Zucchine ripiene al doppio gusto

Tipo di ricetta: Altro
Numero di porzioni: 4
Tempi di preparazione: 30 Minuto(i)
Tempi di cottura: 30 Minuto(i)
Difficoltà: Molto facile

Ingredienti:
500 g di zucchine ( circa 4 zucchine medie chiare)
2 fette di pane da toast
3 cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato
3 fette di prosciutto crudo o cotto a piacere
una fettina sottilissima di gorgonzola dolce
un uovo intero
burro,sottilette e sale.

Preparazione:

tappa 1
Lavate e spuntate le zucchine e mettetele nella pentola dove l’acqua salata in precedenza, avrà raggiunto l’ebollizione e lessatele per circa 10 minuti. Dopo averle scolate, fatele raffreddare e tagliatele a metà

tappa 2
Con un cucchiaino, levate delicatamente la parte centrale e ponetela in una ciotola.

tappa 3
Aggiungete poi le fettine di pane da toast tritate, l’uovo sbattuto, il parmigiano grattugiato e dividete il composto in due parti: in una aggiungete il salume scelto ben tritato e nell’altra il gorgonzola

tappa 4
Aggiustate di sale, mescolate benissimo e, alternando i due composti, riempite le barchette di zucchine.

tappa 5
Prendete la pirofila da forno e dopo averla imburrata sistemate le zucchine, aggiungeteci sopra le fettine Inalpi ,qualche fiocchetto di burro in qua ed in là e mettete a cuocere in forno a 180 C per 30 /40 minuti. Lasciate intiepidire e ….buon appetito!

Ferragosto

Ferragosto
In Italia Ferragosto è sinonimo di balneazione (Sicilia, Isola Bella)
Tipo di festa popolare
Data 15 agosto
Celebrata in Italia
Tradizioni Balneazione

Albero della cuccagna in spiaggia per Ferragosto

Il Ferragosto è una festività che cade il 15 agosto in concomitanza con la ricorrenza dell’Assunzione di Maria.

In Italia, il giorno di Ferragosto è tradizionalmente dedicato alle gite fuori porta e spesso caratterizzato da lauti pranzi al sacco, grigliate e, data la calura stagionale, da rinfrescanti bagni in acque marine, fluviali o lacustri. Molto diffuso anche l’esodo verso le località montane o collinari, in cerca di refrigerio.

Il Ferragosto nell’Antica Roma [modifica]

Il termine Ferragosto deriva dalla locuzione latina feriae Augusti (riposo di Augusto) indicante una festività istituita dall’imperatore Augusto nel 18 a.C. che si aggiungeva alle esistenti e antichissime festività cadenti nello stesso mese, come i Consualia, per celebrare i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli. L’antico Ferragosto, oltre agli evidenti fini di auto-promozione politica, aveva lo scopo di collegare le principali festività agostane per fornire un adeguato periodo di riposo, anche detto Augustali, necessario dopo le grandi fatiche profuse durante le settimane precedenti.

Nel corso dei festeggiamenti, in tutto l’impero si organizzavano corse di cavalli e gli animali da tiro, buoiasini e muli, venivano dispensati dal lavoro e agghindati con fiori. Tali antiche tradizioni rivivono oggi, pressoché immutate nella forma e nella partecipazione, durante il “Palio dell’Assunta” che si svolge a Siena il 16 agosto. La stessa denominazione “Palio” deriva dal “pallium“, il drappo di stoffa pregiata che era il consueto premio per i vincitori delle corse di cavalli nell’Antica Roma.[1]

Nell’occasione, i lavoratori porgevano auguri ai padroni, ottenendo in cambio una mancia: l’usanza si radicò fortemente, tanto che in età rinascimentale fu resa obbligatoria nello Stato Pontificio.[2]

Il Ferragosto durante il Fascismo [modifica]

La tradizione popolare della gita di Ferragosto nasce durante il ventennio fascista. A partire dalla seconda metà degli anni ’20, nel periodo ferragostano il regime organizzava, attraverso le associazioni dopolavoristiche delle varie corporazioni, centinaia di gite popolari, grazie all’istituzione dei “Treni popolari di Ferragosto”, con prezzi fortemente scontati.

L’iniziativa offriva la possibilità anche alle classi sociali meno abbienti di visitare le città italiane o di raggiungere le località marine o montane. L’offerta era limitata ai giorni 13, 14 e 15 agosto e comprendeva le due formule della “Gita di un sol giorno”, nel raggio di circa 50-100 km, e della “Gita dei tre giorni” con raggio di circa 100-200 km.

Fu durante queste gite popolari che la maggior parte delle famiglie italiane ebbe per la prima volta la concreta possibilità di vedere con i propri occhi il mare, la montagna e le città d’arte. Nondimeno, dato che le gite non prevedevano il vitto, nacque anche la collegata tradizione del pranzo al sacco.

Il Ferragosto nella cultura popolare [modifica]

  • In Lombardia e Piemonte, fino ai primi decenni del XX secolo, era uso “dare il ferragosto” (in lombardo dà el faravóst) che consisteva nel donare emolumenti in denaro o in beni commestibili alle maestranze, da parte dei datori di lavoro, in modo che le famiglie potessero trascorrere lietamente il giorno di Ferragosto. Nei cantieri edili, verso la fine di luglio, veniva fissato dai muratori un grande ramo d’albero sulla parte più elevata del fabbricato in costruzione, detta pianta del faravóst, che serviva scherzosamente a rammentare all’impresario l’imminente esborso della tradizionale mancia.[3]
  • Torino, fino alla metà del XX secolo, molti cittadini si recavano per pranzare nel ristorante o al sacco nel parco in riva al Po, adiacenti alla chiesa della Madonna del Pilone. Tale costumanza era denominata “Festa dle pignate a la Madona dél Pilòn“, ovvero “Festa delle pentole alla Madonna del Pilone”.[4]
  • Montereale, nel prato adiacente l’Abbazia della Madonna in Pantanis, il giorno di Ferragosto si tiene la gara poetica tra cantori a braccio.[5]
  • La smorfia napoletana assegna al Ferragosto il n.45

Il Ferragosto in cucina [modifica]

  • Il piatto tradizionale per eccellenza del pranzo di Ferragosto è il piccione arrostito. Tale usanza, un tempo diffusa in buona parte d’Italia e che ancora sopravvive in alcune zone, pare sia nata inToscana, in epoca carolingia.[6]
  « A ferragosto si mangiano i piccioni arrosto. »
  (Detto popolare)

Il Ferragosto nella musica [modifica]

L’opera lirica “Pagliacci” del compositore napoletano Ruggero Leoncavallo si svolge proprio nel giorno di Ferragosto (“Oh, che bel sole di mezz’agosto!”; “Per la Vergin pia di mezz’agosto!”)

Il Ferragosto nel cinema [modifica]

Il Ferragosto nella letteratura [modifica]

Note [modifica]

  1. ^ Lodovico Antonio MuratoriDissertazioni sopra le antichità italiane, Barbiellini, Roma1755, tomo II, pag.32
  2. ^ Gaetano MoroniDizionario di erudizione storico-ecclesiastica, Tipografia Emiliana, Venezia1843, volume XXIII, pag.155
  3. ^ Francesco Cherubini, Vocabolario milanese-italiano, Imperial Regia Stamperia, Milano, 1839
  4. ^ Vecchie, care consuetudini…La Stampa19 agosto 1922, pag.4
  5. ^ Roberta Tucci, I “suoni” della campagna romanaRubettinoSoveria Mannelli2003
  6. ^ Attilio Zuccagni-Orlandini, Corografia fisica, storica e statistica dell’Italia e delle sue isole, Presso gli Editori, Firenze1842
  7. ^ Annalisa Barbagli, La cucina di casa del Gambero RossoGRH2002

Pasqua: tra ricette e curiosità

Da dove deriva la parola Pasqua
Quali sono le ricette pasquali più squisite
Perché siamo soliti mangiare la colomba pasquale, da quale tradizione viene?

Geni di Virgilio si scambiano ricette e curiosità sulla Pasqua

Cenone vigilia di Natale

cenone

Trippa in umido con fagioli

is_options = ‘facebook, google, myspace, live, segnalo, delicious, favorites, twitter, email, more’; //–>

Preparazione

Lavate a lungo la trippa in acqua corrente, tagliatela a listarelle e scottatela per dieci minuti in acqua leggermente salata e aromatizzata con mezza cipolla steccata con il chiodo di garofano.
Scolate la trippa eliminando l’acqua.
Tagliate la rimanente cipolla, le carote e il sedano a listarelle, o tritateli.
Mettete al fuoco una casseruola con il burro e qualche cucchiaiata di olio, aggiungetevi le verdure e fatele appassire, unite anche la trippa, salate, pepate, rimescolate e aggiungete i pomodori precedentemente scottati in acqua in ebollizione, pelati e passati al setaccio.
Coperchiate e fate cuocere per un’oretta.
Durante la cottura aggiungete, di tanto in tanto, un po’ di acqua nella quale avrete fatto sciogliere il dado.
A metà cottura unite anche i fagioli, mescolando di tanto in tanto.
Spolverizzate la trippa, prima di toglierla dal fuoco, con il prezzemolo.
Servitela subito in tavola avendo l’avvertenza di scaldare i piatti dei commensali nello scaldavivande, se volete che si mantenga calda.

Ingredienti e dosi per 4 persone

//–>

 

//–>

bavarese di castagne.

Però vi avviso che dovete avere un po’ di pazienza perchè serve la polpa delle castagne lessate: ci vuole un po’ di tempo ma ne vale la pena. Quindi servono 450 gr. di polpa di castagne lessate e passata al setaccio, metà di questa con l’aggiunta di 100 gr. di zucchero,100 gr. di burro, 100 di mandorle pelate e tritate e 4 uova si prepara la base asiutta della bavarese: si lavora tutto insiema e si cuoce in forno a 160° per 40 minuti. Usate una tortiera a cerniera che facilita il seguito che consiste nella preparazione della parte morbida del dolce: si lavora la rimanente polpa di castagne con due uova per poi diluire il tutto con mezzo l. di latte caldo nel quale avrete sciolto 50 gr. di ciocolato fondente e la gelatina in fogli(dose per mezzo l.)Dovete aspettare che tutto sia freddo prima di versare la parte liquida sulla parte solida: poi in frigorifero per una notte. La parte liquida si sarà completamente solidificata come deve essere una bavarese, così quando toglierete la cerniera della tortiera sarà anche bella da vedere, praticamente due strati cromatici ma anche di diversa consistenza. Vi assicuro che che con questa ricetta di solito ottengo molti consensi tra i conoscenti! Invece per farvi ridere vi dico l’ultima che mi è venuta da dire ieri a mio marito che non capiva quello che stavo dicendo: ho detto che era lui sordo!! Ma vi pare possibile? Pur di eludere il mio problema ne ho inventato uno suo!!! Sono proprio tremenda!!Domani vado al corso di foniatria, io non demordo! devo riuscire di nuovo a parlare!!!Ciao a presto Ester

“seppie in zimino”

“seppie in zimino”
500 gr di seppie pulite
400 gr di spinaci
300 gr di pommarola fatta precedentemente
1 carota-1 gambo di sedano-1 carota-1 piccolo peperoncino-3 spicchi aglio
mezzo bicchiere di vino bianco
sale o un dado vegetale

– Prima si mettono tre spicchi d’aglio schiacciato nell’olio e si fanno imbiondire quindi toglierli;
– si fa il solito trito di cipolla sedano e carota e peperoncino (usare l’accortezza di mettere a imbiondire la cipolla da sola per prima e solo dopo che ha buttato fuori il suo forte odore aggiungere carota e sedano altrimenti il suo aroma copre quello del sedano e della carota);
– aggiungere le seppie (prendete quelle piccole surgelate ma non i calamari che sono meno saporiti) tagliate a listarelle
– quando hanno buttato fuori il loro liquido aggiungete il vino e fate evaporare
– aggiungete la pommarola e fate cuocere a fuoco basso per circa due ore aggiungendo acqua calda perchè non si asciughino troppo
A parte avrete cotto gli spinaci che avrete, dopo la cottura pochi minuti), tagliati con coltello (sminuzzati ma non troppo).
Cinque minuti prima di togliere dal fuoco le seppie unite gli spinaci e fate insaporire il tutto.
Io le servo non nella schedello ma in un piccolo conchino con del pane abbrustolito perchè faccio in modo che ci sia anche un bel sughetto (tipo quello del caciucco)
I pescatori dicono di aggiungere un sughero di bottiglia durante la cottura perchè rende il pesce più mo!rbido! io lo faccio ma sono un pò scettico.
Ora aspetto una ricetta da Ester!! ahahahaha
Un salutone Fabrizio