Cusano Milanino, tetto in amianto Aria di sciopero dell’affitto

Sono mesi che i lavori devono partire. Ad aver inceppato la macchina burocratica sarebbe stato l’allacciamento al quadro elettrico dei macchinari

Case Aler a Cusano Milanino (Spf)

Case Aler a Cusano Milanino (Spf)

Cusino Milanino, 27 dicembre 2011 – Se non sarà Babbo Natale a regalare agli inquilini delle case Aler del complesso Montegrappa-Stelvio l’attesa bonifica dei pannelli di eternit, chissà se ci penserà l’Epifania a portarseli via. Una cosa è certa: prima del 2012, dalle impalcature che a fine settembre sono state montate sui caseggiati del quartiere nord di Cusano non scenderà nessuna lastra d’amianto.

Dodici settimane di ritardo sugli annunci agli inquilini, cinque mesi addirittura sulla prima denuncia di inizio attività, quella relativa al palazzo Montegrappa 12, datata 4 luglio 2011 come recita il pannello applicato all’impalcatura. I condomini, che da anni attendono che il palazzo sia ripulito da cima a fondo del metallo velenoso, erano stati diffidenti già quando avevano visto l’andirivieni di container e materiali da cantiere che sembravano annunciare il definitivo avvio dei lavori.

Era ottobre, pareva cosa fatta. A dicembre Aler, interpellata sui ritardi, così rassicurava gli inquilini cusanesi: «È ufficiale, partiamo prima di Natale. I soldi per la bonifica del tetto ci sono, il progetto è stato approvato e ci sono i permessi dall’Asl».

Ad aver inceppato la macchina dei cantieri, spiegano dagli uffici di viale Romagna a Milano, sarebbe stato l’allacciamento al quadro elettrico dei macchinari, nello specifico della gru, osserva qualche inquilino.
La faccenda si sarebbe risolta, eppure i cantieri, che Aler ha appaltato alla Teseco spa di Pisa, non partono.
Lo confermano gli stessi operai: «Stiamo allestendo il cantiere, iniziamo con l’anno nuovo».

Ma gli inquilini ormai diffidano di qualsiasi promessa. «Ci avevano annunciato la consegna dei lavori in cinque mesi — spiega Francesco Giardino, il portavoce del civico 41 — ma siamo già in ritardo, quindi chissà quando vedremo la fine di quest’incubo». Dopo la pulizia del tetto dall’ondulina — costo dell’opera 317mila euro più 118mila di oneri per la sicurezza, in tutto 436.137,96 euro di bonifica — nel complesso Montegrappa-Stelvio la scorta di amianto non è finita, né quella degli interventi urgenti che spingono gli inquilini a tempestare di telefonate gli uffici tecnici di Aler a Sesto.

Eternit nelle cantine, infiltrazioni nelle facciate, escrementi di piccione nelle canne fumarie di Montegrappa 12, e ancora, una perdita nelle rete idrica con conseguente allagamento del cortile e chiusura delle tubature che riforniscono i manicotti anti-incendio: le lamentele degli inquilini Aler sono scritte fitte fitte. Qualcuno aveva addirittura proposto uno sciopero dell’affitto, poi erano arrivati i container per la bonifica dell’amianto e la polemica si è smorzata. Ma adesso, con l’eternit ancora sul tetto, l’idea non sembra più tanto balzana.

di Luca Zorloni

http://www.ilgiorno.it/sesto/cronaca/2011/12/27/643241-cusano_milanino.shtml

MILANO: RINVIATO AL 23 FEBBRAIO 2012 IL PROCESSO AI DIRIGENTI PIRELLI

 

 

Ieri 19 dicembre si è tenuta la prima udienza del processo contro gli 11 dirigenti della Pirelli di Milano. Durante l’udienza il nostro comitato ha inoltrato i documenti per la costituzioni di parte civile.

 

Anche Medicina Democratica, l’Associazione Italiana Esposti Amianto e la CGIL hanno chiesto di costituirsi parte civile.

Queste costituzioni sono avvenute in clima particolare. Proprio in questi giorni il Comune di Casale Monferrato, città simbolo della lotta all’amianto che vanta il triste primato delle vittime e di morti, sembra intenzionato ad accettare l’offerta del miliardario svizzero Stephan Schimidheiny, uno dei padroni della Eternit che gli ha offerto una cifra tra i 18 e i 20 milioni di euro in cambio della revoca della costituzione di parte civile del Comune. Tanti soldi, maledetti e subito, per uscire dal processo. Il nostro comitato nell’esprimere la sua solidarietà alle famiglie delle vittime si associa alle proteste dei cittadini che hanno manifestato contro questo tentativo di corruzione e contro chi si è venduto alla logica del grande capitalista responsabile di tanti lutti.

Dopo aver accumulato enormi profitti sulla pelle delle persone mandandole coscientemente alla morte, oggi grazie ai soldi cercano di comprarsi l’impunità.

Non esiste cifra che possa risarcire i danni e i lutti provocati dagli assassini.

Il nostro Comitato che da sempre si batte contro la monetizzazione della salute e della vita umana, si è presentato parte civile nel processo contro i dirigenti Pirelli, chiedendo un euro di risarcimento per dimostrare ai padroni che non siamo in vendita, e il prossimo 23 febbraio 2012 sapremo se il giudice ci ammetterà o no come parte civile.

La storia dell’amianto è lastricata di enormi profitti per gli industriali che lo impiegavano e di gravi lutti per chi è stato esposto alle fibre killer. Le sostanze cancerogene, uscendo dalle fabbriche hanno inquinato l’aria e le falde acquifere e l’intero territorio circostante.

 

In Lombardia ci sono ancora 2.800.000 metri cubi di amianto da smaltire.

In Italia ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto sparse sul territorio, una bomba a orologeria da disinnescare al più presto.

 

Bisogna bonificare i luoghi di lavoro e il territorio: solo così sarà possibile fermare la mattanza che continua a mietere vittime, 4.000 morti l’anno.

Il diritto alla salute ignorato e calpestato ogni giorno da affaristi e sfruttatori può essere difeso solo dal movimento operaio e popolare organizzato.

I lavoratori e i cittadini non hanno di fronte solo degli imprenditori assassini, ma un intero sistema che legittima lo sfruttamento e favorisce la ricerca del massimo profitto a scapito della vita umana e della natura. Istituzioni, come il comune di Casale Monferrato, che davanti al dio denaro sono disposti a mettere sotto i piedi i principi costituzionali e la difesa della salute e della vita umana.

http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com/2011/12/20/milano-rinviato-al-23-febbraio-2012-il-processo-ai-dirigenti-pirelli/

I più colpiti sono gli operai che lavorano la fibra Amianto fuori legge in Italia dal 1992. Killer silenzioso miete tremila vittime ogni anno

Torino – (Adnkronos) – L’impiego di questo minerale è stato bandito dal nostro Paese da quasi due decenni, ma ne restano nell’ambiente cinque quintali per ogni cittadino. Secondo l’Agenzia dell’Oms per la ricerca sul cancro provoca tumori della pleura (mesoteliomi), del polmone, della laringe e dell’ovaio.

Torino, 17 dic. (Adnkronos) – Un killer che si nasconde in tubature, rotaie, rivestimenti di tetti e garage. E’ l’amianto, che miete circa 3.000 vittime ogni anno in Italia, 1.200 per mesotelioma, il tumore ‘marker’ dell’esposizione a questo minerale. L’impiego dell’amianto è stato bandito dal nostro Paese da quasi vent’anni, ma ne restano nell’ambiente cinque quintali per ogni cittadino. L’Italia è stata il secondo Paese produttore europeo e tra i principali consumatori di amianto. Secondo le stime del Cnr e di Ispesl ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto sparse per il territorio nazionale e un miliardo circa di metri quadri di coperture in eternit sui tetti.Secondo il Registro Nazionale Mesioteliomi i più colpiti sono gli operai che lavorano la fibra, seguiti dai familiari e dagli abitanti delle zone vicine ai grandi centri di pericolo, come Casale Monferrato. L’Agenzia dell’Oms per la ricerca sul cancro (Iarc) classifica l’amianto come sicuramente cancerogeno per l’uomo, capace di provocare tumori della pleura (mesoteliomi), del polmone, della laringe e dell’ovaio.

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Amianto-fuori-legge-in-Italia-dal-1992-Killer-silenzioso-miete-tremila-vittime-ogni-anno_312759252441.html

 

La lotta paga di Luigi Consonni e Leonardo Pesatori

 

 

E’ uscita una versione ridotta del libro, il quale è stato ridimensionato a 144 pagine.

Per chi desidera aver il cartaceo: può richiederlo in contrassegno (il costo è di 5 euro più spese di spedizione); oppure recandosi presso la sede del Centro d’Iniziativa Proletaria in via Magenta sempre al costo di 5 euro.

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La lotta Paga – versione ridotta
La lotta paga (web) aprile 2010 ter.pdf
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La versione integrale

Riproduciamo qui il contenuto della fascetta che presentava l’edizione cartacea del libro:
Non prendete troppo sul serio il titolo di questo libro: é semplicemente il titolo del volantino che ha concluso la nostra lotta (lo trovate riprodotto nell’ultima pagina di copertina)
Non prendete troppo sul serio neppure il suo sottotitolo: dentro l’alveo della storia della classe operaia, questa è soltanto cronaca di una lotta operaia, la cui memoria abbiamo raccolto.
Prendete piuttosto sul serio il suo contenuto: potreste trovarci un esempio e delle indicazioni importanti, se ancora siete disposti a lottare per cambiare lo stato di cose presente…

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Parte prima
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Parte Seconda
Capitoli 1 – 3
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Parte Seconda
Capitoli 4 – 6
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Parte Terza
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Lo Stato dimentica l’amianto killer

 

Ringraziamo l’avv. Ezio Bonanni per aver dato il suo consenso, permettendoci di rendere disponibile su internet, il suo libro.

Sono passati, ormai e purtroppo, molti anni da quando ci siamo resi conto che tante vittime dell’amianto potevano essere salvate, da quando abbiamo tutti capito che le responsabilità per la tragedia causata da questa fibra–killer sono molteplici e di varia origine, da quando persino le aziende hanno cessato di negare le gravissime e letali conseguenze delle esposizioni all’amianto (purché a loro non attribuibili).
E siamo tutti, lavoratori ed ex lavoratori, cittadini normali e uomini politici, amministratori pubblici e imprenditori, consapevoli del fatto che per decenni questo Stato ha accettato che semplici operai contraessero gravi malattie e morissero a causa del lavoro, per aver avuto a che fare con l’amianto, nonostante la storica evidenza scientifica della natura cancerogena genotossica dell’asbesto: senza intervenire su quella produzione di morte, in nome e a tutela del profitto.
Ma quello che è, per certi versi, ancora più sorprendente è che alla data di oggi – fine 2008 – i lavoratori si vedono ancora costretti a combattere dure, difficili e costose battaglie (anche legali) per ottenere il riconoscimento di quanto dovrebbe essere loro immediatamente dovuto: il riconoscimento del loro diritto alla salute, alla integrità fisio–psichica e, nei casi più malaugurati, ad un risarcimento–indennizzo adeguato e decoroso.
Colpisce sempre invece il comportamento farisaico di una certa classe politica e di Governo che, pur non potendo più negare i letali influssi sui lavoratori dell’amianto, ne disconosce però quelle che dovrebbero ritenersi naturali e logiche conseguenze: sia a livello legislativo, sia a livello di direttive agli enti amministrativi preposti (Inail, Inps, ecc), sia pure a livello di amministrazione delle cause giudiziarie (civili, amministrative e penali).
Nella nostra Carta Costituzionale, così come in tutte le dichiarazioni internazionali (sia europee che mondiali) a tutela dell’uomo, sono inseriti i principi fondamentali che dovrebbero costituire il punto di riferimento, il faro, per ogni azione di Governo.
E tra questi principi, rientrano come insopprimibili e inalienabili il diritto alla salute e il diritto alla propria integrità fisio–psichica: con una sola espressione, il diritto al rispetto della persona e della sua dignità.
La triste vicenda dell’amianto ci conferma invece che siamo ancora lontani dal pieno riconoscimento di questo diritto. Ciò non ci impedisce però di continuare a lavorare e a lottare per fare in modo che i diritti dell’uomo, in concreto e non solo in astratto, possano essere pienamente e pacificamente riconosciuti, a ogni livello e in ogni settore della nostra vita: da quello politico a quello giudiziario, da quello sociale a quello amministrativo.

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Lo Stato dimentica l’amianto killer
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Morti amianto, prima condanna per la multinazionale Eternit Un tribunale belga condanna la società elvetica a pagare 250mila euro di risarcimento ai parenti di un ex dipendente

RUBIERA.E’ una sentenza importante di quelle, come si dice, che possono fare giurisprudenza. Per la prima volta (in Belgio) un tribunale ha condannato la società Eternit a risarcire, con 250mila euro, la famiglia di una vittima dell’amianto. La decisione dei giudici belgi – accolta da applausi e grida di gioia di familiari e sostenitori – giunge a pochi mesi dalla sentenza italiana – attesa a partire dal 13 febbraio 2012 – nel più grande processo per le morti da amianto d’Europa che il 21 novembre ha chiuso la fase dibattimentale nel tribunale di Torino.

Nel caso belga la vittima è una donna, Francoise Jonckheere che abitava a Japelle-op-den-Bos, morta nel 2000 per un cancro alla pleura, un mesotelioma, causato dalle fibre d’amianto. Era stata lei, insieme ai suoi figli, a trascinare in giudizio la Eternit in quanto il cancro alla pleura aveva colpito gran parte della sua famiglia. Prima il marito, che per anni aveva lavorato in uno stabilimento della multinazionale elvetica e poi morto a causa della malattia. Poi è deceduta la stessa Francoise e due dei suoi figli, sempre per cancro alla pleura. Il tribunale di Bruxelles ha riconosciuto dunque Eternit colpevole, in quanto ha continuato ad utilizzare l’amianto anche quando era già stato riconosciuto che il prodotto è cancerogeno. Uno dei figli sopravvissuti, Eric Jonckheere, dopo la lettura della sentenza, ha auspicato che le altre vittime, o i loro familiari, seguano il loro esempio.

IL PROCESSO ITALIANO A Torino il processo Eternit si occupa della morte di migliaia di persone morte o ammalate a causa dell’amianto. Ex dipendenti (ma anche abitanti nei pressi delle fabbriche) che fino ai primi anni Novanta dello scorso secolo, quando l’amianto è stato proibito perchè cancerogeno, hanno lavorato nei quattro stabilimenti italiani della multinazionale: a Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Bagnoli (Napoli) e da noi nell’ex Icar (Industria cemento amianto reggiana) che si trovava lungo la via Emilia a Rubiera, grosso modo dove ora c’è la grande rotonda. I fatti contestati ai due imputati Stephan Schmidheiny e Louis de Cartier, vanno dal 1952 al 2008. E nei loro confronti i pm Guariniello, Colace e Panelli, hanno chiesto una condanna a vent’anni per disastro doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche. Le parti civili ammesse dal tribunale torinese sono oltre seimila.

C’è da ricordare che nell’ambito del processo Eternit in Italia, la procura torinese si occupa di un’inchiesta-bis, per un secondo troncone del processo per un migliaio di morti per amianto dal 2008 ai giorni nostri; “troncone” per il quale l’ipotesi di reato sempre nei confronti degli stessi imputati, è di omicidio colposo.

http://gazzettadireggio.gelocal.it/

L’amianto rappresenta sempre di più un agente cancerogeno

amianto rappresenta agente cancerogeno

 

L’amianto, secondo ultimi studi, rappresenta sempre di più un pericolo per la salute, dato il suopotere cancerogeno. Nonostante ciò e per quanto la sua produzione e uso sia fuori legge, almeno nel nostro Paese dal 1992, attualmente, vi sono ancora Paesi in via di sviluppo e anche europei che lo utilizzano. L’amianto possiamo dire che è presente ovunque, dato le sue caratteristiche ottime per quanto riguarda la sua resistenza e flessibilità, e quindi ideale per costruzioni, guarnizioni, coibentazioni termiche, dischi di freni.

Ma anche se possiede queste caratteristiche è troppo nocivo e pericoloso per la salute. Il problema è che tutte le persone che sono venute a contatto con l’amianto, soprattutto per lavoro, si sono ammalate o sono a rischio di tumore. L’Italia è stata, in passato, il secondo produttore al mondo di questo minerale, e tuttora ne restano nell’ambiente 5 quintali per ogni cittadino, 32 milioni di tonnellate. La procedura di smaltimento è stata approvata solo da poco, ecco perché l’amianto è un pericolo sia del passato ma anche e soprattutto del presente, in quanto tutte le persone che ne sono venute a contatto circa 20-30 anni fa, ora sono a rischio di tumore aipolmoni ed altri organi. Ma sino a quando sarà presente si creerà un ciclo continuo, quindi anche le nuove generazioni sono a rischio. Le autorità sottolineano e cercano di sensibilizzare (dato che è un argomento caduto nel dimenticatoio) i cittadini oltre che la pericolosità dell’amianto è necessario che venga rimosso da personale altamente specializzato.

Questo minerale, come accennato sopra, rappresenta uno degli agenti cancerogeni per eccellenza: causa insorgenza di tumore al polmone (mesotelioma è il più diffuso, aggressivo e letale), allalaringe, al peritoneo, al pericardio, alle ovaie, e più raramente al colon-rettofaringe estomaco. Purtroppo la sua diffusione è spiegabile dato che le sue fibre possono essere inalate da chiunque, per il fatto che si possono trovare nell’aria, oltre che da chi in passato la manipolato e lavorato. Il mesotelioma pleurico è un tumore dei polmoni, viene diagnosticato, nella maggior parte dei casi, in fase avanzata, e nel 70% dei casi i primi sintomi sono tossedolore toracico e difficoltà nel respirare, oltre alla stanchezza che con il passare del tempo peggiora sempre di più. Per quanto riguarda la terapia, di solito vengono associate l’intervento chirurgico, laradioterapia, e la chemioterapia (sta dando ottimi risultati il pemetrexed insieme al platino).

http://www.tantasalute.it/articolo/l-amianto-rappresenta-sempre-di-piu-un-agente-cancerogeno/35421/

A come Amianto. Il teatro civile di Ulderico Pesce in scena all’Ambra alla Garbatella

Teatro

 

Un viaggio che attraversa l’Italia fino ad arrivare all’Eur di Roma cercando di fare luce sull’inquinamento da Amianto

A come Amianto. Il teatro civile di Ulderico Pesce in scena all'Ambra alla Garbatella

di Daria Bellucco
12/11/2011



Il 17 novembre avrà inizio presso il Tribunale di Roma il processo contro le società coinvolte nell’abbattimento del Velodromo dell’Eur con l’accusa di disastro colposo. Motivo di questa imputazione, le modalità con cui il 24 luglio del 2008 l’amministrazione comunale fece implodere mediante l’uso del tritolo il Velodromo al cui interno, secondo la successiva relazione Asl, erano presenti 130 chili di materiali in cemento amianto e altri 4.535 chili di materiali contenenti amianto.

La fibra di amianto, più piccola 1300 volte di un capello, si inala con facilità generando nove volte su dieci il mesotelioma pleurico, un cancro che corrode i polmoni fino a farli sparire.

L’esplosione della “pista ciclabile migliore del mondo”, realizzata per le Olimpiadi del ’60, ha generato una nube di polvere di fibre d’amianto che si è posata sulle teste degli abitanti della città, tra cui i bambini del nido del vicino viale Egeo. Tutti erano all’oscuro di ciò che stava accadendo. L’Eur spa, società proprietaria del Velodromo, pur consapevole della presenza di tubi contenti cemento-amianto non avvertì l’Asl dell’imminente esplosione.

La gravità di quanto accaduto e l’assurdo silenzio che copre la vicenda sono la causa della rabbia del teatro civile di Ulderico Pesce. A come Amianto è un viaggio attraverso i luoghi dell’Italia colpiti dalla polvere killer. Casale Monferrato (AL), dove l’Eternit fabbricava il famoso materiale con il medesimo nome, un miscuglio di cemento e amianto usato per la copertura delle case e per fabbricare tubature idriche; Monfalcone (GO), dove dal 1907 si fabbricavano navi isolate tramite amianto; Balangero (TO), dove si trova la più grande cava di amianto di tutta Europa; Biancavilla, una cittadina di 23mila abitanti circondata da rocce ricche di amianto e Sesto San Giovanni (MI), dove grandi fabbriche come la Breda hanno lavorato l’amianto sia dai primi anni del ‘900 senza alcuna cautela per gli operai e per i cittadini.

Lo spettacolo è costruito sulla storia d’amore tra Nico e Maria. Nico è un giornalista d’inchiesta che gira l’Italia alla ricerca di testimonianze sulle cause della lavorazione dell’amianto che lo portano a scoprire una catena di morte composta da 37.000 innocenti, molti dei quali richiedevano norme di sicurezza la cui negazione veniva giustificata dalla costante minaccia di chiusura della fabbrica in cui erano assunti.

Attraverso le testimonianze degli operai sopravvissuti e dei famigliari dei deceduti Ulderico Pesce  riesce a coinvolgere emotivamente lo spettatore unendo la drammaticità del reale all’ironia e l’umorismo che sempre caratterizza le sue opere.

Per l’autore/regista il teatro è uno strumento di denuncia attraverso il quale informare divertendo, nella speranze di generare una “reazione sociale”. Ed è stato grazie alle tremila firme raccolte sul suo sito (www.uldericopesce.it) che si è riusciti a trasformare l’imputazione del processo di Roma da “getto di cose pericolose” a “disastro colposo”.

L’amianto è stato messo al bando solo nel 1992 quando sin dal 1898 si era consapevoli del carattere cancerogeno del minerale. Ma il problema persiste perché esistono ancora intere aree da bonificare, un infinità di prodotti ancora in uso costruiti con il materiale killer e vi sono paesi come il Canada in cui è ancora consentito produrre derivati dall’amianto.

In Italia nessuno dei dirigenti delle fabbriche imputate – Breda e Falk in primis – hanno pagato per le vittime del loro guadagno e ciò che più indigna è la mancanza della dovuta attenzione da parte della stampa italiana.

Grazie anche ai video che documentano l’esplosione del Velodromo Ulderico spinge lo spettatore/cittadino ad esigere un suo diritto fondamentale e cioè il diritto all’informazione.

Lo spettacolo continua sabato 12/11 alle h 21.00 e domenica 13/11 alle h 17.00 al teatro Ambra alla Garbatella Piazza Giovanni da Triora, 15

Fratellanza franco-italiana per i diritti delle vittime dell’amianto

A Saint-Quentin una manifestazione di Associazioni francesi e italiane per reclamare con unità d’intenti il diritto delle vittime al risarcimento del danno e il riconoscimento della responsabilità penale per i colpevoli di catastrofe ambientale

La manifestazione contro l’amianto a San Quentin ha visto uniti italiani e francesi

Anche in Francia il movimento popolare che chiede chiarezza sulle vittime dell’amianto si fa serntire con forza, come in Italia, com iniziative emanifestazioni. L’ultima,  lo scorso 15 ottobre quando una folla di 4000 persone ha attraversato Saint-Quentin, nella regione francese settentrionale della Piccardia, per difendere a gran voce i diritti delle vittime dell’amianto. Alla manifestazione, organizzata dalla rete di associazioni Andeva , ha preso parte accanto ai cittadini francesi una folta delegazione italiana: 90 rappresentanti dell’associazione omologa italiana AFEVA, partiti dalle città di Casale, Cavagnolo e Reggio Emilia, luoghi dove Eternit aveva alcuni stabilimenti fonte di malattia e morte diffusa. Solidarietà, obiettivi di lotta comuni e scambi di buone prassi tra le due reti associative hanno reso possibile una mobilitazione così ampia per fare fronte unico attorno a due questioni nodali per entrambe: la difesa dei diritti d’indennizzo delle Vittime di Amianto e la pretesa del riconoscimento della responsabilità penale per i colpevoli di catastrofe ambientale.

Il risarcimento: una questione non solo di soldi ma di diritti e di giustizia. I fatti del processo di Torino, con la richiesta di condanna a 20 anni di carcere per i due dirigenti di Eternit, Stephan Schmidheiny e Luis De Cartier, hanno infuso nuova speranza in tutto il mondo a che venga riconosciuto non solo l’indennizzo economico alle vittime dell’amianto ma anche la responsabilità penale per catastrofe ambientale, aggravata dal comportamento doloso permanente che ha provocato migliaia di vittime e di malati in Italia. Contrariamente alle speranze italiane però, in Francia non è previsto finora un simile iter. « E’ vergognoso per una società evoluta che la giustizia penale non chieda alcun conto a tutti coloro che hanno commesso simili errori e sono responsabili di migliaia di morti”, sostiene Pierre Pluta, presidente di ANDEVA. Eppure il governo francese sembra non comprendere le ragioni dell’accanimento delle vittime dell’amianto che, oltre al già concesso diritto al risarcimento, vorrebbero costituirsi parte offesa in procedimenti penali contro i responsabili di tante morti e malattie.

Il disaccordo non si ferma qui: con un recente decreto legge il governo ha inteso introdurre alcune modifiche nei meccanismi di nomina e di composizione della commissione del FIVA, il Fondo di Indennizzazione delle Vittime di Amianto, con il rischio di alterare la governance finora garantita dalla presidenza che era assegnata ad una magistratura indipendente dal potere politico.

L’associazione AFEVA, che guarda tra l’altro con estremo interesse il dispositivo del FIVA nella speranza che sia adottato anche in Italia, ha voluto con la sua presenza esprimere il sostegno particolare contro l’attacco a questo fondo da parte del governo francese. “La delegazione italiana ha portato solidarietà alle vittime francesi in ringraziamento dell’appoggio che Andeva ha dimostrato durante il processo di Torino – dichiara Assunta Prato, delegata di AFEVA-. La delegazione italiana sostiene inoltre gli amici francesi affinché anche in Francia si possa arrivare ad un processo che renda giustizia alle migliaia di vittime di Eternit”.

Sul palco sullo sfondo, Pierre Pluta, cui si sono uniti i rappresentanti italiani di AFEVA Assunta Prato, Nicola Pondrano e Bruno Pesce al momento della commemorazione delle vittime

Pierre Pluta,  cui si sono uniti i rappresentanti italiani di AFEVA Assunta Prato, Nicola Pondrano e Bruno Pesce al momento della commemorazione delle vittime, ha voluto ricordare le parole del giudice antiterrorista Marc Trevidic, presidente dell’associazione francese dei magistrati, che affermò di non aver mai visto un solo terrorista uccidere tante persone come le logiche sordide dell’economia hanno potuto fare con gli affari legati all’amianto. E aggiunge: « Dalla prima marcia delle vedove delle vittime di amianto il 15 dicembre 2004 a oggi, in Francia si contano 25.360 morti in più da avvelenamento di amianto. Sono persone alle quali è stato rubato il diritto di vivere, di godere con la loro famiglia di una pensione ben meritata; ricordo che non si tratta di morte naturale ma di decesso provocato da avvelenamento, quindi di assassinii per quali i responsabili non hanno ancora dato conto alla giustizia”.

Ogni anno, In Italia come in Francia, muoiono dalle 3000 alle 5000 persone a causa dell’amianto, e sono previste 500mila vittime nei primi trent’anni del XXI° secolo. È la cronaca di una morte annunciata, ma nonostante questi dati, il lavoro da fare sulla via delle restrizioni all’utilizzo dell’amianto sembra ancora in una pericolosa fase di stallo.

Non resta che continuare a lottare: prossimo appuntamento è nel 2012 a Parigi, dove è in programma una manifestazione internazionale, per un mondo senza più amianto.

PHOTOGALLERY

http://www.ambienteambienti.com/accade-altrove/2011/11/news/fratellanza-franco-italiana-per-i-diritti-delle-vittime-dell%E2%80%99amianto-49951.html