Eurovision, vince la svedese Loreen Delusione Italia: Nina Zilli solo nona

 

 

Seconde classificate
le Buranovskiye Babushki,
arzille nonnine russe
che hanno mandato
in delirio il pubblico di Baku

FULVIO CERUTTI (AGB)
TORINO

L’Eurovision Song Contest 2012 rispetta i pronostici della vigilia. La svedese Loreen, con il brano «Euphoria», ha trionfato alla 57ma edizione dell’Eurofestival che ha visto la sua finale a Baku, in Azerbaigian.

Grande la delusione per il pubblico italiano che ieri sera ha seguito la kermesse su RaiDue: Nina Zilli, con il brano «Out of love» (versione inglese di «L’amore è femmina»),  si è classificata solo al nono posto sui 26 cantanti che hanno preso parte alla finale. «Come sempre non vinco mai, sono troppo r’n’r. Grazie a tutti» ha commentato la 25enne cantante piacentina sul suo profilo Twitter.

Sportività a parte, rimane un po’ di delusione. Soprattutto per quanto visto nelle esibizioni degli altri concorrenti che, in alcuni casi, ricordavano i concorrenti allo sbaraglio della “Corrida” degli anni Ottanta. Altri, se concorrenti di un “qualcosa Got Talent” sarebbero subito caduti vittime del “buzz” dei giudici.

Al secondo posto si sono classificate le Buranovskiye Babushki (“Nonnine di Buranovo”) con il brano «Party For Everybody»: sei arzille nonnine russe che, con tanto di costumi tradizionali, si sono lanciate in un brano incomprensibile, ma capace di mandare in delirio il pubblico presente a Baku.

Ora la prossima edizione si dovrà tenere in Svezia, paese vincitore. Sarà di certo contenta la Spagna che, come rivelato alla vigilia della finale, aveva chiesto apertamente alla sua concorrente di nonvincere perché l’organizzazione dell’evento sarebbe stata troppo onerosa per l’economia del Paese. E dati i 48 milioni di euro spesi dall’Azerbaigian per questa edizione non è difficile credere che anche in Italia qualcuno abbia tirato un sospiro di sollievo.

twitter@fulviocerutti

Donna Summer morta: “Malata di cancro a causa dell’11 settembre”

La cantante credeva che a scatenare il suo tumore fossero state le polveri tossiche inalate dopo il crollo delle Torri Gemelle

Donna Summer sarebbe morta di cancro a 63 anni a causa dell’11 settembre. Pare infatti che la regina della disco music fosse convinta che inalare le polveri causate dal crollo delle Torri Gemelle le avesse provocato la malattia ai polmoni.
 
Alcuni amici della Summer rivelano che la cantante al momento dell’attentato viveva in un appartamento di Manhattan non lontano dal World Trade Center e che anche dopo la tragedia non era riuscita ad allontanarsi da New York a causa della depressione. Sembra che dopo quell’episodio, la star della disco music abbia avvertito i primi malori e le sia stato diagnosticato il tumore ai polmoniche l’ha portata alla prematura morte.

Da fervente cristiana era rimasta sconvolta dall’esperienza, che viveva come un attacco alla sua religione, e in una vecchia intervista al Sun del 2008 aveva dichiarato “Non uscivo più, non volevo parlare con nessuno, tenevo chiuse le imposte e restavo nella mia stanza”. E alcune fonti vicino a lei, riportate dal sito di gossip TMZ, aggiungono che Donna continuava a spruzzare nell’aria spray per disinfettare l’aria e aveva ricoperto la stanza da letto con teli di seta per proteggersi dalle particelle tossiche che entravano dalla finestra. Donna Summer ha voluto mantenere il massimo riserbo sino all’ultimo circa la gravità della malattia e che stava tentando di terminare le registrazioni di un nuovo album.
 

Secondo i medici l’ipotesi che il cancro alle vie respiratorie di Donna Summer fosse una conseguenza della nube tossica che ha invaso i cieli di NewYork dopo Ground Zero è plausibile, anche perchè da quel giorno i casi di tumore nei poliziotti o tra i sopravvissuti alla tragedia sono notevolmente aumentati.

Donna Summer – all’anagrafe LaDonna Andre Gaines – era nata a Boston il 21 dicembre 1948. Il suo cognome d’arte fu l’anglicizzazione del cognome del suo primo marito, il tedesco Helmut Sommer.

Raggiunse il successo planetario negli anni ’70 con hit del calibro di Love to love you baby, I feel love, Last Dance, Hot Stuff e Bad Girls. E’ stata vincitrice di 5 Grammy. Il suo ultimo album, Crayons, contente il brano The Queen Is Back (la regina è tornata) – un chiaro richiamo al suo ritorno in attività – è del 2008, a 17 anni dal precedente.

In queste ore tutto il mondo dello spettacolo e non solo piange la sua scomparsa e ricorda con affetto quella la regina indiscussa della disco music.

1° Maggio, al concertone Noemi, Nina Zilli, Afterhours, Caparezza

Conducono Francesco Pannofino e Virginia Raffaele, sul palco una ‘borisata’

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Noemi, Nina Zilli, Afterhours, Eugenio Finardi, Samuel dei Subsonica, Caparezza, Marina Reie gli Young The Giant. Sono questi alcuni degli artisti che si esibiranno al Concertone del 1° Maggio che torna sul palco di piazza San Giovanni a Roma. La lunga maratona musicale, promossa da Cgil, Cisl e Uil, sarà condotta per la prima volta da Francesco Pannofino e Virginia Raffaele. L’attore, protagonista delle serie tv di successoBoris Nero Wolfe e la showgirl, conosciuta al grande pubblico per le sue imitazioni di Ornella Vanoni e Belen Rodriguez, formeranno un’inedita coppia che guiderà le oltre otto ore di musica per la Festa dei lavoratori che in questa edizione ha come tema ”La musica del desiderio. La speranza, la passione, il futuro”. 

La diretta dell’evento sarà trasmessa su Rai 3 a partire dalle 15.05 con l’anteprima dedicata agli artisti emergenti, per poi proseguire dalle 16 fino a mezzanotte, interrotta solo dalla edizione del Tg3 delle 19.


Tra gli altri artisti già annunciati al concerto ci saranno: Almamegretta, Sud Sound System, Dente, Alessandro Mannarino, Teatro degli Orrori. Grande ospite internazionale la band Usa rivelazione degli ultimi mesi, Young The Giant una delle più grandi promesse del rock americano il cui brano Cough syrup è da settimane nella top dell’airplay italiano


Previste anche tante altre sorprese musicali e, ha aggiunto Pannofino, “mi verranno a trovare gli amici del cast di Boris, faremo una ‘borisata’, un saluto collettivo ai tanti che ci vogliono bene e che hanno seguito la serie tv”, ha annunciato l’attore.


Altra novità assoluta di questa edizione sarà il triplice palco. Ai due palchi, infatti, che erano già presenti l’anno scorso, se ne è aggiunto quest’anno un terzo che ospiterà l’orchestra Roma Sinfonietta e la Resident Band dirette da Mauro Pagani.

Levon Helm, un ricordo

Levon Helm, un ricordo 20 apr 2012 – Levon Helm, morto ieri sera per un tumore alla gola che gli era stato diagnosticato a fine anni ’90, rimarrà per tutti la voce indimenticabile di “The weight”, di “The night they drove old dixie down”, di “Up on cripple creek”, di “Rag Mama Rag” e di tanti altri capolavori della Band, il gruppo che in piena epoca di flower power, psichedelia e divismo rock osò andare controcorrente alla riscoperta delle radici e dei valori della tradizione propugnando la predominanza del collettivo sui singoli (per questo si arrabbiava tanto quanto qualcuno ne attribuiva la leadership a Robbie Robertson, cui contestava la paternità di gran parte del repertorio).  
Era l’unico statunitense, anzi sudista (nato in Arkansas il 26 maggio del 1940) in unacongrega di “nordisti” canadesi. Il primo a darsi alla folle vita del musicista itinerante, seguendo il rocker conterraneo  Ronnie Hawkins sulla via di Toronto e vestendo i panni del bandleader degli Hawks, il bozzolo da cui nacque la Band. Il working man del gruppo (disilluso dalla iniziale mancanza di successo, andò a lavorare sulle piattaforme petrolifere nel Golfo del Messico mentre gli altri accompagnavano Bob Dylan nel leggendario tour elettrico che riscrisse la storia del folk e del rock). L’alter ego spiccio e concreto di Robertson, l’intellettuale con aspirazioni artistiche. La voce più calda e più profonda, più country e più rock & roll nello straordinario ordito canoro che impreziosiva le armonie della Band, tra il falsetto pungente di Richard Manuel  e l’appassionato timbro tenorile  di Rick Danko (“The weight”  resta l’esempio più mirabile della loro vocalità condivisa). Morti prima di lui, tutti e due: Manuel suicida nel marzo del 1986, Danko per un infarto causato dall’abuso di droghe nel dicembre del 1999. Sopraffatti, entrambi, dai demoni interiori e dalla crudele macchina del rock’n’roll (quando il rock’n’roll non era davvero roba per cuori teneri). Levon, molto più tough , amava la vita on the road e amava viaggiare. Aveva resistito, continuando a sventolare la bandiera della Band anche dopo il “tradimento” di Robertson. Ed era uno che non le mandava a dire: “La gente mi chiede sempre di The Last Waltz”, aveva scritto nella prefazione della sua biografia uscita nel 2000, “This wheel’s on fire: Levon Helm and the story of the Band”. “Quel che penso di Last Waltz è Rick Danko che muore a cinquantasei anni. E’ stato il più grande, fottuto imbroglio mai capitato alla Band. Senza alcun dubbio” (Helm sosteneva che lui, Danko, Manuel e Garth Hudson – tutti loro, meno Robertson – non avevano mai visto un solo dollaro, di tutti quei soldi generati dal film e dagli album, dagli home video e dai dvd).
Come i suoi compagni di ventura, era un multistrumentista abile alla chitarra, al mandolino e – soprattutto – alla batteria (uno dei pochissimi, poi, a saper cantare e percuotere le percussioni nello stesso tempo): con quel backbeat , quel ritmo strascicato e quella particolare accordatura “molle” che faceva suonare i suoi tamburi come uno strumento melodico, consentendogli nei brani più lenti di “tenere il tempo sospeso come se restasse a mezz’aria” (nelle parole del critico Rob Bowman). Un tocco inconfondibile nell’economia di un combo musicale che nel ’68, complice Dylan e gli esperimenti dei “Basement tapes”, aveva inventato l’ “Americana” con vent’anni di anticipo, reimmaginando l’epopea e la mitologia della frontiera, dei medicine show e della guerra di secessione attraverso un mix fantastico e avventuroso di gospel, country, soul, blues e ragtime. 
Aveva anche la “faccia” giusta, Levon, e per questo venne corteggiato anche dal cinema: resta memorabile, e struggente, la sua apparizione nei panni di un vecchio cieco disperato ne “Le tre sepolture” di Tommy Lee Jones (2005). E non voleva saperne di mollare: anche dopo la malattia, e malgrado una voce ridotta quasi a un soffio, aveva continuato a suonare e cantare, vincendo un Grammy nel 2007 con l’album “Dirt farmer” e continuando a organizzare un festival, il Midnight Ramble, presso la sua Farm a Woodstock, vicino a quella “Big Pink” dove la storia della Band era cominciata. E che ora si è conclusa con una riconciliazione. La settimana prima che morisse, Robbie Robertson, il vecchio amico/nemico con cui non comunicava da decenni se non tramite avvocati, è andato a trovarlo in ospedale: “Me ne sono stato con lui per un po’, a pensare ai momenti bellissimi e incredibili che abbiamo vissuto insieme. Levon è una delle persone più straordinariamente di talento che abbia mai conosciuto e qualcosa di molto simile a un fratello maggiore per me”, ha raccontato poi. “Sono grato di averlo potuto vedere un’ultima volta, mi mancherà e gli vorrò bene per sempre”. Il cerchio, alla fine, si è chiuso. (am)     

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Emma Choc: “Ho rischiato di perdere Sanremo”

Trentasei oreprimadi piangere di gioia sul palco dell’Ariston, la vincitrice del Festival di Sanremo con Non è l’infèrno piangeva di paura e sconforto nella sua camera d’albergo. «Venerdì, il giorno dei duetti, mi sono svegliata afona», dice Emma in questa sua prima intervista dopo la vittoria: «Ora va meglio, mi è servito. Ma ho pensato d i essermi giocata il Festival», confessa, ^ennesima prova che questo Sanremo è stato il Festival delle donne, “toste”. Sul podio sono infatti arrivate, oltre a Emma, Arisa e Noemi. E tutte, per salirci, hanno sconfitto sfortuna e dèmoni. Combattendo. Arisa contro le sue insicurezze. Noemi contro paralizzanti crisi di panico. Ed Emma contro la sua stessa voce. Ci racconta cosa le è successo? «Nei giorni del Festival sonno, prove, vita hanno orari assurdi. Tra interviste e il resto parli tutto il giorno e metti le corde vocali sotto stress. E così quella mattina, faccio per dire “buongiorno” e non viene fuori nulla». Come ha reagito? «Tremavo come una foglia, ma lì per lì la cosa che mi ha dato più fastidio è stato dover annullare le interviste. Mi spiaceva far la figura di quella che non rispetta un impegno. Poi è subentrata la preoccupazione. Per la serata del duetto con Alessandra Amoroso sapevo di poter contare sulia sua voce per mascherare i problemi della mia: è il bello di quando canti con una persona che ti vuole l>ene. Ma per la finale, il giorno successivo, ero terrorizzata». A quel punto? «Franceschina, la mia assistente, mi diceche ha un amico vocologo, il dottor Franco Fussi, che era in Liguria per un convegno. Lo chiama e lui si precipita a Sanremo da me e visitandomi capisce che la mia corda vocale sinistra ha qualcosa che non va. Avevo i nervi del collo molto tesi, colpa anche della mia cervicalgia, e anche questa tensione muscolare premeva sulle corde vocali. Allora il dottor Fussi mi ha manipolato la gola, massaggiandola, per rilassarla. Mi ha prescritto del cortisone, mi ha fatto anche respirare in una maschera per aerosol con i buchi tappati. Respirare lì dentro scalda le corde vocali in pochi minuti. Ora ce l’ho sempre in borsa, la uso tre volte al giorno anche quando non devo cantare». Beh, ha funzionato. «Fussi mi è stato accanto, mi ha impostodi stare al caldo, in silenzio, di riguardarmi, di coccolare le mie corde vocali e di non bere acqua fredda… E il giorno dopo sono riuscita a cantare come piace a me». Ora come sta? «Subito dopo il Festival, la prima cosa che ho fattoè stata andare in studio da Fussi. Lui non voleva credere che io non avessi mai fatto una visita alle corde vocali (ride). E ho scoperto che devo la mia voce “raschiata” alla conformazione della mia laringe». Che cos’ha la sua laringe? «Invece che piatta, come dovrebbe essere, è a coppetta. Aveva ragione mamma, che diceva che neanche a otto anni avevo una voce squillante da bimba e che la mia non è raucedine. Durante la visita Fussi mi ha fotografato le corde vocali Fanno impressione: bianche, periate… Però sulla corda vocale destra ha individuato un piccolo edema». Le hanno detti» da cosa dipende? «Dallo sforzo, dallo srress. Ma anche dal fatto che faccio un cattivo uso della voce. Jo canto stando “chiusa”, incassata nel collo, spingo in avanti il mento e ho la postura sbagliata. Q>n Fussi ho scoperto che tutto, anche una schiena troppo curva, stressa la voce. Mi sto educando a coccolarla di più». In che modo? «Mi sono imposta uno stop musicale, parlo a bassa voce, scaldo [e corde vocali con la mascherina anche se non devo cantare. Fussi dice che in trenta giorni dovrei risolvere». in tempo per il sera/e di A m ici. «Per fortuna, ci tengo molto. Tomo a “casa” mia. Ma voglio essere ali altezza e sto preparando dei pezzi. Poi lavoro al mio tour, che partirà a fine giugno». Intanto sia Sarò libera sia il singolo sono dischi di platino. Che sensazione prova/ «DopoSanremosonoentratainunabolìadi sapone piena di paura. Vivo tutto, sempre, col senso del dovere. E anche la vittoria per me era un carico di responsabilità, quella di non deludere chi mi ha votato e la gente che ha stima di me. Ho l’ansia da prestazione, sono più spaventata che eccitata». C ‘è rimasta male per le polemiche con Kekko, autore del brano con cui ha trionfato, che le ha dato dell’ingrata perche dopo la vittoria non l’ha chiamato? «È stata sgradevole, ma Sanremo è anche questo, non si può far felici tutti. I miei fan sono contenti e per me conta questo. A Kekko riconosco di avermi dato un brano bellissimo. Ma la mia vittoria è figlia soprattutto di quello che ho fatto negli ultimi due anni. Mi piace pensare che a votarmi siano stati quelli con cui parlo e rido e cui firmo autografi anche se non ho Sanremo in vista o dischi da promuovere. Li gente l’affetto lo restituisce. Il resto sono stupidaggini, a Napoli dicono niunnezza. Le cose importanti sono altre. È morto un poeta come Dalla e parliamo di questo?». A Sanremo l’ha incontrato, Dalla? (la voce trema, e stavolta l’edema non c’entra, ndr) «Ricordo le sigarette fumate insieme sul balconcino, a parlare di musica e fare progetti. Era lui a fare i complimenti a me, si rende conto? Ci eravamo messi d’accordo perché io e Pierdavide Girone {che ha cantato con Dalla a Sanremo, ndr) andassimo a Bologna a trovarlo. E lui lì mi avrebbe fatto regalo che gli avevo chiesto: accompagnarmi al piano mentre canto Caruso, canzone che amo. Sembra banale dirlo ora, ma era una persona belia. E un regalo è riuscito a farmelo: su quel balconcino c’era anche mio padre, anche lui musicista. L’immagine di lui, tremante, che conosce il suo mito non la dimenticherò mai. Il mio mondo era su quel balconcino. Tutto il resto sono dei trallallà». È al lavoro su un disco da cautautrice. A che punto siamo? «Ci vuole tempo, la musica è fatica, lavoro. II 27 marzo esce il discodi Antonine) Spadaccino, in cui canta Resta ancora unpo che ho scritto due anni fa e gii ho regalato». Catone scrisse la canzone con cui Scanu evinse Sanremo 2010. Lei regala brani ad Antonino, Alessandra le “presta” la voce quando è afona. Amici è un clan! «La musica è cuore, non numeri o dischi venduti. E se la fai col cuore fai famiglia. Nel mio lavoro dare è più bel lo che ricevere. Con Antonino siamo in simbiosi, abitiamo l’uno di fronte all’altra”. Sul disco da cautautrice, però, nicchia. /Mettiamola così: ascolteremo prima il suo disco o il suo «sì» a Stefano? «Ah, beh, prima di sposarmi di dischi ne faccio almeno quattro, {ride, ndr). Su questo io e Stefano siamo in accordo, pur senza averne mai davvero parlato. Ci riteniamo già sposaci. Condividiamo Ietto e bagno, paghiamo l’affitto insieme, cosa camberebbe una fede al dito?». Si è parlato molto di voi, non sempre per cose piacevoli. Ora come va? «Siamo una coppia, ci amiamo. Abbiamo avuto alti e bassi, ma come tutte le coppie. Solo che ì nostri diventano pubblici e ci troviamo a doverne rendere conto. DÌ certo non è peste e corna come sembra dai giornali». Niente nozze, quindi. IM domanda diventa: prima il disco o un figlio? •<I dischi vanno ragionati a lungo. A un tìglio non pensi, arriva e ìiasta. Se arriva noi siamo pronti e sereni, (irazie a Dio abbiamo le possibilità anche economiche di accoglierlo. Guardi che Costano, eh! Lo vedo con la mia vicina di casa, che è appena diventata mamma e spende una fortuna tra pappine, latte, medicine, vestiti. Prima vorrei però comprare casa, per accoglierlo meglio». Pensa mai a come sarebbe, suo figlio? «Mi auguro alto come suo padre, ma spero proprio che la faccia la prenda da me, che sono piìi bella (ride, ndr)».

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Il dolore di Bologna per la morte di Lucio Dalla. Morandi: pietrificato

La sua città, a cui aveva dedicato alcune delle sue più belle canzoni, piange il cantautore scomparso per un attacco cardiaco a Montreux. Avrebbe compiuto 69 anni tra 3 giorni. Lo sgomento di colleghi e amici. Dalle finestre di casa sua la musica delle canzoni più celebri. Il sindaco: orgoglio bolognese nel mondo

lucio dallaIl ricordo di altri bolognesi doc VAI ALLA FOTOGALLERY Fonte: LaPresse
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lucio dalla sanremoLucio Dalla

Un ricordo per immagini del cantante

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video caroneLa canzone

Video del pezzo con Pierdavide Carone

CANALE MUSICA 

lucio dalla18Tutto su Lucio Dalla

Nel canale musica di Virgilio tutto sull’artista bolognese scomparso: video, testi, biografia

Voleva una grande scossa per la sua Bologna,Lucio Dalla, perché tornasse ad essere una grande città. Il celebre cantautore bolognese è stato stroncato da un infarto in Svizzera, dove si trovava per una serie di concerti, la mattina del primo marzo 2012, tre giorni prima del suo 69esimo compleanno. E oggi dalla sua casa di Bologna riecheggiano le note delle suecanzoni più famose, nella centralissima via D’Azeglio. Le persiane del grande appartamento sono chiuse, mentre dalle finestre del palazzo escono le note di alcuni dei suoi successi più famosi, comeCaruso Canzone.

A Bologna ha dedicato alcune delle sue canzoni più famose4 marzo 1943Piazza Grande.  E chi non ricorda la strofa di Disperato erotico stomp, quella in cui Dalla cantava che «nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino» e che oggi il fenomeno di Tavullia Valentino Rossi ha ricordato in un tweet: «è una delle mie canzoni preferite.ciao Lucio».

Da ragazzino gli piaceva girare sui tetti della città emiliana, ha raccontato così, qualche settimana fa, in un’intervista a Il Corriere della Sera, quei tetti che per lui erano «i tetti più belli d’Italia». Ultimamente, però, la città non gli sembrava più allegra come quando era giovane, come quando a vent’anni poteva toccare con mano una grandissima realtà culturale e artistica, quando sotto le Due Torri si viveva di notte e si incontravano artisti italiani ed internazionali del calibro di Guccini, De André, Dario Fo, Chet Baker.

Lucio Dalla ha cominciato suonando il jazz per poi diventare uno dei cantautori italiani di riferimento, capace di spaziare dalla canzone politica a struggentiballate notturne, fino al successo commerciale degli ultimi anni.

Sconvolti i colleghi e amici, che hanno a lungo collaborato con lui. Il concittadino Gianni Morandi, che lo aveva voluto a Sanremo, Ron Francesco De Gregori: tutti lo piangono. Morandi in particolare, al Resto del Carlino, si dichiara «pietrificato», ricordando di essere andati insieme domenica allo stadio: «Stava benissimo».

Il sindaco del capoluogo emiliano Virginio Merola esprime il suo «profondo cordoglio e quello dell’amministrazione comunale tutta… il suo straordinario talento, la sua creatività e il suo genio senza eguali, sono motivo di orgoglio di Bologna nel mondo».

Altri illustri concittadini sono scossi e quasi senza parole. Tra gli altri Pupi Avati a cui era legato da lunghissima amicizia: «un dolore grandissimo», ha dichiarato il regista che, sotto choc per la notizia ha interrotto le riprese della serie tv Un matrimonio a Roma. Il presidente del Bologna calcio Albano Guaraldi, i tecnici, i giocatori, i dipendenti e i collaboratori «ricordano commossi un grande amico e tifoso rossoblù, un bolognese vero, uno dei più grandi artisti che l’Italia abbia mai avuto». Anche il leader Udc,Pier Ferdinando Casini, altro bolognese doc si dichiara «sconvolto per la morte di Lucio Dalla: amico che ha fatto sognare intere generazioni. Prego per lui perchè so che ci ha sempre creduto».

Dal suo entourage fanno sapere che non c’era stata alcuna avvisaglia. «Stava bene», comunicano dalla Midas Promotion, la società di comunicazione fondata da Michele Mondella. «Lui e Mondella si sono sentiti ieri sera dopo il concerto di Montreux: era contento. Stamattina si è svegliato, ha fatto colazione, un paio di telefonate».

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Festival di Sanremo 2012 – Lo Speciale Emma in trionfo. A Bersani il premio della critica. Celentano fischiato. Strepitosa Geppi Cucciari. Boom di scolti: superati i 14 milioni

 
 
SANREMO 2012La serata finale – FOTO

Boom di ascolti per la finale del festival di Sanremo che ha ospitato Adriano Celentano: gli spettatori sono stati 14 milioni 456 mila pari al 50.93% di share nella prima parte e 12 milioni 31 mila con con il 68.74% nella seconda. Un dato che migliora decisamente sia il risultato della quarta serata del festival, sia quello della finale 2011. L’ultima serata del festival dello scorso anno aveva raccolto una media di 12 milioni 537 mila spettatori con il 45.97% nella prima parte e 11 milioni 633 mila con il 63.68% nella seconda. La media ponderata di ieri e’ pari a 13 milioni 287 mila con il 57.43.

LA SERATA. E’ Emma Marrone con il brano Non è l’inferno la vincitrice del 62.mo festival di Sanremo, al termine di un’altra lunghissima diretta durata quasi 5 ore.
“Voglio dedicare questa vittoria a tutti i tecnici che hanno lavorato per noi tutto il giorno, ai musicisti e a Leandro”: ha detto Emma, visibilmente commossa… >> CONTINUA

 

 
 
 
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414 sorrisi foto fbLe 5 serate

Da martedì 14 a sabato 18 febbraio, il day by day del festival