Tutte le risposte alle tue domande sul cancro

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LE FAQ SUI TUMORI

Tutte le risposte alle tue domande sul cancro


Qual è la causa di un tumore?
Le cause della maggior parte dei tipi di tumore possono essere suddivise in due categorie: fattori esterni e interni. I primi includono il fumo di sigaretta, il forte consumo di alcol, l’esposizione a radiazioni e ad agenti chimici. I fattori interni comprendono abnormi livelli ormonali, mutazioni genetiche, condizioni alterate di immunità. Alcuni tipi di neoplasie possono essere causati da infezioni virali. L’esempio più noto è il papilloma virus umano (HPV), che provoca il cancro della cervice. Tuttavia le cause di molti tumori sono ancora sconosciute.


Chi è a rischio di sviluppare un tumore?
Tutti possono essere considerati a rischio, alcuni più di altri. Il fattore più significativo è l’età. In Italia oltre il 50% delle neoplasie solide (mammella, prostata, polmone, colon) è diagnosticato in pazienti d’età superiore ai 65 anni. Anche i tumori emolinfopoietici presentano questo andamento: il 55,9% delle persone affette da queste neoplasie è anziano.


Si può prevenire?
È possibile ridurre di molto il rischio seguendo stili di vita sani: praticare regolarmente esercizio fisico, seguire un’alimentazione adeguata (pochi grassi animali, tanta frutta e verdura), abolire il fumo e l’alcool, evitare prolungate esposizioni al sole.


Lo screening oncologico può aiutare? Quali opzioni sono disponibili?
Il tumore può essere curato con maggiore successo se è individuato o diagnosticato nelle fasi iniziali, prima delle metastasi. Per questo è importante sottoporsi regolarmente agli screening. Attualmente si possono effettuare screening per il cancro della mammella, del colon, del retto, della cervice, della prostata, del testicolo, della cavità orale e della cute. Si stanno inoltre valutando screening per altre tipologie, ad esempio per il cancro delle ovaie. In alcuni casi, come per il tumore della mammella, del testicolo e della cute, è consigliato l’auto-esame. Chi è ad alto rischio dovrebbe inoltre consultare il proprio medico per programmare uno screening personalizzato.


Come si fa a sapere se esiste una predisposizione genetica?
Attualmente sono disponibili test genetici che possono indicare una predisposizione individuale ad alcuni tipi di tumore, come quello della mammella, dell’ovaio e del colon. Oggi i medici sono in grado di verificare la presenza in una donna di uno o due geni – chiamati BRCA1 e BRCA2 – associati ad un elevato rischio di sviluppare un cancro della mammella. Lo scopo degli esami è fornire un accurato controllo del rischio, di migliorare la diagnosi precoce ed effettuare i giusti interventi per evitare che si sviluppi il tumore. Tuttavia l’utilizzo di questi test solleva questioni importanti, inclusi la privacy medica e gli effetti psicologici che possono avere su una persona e sui suoi familiari.


Quale medico deve consultare chi ha una diagnosi di cancro?
In presenza di diagnosi di cancro, il medico di famiglia indicherà al paziente un oncologo, vale a dire un medico formato nello specifico per la cura dei tumori. A seconda della malattia e della terapia necessaria, si può essere curati da un oncologo medico (specializzato nella cura del cancro con farmaci chemioterapici), da un chirurgo oncologo (formato soprattutto negli aspetti chirurgici della cura del cancro, inclusi biopsia e asportazione chirurgica del tumore) e/o da un radioterapista (uno specialista della cura oncologica con radiazioni terapeutiche). Oltre ai medici, il team include infermieri e operatori specializzati in oncologia.


Come si cura il cancro?
Per la cura del cancro esistono vari approcci: chirurgia, radioterapia e chemioterapia, utilizzati singolarmente o in combinazione. L’oncologo sceglie il piano terapeutico più appropriato a seconda dello stadio in cui si trova il tumore. La chirurgia si utilizza per l’asportazione della massa tumorale. La radioterapia è usata per uccidere o danneggiare le cellule cancerose mediante raggi X ad elevata energia. La chemioterapia si effettua con la somministrazione di farmaci per via endovenosa, oppure orale per distruggere le cellule tumorali, interferendo con la loro crescita e prevenendone la riproduzione. In alcuni casi si utilizza l’immunoterapia, per aiutare il sistema immunitario del paziente a combattere la malattia. I ricercatori stanno attualmente valutando opzioni terapeutiche più avanzate, come la terapia genica, la terapia ormonale e le terapie rivolte a bersagli molecolari. Solo la consultazione di un oncologo, comunque, può determinare la cura più opportuna.


QUALI SONO GLI EFFETTI COLLATERALI DEI TRATTAMENTI?

La chirurgia
Gli effetti collaterali della chirurgia dipendono principalmente dalle dimensioni e dalla localizzazione del tumore e dall’estensione dell’intervento. Anche se i pazienti possono accusare fastidi nei primi giorni del periodo postoperatorio, il dolore può essere controllato con la somministrazione di farmaci: l’argomento deve essere affrontato con il medico. È altrettanto normale sentirsi deboli o stanchi per un po’ di tempo, in seguito all’operazione. La durata della convalescenza varia da paziente a paziente.


La chemioterapia
Gli effetti collaterali della chemioterapia dipendono principalmente dai farmaci e dalle dosi somministrate. Può causare la caduta dei capelli e altri problemi quali: inappetenza, nausea, vomito, riduzione dei globuli bianchi e rossi e delle piastrine. La maggior parte degli effetti collaterali della chemioterapia scompare una volta concluso il trattamento, anche se alcuni possono persistere anche dopo la conclusione del trattamento.
 La radioterapia
Gli effetti collaterali della radioterapia dipendono dalla quantità di dose irradiata e dall’area sottoposta a irradiazione. Le principali conseguenze sono fatigue e alopecia nell’area irradiata. Nella maggior parte dei casi sono temporanei.


Durante le terapie posso stare a contatto con gli altri, con donne in gravidanza e con i bambini?
Non c’è nessuna ragione per evitare i contatti con le donne in gravidanza o in bambini. In caso di esecuzione di esami particolari, come la scintigrafia ossea o la PET (Tomografia ad emissione di positroni), per le 48 ore successive all’esame si consiglia di evitare il contatto stretto con i bambini più piccoli e le donne incinte. Per il resto, né la radioterapia né il trattamento chemioterapico, e tantomeno l’immunoterapia e la terapia target, sono pericolosi per le persone che ci sono accanto.


Cosa posso fare per la stanchezza?
L’affaticamento è un sintomo molto comune in chi è stato trattato per un tumore. Di solito, non è un vero e proprio sentore di stanchezza ma piuttosto un senso di pesantezza e malessere che non scompare nemmeno con il riposo. Per alcuni, quest’affaticamento dura per molto tempo dopo il trattamento e può scoraggiare dall’intraprendere attività fisiche. Tuttavia, l’esercizio può in qualche maniera aiutare a ridurre il senso di affaticamento. Studi hanno dimostrato che i pazienti che seguono un programma di esercizio fisico pensato su misura, si sentono più in forma e possono affrontare meglio il trattamento.


Durante le terapie posso avere rapporti sessuali?
In generale non ci sono controindicazioni in tal senso. Tuttavia è sempre buona norma chiedere al proprio oncologo, che conosce lo stato di salute generale ed eventuali controindicazioni. Qualora si faccia parte di studi clinici, bisogna ricordarsi che molte di queste sperimentazioni prevedono l’utilizzo di metodi e mezzi contraccettivi. Spesso infatti per i farmaci sperimentali non è ben valutata l’eventuale azione teratogena (che induce cioè malformazioni sul feto).


Posso viaggiare? Andare in alta quota? Anche in aereo?
Non ci sono controindicazioni generali. Tuttavia è sempre buona norma chiedere al proprio oncologo, che conosce lo stato di salute generale ed eventuali controindicazioni.
 Posso fare la tintura per capelli?
È preferibile  evitare trattamenti che presuppongono l’uso di prodotti chimici aggressivi (ad esempio permanente e colore) durante la terapia e per i successivi tre mesi. Se si ha l’abitudine di tingere i capelli, chiedere al parrucchiere di usare prodotti vegetali.


Cos’è un trial clinico?
Un trial clinico è uno studio di ricerca con lo scopo di valutare nuovi metodi di cura e/o prevenzione del cancro. Gli studi clinici testano nuove cure e metodi di prevenzione, per verificare che siano sicuri, efficaci e migliori delle cure standard somministrate in quel momento. I metodi possono includere nuovi: farmaci, combinazioni di terapie esistenti, approcci alla radioterapia e/o alla chirurgia, metodi di cura come i farmaci a bersaglio molecolare e/o la terapia genica, sistemi di prevenzione. I trial clinici rappresentare la migliore opzione di cura per i malati di cancro e di solito riservano ai pazienti la qualità terapeutica più elevata. Gli studi svolgono un ruolo fondamentale nella lotta al cancro, perché permettono di identificare e testare nuovi e migliori trattamenti. Per saperne di più sull’arruolamento in un trial clinico si può consultare il medico di famiglia e/o l’oncologo.
 Mi hanno detto che parteciperò ad un protocollo sperimentale, che significa?
Molti pazienti affetti da cancro partecipano a studi clinici. I medici conducono queste sperimentazioni per valutare l’efficacia e gli effetti collaterali di nuove metodiche terapeutiche. In alcuni studi, tutti i pazienti ricevono il nuovo trattamento. In altri i medici mettono a confronto terapie diverse, somministrando la nuova cura su un gruppo e quella tradizionale su un altro, oppure possono metterne a confronto due tradizionali. La ricerca ha fatto compiere progressi notevoli nella lotta al tumore. Ogni risultato ottenuto è per i ricercatori un ulteriore passo avanti verso la sconfitta della patologia. I pazienti che partecipano agli studi clinici hanno la prima opportunità di trarre vantaggio dai trattamenti, che hanno evidenziato risultati promettenti nel corso di studi precedenti. Inoltre, in questo modo offrono un contributo importante al progresso scientifico.
 Come posso partecipare a uno studio clinico?
L’Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei Medicinali è uno strumento messo a punto dall’Agenzia Italiana Del Farmaco (AIFA) per monitorare tutte le sperimentazioni farmacologiche condotte nel nostro Paese. Tra gli obiettivi dell’Osservatorio c’è quello di fornire garanzie a cittadini e pazienti migliorando trasparenza, credibilità e accesso alla ricerca clinica. Nella sezione dati è possibile effettuare una ricerca sulle sperimentazioni cliniche in corso in Italia, sia per area geografica che per patologia. L’accesso agli studi viene però deciso dagli specialisti, sulla base di alcune caratteristiche (criteri di reclutamento) a cui il paziente deve rispondere. Se il medico ritiene che si possa partecipare, sottoporrà un’informativa dettagliata e un modulo in cui verrà chiesto di dare il consenso all’arruolamento. Prima di aderire è comunque opportuno leggere attentamente l’informativa e consultarsi con l’oncologo, l’epatologo o con il medico di famiglia per chiarire tutti gli eventuali dubbi. Si ha comunque il diritto di ritirarsi dallo studio in qualsiasi momento.


Quali controlli eseguire dopo il trattamen
to?
Le persone trattate per un cancro presentano il rischio di subire una ripresa evolutiva della malattia, variabile in funzione delle caratteristiche del tumore primario e dell’eventuale presenza di metastasi in altre sedi. Pertanto, devono essere sottoposte a controlli periodici, la cui frequenza è definita dal chirurgo che ha eseguito l’intervento o dall’oncologo.

 

Tumori della testa e del collo: che cosa si conosce?

La presente scheda è stata fornita da FIALPO – Federazione Italiana delle Associazioni Laringectomizzati Pazienti Oncologici.

 

Più della metà della popolazione non sa quali siano i “tumori della testa e del collo” e solo pochi sanno che anche i virus, nello specifico il Papilloma Virus Umano – HPV, possono causarne l’insorgenza.La scarsa informazione è spesso responsabile del frequente ritardo nella diagnosi e conseguentemente nel trattamento di questo importante gruppo di patologie tumorali.
I tumori della testa e del collo sono difficili da curare quando diagnosticati in uno stadio avanzato o quando la malattia si è diffusa ad altri organi.

Che cosa sono i tumori della testa e del collo?
Con il termine “tumori della testa e del collo” si intende il cancro che colpisce la bocca, la lingua, le gengive, la faringe, la laringe, il naso, i seni paranasali e le ghiandole salivari.
L’organo che viene colpito più frequentemente è la laringe, seguito da cavo orale e faringe.
All’interno di ogni singolo organo è importante conoscere accuratamente la localizzazione precisa del tumore (ad esempio: la faringe si divide in rinofaringe, orofaringe o ipofaringe) per capire la gravità della malattia. La definizione della terapia più corretta viene decisa da un gruppo di medici esperti in diverse specialità, che includono il chirurgo otorinolaringoiatra, il radioterapista e  l’oncologo.

Dati epidemiologici
* Si stima che in Europa i casi di tumore della testa e del collo siano circa 140.000 e oltre 65.000 decessi ogni anno sono legati a questa patologia1
* In Italia ogni anno si registrano circa 10.432 nuovi casi tra gli uomini e 1.980 tra le donne2
* I tumori della testa e del collo rappresentano la quinta neoplasia più diffusa in Italia e la stima dei pazienti colpiti da questa neoplasia è di circa 106.7273
* Il Nord Italia è la zona in cui i tumori della testa e del collo sono maggiormente diffusi, con una prevalenza nell’area del Nord Est4
* Nel periodo 1998-2002 i tumori della testa e del collo hanno rappresentato il 4,1% di tutte le neoplasie tra gli uomini e l’1,1 per cento tra le donne2
* Nelle donne l’incidenza è in crescita, legata ad un aumento dei tumori della cavità orale e della faringe

Quali sono i principali fattori di rischio?

> Uso del tabacco (sigarette, sigari, pipa, tabacco da masticare, tabacco da fiuto) – rappresenta il maggiore e più importante fattore di rischio. Si calcola che l’85 per cento dei casi di tumori di questo tipo siano correlati al tabacco
> Assunzione frequente di elevate quantità d’alcool – segue il fumo, per importanza. Da solo sembra aumentare di 5-11 volte il rischio. L’associazione tra fumo ed alcool aumenta ulteriormente il rischio
> Marijuana
> Fumo passivo, polveri di asbesto, sostanze chimiche di vario genere
> Dieta povera in vitamine del gruppo A e B
> Scarsa e non corretta igiene orale specie in soggetti portatori di protesi dentarie
> Esposizione papilloma virus umano (HPV) – questa infezione è attualmente considerata molto importante nella genesi di alcune di queste malattie (specie quelle dell’orofaringe e della bocca). Lo stesso virus è responsabile dei tumori al collo dell’utero e si ritiene che l’infezione si diffonda tramite rapporti sessuali
> Virus di Epstein Barr è associato ai tumori del rinofaringe

L’importanza della diagnosi precoce
Riconoscere i sintomi e diagnosticare i tumori della testa e del collo in fase precoce offre ai pazienti una speranza di guarigione che supera il 90 per cento. Ove possibile, questi tumori vengono trattati con la chirurgia ma spesso vi è il pericolo di interventi demolitivi e invasivi, poiché la malattia è diagnosticata in fase avanzata in 9 casi su 10. L’intervento precoce, che offre maggiori possibilità di ricorso alla chirurgia meno invasiva, consente di preservare la funzionalità della parte colpita dal tumore.

Quali sono le principali tecniche diagnostiche?

La diagnosi precoce di queste malattie si basa sul riconoscimento dei sintomi iniziali e su un’approfondita visita medica, come ad esempio l’esplorazione del cavo orale. Successivamente, per poter eseguire una diagnosi esatta è necessario effettuare una biopsia e utilizzare indagini strumentali come la fibroscopia, esame endoscopico nel corso del quale è spesso possibile visualizzare il tumore e la sua estensione.

Come si riconoscono i sintomi?

I tumori della testa e del collo sono di lento accrescimento nelle fasi iniziali e ciò vuol dire che i sintomi iniziali possono essere lievi e aspecifici. Questo può causare ritardo nella diagnosi.

Sintomi comuni della malattia, ma che non devono allarmare in quanto riscontrabili anche in patologie più frequenti e meno gravi, sono ad esempio:
> ulcera in bocca
> debolezza, anoressia e dimagrimento da malnutrizione dovuta alla difficoltà a deglutire
> emissione di sangue dalla bocca o dalle vie respiratorie
> mal d’orecchie
> deglutizione dolorosa
> comparsa di gonfiore nella regione del collo

La sintomatologia può anche assumere caratteristiche dipendenti dalla sede di origine della malattia:

> nei tumori della laringe inizialmente si possono verificare alterazioni della voce; in seguito, la deglutizione diventa difficile e/o dolorosa
> nei tumori della faringe si può avere una sensazione di corpo estraneo o dolore alla gola, difficoltà di deglutire, alitosi, voce nasale ed eccessiva produzione di saliva. Molti possono sentire dei noduli sul collo (linfonodi ingranditi). Se il tumore è localizzato alla base del naso, altri sintomi possono essere disturbi uditivi come calo dell’udito, ronzii, fischi, sensazione di orecchio tappato, episodi ripetuti e recidivanti di otite, abbondanti secrezioni nasali, emorragia dal naso. Nelle forme avanzate, si possono presentare mal di testa, perdita dell’olfatto, ridotta visione e visione sdoppiata
> nei tumori della bocca i sintomi iniziali sono lievi come piccole vesciche dolorose, ulcere o ferite che non guariscono, difficoltà nei movimenti della lingua fino all’impossibilità ad aprire la bocca nelle forme più avanzate
> nei tumori dei seni paranasali compare spesso l’ostruzione nasale, abbondanti secrezioni nasali ed emorragia dal naso. Dolore, alterazioni della sensibilità del volto, disturbi visivi e deviazione della lingua sono tutti sintomi di malattia avanzata.

Risulta, dunque, importante riconoscere i sintomi apparentemente aspecifici, specie quando presenti in soggetti a rischio per lo sviluppo di tumori testa-collo.
In presenza di uno o più di questi sintomi che non si risolvono in breve tempo, è bene rivolgersi al proprio medico o ad uno specialista.

La multidisciplinarietà
Spesso, i pazienti ricevono una combinazione di modalità differenti di trattamenti ed è per questo fondamentale un approccio di tipo multidisciplinare.
Si intende per approccio multidisciplinare, un approccio che coinvolge più specialisti come il chirurgo, il medico oncologo e il radioterapista che collaborano per il raggiungimento del miglior risultato terapeutico.
Nei tumori della testa e del collo, dovrebbero far parte di questo gruppo di specialisti anche il nutrizionista, il riabilitatore (logopedista), il terapista del dolore, il dentista, lo psicologo e l’assistente sociale5.
E’ stato dimostrato come l’approccio multidisciplinare sia diventato una necessità ineluttabile, in quanto può contribuire ad una maggiore sopravvivenza e ad un significativo miglioramento della qualità di vita dei pazienti colpiti da tumore della testa e del collo. In Italia, va migliorata la possibilità di accedere uniformemente alle cure di questi tumori, con un approccio multidisciplinare concreto.

Le terapie
In questa neoplasia, esistono diverse terapie che possono essere impiegate singolarmente o insieme. Diversi fattori incidono sulla scelta della terapia più appropriata, tra i quali:

* la sede in cui è situato il tumore;
* l’estensione del tumore;
* la rapidità con cui si è diffuso;
* le condizioni di salute generale;
* i risultati estetici e funzionali;
* la preferenza del paziente5

Le opzioni di trattamento includono:

La chirurgia
I pazienti con una patologia localizzata che non si è diffusa, possono essere sottoposti ad un intervento chirurgico del tumore. L’intervento chirurgico può essere seguito dalla radioterapia.

La radioterapia
I pazienti con tumori localmente avanzati e che non possono essere operati, possono ricevere radioterapia da sola, radioterapia in combinazione con un anticorpo monoclonale o radioterapia in combinazione con chemioterapia. La combinazione di radioterapia in combinazione con anticorpo monoclonale è efficace quanto la combinazione di radio e chemioterapia, ma è associata ad una minor tossicità.

La chemioterapia

La chemioterapia può essere usata nei pazienti sottoposti a chirurgia sia prima della procedura chirurgica – quando il tumore è vasto o per ridurne la dimensione o il numero di metastasi – sia dopo la chirurgia per impedire le recidive. Negli stadi avanzati (metastatici), la chemioterapia è usata in combinazione con un anticorpo monoclonale per ridurre la massa tumorale, alleviare i sintomi e il dolore e per allungare la sopravvivenza6.

La terapia mirata

Negli ultimi anni, un anticorpo monoclonale, indirizzato a colpire il recettore del fattore di crescita epidermico, ha contribuito a migliorare il trattamento di queste patologie.
Questo anticorpo monoclonale si attacca specificamente alle cellule tumorali e agisce interferendo con quelle particolari molecole che sono necessarie alla crescita del tumore e alla sua proliferazione. In questo modo contribuisce a ridurre le dimensioni del tumore, aumentando l’attesa di vita e apportando notevoli vantaggi alla qualità di vita dei pazienti, in quanto riduce l’impatto dei sintomi legati a questa patologia.

Bibliografia

1. GLOBOCAN (www.deep.iarc.fr, accessed May 2008)
2. AIRTUM, I tumori in Italia, Rapporto 2006
3. AIRTUM, I tumori in Italia, Rapporto 2010
4. Licitra L; Olmi P (2011) Tumori della testa e del collo. Integrazione terapeutica nella conservazione della funzione d’organo Springer
5. Fondazione AIOM, I tumori della testa e del collo
6. Cancer.net www.cancer.net

SITIP, Papillomavirus: ancora troppo poche le adolescenti italiane che si vaccinano

Ogni anno in Italia si registrano circa 3.500 nuovi casi di persone contagiate da Papillomavirus (HPV), con un migliaio di donne morte per patologie dovute all’infezione e forme tumorali da HPV, sempre più spesso segnalate anche nei 

maschi. Ancora oggi l’HPV è poco conosciuto e, spesso, i suoi effetti vengono sottovalutati da parte degli adolescenti italiani e dei loro genitori.

Eppure, l’infezione da HPV, tra le più comuni Malattie Sessualmente Trasmesse, è la causa necessaria perché si sviluppi il cancro del collo dell’utero, secondo tumore più frequente, nell’Unione Europea, tra le donne di età compresa tra i 15 e i 44 anni, dopo quello della mammella.

“Nel mondo, circa il 70% delle donne entra in contatto con il virus HPV almeno una volta nella vita – afferma la Prof.ssa Susanna Esposito, Direttore UOC Pediatria 1 Clinica, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Università degli Studi di Milano e Presidente della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (SITIP) – e la maggiore prevalenza di infezioni da HPV si riscontra all’età di 20 anni, proprio in coincidenza con il recente inizio dell’attività sessuale”.  Dopo questa età, infatti, alcuni ceppi di HPV vengono eliminati dalle difese dell’organismo della donna, lasciando un’immunità specifica: ne consegue, quindi, che oltre i 20 anni la prevalenza di infezioni da HPV diminuisca.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità e le autorità sanitarie di tutti i Paesi raccomandano, quindi, una vaccinazione anti-HPV precoce, già tra le pre-adolescenti, in un’età compresa tra gli 11 e i 12 anni, quando la risposta immunitaria è migliore e il beneficio è massimo. La vaccinazione è molto efficace, inoltre, se effettuata anche prima dell’inizio dell’attività sessuale perché induce una protezione maggiore prima di un eventuale contagio con l’HPV.

L’Italia risulta essere ben lontana dall’esempio del Regno Unito, dove le coperture con 3 dosi di vaccino anti-HPV superano l’85%. Nel nostro Paese, infatti, passata la grande attenzione mediatica che si è avuta al momento della prima disponibilità gratuita del vaccino nel 2008 e il forte sostegno subito dimostrato anche dalle nostre Istituzioni Sanitarie nei confronti del ‘vaccino contro il cancro’, le coperture vaccinali in questi anni non hanno visto un grande incremento e si sono osservate importanti differenze tra una Regione e l’altra.

L’HPV si trasmette durante i rapporti sessuali, anche non completi, per contatto diretto fra la cute o le mucose di un soggetto infettato e quelle di un soggetto suscettibile, cioè di una persona che non aveva mai incontrato in precedenza quel particolare tipo di HPV. L’utilizzo corretto e costante del profilattico previene la maggior parte delle infezioni batteriche e virali, ma l’infezione da HPV ha un suo aspetto caratteristico, legato al fatto che, se l’HPV si trova su un tratto di pelle non coperta dal profilattico, la trasmissione può ugualmente avvenire.

Sono 120 i tipi di HPV esistenti e di questi, 40 sono associati a patologie genitali e al cancro del collo dell’utero: il tipo 16 risulta il più frequente, tanto che da solo copre più del 50% di tutti i cancri della cervice, seguito dal tipo 18. Sono, infatti, questi i due tipi ad alto rischio presenti in ambedue i vaccini che esistono in circolazione.

Tipi particolari di HPV provocano, inoltre, lesioni a carico della cute, come le verruche e quelle a livello degli epiteli genitali, come i condilomi acuminati.

L’HPV è risultato associato anche ad altri tumori delle vie ano-genitali, del cavo orale e della cute in generale, quali: Dal 64% al 91% dei tumori della vagina. Dall’88% al 94% dei tumori dell’ano. Nel 25,9% dei tumori della bocca e del laringe

Nel 30-50% dei tumori non melanomatosi della cute. Meno di frequente nei tumori della vulva e del pene

“Sebbene in un gran numero di donne si possa riscontrare un’infezione da HPV a carico del collo dell’utero – prosegue Susanna Esposito – nella gran parte di esse il processo non progredisce verso il cancro, grazie all’intervento delle difese dell’organismo. Tra i fattori  che favoriscono la persistenza dell’infezione è l’insorgenza del tumore al collo dell’utero, è possibile indicarne alcuni: Cofattori ambientali ed esogeni: fumo di tabacco, contraccettivi ormonali, coinfezione con altri agenti infettivi sessualmente trasmessi. Cofattori virali: tipo di HPV e coinfezioni con altri tipi di HPV, varianti di HPV, grandezza e ripetizione dell’inoculum, e integrazione virale. Cofattori dell’ospite: numero di gravidanze (rischio relativo fra 1,08 e 1,12 per ogni gravidanza), alti livelli di ormoni endogeni, fattori genetici, risposta immune individuale e numero di partner sessuali”. Da sfatare, inoltre, la convinzione che l’HPV colpisca soltanto le donne. Nel corso della vita, infatti, il 50% degli uomini, quindi 1 su 2, potrebbe contrarre un’infezione da HPV:  il DNA dell’HPV tipo 16 è stato identificato nelle mucose dei genitali e della cavità orale, e sulla cute di soggetti di sesso maschile, soprattutto omosessuali e bisessuali.  Anche per la popolazione maschile, infatti, in alcuni Paesi quali Stati Uniti, Canada e Australia è raccomandata la vaccinazione contro l’HPV. Eppure, nonostante lo scenario prospettato desti una certa preoccupazione sia per le donne sia per gli uomini, la copertura vaccinale anti-HPV non è così elevata come ci si aspetterebbe.

“In Italia – sostiene Susanna Esposito – probabilmente la vaccinazione anti-HPV non è stata percepita in tutta la sua importanza e valutata per il forte impatto positivo che può rivestire solo in presenza di elevate coperture vaccinali. Inoltre, il fatto che vi fosse già un intervento di prevenzione secondaria disponibile (Pap test e conseguente intervento sulla lesione eventualmente rilevata) ha fatto ritenere che la vaccinazione costituisse una sorta di ‘doppione’, in fondo non così necessario. Negli ultimi tempi, poi, abbiamo assistito ingiustamente ad un attacco concertato alle vaccinazioni, accusate da persone senza alcuna base scientifica, di essere causa di gravi patologie a fronte di dubbi vantaggi, tentando di far passare il sospetto che esse siano effettuate con la connivenza degli operatori sanitari a solo vantaggio delle aziende produttrici”.

In realtà la vaccinazione anti-HPV, per le donne e gli uomini, può esplicare in pieno il proprio effetto di riduzione delle patologie da HPV, soprattutto di tipo tumorale, solo se si raggiungono coperture vaccinali molto elevate. In caso contrario, il rischio è quello che le stesse persone che non eseguiranno regolarmente lo screening in età adulta siano anche quelle che non ricevono oggi la vaccinazione, con l’effetto di fornire le misure preventive in modo completo ad una parte di popolazione, e nessuna misura ad un’altra parte.

http://www.etribuna.com

Neoplasie testa collo, la voce dei pazienti

Neoplasie testa collo, la voce dei pazienti.MILANO – I tumori di testa e collo sono poco conosciuti e spesso confusi con altre forme tumorali (tumori al cervello). E sono in forte aumento nella popolazione. Se ne è parlato ieri al Circolo della Stampa di Milano. Secondo una recente indagine dalla European Head and Neck Cancer Society, tre italiani su cinque non conoscono il termine “tumore di testa e collo” e l’84% vi include erroneamente il cervello.

Questo tipo di neoplasie sono infatti poco conosciute [1], eppure sono molto diffuse. In Italia i tumori della testa e del collo rappresentano la quinta neoplasia più diffusa e si registrano ogni anno più di 10.400 nuovi casi tra gli uomini e oltre 1.900 nuovi casi tra le donne [2]. Si tratta di neoplasie che colpiscono organi importanti e che compromettono significativamente la vita relazionale di una persona; per il paziente, un intervento chirurgico può avere pesanti ripercussioni sia dal punto di vista fisico che emotivo (ad esempio, l’asportazione della lingua o della laringe può comportare la perdita della capacità di parlare e deglutire).

Spesso vengono associati a stili di vita dannosi per la salute, come l’abuso di alcol e il fumo, ma in realtà esiste anche un nuovo fattore di rischio, l’HPV, che può provocare tumori testa-collo nelle persone molto giovani, sia uomini che donne [3-7]. Al Circolo della Stampa di Milano hanno ieri portato testimonianza, oltre ai medici specialisti, rappresentanti delle associazioni dei pazienti laringectomizzati, che hanno sottolineato l’importanza del riconoscimento tempestivo dei sintomi, di terapie innovative volte a limitare l’invasività degli interventi e della collaborazione fra specialisti di differenti discipline.

Nell’affrontare queste malattie, come per molte altre patologie gravi e invalidanti, è inoltre essenziale promuovere una comunicazione di sostegno e occasioni di confronto tra i pazienti. L’Associazione Italiana Laringectomizzati (AILAR) ad esempio è dal 1942 che, attraverso la riabilitazione fonetica, contribuisce a ridurre l’impatto sulla vita dei pazienti e dei loro familiari di queste forme tumorali. Nel 2008 AILAR ha costituito la Federazione Italiana delle Associazioni di Laringectomizzati e Pazienti Oncologici (FIALPO) insieme ad altre Associazioni che condividono gli stessi obiettivi riabilitativi.

“Nella comunicazione è importante che il medico consideri e gestisca le forti emozioni dei pazienti, come l’incredulità, la paura e la chiusura in se stessi. Questi aspetti non devono essere sottovalutati poiché possono compromettere la terapia”, ha dichiarato in conferenza stampa il Dott. Maurizio Magnani, presidente di AILAR e FIALPO. In questa occasione AILAR ha celebrato i suoi 70 anni di attività a favore dei pazienti laringectomizzati . “Nel corso di questa lunga storia – ha proseguito Magnani – abbiamo portato una voce di speranza ai pazienti: ancora oggi il nostro impegno è quello di far comprendere loro che la vita va avanti e le nostre associazioni sono pronte a rispondere alle loro esigenze con passione e forte impegno”.

Oggi fanno capo a Fialpo più di 120 centri in tutta Italia. “La testimonianza di un ex paziente, che oggi si fa volontario dell’associazione, può aiutare altri pazienti nel momento della difficile scelta che si trovano ad affrontare: la nostra collaborazione con i reparti ORL, già al momento della comunicazione della diagnosi, è essenziale per far comprendere le diverse prospettive di vita che ancora si aprono, nonostante la gravità della malattia”, ha aggiunto il Dott. Umberto Tassini, responsabile del Centro Studi FIALPO e Consigliere Nazionale AILAR.

La voce dei pazienti…

“Sono spaventato, ho paura di non poter essere più capace di parlare o mangiare”. “Avrei voluto essere subito rassicurato sulla possibilità di curarmi; al momento della diagnosi mi sono sentito come un condannato a morte”. Questo è un esempio di racconti, emozioni e paure che emergono dalle testimonianze di alcuni pazienti colpiti da tumore della testa e del collo raccolte da un’indagine dal nome “About Face 2”, condotta allo scopo di comprendere le esperienze ed i bisogni di questi pazienti e gli impatti a lungo termine della patologia sulla loro vita [8].

L’indagine paneuropea ha raccolto le testimonianze di 104 pazienti colpiti da tumore della testa e del collo (la maggior parte uomini di età compresa tra i 50 ed i 70 anni). Le interviste sono state realizzate in 6 Paesi (Belgio, Francia, Italia, Portogallo, Spagna e Svezia) con domande focalizzate su: percorso del paziente e racconto delle esperienze pre-diagnosi, diagnosi, trattamento e post-trattamento.

“About Face 2” (questo il nome dello studio) ha dato voce ad ansie, paure, cambiamenti radicali dello stato fisico, estetico, sociale ed ecomonico-finanziario vissuti da questi pazienti e come essi stessi abbiano sottolineato alcune necessità importanti per poter affrontare meglio la malattia: una migliore educazione e informazione sui tumori della testa e del collo, un maggior sostegno ed empatia da parte dei medici, un maggiore coinvolgimento del paziente nella scelta del trattamento più adeguato alle proprie esigenze e di essere aiutati in modo pratico, oltre che nella capacità di sviluppare un atteggiamento positivo verso tale tipo di patologia. La prima indagine “About Face” è stata realizzata nel 2009 dalla European Head and Neck Cancer Society.

Alessandra Gilardini, Ph.D.

Referenze:

  1. AIRTUM, I tumori in Italia, Rapporto 2010
  2. About Face’ Head and Neck Cancer Awareness EU Omnibus Survey, TNS Healthcare
  3. Blot WJ, McLaughlin JK, Winn DM, et al. Smoking and drinking in relation to oral and pharyngeal cancer. Cancer Res 1988; 48:3282-7.
  4. Franceschi S, Talamini R, Barra S, et al. Smoking and drinking in relation to cancers of the oral cavity, pharynx, larynx, and esophagus in northern Italy. Cancer Res 1990; 50:6502-7.
  5. Macfarlane GJ, Zheng T, Marshall JR, et al. Alcohol, tobacco, diet and the risk of oral cancer: a pooled analysis of three case-control studies. Eur J Cancer B Oral Oncol 1995; 31B:181-7.
  6. Gillison ML, Shah KV. Human papillomavirus-associated head and neck squamous cell carcinoma: mounting evidence for an etiologic role for human papillomavirus in a subset of head and neck cancers. Curr Opin Oncol 2001; 13:183-8.
  7. Kreimer AR, Clifford GM, Boyle P, Franceschi S. Human papillomavirus types in head and neck squamous cell carcinomas worldwide: a systematic review. Cancer Epidemiol Biomarkers Prev 2005; 14:467-75.
  8. About Face 2 survey , Settembre 2011, TNS Healthcare

Tumori testa e collo: “Senseless” e ancora troppo elevato il numero di vite perse a causa della scarsa conoscenza di questa neoplasia

Sono spaventato, ho paura di non poter essere più capace di parlare o mangiare”. “Avrei voluto essere subito rassicurato sulla possibilità di curarmi; al momento della diagnosi mi sono sentito come un condannato a morte”. 

 

Racconti, emozioni e paure che emergono dalle testimonianze di alcuni pazienti colpiti da tumore della testa e del collo.

 Nonostante siano molto diffusi, i tumori della testa e del collo sono ancora poco conosciuti. Spesso vengono associati a stili di vita errati, come l’abuso di alcol e il fumo, ma in realtà esiste anche un nuovo fattore di rischio – l’HPV – che può provocare i tumori testa-collo nelle persone molto giovani, sia uomini che donne.

Si tratta di neoplasie che colpiscono organi importanti e che inficiano fortemente la  vita relazionale di una persona; per il paziente, un intervento drastico può avere pesanti ripercussioni sia dal punto di vista fisico che emotivo (ad es: l’asportazione della lingua o della laringe può comportare la perdita della capacità di parlare e deglutire).

 In Italia esiste un’Associazione che da 70 anni contribuisce a ridurre l’impatto che questi tumori hanno sulla vita dei pazienti e dei loro familiari: si tratta dell’AILAR, che ha iniziato l’attività di riabilitazione fonetica a Milano nel 1942 e che nel 2008 ha costituito la FIALPO insieme ad altre Associazioni con scopi analoghi. “Nel corso di questa lunga storia – ricorda il Dottor Maurizio Magnani, Presidente di AILAR e FIALPO – abbiamo portato una voce di speranza ai pazienti. Ancora oggi, il nostro impegno è quello di far comprendere loro che la vita va avanti e le nostre Associazioni sono pronte a rispondere alle loro esigenze con passione e forte impegno”.

Oggi sono 120 i centri presenti in tutta Italia gestiti dalle Associazioni che fanno capo alla FIALPO.

 

I tumori della testa e del collo possono comunque essere combattuti: con il riconoscimento tempestivo dei sintomi, che molto spesso sono sfumati e comuni ad altre patologie più frequenti e meno gravi, come la laringite e l’otite “Purtroppo, la maggior parte dei pazienti arriva alla diagnosi molto tardi. – ha proseguito il Dottor Maurizio Magnani – Per questo motivo è fondamentale aumentare l’impegno da parte di tutti per migliorare l’informazione sui fattori di rischio e sul riconoscimento precoce dei sintomi.”

Con terapie sempre più innovative che la ricerca scientifica mette a disposizione, evitando interventi più demolitivi e invalidanti. “Oltre alle innovazioni in campo radioterapico e chemioterapico – ha spiegato la Dottoressa Lisa Licitra, Responsabile Struttura Semplice Dipartimentale Oncologia Medica Tumori Testa & Collo, Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – l’introduzione dei trattamenti biologici mirati ha cambiato l’approccio a questi tumori, aumentando significativamente la sopravvivenza dei pazienti e garantendo loro una buona qualità di vita. In un percorso complesso di questo tipo, è fondamentale che il medico ascolti e dialoghi con il proprio paziente per creare una vera e propria alleanza che consenta di condividere le decisioni terapeutiche”. “Nella comunicazione – ha aggiunto il Dottor Magnani – è importante che il medico consideri e gestisca le forti emozioni del paziente, come l’incredulità, la paura e la chiusura in se stessi. Questi aspetti non devono essere sottovalutati poiché possono compromettere la terapia.”

Con l’essenziale collaborazione tra specialisti di differenti discipline. “Questi tumori sono molto complessi e devono essere affrontati in modo globale per assicurare al paziente il miglior trattamento possibile – ha affermato il Dottor Giovanni Succo, Direttore Reparto di Otorinolaringoiatria, Ospedale San Luigi Gonzaga – Martini, Torino –. Studi recenti hanno dimostrato come la collaborazione tra specialisti aumenti la sopravvivenza dei pazienti, permettendo in molti casi di preservare le funzioni dell’organo colpito, a prescindere dal tipo di strategia terapeutica adottata”.

 “La testimonianza di un ex paziente volontario può aiutare altri pazienti nel difficile momento della scelta che si troveranno ad affrontare. – ha dichiarato il Dottor Umberto Tassini, responsabile del Centro Studi FIALPO e Consigliere Nazionale AILAR –. La nostra collaborazione coi reparti ORL, già al momento della comunicazione della diagnosi, è essenziale per far comprendere le diverse prospettive di vita che ancora si aprono, nonostante la gravità della malattia”.

 “Merck Serono vuole essere vicina ai pazienti affetti da tumore della testa e del collo – ha concluso il Dottor Antonio Messina, Presidente e Amministratore Delegato di Merck Serono S.p.A. – grazie al suo continuo impegno nella ricerca scientifica ed alla promozione di iniziative come questa, mirate ad informare e sensibilizzare sulla patologia”.

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