Adolescenti dipendenze: Cnr, “Italia tra i primi 10 Paesi Ue per consumo di sostanze”

Dal nuovo rapporto europeo Espad sull’uso varie sostanze tra i giovani, curato per l’Italia dall’Ifc-Cnr emerge che il Bel Paese è tra i primi dieci, con prevalenze maggiori della media, per fumo, cannabis, tranquillanti e sedativi

Il consumo di alcolici e sostanze psicotrope tra i giovani di 16 anni a livello europeo è rimasto costante per tutto il 2011, di contro sono aumentati i fumatori e gli assuntori di sostanze inalanti, come solventi e colle, mentre i ragazzi italiani registrano consumi sopra la media comunitari per quasi tutte le sostanze stupefacenti. Questi, in sintesi, alcuni dei dati raccolti dalla ricerca europea Espad condotta nel 2011, che indaga i comportamenti degli adolescenti e che lo scorso anno, ha coinvolto 36 Paesi europei. Il focus italiano, invece, è stato condotto dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr) di Pisa.


I DATI IN GENERALE.
 “L’alcol è da sempre la sostanza psicotropa maggiormente sperimentata e consumata dai sedicenni, nonostante il suo uso sia loro vietato o limitato in molti Paesi – ha spiegato Sabrina Molinaro dell’Ifc-Cnr, responsabile della ricerca in Italia. L’Italia si trova nella ‘top ten’ con il 63 per cento di adolescenti che hanno bevuto almeno una volta nell’ultimo mese, contro la media del 57”. “Il primato – ha aggiunto – va alla Repubblica Ceca con il 79 per cento, seguita da Danimarca (76 per cento), Germania (73 per cento) e Grecia (72 per cento). Chiudono la classifica Albania (32 per cento) e Islanda (17 per cento)”. Riguardo la tendenza tra i giovanissimi, quella del ‘binge drinking’ (cinque o più bevute in un’unica occasione), il l’Italia con il 35 per cento si assesta sotto il 39 di media, a dimostrazione di una differente ‘cultura del bere’. Inoltre, rispetto alla rilevazione del 2007, tra gli studenti italiani si registra un lieve calo”.

FUMO, UNA DIPENDENZA CHE RESISTE NONOSTANTE TUTTO. 
Stando al focus italiano del Rapporto Espad, purtroppo anche il consumo di sigarette nell’ultimo mese colloca i 16enni italiani tra i primi dieci della classifica, con il 36 per cento contro la media europea del 28 per cento. “Nonostante le campagne di sensibilizzazione, il dato resta sostanzialmente stabile – ha analizzato la Molinaro. In altri paesi come Francia, Portogallo, Polonia, Finlandia e Romania, i consumi però aumentano rispetto al 2007, mentre scendono in Norvegia, Russia e Islanda”. “I coetanei con più alte percentuali di fumatori sono in Repubblica Ceca (42 per cento) e Bulgaria (39 per cento), dove le ragazze sono in netta maggioranza: 46 per cento contro 33 per cento, così pure in Francia (38 per cento: i maschi sono il 34 per cento, le femmine il 43). I paesi dove si fuma di meno sono Norvegia (14 per cento), Albania (13) e Islanda con il 10 per cento”.

È LA CANNABIS, LA SOSTANZA ILLEGALE PIÙ USATA DAI GIOVANI. 
La sostanza illegale più sperimentata dagli studenti europei almeno una volta nella vita è la cannabis (hashish o marijuana). “E l’Italia è ancora tra le prime dieci nazioni con il 21 per cento (24 per cento maschi, 18 per cento femmine) contro il 17 per cento di media. L’elenco vede in testa cechi e francesi, rispettivamente con il 42 e il 39 per cento, ed è chiuso da Grecia (8 per cento) e Albania (4 per cento)”, ha osserva Molinaro. “L’uso di cannabis tra i 16enni italiani, dopo il calo registrato dal 2003 al 2007, si è stabilizzato. D’altra parte Francia, Polonia, Portogallo e Grecia nell’ultimo quadriennio vedono aumentare gli adolescenti che consumano cannabinoidi. In Ucraina e Russia invece diminuiscono”.

DALLA COCAINA ALL’ECSTASY, ITALIA AL 5° POSTO EUROPEO PER CONSUMO.
 Per quanto riguarda il consumo (almeno una volta nella vita) delle altre sostanze psicoattive illegali come cocaina, eroina, anfetamine, ecstasy e allucinogeni “gli italiani sono – ha specificato la ricercatrice Ifc-Cnr – è in linea con il dato medio europeo del 6 per cento e occupano il quinto posto della classifica insieme ad Albania e Irlanda. In testa si trovano Francia e Bulgaria con il 10 per cento, Bosnia e Norvegia chiudono con il 2”. “Rispetto all’ultima rilevazione – ha ribadito la Molinaro -, l’Italia registra una lieve diminuzione insieme con Islanda, Irlanda e Russia. Tendenza opposta in Portogallo, Cipro e Romania, mentre la maggioranza delle nazioni mantiene i consumi stabili”. Rispetto agli inalanti, ha fatto notare la ricercatrice, “l’Italia si attesta al penultimo posto con il 3 per cento dei giovani che riferiscono di averli sperimentati almeno una volta nella vita. Ai primi posti la Croazia e la Lettonia, rispettivamente con il 28 e il 23 per cento. La media europea è del 9”.

LA RICERCA EUROPEA ‘ESPAD’. La survey Espad si ripete in Europa ogni quattro anni dal 1995 e nel tempo sono aumentati i paesi partecipanti e le sostanze indagate, tra cui ora rientrano anche tranquillanti e sedativi assunti senza prescrizione medica. “Gli italiani si trovano al quinto posto con il 10 per cento confermando il picco del 2007. La media è il 6 per cento, la classifica – ha concluso la Molinaro – è aperta da Polonia (15 per cento), Lituania (13), Cipro e Francia con l’11 per cento e chiusa con il 2 per cento da Germania, Russia e Ucraina. Percentuali in crescita in Grecia, Cipro e Montenegro”.
 

MATERIALI
– 
Dossier European Population Survey on Alcohol and other Drugs (Espad)

LINK
– 
European Population Survey on Alcohol and other Drugs (Espad)
– 
Itituto di fisiologia clinica (Ifc-Cnr) di Pisa

MAMMA BEVE

mamma beve

MAMMA BEVE

Maggio 2010. Un feto immerso in uno spritz, l’aperitivo più in voga fra i giovani del nord-est: è l’immagine-choc scelta dall’Asl di Treviso per lanciare una campagna di sensibilizzazione delle donne in gravidanza sui danni dell’alcol per il nascituro. La campagna si intitola “Mamma beve, bimbo beve” ed è nata analizzando alcuni dati statistici secondo i quali in Europa circa un bambino su 100 nasce con problemilegati all’uso di alcol della madre, sia in gestazione che durante l’allattamento, ma in Italia il 65% delle donne in gravidanza non cambia le proprie abitudini con le bevande alcoliche. Il Veneto, con il 66,5% delle donne (dagli 11 anni in su) che consuma alcol ogni giorno, è al secondo posto fra le regioni italiane (foto Ansa)

http://notizie.virgilio.it/gallery/pubblicita_shock.html

ALCOL E GIOVANI ROVIGO Presentato il gioco della Lilt “Che mi combini Tommaso…” rivolto ai bambini delle quinte delle scuole primarie Che bere è un danno si impara dalle elementari

“Che mi combini Tommaso..” è il gioco-racconto ideato dall’associazione Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori) per contrastare l’abuso di alcol e sensibilizzare i bambini, che sarà portato in 29 scuole del Bassopolesine nel nuovo anno scolastico. L’iniziativa, una specie di Monopoli, coinvolgerà 6 mila alunni delle quinte elementari presenti in 11 comuni

fonte

Bere da morire: l’alcol accresce il rischio di sviluppare tumori

L'abuso di alcol aumenta il rischio di morire per tumore

ROMA – L’abuso di alcol è associato a più alti tassi di mortalità generale, e in particolare per il cancro. Sono i risultati di uno studio al quale ha partecipato anche l’Ispo, l’Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica di Firenze, e che nel mese di febbraio verrà pubblicato su «Alcoholism: clinical and experimental research», autorevole rivista scientifica internazionale.

I dati. «Il consumo di alcol causa circa il 4% di tutti i decessi nel mondo, ed è responsabile di circa il 5% di tutte le malattie. L’abuso di alcol può compromettere la struttura e la funzionalità di diversi organi, aumentando la mortalità generale di circa 5 volte – informa il dottor Domenico Palli, responsabile dello studio per l’Ispo – Il nostro studio ha evidenziato che l’abuso di alcol aumenta in modo significativo il rischio di morte per numerose cause in confronto alla popolazione generale, anche in un Paese mediterraneo». Gli alcolisti risultano a maggio rischio di morte per malattie come diabete, infezioni, malattie del sistema nervoso, respiratorio, digestivo e cardiovascoalre, e anche per le cause violente. «Ed emerge in modo evidente – precisa ancora Palli – anche il ruolo dell’alcol come cancerogeno: infatti per i forti bevitori risulta aumentato in modo significativo il rischio di sviluppare alcuni tumori, in particolare quelli a carico della faringe, della cavità orale, della laringe e del fegato. Oltre che per questi tumori, tradizionalmente associati al consumo eccessivo di alcol, si rileva un aumento del rischio anche per alcuni tumori tra i più frequenti nella popolazione generale, come quelli dell’intestino e della mammella nelle donne».

Risultati. I ricercatori dell’Ispo, in collaborazione con i colleghi del Centro alcologico della Asl 10 di Firenze, coordinati dal dottor Gabriele Bardazzi, hanno raccolto i dati di 2.272 alcolisti (1.467 uomini e 805 donne), residenti in Toscana, soprattutto nella provincia di Firenze, con un’età media di 43 anni, trattati presso il Centro alcologico dopo un primo accesso nel periodo aprile 1985-settembre 2001. I risultati dello studio hanno evidenziato che le donne alcoliste hanno tassi di sopravvivenza maggiori rispetto ai maschi alcolisti. Probabilmente – osservano i ricercatori – le donne tendono a beneficiare più degli uomini dei programmi di trattamento, e si rivolgono ai centri alcologici in una fase più precoce rispetto agli alcolisti maschi, che invece si presentano in una fase più avanzata, o quando sono evidenti sintomi clinici più severi. Le alcoliste seguite in questo studio vivono comunque più a lungo degli uomini: un risultato interessante, se si considera l’ipotesi molto diffusa di una maggiore tossicità dell’alcol per il sesso femminile. Dai dati Istat 2009, risulta che in Toscana ci sono 392.000 bevitori a rischio. E dallo studio Edit 2011 sui comportamenti dei giovani tra 14 e 19 anni, il 23,6% dei guidatori abituali ha dichiarato che nei 12 mesi precedenti l’indagine ha guidato almeno una volta dopo aver bevuto troppo. E i giovani bevitori a rischio risultano essere più di 15.000. Nel 2010 gli alcolisti in carico ai servizi pubblici della sanità toscana sono stati 4.822.

FONTE

Adolescenti infelici, vittime delle dipendenze I problemi degli adolescenti d’oggi fra abuso di alcol, sigarette e droghe

La dipendenza degli adolescenti da sostanze nocive o illegali è un problema che preoccupa ormai larga parte della popolazione adulta italiana. E’ quanto emerge da un’indagine condotta dal Gruppo aufeminin, dedicata, appunto al tema delicato delle dipendenze dei giovani da alcol, fumo e droghe e che ha coinvolto in un sondaggio online più di 450 utenti, la maggior parte under 25 (55% del campione).

Il 69% degli intervistati ritiene che i giovanissimi siano ora maggiormente esposti alle pressioni sociali rispetto al passato. La percezione è che la tossicodipendenza sia legata alla ricerca di agenti esterni come fonte di sicurezza, come espressione di un assetto psicologico secondo cui il controllo sugli eventi è attribuito a fattori esterni piuttosto che alla propria volontà. L’abuso di alcol, sigarette e cannabis non avrebbe niente a che vedere con il livello sociale degli adolescenti (85%), diventando un fenomeno trasversale e sempre più diffuso. Il 40%, inoltre, è convinto che gli adolescenti facciano ricorso alle droghe “pesanti” principalmente perché si sentono infelici e insoddisfatti. Secondo il 17% la dipendenza da queste sostanze è maggiormente diffusa tra adolescenti d’estrazione sociale alta, forse quelli con maggiori possibilità economiche.

La dipendenza degli adolescenti da sostanze nocive o illegali è un problema che preoccupa la grande maggioranza degli intervistati. Se però il 77% dichiara che l’abuso di alcol, sigarette e cannabis sia un problema che lo coinvolge, ben il 36% prende invece le distanze dalla dipendenza da droghe pesanti, dichiarando che il problema non lo riguarda per nulla, mentre un consapevole 37% ammette che il problema lo preoccupa molto, se non proprio in prima persona almeno con la coscienza dell’allarmante diffondersi del fenomeno nella società moderna.

Secondo i dati del Dipartimento Politiche Antidroga, su più di 32.000 giovani di età compresa tra 15-19 anni, le percentuali di coloro che dichiarano di aver assunto droga negli ultimi 12 mesi risultano essere: eroina 0,6%, cocaina 2,1%, cannabis 18,2%, stimolanti – amfetamine – ecstasy 1,3%, allucinogeni 2,3%. Gli intervistati percepiscono in maniera diversa la pericolosità delle varie sostanze. Infatti, se per il 44% la cannabis è molto nociva, la percentuale aumenta drasticamente per la cocaina (il 95% la ritiene molto pericolosa) e per l’ecstasy (94%). Proseguendo, l’alcol è considerato nocivo dal 46% del campione e il fumo di sigarette è valutato molto pericoloso solo dal 30%. In merito alla legalizzazione della cannabis nel nostro Paese, ben il 41% si dichiara favorevole.

Sempre più presto gli adolescenti entrano in contatto con il problema della dipendenza da alcol e droga, sia attraverso il proprio gruppo di amici, sia tramite le esperienze dei loro idoli visti in TV. Si parla di baby-bevitori che hanno appena 11-12 anni. Per prevenire ed affrontare il problema in famiglia con consapevolezza e tempestività, occorre soprattutto essere informati e comunicare apertamente con i propri figli. Il 60% del campione del sondaggio, però, reputa che i media e la scuola non trattino il problema in maniera abbastanza seria. Il 56% considera i genitori troppo permissivi, non in grado di porre limiti ai propri figli e controllarli nei loro eccessi. Un considerevole 34%, invece, li assolve, in quanto non è facile essere genitori al giorno d’oggi.

Quanto ai genitori, Il 42% ha imposto regole rigide di assoluto divieto di uso di alcol, sigarette, canne o altre sostanze, il 29% lascia che gli adolescenti facciano le loro esperienze, non imponendo restrizioni che avrebbero l’effetto contrario di tentarli ancora di più nel “trasgredire le regole”. Soltanto il 35% parla regolarmente con i propri figli di droga e se da una parte il 10% ammette di affrontare l’argomento raramente, dall’altra il 16% confessa addirittura di non averlo ancora fatto (ma intende farlo). L’età in cui la metà dei genitori ha cominciato a discuterne con i propri figli si aggira intorno ai 12-13 anni.

http://donne.virgilio.it

Alcol e alcoldipendenza-Dati epidemiologici

 

Il consumo dannoso di alcol si conferma importante fattore di rischio per malattie croniche, incidentalità stradale, domestica e lavorativa, violenza e omicidi. In particolare esso risulta essere la principale causa di cirrosi epatica nonché di 60 malattie e condizioni patologiche, compresi alcuni tipi di cancro.

In Europa l’alcol causa 195.000 morti l’anno e costituisce la terza causa di morte prematura, dopo l’ipertensione e il consumo di tabacco, con costi altissimi sul piano sanitario, sociale ed economico.
Pertanto i consumi alcolici e i modelli di consumo rappresentano un importante indicatore della possibile evoluzione delle condizioni di salute e sicurezza della popolazione e dei relativi costi evitabili in termini umani, sociali ed economici.

I dati sui consumi alcolici e i modelli di consumo confermano il progressivo allontanamento del nostro Paese dal tradizionale modello di consumo mediterraneo.
E’ cresciuta nell’ultimo decennio la quota di coloro che consumano bevande alcoliche al di fuori dei pasti, con un incremento particolarmente significativo tra le donne.

Il binge drinking, modalità di bere di origine nordeuropea che implica il consumo di numerose unità alcoliche in un breve arco di tempo, ha riguardato nel 2009 il 12,4% degli uomini e il 3,1% delle donne ed è ormai abitudine stabilmente diffusa, soprattutto nella popolazione maschile di 18-24 anni (21,6,1%) e di 25-44 anni (17,4%). Pratica il binge drinking anche una buona percentuale di donne fra i 18 e i 24 anni (7,9%) e fra le giovanissime di 11-15 anni esso appare più diffuso che fra i coetanei maschi.

In generale il consumo a rischio riguarda il 15,8% degli italiani al di sopra degli 11 anni, per un totale di quasi 8 milioni e mezzo di persone. Tra esse in particolare circa 475.000 minori al di sotto dei 16 anni (il 18,5% tra i ragazzi e il 15,5% tra le ragazze), in cui il consumo dovrebbe essere pari a 0; e circa 3 milioni di anziani over 65 (il 44,7% dei maschi e l’ 11,3% delle femmine) in cui il consumo a rischio coincide prevalentemente con il consumo giornaliero non moderato, soprattutto durante i pasti.

La tipologia di consumo a rischio prevalente tra i giovani è il consumo fuori pasto, che ha riguardato nel 2009 il 34,4% dei maschi e il 22,8% delle femmine di età  compresa fra gli 11 e i  25 anni.
Già a 18-19 anni la quota dei consumatori è vicina a quella media della popolazione e la percezione della disponibilità di bevande alcoliche è tra i giovani italiani fra le più alte in Europa.
Quasi la metà (45,4 %) delle diagnosi ospedaliere per patologia totalmente alcolcorrelata riguarda persone di oltre 55 anni, ma da alcuni anni  la percentuale di diagnosi alcolcorrelate appare in aumento nella classe di età 36-55 anni, mentre continua a diminuire nella fascia di età 15-35 anni.

La percentuale di diagnosi ospedaliere per cirrosi epatica alcolica si presenta in crescita da qualche anno in rapporto alle altre diagnosi di ricovero alcolcorrelato, passando tra il 2000 e il 2008 dal 26,30 % al  35,00 % del totale di tali diagnosi.

Gli alcoldipendenti in trattamento nei servizi pubblici sono in costante aumento dal 1996 e nel 2008 ne sono stati rilevati 66.548. Fra essi in particolare la percentuale dei giovani al di sotto dei 30 anni rappresenta il 10,2% del totale, con un valore in crescita rispetto a quello della precedente rilevazione(10%), soprattutto tra i nuovi utenti.

Risulta ancora bassa rispetto agli altri Paesi europei la diffusione di conoscenze sul tasso legale di alcolemia per la guida e sui limiti di consumo con esso compatibili.
Il 2,12% di tutte le cause di incidente stradale rilevate nel 2008, per un totale di 5.920 casi, riguarda l’ebbrezza da alcol, con una percentuale in aumento rispetto all’anno precedente.

Nonostante la quota importante di popolazione esposta a una vasta gamma di rischi alcolcorrelati si segnala anche qualche positiva tendenza nella evoluzione di alcuni indicatori di rischio, in relazione sia alla popolazione più giovane (diminuzione dei consumi fuori pasto tra i maschi di 14-17 anni, diminuzione degli atteggiamenti di tolleranza nei confronti dell’ubriachezza tra da i giovani studenti di 15-19 anni, diminuzione della quota di giovani studenti che si ubriacano) che a quella anziana di oltre 65 anni (lieve diminuzione  del consumo a rischio in entrambi i sessi).

Inoltre si presentano in costante calo il tasso nazionale di mortalità per cirrosi epatica  e  quello di ricovero ospedaliero per patologie totalmente alcolcorrelate; appare in lieve calo da qualche anno la percentuale dei nuovi utenti al di sotto dei 20 anni in trattamento nei servizi alcologici; resta ferma infine la minore diffusione tra i nostri giovani, rispetto ai coetanei europei, di consumi a rischio quali i consumi frequenti, ilbinge drinking e le ubriacature.

Fonte: Relazione al Parlamento Alcol 2010 – dati 2008-2009

Uso dannoso di alcol

 

Pur rappresentando una sostanza giuridicamente legale, l’alcol è una sostanza psicotropa che, se assunta a dosi elevate, può portare alla dipendenza. L’assunzione di bevande alcoliche in quantità o modalità dannose, inoltre, è causa di varie patologie, traumi gravi, incidenti, turbe mentali e del comportamento. L’alcol ha un effetto psicoattivo (è in grado cioè di modificare il funzionamento del cervello) e la sua assunzione protratta nel tempo induce assuefazione (per ottenere lo stesso effetto bisogna aumentare la dose).

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Global status report on alcohol and health) definisce “uso dannoso di alcol “ un consumo di bevande alcoliche che avviene in quantità e/o modalità tali da implicare danni alla salute e/o  conseguenze sociali negative.

L’alcol è causa di morte di 2,5 milioni di persone ogni anno nel mondo, ma anche di patologie, di danni ad altri e interessa sempre più le fasce più giovani e Paesi in via di sviluppo. Non va dimenticato che il consumo nocivo di alcol rappresenta ormai uno dei quattro fattori di rischio, assieme a fumo, dieta scorretta e sedentarietà, per i principali gruppi di patologie non trasmissibili: malattie cardiovascolari, tumore, malattie polmonari croniche e diabete.

Per valutare correttamente il rischio connesso all’assunzione di bevande alcoliche, oltre a considerare la frequenza e le quantità assunte dagli individui, si deve tener conto di alcuni stili di vita come:

  • il bere lontano dai pasti o il bere quantità di alcol eccessive in una singola occasione
  • il consumo in occasioni o contesti che possono esporre a particolari rischi, quali la guida o il lavoro
  • la capacità di smaltire l’alcol rispetto al genere e all’età della persona.

Un consumo considerato moderato può essere indicato entro il limite di:

  • 2-3 unità alcoliche al giorno per l’uomo
  • 1-2 unità alcoliche per le donna
  • una sola unità alcolica per gli anziani

da consumarsi durante i pasti.

L’unità alcolica corrisponde alla quantità di alcol contenuta in:

  • un bicchiere piccolo (125 ml) di vino di media gradazione
  • una lattina (330 ml) di birra di media gradazione
  • un bicchierino (40 ml) di superalcolico.

Per gli adolescenti fino a 15 anni, l’OMS raccomanda l’astensione totale dal consumo di alcol.

I consumi che eccedono tali soglie sono dunque da considerarsi a rischio. Inoltre è da considerare che la tollerabilità all’alcol può essere compromessa anche da particolari condizioni di salute, da assunzione di farmaci o altri fattori individuali.

Consulta la Tabella dei principali sintomi correlati ai diversi livelli di concentrazione alcolemica

Tumori: genovese avvia causa a produttori bevande alcoliche

Con Assoutenti, sarebbe la prima di questo tipo in Italia

(ANSA) – GENOVA, 7 OTT – Una donna genovese che ha due tumori ha deciso di intentare per la prima volta in Italia una causa contro tre produttori di bevande alcooliche, sostenendo che sull’etichetta delle loro bevande non l’hanno ”avvertita” dei rischi che correva.

E’ questo il presupposto giuridico che sta alla base della causa che, per la prima volta in Italia, Assoutenti e i legali della donna intendono avviare a Genova. ”Le bevande alcoliche possono provocare il cancro – dicono. Peccato che tra chi le produce nessuno abbia avvertito”.

La donna si e’ affidata all’avvocato Giuseppe Giacomini e a Assoutenti, che sta raccogliendo altri possibili casi di persone ammalate e parenti di persone decedute in tutta Italia.

Il caso pilota di Genova, ha spiegato oggi a Genova Gianni Testino, epatologo presso l’Ospedale San Martino, nasce dalla presa d’atto che l’ Organizzazione Mondiale della Sanita’ ha inserito di recente il consumo di etanolo e acetaldeide nel gruppo 1 dei cancerogeni per alcune parti dell’organismo umano come il cavo orale, la faringe, la laringe, l’intestino e la mammella. La donna genovese, impiegata in un ufficio pubblico, e’ caduta nella dipendenza, e nel 2009 le e’ stato diagnosticato un tumore alla mammella. Nel 2011, poi, e’ stata colpita da un secondo tumore al collo. Secondo l’avvocato Giacomini e Assoutenti, i produttori sono responsabili perche’ hanno immesso sul mercato un prodotto ”intrinsecamente pericoloso” senza le opportune informazioni.(ANSA)

http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/salute/2011/10/07/visualizza_new.html_674390813.html