Euro 2012 Girone C partite del 18 giugno

DATA PARTITA RISULTATO
10 giugno 2012 Spagna-Italia 1-1
10 giugno 2012 Irlanda-Croazia 1-3
14 giugno 2012 Italia-Croazia 1-1
14 giugno 2012 Spagna-Irlanda 4-1
18 giugno 2012 Croazia-Spagna 0-1
18 giugno 2012 Italia-Irlanda 2-0

 

Squadra PG V P S GF GS Punti
Spagna 3 2 1 0 6 1 7
Italia 
3 1 2 0 4 2 5
Croazia 3 1 1 1 4 3 4
Irlanda  3 0 0 3 1 9 0

UE: App smartphone per assistenza sanitaria all’estero

Il 7 giugno 2012 la Commissione Europea ha lanciato un’applicazione per smartphone che permette di  servirsi della tessera sanitaria (TEAM) durante la permanenza nei Paesi Europei. Sarà possibile, quindi, usufruire del servizio sanitario pubblico nello Stato Europeo in cui ci si trova. Le cure che si possono richiedere non riguardano solo interventi urgenti e salvavita, ma anche necessità comunemente identificate con i codici verdi e gialli.

La nuova applicazione, disponibile in 24 lingue, sarà permetterà di poter usufruire delle cure mediche pubbliche in 31 Stati europei (i 27 membri dell’Ue piu’ Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera). L’applicazione informa anche sugli eventuali costi a carico del paziente e sulle procedure per chiedere il rimborso delle spese sostenute. In aggiunta a questi servizi, è possibile scorrere i numeri per le chiamate d’emergenza, l’elenco delle cure coperte da assicurazione, i numeri utili da contattare in caso di smarrimento della TEAM. In linea generale i titolari della Team hanno diritto, in caso di malattia o infortunio, di accedere all’assistenza sanitaria pubblica al pari dei cittadini del Paese in cui ci si trova.

Per maggiori informazioni vi consigliamo di consultare il sito del Ministero della Sanità www.salute.gov.it

Bambini e povertà: l’Italia fanalino di cosa nella classifica Unicef

Dal dossier emerge che il 13,3% dei minori vive in condizioni di deprivazione materiale. Il premier Monti: “Proteggere l’infanzia è un dovere morale. In questi mesi abbiamo un piano contro l’esclusione sociale e il disagio delle fasce più deboli”

Ventinovesima su trentacinque Paesi Ocseesaminati. Nonostante l’Italia sia tra i 15 Paesi europei più ricchi, il 15,9 per cento dei bambini e degli adolescenti tra 0 e 17 anni vive in una condizione di povertà relativa. A puntare un riflettore sul rapporto Paese economicamente avanzato-stato di povertà minorile, è  il rapporto Unicef  ‘Misurare la povertà tra bambini e adolescenti’ che esamina la povertà e la deprivazione materiale infantile in tutto il mondo industrializzato, mettendo a confronto le analisi comparate raccolte.

Dai dati raccolti  viene fuori, inoltre, che ancheconsiderando il ‘poverty gap’ (ossia il divario tra la soglia di povertà ed il reddito mediano di coloro che si trovano al di sotto di tale soglia), l’Italia è agli ultimi posti. Mentre nell’Unione Europea (più Norvegia e Islanda) a circa 13 milioni di bambini e adolescenti mancano gli elementi di base necessari al loro sviluppo. Nel frattempo, 30 milioni di minorenni nei 35 paesi a economia avanzata dell’OCSE, vivono in povertà. Un confronto internazionale che dimostra come la povertà infantile in questi Paesi non è inevitabile, bensì legata alle scelte politiche. Inoltre, alcuni paesi stanno facendo meglio di altri per proteggere i bambini più vulnerabili.

LA DEPRIVAZIONE MATERIALE. I dati raccolti da Unicef mostrano che il 13,3 per cento dei minori vive in una condizione di deprivazione materiale, intesa come l’inaccessibilità ad alcuni beni ritenuti “normali” nelle società economicamente avanzate come almeno un pasto al giorno contenente carne o pesce, libri e giochi adatti all’età del bambino, un posto tranquillo con spazio e luce a sufficienza per fare i compiti. L’Italia in questa classifica è al 29esimo posto su 35 Paesi. Il dato colpisce se confrontato ad esempio con Islanda, Svezia e Norvegia, che presentano percentuali inferiori al 2 per cento.

I BENI E SERVIZI CUI NON HANNO ACCESSO I BAMBINI. Di seguito un po’ più nello specifico la percentuale di bambini (tra 1 e 16 anni) rilevata dal Rapporto Unicef che non ha accesso ai seguenti beni e servizi o attività perché le famiglie non possono permetterseli: 

• il 2,5 per cento dei bambini italiani non può permettersi frutta e verdure fresche ogni giorno (il 5,4 per cento è la media degli altri paesi); 

• l’1,2 per cento non può permettersi tre pasti al giorno (l’1,3 per cento è la media degli altri Paesi); 

• il 4,4 per cento non può permettersi almeno un pasto al giorno a base di pollo, carne o pesce (il 5,5 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 6,2 per cento non può permettersi di comprarsi indumenti nuovi (il 7,6 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 2,6 per cento non può permettersi di comprarsi due paia di scarpe della misura giusta (il 4,7 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 5 per cento non ha una connessione ad internet (l’8 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 6 per cento non può permettersi di comprarsi libri adatti all’età e al livello di conoscenza (esclusi testi scolastici) (il 5,4 per cento è la media degli altri paesi);

• il 9,3 per cento dei bambini italiani non ha a disposizione un posto tranquillo con spazio e luce a sufficienza per fare i compiti (il 5,4 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 6,1 per cento non ha l’opportunità di celebrare occasioni speciali, tipo compleanni, onomastici, eventi religiosi, (il 6,2 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 6,7 per cento non ha l’opportunità di invitare a casa gli amici per giocare e mangiare insieme (il 7,9 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 6,1 per cento non può permettersi di partecipare a gite ed eventi scolastici (il 6,8 per cento è la media degli altri Paesi); 

• il 4 per cento non può permettersi attrezzature per giocare all’aperto, come biciclette, pattini, ecc. (il 7,8 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 12,2 per cento non può permettersi di frequentare attività ricreative regolari, come nuotare, suonare uno strumento musicale, partecipare ad organizzazioni giovanili, (l’11,6 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 4.6 per cento non può permettersi giochi in casa (il 5,9 per cento è la media degli altri paesi).

IL TASSO DI DEPRIVAZIONE MATERIALE SECONDO UNICEF. Nel Rapporto Unicef sono contenute anche delle preziose analisi che misurano il tasso di deprivazione materiale tra i bambini e gli adolescenti in alcuni gruppi considerati a rischio. Tra i bambini che vivono in famiglie con un solo genitore, ad esempio, il tasso di deprivazione materiale è del 17,6 per cento; tra quelli che vivono in famiglie con genitori con un basso livello di istruzione il tasso è del 27,9 per cento; tra quelli che vivono in famiglie senza lavoro: il tasso è del 34,3 per cento; tra quelli che vivono in famiglie migranti: il tasso è del 23,7 per cento.

IL MESSAGGIO DEL PREMIER MARIO MONTI E L’IMPEGNO DEL GOVERNO. “Proteggere l’infanzia dalla povertà è un dovere morale che dovrebbe essere fra le priorità di ogni governo, perché i bambini e gli adolescenti di oggi saranno i cittadini di domani – ha commentato il presidente del Consiglio, Mario Monti, in un messaggio inviato all’Unicef -. Compromettere il loro avvenire vuol dire minare le basi e il futuro stesso della nostra società. Soprattutto nella fase attuale – ha sottolineato -, nella quale l’agenda politica di chi governa deve conciliare rigore, crescita ed equità, deve essere ben chiaro che una strategia di sviluppo efficace deve necessariamente includere la protezione dei minori dalla povertà”. 

“Questo governo – ha assicurato il premier – ne è pienamente consapevole e in questi mesi ha varato una serie di provvedimenti per combattere l’esclusione sociale e il disagio delle fasce più deboli della popolazione”. “Sono convinto che anche in futuro le campagne dell’Unicef continueranno ad essere uno stimolo importante per governi e istituzioni”. “Richiamare l’attenzione sulla tutela dei minori – ha concluso il presidente del Consiglio – è sempre opera meritoria, perché i bambini e gli adolescenti sono, rispetto agli adulti, più indifesi e più bisognosi di essere tutelati”.


MATERIALI
– 
Rapporto Unicef  ‘Misurare la povertà tra bambini e adolescenti’ 

LINK
– Unicef

Quali paesi

sono inclusi?

I dati sui tassi di deprivazione 

materiale sono tratti dall’indagine 

2009 European Union Statistics 

on Income and Living Conditions

e sono quindi disponibili per 29 

paesi, ossia i 27 paesi 

dell’Unione Europea oltre a 

Norvegia e Islanda. La maggior 

parte di questi (23 su 29) sono 

anche membri dell’OCSE – 

Organizzazione per lo sviluppo e 

la cooperazione economica, a 

eccezione di Bulgaria, Cipro, 

Lettonia, Lituania, Malta e 

Romania che sono paesi membri 

dell’UE, ma non dell’OCSE.

I dati sui tassi di povertà tra i 

bambini e gli adolescenti sono 

disponibili anche per sei ulteriori 

paesi (Australia, Canada, 

Giappone, Nuova Zelanda, 

Svizzera e Stati Uniti).

Le analisi sulla povertà relativa 

includono quindi i seguenti 35 

paesi:

Australia, Austria, Belgio, 

Bulgaria, Canada, Cipro,  

Danimarca, Estonia, Finlandia, 

Francia, Germania, Giappone, 

Grecia, Islanda, Irlanda, Italia, 

Lettonia, Lituania, Lussemburgo, 

Malta, Paesi Bassi, Nuova 

Zelanda, Norvegia, Polonia, 

Portogallo, Repubblica Ceca, 

Romania, Slovacchia, Slovenia, 

Spagna, Svezia, Svizzera, Regno 

Unito, Stati Uniti, Ungheria. 

 

Il libro? È il vero mezzo di comunicazione di massa che può rilanciare l’Italia

Le opere letterarie come possibilità di crescita per il Paese, da non pensare più come prodotto meramente stilistico, ma come un bene a disposizione di tutti, diffuso e venduto come un cellulare, per sviluppare un maggior senso civico

Fonte: Immagine dal web

 

Basta tv e smartphone. È il libro il principalemezzo di comunicazione di massa che può smuovere le coscienze e rilanciare l’Italia dal punto di vista culturale ed economico. Ne sono convinti gli editori e i critici italiani: 7 esperti su 10 (69 per cento), infatti, secondo cui il libro non deve essere più inteso solo come un’opera d’arte, un prodotto meramente culturale, ma deve essere diffuso e venduto come gli smartphone e la tv, capace di migliorare la propria cultura combattendo l’ignoranza (64 per cento), rendono più consapevoli (53 per cento), aumentano il rispetto del prossimo (45 per cento) ed aiutano a sviluppare un maggior senso civico (36 per cento).

I dati emergono un’indagine promossa da Libreriamo, il social book magazine per lapromozione dei libri e della lettura, condotta intervistando le più importanti case editrici italiane e raccogliendo i pareri di 120 esperti di comunicazione e critici letterari su come promuovere i libri e far leggere di più gli italiani, e presentata al Salone Internazionale del Libro di Torino appena concluso. Così si scopre che dedicarsi troppo ad Internet e cellulare, dunque, è un’attività di routine che abbassa lo spessore socio-culturale della una popolazione. Ecco perché dedicare più tempo alla lettura permetterebbe di far crescere il tessuto sociale (71 per cento) e l’economia (65 per cento). I libri, così come i loro autori, inoltre non dovrebbero trovare spazio soltanto all’interno di programmi televisivi autoreferenziali, ma dovrebbero diventare parte integrante dei programmi d’intrattenimento e dei contenitori pomeridiani, come delle vere e proprie Star (57 per cento).

“Abbiamo voluto condurre un’indagine – ha spiegato il sociologo Saro Trovato, ideatore diLibreriamo e presidente dell’associazione Comunicazione Perbene – che permettesse agli addetti ai lavori di dire la loro e mettere in evidenza le criticità legate alla diffusioni dei libri in Italia, sia a livello materiale sia a livello culturale”. “L’opinione comune rilevata – ha precisato – è che la crescita del nostro Paese e della sua gente passa da una maggiore abitudine alla lettura dei libri, che devono essere venduti al pari degli smartphone, considerando il loro forte valore sociale. Leggendo di più si combatte il qualunquismo e il degrado, stimolando una crescita personale ed economica del Paese””.

LETTORI IN CALO NONOSTANTE TUTTO. Secondo quanto riportato dal Rapporto ‘L’Italia dei libri – Un anno, le stagioni, due trimestri a confronto’ uscito il 23 marzo 2012, solo il 44 per cento della popolazione italiana adulta ha acquistato un libro nel 2011, mentre il 49 per cento ha letto un libro nello stesso arco di tempo. Un calo dei lettori in Italia che, secondo la maggioranza degli esperti (42 per cento), è dovuto alla mancanza di “appeal” da parte della maggior parte dei libri in commercio. Per altri dipende dall’eccessiva fruizione di media come tv e internet che tolgono tempo e spazio alla lettura (26 per cento) e dal costo eccessivo di alcuni libri (17 per cento). Ecco perché per 7 esperti su 10 (69 per cento) il libro non deve essere più inteso solo come un’opera d’arte, un prodotto meramente culturale, ma deve essere considerato un vero e proprio mezzo di comunicazione di massa, diffuso e venduto come gli smartphone e la tv, perché capace di migliorare la propria cultura combattendo l’ignoranza (64 per cento), rendono più consapevoli (53 per cento), aumentano il rispetto del prossimo (45 per cento) ed aiutano a sviluppare un maggior senso civico (36 per cento).

LO SPAZIO DEDICATO AI LIBRI NEI MASS-MEDIA. Da questo punto di vista, la ricerca di Liberiamo evidenzia come solo l’8 per cento degli intervistati ritenga che il tempo dedicato dai medi ai libri sia corretto. Per il 54 per cento degli addetti ai lavori in tv si preferisce trattare argomenti e generi diversi a discapito della cultura, mentre secondo altri (32 per cento) ci sono programmi dedicati ai libri troppo autoreferenziali, in cui i libri non vengono “laicizzati”. Ecco perché i libri e i loro autori ma dovrebbero diventare parte integrante dei programmi d’intrattenimento e dei contenitori pomeridiani, come delle vere e proprie Star (57 per cento).

I VANTAGGI DI UNA LETTURA MAGGIORE. Secondo gli addetti ai lavori il libro può rappresentare un vero e proprio volano per la crescita, sia sociale e culturale (71 per cento)  che economica (65 per cento), dell’Italia. Esso infatti rappresenta un mezzo utile a combattere l’ignoranza migliorando la cultura personale (64 per cento), anche attraverso l’arricchimento del proprio lessico, combatte il qualunquismo e rende più consapevoli della realtà (53 per cento), aumenta il rispetto del prossimo (45 per cento), elimina il degrado e aiuta a sviluppare un maggior senso civico (36 per cento). Secondo gli addetti ai lavori il libro deve diventare il media di riferimento, intorno al quale aprire un dibattito, confrontarsi, trasformandosi in un mezzo sempre più ‘social’.

LE COLPE DEL MONDO DELL’EDITORIA E DELLA DISTRIBUZIONE. La mancanza della giusta considerazione nei confronti della lettura in Italia dipende, in parte, anche da alcuni attori principali che ruotano intorno al mondo dell’editoria. Secondo la maggioranza degli addetti ai lavori (67 per cento) alcuni libri vengono perlopiù considerati come frutto dell’esercitazione puramente stilistica da parte dello scrittore. Il rischio principale secondo gli esperti è quello che si crei una letteratura distaccata dalla gente, come la politica, creando quindi due nicchie autoreferenziali, alle quali appartengono pochi eletti. La soluzione per gli addetti ai lavori sarebbe anche quella di scrivere libri più vicini alle corde espressive ed emozionali della gente, trovando argomenti, personaggi e un modo di scrivere più vicino al mondo in cui viviamo. Altro fattore è rappresentato dalla distribuzione: secondo il 17 per cento degli addetti ai lavori, una distribuzione dei libri attualmente squilibrata tra nord e sud sfavorisce uno sviluppo omogeneo dell’Italia dal punto di vista culturale ed economico.

IMPATTO DELLE TECNOLOGIE SUL MERCATO EDITORIALE. Secondo la maggioranza (51 per cento) possono essere un valido strumento da affiancarsi alla distribuzione cartacea di libri, mentre per altri (31 per cento) rappresenta l’unico modo per adeguarsi ai tempi e sopravvivere all’interno del mercato librario. Da parte delle piccole case editrici, l’atteggiamento verso strumenti come l’e-book è ambivalente: da un lato c’è chi lo ritiene un pericolo, mentre secondo altre è il mezzo ideale per abbattere i costi della distribuzione cartacea.

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