Informativa su Ebola by Unicef

di-natale

I sintomi dell’infezione di Ebola, così come li spieghiamo nelle campagne di informazione e prevenzione che l’UNICEF conduce nei paesi colpiti dall’epidemia (Liberia, Guinea, Sierra Leone e Nigeria) e nei paesi confinanti.

IMPORTANTE: il poster che vi presentiamo è stato tradotto esclusivamente per far conoscere al pubblico italiano il tipo di messaggi che veicoliamo nei paesi colpiti, in Africa: in Italia NON è in corso alcuna campagna di questo tipo.

Per maggiori informazioni su Ebola e sulle misure di sorveglianza adottate in Italia dal Ministero della Salute, invitiamo a visitare il sito http://www.epicentro.iss.it/problemi/ebola/ebola.asp

Bambini e povertà: l’Italia fanalino di cosa nella classifica Unicef

Dal dossier emerge che il 13,3% dei minori vive in condizioni di deprivazione materiale. Il premier Monti: “Proteggere l’infanzia è un dovere morale. In questi mesi abbiamo un piano contro l’esclusione sociale e il disagio delle fasce più deboli”

Ventinovesima su trentacinque Paesi Ocseesaminati. Nonostante l’Italia sia tra i 15 Paesi europei più ricchi, il 15,9 per cento dei bambini e degli adolescenti tra 0 e 17 anni vive in una condizione di povertà relativa. A puntare un riflettore sul rapporto Paese economicamente avanzato-stato di povertà minorile, è  il rapporto Unicef  ‘Misurare la povertà tra bambini e adolescenti’ che esamina la povertà e la deprivazione materiale infantile in tutto il mondo industrializzato, mettendo a confronto le analisi comparate raccolte.

Dai dati raccolti  viene fuori, inoltre, che ancheconsiderando il ‘poverty gap’ (ossia il divario tra la soglia di povertà ed il reddito mediano di coloro che si trovano al di sotto di tale soglia), l’Italia è agli ultimi posti. Mentre nell’Unione Europea (più Norvegia e Islanda) a circa 13 milioni di bambini e adolescenti mancano gli elementi di base necessari al loro sviluppo. Nel frattempo, 30 milioni di minorenni nei 35 paesi a economia avanzata dell’OCSE, vivono in povertà. Un confronto internazionale che dimostra come la povertà infantile in questi Paesi non è inevitabile, bensì legata alle scelte politiche. Inoltre, alcuni paesi stanno facendo meglio di altri per proteggere i bambini più vulnerabili.

LA DEPRIVAZIONE MATERIALE. I dati raccolti da Unicef mostrano che il 13,3 per cento dei minori vive in una condizione di deprivazione materiale, intesa come l’inaccessibilità ad alcuni beni ritenuti “normali” nelle società economicamente avanzate come almeno un pasto al giorno contenente carne o pesce, libri e giochi adatti all’età del bambino, un posto tranquillo con spazio e luce a sufficienza per fare i compiti. L’Italia in questa classifica è al 29esimo posto su 35 Paesi. Il dato colpisce se confrontato ad esempio con Islanda, Svezia e Norvegia, che presentano percentuali inferiori al 2 per cento.

I BENI E SERVIZI CUI NON HANNO ACCESSO I BAMBINI. Di seguito un po’ più nello specifico la percentuale di bambini (tra 1 e 16 anni) rilevata dal Rapporto Unicef che non ha accesso ai seguenti beni e servizi o attività perché le famiglie non possono permetterseli: 

• il 2,5 per cento dei bambini italiani non può permettersi frutta e verdure fresche ogni giorno (il 5,4 per cento è la media degli altri paesi); 

• l’1,2 per cento non può permettersi tre pasti al giorno (l’1,3 per cento è la media degli altri Paesi); 

• il 4,4 per cento non può permettersi almeno un pasto al giorno a base di pollo, carne o pesce (il 5,5 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 6,2 per cento non può permettersi di comprarsi indumenti nuovi (il 7,6 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 2,6 per cento non può permettersi di comprarsi due paia di scarpe della misura giusta (il 4,7 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 5 per cento non ha una connessione ad internet (l’8 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 6 per cento non può permettersi di comprarsi libri adatti all’età e al livello di conoscenza (esclusi testi scolastici) (il 5,4 per cento è la media degli altri paesi);

• il 9,3 per cento dei bambini italiani non ha a disposizione un posto tranquillo con spazio e luce a sufficienza per fare i compiti (il 5,4 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 6,1 per cento non ha l’opportunità di celebrare occasioni speciali, tipo compleanni, onomastici, eventi religiosi, (il 6,2 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 6,7 per cento non ha l’opportunità di invitare a casa gli amici per giocare e mangiare insieme (il 7,9 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 6,1 per cento non può permettersi di partecipare a gite ed eventi scolastici (il 6,8 per cento è la media degli altri Paesi); 

• il 4 per cento non può permettersi attrezzature per giocare all’aperto, come biciclette, pattini, ecc. (il 7,8 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 12,2 per cento non può permettersi di frequentare attività ricreative regolari, come nuotare, suonare uno strumento musicale, partecipare ad organizzazioni giovanili, (l’11,6 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 4.6 per cento non può permettersi giochi in casa (il 5,9 per cento è la media degli altri paesi).

IL TASSO DI DEPRIVAZIONE MATERIALE SECONDO UNICEF. Nel Rapporto Unicef sono contenute anche delle preziose analisi che misurano il tasso di deprivazione materiale tra i bambini e gli adolescenti in alcuni gruppi considerati a rischio. Tra i bambini che vivono in famiglie con un solo genitore, ad esempio, il tasso di deprivazione materiale è del 17,6 per cento; tra quelli che vivono in famiglie con genitori con un basso livello di istruzione il tasso è del 27,9 per cento; tra quelli che vivono in famiglie senza lavoro: il tasso è del 34,3 per cento; tra quelli che vivono in famiglie migranti: il tasso è del 23,7 per cento.

IL MESSAGGIO DEL PREMIER MARIO MONTI E L’IMPEGNO DEL GOVERNO. “Proteggere l’infanzia dalla povertà è un dovere morale che dovrebbe essere fra le priorità di ogni governo, perché i bambini e gli adolescenti di oggi saranno i cittadini di domani – ha commentato il presidente del Consiglio, Mario Monti, in un messaggio inviato all’Unicef -. Compromettere il loro avvenire vuol dire minare le basi e il futuro stesso della nostra società. Soprattutto nella fase attuale – ha sottolineato -, nella quale l’agenda politica di chi governa deve conciliare rigore, crescita ed equità, deve essere ben chiaro che una strategia di sviluppo efficace deve necessariamente includere la protezione dei minori dalla povertà”. 

“Questo governo – ha assicurato il premier – ne è pienamente consapevole e in questi mesi ha varato una serie di provvedimenti per combattere l’esclusione sociale e il disagio delle fasce più deboli della popolazione”. “Sono convinto che anche in futuro le campagne dell’Unicef continueranno ad essere uno stimolo importante per governi e istituzioni”. “Richiamare l’attenzione sulla tutela dei minori – ha concluso il presidente del Consiglio – è sempre opera meritoria, perché i bambini e gli adolescenti sono, rispetto agli adulti, più indifesi e più bisognosi di essere tutelati”.


MATERIALI
– 
Rapporto Unicef  ‘Misurare la povertà tra bambini e adolescenti’ 

LINK
– Unicef

Quali paesi

sono inclusi?

I dati sui tassi di deprivazione 

materiale sono tratti dall’indagine 

2009 European Union Statistics 

on Income and Living Conditions

e sono quindi disponibili per 29 

paesi, ossia i 27 paesi 

dell’Unione Europea oltre a 

Norvegia e Islanda. La maggior 

parte di questi (23 su 29) sono 

anche membri dell’OCSE – 

Organizzazione per lo sviluppo e 

la cooperazione economica, a 

eccezione di Bulgaria, Cipro, 

Lettonia, Lituania, Malta e 

Romania che sono paesi membri 

dell’UE, ma non dell’OCSE.

I dati sui tassi di povertà tra i 

bambini e gli adolescenti sono 

disponibili anche per sei ulteriori 

paesi (Australia, Canada, 

Giappone, Nuova Zelanda, 

Svizzera e Stati Uniti).

Le analisi sulla povertà relativa 

includono quindi i seguenti 35 

paesi:

Australia, Austria, Belgio, 

Bulgaria, Canada, Cipro,  

Danimarca, Estonia, Finlandia, 

Francia, Germania, Giappone, 

Grecia, Islanda, Irlanda, Italia, 

Lettonia, Lituania, Lussemburgo, 

Malta, Paesi Bassi, Nuova 

Zelanda, Norvegia, Polonia, 

Portogallo, Repubblica Ceca, 

Romania, Slovacchia, Slovenia, 

Spagna, Svezia, Svizzera, Regno 

Unito, Stati Uniti, Ungheria. 

 

11 dicembre 1946 – Viene fondato l’UNICEF

Storia

Il Comitato Italiano per l’UNICEF nasce ufficialmente nel 1974, ma le sue origini risalgono assai più addietro, addirittura all’immediato dopoguerra.

A quest’epoca l’Italia, devastata dal secondo conflitto mondiale, è uno dei primi Paesi che beneficiano dell’assistenza diretta dell’UNICEF, i cui aiuti sono coordinati da un ente governativo:l’Amministrazione per gli Aiuti Internazionali (AAI), guidata dal 1945 al 1962 da Lodovico Montini, senatore della Repubblica e fratello del futuro pontefice Paolo VI.

Nella AAI, dapprima dipendente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e in seguito dal Ministero dell’Interno, lavora dal 1957 Arnoldo (Aldo) Farina, giornalista e docente, che nel corso degli anni sarà tra i più convinti promotori della necessità di distaccare dalla Pubblica amministrazione le funzioni della AAI e di creare un’organizzazione autonoma che raccolga fondi e consensi a beneficio dei programmi per l’infanzia nel Terzo Mondo.

Il 19 giugno 1974 vede la luce il Comitato Italiano per l’UNICEF. Primo presidente è Montini, cui succede dall’aprile 1975 Francesco Sanjust di Teulada.

Farina, che ricopre l’incarico di Segretario nazionale sin dalla fondazione del Comitato, ne diventa Presidente nel 1983 e lo sarà fino alla sua scomparsa, il 28 novembre 1998.

In anni recenti alla carica di Presidente si sono avvicendati Giovanni Micali (ottobre 1998 – giugno 2005), Antonio Sclavi (giugno 2005 – giugno 2008) e Vincenzo Spadafora, da giugno 2011 al suo secondo mandato al vertice dell’organizzazione.

Nei suoi 37 anni di vita l’UNICEF Italia è divenuta una delle principali organizzazioni del Terzo Settore, con un profondo radicamento sul territorio e migliaia di volontari.

Il suo contributo al bilancio globale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (oltre 43 milioni di euro trasferiti nel 2010) lo colloca da molti anni nella “top ten” dei Comitati Nazionali per l’UNICEF, e la sua azione di sensibilizzazione nella società civile  e presso le Istituzioni fa sì che per la gran parte degli Italiani il nome dell’UNICEF sia strettamente associato al concetto di diritti dell’infanzia.

Missione

Il Comitato Italiano per l’UNICEF – Onlus (spesso abbreviato in UNICEF Italia) è parte integrante della struttura globale dell’UNICEF – Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, l’organo sussidiario dell’ONU che ha il mandato di tutelare e promuovere i diritti di bambine, bambini e adolescenti (0-18 anni) in tutto il mondo, nonché di contribuire al miglioramento delle loro condizioni di vita.

Peculiarità della nostra organizzazione è dunque di essere al tempo stesso Organizzazione non governativa (ONG) collocata nel panorama italiano del Terzo Settore, e rappresentante di un programma inter-governativo delle Nazioni Unite. In quanto ONG, l’UNICEF Italia gode anche dello status di Onlus – Organizzazione non lucrativa di utilità sociale.

Dal 1974 il Comitato Italiano opera nel nostro paese a nome e per conto dell’UNICEF, sulla base di un Accordo di Cooperazione stipulato con l’UNICEF Internazionale e secondo una pianificazione congiunta e continuativa delle proprie attività il cui strumento principale è il Joint Strategic Programme (JSP), rinnovato con cadenza triennale.

In armonia con il resto dell’organizzazione, anche l’azione dell’UNICEF Italia si ispira ai principi della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

Il Comitato Italiano per l’UNICEF si articola in una struttura professionale e in una rete di volontari presenti in modo capillare sull’intero territorio nazionale.

http://www.unicef.it

Salute:Oms-Unicef,1-7 agosto settimana mondiale allattamento Essenziale ruolo ostetriche

Oms-Unicef, 1-7 agosto settimana mondiale allattamentoOms-Unicef, 1-7 agosto settimana mondiale allattamento

ROMA – Si celebrera’ dall’1 al 7 agosto, in 120 Paesi, la Settimana mondiale dell’allattamento al seno, promossa dall’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms) e dall’Unicef per incoraggiare questa pratica e migliorare la salute dei bambini nel mondo. L’allattamento al seno e’ infatti il miglior modo per assicurare ai neonati il nutrimento di cui hanno bisogno. L’Oms raccomanda l’allattamento al seno esclusivo nei primi sei mesi di vita del bambino, per poi continuarlo con l’aggiunta di cibi complementari fino ai due anni e oltre. Fondamentale per la promozione dell’allattamento e’ anche l’opera delle ostetriche, di cui pero’ c’e’ carenza in Italia e nel mondo, come ricorda oggi il Centro nazionale di epidemiologia dell’Istituto superiore di sanita’ (Isss). Attualmente in Italia sono 17.300 le ostetriche, impegnate nei servizi ospedalieri e sul territorio. Ancora rare invece le Case di maternita’ e il personale in esse impiegato. Considerando il numero di infermieri e ostetriche ogni 10 mila abitanti, l’Italia e’ al 17/o posto nell’Ue, dopo i Paesi scandinavi, Irlanda, Regno Unito, Germania, Francia e Paesi dell’Europa orientale. ”La formazione delle ostetriche nella promozione, protezione e sostegno dell’allattamento – commenta Angela Giusti, ricercatrice dell’Iss – dovrebbe essere garantita nell’ambito del curriculum universitario, ma non tutti i corsi di laurea in ostetricia offrono una formazione specifica ne’ certificano il possesso di tali competenze. Attualmente i genitori non possono sapere se il professionista che si trovano di fronte abbia ricevuto o meno durante il proprio percorso formativo e professionale una specifica formazione sull’allattamento al seno, non essendo al momento obbligatoria”.

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