AMIANTO ASSASSINO



Amianto assassino,
quale sarà mai
ora,
il mio destino ?

Sin da giovane
con te
ho lavorato,
la tua
caratteristica,
ho sempre ignorato.

Ti trovavo
negli impianti,
solo ora
nell’averti preso in mano,
ho rimpianti.

Sino ad oggi
non ti conoscevo,
sol che eri
un ottimo isolante,
sapevo.

Tranquillamente
ti manipolavo
chi m’insegnava
il mestiere,
imitavo.

Nemmeno
lui
il tuo potere
conosceva,
ogni confidenza
si prendeva.

Schiere di lavoratori
in ogni luogo
accomunati,
ma molti di loro
oggi,
se ne sono andati.

Non in pensione
come tanto
avevan sperato,
ma sotto terra
con il corpo
devastato.

Devastato
da un amianto vigliacco,
che solo dopo anni
di esposizione,
va all’attacco.

Quando ormai
nessuno ci pensa,
quando del corpo
ormai indebolita,
è la resistenza.

Per un’ignoranza
nel suo utilizzo assoluta,
per l’interesse di qualcuno,
voluta.

Per l’interesse
di qualcuno
un’esposizione
ancor oggi protratta,
perché diversamente,
gli sarebbe
costata.

Ma la tasca
di qualcuno
è più importante,
della vita
di qualche lavorante.

Che se serve
si può sostituire,
per un costo
che così
va a diminuire.

Così
il guadagno del potente
è assicurato,
l’equilibrio politico,
rinsaldato.

E se
alzo la testa
per non volerlo
più respirare,
vengo accusato
di non aver voglia
di lavorare.

Perché l’equilibrio
di una nazione,
è sulle spalle
di chi
di questo sistema
vuole la rimozione.

Quello di
lasciare morire
migliaia di lavoratori,
per il bene
di speculatori.

Che compiono
indegnamente
questa loro azione,
nell’indifferenza
quasi totale,
della nazione.

VITTIME DELLO SFRUTTAMENTO

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

Morti sul lavoro, morti bianche, infortuni mortali nel 2013

Sono documentati 17 lavoratori morti per infortuni sui luoghi di lavoro dall’inizio dell’anno e 25 (stima minima) se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere

 

22 gennaio

Nel 2012 sono morti 1180 lavoratori (stima minima) di cui 624 SUI LUOGHI DI LAVORO ( tutti documentati). Si arriva a superare il numero totale di oltre 1180 vittime se si aggiungono i lavoratori deceduti in itinere e sulle strade che sono considerati (giustamente), per le normative vigenti, morti per infortuni sul lavoro a tutti gli effetti. L’Osservatorio considera “morti sul lavoro” tutte le persone che perdono la vita mentre svolgono un’attività lavorativa, indipendentemente dalla loro posizione assicurativa e dalla loro età. Molte vittime non hanno nessuna assicurazione e muoiono lavorando in “nero”ed intere categorie non sono considerate morti sul lavoro.Praticamente sono morti sul lavoro invisibili. Vedrete quante di queste morti, come gli anni scorsi, spariranno dalle statistiche ufficiali quando ci sarà il resoconto del 2012, che è sempre intorno a -20% rispetto ai rilevamenti dell’osservatorio.

Non sono segnalati a carico delle province i lavoratori morti sul lavoro che utilizzano un mezzo di trasporto e i lavoratori deceduti in autostrada: agenti di commercio, autisti, camionisti, ecc.. e lavoratori che muoiono nel percorso casa-lavoro / lavoro-casa. La strada può essere considerata una parentesi che accomuna i lavoratori di tutti i settori e che risente più di tutti gli altri della fretta, della fatica, dei lunghi percorsi, dello stress e dei turni pesanti in orari in cui occorrerebbe dormire, tutti gli anni sono percentualmente dal 50 al 55% di tutti i morti sul lavoro. Purtroppo è impossibile sapere quanti sono i lavoratori pendolari sud-centro nord, centro-nord sud, soprattutto edili meridionali che muoiono sulle strade percorrendo diverse centinaia di km nel tragitto casa-lavoro, lavoro-casa. Queste vittime sfuggono anche alle nostre rilevazioni, come del resto sfuggono tanti altri lavoratori, soprattutto in nero o in grigio che muoiono sulle strade. Tutte queste morti sono genericamente classificate come “morti per incidenti stradali”

 

LA MORTE ACCOMPAGNA TUTTI I GIORNI I LAVORATORI CHE VANNO A LAVORARE IN VECCHI CAPANNONI

LA MORTE ACCOMPAGNA TUTTI I GIORNI GLI OPERAI E GLI IMPIEGATI QUANDO ENTRANO NELLE VECCHIE FABBRICHE CHE NON SONO RISTRUTTURATE CON LE NORMATIVE ANTISISMICHE DEL 2005

Dopo il terremoto in Emilia risulta evidente che milioni di lavoratori rischiano di rimanere uccisi sotto capannoni obsoleti costruiti prima delle normative antisismiche. Fabbriche che possono venire giù come castelli di sabbia in caso di nuovi terremoti. Si sta facendo qualcosa per mettere in sicurezza questi luoghi di lavoro? E lo Stato che misure sta mettendo in campo per farli rendere conformi alle norme anti sismiche? Io credo che tutto stia finendo nel dimenticatoio. Se forti scosse capiteranno durante il giorno e non di notte come nel terremoto in Emilia, ci sarà una strage di lavoratori che sotto i tetti di quelle fabbriche ci lavorano

http://www.comitatodifesasalutessg.com/2013/01/22/vittime-dello-sfruttamento/

I MORTI SUL LAVORO SONO OMICIDI

 

L’ESTATE RALLENTA I RITMI DEL LAVORO MA NON ARRESTA LA TRAGEDIA DELLE MORTI BIANCHE. TRA GIUGNO E LUGLIO SONO STATE 100 LE VITTIME NEL NOSTRO PAESE. 308 DALL’INIZIO DELL’ANNO.

 

Nonostante l’estate e il rallentamento del ritmo delle attività produttive, il bilancio delle morti bianche non si arresta. Sono 308 le vittime del lavoro registrate nei primi sette mesi del 2012 contro le 300 del 2011 con un incremento del 2,7 per cento. E ancora: nei soli mesi di giugno e luglio sono morti 100 lavoratori. Come fossero deceduti in due mesi tutti i dipendenti di una media azienda.

Questi i primi dati che emergono nella più recente indagine condotta dagli ingegneri dell’Osservatorio Vega Engineering di Mestre.

Continuano così a definirsi sempre più nitidamente i contorni delle situazioni peggiori nel nostro Paese con la Lombardia che conta 41 morti bianche, seguita dall’Emilia Romagna (40), dalla Toscana (30), dal Veneto 24, dalla Campania (23) e dal Piemonte (20).

Mentre per incidenza di vittime rispetto alla popolazione lavorativa – si tratta quindi della misurazione del rischio effettivo – è l’Abruzzo a guidare la classifica con un indice di 34,4 contro una media nazionale pari a 13,5. Seguono Trentino Alto Adige e Molise (27,7) e Basilicata (27).

Tra le province italiane è Modena a far rilevare il maggior numero di vittime sul lavoro con 17 decessi da gennaio a luglio. Seconda è Brescia (13 – 2 in più rispetto a fine giugno), terza Salerno con Torino (10). Il più alto rischio di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa viene invece registrato a Grosseto (93,5). Seguono: Modena (55,9), Nuoro (52,9), Pescara (51), Avellino (48,3), Benevento (45,7).

La principale causa di morte registrata dall’Osservatorio è quella provocata da una caduta dall’alto (22,7 per cento delle morti), seguita dal ribaltamento di un veicolo/mezzo in movimento (22,1 per cento); al terzo posto lo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti pesanti dall’alto (17,5 per cento).

Ancora in agricoltura il maggior numero di morti bianche con 37,8 per cento del totale delle vittime sul lavoro; nel settore delle costruzioni invece è deceduto il 24,8 per cento dei lavoratori. L’8,1 per cento degli eventi mortali, invece, è stato rilevato nel commercio e nelle attività artigianali; mentre il 6,2 nei trasporti, magazzinaggi e comunicazioni;

Il dettagliato studio dell’emergenza condotto dagli esperti dell’Osservatorio Vega Engineering (tutti i dati sono disponibili sul sito www.vegaengineering.com) continua quindi con la nazionalità delle vittime. Si scopre così che gli stranieri deceduti sul lavoro sono il 12,9 per cento del totale. I rumeni i più numerosi. Mentre le fasce d’età più colpite sono quelle che vanno dai 45 ai 54 anni (77 vittime), quella dei 35 – 44enni (63 morti), degli ultrasessantacinquenni (62). Rispetto alla popolazione lavorativa l’indice di incidenza più preoccupante è proprio quello degli ‘over 65’ (165); segue il 21,9 della fascia 55-64 e il 12,3 dei 45-54.

 

Informazioni per la stampa

Ufficio Stampa: Dott.ssa Annamaria Bacchin

Tel 0413969013 – bacchin@vegaengineering.com

www.vegaengineering.com

http://www.comitatodifesasalutessg.com/2012/08/28/i-morti-sul-lavoro-sono-omicidi/

 

Cancro e amianto, un nuovo test per diagnosi precoci

Amianto

Ricercatori della New York University hanno realizzato un test precoce per il cancro al polmone provocato dall’amianto. L’esame permette di riconoscere le fasi iniziali della malattia identificando alcune proteine prodotte dalle cellule tumorali.

Grazie al test presentato durante il cogresso annuale dell’American Association for Cancer Research i ricercatori hanno scovato 15 casi su 19 nei primi stadi di mesotelioma pleurico, il più frequente dei tumori maligni collegati all’esposizione a fibre di amianto. Buone notizie: il test è sensibile all’80% dei casi e non dà falsi positivi. Un passo avanti per migliorare le cure nei confronti di uno dei tumori più subdoli che ogni anno provoca nel mondo dalle 15.000 alle 20.000 vittime.

Individuare un paziente in fase 1, ricorda uno degli autori della sperimentazione, Harvey Pass, consente di curare gli unici “pazienti che sembrano trarre beneficio dalla terapie per mesotelioma” e che sono solo il 10-15% dei pazienti totali.

http://salute24.ilsole24ore.com

Come mantenersi sani sul lavoro: problemi del lavoro,incidenti sul lavoro.


II modo con cui si reagisce ai problemi del lavoro può essere determinante per la possibilità di sopravvivere e godersi il successo conseguito. 
Il lavoro, e il modo di reagire ad esso, nonché le condizioni nelle quali si lavora influiscono notevolmente sulla salute. Non c’è alcun fattore che sia di per sé decisivo: per gli attori la durata prevista della vita è sensibilmente inferiore a quella media generale per gli agricoltori, ma” vi sono tanti attori che possono vivere molto più a lungo di molti agricoltori. La capacità di adattarsi al lavoro, il rischio di incidenti sul lavoro e le condizioni stesse del lavoro variano in modo notevole, ma sono pur sempre fattori determinanti di grande rilievo. L’individuo che lavora può correre dei rischi per mancanza di allenamento, fatica fìsica, tensione, noia, incidenti o per lungo contatto con sostanze pericolose. 

Per svolgere un’azione efficace contro alcuni di questi pericoli si richiedono gli sforzi comuni dei datori di lavoro e dei sindacati: ma in parecchi casi i singoli lavoratori possono ragionevolmente cautelarsi per proteggere la propria salute. Chiunque abbia lavorato in una grande azienda commerciale o in un’industria ben sa con quanta rapidità i raffreddori o l’influenza possono dilagare fra il personale. Prendere un permesso per malattia quando occorre sarà un aiuto per tutti. Anche la bronchite può essere ricollegata a particolari attività o alle condizioni sociali che ad esse si accompagnano: direttori di banca e medici soffrono meno di bronchite degli uomini che sono addetti a lavori stradali. Anche lo star seduti a una scrivania o a un banco di lavoro per un’intera giornata causa dei disturbi: è vero che di solito a lavorare con il cervello ci si annoia meno che a lavorare con i muscoli, ma le lunghe ore di tensione mentale e la mancanza di attività fisica costituiscono pericoli potenziali. Tutti i lavoratori sedentari, impiegati o dirigenti, vanno soggetti alle affezioni coronariche assai più dei loro colleghi attivi fisicamente. Per quanto il fumare, l’alimentazione e la costituzione individuale abbiano una certa importanza, vi sono prove sufficientemente concrete che indicano nell’inattività fisica un fattore di importanza primaria.

Gli impiegati postali sono leggermente più inclini agli attacchi di cuore dei postini ( devono camminare ogni giorno per lunghi tratti per recapitare la posta: in questo caso l’elemento principale che favorisce la stato di salute è costituito dall’esercizio fisico. Se si è costretti a stare seduti tutto il giorno bisogna sforzarsi di supplire con attività fisiche all’aria aperta — magari con uno sport o occupandosi di giardinaggio — o cercando o occasione per muoversi durante il lavoro, esempio salendo a piedi ai piani superi anziché starsene in attesa dell’ascensore facendo visita a un collega nel suo ufficio piuttosto che chiamarlo al telefono. È anche importante il modo in cui vengono programmati i pasti: intanto non è davvero una bue idea quella di saltare il pasto per esigenze lavoro per poi cercare di ricuperare con pesante pasto serale. Piccoli pasti leggeri a intervalli regolari riducono la fatica e mantengono una costante efficienza del ritmo metabolico, riducendo la probabilità di avere delle calorie inutilizzate che vadano accumulandosi sotto forma di grasso. Chi lavora ha bisogno di mezzo litro di liquido al giorno inverno e all’incirca due litri in estate. Un altro criterio utile è quello delle interruzioni di lavoro: anche se non fanno parte ufficialmente della routine quotidiana, molti lavoratori le attuano dedicandosi a intervalli a compiti meno impegnativi. Condizioni disagiate di lavoro favoriscono inefficienza oltre a costituire una notevole possibilità di danno. L’illuminazione dovrebbe essere abbastanza forte per evitare di sforzare la vista, ma non abbagliante. Le macchine e il lavoro abituale dovranno essere disposti in modo da non indurre posizioni sbagliate del corpo: un sedile opportunamente studiato, per esempio, può proteggere i camionisti dagli effetti dannosi delle vibrazioni continuate. I chirurghi fanno uso di sostegni per l’avambraccio negli interventi prolungati e gli addetti alle macchine possono spesso trarre beneficio da analoghi accorgimenti. Ciascun lavoratore dovrebbe poter adattare i mobili normali d’ufficio. Per esempio, inclinando la superficie del tavolo di lavoro, facendo uso di un cuscino o di uno sgabellino per i piedi, qualsiasi cosa pur di evitare il mal di schiena e una difettosa circolazione del sangue nelle gambe. Le hostess delle linee aeree e le commesse dei negozi dovrebbero indossare calzamaglie aderenti di sostegno e sollevare i piedi appena possibile per ridurre il pericolo di vene varicose. Un lavoratore manuale può imparare il modo migliore per sollevare grossi pesi in modo che lo sforzo gravi sulle gambe, non sulla schiena. 

La tensione mentale sul lavoro può essere più difficile sia da individuare che da fronteggiare; oltre alla sua responsabilità nelle malattie di cuore, lo stress può essere all’origine di infermità quali le indigestioni, la diarrea, le cefalee e, forse, anche le ulcere gastriche. Smentendo il mito dell’ulcera ritenuta infermità riservata ai dirigenti, questo male è diffuso in tutta la popolazione. Lo stress può anche favorire quelle condizioni di infermità semifisiche come l’alcolismo e alcune malattie mentali, quali l’ansietà e le forme depressive. 

Considerati ai limiti estremi, i livelli di stress svolgono un ruolo notevole nelle previsioni di durata della vita. Attori, giornalisti e musicisti sono meno esposti dei minatori che corrono allo stesso tempo rischi di incidenti e di malattie polmonari; gli insegnanti vivono un po’ meno a lungo degli agricoltori, e i medici, che dovrebbero ben sapere come curarsi, riescono a superare i loro livelli di stress, per quanto indubbiamente elevati, e vivono più a lungo degli agricoltori. Non sono poche le persone che amano pensare che un lavoro può accrescere appieno la loro capacità; ma l’oltrepassare un certo limite fisico e mentale può dare origine a disturbi. Il concetto della indispensabilità è fra tutti il più pericoloso. 

L’esercizio fisico, vacanze ben programmate e moderazione nel mangiare e nel bere aiutano a conservare una buona forma fisica e mentale: la possibilità di interessi spiccati al di fuori del lavoro sono il miglior antidoto al fascino ossessisivo di un lavoro. Indizi di ansietà o di depressione, respiro breve e stanchezza continua sono avvertimenti che inducono a evitare e modificare lo stato di stress: in questi casi si può trovare una soluzione spartendo con qualcun altro il carico di lavoro; un’altra si può avere rinunciando ad alcuni incarichi — magari chiedendo una ‘antipromozione’; un’alternativa più positiva si potrebbe tuttavia trovare riuscendo a farsi destinare a un corso di perfezionamento allo scopo di migliorare l’abilità personale. La noia, poi — sia che si tratti del dirigente insufficientemente utilizzato o della moglie lasciata sola a casa — può significare una ricerca dei modi per accrescere i compiti o per trovare attività sostitutive. Però anche la peggiore fra tutte le situazioni — quella cioè di dover riferire a diverse persone con settori di responsabilità mal definiti può essere migliorata con una richiesta di disposizioni precise o con una domanda di trasferimento. 

Pericoli a lunga scadenza per la salute possono trarre origine dai materiali adoperati nel lavoro o dalle condizioni del lavoro stesso. I minatori e gli altri lavoratori che vivono in ambienti polverosi possono contrarre varie affezioni polmonari (pneumoconiosi) che limitano le facoltà respiratorie, mentre gli spazzacamini soffrivano di cancro allo scroto; molte sostanze chimiche infine sono velenose in special modo i composti del mercurio e del piombo — e provocano malattie specifiche. Un certo rischio può perfino essere presente nel maneggiare i solventi usati per i liquidi correttivi in dattilografia. Altri materiali, come il cloruro di vinile (composto in partenza per la produzione del cloruro di polivinile) e alcune forme di amianto, possono essere correlati al cancro; elevati livelli di rumorosità possono causare un grave stato di sordità. 

Una volta ancora il problema di questi pericoli coinvolge sia gli imprenditori che i sindacati, gli scienziati e i legislatori. A volte si potranno adoperare sostanze chimiche meno pericolose, a volte si potranno trovare metodi di produzione più sicuri o adottare indumenti o attrezzature speciali. Ma il singolo lavoratore deve adottare alcune norme di sicurezza e attenersi ad esse: procurarsi un camice da lavoro pulito perché certi oli assorbiti possono provocare malattie della pelle e perfino forme cancerose; indossare sempre gli indumenti protettivi che vengono forniti; fare uso di maschere che filtrano l’aria e di cuffie auricolari quando siano rese necessario dalle condizioni ambientali. Ricade sul singolo individuo la responsabilità di rendersi conto sul lavoro dei rischi che corre la sua salute. Nessuna mansione può essere adempiuta perfettamente e nessun insieme di condizioni di lavoro è perfetto; tuttavia il buon senso dice che si dovrebbe ricavar piacere dal lavoro nel suo complesso e, soprattutto, sentirsi meglio per il fatto di eseguirlo. 

Molti non si rendono conto che i loro muscoli sono tesi e l’aver male, il dolore, diventano parte del loro modo di vivere. Ma non è necessario che le cose stiano così: vi sono m semplici per rilassarsi, sia che si svolga un complicato lavoro di cucito sia che si debba guidare un automezzo per lunghe ore o si resti ingobbiti su una macchina da scrivere. Ecco alcuni esercizi che si possono fare senza neppure lasciare il posto di lavoro: l’espediente sta addirittura nell’alimentare la tensione nei muscoli coinvolti perché in tal modo risulta facilitato il successivo rilassamento. 

Lo star sempre seduti in una stessa posizione anche se questa e corretta, può causare mal di schiena: afflosciatevi in avanti incurvando le spalle, poi raddrizzatevi e ripetete. Stando seduti diritti, ruotate le spalle con movimento rotatorio in avanti, una alla volta o assieme; proseguite così per almeno dieci secondi. 

Stringete forte le cosce, indi rilassatevi. Sollevate fortemente le dita dei piedi. Ripetete questi due esercizi un certo numero di volte. I conducenti di automezzi possono compierli quando sono fermi ai semafori. 

Piegate il capo all’indietro volgendo gli occhi al soffitto, rimanete così per due secondi, indi lasciate cadere la testa in avanti finché il mento tocchi tipetto. Tenere in mano a lungo un volante può causare una tensione. Stringete il pugno, sollevate il braccio e tendete il bicipite; rilassatevi e ripetete.

http://www.medicina33.com

Il killer amianto: ecco cosa fa

Casale Monferrato conosce bene le conseguenze legate al contatto con l’amianto. Lo sa bene per le tante malattie che continuano a copire e colpiranno ancora la città. Ma per capire realmente cosa comporti la fibra killer riportiamo un breve quadro delle patologie collegate, tratto dal libro A come amianto – Edizioni Ediesse s.r.l. – Autore Laura Conti;

La respirazione di fibre di asbesto (ed anche l’ingestione, anche se la questione è ancora controversa), può determinare malattie diverse, tutte comunque caratterizzate da un lungo intervallo di tempo fra l’inizio dell’esposizione e la comparsa della malattia. Questo intervallo, chiamato “tempo di latenza”, è in genere di decenni. Il rischi per la salute è direttamente legato alla quantità ed al tipo di fibre inalate, alla loro stabilità chimica, ed ad una predisposizione personale a sviluppare la malattia. 
Le malattie principali che possono essere provocate dall’asbesto sono:

  • asbestosi;
  • mesotelioma;
  • carcinomi polmonari;
  • tumori del tratto gastro-intestinale, della laringe e di altre sedi

 

Asbestosi
È una malattia respiratoria cronica legata alle proprietà delle fibre di asbesto di provocare una cicatrizzazione (fibrosi) del tessuto polmonare; ne conseguono irrigidimento e perdita della capacità funzionale. Le fibre di asbesto penetrano con l’aria attraverso la bocca ed il naso, procedendo poi lungo la faringe, la laringe, la trachea e i bronchi fino ad arrivare agli alveoli polmonari. Qui l’aria giunge a stretto contatto con il sangue e, attraverso una sottilissima membrana, cede ossigeno e assorbe anidride carbonica. La superficie totale di scambio è molto estesa e può essere alterata dall’inalazione di polveri non inerti, fra cui la silice e l’asbesto.
Le vie respiratorie possono ostacolare la penetrazione di particelle che abbiano un diametro maggiore di cinque millesimi di millimetro, in quanto sono dotate di ciglia sottilissime e capaci di una continua produzione di muco: le particelle vengono così bloccate e poi, con movimenti regolari o con colpi di tosse, espulse.
Molti studi hanno dimostrato che la pericolosità delle fibre di asbesto è legata al diametro molto piccolo e a una lunghezza superiore a cinque millesimi di millimetro. È stato dimostrato che una parte dell’asbesto che viene respirato non riesce ad essere espulsa e resta negli alveoli dove provoca una irritazione (alveolite): sembra che questo sia il primo passo per l’instaurarsi di lesioni cicatriziali e quindi di una vera e propria asbestosi. La quantità di asbesto che resta intrappolata nei polmoni è legata alla quantità totale di asbesto inalato, e dunque all’intensità e alla durata dell’esposizione: l’asbestosi è pertanto una malattia in cui esiste una stretta relazione fra “dose” di asbesto inalata e “risposta” dell’organismo, quindi tipica di una esposizione professionale.
La crocidolite ha una pericolosità maggiore degli altri tipi di asbesto, forse per la maggiore rigidità delle sue fibre e dunque per motivi aerodinamici, o forse per le sue caratteristiche ultramicroscopiche, essendo ogni fibra costituita da un elevatissimo numero di microfibrille. I sintomi dell’asbestosi sono simili a quelli delle altre malattie respiratorie croniche: l’affanno, prima da sforzo e poi anche a riposo, la tosse, che spesso è di tipo secco, la debolezza dovuta alla riduzione della quantità di ossigeno che dagli alveoli passa al sangue. 
La diagnosi si basa innanzitutto sui sintomi riferiti dal lavoratore, sull’auscultazione del torace, che può mettere in evidenza rumori patologici alle basi polmonari, sugli accertamenti radiografici, che possono mostrare la presenza di opacità irregolari, e sulle prove di funzionalità respiratoria, con cui si rileva un deficit di tipo restrittivo. 
La malattia insorge dopo un periodo di latenza di molti anni e inizia in modo graduale. Il decorso della malattia è molto variabile e, in tempi più o meno lunghi, porta ad un aggravamento dei disturbi respiratori, accompagnato da un ingrandimento e da una maggiore diffusione delle opacità radiologiche, e da un progressivo aumento del deficit funzionale. Nel corso degli anni si può giungere a quadri di insufficienza respiratoria gravissimmi e infine mortali. La malattia può inoltre essere complicata da infezioni, da germi comuni o tubercolari; inoltre in polmoni asbestotici, è più facile l’insorgenza anche di tumori polmonari e mesoteliomi pleurici. 
Non esiste una terapia specifica per l’asbestosi e non è possibile pertanto una guarigione delle lesioni polmonari: la terapia è essenzialmente mirata a ostacolare le complicanze infettive e a migliorare, nei limiti del possibile, le capacità respiratorie.

 

Mesotelioma
È un tumore maligno che può colpire le membrane sierose di rivestimento dei polmoni (pleura) e degli organi addominali (peritoneo).
I mesoteliomi sono quasi inesistenti nella popolazione non esposta ad asbesto, ma rappresentano il 15% dei tumori che colpiscono persone affette da asbestosi: l’individuazione di mesoteliomi deve pertanto sempre far sospettare un’esposizione ad asbesto. 
Sono stati descritti casi di mesotelioma in persone residenti intorno a miniere di asbesto o nelle città sede di insediamenti industriali con lavorazioni dell’amianto, in familiari venuti in contatto con le polveri accumulatesi sulle tute di lavoratori direttamente esposti.
L’esistenza di mesoteliomi nei residenti e nei familiari mostra che possono essere pericolose anche esposizioni a basse concentrazioni di asbesto. In genere il tempo di latenza (ovvero il tempo che intercorre tra l’esposizione ad amianto e la comparsa della malattia) è dell’ordine di decenni e può anche superare i 40 anni dall’inizio dell’esposizione. 
I sintomi del mesotelioma sono legati ad una compressione dei visceri che sono a contatto con la massa tumorale; per lo più il primo segno nelle forme toraciche è costituito da un versamento pleurico, spesso emorragico, con rapide recidive, con affanno, tosse stizzosa e comparsa insistente di alcune linee di febbre.
La diagnosi si basa essenzialmente sulla presenza dei sintomi e esami radiografici. In tutti i casi sospetti l’indagine viene approfondita con altri esami strumentali, fra cui la T.A.C. e con esami istologici al microscopio di prelievi bioptici (pleuroscopia). In ogni caso la diagnosi differenziale fra tumore polmonare diffuso alla pleura e mesotelioma è spesso difficoltosa. 
Il decorso dei mesoteliomi è quasi sempre molto rapido, accompagnato da un progressivo deterioramento delle condizioni generali. Sono possibili diffusioni del tumore ad altre sedi (metastasi) per il passaggio delle cellule tumorali nel circolo ematico o linfatico.
La sopravvivenza è in genere inferiore a un anno dalla scopera del tumore, e specialmente in soggetti giovani può limitarsi a soli sei mesi. A oggi non sono state individuate terapie efficaci.

 

Carcinoma polmonare
Il carcinoma polmonare è in generale il ttumore maligno più frequente. Come per l’asbestosi anche per i carcinomi polmonari è stata riscontrata una stretta relazione con la quantità totale di asbesto inalata e con l’abitudine al fumo di tabacco. Il rischio di contrarre questo tumore nei non fumatori non esposti ad asbesto è risultato di 11 su 100.000 persone l’anno; nei non fumatori esposti ad asbesto è risultato circa 5 volte superiore; nei fumatori che non sono esposti ad asbesto è circa 10 volte superiore, ed è addirittura oltre 50 volte superiore nei fumatori che sono anche esposti ad asbesto. L’eliminazione almeno del fumo è quindi in grado di contribuire a ridurre la probabilità di contrarre tumori polmonari anche in lavoratori che sono stati esposti ad asbesto. 
I sintomi possono essere molto diversi e per lo più, tosse con catarro, affanno, dimagrimento, compromissione grave delle condizioni generali.
La diagnosi è principalmente radiografica e può essere completata dall’esame microscopico dell’espettorato e da altri accertamenti strumentali.
Il decorso è caratterizzato da un progressivo deterioramento delle condizioni di salute e della possibilità di ulteriori disturbi legati a localizzazioni metastatiche in altri organi. Per alcuni tumori più piccoli e in fase iniziale si può tentare un’asportazione chirurgica radicale, ma i risultati sono spesso insoddisfacenti. Anche l’efficacia di trattamenti farmacoloogici e radianti è purtroppo, a tutt’oggi, molto relativa.

Tumori del tratto gastro-intestinale, della laringe e di altre sedi
Numerosi studi hanno mostrato che la mortalità per tumori in genere è più alta neii lavoratori esposti a polveri libere di asbesto che nella popolazione generale, e in particolare sembrano più frequenti i tumori del tratto gastro-intestinale e della laringe. L’aumento della frequenza per queste malattie è comunque molto inferiore rispetto a quello descritto per i tumori polmonari ed è a tutt’oggi oggetto di studi per una migliore comprensione dei meccanismi che lo determinano. 
Anche per questi tumori i disturbi sono rappresentati da compromissione dello stato generale di salute, da disturbi della funzione stessa degli organi colpiti e da segni di compressione degli organi adiacenti. Altri disturbi possono dipendere da localizzazioni metastatiche. 
Il decorso è progressivo: molte forme iniziali possono essere aggredite chirurgicamente ed eventualmente si possono praticare terapie radianti o farmacologiche.

Fabrizio Laddago

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Seregno: un 25 Aprile con buona partecipazione

 

Seregno – Un buon pubblico, nonostante la concomitanza con la Pasquetta, ha fatto da cornice oggi alle celebrazioni svoltesi a Seregno per ricordare la ricorrenza del 25 aprile.
Ad aprire il programma, concordato come ormai prassi consolidata dall’amministrazione comunale e dal Comitato antifascista, è stata una santa Messa di suffragio per i caduti di tutte le guerre, officiata nella basilica San Giuseppe da monsignor Silvano Motta. «Questo giorno -ha spiegato il prevosto nell’omelia- diede inizio ad una nuova epoca per la nostra nazione. Il sindaco Giacinto Mariani qui rappresenta i seregnesi che nella resistenza, fatta da uomini di buona volontà e di diverse ispirazioni, circostanza che anche oggi ci dovrebbe servire ad esempio, hanno cercato la strada per ritrovare la democrazia. Sia questo un paradigma contro ogni tentazione di oligarchia». 
È seguito un corteo per le vie del centro storico, aperto dalle autorità civili e militari e dagli esponenti delle associazioni d’arma e combattentistiche, che ha avuto come tappe il parco 25 Aprile, dove il primo cittadino ha reso omaggio alla lapide ai partigiani che hanno sacrificato la loro vita per la patria, ed al municipio di via Umberto I, per il tradizionale alzabandiera, e come meta finale la piazza Vittorio Veneto, dove è stata deposta una corona di fiori ai piedi del monumento ai caduti. Subito dopo, il coro Il Rifugio, diretto da Fabio Triulzi, ha intonato alcune canzoni proprie del suo repertorio, prima che il Corpo musicale Santa Cecilia, guidato da Mauro Bernasconi, che già aveva accompagnato il corteo, eseguisse l’inno nazionale. 
I presenti si sono quindi spostati nella sala civica monsignor Gandini di via XXIV Maggio, teatro della commemorazione ufficiale. «Il 25 aprile – ha sottolineato il sindaco – fu una pagina gloriosa della nostra storia, un aratro che ha tracciato una cesura con un governo liberticida e posto le basi per una Costituzione ancora oggi attuale. L’articolo 1 di questa Costituzione fonda la nostra Repubblica sul lavoro, ma oggi non siamo in grado di garantire a tutti un lavoro, soprattutto alle nuove generazioni, quelle più penalizzate secondo le statistiche». Quindi, la conclusione: «L’Italia attuale non è l’Italia che vogliamo. Nei nostri primi centocinquant’anni, abbiamo fallito l’obiettivo di riconoscerci in ideali comuni. Ora dobbiamo impegnarci per centrarlo». 
Il giro dei discorsi è stato quindi completato da Massimo Pozzi, vicepresidente del Comitato antifascista, che ha ripercorso l’operato anche culturale dell’associazione negli ultimi tre lustri, e da Cecilia Veneziano, rappresentante dell’Anpi provinciale, che ha elogiato le diverse componenti sociali che favorirono la liberazione dal giogo nazifascista.
Infine, prima di confluire nell’attigua galleria Mariani di via Cavour, dove è stata aperta la mostra «I temi della Costituzione nella pittura di Aldo Tuis», visitabile fino al prossimo 8 maggio (orari: il giovedì, il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19), sono stati premiati Silvestro Capelli, operaio della Breda laringectomizzato a causa di un tumore provocato dall’amianto inalato in fabbrica, per il suo impegno nel mondo del lavoro, argomento scelto quest’anno come filo conduttore dei festeggiamenti, in riferimento all’articolo 1 della Carta costituzionale, e Marco De Paolis, magistrato militare, che a La Spezia ha avuto il merito di istruire i processi sui più importanti eccidi nazisti, tra i quali quelli di Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema, i cui fascicoli in precedenza erano stati celati nel cosiddetto “armadio della vergogna”.
P.Col.

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sc1.JPGhttp://www.ilcittadinomb.it/stories/Cronaca/200937_seregno_un_25_aprile_con_tannta_gente/

 

Amianto, oggi è la giornata mondiale in memoria delle vittime

Scritto da Piergiorgio Pescarolo

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Quattromila morti all’anno e oltre 20 milioni di tonnellate ancora da bonificare. O, se vogliamo tradurlo in termini pratici, un miliardo di metri quadri ancora presenti sui tetti degli edifici; i problemi connessi allo smaltimento causati, spesso, dalla scarsa cura da parte delle aziende che se ne occupano, e che in alcuni casi si trasforma in vera e propria criminalità (quante volte l’informazione ci ha fatto scoprire discariche illegali nell’acqua e nel terreno?). Di più: spesso, le istituzioni non hanno affrontato il problema di una efficace vigilanza. Tutto questo ha provocato – e tuttora provoca – un gran numero di vittime, che oggi (28 aprile) vengono ricordate nella Giornata mondiale dedicata alle vittime dell’amianto, nell’ambito della Giornata mondiale della Salute e sicurezza sul lavoro.

La questione legata all’amianto, si può dire, è antica quanto l’utilizzo di questo materiale. Già alla fine dell’800, infatti, alcuni studi scientifici avevano osservato come l‘esposizione all’asbesto potesse costituire una delle cause scatenanti di alcune gravi malattie dell’apparato respiratorio, come il mesotelioma pleurico e il carcinoma polmonare. E durante la Seconda guerra mondiale una ricerca condotta in Germania registrò come, diminuendo l’esposizione all’amianto, le malattie respiratorie per i lavoratori diminuissero.

In Italia, dove in alcune zone – principalmente in Piemonte, dove a Casale Monferrato per molti anni è stata attiva una fabbrica di Eternit; e nel nord est (Gorizia e Monfalcone), ma anche al sud – il problema amianto è da molti anni al centro di incessanti dibattiti fra il Governo e le Associazioni per le vittime dell’amianto. La prima norma definitiva è del 1992, con la Legge 257 che ordinò il divieto di utilizzo dell’amianto e la bonifica di tutti i manufatti che lo contenevano. Altrettanto importante, nella stessa legge venne sancito il riconoscimento delle malattie connesse all’esposizione all’amianto comemalattie professionali.

Questo, tuttavia, non ha impedito ad alcune aziende di continuare l’utilizzo dell’amianto – chiamato EternitFibronit – nei procedimenti di fabbricazione e nei prodotti, con la conseguenza che il numero delle vittime, di fatto, non si è mai arrestato. Basta una sola fibrad’amianto (del diametro di un millesimo di millimetro), per causare un principio di malattia mortale.

Per questo, oggi, la Giornata mondiale della Salute e sicurezza sul lavoro celebra la Giornata mondiale alla memoria delle Vittime dell’amianto. Recentemente, alcune associazioni nazionali e locali hanno inviato al Governo un appello che chiede giustizia per le vittime, un sistema di controllo e smaltimento efficace al 100% per la completa dismissione dell’amianto, l’attivazione di un fondo dedicato ai familiari delle vittime.

In Italia, oggi, si celebrano alcune importanti iniziative. A Casale Monferrato si svolgerà l’assemblea internazionale “Un mondo senza amianto”, alla quale partecipano rappresentanti di associazioni provenienti da Italia, Europa, Brasile, India e USA.

A Torino è in programma il convegno “A che punto è la notte”, organizzato dal Consiglio di Indirizzo e vigilanza dell’Inail: uno studio che tasta il polso all‘attuale situazione normativa,per dare il via a eventuali indicazioni su aggiornamenti legislativi.

http://www.greenme.it/informarsi/eventi-e-iniziative/4719-amianto-oggi-e-la-giornata-mondiale-in-memoria-delle-vittime

28 aprile giornata mondiale in memoria delle vittime dell’amianto. Lettera al presidente del Consiglio e del Senato

APPELLO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUI RISCHI CONNESSI ALL’ESPOSIZIONE ALL’AMIANTO SUI LUOGHI DI LAVORO E NEL TERRITORIO

On.le Sig. Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi,

On.le Sig. Presidente del Senato Renato Schifani,

Il 28 aprile di ogni anno si celebra la giornata mondiale delle vittime dell’amianto.

In Italia, ci sono ogni anno più di 4.000 morti e migliaia di malati: una vera ecatombe che, a detta degli esperti, avrà il suo picco massimo attorno al 2015 – 2020.

Ogni 5 minuti, una persona nel mondo muore a causa dell’amianto, per un totale di circa 1.300.000 decessi anno. La catastrofe sanitaria ed ambientale che l’utilizzo di questo minerale ha prodotto e ancora produce è un bollettino di guerra.

Ancora oggi l’amianto, il killer silenzioso, rappresenta una vera emergenza, umana, ambientale e sanitaria. L’amianto è presente nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli edifici pubblici, sui tetti e nei capannoni industriali, nelle nostre case ed in circa tremila prodotti di uso corrente, con effetti devastanti sulla popolazione e sui cittadini.

La Direttiva Comunitaria 148 del 2009 – premessa n. 11- afferma che: “ non è stato ancora possibile determinare il livello di esposizione al di sotto del quale l’amianto non comporta rischi di cancro”: pertanto, come affermano autorevoli scienziati e la stessa Direttiva Comunitaria sopra citata, non solo “ è opportuno ridurre al minimo l’esposizione professionale dei lavoratori all’amianto”, ma l’amianto va eliminato e va perseguito l’obiettivo del rischio zero, perché l’unica fibra innocua è quella che non si respira.

il recepimento della Direttiva 2009/148/CEE del Parlamento Europeo del 30/11/2009 sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti dall’esposizione all’amianto richiede un adeguamento della attuale legge sull’amianto, in modo da rendere pienamente esigibile anche l’applicazione dell’art. 32 della Costituzione Italiana nella parte che dice : “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

La nostra esperienza ci porta a dire che non esiste nessuna soglia o limite di tolleranza all’amianto, perché anche poche fibre possono produrre il mesotelioma (il tipico tumore derivante dall’amianto).

La nostra battaglia, che persegue l’obiettivo del rischio zero per chi viene a contatto con l’amianto e più in generale con tutte le sostanze cancerogene, è una battaglia per l’attuazione piena della Costituzione della Repubblica Italiana.

La nostra lotta è la lotta di tutti, non persegue interessi economici, ma è una battaglia di civiltà.

Migliaia di vittime aspettano ancora giustizia e dobbiamo evidenziarle che ad oggi non è ancora operativo il FONDO VITTIME DELL’AMIANTO (stabilito dalla finanziaria del 2007 dell’art. 1, commi 241-246, Legge n°244/07).

Il decreto attuativo, emanato recentemente con tre anni di ritardo, non corrisponde allo spirito della legge perché riconosce solo ai titolari di rendita INAIL il risarcimento escludendo i famigliari (molte sono le mogli di operai decedute per tumori causati dall’amianto solo perché lavavano le tute) e lavoratori assicurati con altri enti e tutto questo continua a impedire il ristoro dei danni sofferti dalle vittime dell’amianto.

Dall’inizio della legislatura è giacente al Senato il Disegno di Legge del Senatore Felice CASSON (disegno di legge – Atto Senato 2141 del 28/04/2010) che cerca di intervenire sulla materia e rendere giustizia alle vittime dell’amianto. Ci duole che la proposta non sia mai stata messa all’ordine del giorno.

Egregio Signor Presidente del Consiglio

Egregio Signor Presidente del Senato.

Le vittime aspettano giustizia.

Le Istituzioni che Voi rappresentate si sono più volte espresse per la piena attuazione ed esigibilità dei dettami costituzionali, richiamando tutti a rispettare la sicurezza nei luoghi di lavoro e la salute dei cittadini, e le Associazioni delle vittime dell’amianto chiedono, nella giornata della memoria delle vittime dell’amianto, il giorno 28.04.2011, di avere l’opportunità di incontrarla per esporre più compiutamente il nostro pensiero ed illustrarle il nostro lavoro.

Cordialmente.

Roma, lì 11 aprile 2011

http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com

28 Aprile Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro: Fare sì che il lavoro decente diventi una realtà

logo 28 Aprile

Il 28 aprile di quest’anno, migliaia di rappresentanti dei governi, dei datori di lavoro 
e delavoratori celebreranno la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro dell’ILO.
Essi rifletteranno sulle maniere più efficaci di offrire il loro contributo al programma di attuazione per il lavoro decenteattraverso il miglioramento delle condizioni di lavoro a livello della sicurezza e della salubrità nei rispettivi settori. L’Agenzia europeper la sicurezza e la salute sul lavoro contribuisce alla promozione di questo evento attraverso lapropria attività volta al miglioramento delle condizioni di lavoro in Europa. 

Ulteriori informazioni sul 28 aprile:

 

La sicurezza e la salute sul luogo di lavoro sono interesse comune
Va bene per te – va bene per la tua attività

http://osha.europa.eu/it/OSH_world_day/index_html

L’Agenzia ha lanciato la seconda edizione della campagna Iniziativa per un ambiente di lavoro salubre. Questa importante campagna organizzata dall’Agenzia e dalla rete dei punti focali nazionali aiuterà migliaia di piccole e medie imprese (PMI) nei nuovi dodici Stati membri dell’UE, in Croazia e in Turchia ad applicare politiche efficaci nel settore della salute e della sicurezza.

In questi paesi sarà organizzata una serie di seminari gratuiti, destinati alle PMI, sulle misure da adottare per rendere il luogo di lavoro più salubre, più sano e più produttivo. Le PMI hanno rappresentato a lungo un settore di intervento prioritario da parte dell’Agenzia in considerazione dell’importanza che rivestono per l’economia europea. Tale settore offre un’occupazione ad oltre il 72% della forza lavoro dei 12 nuovi Stati membri e, a livello generale, mostra percentuali di incidentalità più elevate nei 12 nuovi Stati membri rispetto ai 15 vecchi, mentresempre per quanto riguarda le PMI i tassi di incidentalità nei vecchi 15 Paesi dell’UE si attestano in maniera preoccupante su livelli più elevati della media.

Mappa Europea - Paesi participanti

L’edizione 2007 della campagna è stata lanciata il 26 aprile in Nicosia e si protrarrà sino alla fine di novembre

La campagna si svolgerà in BulgariaCroaziaCipro,Repubblica CecaEstoniaUngheriaLettoniaLituania,MaltaPoloniaRomaniaSlovacchiaSloveniae Turchia.