Bambini e povertà: l’Italia fanalino di cosa nella classifica Unicef

Dal dossier emerge che il 13,3% dei minori vive in condizioni di deprivazione materiale. Il premier Monti: “Proteggere l’infanzia è un dovere morale. In questi mesi abbiamo un piano contro l’esclusione sociale e il disagio delle fasce più deboli”

Ventinovesima su trentacinque Paesi Ocseesaminati. Nonostante l’Italia sia tra i 15 Paesi europei più ricchi, il 15,9 per cento dei bambini e degli adolescenti tra 0 e 17 anni vive in una condizione di povertà relativa. A puntare un riflettore sul rapporto Paese economicamente avanzato-stato di povertà minorile, è  il rapporto Unicef  ‘Misurare la povertà tra bambini e adolescenti’ che esamina la povertà e la deprivazione materiale infantile in tutto il mondo industrializzato, mettendo a confronto le analisi comparate raccolte.

Dai dati raccolti  viene fuori, inoltre, che ancheconsiderando il ‘poverty gap’ (ossia il divario tra la soglia di povertà ed il reddito mediano di coloro che si trovano al di sotto di tale soglia), l’Italia è agli ultimi posti. Mentre nell’Unione Europea (più Norvegia e Islanda) a circa 13 milioni di bambini e adolescenti mancano gli elementi di base necessari al loro sviluppo. Nel frattempo, 30 milioni di minorenni nei 35 paesi a economia avanzata dell’OCSE, vivono in povertà. Un confronto internazionale che dimostra come la povertà infantile in questi Paesi non è inevitabile, bensì legata alle scelte politiche. Inoltre, alcuni paesi stanno facendo meglio di altri per proteggere i bambini più vulnerabili.

LA DEPRIVAZIONE MATERIALE. I dati raccolti da Unicef mostrano che il 13,3 per cento dei minori vive in una condizione di deprivazione materiale, intesa come l’inaccessibilità ad alcuni beni ritenuti “normali” nelle società economicamente avanzate come almeno un pasto al giorno contenente carne o pesce, libri e giochi adatti all’età del bambino, un posto tranquillo con spazio e luce a sufficienza per fare i compiti. L’Italia in questa classifica è al 29esimo posto su 35 Paesi. Il dato colpisce se confrontato ad esempio con Islanda, Svezia e Norvegia, che presentano percentuali inferiori al 2 per cento.

I BENI E SERVIZI CUI NON HANNO ACCESSO I BAMBINI. Di seguito un po’ più nello specifico la percentuale di bambini (tra 1 e 16 anni) rilevata dal Rapporto Unicef che non ha accesso ai seguenti beni e servizi o attività perché le famiglie non possono permetterseli: 

• il 2,5 per cento dei bambini italiani non può permettersi frutta e verdure fresche ogni giorno (il 5,4 per cento è la media degli altri paesi); 

• l’1,2 per cento non può permettersi tre pasti al giorno (l’1,3 per cento è la media degli altri Paesi); 

• il 4,4 per cento non può permettersi almeno un pasto al giorno a base di pollo, carne o pesce (il 5,5 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 6,2 per cento non può permettersi di comprarsi indumenti nuovi (il 7,6 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 2,6 per cento non può permettersi di comprarsi due paia di scarpe della misura giusta (il 4,7 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 5 per cento non ha una connessione ad internet (l’8 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 6 per cento non può permettersi di comprarsi libri adatti all’età e al livello di conoscenza (esclusi testi scolastici) (il 5,4 per cento è la media degli altri paesi);

• il 9,3 per cento dei bambini italiani non ha a disposizione un posto tranquillo con spazio e luce a sufficienza per fare i compiti (il 5,4 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 6,1 per cento non ha l’opportunità di celebrare occasioni speciali, tipo compleanni, onomastici, eventi religiosi, (il 6,2 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 6,7 per cento non ha l’opportunità di invitare a casa gli amici per giocare e mangiare insieme (il 7,9 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 6,1 per cento non può permettersi di partecipare a gite ed eventi scolastici (il 6,8 per cento è la media degli altri Paesi); 

• il 4 per cento non può permettersi attrezzature per giocare all’aperto, come biciclette, pattini, ecc. (il 7,8 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 12,2 per cento non può permettersi di frequentare attività ricreative regolari, come nuotare, suonare uno strumento musicale, partecipare ad organizzazioni giovanili, (l’11,6 per cento è la media degli altri paesi); 

• il 4.6 per cento non può permettersi giochi in casa (il 5,9 per cento è la media degli altri paesi).

IL TASSO DI DEPRIVAZIONE MATERIALE SECONDO UNICEF. Nel Rapporto Unicef sono contenute anche delle preziose analisi che misurano il tasso di deprivazione materiale tra i bambini e gli adolescenti in alcuni gruppi considerati a rischio. Tra i bambini che vivono in famiglie con un solo genitore, ad esempio, il tasso di deprivazione materiale è del 17,6 per cento; tra quelli che vivono in famiglie con genitori con un basso livello di istruzione il tasso è del 27,9 per cento; tra quelli che vivono in famiglie senza lavoro: il tasso è del 34,3 per cento; tra quelli che vivono in famiglie migranti: il tasso è del 23,7 per cento.

IL MESSAGGIO DEL PREMIER MARIO MONTI E L’IMPEGNO DEL GOVERNO. “Proteggere l’infanzia dalla povertà è un dovere morale che dovrebbe essere fra le priorità di ogni governo, perché i bambini e gli adolescenti di oggi saranno i cittadini di domani – ha commentato il presidente del Consiglio, Mario Monti, in un messaggio inviato all’Unicef -. Compromettere il loro avvenire vuol dire minare le basi e il futuro stesso della nostra società. Soprattutto nella fase attuale – ha sottolineato -, nella quale l’agenda politica di chi governa deve conciliare rigore, crescita ed equità, deve essere ben chiaro che una strategia di sviluppo efficace deve necessariamente includere la protezione dei minori dalla povertà”. 

“Questo governo – ha assicurato il premier – ne è pienamente consapevole e in questi mesi ha varato una serie di provvedimenti per combattere l’esclusione sociale e il disagio delle fasce più deboli della popolazione”. “Sono convinto che anche in futuro le campagne dell’Unicef continueranno ad essere uno stimolo importante per governi e istituzioni”. “Richiamare l’attenzione sulla tutela dei minori – ha concluso il presidente del Consiglio – è sempre opera meritoria, perché i bambini e gli adolescenti sono, rispetto agli adulti, più indifesi e più bisognosi di essere tutelati”.


MATERIALI
– 
Rapporto Unicef  ‘Misurare la povertà tra bambini e adolescenti’ 

LINK
– Unicef

Quali paesi

sono inclusi?

I dati sui tassi di deprivazione 

materiale sono tratti dall’indagine 

2009 European Union Statistics 

on Income and Living Conditions

e sono quindi disponibili per 29 

paesi, ossia i 27 paesi 

dell’Unione Europea oltre a 

Norvegia e Islanda. La maggior 

parte di questi (23 su 29) sono 

anche membri dell’OCSE – 

Organizzazione per lo sviluppo e 

la cooperazione economica, a 

eccezione di Bulgaria, Cipro, 

Lettonia, Lituania, Malta e 

Romania che sono paesi membri 

dell’UE, ma non dell’OCSE.

I dati sui tassi di povertà tra i 

bambini e gli adolescenti sono 

disponibili anche per sei ulteriori 

paesi (Australia, Canada, 

Giappone, Nuova Zelanda, 

Svizzera e Stati Uniti).

Le analisi sulla povertà relativa 

includono quindi i seguenti 35 

paesi:

Australia, Austria, Belgio, 

Bulgaria, Canada, Cipro,  

Danimarca, Estonia, Finlandia, 

Francia, Germania, Giappone, 

Grecia, Islanda, Irlanda, Italia, 

Lettonia, Lituania, Lussemburgo, 

Malta, Paesi Bassi, Nuova 

Zelanda, Norvegia, Polonia, 

Portogallo, Repubblica Ceca, 

Romania, Slovacchia, Slovenia, 

Spagna, Svezia, Svizzera, Regno 

Unito, Stati Uniti, Ungheria. 

 

Bambini e povertà: l’Italia fanalino di cosa nella classifica Unicefultima modifica: 2012-06-05T08:23:46+02:00da admin
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