Spending review alla Rai: una forbice si aggira per viale Mazzini

Un’azienda in difficoltà, ma che continua a essere, all’occorenza, generosa e munifica. Ai nuovi vertici l’incarico di fa tornare i conti. Ma non sarà facile…

rai viale mazziniFonte: ANSA
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gubitosiViva la Rai: Gubitosi ha il posto fisso

Per il dg 650mila euro annui e un contratto a tempo indeterminato. Ma non c’era la spending review?

Venti di austerity dicono stiano per abbattersi su una delle roccaforti dello sperpero pubblico. Segnali emblematici sono già nell’aria: il nuovo direttore generale di viale Mazzini, Luigi Gubitosi, dovrebbe rinunciare sua sponte al controverso contratto a tempo indeterminato e la presidente Anna Maria Tarantola, si è detta disponibile a ridursi il compenso. Poche settimane fa l’assemblea degli azionisti – cioè il Tesoro – aveva stabilito unariduzione del 30% dei compensi per i componenti del Cda Rai, inspiegabilmente escludendo dal provvedimento le indennità dei due nuovi vertici appena insediati.
Adesso, nell’agenda delle due neo-nomine di viale Mazzini, l’obiettivo prioritario di far tornare i conti dell’azienda.

A voler tagliare c’è solo l’imbarazzo della scelta e l’intervento dovrà essere draconiano se si vogliono curare i bilanci: a fine anno, si legge suRepubblica, è atteso un rosso tra i 60 e i 100 milioni di euro, con un indebitamento intorno ai 300 milioni e una raccolta Sipra (la concessionaria) che nei primi tre mesi del 2012, prima degli Europei, sarebbe calata del 25%.

Oltre 11mila dipendenti ne fanno la più grande azienda pubblica del Paese, il quinto gruppo televisivo del continente. E le cifre, quando si parla di Rai tendono tutte all’eccesso.

Dipendenti e organizzazione
Quindici canali, 9 testate giornalistiche, con relative direzioni. I giornalisti sono 1.650, di cui 327 con qualifica di dirigenti. Duemila circa sono i dipendenti del settore amministrativo, mentre tra operatori e montatori l’organico raggiunge le 600 unità. I quattro centri di produzione (Roma, Milano, Torino e Napoli) valgono 3.800 addetti, e l’insieme delle sedi regionali, ne portano altri 1.500. Sul libro paga inoltre figurano inoltre 160 profesisonisti che mettono a punto il trucco e la capigliatura delle star prima della messa in onda.

Compensi
Una query sul motore di ricerca, e con un clic posso conoscere gli stipendi che la Bbc eroga al proprio staff. Ma la Rai non è la Bbc e l’Italia, a differenza del Regno Unito, non ha aderito alFreedom of Information Act. Falliti anche i tentativi dall’ex ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta di portare un po’ di trasparenza, è difficile conoscere l’entità delle spese sostenute per le persone che gravitano su viale Mazzini.
Emergono le punte dell’iceberg, i capricci delle star, i collaboratori d’oro, l’eterno scandalo delle auto blu. E un sistema balordo, che svincola i contratti dai risultati degli ascolti.
Tra gli esempi più eclatanti, le voci sull’accordo da 3 milioni e 800mila euro per un biennio di Antonella Clerici; 1,5 milioni per Fabio Fazio; i doppi incarichi di Licia Colò, nei panni di conduttrice e produttrice dei filmati che manda in onda durante la trasmissione. L’attuale direttore del Tg1 Alberto Maccari preferisce usare ben 5 collaboratori esterni, la maggior parte dei quali pensionati della Rai, pur avendo 140 redattori, si legge su Lettera43.
Tempi di crisi, eppure la televisione pubblica non bada a spese. Ma nonostante le cifre da capogiro, chi deve intervenire sui bilanci sa che quando si tratta di Rai, tagliare non sarà facile.

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Bonificare Augusta Priolo, ovvero come salvare vite e denari

Augusta PrioloLa bonifica integrale delle aree industriali inquinate di Augusta-Priolo e di Gela, in Sicilia, potrebbe evitare la morte prematura di 47 persone in media ogni anno, il ricovero ospedaliero di 281 ammalati di cancro e il ricovero ospedaliero di 2.702 persone per tutte le cause. Vi sarebbe, dunque, un significativo beneficio di natura sanitaria. Ma l’operazione sarebbe vantaggiosa anche da un punto di vista economico, visto che consentirebbe il risparmio di oltre 10 miliardi di euro (3,6 miliardi a Priolo e 6,6 miliardi a Gela), assumendo che i benefici per la salute umana saranno osservati solo 20 anni dopo l’operazione di bonifica e che si spalmeranno nell’arco di 30 anni. 

Lo dimostra un articolo pubblicato sulla rivistaEnvironmental Health firmato da due ricercatori, Fabrizio Bianchi e Liliana Cori, dell’Unità di epidemiologia ambientale dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR, e da due ricercatori, Carla Guerriero e John Cairns, del Department of Health Research Services che fa capo alla London School of Hygiene and Tropical Medicine, in Inghilterra.
La vicenda nasce dopo la seconda guerra mondiale, quando nei territori iblei e, in particolare, nelle aree di Augusta-Priolo-Melilli e di Gela, in Sicilia, vengono insediati due poli importanti di industrie petrolchimiche e di chimica di base. 
La gestione ecologica del territorio nelle due aree non è ottimale, per usare un eufemismo. Gli scarichi industriali inquinano il territorio con diverse sostanze tossiche e cancerogene che causano effetti sanitari che sono stati misurati: rispetto ai comuni vicini, infatti, ad Augusta-Priolo si registra un aumento da 4 a 6 volte dell’incidenza di tumori al colon retto, al polmone e della pleura, nonché di malattie respiratorie acute; mentre a Gela si registra un aumento dell’incidenza dei tumori in genere e in particolare dei tumori al colon retto nelle donne e alla laringe negli uomini. La situazione di pericolo è evidente. Tanto che nel 1998, con la Legge nazionale n. 426, Priolo-Gargallo e Gela sono inclusi nell’elenco dei primi 15 siti di interesse nazionale (SIN) da bonificare. 
Vengono allocate anche delle risorse: 774,5 milioni di euro per il sito di Priolo e 127,4 milioni di euro per quello di Gela. Si tratta di una copertura delle spese per iniziare la bonifica. Purtroppo questi soldi, benché allocati, non sono stati ancora completamente impiegati. Ma altre ce ne vorrebbero per portare a termine l’opera e mettere in sicurezza la popolazione delle aree interessate.
Oggi lo studio di Fabrizio Bianchi, lo stesso epidemiologo che ha dimostrato l’aumento delle patologie nell’area, e degli altri tre ricercatori dimostra che la bonifica comporterebbe benefici enormi: salvare la via a quasi mille persone ed evitare il ricovero in ospedale di oltre 54.000 persone nei venti anni successivi all’opera di disinquinamento. La bonifica comporterebbe un risparmio economico di 3.592 milioni in trent’anni (circa 120 milioni in media ogni anno) a Priolo e addirittura di 6.639 milioni (circa 220 milioni l’anno) a Gela. 
Occorre, dunque, non solo utilizzare le risorse allocate e portare a compimento la prima fase di bonifica, ma mettere in campo nuove risorse per disinquinare totalmente l’area. I vantaggi in termini di morti premature evitate e più in generale di salute umana sono netti e assolutamente prioritari. I margini, anche da un punto di vista squisitamente economico, sono enormi: si possono aumentare gli investimenti a Priolo di cinque volte e a Gela di 50 volte e comunque si risparmierebbe. Inoltre si darebbe un’occasione di lavoro qualificato e si restituirebbe un territorio morto ad attività produttive,

http://www.unita.it/scienza/notizie/bonificare-augusta-priolo-ovvero-come-salvare-vite-e-denari-1.331487