Il geologo: “L’Italia si sta aprendo in due, i terremoti continueranno. Ecco cosa possiamo fare…”

Risultati immagini per mario tozziMario Tozzi, geologo e volto noto della tv, commenta il nuovo fenomeno sismico che ha sconvolto l’Italia centrale e purtroppo non porta con sè buone notizie in merito alla situazione italiana. Il geologo spiega: “C’è una tensione che apre l’Italia in due. I terremoti continueranno, dovremmo finalmente imparare ad agire per evitare troppi danni: sia alle persone che al patrimonio edilizio e architettonico. Comprendo l’allarme delle persone – prosegue Tozzi – tuttavia siamo di fronte ad un fenomeno che si replica puntualmente da migliaia di anni. Quando noi geologi diciamo che i terremoti continueranno, affermiamo solo una “verità” conosciuta. Abbiamo un ruolo scomodo, ma non possiamo permettere che si continui ancora ad abbassare la guardia”. Poi Tozzi entra nello specifico della situazione in centro Italia: “La velocità di allontanamento delle diverse faglie che si trovano sotto l’Appennino è molto contenuta: pochi centimetri al secolo. Ma questo non impedisce all’energia di propagarsi dal sottosuolo, quindi di “produrre” terremoti. Piuttosto lo scandalo è un altro. Che si verifichino centinaia di morti e cancellazioni di intere comunità abitative in presenza di eventi sismici tutto sommato modesti. Il terremoto dello scorso 24 agosto oppure quelli di poche ore fa ma anche quello del 1997, tanto per citare i più recenti, sono di magnitudo molto debole. Un Paese che abbia una vera cultura di “convivenza sismica”, non dovrebbe quasi preoccuparsene: costruendo bene gli edifici, rispettando le regole anti-sismiche, allenando la popolazione a comportamenti virtuosi. Terremoti come quelli degli ultimi mesi rappresentano la “normalità” per un territorio altamente sismico come l’Italia, e l’Appennino in particolare. si rimane sempre sorpresi di quanta paura faccia un terremoto e invece di quanta poca ne faccia una casa costruita male. Che pure è la sola a provocare vittime e danni. Basta con il fatalismo, qui non c’è nessuna natura assassina ma solo un grande lavoro da fare sugli edifici da costruire e su quelli già realizzati. Lavoro che non ha bisogno di altri terremoti per iniziare davvero”.

Tumori: cancro terremoto su lavoro per 8 pazienti su 10, nasce ‘Pro Job’



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Articolo pubblicato il: 12/05/2014

Milano, 12 mag. (Adnkronos Salute) – Dopo la malattia il terremoto sul lavoro. Fare i conti con il cancro significa anche questo. Il risultato, spesso, è devastante: meno redditi e più costi per i pazienti. Dopo la diagnosi, infatti, il 78% dei malati oncologici subisce un cambiamento nel lavoro: il 36,8% è costretto a fare assenze, uno su 5 lascia l’impiego e il 10,2% si dimette o cessa l’attività (in caso di lavoratore autonomo). Pochi conoscono e utilizzano le tutele previste dalle leggi per facilitare il mantenimento e il reinserimento: solo il 7,8% ha chiesto il passaggio al part-time, un diritto di cui è possibile avvalersi con la legge Biagi, poco meno del 12% ha beneficiato di permessi retribuiti (previsti dalla Legge 104/1992), il 7,5% ha utilizzato i giorni di assenza per terapia salvavita e il 2,1% i congedi lavorativi.

E’ la fotografia scattata oggi a Milano dove è stato presentato ‘Pro Job: lavorare durante e dopo il cancro – Una risorsa per l’impresa e per il lavoratore’, un progetto dell’Associazione italiana malati di cancro (Aimac), in collaborazione con l’università degli Studi del capoluogo lombardo, la Fondazione ‘Insieme contro il cancro’ e l’Istituto nazionale tumori della metropoli. Obiettivo: superare gli ostacoli che rendono difficile la vita dei pazienti sul lavoro e sensibilizzare le aziende sulle opportunità disponibili. I dati diffusi (dall’indagine Censis-Favo) evidenziano che le forme di gestione flessibile per conciliare lavoro e cure oncologiche sono ancora poco note e non influiscono in modo significativo sulla vita dei molti pazienti coinvolti. Questa situazione interessa anche i ‘caregiver’, familiari o amici che assistono i malati in modo continuativo. Scarso anche per loro il ricorso agli strumenti legislativi e regolatori: il 26% utilizza i congedi lavorativi e solo il 7% le varie forme di tempo parziale, verticale e orizzontale, con riduzione proporzionale dello stipendio, previsto dal decreto legislativo 61/2000.

“Secondo un sondaggio Piepoli-Aimac – spiega Francesco De Lorenzo, presidente dell’Aimac – il 91% delle persone malate vuole continuare a lavorare ed essere parte attiva della società. E’ importante che Pro Job venga adottato dal maggior numero possibile di realtà imprenditoriali”. Il progetto ha vinto il premio ‘Sodalitas Social Innovation’ ed è oggi al centro del convegno in Statale ‘Lavorare durante e dopo il cancro’, che apre gli eventi legati alla IX Giornata nazionale del malato oncologico (l’edizione di quest’anno sarà celebrata a Roma dal 16 al 18 maggio).

Nel 2013 in Italia si sono registrati 366 mila nuovi casi di tumore. E sono circa 700 mila le persone con diagnosi di cancro in età produttiva. “Pro Job – sottolinea Elisabetta Iannelli, segretario della Fondazione Insieme contro il cancro – mira a promuovere l’inclusione dei pazienti oncologici, a sensibilizzare i dirigenti perché creino condizioni ottimali nell’ambiente di lavoro, ad agevolare i dipendenti che hanno parenti colpiti da tumore a conservare l’impiego e a disincentivare il ricorso inadeguato a procedure per fronteggiare le difficoltà determinate dalla patologia”. Evidenze scientifiche, aggiunge Francesco Cognetti, presidente di Insieme contro il cancro, “dimostrano che il lavoro aiuta a guarire e a seguire meglio i trattamenti, ma servono nuovi strumenti per non escludere i malati dal mondo produttivo. E’ essenziale che il mondo delle imprese comprenda che i malati oncologici possono e devono lavorare, ma non necessariamente come prima della diagnosi”.

L’azienda in grado di sviluppare il progetto Pro Job, conclude Michele Tiraboschi, professore di diritto del lavoro all’università di Modena e Reggio Emilia, “potrà valorizzare il proprio capitale umano permettendo, da un lato, ai dipendenti malati di cancro di recuperare parte del proprio benessere e di ritrovare velocemente motivazione, impegno e capacità produttiva, dall’altro ai familiari di continuare il lavoro, senza rinunciare all’assistenza del malato, avvalendosi del part time. Tutto ciò a beneficio sia del lavoratore che dell’azienda”.

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Scandaloso: gli euro donati dagli italiani ai terremotati emiliani, anziché essere impiegati come tutti si pensa per opere di bene, potrebbero essere utilizzati per CONCEDERE PRESTITI, esattamente come è accaduto con i soldi devoluti ai terremotati abruz


Scandaloso: gli euro donati dagli italiani ai terremotati emiliani, anziché essere impiegati come tutti si pensa per opere di bene, potrebbero essere utilizzati per CONCEDERE PRESTITI, esattamente come è accaduto con i soldi devoluti ai terremotati abruzzesi.
Dei 5 milioni raccolti per l’abruzzo quasi il 10% – ben 470.000€ – sono stati utilizzati per le spese, e ci chiediamo come sia possibile che raccogliere fondi via sms comporti così tante spese di gestione. E i 4,5 milioni rimanenti, sono stati utilizzati per concedere PRESTITI, che pur a tasso agevolato devono essere ovviamente rimborsati! E’ scritto persino sul sito di EtimosSi tratta di un progetto, realizzato grazie ai fondi delle donazioni post terremoto” (…) “Microcredito per l’Abruzzo offre prestiti a condizioni agevolate” come potete leggere qui
Ringraziamo Footam14 per la gentile segnalazione
Staff nocensura.com
di seguito vi proponiamo l’articolo di articolotre.com – lo stesso argomento è affrontato anche dal sito webcontro.com
Il gesto è semplice, meccanico, si digita il numero e si compie un gesto di solidarietà nei confronti di polazioni sfortunate, vittime di catastrofi naturali. 
La sensazione è quella di aver, ognuno nel suo piccolo,  contribuito ad alleviare i disagi che quelle persone stanno patendo.
Però forse non è esattamente così, Gli euro donati attraverso sms, che fine fanno? Come raggiungono le vittime dei sismi, delle alluvioni, delle calamità naturali?
Ad esempio per il terremoto dell’Aquila vennero raggiunti i cinque milioni di euro di donazioni, come vennero distribuiti?  E qui la sorpresa.

Viene naturale immaginare che il sostegno economico raggiunga immediatamente chi ha bisogno di aiuto, ma non è così. Nel 2009 il denaro raccolto venne convogliato dalla Protezione civile ad Etimos, un consorzio finanziario internazionale che si occupa di microcredito, che concede ‘ a tassi agevolati’ prestiti e finanziamenti a persone e  imprese coinvolte nel sisma.
Quindi attenzione: nessun regalo da parte dei donatori. Va sottolineato che di quei 5 milioni di euro raccolti per il terremoto dell’Aquila, 470 mila vennero utilizzati per ‘oneri riferibili alla gestione del progetto’. C’è da credere che nessuno dei donatori potesse immaginare una situazione del genere: i loro soldi utilizzati per concedere prestiti, per quanto a tassi vantaggiosi, e solo nel 2011.
Cosa possa accadere adesso con gli sms al 45500 non è dato sapere, però è certo che non sono immediatamente utilizzabili per aiutare i territori colpiti dal sisma e che il denaro confluisce sempre alla Protezione civile. 

Disastri naturali e non: nubi tossiche, eruzioni vulcaniche, terremoti e tsunami E’ possibile prevedere un disastro naturale? Quali i rischi e i pericoli?

Questi drammatici eventi ci stanno preannunciando la fine del mondo o sono fenomeni scientifici del tutto spiegabili? 
E’ possibile prevedere un terremoto o anticipare un’eruzione vulcanica?

 

 

 
 
 
VULCANI A RISCHIO 

Terremoto: Cri, impegnati 177 volontari in 9 centri accoglienza

Terremoto: Cri, impegnati 177 volontari in 9 centri accoglienza(ASCA) – Roma, 22 mag – In Emilia Romagna la Croce Rossa Italiana, in stretta collaborazione con Protezione Civile, prosegue nelle attivita’ di supporto e sostegno alle popolazioni colpite dal sisma.


Sono al lavoro 177 volontari impegnati nella gestione di centri di accoglienza per la popolazione, supporto sanitario-logistico e distribuzione di generi di conforto.

Operativi 27 mezzi (19 ambulanze piu’ 6 mezzi per il trasporto di materiale sanitario).

La Croce Rossa gestisce con il proprio personale e mezzi i punti di accoglienza di: S. Agostino (FE), presso il Palareno, con capienza fino a 300 persone; Moglie (MN), 150 persone; Finale Emilia (MO), 150; Finale Emilia (MO), 20; Camposanto (MO), 50; Bondeno (FE), 30; Mirandola (20), 20; Ferrara (FE), 50 persone.

Le attivita’ svolte sono molteplici e comprendono il supporto e l’assistenza sanitaria effettuata con 9 ambulanze e 2 pulmini trasporto disabili, evacuazione e trasporto con pulmini e minibus, distribuzione generi di conforto e pasti (preparati da altre associazioni), monitoraggio e censimento della popolazione presente nei punti di accoglienza. Viene svolta inoltre attivita’ psico-sociale con l’ausilio per i piu’ piccoli di Clowneria e animazione. La CRI collabora poi nei centri allestiti dai Comuni e in ausilio ad altre associazioni.

Volontari CRI sono presenti a San Possidonio (MO) nel campo da 250 posti allestito dalla Regione Toscana e operativo gia’ da ieri. Durante la notte sono stati effettuati 12 servizi di pronto soccorso sulla popolazione e all’alba di oggi una disostruzione delle vie aeree di un bambino di 2 mesi e’ stata effettuata grazie al tempestivo intervento di un infermiere della Croce Rossa Italiana. Al campo oggi sara’ montata una tenda ambulatorio e i Giovani CRI assisteranno i piu’ giovani con attivita’ di intrattenimento.

In funzione 3 PMA (Posto Medico Avanzato) CRI a Massa Finalese (MO), a Mirandola e a San Felice sul Panaro, dove e’ presente anche una tenda ricovero.

A due anni dal terremoto in Abruzzo 38mila ancora fuori casa In sicurezza il 90% degli edifici vincolati all’Aquila, per la ricostruzione del capoluogo stanziati circa 400 milioni di euro

aquila terremoto due anni dopoVAI ALLA FOTOGALLERY
TERREMOTO D’ABRUZZO

terremoto aquila 3Due anni fa il sisma che ha devastato L’Aquila

I racconti e le foto di quei giorni

Roma, 5 apr. (TMNews) – A due anni dal terremotoche il 6 aprile 2009 causò 309 morti e circa 1.600 feriti nella zona dell’Aquila, ci sono ancora quasi38mila persone assistite in soluzioni abitative provvisorie e per la ricostruzione fuori i centri storici sono al momento aperti oltre 11mila cantieri. Nell’ultimo anno, dal febbraio 2010, il commissario delegato per la ricostruzione ha predispoto la messa in sicurezza di 824 edifici (oltre il 90% delle strutture vincolate o di interesse storico nel centro dell’Aquila) e ha istituito le linee di indirizzo strategico per i piani di ricostruzione dei comuni. Inoltre, dei 3,131 miliardi di euro trovati in cassa al subentro alla protezione civile, il commissario ne ha erogati 1,402, riferiti ai 14,767 mld stanziati dal governo col “decreto Abruzzo” 30/2009.

Ecco alcuni numeri sulla ricostruzione delle zone abruzzesi colpite dal sisma di due anni fa, resi noti dal commissario per la ricostruzione e presidente della regione Abruzzo Gianni Chiodi e dal sottosegretario Gianni Letta.

I TRASFERIMENTI ECONOMICI Dal 1 febbraio 2010 il commissario delegato per la ricostruzione ha trasferito 475 milioni tra fase dell’emergenza (367 mln) e della ricostruzione (108 mln). In particolare per l’emergenza sono stati trasferiti 53 milioni alle attività produttive (4 mila aziende, 37 mln solo al Comune dell’Aquila), 84 mln all’ospitalità alberghiera, 230 mln ai comuni del cratere e fuori cratere (190 a quello dell’Aquila); per la ricostruzione il commissario ha trasferito 75 milioni per la ricostruzione di immobili privati di comuni del cratere e fuori cratere (di cui circa 50 mln al Comune dell’Aquila), 24 mln alla ricostruzione di immobili pubblici, 4 mln agli immobili pubblici gestiti dall’Ater dell’Aquila, 5 mln ai beni culturali per il progetto “Una chiesa per Natale”.

ASSISTITI E ANCORA SFOLLATI Secondo l’ultimo report sulla situazione della popolazione post-sisma (29 marzo 2011), le persone ancora assistite nel comune dell’Aquila e nei Comuni del cratere sono 37.733. Di queste, 22.989 sono in soluzioni alloggiative a carico dello Stato (tra progetto C.A.S.E., MAP-Moduli abitativi provvisori, affitti fondo immobiliare, affitti concordati con la protezione civile); 13.416 persone sono beneficiarie del contributo di autonoma sistemazione; 1.077 sono in alberghi e strutture ricettive; 251 in strutture di permanenza temporanea (tra due caserme all’Aquila).

Chiodi ha reso noto che in un anno – dal febbraio 2010 al marzo 2011 – i beneficiari del CAS sono calati del 50,7% (erano 27.788), gli ospitati negli alberghi dell’82% (erano 6.165) e quelli nelle caserme del 77,7% (erano 1.137).

LA STIMA DEI DANNI Su circa 75 mila edifici presenti sul territorio, la struttura del commissario ha censito circa 36 mila interventi da effettuare, tra danni medi/danni gravi a edifici privati (medi: 11 mila – gravi: 23 mila), edifici pubblici (medi 550: – gravi: 470) e patrimonio culturale (gravi: mille).

LA RIMOZIONE DELLE MACERIE Secondo Chiodi “la situazione complessiva è normalizzata”: è stato sviluppato il ciclo di recupero, valorizzazione e riciclaggio delle macerie, selezionato il materiale pregiato di interesse architettonico, artistico e storico, secondo le indicazioni fornite dalla Soprintendenza; i rifiuti pericolosi sono stati separati; sono in fase di ultimazione le operazioni di rimozione delle macerie accantonate a piazza d’Armi all’Aquila durante la fase di prima emergenza.

LA RICOSTRUZIONE DELL’AQUILA Per la ricostruzione dell’Aquila sono stati stanziati 201 milioni per il programma stralcio riferito a 27 edifici pubblici strategici; 31 mln per interventi per lavori di urbanizzazione delle aree destinate ad accogliere i moduli abitativi provvisori ed opere connesse alla viabilità della città; 40 mln per il ripristino degli edifici dell’Università. Per il centro storico sono stati stanziati 118 milioni per vari interventi pubblici.

SCUOLE E MONUMENTI Sono 83 gli edifici scolastici sui quali sono stati effettuati lavori di ricostruzione o restauro, per un totale di 62 mln di spesa. Sono invece 1.837 i monumenti censiti, tra chiese, palazzi e altre tipologie, dei quali 917 sono stati dichiarati inagibili. Per quanto riguarda gli edifici di culto, nell’ultimo anno sono stati completati 249 interventi e non ce ne sono altri in corso.

MONUMENTI “ADOTTATI” Sono 19 gli interventi di recupero finanziati nell’ambito dei 45 monumenti “adottati” nel corso del G8 dell’Aquila. Tra questi, i tre più finanziati sono Palazzo e torre di Madama Margherita e l’ex mattatoio (5 mln ciascuno, da Credito cooperativo Federcasse e Mibac); Palazzo Ardinghelli (4,8 mln dal governo Russo); complesso monumentale e chiesa di san Biagio d’Amiternum e san Giuseppe dei Minimi (4,7 mln, tra governo Kazako e Fondazione Roma). In totale per i 19 monumenti sono stati spesi circa 28 mln.

 

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Radiazioni nucleari, una catastrofe per gli esseri umani

Sono devastanti gli effetti sulla salute che provocano le radiazioni nucleari, dai tumori alle ischemie per finire con le modificazioni genetiche

teschio nucleare
CHIEDI ALL’ESPERTO

Enrico PadianiL’ ECO DOTTORE

Enrico Pandiani

DISINFORMAZIONE

giappone 2Emergenza nucleare: dubbi sulle informazioni rilasciate dal Governo

Cosa è accaduto alle centrali e perché l’allarme non rientra: una panoramica sul Giappone e su quello che poteva essere fatto, trasparenza in primis.

IL COMMENTO

giappone nuclearePolitica energetica italiana: l’ora della decisione

Di fronte al disastro nipponico non possiamo evitare di riflettere sulla posizione energetica italiana: ecco il commento di Diego Masi.

PREVEDERE

110048269 japanTerremoto giapponese, nessuno lo aveva previsto

Nucleare a parte, la prevenzione contiene i danni della tragedia, comunque incalcolabili. Sintomatico e allarmante che nessuno strumento predittivo abbia funzionato.

Le nuove esplosioni nella centrale di Fukushima.

È già successo nel 1979 a Three Mile Island(Usa) e nel 1986 a Chernobyl (Ucraina). Questi sono solo gli incidenti atomici più noti, che sono rimasti scolpiti nella memoria delle persone. Ma se si vuole avere un’idea più precisa di questi avvenimenti, della loro gravità e della loro dislocazione sul pianeta, The Guardian ha elaborato un’esaustiva mappa in cui tutti gli incidenti, dal 1952 a oggi, sono stati catalogati e classificati.

Così si scopre che dagli anni ’50 a oggi sono 33 gli incidenti atomici che sono avvenuti e di questi ben nove sono stati registrati negli ultimi dieci anni.

Errori umani, carenza di manutenzione e condizioni naturali esterne sono i fattori che provocano queste catastrofi, lasciando con le persone con il fiato sospeso in attesa di sapere quali saranno le conseguenze.

Radiazioni
Le rilevazione della radioattività si misura inmillivert. Secondo quanto riportato da la Repubblica, le quantità di radiazioni per ogni singola ora riscontrate a Fukushima sabato pomeriggio sono state di 1.015 mSv. Per capire il peso di questo numero, si pensi che 1 mSv è l’esposizione massima tollerata dal corpo umano nell’arco di un intero anno (100 mSv per cinque anni) e che 10 mSv è la dose assorbita durante una Tac total body.

Il punto chiave delle radiazioni è il loro tempo di decadimento, ossia in quanto tempo gli isotopirilasciati diminuiscono la loro energia e diventano più stabili. Il momento esatto in cui un atomo instabile decadrà in uno più stabile è impredicibile. Tuttavia, ce ne sono alcuni più potenti nel momento dell’esplosione, ma meno durevoli nel tempo e viceversa.

Isotopi dispersi
È stato accertato che tra gli elementi fuoriusciti dalla centrale ci siano lo iodio 131 e il cesio 137(tristemente noto per gli effetti provocati proprio a Chernobyl). Il grande problema di questi isotopi è che si disperdono nell’aria, ma successivamente si depositano sul terreno, contaminando l’acqua e ilsuolo, con conseguenze che fanno perdurare l’allarme radioattivo anche per lunghi periodi e che riguardano da vicino materiali e cibi coltivati nelle zone colpite.

Sintomi
Gli effetti sulla salute sono devastanti e durano anche per molto tempo. Si comincia con nauseacontinua, caduta dei capelli e peli, perdita di sangue dalla bocca e dal naso ed emorragie sotto pelle. Sono questi i primi campanelli d’allarme che segnalano il fatto di essere stati contaminati.

E, purtroppo, a nulla servono mascherine e tute protettive: le radiazioni passano e attaccano il corpo e il problema è che non si possono eliminare i loro effetti, ma si possono solo arginare i sintomi.

Conseguenze
«Una volta che si è esposti alle radiazioni, la prima cosa che succede è la distruzione dei legami fra molecole. Le radiazioni danneggiano le cellule e si formano i radicali liberi. Questi ultimi aumentano l’incidenza di uno sviluppo tumorale, limitando al contempo la possibilità di reazione del corpo, poiché ne inibiscono le difese» dice il dottor Enrico Pandiani.

La prima ad essere attaccata è la tiroide. «La terapia d’urto in questo caso – aggiunge Pandiani – è l’assunzione di potassio di iodio», che attualmente viene distribuito ai giapponesi, ma «il problema è che questa sostanza presenta pesanti controindicazioni se presa in dosi massicce. Proprio per questo si sta dibattendo sulla sua reale efficacia».

In un secondo momento, vengono attaccati i reni. «Le radiazioni distruggono il funzionamento di filtraggio renale, adibito all’eliminazione delle tossine, scompensando tutto il sistema di liquidi all’interno del corpo» continua il dottore.

Le radiazioni hanno effetti su tutte le parti del corpo: dagli organi al sistema nervoso, ecc. Ma gli effetti peggiori riguardano le modificazioni genetiche. In pratica, una volta colpito dalle sostanze radioattive, il fisico si ionizza e il DNA e l’RNA si trasformano. Questo porta a due effetti principali: il primo è l’aumento dell’incidenza tumorale; il secondo, riguarda aspetti riproduttivi e comprende sterilità e la maggior probabilità di procreare esseri umani malformati o, comunque, con problemi congeniti.

In Europa
Secondo la dichiarazione di Vincenzo Ferrara, climatologo dell’Enea, rilasciata a la Repubblica: «È altamente improbabile che le radiazioni dal Giappone possano arrivare fino a noi. […] Piccole nubi come quelle che si stanno verificando in Giappone […] si diluiscono a causa di venti e turbolenze. Emissioni più consistenti, però, con un rilascio in quota possono arrivare a coprire qualche centinaio di chilometri, ma per arrivare a una diffusione come quella di Chernobyl ci vuole una emissione di grande quantità e prolungata nel tempo, spinta ad alta quota da un’esplosione e, soprattutto, aiutata da condizioni meteo di venti favorevoli con assenza di pioggia e turbolnze limitate […] Ma anche se si ripetessero quelle condizioni, la maggior parte della nube o delle nubi giapponesi finirebbero per esaurirsi sull’oceano prima di arrivare sul continente americano».

Nonostante questo, in Italia è scattato l’allarme del Dipartimento Nucleare dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che con una mail ha allertato tutte le Arpa italiane: «In relazione all’evento sismico in Giappone e alle apprensioni che destano le recenti notizie sulla situazione delle centrali nucleari, si richiede un incremento di misure di particolato atmosferico. Inoltre, di inserire immediatamente dopo ogni misura i relativi risultati nella banca dati».

L’ultimo elemento di riflessione è il fatto che se anche la nube tossica non colpirà il nostro paese direttamente, ciò che sta succedendo in Giappone non potrà non avere ricadute anche su di noi. Con gli effetti della globalizzazione, il facile movimento di merci e persone nel mondo, ciò che succede a milioni di chilometri di distanza, in realtà, è più vicino di quanto non si possa pensare.

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Alice Dutto