimento, in genere scaricabile dal sito Internet della Regione di appartenenza.

Per maggiori approfondimenti sulla campagna Provincia Etenit Free: www.azzeroco2.com. I consigli su come fare e a chi rivolgersi per la rimozione dell’amianto dal proprio tetto suviviconstile.org. Il dossier completo di Legambiente sui danni da amianto sulegambiente.it

http://www.greenews.info/

L’uso di amianto è vietato in MT


Scrittura News 24 ore


L’uso indiscriminato di amianto in Brasile, un paese che produce la maggior parte del minerale nella produzione di piastrelle, serbatoi d’acqua, lastre piane utilizzati per coperture, pavimenti, pannelli di chiusura e proprietà acustiche, crea gravi rischi per la salute umana.L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha rilevato che la materia prima aumenta il rischio di malattie come il cancro ai polmoni, laringe, stomaco, colon-retto, rene, tra gli altri.

Per avere un’idea del pericolo che l’amianto è, basta controllare che 48 nazioni, compresa l’Unione europea, Giappone, Australia, Cile, Argentina e Uruguay, vietare la produzione e l’uso di amianto e prodotti che lo contengono. In Brasile, oltre due dozzine di contee e gli stati di Sao Paulo, Rio de Janeiro, Rio Grande do Sul e Pernambuco svolgono funzioni analoghe a tutelare la salute della sua popolazione.

E ora in Mato Grosso è anche il prodotto vietato dopo il 30 giugno scorso, grazie ad un’iniziativa del Sig. Giuseppe Riva a sostegno dei leader di partito, che ha portato legge n. 9583 Day il 4 luglio, che vieta l’uso di prodotti, materiali o dispositivi contenenti qualsiasi tipo di amianto o amianto o altri minerali che casualmente hanno fibre di amianto nella sua composizione e altre questioni.

“E ‘cancerogeno per l’uomo e un rischio per i consumatori in generale non hanno informazioni su come manipolare o utilizzare questi prodotti e sono accompagnati da molto meno nella loro salute periodicamente.Motivo per cui vi è un intenso dibattito e riscaldato sul divieto permanente del loro uso in tutto il paese “, spiega il parlamento.

Oltre al cancro del polmone, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riconosce che l’esposizione agli aumenti di amianto il rischio di asbestosi (una malattia causata dal aerazione di polveri di amianto, che consiste nel tentativo di guarire tessuto polmonare causata da fibre minerali silicato di amianto), e anche il mesotelioma, un altro tipo di cancro.

Il disegno di legge è venuto a ricevere il veto del Governo dello Stato, che è stato spodestato dai deputati. Secondo la legislazione in vigore fino a quando non è la sostituzione definitiva dei materiali prodotti o dispositivi, installati o in uso, contenenti amianto e le attività di demolizione, riparazione e manutenzione, non sarà consentito l’esposizione umana a concentrazioni di polvere al di sopra 1 / 10 (un decimo) di fibre di amianto per centimetro cubo (0,1 f / cc). Coloro che disobbedire alla legge è soggetto alle disposizioni dell’articolo 65 della Legge n. 7.110/99, che si occupa di promozione, tutela e conservazione della salute individuale e collettiva e lo stato del Mato Grosso e altre misure. Cioè, si commette un infrazione di salute.

Come un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli dell’amianto, Rep. Giuseppe Riva briga di inserire l’istituzione della legge “Settimana di protezione contro l’amianto”, che si verifica ogni anno durante la settimana che comprende il 28 aprile.

AMIANTO – inteso come l’amianto o asbesto la forma fibrosa di silicati minerali appartenenti ai gruppi di rocce metamorfiche delle bobine. Cioè, crisotilo (amianto bianco) e anfiboli, tra i quali, actinolite, amosite (amianto bruno), l’antofillite, crocidolite (amianto blu), tremolite o qualsiasi miscela contenente uno o più di questi minerali.

 http://www.24horasnews.com.br/index.php?mat=376013

Cancro e amianto, un nuovo test per diagnosi precoci

Amianto

Ricercatori della New York University hanno realizzato un test precoce per il cancro al polmone provocato dall’amianto. L’esame permette di riconoscere le fasi iniziali della malattia identificando alcune proteine prodotte dalle cellule tumorali.

Grazie al test presentato durante il cogresso annuale dell’American Association for Cancer Research i ricercatori hanno scovato 15 casi su 19 nei primi stadi di mesotelioma pleurico, il più frequente dei tumori maligni collegati all’esposizione a fibre di amianto. Buone notizie: il test è sensibile all’80% dei casi e non dà falsi positivi. Un passo avanti per migliorare le cure nei confronti di uno dei tumori più subdoli che ogni anno provoca nel mondo dalle 15.000 alle 20.000 vittime.

Individuare un paziente in fase 1, ricorda uno degli autori della sperimentazione, Harvey Pass, consente di curare gli unici “pazienti che sembrano trarre beneficio dalla terapie per mesotelioma” e che sono solo il 10-15% dei pazienti totali.

http://salute24.ilsole24ore.com

Il killer amianto: ecco cosa fa

Casale Monferrato conosce bene le conseguenze legate al contatto con l’amianto. Lo sa bene per le tante malattie che continuano a copire e colpiranno ancora la città. Ma per capire realmente cosa comporti la fibra killer riportiamo un breve quadro delle patologie collegate, tratto dal libro A come amianto – Edizioni Ediesse s.r.l. – Autore Laura Conti;

La respirazione di fibre di asbesto (ed anche l’ingestione, anche se la questione è ancora controversa), può determinare malattie diverse, tutte comunque caratterizzate da un lungo intervallo di tempo fra l’inizio dell’esposizione e la comparsa della malattia. Questo intervallo, chiamato “tempo di latenza”, è in genere di decenni. Il rischi per la salute è direttamente legato alla quantità ed al tipo di fibre inalate, alla loro stabilità chimica, ed ad una predisposizione personale a sviluppare la malattia. 
Le malattie principali che possono essere provocate dall’asbesto sono:

  • asbestosi;
  • mesotelioma;
  • carcinomi polmonari;
  • tumori del tratto gastro-intestinale, della laringe e di altre sedi

 

Asbestosi
È una malattia respiratoria cronica legata alle proprietà delle fibre di asbesto di provocare una cicatrizzazione (fibrosi) del tessuto polmonare; ne conseguono irrigidimento e perdita della capacità funzionale. Le fibre di asbesto penetrano con l’aria attraverso la bocca ed il naso, procedendo poi lungo la faringe, la laringe, la trachea e i bronchi fino ad arrivare agli alveoli polmonari. Qui l’aria giunge a stretto contatto con il sangue e, attraverso una sottilissima membrana, cede ossigeno e assorbe anidride carbonica. La superficie totale di scambio è molto estesa e può essere alterata dall’inalazione di polveri non inerti, fra cui la silice e l’asbesto.
Le vie respiratorie possono ostacolare la penetrazione di particelle che abbiano un diametro maggiore di cinque millesimi di millimetro, in quanto sono dotate di ciglia sottilissime e capaci di una continua produzione di muco: le particelle vengono così bloccate e poi, con movimenti regolari o con colpi di tosse, espulse.
Molti studi hanno dimostrato che la pericolosità delle fibre di asbesto è legata al diametro molto piccolo e a una lunghezza superiore a cinque millesimi di millimetro. È stato dimostrato che una parte dell’asbesto che viene respirato non riesce ad essere espulsa e resta negli alveoli dove provoca una irritazione (alveolite): sembra che questo sia il primo passo per l’instaurarsi di lesioni cicatriziali e quindi di una vera e propria asbestosi. La quantità di asbesto che resta intrappolata nei polmoni è legata alla quantità totale di asbesto inalato, e dunque all’intensità e alla durata dell’esposizione: l’asbestosi è pertanto una malattia in cui esiste una stretta relazione fra “dose” di asbesto inalata e “risposta” dell’organismo, quindi tipica di una esposizione professionale.
La crocidolite ha una pericolosità maggiore degli altri tipi di asbesto, forse per la maggiore rigidità delle sue fibre e dunque per motivi aerodinamici, o forse per le sue caratteristiche ultramicroscopiche, essendo ogni fibra costituita da un elevatissimo numero di microfibrille. I sintomi dell’asbestosi sono simili a quelli delle altre malattie respiratorie croniche: l’affanno, prima da sforzo e poi anche a riposo, la tosse, che spesso è di tipo secco, la debolezza dovuta alla riduzione della quantità di ossigeno che dagli alveoli passa al sangue. 
La diagnosi si basa innanzitutto sui sintomi riferiti dal lavoratore, sull’auscultazione del torace, che può mettere in evidenza rumori patologici alle basi polmonari, sugli accertamenti radiografici, che possono mostrare la presenza di opacità irregolari, e sulle prove di funzionalità respiratoria, con cui si rileva un deficit di tipo restrittivo. 
La malattia insorge dopo un periodo di latenza di molti anni e inizia in modo graduale. Il decorso della malattia è molto variabile e, in tempi più o meno lunghi, porta ad un aggravamento dei disturbi respiratori, accompagnato da un ingrandimento e da una maggiore diffusione delle opacità radiologiche, e da un progressivo aumento del deficit funzionale. Nel corso degli anni si può giungere a quadri di insufficienza respiratoria gravissimmi e infine mortali. La malattia può inoltre essere complicata da infezioni, da germi comuni o tubercolari; inoltre in polmoni asbestotici, è più facile l’insorgenza anche di tumori polmonari e mesoteliomi pleurici. 
Non esiste una terapia specifica per l’asbestosi e non è possibile pertanto una guarigione delle lesioni polmonari: la terapia è essenzialmente mirata a ostacolare le complicanze infettive e a migliorare, nei limiti del possibile, le capacità respiratorie.

 

Mesotelioma
È un tumore maligno che può colpire le membrane sierose di rivestimento dei polmoni (pleura) e degli organi addominali (peritoneo).
I mesoteliomi sono quasi inesistenti nella popolazione non esposta ad asbesto, ma rappresentano il 15% dei tumori che colpiscono persone affette da asbestosi: l’individuazione di mesoteliomi deve pertanto sempre far sospettare un’esposizione ad asbesto. 
Sono stati descritti casi di mesotelioma in persone residenti intorno a miniere di asbesto o nelle città sede di insediamenti industriali con lavorazioni dell’amianto, in familiari venuti in contatto con le polveri accumulatesi sulle tute di lavoratori direttamente esposti.
L’esistenza di mesoteliomi nei residenti e nei familiari mostra che possono essere pericolose anche esposizioni a basse concentrazioni di asbesto. In genere il tempo di latenza (ovvero il tempo che intercorre tra l’esposizione ad amianto e la comparsa della malattia) è dell’ordine di decenni e può anche superare i 40 anni dall’inizio dell’esposizione. 
I sintomi del mesotelioma sono legati ad una compressione dei visceri che sono a contatto con la massa tumorale; per lo più il primo segno nelle forme toraciche è costituito da un versamento pleurico, spesso emorragico, con rapide recidive, con affanno, tosse stizzosa e comparsa insistente di alcune linee di febbre.
La diagnosi si basa essenzialmente sulla presenza dei sintomi e esami radiografici. In tutti i casi sospetti l’indagine viene approfondita con altri esami strumentali, fra cui la T.A.C. e con esami istologici al microscopio di prelievi bioptici (pleuroscopia). In ogni caso la diagnosi differenziale fra tumore polmonare diffuso alla pleura e mesotelioma è spesso difficoltosa. 
Il decorso dei mesoteliomi è quasi sempre molto rapido, accompagnato da un progressivo deterioramento delle condizioni generali. Sono possibili diffusioni del tumore ad altre sedi (metastasi) per il passaggio delle cellule tumorali nel circolo ematico o linfatico.
La sopravvivenza è in genere inferiore a un anno dalla scopera del tumore, e specialmente in soggetti giovani può limitarsi a soli sei mesi. A oggi non sono state individuate terapie efficaci.

 

Carcinoma polmonare
Il carcinoma polmonare è in generale il ttumore maligno più frequente. Come per l’asbestosi anche per i carcinomi polmonari è stata riscontrata una stretta relazione con la quantità totale di asbesto inalata e con l’abitudine al fumo di tabacco. Il rischio di contrarre questo tumore nei non fumatori non esposti ad asbesto è risultato di 11 su 100.000 persone l’anno; nei non fumatori esposti ad asbesto è risultato circa 5 volte superiore; nei fumatori che non sono esposti ad asbesto è circa 10 volte superiore, ed è addirittura oltre 50 volte superiore nei fumatori che sono anche esposti ad asbesto. L’eliminazione almeno del fumo è quindi in grado di contribuire a ridurre la probabilità di contrarre tumori polmonari anche in lavoratori che sono stati esposti ad asbesto. 
I sintomi possono essere molto diversi e per lo più, tosse con catarro, affanno, dimagrimento, compromissione grave delle condizioni generali.
La diagnosi è principalmente radiografica e può essere completata dall’esame microscopico dell’espettorato e da altri accertamenti strumentali.
Il decorso è caratterizzato da un progressivo deterioramento delle condizioni di salute e della possibilità di ulteriori disturbi legati a localizzazioni metastatiche in altri organi. Per alcuni tumori più piccoli e in fase iniziale si può tentare un’asportazione chirurgica radicale, ma i risultati sono spesso insoddisfacenti. Anche l’efficacia di trattamenti farmacoloogici e radianti è purtroppo, a tutt’oggi, molto relativa.

Tumori del tratto gastro-intestinale, della laringe e di altre sedi
Numerosi studi hanno mostrato che la mortalità per tumori in genere è più alta neii lavoratori esposti a polveri libere di asbesto che nella popolazione generale, e in particolare sembrano più frequenti i tumori del tratto gastro-intestinale e della laringe. L’aumento della frequenza per queste malattie è comunque molto inferiore rispetto a quello descritto per i tumori polmonari ed è a tutt’oggi oggetto di studi per una migliore comprensione dei meccanismi che lo determinano. 
Anche per questi tumori i disturbi sono rappresentati da compromissione dello stato generale di salute, da disturbi della funzione stessa degli organi colpiti e da segni di compressione degli organi adiacenti. Altri disturbi possono dipendere da localizzazioni metastatiche. 
Il decorso è progressivo: molte forme iniziali possono essere aggredite chirurgicamente ed eventualmente si possono praticare terapie radianti o farmacologiche.

Fabrizio Laddago

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Seregno: un 25 Aprile con buona partecipazione

 

Seregno – Un buon pubblico, nonostante la concomitanza con la Pasquetta, ha fatto da cornice oggi alle celebrazioni svoltesi a Seregno per ricordare la ricorrenza del 25 aprile.
Ad aprire il programma, concordato come ormai prassi consolidata dall’amministrazione comunale e dal Comitato antifascista, è stata una santa Messa di suffragio per i caduti di tutte le guerre, officiata nella basilica San Giuseppe da monsignor Silvano Motta. «Questo giorno -ha spiegato il prevosto nell’omelia- diede inizio ad una nuova epoca per la nostra nazione. Il sindaco Giacinto Mariani qui rappresenta i seregnesi che nella resistenza, fatta da uomini di buona volontà e di diverse ispirazioni, circostanza che anche oggi ci dovrebbe servire ad esempio, hanno cercato la strada per ritrovare la democrazia. Sia questo un paradigma contro ogni tentazione di oligarchia». 
È seguito un corteo per le vie del centro storico, aperto dalle autorità civili e militari e dagli esponenti delle associazioni d’arma e combattentistiche, che ha avuto come tappe il parco 25 Aprile, dove il primo cittadino ha reso omaggio alla lapide ai partigiani che hanno sacrificato la loro vita per la patria, ed al municipio di via Umberto I, per il tradizionale alzabandiera, e come meta finale la piazza Vittorio Veneto, dove è stata deposta una corona di fiori ai piedi del monumento ai caduti. Subito dopo, il coro Il Rifugio, diretto da Fabio Triulzi, ha intonato alcune canzoni proprie del suo repertorio, prima che il Corpo musicale Santa Cecilia, guidato da Mauro Bernasconi, che già aveva accompagnato il corteo, eseguisse l’inno nazionale. 
I presenti si sono quindi spostati nella sala civica monsignor Gandini di via XXIV Maggio, teatro della commemorazione ufficiale. «Il 25 aprile – ha sottolineato il sindaco – fu una pagina gloriosa della nostra storia, un aratro che ha tracciato una cesura con un governo liberticida e posto le basi per una Costituzione ancora oggi attuale. L’articolo 1 di questa Costituzione fonda la nostra Repubblica sul lavoro, ma oggi non siamo in grado di garantire a tutti un lavoro, soprattutto alle nuove generazioni, quelle più penalizzate secondo le statistiche». Quindi, la conclusione: «L’Italia attuale non è l’Italia che vogliamo. Nei nostri primi centocinquant’anni, abbiamo fallito l’obiettivo di riconoscerci in ideali comuni. Ora dobbiamo impegnarci per centrarlo». 
Il giro dei discorsi è stato quindi completato da Massimo Pozzi, vicepresidente del Comitato antifascista, che ha ripercorso l’operato anche culturale dell’associazione negli ultimi tre lustri, e da Cecilia Veneziano, rappresentante dell’Anpi provinciale, che ha elogiato le diverse componenti sociali che favorirono la liberazione dal giogo nazifascista.
Infine, prima di confluire nell’attigua galleria Mariani di via Cavour, dove è stata aperta la mostra «I temi della Costituzione nella pittura di Aldo Tuis», visitabile fino al prossimo 8 maggio (orari: il giovedì, il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19), sono stati premiati Silvestro Capelli, operaio della Breda laringectomizzato a causa di un tumore provocato dall’amianto inalato in fabbrica, per il suo impegno nel mondo del lavoro, argomento scelto quest’anno come filo conduttore dei festeggiamenti, in riferimento all’articolo 1 della Carta costituzionale, e Marco De Paolis, magistrato militare, che a La Spezia ha avuto il merito di istruire i processi sui più importanti eccidi nazisti, tra i quali quelli di Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema, i cui fascicoli in precedenza erano stati celati nel cosiddetto “armadio della vergogna”.
P.Col.

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sc1.JPGhttp://www.ilcittadinomb.it/stories/Cronaca/200937_seregno_un_25_aprile_con_tannta_gente/

 

Amianto, oggi è la giornata mondiale in memoria delle vittime

Scritto da Piergiorgio Pescarolo

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Quattromila morti all’anno e oltre 20 milioni di tonnellate ancora da bonificare. O, se vogliamo tradurlo in termini pratici, un miliardo di metri quadri ancora presenti sui tetti degli edifici; i problemi connessi allo smaltimento causati, spesso, dalla scarsa cura da parte delle aziende che se ne occupano, e che in alcuni casi si trasforma in vera e propria criminalità (quante volte l’informazione ci ha fatto scoprire discariche illegali nell’acqua e nel terreno?). Di più: spesso, le istituzioni non hanno affrontato il problema di una efficace vigilanza. Tutto questo ha provocato – e tuttora provoca – un gran numero di vittime, che oggi (28 aprile) vengono ricordate nella Giornata mondiale dedicata alle vittime dell’amianto, nell’ambito della Giornata mondiale della Salute e sicurezza sul lavoro.

La questione legata all’amianto, si può dire, è antica quanto l’utilizzo di questo materiale. Già alla fine dell’800, infatti, alcuni studi scientifici avevano osservato come l‘esposizione all’asbesto potesse costituire una delle cause scatenanti di alcune gravi malattie dell’apparato respiratorio, come il mesotelioma pleurico e il carcinoma polmonare. E durante la Seconda guerra mondiale una ricerca condotta in Germania registrò come, diminuendo l’esposizione all’amianto, le malattie respiratorie per i lavoratori diminuissero.

In Italia, dove in alcune zone – principalmente in Piemonte, dove a Casale Monferrato per molti anni è stata attiva una fabbrica di Eternit; e nel nord est (Gorizia e Monfalcone), ma anche al sud – il problema amianto è da molti anni al centro di incessanti dibattiti fra il Governo e le Associazioni per le vittime dell’amianto. La prima norma definitiva è del 1992, con la Legge 257 che ordinò il divieto di utilizzo dell’amianto e la bonifica di tutti i manufatti che lo contenevano. Altrettanto importante, nella stessa legge venne sancito il riconoscimento delle malattie connesse all’esposizione all’amianto comemalattie professionali.

Questo, tuttavia, non ha impedito ad alcune aziende di continuare l’utilizzo dell’amianto – chiamato EternitFibronit – nei procedimenti di fabbricazione e nei prodotti, con la conseguenza che il numero delle vittime, di fatto, non si è mai arrestato. Basta una sola fibrad’amianto (del diametro di un millesimo di millimetro), per causare un principio di malattia mortale.

Per questo, oggi, la Giornata mondiale della Salute e sicurezza sul lavoro celebra la Giornata mondiale alla memoria delle Vittime dell’amianto. Recentemente, alcune associazioni nazionali e locali hanno inviato al Governo un appello che chiede giustizia per le vittime, un sistema di controllo e smaltimento efficace al 100% per la completa dismissione dell’amianto, l’attivazione di un fondo dedicato ai familiari delle vittime.

In Italia, oggi, si celebrano alcune importanti iniziative. A Casale Monferrato si svolgerà l’assemblea internazionale “Un mondo senza amianto”, alla quale partecipano rappresentanti di associazioni provenienti da Italia, Europa, Brasile, India e USA.

A Torino è in programma il convegno “A che punto è la notte”, organizzato dal Consiglio di Indirizzo e vigilanza dell’Inail: uno studio che tasta il polso all‘attuale situazione normativa,per dare il via a eventuali indicazioni su aggiornamenti legislativi.

http://www.greenme.it/informarsi/eventi-e-iniziative/4719-amianto-oggi-e-la-giornata-mondiale-in-memoria-delle-vittime

AMIANTO E CANCEROGENI: BASTA MORTI SUL LAVORO E DI LAVORO.

la lapide in via Carducci in ricordo dei nostri morti a Sesto San Giovannila lapide in via Carducci in ricordo dei nostri morti a Sesto San Giovanni

In ricordo di tutti i lavoratori assassinati in nome del profitto

contro lo sfruttamento degli esseri umani e la distruzione della natura

Sabato 30 aprile 2011 – ore 16.00 corteo

partenza dal Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” di via Magenta 88,

Sesto San Giovanni, fino alla lapide di via Carducci

http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com/2011/04/27/amianto-e-cancerogeni-basta-morti-sul-lavoro-e-di-lavoro/